L’inverno della Alpecin-Deceunink ha visto un fuggi fuggi generale da parte della compagine italiana. Sono partiti: Sbaragli, Mareczko e Oldani. Il solo rimasto è Nicola Conci, al quale si è aggiunto Luca Vergallito: promosso dal team continental al WorldTour.
Conci con la fine del 2023 ha chiuso la sua prima stagione alla Alpecin, dopo la breve parentesi del 2022 nel team continental. Un’annata, quella appena conclusa, che non ha riservato particolari acuti. Il trentino ce la racconta e guarda al futuro, il tutto con estrema consapevolezza.
La stagione di Conci ripartirà dalla Figueira Champions Classic, come nel 2023La stagione di Conci ripartirà dalla Figueira Champions Classic, come nel 2023
Un problema dietro l’altro
Dall’inizio della stagione scorsa Conci ha subito una frenata dietro l’altra. Problemi che non gli hanno permesso di trovare il colpo di pedale giusto. Nel ciclismo moderno, dove la costanza è fondamentale, questo non gli ha permesso di essere al top.
«Mi sono fermato – dice Conci – a metà ottobre. Sono andato in vacanza per un mese circa. Il 2023 non è stato un granché, si è rivelata una stagione un po’ strana. Dopo i 4 anni in Trek e il problema all’arteria iliaca, risolto con l’operazione, ero pronto per ripartire, ma il 2022 sapete tutti com’è stato. Trovare la Alpecin, anche solo a metà stagione, mi ha ridato tanta forza.
«Dal 2023 mi aspettavo una crescita definitiva – continua – ma così non è stato. Al Giro dei Paesi Baschi mi sono ammalato e al Giro d’Italia ho preso il Covid, tornando a casa dopo solo sei tappe. Anche con il riposo forzato mi sono portato dietro qualche strascico di malattia per mesi. Ho deciso di preparare al meglio la seconda metà di stagione. Una volta sceso dall’altura, dove mi sentivo bene, ho ripreso con Il Tour de Pologne ma mi sono accorto che qualcosa mancava».
Nella tappa che ha regalato la maglia rosa a Leknessund (maglia DSM) Conci è arrivato quintoNella tappa che ha regalato la maglia rosa a Leknessund (maglia DSM) Conci è arrivato quinto
Staccare e ripartire
Così le vacanze di fine stagione sono servite al trentino per rimettersi in sesto, tirare il fiato e resettare la mente. Ha chiuso un capitolo ed è pronto ad aprirne un altro.
«Più che di una pausa a livello fisico – racconta Conci – avevo bisogno di staccare la mente. Ma anche quando si è in spiaggia è normale che la mente, ogni tanto, torni sulla bici. Alla fine siamo ciclisti 365 giorni all’anno. Ci si chiede cosa non ha funzionato e ti trovi a rimuginare su ciò che hai fatto. Però sono contento di essermi riuscito a fermare senza aver la voglia o la fretta di ripartire per dimostrare quello che sono. La voglia c’è ma i tempi vanno sempre e comunque rispettati».
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Tre in meno
Tornato alla vita da ciclista Conci si è ritrovato praticamente da solo. Del gruppo italiano della Alpecin-Deceuninck era rimasto solamente lui. Com’è stato riprendere con questa consapevolezza?
«In un mese ho perso la parte italiana – afferma – ma per il momento non me ne sono accorto, anche perché in ritiro ero in camera con Vergallito. Lui però partirà dall’Australia, mentre io aspetto febbraio per attaccare il numero alla schiena. Probabilmente mi renderò conto della loro assenza (Sbaragli, Oldani e Mareczko, ndr) più avanti nella stagione. Mi sono sempre trovato bene anche con i corridori stranieri, ma negli anni ho capito che certe barriere è difficile superarle. Puoi parlare inglese bene quanto vuoi, però non hai la stessa rapidità di risposta che hai con un connazionale. Anche solamente il fatto di aver vissuto adolescenze diverse ha un peso nella socializzazione».
«I tre italiani – spiega – li ho sentiti. In particolare Oldani che ho visto più di una volta dalla fine della stagione ad ora. Mi spiace che se ne siano andati, ma non per questo non ci parleremo più. Ci rivedremo, in corsa, anche se con maglie diverse».
Al Giro ci sarà da lavorare per uno dei velocisti, ma le occasioni di “caccia” non mancherannoAl Giro ci sarà da lavorare per uno dei velocisti, ma le occasioni di “caccia” non mancheranno
Obiettivi e rivincite
Il focus della stagione per Conci sarà ancora il Giro d’Italia. Il conto in sospeso del 2023 deve essere saldato.
«La corsa rosa è importante per me. Il ritiro dello scorso anno mi ha fatto male per tanti motivi. Uno su tutti è che non sono riuscito a prendere il via alla tappa di Pergine Valsugana, la frazione di casa. Nel 2024 voglio tornare al Giro per rifarmi, l’ho chiesto personalmente al team e loro sono stati favorevoli. Non abbiamo un uomo di classifica quindi avrò libertà di azione. Chiaramente avremo un velocista, come tutti gli anni d’altronde e nelle tappe piane ci sarà da lavorare. Ma si tratta di un compromesso, tutti siamo a disposizione l’uno dell’altro. Ora tocca rimboccarsi le maniche e preparare la stagione».
Nicola Conci è impegnato al Giro di Danimarca. Il corridore della Alpecin-Deceunincksembra finalmente stare bene e aver trovato la continuità di cui tanto aveva bisogno.
Lo avevamo lasciato ad inizio anno con una valigia piena di sogni e buoni propositi, ma ancora una volta la sfortuna, che non è affatto cieca, lo ha colpito. E gli aveva compromesso di fatto il maggiore obiettivo dell’anno: il Giro d’Italia.
Nicola Conci (classe 1997) è alla sesta stagione da professionista
Nicola, come stai?
Ora meglio. Ho ripreso al Giro di Polonia ed è stata una prima corsa dopo un lungo periodo tranquillo, senza aver fatto gare a luglio. Mi è mancato qualcosina nel finale delle prime tappe, quelle più importanti o comunque più adatte a me, però è stata un’ottima prova in vista del prosieguo della stagione.
E cosa prevede il tuo calendario?
Giro di Danimarca, poi il Giro di Germania, poi ancora le due corse di un giorno in Canada – Quebec e Montreal – e a seguire tutto il blocco delle corse italiane. Le possibilità per far bene non mancano.
Nicola, ci eravamo lasciati a febbraio con una lunga intervista piena di buoni propositi. Tutto sommato, la preparazione per il Giro era iniziata in maniera lineare. Poi che cosa è successo?
In questa prima parte di stagione non sono stato fortunatissimo. Ero partito abbastanza bene in Algarve. Mi sentivo bene ed ero fiducioso, ho anche ottenuto un paio di top 10. Poi abbiamo fatto un lungo ritiro e per un mese non ho corso e sono arrivato un po’ sottotono al Catalunya e forse l’ho pagato. Lì mi sono anche ammalato. Ai baschi sono durato qualche giorno, poi mi sono dovuto ritirare. Dopo i Baschi sono andato di nuovo in altura, ma mi sono ammalato nuovamente.
