Arianna & Martina, l’anno insieme delle “Fidanzas”

04.10.2023
8 min
Salva

CARPI – La loro prima stagione assieme alla Ceratizit-WNT sta per finire e ce n’è un’altra che bussa alla porta dopo il riposo invernale. Quest’anno Arianna e Martina Fidanza si sono ritrovate ad essere compagne di squadra, come ai tempi dell’Eurotarget di papà Giovanni, anche se i loro cammini agonistici si sono incrociati (forse) meno del previsto.

Solo 15 gare (per un totale di 21 giorni) disputate assieme dalle “Fidanzas” (come le hanno ribattezzate nel team tedesco), che nonostante tutto sono riuscite entrambe a lasciare la propria firma in una particolare circostanza. Se a fine gennaio Arianna aveva aperto il 2023 col botto vincendo subito ad Almeria la prima gara del calendario europeo, l’apice famigliare viene toccato ad aprile il giorno di Pasquetta. Alla Ronde de Mouscron Martina vince praticamente per distacco la volata tirata dalla sorella (poi quarta) e dopo il traguardo scoppia la festa. Al Giro dell’Emilia ne abbiamo approfittato per rivivere quel momento con entrambe, così come per tracciare un bilancio e buttare uno sguardo al futuro.

Che annata è stata?

MARTINA: «Di alti e bassi. Ho avuto diverse cadute, con alcuni colpi alla testa che mi hanno sempre fermata qualche giorno in più del dovuto. Anche il nervo sciatico mi ha dato problemi. Tuttavia una vittoria su strada e due secondi posti sono riuscita ad ottenerli. In pista sono arrivata ad un passo dalle medaglie sia agli europei che ai mondiali (nello scratch, quinta e quarta, ndr) e mi è bruciato tanto. In ogni caso ho ancora alcune gare da fare. Dal 9 al 19 ottobre andrò in trasferta in Cina per il Tour of Chongming Island ed il Tour of Guangxi (entrambe corse WorldTour, ndr) e lì finirò la mia annata».

ARIANNA: «All’inizio una stagione super. Mi sono preparata bene, però non mi aspettavo di vincere alla prima gara. Il morale si è alzato subito tanto. Al UAE Tour ho provato a fare classifica, andando bene in salita. A giugno ho avuto qualche caduta di troppo. Seppur la squadra mi abbia fatto correre ancora tanto, non sono più riuscita a trovare il giusto colpo di pedale. Poi in estate di base io soffro sempre il caldo e anche questo mi ha condizionata. Adesso ho praticamente finito di correre. Quest’anno era anche il mio primo anno con tante corse all’attivo (55 giorni, ndr) quindi non sapevo nemmeno come gestirmi. Questa esperienza mi aiuterà a gestirmi meglio l’anno prossimo».

Com’è stato essere nuovamente in squadra con tua sorella a distanza di anni in un team più grande come la Ceratizit?

MARTINA: «E’ stato bello. L’ultima volta avevamo fatto il biennio 2018-19 assieme, ma ora c’è un sapore diverso perché siamo in una squadra importante che per il 2024 ha fatto richiesta di diventare WT. Sinceramente speravo di poter fare più assieme a lei, però il calendario si modifica sempre durante l’anno. In ogni caso devo ringraziare Arianna per ciò che ha fatto per la mia vittoria di inizio stagione. La sintonia in corsa si sente».

ARIANNA: «E’ stato emozionante, senza ombra di dubbio. Non abbiamo fatto tante gare insieme, ma quando è successo abbiamo corso molto unite. Riusciamo a trovarci molto bene nelle varie fasi di corsa. In realtà anche quando eravamo in squadre diverse, ho sempre avuto il pensiero di controllare Martina dove fosse in gruppo e cosa stesse facendo. Ora è diverso anche prima della gara per sostenerci a vicenda».

Stakanovista. Arianna ha iniziato a fine gennaio e finito ad inizio ottobre, raccogliendo 55 giorni di gare (foto Mill)
Stakanovista. Arianna ha iniziato a fine gennaio e finito ad inizio ottobre, raccogliendo 55 giorni di gare (foto Mill)
Com’è stato il successo di Mouscron visto da Martina e visto da Arianna?

MARTINA: «E’ una vittoria mia che va divisa per forza con Arianna ed anche Kathrin Scheweinberger, autrice di un grande lavoro. E’ come se sul gradino più alto del podio ci fossimo andate tutte e tre. Senza di loro non sarei nemmeno riuscita a centrare quel risultato. »

ARIANNA: «Era già successo qualcosa di simile quando facevamo le gare open ma stavolta è tutta un’altra cosa. E’ stata una grande giornata. E’ stato bello dare tutto quello che avevo per lei. Ho fatto tutta la gara a cercare Martina perché credevo in lei, più di lei. La gara è stata dura per il tanto vento e il brutto tempo. Il gruppo si continuava a spezzare. Cercavo di stare davanti e dare un occhio alla sua posizione. Ogni tanto nei punti più difficili la riportavo dentro. Le dicevo di non mollare, lei mi rispondeva che stava facendo fatica. Le ripetevo di crederci fino alla fine perché erano tutte stanche e ce la poteva fare. Gliel’ho ripetuto anche in malo modo perché io poi non ho mezze misure (ride, ndr). In generale credo molto in Martina perché penso sia una delle atlete più forti in volata. Deve crescere sulla distanza e concentrarsi di più sulla strada poi si toglierà belle soddisfazioni».