Al Giro d’Italia appena sei tappe per Conci, una fuga nel giorno di Lago Laceno e poi il Covid. Un peccato. Ci aveva lavorato moltissimoAl Giro d’Italia appena sei tappe, una fuga nel giorno di Lago Laceno e poi il Covid
Forse eri già un po’ debilitato…
Ero sul Teide, ma non ero al top. Poi al Giro mi sono ammalato una seconda volta consecutiva, questa volta con il Covid. Ci ero andato tranquillo, pensando di aver superato ormai l’influenza, ma non era così. A dimostrazione che Covid ed influenza sono due cose diverse. Sensazioni fisiche diverse. Con il test positivo mi sono dovuto ritirare e ho dovuto osservare un periodo di riposo.
Al Giro hai fatto una settimana, poi però eri al Delfinato. Si pensava al Tour?
No, ho fatto il Delfinato giusto per fare qualche giorno di corsa in vista dell’italiano. A quel punto ho fatto un reset pieno, pensando appunto a questa seconda parte di stagione.
Non è facile, ce ne rendiamo conto. Venivi dal caso Gazprom e ancora una stagione travagliata: come si fa a tenere duro?
Eh già, ripensandoci non è facile perché appunto l’anno scorso c’è stata la cosa della Gazprom. L’anno prima l’operazione all’arteria iliaca, problema che a sua volta persisteva da anni. Da quando sono professionista non sono riuscito a fare una stagione senza problemi. Come si fa mi chiedete? Si pensa sempre un po’ al giorno stesso, alla prossima corsa… ma il tempo passa. Io non posso far altro che lavorare e concentrarmi sull’immediato futuro.
Conci (in primo piano) alla Volta ao Algarve: aveva ottenuto un incoraggiante 7° posto in una delle tappe più dureConci (in primo piano) alla Volta ao Algarve: aveva ottenuto un incoraggiante 7° posto in una delle tappe più dure
Il problema oggi non è tanto stare male una volta o due. Questo gruppo sembra un treno in corsa. Ogni volta che ci si rientra dopo uno stop si finisce in un vagone dietro. Ma alla fine i vagoni finiscono…
Vero, come dicono un po’ tutti, sembra che dal 2020 sia cambiato qualcosa nella mentalità dei corridori. Ormai o si arriva iper preparati a tutte le corse o non si può più neanche partire. La corsa per allenarsi non esiste più. Adesso i valori che fai a febbraio all’Algarve sono gli stessi che fai al Giro d’Italia e al Tour de France. Poi, ovvio, in Algarve fai una salita forte e ci sono 20 corridori davanti, al Tour de France ce ne sono 80. Però quei numeri stellari devi sempre farli se vuoi stare lì… almeno nella media.
Sei in scadenza di contratto: si muove qualcosa? C’è idea di restare alla Alpecin?
Qualcosa si muove, l’idea è di restare. Stiamo parlando da un po’, ma ancora non c’è niente di definitivo. Intanto cerco di far bene e poi vedremo.
Hai nominato una bella lista di corse all’orizzonte e, ci sentiamo di aggiungere, per fortuna. Tra queste ce n’è qualcuna che ti piace di più? Qualcuna che può essere adatta a te?
Sicuramente il Giro di Germania. Penso sia più adatto rispetto al Danimarca, dove magari aiuterò di più la squadra. Magari in Germania avrò un po’ più di spazio, ma anche Quebec e Montreal sono due corse di un giorno abbastanza impegnative. Magari riuscirò a mettermi in luce lì, anche in vista di tutte le corse italiane che seguiranno. Bene o male le nostre corse sono tutte abbastanza buone per me.
Renat Khamidulin, il capo della Gazprom-Rusvelo, ci guida nei grandi cambiamenti. Materiali. Atleti. Dirigenti. Allenatori. L'obiettivo? Il Giro d'Italia
Valigia pronta? «Sì, sì, sono già in aeroporto a Bergamo. Ho già fatto tutto, aspetto di imbarcarmi. C’è un volo diretto su Porto, molto comodo». Nicola Conci (in apertura nell’immagine photonews) ha la voce squillante come all’inizio delle vacanze. L’inverno dei ritiri e del lavoro è finito e con le corse inizia anche il divertimento. Se un corridore non si diverte alle corse, forse ha un problema. E il debutto stagionale, per quanto privo di riferimenti e certezze, è sempre un momento elettrizzante.
«Devo dire che è stato un bell’inverno – racconta il trentino – in generale mi sento bene e penso di aver fatto tutto nel migliore dei modi, quindi sono pronto. Ovviamente c’è l’incognita, come sempre, del fatto che si vada alle corse senza confronto con gli altri. Ci sono diversi corridori che hanno già corso e qualcuno ha anche dimostrato di andare molto forte, tipo Rui Costa o comunque l’Intermarché. Non resta che andare, dare il massimo e vedere come va…».
Appena passato dalla Gazprom (chiusa a seguito della guerra ucraina) alla Alpecin, Conci si è subito messo in luce Appena passato dalla Gazprom (chiusa a seguito della guerra ucraina) alla Alpecin, Conci si è subito messo in luce
Ritorno al WorldTour
Il ritorno nel WorldTour ha portato con sé nuove abitudini e nuove esigenze da parte della squadra, la Alpecin-Deceuninck, a cominciare dal calendario e dalla preparazione.
«Abbiamo dovuto un po’ rivedere il calendario», spiega. «L’anno scorso riuscivano a fare diverse corse, tra virgolette secondarie, anche se ormai di secondario non c’è più niente. Quest’anno, essendo WorldTour e avendo l’obbligo di fare tutte le corse WorldTour, abbiamo tolto dall’inizio stagione quelle 3-4 gare come Mallorca oppure il Saudi Tour. Quindi, dopo la partenza all’Etoile de Besseges, la Figueira Champions Classic di domenica sarà il secondo debutto europeo, mentre altri inizieranno in Spagna la prossima settimana con Murcia».
Nonostante abbia corso nel team continental della Alpecin, nel 2022 Conci ha corso i mondiali di WollongongNonostante abbia corso nel team continental della Alpecin, nel 2022 Conci ha corso i mondiali di Wollongong
Passando dal Development Team al WorldTour cosa è cambiato per te?
Non tantissimo, perché alla fine bene o male l’impronta che viene data al Development Team è quella della WorldTour. Certo, a livello di allenamenti ho notato una maggiore qualità, maggiore cura, attenzione. Ho inserito qualche allenamento che l’anno scorso vedevo fare agli altri, come ad esempio le famose uscite low carb e cose del genere. Però in generale non è che sia cambiato moltissimo.
Ti alleni ancora con Alberati o sei passato ai preparatori della squadra?
Sono passato con i tecnici della squadra. Il mio allenatore si chiama Elliot Lipski, che è inglese ma abita in Toscana (Lipski è anche capo della performance del team femminile Fenix-Deceuninck, ndr). Non parliamo italiano, anche se penso che ne sarebbe capace. Comunichiamo in inglese, è in gamba, è giovane e poi è molto moderno. Mi piace, mi trovo bene.
E’ difficile cambiare preparatore dopo un po’ di tempo con lo stesso?
Sì e no. Sì perché ogni giorno hai dei lavori diversi e magari devi chiedere spiegazioni su cosa siano e come vadano fatti. Quindi bisogna dedicare del tempo in più nel capire il tipo di allenamento. Però in generale può anche essere una spinta a fare qualcosa di nuovo. Bene o male tutti i preparatori hanno la loro filosofia e se per tanto tempo si segue la stessa linea, dopo un po’ i lavori si conoscono e forse si hanno meno stimoli. Invece cambiando allenatore, quell’aria di novità può dare la sveglia.
Lipski, primo da destra con il ds Cornelisse, Petra Stiasny e il medico Beeckmans, è preparatore di Conci (foto Facepeeters)Lipski, primo da destra con il ds Cornelisse e Petra Stiasny, è il preparatore di Conci (foto Facepeeters)
Si parlava con Scaroni nel ritiro di dicembre della determinazione degli atleti ex Gazprom, degli occhi iniettati di sangue e del rischio che, avendo trovato squadra, possa affievolirsi…
Io penso di no e soprattutto è molto soggettivo. Dal mio punto di vista, quel sangue agli occhi nasceva sì dalla storia Gazprom, ma anche dal fatto che avessi… buttato i quattro anni precedenti, fra qualche errore e l’intervento all’arteria iliaca. Avevo tanta voglia di far bene e quindi quella cattiveria c’era già, anche se ovviamente la storia di Gazprom è stata un qualcosa in più. Però, in generale, ormai mi sento di dover andare alle gare e dare sempre il massimo. Dal mio punto di vista, penso che quella determinazione ci sia ancora e ce l’avrò per un bel po’.
Quindi il fatto di avere il Giro nel mirino non significa che la stagione sarà solo una lunga attesa…
Assolutamente. In realtà per la squadra, queste corse portoghesi sono un po’ di passaggio e di rodaggio. Per me personalmente, se ci sono delle occasioni da prendere, non mi tiro certo indietro, anzi. Io sono qua per provare a fare già bene. Poi è ovvio, è la prima gara, non ho ancora corso. Ma queste non possono essere scuse: devo andare a tutta e basta.
Il programma l’hai potuto scegliere tu?
Ne abbiamo parlato insieme al ritiro di dicembre. In realtà la bozza che mi avevano dato mi era piaciuta abbastanza fin da subito, quindi non è che si sia rimasto lì a discutere più di tanto. E’ un bel programma. Volevo fare il Giro e anche il Tour, ovviamente. Tutti i corridori sognano di fare il Tour, però penso che per ora sia meglio fare il Giro. In più quest’anno ci sono diverse tappe che per me hanno un valore particolare.
I quattro anni alla Trek-Segafredo non sono andati come Conci si aspettava. La sua voglia di riscatto è palpabileI quattro anni alla Trek-Segafredo non sono andati come Conci si aspettava. La sua voglia di riscatto è palpabile
Di quali tappe parliamo?
C’è la partenza da Pergine, quindi proprio a casa mia. L’arrivo sul Bondone del giorno prima. E poi c’è l’arrivo di Bergamo, dove vivo da qualche tempo. Insomma ci sono più tappe che, per una cosa o per l’altra, hanno un valore particolare. Certo, per il discorso che facevamo prima, non ho intenzione di andare al Giro e fare 10 giorni a pensare a quei giorni, perché non sono nelle condizioni di poterlo fare. Sono determinato ad andare a tutta fin da subito e ogni occasione deve essere quella buona. Poi ovviamente se le occasioni dovessero nascere proprio in quelle tappe, benvengano.
L’avvicinamento al Giro sarà canonico o con il nuovo allenatore cambierà qualcosa?
Dopo queste prime gare, ci saranno due corse a tappe in ottica Giro: il Catalunya e i Paesi Baschi. Sono un gran bel blocco, perché sono corse di altissimo livello, ma anche dure e anche abbastanza ravvicinate. A livello fisico sarà un bell’impegno. E poi il Giro. Insomma, non si può arrivare al Giro con troppi giorni di corsa o comunque un pelino stanchi. Si è capito che bisogna correre, ma anche allenarsi bene e prepararsi per la corsa sotto tutti gli aspetti.
Ci sarà anche l’altura?
Sì, dobbiamo ancora parlarne bene, però qualcosa dovremmo fare. Ovviamente tra i Baschi e il Giro c’è qualche settimana, quindi andremo in altura, ma non so ancora dove.
Conci è approdato alla Alpecin nel 2022. Lo ha accolto Sbaragli, veterano nel team tedesco (photonews)Conci è approdato alla Alpecin nel 2022. Lo ha accolto Sbaragli, veterano nel team tedesco (photonews)
Dopo l’intervento all’arteria iliaca e col nuovo preparatore, hai tenuto la stessa posizione in sella?
Tutto invariato. Qualche anno fa, tramite Masnada ho conosciuto Aldo Vedovati ed è una delle 2-3 persone di cui mi fido ciecamente. Per la posizione mi affido a lui e sono contento di come mi sento in bici. Poi Aldo è una bellissima persona e ogni volta che posso avere a che fare con lui, ne sono felice. Ogni consiglio e ogni piccolo movimento che mi suggerisce, lo prendo come fosse la Bibbia. Per la posizione sono con lui. Quando sei professionista, alla fine hai tante cose che possono aiutarti e tante che possono anche farti… del male. E’ facilissimo perdersi.
E quindi come si fa?
Quello che ho notato è che abbiamo a disposizione mille risorse, ma dobbiamo essere bravi a capire chi e che cosa ci serva veramente. So che se andassi a fare altri bike fitting, magari tramite la squadra e dopo aver visto la posizione con Aldo, troverei delle cose che secondo loro non vanno bene. Può essere l’altezza sella, la pressione sui pedali, la pressione sulla sella. Quindi devi essere bravo a capire di chi vuoi veramente fidarti è seguire una strada, altrimenti si diventa matti.
Nella Alpecin ci sono anche Vergallito e Mareczko: “Kuba” doveva debuttare ad Antalya, gara annullata per il terremotoNella Alpecin ci sono anche Vergallito e Mareczko: “Kuba” doveva debuttare ad Antalya, gara annullata per il terremoto
Ti aspettavi che Van der Poel potesse vincere il mondiale di cross?
In ritiro l’ho visto ben poco, perché abbiamo i gruppi di allenamento e poi si rimane divisi anche a pranzo e cena, quindi non è che abbia avuto tantissimo a che fare con Mathieu. Però il giorno del mondiale, mio papà mi ha scritto: «Chi vince?». E gli ho detto: «Van der Poel in volata». Lui invece ha risposto: «No, Van Aert in volata». Alla fine ho avuto ragione io.
Vedi? L’allievo ha superato il maestro…
Esatto.
Una risata. L’altoparlante che annuncia un volo, non ancora il suo. Domenica si comincia dal Portogallo e sempre in Portogallo Conci resterà per la Volta ao Algarve. Siamo davvero curiosi. Il suo patrimonio atletico è di quelli importanti, è arrivato il momento di metterlo finalmente in mostra.
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Il 2023 si avvicina e, tra i buoni propositi che normalmente si fanno, arrivano anche quelli sportivi per Nicola Conci. Nell’anno che si sta per concludere il corridore trentino ha vissuto tra emozioni differenti. La chiusura della Gazprom e la nuova avventura con la Alpecin Fenix Development Team e l’approdo finalmente nel WorldTour nella prima squadra.