Quest’anno Martina e Arianna Fidanza hanno disputato 15 gare assieme per un totale di 21 giorni (foto Van der Schoot)
Quest’anno Martina e Arianna Fidanza hanno disputato 15 gare assieme per un totale di 21 giorni (foto Van der Schoot)
Cosa hai imparato da lei e cosa tu hai insegnato a lei durante questa stagione?

MARTINA: «Belle domande, diciamo che ci sosteniamo a vicenda (ride di gusto mentre guarda la sorella di fronte a lei, ndr). Battute a parte, da Arianna ho imparato a non mollare mai perché sa reagire nei momenti molto difficili. Questo però da lei lo imparo da sempre, non solo da quest’anno. Ho imparato anche ad avere tanta pazienza, con lei ce ne vuole parecchia (dice sorridendo, ndr). Insegnato invece non so, ve lo dirà lei fra poco».

ARIANNA: «Dice che le ho insegnato a non mollare, ma anch’io ho imparato la stessa cosa da lei. Penso a quando ha vinto il secondo mondiale nello scratch che arrivava da un periodo brutto, dopo il Covid e la rottura delle costole. Nessuno ci avrebbe scommesso. Mia sorella mi ha insegnato ad essere mentalmente meno sbadata e più precisa (sorride, ndr)».

Martina quest’anno su strada finirà con poco più di 30 giorni di gara (foto Hazen)
Martina quest’anno su strada finirà con poco più di 30 giorni di gara (foto Hazen)
Obiettivi futuri, anche a medio termine?

MARTINA: «Se guardo a breve, ora penso al riposo. Non farò tanto, ma dovrò staccare per forza facendo due settimane senza bici perché poi ci saranno gli europei in pista a gennaio. Per il resto sono sicuramente proiettata al prossimo anno. Ragiono step by step. Mi piacerebbe riuscire ad andare alle Olimpiadi ed esserne una partecipante a tutti gli effetti visto che nel 2021 a Tokyo ero riserva. Ecco, magari dopo Parigi mi piacerebbe guadagnarmi un posto su strada in nazionale. Vedremo come fare e lavorarci su di più».

ARIANNA: «Saremo assieme in Ceratizit anche nel 2024, ci tenevo a fare un altro anno assieme a Martina poi si vedrà. Di certo voglio riconfermarmi tornando ai livelli di inizio anno. Farò di tutto per tornarci ma prima riposerò dando tempo al mio fisico di recuperare. L’intenzione sarà quella di trovare una buona condizione fisica e mantenerla per tutta la stagione.

L’abbraccio di Mouscron. Tra le sorelle Fidanza ci sono molta sintonia e sostegno reciproco (foto Fellusch)
L’abbraccio di Mouscron. Tra le sorelle Fidanza ci sono molta sintonia e sostegno reciproco (foto Fellusch)
Capitolo nazionale?

MARTINA: «Col gruppo della pista siamo molto motivati. Il prossimo anno avremo grandi appuntamenti. Prima di pensare al posto per le Olimpiadi, bisogna essere certi della qualificazione. Siamo messe bene ma non possiamo abbassare la guardia. Dobbiamo fare buoni piazzamenti nelle prove di Nations Cup e agli europei. E’ tutto da costruire. Dopo le vacanze riprenderò piano piano, cercando di trovare una condizione adeguata per gli europei e cercare di dare il mio contributo».

ARIANNA: «L’anno scorso avevo corso Giochi del Mediterraneo, europeo e mondiale. Quest’anno sinceramente mi aspettavo un po’ più di considerazione, soprattutto ad inizio anno quando andavo bene, non c’è stato nessun contatto con la nazionale. Ci sono rimasta un po’ male, vedremo come sarà l’anno prossimo. Indossare la maglia azzurra e difenderne i colori è sempre bello. Questo è un obiettivo che arriva di conseguenza. Quello principale è fare risultato con la squadra nelle gare che contano e che mi piacciono, come le classiche belghe. Se farò bene lì, allora la nazionale potrebbe arrivare di conseguenza».

Venturelli vs Ciabocco: talento e simpatia a confronto

02.06.2022
5 min
Salva

Ogni epoca ha i suoi dualismi, anche nelle categorie giovanili. E forse sono quelli più belli, sia che tu li riveda a distanza di anni, sia che tu li viva quasi in diretta, perché tra le rivali in bici possono nascere belle amicizie. Nell’ultimo periodo – specialmente al Giro di Campania in Rosa – Federica Venturelli ed Eleonora Ciabocco (in apertura, foto Ossola) si sono succedute l’una all’altra negli ordini d’arrivo delle junior.

La lombarda della Cicli Fiorin – 17 anni e tricolore allieva uscente – ha vinto le prime due tappe e la classifica generale della corsa campana. La marchigiana del Team Di Federico – classe 2004 e campionessa italiana in carica – ha conquistato la terza frazione ed il secondo posto finale. Sicuramente le rivedremo ancora sfidarsi in strada però noi abbiamo voluto metterle alla prova, l’una di fronte all’altra, in una sorta di intervista doppia. Anche in questo frangente vi garantiamo che hanno sfoderato talento e simpatia.

Nelle ultime settimane vi siete alternate ai primi posti. Come state vivendo questo momento?

VENTURELLI: «Sono molto soddisfatta dei miei ultimi risultati, in particolare per quelli ottenuti al Giro di Campania, dopo solo due settimane dalla ripresa dell’attività a causa dello stop per il covid. Eleonora è stata per me uno stimolo a dare il meglio in questa occasione e continuerà ad esserlo. Comunque il mio obiettivo è quello di migliorare e di fare esperienza al primo anno nella categoria junior, senza che i risultati a breve termine siano la mia priorità».

CIABOCCO: «Non lo sto vivendo in maniera diversa dal solito. Cerco sempre di fare del mio meglio sapendo che ci sono avversarie molto temibili e Federica è indubbiamente una di queste».

Che rapporto avete fra di voi, sia in gara che fuori?

VENTURELLI: «Eleonora ed io siamo amiche, non c’è mai stata tensione tra noi. Durante la gara c’è pieno rispetto, dopo la competizione parliamo e scherziamo insieme molto volentieri. Il nostro legame si è rafforzato durante la trasferta in Belgio con la nazionale e spero che con il tempo possiamo diventare sempre più unite».

CIABOCCO: «Con Federica ho un ottimo rapporto, siamo state insieme anche in nazionale e ci siamo confrontate su tanti aspetti della nostra vita da atlete. Fra noi c’è grande rispetto».

Eleonora Ciabocco è nata il 4 marzo 2004, nel 2021 ha vissuto una grande stagione conquistando tricolore e argento europeo su strada (Ph Rosa)
Eleonora Ciabocco è nata il 4 marzo 2004, nel 2021 ha conquistato tricolore e argento europeo su strada (Ph Rosa)
Che qualità ruberesti all’altra?

VENTURELLI: «A Eleonora ruberei sicuramente la sua forza in salita e la sua esperienza nella gestione della gara. Giù dalla bici mi piacerebbe essere sempre sorridente e allegra come lei, con una battuta sempre pronta in ogni occasione».

CIABOCCO: «Mah, questo è difficile da dire. Siamo due atlete molto diverse e rubare una qualità dall’altra significherebbe cambiare il proprio modo di essere e magari peggiorare le cose. Meglio accontentarsi di quello che abbiamo (sorride, ndr)».

In cosa pensi di essere migliore rispetto alla tua avversaria?

VENTURELLI: «Se esistesse una gara completamente in discesa, grazie alla mia statura e al mio peso, potrei sicuramente farmi valere (ride, ndr)».

CIABOCCO: «Questo non spetta a me dirlo, lascio che siano gli addetti ai lavori e la strada a decidere».

Dove pensi che la tua avversaria sia più forte?

VENTURELLI: «Un po’ dappertutto, come ha dimostrato in quasi tutte le gare di quest’anno. Sicuramente abbiamo strutture fisiche completamente diverse. Io sono molto più pesante perciò direi che Eleonora è sicuramente più predisposta di me per i tratti di salita, soprattutto quelli con pendenze elevate. Nonostante il suo fisico minuto è anche molto forte in volata».

CIABOCCO: «Sicuramente a cronometro, credo che Federica sia fortissima in questa specialità e penso che sarà un punto fermo della nazionale anche nei prossimi anni nelle gare contro il tempo».

Venturelli 2022
Federica Venturelli è nata il 12 gennaio 2005 ed è nel giro azzurro sia su strada che nel ciclocross
Venturelli 2022
Federica Venturelli è nata il 12 gennaio 2005 ed è nel giro azzurro sia su strada che nel ciclocross
Salita, volata, menata per portare via la fuga e visione di gara. Chi è la più forte in questi aspetti?

VENTURELLI: «Essere più forte di lei è molto difficile. Una specialità, che non è tra quelle della domanda, in cui posso sperare di competere con lei sono le cronometro».

CIABOCCO: «Le nostre caratteristiche fisiche direbbero che io sia più forte in salita, ma non sempre è stato così. Federica ha dimostrato di essere una atleta completa, difficile trovarle un punto debole. Le sue numerose vittorie lo dimostrano».

Chi è l’avversaria che temete di più?

VENTURELLI: «Oltre ad Eleonora che si è dimostrata l’atleta più forte d’Italia. Le ragazze che temo e che al contempo mi stimolano a fare meglio sono quelle che hanno già fatto esperienze all’estero. Parlo di Francesca Pellegrini, Gaia Segato, Michela de Grandis e Elisa Valtulini».

CIABOCCO: Non c’è una avversaria particolare, Federica è una fra le più forti ma ce ne sono anche altre e non mi sento di fare un nome. Perché le gare stanno dimostrando che il livello è alto e in tante possono dire la loro».

Chi è più brava nelle interviste e perché?