«Sto bene – dice Conci – sono riuscito a lavorare bene in questi mesi. L’unico intoppo, se vogliamo chiamarlo così, è stato un giorno di influenza, per il resto tutto liscio. Ora si passano le feste tra famiglia e amici e da gennaio si torna in ritiro. Inizierò a correre a metà febbraio alla nuova corsa in Portogallo (la Figueira Champions Classic, ndr), poi Volta ao Algarve. Successivamente mi sposterò in Spagna e farò Catalunya, Giro dei Paesi Baschi ed infine il Giro d’Italia».
Il caso Gazprom ha investito anche il corridore trentino che nel team russo ha corso una sola garaIl caso Gazprom ha investito anche il corridore trentino che nel team russo ha corso una sola gara
Il primo ritiro Alpecin
Nel corso di questo mese Conci si è prontamente messo al lavoro in vista dei prossimi impegni, che nel calendario sono vicini ma non così tanto. I giorni per lavorare e prendere ritmo sono tanti, meglio fare le cose con metodo lasciando la fretta da parte.
«Ho finito la stagione il 16 ottobre – riprende il trentino – dopo ho fatto tre settimane di stop completo, riprendendo la bici gradualmente. Le prime settimane a casa sono state blande, poi con la squadra siamo andati in Spagna. Lì ci siamo divisi in tre gruppi: i velocisti, gli uomini delle classiche, tra cui anche Van Der Poel e poi il gruppo dei più leggeri per la salita di cui faccio parte anche io. I lavori sono stati molto differenti perché alcuni miei compagni inizieranno tra poche settimane. Io ho tre settimane in più prima dell’inizio ufficiale della stagione, inutile iniziare a spingere troppo presto».
La prima gara corsa in maglia Alpecin è stato il Giro di Slovenia, qui nella prima tappa nella volata per il 6° postoLa prima gara corsa in maglia Alpecin è stato il Giro di Slovenia
Il passato
Nicola Conci è stato uno dei primi corridori ex-Gazprom ad essere contattato dalle varie squadre. Sembrava molto vicino il suo approdo in Alpecin già prima del Giro d’Italia ma l’UCI ha rallentato il tutto facendo slittare l’arrivo nel team belga.
«Sembrava poter arrivare una deroga da parte dell’UCI – racconta Conci – per il numero di corridori ammessi in una squadra. La speranza era di fare il Giro già nel 2022, questa deroga non è mai arrivata ed alla fine sono entrato nella continental della Alpecin. Il calendario, di conseguenza, è stato un po’ ritagliato rispetto ai vari impegni del team, considerando che non potevo fare corse WorldTour. Mi chiamavano volta per volta. Quando sono andato all’Arctic Race rientravo da un ritiro in Francia e la squadra mi ha chiesto se fossi disponibile a prendere un aereo la sera stessa. Con gli orari era impossibile organizzare il viaggio, così sono partito la mattina dopo, praticamente meno di ventiquattro ore prima del via. Una delle note positive è stata la convocazione per i mondiali di Wollongong».
Nonostante un 2022 travagliato Conci si è meritato la convocazione per i mondiali di WollongongNonostante un 2022 travagliato Conci si è meritato la convocazione per i mondiali di Wollongong
Il futuro
Il 2023 ha il sapore della rivincita, o per lo meno di una nuova chance. I problemi fisici e non, sono alle spalle. Il futuro per Conci è da scrivere e pedalare, con la voglia di chi ha tanto da riprendersi dal destino.
«Tornare nel WorldTour – riprende con voce più viva – mi fa piacere. Nonostante tutto sono riuscito a fare diverse corse nel 2022 ed ho guadagnato questa occasione. Quelle passate sono state stagioni complicate, prima per l’arteria iliaca e poi per il caso Gazprom. La prima un po’ mi preoccupa, devo essere sincero, ma cerco di non pensarci troppo. Le corse fatte mi hanno dato tanta fiducia, mi sento un corridore nuovo e spero di continuare a stare sempre meglio.
«Con i se e con i ma – conclude Conci – magari avrei potuto fare meglio, ma non voglio trovare scuse o recriminare. Anzi, da quest’anno direi che ne ho ricavato un insegnamento: ci sono ancora. Fino al 2021 ho avuto problemi fisici che mi hanno condizionato a livello mentale, mi hanno tolto consapevolezza nei miei mezzi. Il 2022, nonostante tutto, mi ha insegnato ad avere fiducia».
Conci è rimasto positivamente colpito dal nuovo compagno VergallitoConci è rimasto positivamente colpito dal nuovo compagno Vergallito
Arriva Vergallito
Nel gruppo di Nicola, al ritiro Alpecin di dicembre, quello degli scalatori, c’era anche Luca Vergallito. L’esperienza del nuovo corridore della Alpecin, in arrivo dalla Zwift Academy, ha fatto tanto discutere, così abbiamo chiesto a Conci di raccontarci cosa ha visto pedalando con lui.
«Penso che andrà nel team development – dice Nicola – però mi ha fatto molto piacere conoscerlo. E’ davvero in gamba e pedalandoci insieme mi ha dato buone impressioni. Non sembrava gli mancasse qualche abilità nel guidare la bici o nello stare in gruppo. Il problema principale di questi corridori può celarsi nella guida, nel mettere la mantellina o gestire il rifornimento. Vergallito l’ho visto sul pezzo, in più mi ha colpito anche la sua forza mentale: sa cosa fa e cosa vuole, si vede che è preparato. Mi ha lasciato davvero delle buone sensazioni».
L’ultimo atto dei tre in programma, l’ultimo della stagione 2022. E’ la giornata della Veneto Classic, arrivata alla sua seconda edizione, che chiude ufficialmente il calendario italiano di quest’anno. Tanti i professionisti che hanno preso il via, da Matteo Trentin, fresco di vittoria al Giro del Veneto, a Miguel Angel Lopez, in corsa anche nella gravel di venerdì scorso, fino a Davide Rebellin, all’ultima corsa in carriera.
Sul percorso non poteva mancare il Muro di Ca’ del Poggio, salita ormai iconica della zonaLa Veneto Classic si è svolta fra le colline del Prosecco: 190 chiometri da Treviso a BassanoSul percorso non poteva mancare il Muro di Ca’ del Poggio, salita ormai iconica della zonaLa Veneto Classic si è svolta fra le colline del Prosecco: 190 chiometri da Treviso a Bassano
Quasi 3.000 metri di dislivello
190 i chilometri della classica veneta, da Treviso a Bassano del Grappa (sede della gran fondo VeneToGo di sabato) per un totale di 2.900 metri di dislivello. Una giornata tra le terre del Prosecco con tante salite storiche: dopo un primo tratto pianeggiante, arriva subito il muro di Ca’ del Poggio, con i suoi 1.150 metri al 12,3% di pendenza media. Si entra poi nel primo circuito con la salita della Rosina (2,1 chilometri al 6,5%), affrontata dal gruppo tre volte. Nel secondo circuito lo spettacolo è sulla Tisa, lo strappo di 330 metri al 15,2%, con il fondo in pietra simile al pavé. Ultime asperità di giornata la salita di Diesel Farm, su strada bianca, e lo strappo di Contrà Soarda.
Formolo ha chiuso il suo 2022 con una prestazione da luogotenente. Il secondo posto brucia o appaga?Formolo ha chiuso il suo 2022 con una prestazione da luogotenente. Il secondo posto brucia o appaga?
Argento Formolo
Una giornata guidata dagli uomini UAE Team Emirates che hanno corso in testa al gruppo, rincorrendo i fuggitivi di giornata, usciti sul muro di Ca’ del Poggio, poi ripresi. Trentin ci prova, ma con un eccellente lavoro di squadra, ad avere la meglio è lo svizzero Marc Hirschi, che scatta in discesa e fa il vuoto. Arriva contento, quasi non ci crede, ed è visibilmente emozionato. Ad abbracciarlo il suo compagno Davide Formolo, che conclude la stagione con un secondo posto.
«E’ stata una corsa molto dura – ci dice Roccia – ma abbiamo fatto un ottimo lavoro di squadra conquistando la prima, la seconda e la quinta posizione con Trentin. Finalmente è finita la stagione, ora un po’ di riposo. Le ultime salite erano proprio toste, lo sterrato è stato decisivo a mio avviso, ma c‘è poco da fare, siamo stati i più forti».
Sulla Tisa, forcing del UAE Team Emirates, con Hirschi, Formolo e TrentinPoi Trentin ha tentato l’assolo, ma ben rintuzzato. La squadra però era in controlloSulla Tisa, forcing del UAE Team Emirates, con Hirschi, Formolo e TrentinPoi Trentin ha tentato l’assolo, ma ben rintuzzato. La squadra però era in controllo
Firma svizzera
Una grande unione di squadra quella della UAE Team Emirates come ha sottolineato, raggiante, il vincitore stesso, che il 14 settembre aveva vinto il Giro della Toscana..
«Sono molto soddisfatto – dice – del lavoro che abbiamo fatto come team. Eravamo sempre davanti, nonostante la corsa fosse veramente molto dura, specialmente nel settore in strada bianca. Alla fine quando ho saputo che dietro di me c’era Formolo da solo, ho capito che uno di noi avrebbe vinto, ed ero già molto contento. Quando poi sono arrivato sotto l’arrivo, non ci potevo credere. Davvero una bella vittoria».
Dietro Hirschi e Formolo, sul podio sale Conci: lo svizzero gli è scappato in discesa…Dietro Hirschi e Formolo, sul podio sale Conci: lo svizzero gli è scappato in discesa…
«Nonostante le sensazioni delle ultime settimane, non proprio ottimali – dice – oggi stavo abbastanza bene. In realtà, desideravo che sin dalla Rosina la corsa si facesse dura, ma non c’erano molte squadre che potessero fare grandi azioni e la vera esplosione c’è stata sul primo passaggio sulla Tisa. Purtroppo sull’ultima discesa della Diesel Farm è partito Hirschi davanti a me e io non sono più riuscito a chiudere. E’ vero che mi ha staccato, ma l’ha fatto in una parte molto tecnica, quindi più che le gambe è mancata da parte mia proprio l’abilità».
E alla fine a 51 anni appende la bici al chiodo Davide Rebellin. E’ professionista dal 1993, una vita fa…Rebellin ha onorato la sua ultima corsa: 30° a 4’08” da Hirschi, con più del doppio dei suoi anniE alla fine a 51 anni appende la bici al chiodo Davide Rebellin. E’ professionista dal 1993, una vita fa…Rebellin ha onorato la sua ultima corsa: 30° a 4’08” da Hirschi, con più del doppio dei suoi anni
Grazie Davide
Un ultimo appuntamento significativo anche, forse soprattutto, per il nostro Davide Rebellin, che dopo trent’anni conclude qui la sua carriera.
«Ci tengo a salutare e ringraziare i miei tifosi – dice – che ci sono sempre stati durante tutti i miei anni da professionista. Sicuramente non smetterò di pedalare, ma è ora di lasciare il ciclismo, sento che questo è il momento giusto».
Un trittico veneto che si preannuncia a diventare uno dei grandi appuntamenti del calendario italiano, e non solo, sulla regia di un magistrale Filippo Pozzato. Una corsa diversa, forse perché in luoghi magnifici, forse per la nostalgia del suo essere “l’ultima”, sicuramente un “arrivederci” degno della stagione che ci lasciamo alle spalle.
A Conci e Battistella era stato affidato il compito di entrare nelle fughe. E se il primo non è riuscito a entrare in quella partita sul Monte Keira, Battistella ha preso il largo di buon mattino ed è rimasto allo scoperto per tutto il giorno.
«Personalmente dovevo stare attento già sul Monte Keira – ha spiegato Conci dopo l’arrivo – però in partenza ho fatto veramente fatica. Un po’ il viaggio, un po’ gli ultimi giorni che abbiamo fatto poco, poi non nascondo che l’agitazione un pochino c’era e secondo me anche quella può aver inciso. Quindi ho mancato quella fuga grossa sul Monte Keira, però sapevo che a 6-7 giri dall’arrivo, sarebbe successo qualcosa e così è stato. Poi ci sono stati tanti tatticismi, io non è che avessi grandi gambe, però nel finale sono arrivati gli altri e abbiamo raccolto un buon risultato».
Conci è entrato nella fuga portata via dai francesi, in cui viaggiava anche RotaConci è entrato nella fuga portata via dai francesi, in cuo viaggiava anche Rota
La squadra al coperto
Uscito prima dalla Vuelta per qualche acciacco, Battistella ha trascorso i giorni di vigilia del mondiale cercando di recuperare. Ha corso in Toscana per fare il punto poi ha continuato a crescere nei giorni australiani. E quando ieri si è ritrovato in fuga tanto a lungo, ha avuto finalmente la sensazione di essere tornato.
«Il lavoro che dovevo fare era questo – ha spiegato – stare davanti, entrare nelle fughe importanti e fare in modo che la squadra dietro riposasse. Quindi questo è stato il mio lavoro fin dall’inizio e penso di averlo svolto bene. Avevo una buona gamba, infatti quando il gruppo è arrivato a un minuto, un minuto e mezzo da noi, Daniele mi ha detto di attaccare comunque per smuovere un po’ la situazione e ho visto che le sensazioni erano buone, la gamba c’era ancora. Sennò 230 chilometri di fuga non li facevo».
La condizione di Battistella, qui con Bennati, è andata migliorando con il passare dei giorniLa condizione di Battistella, qui con Bennati, è andata migliorando con il passare dei giorni
L’azione dei francesi
La sua presenza là davanti ha permesso davvero al resto della squadra di gestire le prime ore con relativa calma. Poi, quando il girare nel circuito si è fatto pesante anche per gli uomini di testa, la Francia ha fatto esplodere la corsa.
«Dovevo coprire le fughe dove c’erano le nazionali importanti – ha detto ancora Battistella dopo l’arrivo – e poi, quando la Francia ha attaccato in salita sono entrato subito e siamo riusciti ad andar via. Lì sinceramente, non essendoci le radio, ero convintissimo che ci fossero anche Trentin, Bettiol e Bagioli. Non so come sia stata la dinamica dietro, perché non avendo la radio appunto non ho capito, però fortunatamente poi siamo riusciti a rientrare e fare una top 5 con Trentin».