VENTURELLI: «Sicuramente non io. Sono abbastanza timida e non sono molto brava con le parole. Mi troverei sicuramente più a mio agio davanti a un problema di matematica rispetto a un’intervista (ride, ndr)».

CIABOCCO: «Non saprei, in generale però preferisco tenermi alla larga dalle interviste. Ho sempre paura di sbagliare!».

Chi fra voi due vincerà la prossima gara o farà meglio dell’altra?

VENTURELLI: «Senza dubbio Eleonora, su strada non c’è storia. E’ praticamente imbattibile. Spero però di far bene nella prossima cronometro».

CIABOCCO: «Sono scaramantica, perciò dico Federica! (ridono entrambe, ndr)».

Sangalli chiama, Cecchini risponde, la nazionale cresce

28.03.2022
5 min
Salva

Sta correndo con qualche occhio addosso più del solito. Non solo quelli delle avversarie, ma soprattutto del suo cittì. Intendiamoci, nulla di troppo pressante perché Elena Cecchini – una delle osservate speciali di Paolo Sangalli – il suo mestiere lo sa fare bene.

Se nel frattempo l’eco della grande Italia vista a Cittiglio (Balsamo ha vinto pure a De Panne e alla Gand-Wevelgem) non si è spento, proprio il commissario tecnico femminile, al termine del Trofeo Binda, ci aveva detto quanto fosse contento del risultato (quinta al traguardo) e della prova della Cecchini. Per Sangalli la friulana (tesserata per le Fiamme Azzurre) sarà una delle colonne portanti della nazionale, una “donna-squadra” come l’ha ribattezzata in diverse occasioni.

E così, tra un impegno al Nord e l’altro, abbiamo voluto sentire la 29enne della SD Worx per vedere come sta e come si senta in questo ruolo.

Elena Cecchini in gara a De Panne 2022. Il cittì Sangalli conta molto su di lei
Elena Cecchini in gara a De Panne 2022. Il cittì Sangalli conta molto su di lei
Elena, cosa ne pensi di quello che ci ha detto Sangalli su di te?

Sono molto contenta, naturalmente. Anche se devo dire che dopo Cittiglio non gli ho risposto al telefono. Ero un po’ arrabbiata per come era andata la gara e non volevo parlare con nessuno, nemmeno con Elia (ride, ndr). Battute a parte, con Paolo ci siamo sentiti il giorno dopo e mi ha ripetuto le stesse cose che ha detto a voi. So che mi reputa una trascinatrice e mi fa piacere, tra di noi c’è stima reciproca.

Tu e Sangalli in effetti vi conoscete da tanto tempo…

Sì, vero. Ho un bellissimo rapporto con lui che va al di là dei nostri ruoli. E’ sempre stato un punto di riferimento e come cittì è ottimo, era il sostituto più naturale possibile di Salvoldi. Paolo conosce benissimo il nostro ciclismo, è molto competente. Infatti ha voluto tante figure femminili nel suo staff. Mi piace il suo approccio. A livello umano è una persona che ci responsabilizza e contemporaneamente rende tutte serene e libere di fare le proprie cose. Lo abbiamo visto durante i ritiri invernali.

Tutte le tue compagne di nazionale dicono che ci sia un bel gruppo.

E’ vero anche questo. C’è un bell’ambiente. Sono cambiate tante cose, anche da parte nostra. E’ sparita quella sorta di… nonnismo che si pensava ci fosse. La miglior cosa è l’interazione fra di noi. E’ un gruppo che funziona. Le cose vanno bene sia su strada che su pista, perché anche con Marco (Villa, il cittì della pista maschile e femminile, ndr) c’è stata subito sintonia, anche durante i ritiri congiunti.

Longo Borghini e Cecchini al Trofeo Binda 2022. Saranno due pedine importanti per la nazionale del cittì Sangalli.
Longo Borghini e Cecchini al Trofeo Binda 2022. Saranno due pedine importanti per la nazionale del cittì Sangalli.
Facciamo un piccolo flashback. Come mai eri arrabbiata dopo Cittiglio?

Il Trofeo Binda è stato un mio dispiacere personale. Ero a ruota di Chantal (Van den Broek-Blaak, ndr) che mi avrebbe tirato la volata, ma all’ultima rotonda ho perso la sua ruota e ho dovuto recuperare. Alla fine lei ha fatto quarta ed io quinta. Bisogna riconoscere che contro una Balsamo del genere al momento si può fare poco, ma io potevo fare di più.

Sangalli ci ha detto che è contento di vederti davanti dopo un paio di stagioni opache. Tu come stai?

Sto bene fisicamente. Ho cambiato il metodo di lavoro e in questo è stata molto importante Anna (la Van der Breggen, prima sua compagna ed ora sua diesse, ndr). Lei mi ha sempre detto che potevo dare qualcosa di più. Le ho creduto e abbiamo iniziato a lavorarci su. E’ stata importante la vicinanza della mia squadra.

Sei al secondo anno nella corazzata della SD Worx. Come ti trovi?

Devo confessare che mentalmente non è stato facile integrarsi, avevo quasi un timore reverenziale. Oltretutto non avevo certezze in nazionale e quindi facevo fatica. Le mie compagne in ogni caso mi hanno sempre aiutato. Ora non ho più paura di alzare la mano per chiedere informazioni o supporto. Non è facile stare in una grande squadra così, ma per me è una grande soddisfazione essere qui.

I tuoi programmi quali saranno?

Dovrei correre Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix e altre classiche. Poi ho fatto una richiesta alla squadra. Quella di poter disputare il Giro d’Italia Donne, che con l’avvento del Tour Femmes sembra aver perso di colpo il suo appeal. E mi è dispiaciuto molto. La gara francese è importante, ma anche quella italiana lo è. Per anni è stata la gara a tappe di riferimento, pur con tutti i suoi limiti o problemi. Lo correrò per un senso di appartenenza. E poi con la squadra riteniamo che possa essere una bella occasione per me per giocarmi qualche tappa. Può essere un buon viatico per europei e mondiali.

Elena Cecchini ed Elia Viviani. E’ una delle coppie più consolidate del panorama ciclistico
Elena Cecchini ed Elia Viviani. E’ una delle coppie più consolidate del panorama ciclistico
A parte l’oro europeo dell’anno scorso nel Mixed Relay e tanti piazzamenti nelle prime cinque, ti manca l’affermazione personale dal 2019 (tricolore a crono e sesta tappa del Thuringer Ladies Tour, ndr). In quale gara potremmo rivederti trionfare?

Non saprei, non ce n’è una in particolare che mi piace. Anzi sì. Il Gp Plouay mi si addice, ma andrebbero bene anche altre corse. Di sicuro sto lavorando per ritrovare il feeling con la vittoria personale. Ma senza troppo stress o pressioni.

A proposito di stress. Secondo Attilio (Viviani, ndr), che abbiamo sentito recentemente, Elia ha un futuro da mental coach. Lo è anche con te?

E perché non potrei essere io (ci domanda sorridendo, ndr) la sua mental coach?! E’ una situazione di interscambio. Ci aiutiamo a vicenda, lui conosce i miei tempi ed io i suoi. Sicuramente con lui faccio sempre analisi lucide. Lui guarda sempre avanti, vede sempre il bicchiere mezzo pieno. Mi ha insegnato a non rimuginare troppo su quello che è stato. Ha ragione, tanto non si può cambiare.

Con Sangalli sul Giro Donne: sarà l’anno della Longo?

10.03.2022
4 min
Salva

E’ stato presentato oggi, dal suo organizzatore Roberto Ruini, il percorso del Giro d’Italia Donne. Un evento che prenderà il via da Cagliari il 30 di giugno e si concluderà a Padova il 10 luglio. Saranno 5 le regioni toccate dalle atlete: Sardegna, Emilia-Romagna, Lombardia, Trentino Alto-Adige e Veneto. Una presentazione tardiva, considerando che mancano solamente 3 mesi e mezzo al via della corsa. Cosa che non ha certamente facilitato il lavoro delle 24 squadre partecipanti nella programmazione della stagione. 

Dal 30 giugno al 10 luglio si cercherà l’erede della Van der Breggen
Dal 30 giugno al 10 luglio si cercherà l’erede della Van der Breggen

Meno duro? Forse

Dieci tappe: le prime tre in Sardegna con la cronometro inaugurale di 4,7 chilometri che si svolge all’interno del comune di Cagliari. Le altre due tappe in territorio sardo dovrebbero essere facile preda delle velociste. Dopo il giorno di riposo, che sposterà la carovana del Giro sul “continente” (così chiamano i sardi la penisola, ndr), sarà la volta della tappa 4.

Ci saranno ben 3 Gpm, ma la strada smetterà di salire solamente a 8 chilometri dal traguardo, qui chi avrà la gamba giusta potrà tentare un attacco sognando anche di strappare la maglia rosa. La tappa numero cinque sarà ancora questione di muscoli e watt tutti da sprigionare sul traguardo di Reggio Emilia.

Secondo il cittì Sangalli è un percorso adatto alle caratteristiche di Marta Cavalli che si è già messa in mostra alla Comunitat Valenciana Femines
Secondo il cittì Sangalli è un percorso adatto alle caratteristiche di Marta Cavalli

Le montagne

Prima di salire di quota, ed accendere così definitivamente la miccia di questo Giro d’Italia Donne, si passa da Bergamo. Con una tappa che prevede un circuito iniziale da ripetere 5 volte prima di spostarsi verso la città dalle mura veneziane. L’arrivo ricalca in pieno quello del Giro di Lombardia vinto da Pogacar.

Ci si sposta poi in altura, tappa sette ed il primo arrivo in salita: a Passo Maniva, non ci si può più nascondere. Le tappe otto e nove si corrono in Trentino, 5 Gpm totali: due nella prima e tre nella seconda tappa. Nella frazione numero 9 si affronterà anche la cima Coppi di questa edizione: il passo Daone 1291 metri. La tappa finale di Padova sarà un arrivo ancora per velociste che avranno l’onore di chiudere così questo Giro d’Italia Donne 2022.