Casco Limar personalizzato per “Samu Batti”, corridore dell’AstanaCasco Limar personalizzato per “Samu Batti”, corridore dell’Astana
Radio e lavagne
E qui il discorso passa al tema delle comunicazioni in corsa, perché l’assenza delle radio per 2-3 giorni all’anno sembra davvero un grande controsenso. Al punto che Rota davanti non sapeva dell’arrivo di Trentin e Trentin dietro non sapeva di avviarsi allo sprint per l’argento e il bronzo.
«Noi avevamo punti di informazione ai due box – ha spiegato Battistella – poi c’erano Zana e Sobrero sul ponticello ai 4 chilometri, con lavagne su cui scrivevano cosa dovessimo fare. Ma senza radioline è un casino. Quando dopo 250 chilometri provi a leggere una lavagna, di sicuro non è facile. Però sono soddisfatto di me e della squadra. Molti avevano detto che non eravamo all’altezza, però penso che abbiamo dimostrato di esserlo stati. Magari è mancato il podio, però abbiamo lavorato bene tutti insieme».
L’intervento alla gamba. La Gazprom. Lo scoppio della guerra. La disoccupazione. Le convocazioni in nazionale. Il contratto con la Alpecin slittato e ti saluto Giro. Nessuna deroga dall’UCI. La firma con la continental. Il ritorno alle corse. E ora il mondiale. Se quando lo incontrammo alla Coppa d’Oro del 2021 gli avessimo anticipato la trama della sua stagione, probabilmente Nicola Conci avrebbe riso e nel dubbio si sarebbe affidato agli scongiuri. Al momento, il trentino si trova al Giro del Lussemburgo e come lui anche Matteo Trentin, ieri quarto di tappa. Entrambi della Valsugana, domani insieme lasceranno la corsa e faranno rotta su Malpensa, da cui partirà il volo per l’Australia.
Conci ha 25 anni ed è passato nel 2018. Quest’anno ha corso spesso in azzurro dopo la chiusura della Gazprom. Qui in SiciliaConci ha 25 anni ed è passato nel 2018. Quest’anno ha corso spesso in azzurro dopo la chiusura della Gazprom. Qui in Sicilia
Storie di Sicilia
Ieri Bennati ci ha raccontato di averlo convocato dopo aver toccato con mano la sua lealtà nelle corse disputate in primavera con la maglia azzurra.
«Quando Daniele mi ha chiamato – conferma Nicola – mi ha detto le stesse parole, ricordandomi una tappa del Giro di Sicilia, quella di Caltanissetta. Io ero senza squadra e stavo bene, avrei potuto fare la mia corsa. Ma eravamo lì con Caruso leader, così ho lavorato per lui e Damiano ha vinto. Bennati mi ha chiesto di avere la stessa testa ai mondiali e non sarà un problema. Ieri nella prima tappa del Lussemburgo dovevamo fare la volata con Sbaragli, invece un compagno che è in scadenza di contratto ha anticipato per i fatti suoi ed è arrivato secondo. Io penso che quando si fa una tattica, bisogna seguirla».
Alla Gazprom Conci sarebbe andato in cerca di rilancio. Invece tutto si è fermato di colpo…Alla Gazprom Conci sarebbe andato in cerca di rilancio. Invece tutto si è fermato di colpo…
La guerra nel 2022
Un anno così non lo dimentichi neanche se lo vuoi. Anche perché doveva essere quello della rinascita dai problemi alla gamba e si è trasformato in una rincorsa asfissiante.
«A volte ci penso – ammette Conci – quello che ci è successo ha dell’incredibile. Non capita spesso che ti dicano che non puoi correre perché c’è uno che ha deciso di fare la guerra. L’ho trovato assurdo e la vicenda mi ha stranito sin dall’inizio. La guerra nel 2022, è da folli, eppure ogni volta che guardo un telegiornale la guerra è ancora lì!
«Però la vita va avanti, mi dispiace per lo staff e i compagni che ancora non si sono sistemati. Io ho da mantenere un affitto, ma ci sono persone che hanno un mutuo e una famiglia e tutto questo non è giusto. Per questo sono accanto a Renat (Khamidulin, team manager della Gazprom RusVelo, ndr) nella sua causa contro l’UCI. Ora si aspetta la sentenza del TAS, ma i tempi di solito sono lunghi».
I quattro anni alla Trek-Segafredo sono stati condizionati dai problemi alla gamba sinistra. Qui con il dottor Magni al Giro 2020Gli anni alla Trek-Segafredo sono stati condizionati dai problemi alla gamba. Qui con il dottor Magni al Giro 2020
Scatto mentale
Il 2022 doveva essere quello della rinascita e in qualche misura lo sta diventando. Gli anni alla Trek-Segafredo sono stati pesanti, a causa della gamba sinistra che non spingeva come la destra. Nicola ricorda la penultima tappa del Giro 2020, quando andò in fuga verso Sestriere e poi, ripreso, tirò per Nibali arrivando al traguardo dopo 8 minuti, prostrato e afflitto.
«Dissi a Baffi e Slongo – ricorda – che avrei preferito staccarmi perché non ce la facevo e non perché avessi una gamba che non spingeva. In modo parziale sento però che le cose stanno andando meglio. Mi sento diverso a livello di mentalità. Sono passato con grandi aspettative, ma sin dal primo anno la mia carriera è stata una continua decrescita. L’ho presa nei denti diverse volte e ho anche pensato di non essere adatto a questo mestiere.
«Ora invece sono contento del lavoro che faccio e non mi sento più fuori posto. Abbiamo salvato la stagione in calcio d’angolo e questa squadra è davvero un bel gruppo. Mentalità belga, si prova sempre a vincere, ma non se ne fa una malattia. Purtroppo però, il ciclismo di oggi è soprattutto programmazione e io, essendo arrivato a metà stagione, ricevo il calendario all’ultimo. Per questo sono curioso di vedere come andrà l’anno prossimo quando potrò scegliere le corse a avrò il tempo per prepararle».
Ha corso il Giro di Danimarca nel treno di PhilipsenNella Alpecin si è inserito bene. Qui dopo una vittoria di Philipsen in Danimarca. A destra c’è anche Oldani (photonews.be)Ha corso il Giro di Danimarca nel treno di PhilipsenNella Alpecin si è inserito bene. Qui dopo una vittoria di Philipsen in Danimarca (photonews.be)
Una grinta pazzesca
Pur essendo tesserato con la continental, Conci ha disputato parecchie corse con la prima squadra, con il solo sbarramento per quelle WorldTour. L’obiettivo è sempre quello di fare bene e possibilmente vincere, dato che da pro’ non è ancora riuscito a farlo.
«Non mi sembra di stare male – dice – e queste tre tappe saranno tre begli allenamenti, in cui possibilmente a farsi vedere. Qualche tempo fa parlavo con Jay Vine e gli dicevo che mi sarebbe piaciuto visitare il suo Paese. E’ incredibile che adesso in Australia ci andrò davvero, anche se avremo poco tempo per fare i turisti. Il mio ultimo mondiale corso fu quello di Bergen 2017 con gli under 23 e nei due anni precedenti i due da junior. Tornare in nazionale è una bella emozione. Sono stato riserva a Imola, se correrò in Australia dopo tanti problemi, avrò una grinta pazzesca».