TAPPAGIORNOPARTENZA-ARRIVOCHILOMETRI
1ª tappa7 marzocronometro individuale: Cagliari-Cagliari4,7
2ª tappa1 luglioVillasimius Tortoli117
3ª tappa2 luglioCala Gonone-Olbia112,7
4ª tappa4 luglioCesena-Cesena120,9
5ª tappa5 luglioCarpi-Reggio Emilia123,4
6ª tappa6 luglioSarnico-Bergamo114,7
7ª tappa7 luglioPrevalle-Passo Maniva113,4
8ª tappa 8 luglio RoveretoAldeno92,2
9ª tappa 9 luglio San Michele all’AdigeSan Lorenzo Dorsino112,8
10ª tappa 10 luglioAbano TermePadova90,8

Parola al cittì

Parliamo con Paolo Sangalli, neo cittì della nazionale femminile, il quale ha contribuito a disegnare il percorso di questo Giro d’Italia Donne 2022. Corsa che da quest’anno farà parte del calendario WorldTour. 

«Secondo il mio punto di vista – ci dice Sangalli – è un Giro equilibrato, disegnato per essere aperto fino all’ultimo metro. Ci sono le tappe dure, come la settima e la nona, che sono aperte a più scenari, su tutte quella di Cesena e Bergamo. Essendo le tappe in Sardegna per ruote veloci le squadre avranno l’interesse nel tenere la corsa aperta in queste due frazioni, chissà che qualcuno non prenda la maglia già qui».

Erica Magnaldi, del UAE Team ADQ, potrà mettersi in mostra nella tappa numero 7, l’unica con arrivo in salita
Erica Magnaldi, del UAE Team ADQ, potrà mettersi in mostra nella tappa numero 7, l’unica con arrivo in salita

Le tappe di Cesena e Bergamo sembrano disegnate per la Longo Borghini, in particolare la seconda. Potrebbe essere lei una dei nomi di spicco per i colori azzurri?

«Sembra proprio disegnata per lei – ridacchia Sangalli – quel muro finale che porta in città alta potrebbe fare qualche vittima. E’ una che parte sempre per vincere e quindi non si sa mai cosa aspettarsi da lei. Ma non focalizziamoci solamente sul suo nome, sono molte le nostre ragazze che possono fare bene. E’ un tipo di percorso che si addice molto anche a Marta Cavalli, per non parlare della tappa con arrivo a Passo Maniva (unico arrivo in salita, ndr) lì una su cui scommettere è la Magnaldi».

«Per concludere – riprende il cittì – penso sia un Giro pensato bene e con un’ottica WorldTour. Se si considera che poi il 24 luglio parte il Tour de Femmes direi che si incastrano molto bene. Qualcuna potrebbe anche azzardarsi nel correrli tutti e due».

Paladin, morale alto in vista delle Ardenne

03.03.2022
5 min
Salva

Si è presentata brillante, Soraya Paladin, alla nuova squadra. Due buoni piazzamenti – un sesto e un secondo posto – nelle prime due tappe della Volta Comunitat Valenciana che le sono valse anche un giorno da leader della generale. Giornate che le hanno dato tanto morale. La 28enne trevigiana di Cimadolmo ha iniziato bene la sua decima stagione da elite, la prima con i colori della Canyon Sram Racing, team WT tedesco con cui ha firmato un contratto biennale.

Dicevamo dei suoi risultati. Nella prima frazione della gara a tappe spagnola si è buttata nello sprint dominato dall’iridata Elisa Balsamo. Il giorno successivo, in un finale piuttosto mosso, si è lanciata in una fuga a due con la campionessa europea Ellen Van Dijk. La delusione della piazza d’onore dietro l’olandese della Trek-Segafredo è stata tuttavia mitigata dalla maglia arancio di capoclassifica.

Al termine della terza frazione, l’ha dovuta cedere alla scatenata Van Vleuten (vincitrice di tappa e poi della Volta CV) ma la Paladin guarda alle prossime gare con una bella iniezione di fiducia e ottimismo. L’abbiamo sentita a pochi giorni dall’inizio dell’attività agonistica italiana.

Paladin in fuga con Van Dijk nella seconda tappa della Volta CV. La trevigiana ha mostrato brillantezza alla corsa spagnola.
Paladin in fuga con Van Dijk nella seconda tappa della Volta CV
Soraya, come ti sei trovata con la nuova squadra?

Molto bene sinceramente. Sono professionali ed hanno un’organizzazione al top. Dietro le quinte c’è veramente tanto personale che lavora sodo e non ci fa mancare nulla. I due ritiri, prima a Mallorca e poi a Gandia, vicino a Valencia, sono serviti tanto a conoscerci meglio. Siamo un bel gruppo di persone.

Che impressione hai avuto delle nuove compagne?

Molto buona, andiamo già d’accordo ed è un piacere stare assieme. Ho trovato tante atlete forti che sono ben disponibili sia a dare consigli che ad ascoltare o condividere punti di vista diversi. Sono molto predisposte al confronto e credo che sia davvero una cosa buona. Qua trovo Pauliena Rooijakkers che è stata mia compagna alla Liv nelle ultime due stagioni e sono contenta di essere ancora assieme a lei. C’è Alena Amialiusik, una bravissima ragazza che vive in Italia da tanti anni. Le altre le conoscevo già quasi tutte, perché in gruppo fai sempre una chiacchiera un po’ con tutte le avversarie.