Alessandro Monaco, da qualche periodo è fermo ai box a causa dell’operazione fatta all’arteria iliaca. Un problema che ha condizionato il suo ultimo anno in sella, arrivando ad essere insopportabile da due mesi a questa parte, come ci aveva confidato all’Adriatica Ionica Race. Con la salute non c’è da scherzare, così Monaco ha deciso di fermarsi e sottoporsi all’operazione, anche lui ad Eindhoven, nella stessa clinica dove si sono operati Nicola Conci ed Erica Magnaldi.
«Ho letto dell’operazione alla Magnaldi proprio sul vostro sito (ci dice Alessandro da casa sua, ndr). Mi sto lentamente riprendendo, sono tornato a casa lunedì dall’Olanda. Insieme a mio padre e alla mia fidanzata ci siamo sobbarcati 2.000 chilometri in macchina, visto che a causa della pressione arteriosa non potevo prendere l’aereo».
L’arteria iliaca ha fermato tanti corridori in questi ultimi mesi, prima Conci, poi Jungels ed infine Erica Magnaldi, nella fotoL’arteria iliaca ha fermato tanti corridori in questi ultimi mesi, prima Conci, poi Jungels ed infine Erica Magnaldi, nella foto
Come mai anche tu ti sei operato in Olanda?
Sono molto amico di Conci e confrontandomi con lui ho deciso di intraprendere questa strada. Il dolore è diventato sempre più insopportabile da aprile in poi, così sono andato a Prato da Raugei, lo stesso medico che ha visitato Aru, per capire cosa avessi. Una volta capito che il problema era molto grave, le opzioni erano operarmi in Italia o all’estero. Ho fatto le visite in Italia al San Raffaele ma i tempi per l’operazione erano molto lunghi, alla fine Eindhoven era la soluzione più rapida, oltre ad essere una delle migliori cliniche d’Europa.
Quanto tempo ci è voluto per fare tutto?
Sono andato agli inizi di luglio per fare le dovute visite e mi hanno operato il primo settembre, giovedì. E’ stata un’operazione della durata di due ore svolta con anestesia totale.
Cosa succede durante l’operazione?
Vengono incisi il ventre e l’inguine, ti puliscono l’arteria e per rinforzarla viene preso un pezzo della vena safena e messo in corrispondenza dell’arteria nella parte “debole”. Per farvi un esempio è come se in un tubo venisse inserita una cannuccia per rinforzare le pareti, così da non farle più piegare e far scorrere l’acqua all’interno.
Monaco (in maglia Giotti Victora) all’AIR ci aveva raccontato dei suoi problemi, il pugliese ha tenuto duro fino al campionato italianoMonaco (in maglia Giotti Victora) all’AIR ci aveva raccontato dei suoi problemi, il pugliese ha tenuto duro fino al campionato italiano
Il problema dell’arteria iliaca in cosa consiste?
E’ un problema che colpisce i corridori professionisti, è considerabile come una malattia professionale. Viene perché ci si è portati geneticamente, praticamente il sangue non riesce più a passare attraverso l’arteria. Il tutto si traduce con dolore ed un senso di bruciore alla gamba, più l’arteria è ostruita più si acutizza.
Come nasce?
C’è chi ne soffre e chi no. L’arteria iliaca è sempre sotto sforzo visto che quando pedaliamo lavora schiacciata. Colpisce i ciclisti professionisti perché passiamo tante ore in bici ed in posizioni estreme. Io ad un certo punto non riuscivo più nemmeno ad usare la bici da cronometro per dieci minuti. I rischi nel continuare a correre sono alti, soprattutto ai livelli cui ero arrivato negli ultimi mesi. Sei a rischio embolia e trombosi. Ho tenuto duro fino al campionato italiano perché lo correvo in casa e volevo esserci, poi ho mollato, sapendo di aver finito la stagione.
E’ risolvibile del tutto?
I medici non escludono la possibilità che ritorni, non c’è la certezza del cento per cento. L’arteria è sempre la tua, puoi sentire fastidio fin da subito oppure più nulla. Oppure, puoi star bene per due anni e poi ti ritorna, non nascondo che ho paura possa ritornare, ma per il momento mi concentro sul rientro.
Nelle corse a tappe il problema si acutizzava con il passare dei giorni, uno dei momenti più difficili lo ha vissuto al Tour of HellasNelle corse a tappe il problema si acutizzava con il passare dei giorni, uno dei momenti più difficili lo ha vissuto al Tour of Hellas
E’ un dolore che aumenta con il tempo?
Erano 5 anni che avevo qualche dolore alla gamba, inizialmente pensavo fosse legato alla schiena. Sono andato avanti per tanto tempo a palliativi, mettendo plantari o spessori sotto al manubrio, nonostante ciò stavo sempre peggio. Sono arrivato a correre con una gamba, la sinistra, (quella operata, ndr) dal medio in poi era fuori uso. Mi è capitato tantissime volte in corsa di dovermi sfilare dalla testa della corsa per il dolore, nonostante come potenza e cuore fossi a regime.
E nelle corse a tappe?
Lì era ancora peggio, perché ci correvi sopra continuamente per giorni e giorni. Me lo dicevano anche i fisioterapisti quando mi facevano i massaggi, che si sentiva come la gamba fosse affaticata. Alla fine di ogni tappa avevo, per dieci o quindici minuti, la gamba completamente intontita. Al Tour of Hellas, all’ultima tappa c’era una partenza in salita, siamo partiti forte e mi sono dovuto staccare da 150 corridori, ed avevo anche la maglia del Gpm. Poi piano piano, con il mio passo rientravo sul gruppo, a fine gara però il gruppo non ti aspetta più quindi non riuscivo più a rientrare.
Monaco ha iniziato la lenta convalescenza con fiducia grazie alle persone vicine: la fidanzata Rossella e il padre GiovanniMonaco ha iniziato la lenta convalescenza con fiducia grazie alle persone vicine: la fidanzata Rossella e il padre Giovanni
Che periodo è stato per te questo?
Difficile, davvero difficile. Non mi vergogno nel dire che ho pensato anche di smettere (la voce di Alessandro ha un tono triste che ti proietta insieme a lui in questi mesi di sofferenza, ndr). Non mi sono lasciato sconfiggere perché ho due persone alle quali devo tanto ed ho promesso loro di provarci di nuovo: mio padre Giovanni e Rossella la mia fidanzata. Lo devo anche a me stesso, voglio vedere cosa riuscirò a fare quando, spero, riuscirò ad essere al massimo delle mie prestazioni.
Da quando potrai tornare ad andare in bici?
Il primo mese non posso fare nulla, solamente qualche camminata, poi potrò iniziare a fare un po’ di nuoto e di cyclette. Infine, dopo tre mesi, quindi da metà novembre, potrò tornare in bici, anche se per allenamenti blandi di un’ora, un’ora e mezza.
Monaco l’anno prossimo non sarà più con la Giotti Victoria, ma la fiducia nel futuro non mancaMonaco l’anno prossimo non sarà più con la Giotti Victoria, ma la fiducia nel futuro non manca
Cosa ti aspetti dalla prossima stagione?
Voglio vedere se riesco a diventare un buon corridore, quest’anno questo problema è stato davvero destabilizzante. Forse, a 24 anni non ho più il tempo di diventare un campione ma un buon corridore sì.
Monaco quest’anno ha corso con la Giotti Victoria, il morale del corridore pugliese è in lenta ripresa. Siamo abituati a sentire la sua voce vivace e felice, sempre pronta alla battuta ed al confronto. Un motivo per ritrovare il sorriso Alessandro potrebbe trovarlo dal 2023, quando una grande occasione potrebbe bussare alla sua porta.
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Inizia stamattina da Les Alqueries la Valenciana. Cinque tappe e alla terza arrivo in salita. Fra gli italiani c'è Conci, che torna in gruppo dopo 7 mesi
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Il countdown sul sito ufficiale del Tour de France continua la sua lenta discesa verso lo zero. Oggi alle 16, da Copenhagen, scatterà la Grande Boucle, e poche ore dopo conosceremo il nome della prima maglia gialla. I protagonisti, che si daranno battaglia sulle strade francesi, saranno molti. Uno su cui tutti punteranno lo sguardo è un ragazzone olandese che l’anno scorso ha indossato la maglia gialla per cinque tappe: Mathieu Van Der Poel. Kristian Sbaragli, da anni ormai in squadra con lui, sarà uno dei corridori incaricati di fare da guardia del corpo a Mathieu ed alla vigilia della partenza cerchiamo di scoprire qualche segreto di casa Alpecin-Fenix.
Dopo la Settimana Coppi e Bartali, Sbaragli è tornato a correre in Italia soltanto al campionato italianoDopo la Settimana Coppi e Bartali, Sbaragli è tornato a correre in Italia soltanto al campionato italiano
Una vigilia tranquilla
Kristian ci risponde dall’hotel dopo pranzo, la Alpecin dorme ad una trentina di chilometri da Copenaghen. E’ giovedì, giorno di vigilia della crono.
«Questa mattina siamo usciti in bici per una pedalata tranquilla – racconta il toscano – una sgambata di un’oretta e mezza. Abbiamo deciso di non andare a vedere il percorso della crono, siccome sarà un tracciato cittadino oggi sarebbe stato complicato visionarlo visto il traffico che c’è in città. Domani (oggi, ndr) prima della partenza le strade saranno chiuse ed andremo a vedere il tracciato con calma. Parto col dire che mi sento bene, le sensazioni sono buone anche per tutti i miei compagni. Ieri abbiamo superato il primo ostacolo dei tamponi, non ci sono stati positivi e quindi partiremo tutti e 8, senza sostituzioni, il che è già un buon punto di partenza, alcune squadre hanno avuto dei positivi».
La Liegi è stata l’ultima gara della prima parte di stagione, poi una pausa prima di preparare la Grande Boucle (foto Instagram) Dopo la Liegi, una pausa prima di preparare la Grande Boucle (foto Instagram)
Preparazione in altura
Il Tour de France è uno di quegli appuntamenti che occupa i pensieri dei direttori sportivi già dalla prima parte di stagione. La programmazione ed il lavoro per arrivare alla prima tappa in condizione ottimale sono un percorso lungo che va fatto passo per passo.
«Mi sono preparato bene – prosegue con tono deciso Kristian – era da inizio stagione che sapevo già di far parte della squadra del Tour. Quindi, da dopo la Liegi ho iniziato a lavorare per arrivare pronto e con la giusta carica. Insieme ai miei compagni che domani prenderanno il via da Copenaghen abbiamo fatto un ritiro di 3 settimane in altura. Tutti meno Mathieu. Lui arrivava dal Giro e doveva recuperare, quindi ha fatto meno giorni di ritiro».
Sbaragli arriva al Tour in forma: dopo il ritiro di tre settimane in altura, la sua gara di rifinitura è stato il Giro di Slovenia Sbaragli arriva al Tour in forma, dopo il ritiro in altura e il Giro di Slovenia
Prima settimana di fuoco
La prima settimana di un grande Giro è sempre la più stressante, oltre al caldo, alla fatica ed ai chilometri si aggiungono tantissime insidie esterne. E, quest’anno, partendo dalla Danimarca, l’insidia principale è il vento.
«Domani – dice Sbaragli – per alcuni di noi, compreso il sottoscritto, la crono sarà la tappa più semplice dei primi dieci giorni di corsa. Per il resto dei giorni dovremo drizzare le antenne, abbiamo una squadra senza uomini di classifica e senza scalatori, nella prima settimana ci giocheremo tanto. Arriviamo con due corridori di punta: Philipsen per le volate e Van Der Poel per le tappe mosse. Una delle tappe che abbiamo segnato sul calendario è la quinta, quella con il pavé. Nelle frazioni che correremo qui in Danimarca e nella tappa di Dunkerque, ci sarà da stare attenti al vento. Ci potranno essere tanti ventagli, il vento è un pessimo cliente, non guarda in faccia a nessuno. Se ci sarà, tutti vorranno stare davanti, anche gli uomini di classifica e la situazione si farà davvero stressante».
La cronometro sarà un primo passaggio fondamentale per Van Der Poel, dovrà perdere meno tempo possibile da Van Aert La cronometro sarà un primo passaggio fondamentale per Van Der Poel, dovrà perdere meno tempo possibile da Van Aert
Obiettivo maglia gialla
Replicare ciò che ha fatto lo scorso anno per Van Der Poel sarà difficile, la partenza a cronometro potrebbe avvantaggiare il suo rivale Van Aert e allontanare l’olandese dalla maglia gialla.
«La cronometro – riprende il corridore della Alpecin-Fenix – sarà un primo grande spartiacque. Se prendi un minuto in un percorso così breve vuol dire che ti ritrovi davanti 40-50 corridori, ed in quel caso risalire la classifica e prendere la maglia diventa difficilissimo. Sarà diverso, invece, se riuscirà a perdere meno, diciamo 20 secondi, perché la tappa del pavé potrebbe permetterci di fare selezione, siamo preparati per questo, non avendo scalatori potremo lavorare tutti per Mathieu. Van Aert è forte, se dovesse prendere la maglia già a Copenaghen sarà dura strappargliela, anche perché sul pavé è al pari di Van Der Poel».
Al Giro di Slovenia, Sbaragli ha trovato un nuovo compagno di squadra: Conci, che però è tesserato con la continentalAl Giro di Slovenia, Sbaragli ha trovato un nuovo compagno di squadra: Conci, che però è tesserato con la continental
Ecco il terzo italiano: Conci
Nel nostro viaggio accanto ai ragazzi della Gazprom vi abbiamo raccontato per filo e per segno cosa è successo. La situazione per loro non si è mai sbloccata, qualcuno è riuscito a trovare una soluzione ed una squadra per questa seconda parte di stagione. E’ il caso di Conci che nel Development team della Alpecin ha trovato il modo di riuscire a correre almeno fino a fine stagione, per poi passare con la “prima squadra”.
«Abbiamo fatto il giro di Slovenia insieme – spiega Kristian – è stata la sua prima corsa con noi. Lo conoscevo poco, abbiamo sempre corso accanto in gruppo, ma non avevo mai avuto modo di approfondire il nostro rapporto. E’ un bravo ragazzo che ha dimostrato di farsi trovare pronto e questo è un bel segnale di serietà e dedizione anche nei momenti difficili. In Slovenia ha fatto bene, ha fatto vedere cose buone. Sinceramente non abbiamo parlato del discorso Gazprom, è contento di essere qui ma è dispiaciuto per i ragazzi che non hanno trovato una squadra, ci sarebbe da parlare per ore di una cosa del genere, e di come è stata trattata».