Dopo aver fatto le prime corse, che tipo di squadra siete?

Mi piace il modo che abbiamo di correre. Poco attendista, molto aggressivo. Vogliamo fare la gara, portare fuori la fuga. E’ un approccio mentale che apprezzo, molto simile al mio. Forse dobbiamo ancora trovare l’affiatamento giusto, quello si vedrà col passare del tempo, ma dalle prime corse sembravamo già in sintonia. Eravamo un po’ emozionate prima della prima tappa alla Valenciana, però dopo qualche chilometro ci siamo capite al volo, soprattutto nelle fasi più concitate.

Soraya Paladin ripensa al secondo posto nella seconda tappa della Volta CV che le varrà la maglia di leader della generale.
Soraya Paladin dopo il secondo posto nella 2ª tappa della Volta CV
Che ruolo avrai in questa formazione?

Il bello di questo gruppo è che non abbiamo ruoli definiti. Solo per le volate pure o per gli arrivi in salita c’è una leader. Per le altre gare invece, specialmente le classiche, la squadra punta ad avere più atlete nel finale in modo da poter sfruttare una superiorità numerica. Che poi si giochi la vittoria una ragazza o un’altra non importa. L’importante è avere un obiettivo comune e correre per quello. Il mio ruolo è quello di aiutare le compagne forti nel finale di gara, specialmente quelle con le mie caratteristiche. Sarò in appoggio a Niewiadoma, Chabbey e Barnes, però cercherò di cogliere l’occasione di giocarmi le mie carte quando si presenterà.

In pratica quello che ti è successo nella seconda tappa della Volta CV. Cosa è mancato per centrare la vittoria?

Subito dopo l’arrivo ero abbastanza triste per il secondo posto. Però a mente fredda ho pensato che ho perso dalla campionessa europea che ha dimostrato in questo periodo di essere veramente in forma. Forse nel finale avrei potuto anticiparla, ma credo che sarebbe finita allo stesso modo. Come inizio di stagione non è andato male, mi ha dato morale. Gli appuntamenti a cui tengo sono più avanti.

Come proseguirà il tuo calendario?

Correrò la Strade Bianche e a Cittiglio, poi andrò al Nord. Voglio fare bene le classiche, che sono sempre importanti. Le gare delle Ardenne sono quelle che mi si addicono di più. Vorrò mettermi in mostra alla Freccia Vallone, che forse è quella che soffro di più, alla Liegi e all’Amstel. A fine aprile deciderò con la squadra cosa fare. Se Giro o Tour o entrambi, anche se sarebbe difficile. Poi ci sono le manifestazioni con la nazionale. Ho un dialogo aperto col cittì Sangalli, cercherò di capire anche cosa vorrà lui da me per pianificare quella parte di stagione. Naturalmente indossare la maglia azzurra è sempre un grande onore.

Soraya Paladin, un selfie sul podio olimpico di Tokyo con Longo Borghini (bronzo) e Bastianelli
Soraya Paladin, un selfie sul podio olimpico di Tokyo con Longo Borghini (bronzo) e Bastianelli
Sei elite dal 2012 e sei stata sempre in squadre importanti. Qual è la differenza più grande che hai notato in questo decennio?

Direi la cura dei dettagli. Penso sia dovuto al cambiamento del ciclismo in generale, specialmente il femminile. Il nostro livello si sta alzando tantissimo ed è diventato davvero importante. I team stanno investendo sempre di più. Noi atlete abbiamo sempre più cose a nostra disposizione. Abbiamo figure dello staff o mezzi che prima non avevamo.

Soraya un’ultima domanda. A parte la vittoria, c’è qualcosa che vorresti realizzare da atleta a breve o lungo termine?

Sì. Mi piacerebbe continuare a divertirmi correndo in bici. Negli anni ho visto sempre più atlete smettere di correre perché avevano nausea del ciclismo. Un mio obiettivo sarebbe quello di finire senza arrivare a quel punto. Magari vincendo meno gare di quello che vorrei però continuando ad apprezzare la bicicletta. Mi ritengo fortunata perché sto facendo uno sport che mi piace come lavoro.

Callovi in azzurro, finalmente una donna fra le donne

27.11.2021
5 min
Salva

Nel turbinìo di inizio novembre delle nuove nomine della nazionale, c’è anche l’effetto domino che ha riguardato la squadra femminile. Dello staff del cittì Paolo Sangalli (per anni “vice” di Dino Salvoldi e suo successore naturale) fa parte ancora Rossella Callovi, stavolta in qualità di collaboratrice tecnica del settore strada per junior ed elite. 

Per la trentenne originaria della Val di Non – che da due anni vive a Trento dove lavora presso la caserma del 2° Reggimento Genio Guastatori Alpini (in apertura con Letizia Paternoster nella foto Ossola) – è un upgrade professionale importante. Da atleta è stata capace di vincere il mondiale junior 2009, poi nel 2016, a fine carriera, ha intrapreso gli studi universitari a Verona laureandosi in Scienze motorie e conseguendo la Magistrale in Scienze dello sport e della prestazione fisica.

In azzurro a Melbourne 2010, Callovi ha scortato Giorgia Bronzini al campionato del mondo
In azzurro a Melbourne 2010, Callovi ha scortato Bronzini al mondiale
Rossella ti aspettavi questa chiamata?

Diciamo di sì. Erano già tre anni che collaboravo nel settore pista con Salvoldi. Nell’ultima stagione ho intensificato questa mansione con due presenze fisse in pista. Grazie al distacco che ho potuto avere con l’Esercito ed anche al protocollo d’intesa tra le Forze Armate e il Coni, mi è stato permesso di andare a lavorare con la nazionale.

Il tuo ruolo quale sarà e come cambierà rispetto a prima?

Sarò dirottata sulla strada e farò da spalla a Paolo Sangalli, il quale ci darà il calendario delle corse da seguire sia per le elite che per le junior. Sarà fondamentale essere presenti nei campi gara per avere un occhio costante sulle ragazze e valutare le loro performance e risultati. Sarò una sorta di osservatrice che poi dovrà relazionare al cittì in vista di europei e mondiali.

Sarà difficile proseguire il lavoro fatto da Salvoldi?

L’eredità che ha lasciato Dino è enorme e credo che sia merito di ciò che ha seminato in tutti questi anni. Ora la via da percorrere è quella della continuità e cercare di mettere le ragazze nelle condizioni ottimali per fare bene.

Tutto l’ambiente, Callovi in testa, si aspetta molto da Sofia Bertizzolo
Tutto l’ambiente, Callovi in testa, si aspetta molto da Sofia Bertizzolo
Ti spaventa questo nuovo ruolo?

No, sarà stimolante, perché arricchirò il mio bagaglio. Lavorerò sodo mettendo a disposizione le mie risorse e competenze. Credo che operando in una certa maniera, dando il cento per cento, ciò che arriverà sarà una conseguenza.

In questa prima stagione da “vice” di Sangalli quale potrebbe essere una tua soddisfazione?

Eh, bella domanda (sorride, ndr). Per me una grossa soddisfazione è quando ottieni la fiducia delle atlete con cui lavori. In pista, ad esempio, è stato così e vorrei fosse altrettanto anche per la strada. E’ chiaro che, seguendo una certa programmazione di allenamenti e ritiri, avere degli obiettivi come europei e mondiali è fondamentale per fare tutto al meglio.

Come tecnico, qual è la qualità in cui ti senti più forte e quella che vuoi migliorare?

La migliore direi quella di tradurre le sensazioni e le necessità che l’atleta ti riporta sulla propria condizione fisica. Mettere tutto sul lato pratico e quindi trovare le eventuali soluzioni. Credo che l’aver corso in bici e i miei studi mi aiuteranno a recepire meglio il messaggio delle ragazze. La qualità invece che vorrei approfondire di più è quella dei rapporti che ci sono attorno alle atlete e alle società.

Bulleri Vuelta CV 2021
Rossella Callovi si aspetta molto anche da Chiara Consonni, che definisce «un trattore»
Bulleri Vuelta CV 2021
Callovi si aspetta molto anche da Chiara Consonni, che definisce «un trattore»
Nel 2022, a parte le solite note, ci sono alcune atlete da cui ti aspetti qualcosa?

Sì, ne ho tantissime per la verità, ma alcune le osserverò maggiormente. La prima è la Paternoster, cui sono stata molto vicina nell’ultimo periodo. Sono curiosa di rivederla su strada. Si è rilanciata in pista nel finale di stagione dopo che aveva avuto un po’ di problemi per un anno abbondante. La seconda è la Zanardi, che mi piace particolarmente e che ha ampi margini di miglioramento. Nome scontato anche il suo, ma che dovrà confermare l’enorme crescita fatta nel 2021.

Altri nomi?

Un’altra ragazza è la Bertizzolo. Ha un potenziale incredibile che vorrei lo mettesse bene in mostra nella nuova squadra e vorrei che il suo percorso di corridore crescesse ulteriormente. Poi c’è Chiara Consonni, che ha uno spunto molto veloce e sarà la prima punta della Valcar. Per me lei è un trattore (ride, ndr) e potrà togliersi delle soddisfazioni.

Siamo tutti curiosi di capire cosa potrà fare Barale (qui al centro dopo l’arrivo di Leuven 2021) al primo anno fra le elite
Cosa potrà fare Barale (a destra, a sinistra Ciabocco) al primo anno fra le elite?
Per quanto riguarda le più giovani, da chi sei incuriosita?

C’è un bel vivaio tra le junior. Ad esempio Venturelli e Ciabocco (rispettivamente primo e secondo anno, ndr) sono molto forti ma le lascerei libere da pressioni. Piuttosto vi faccio un paio di nomi di ragazze neo-elite. Valentina Basilico (andrà alla BePink, ndr) che quest’anno ho visto da vicino in pista dove ha vinto l’europeo junior e quattro medaglie ai mondiali al Cairo. Mi ha colpita il suo modo di correre. L’altra è Francesca Barale (passerà al Team Dsm, ndr) per il suo approccio alla gara. Non sta sulle ruote, non si risparmia ed ha la mentalità giusta per attaccare.