«Per me è un bel percorso. Un percorso che accontenta un po’ tutte le atlete e la cui difficoltà va in costante crescendo, fino al gran finale sull’Alpe d’Huez». Giada Borgato ci presenta il tracciato del prossimo ed imminente Tour de France Femmes, che vedrà impegnate le atlete dal 12 al 18 agosto.
Anche se la Rai non trasmetterà la corsa francese, Giada si è preparata bene. Ha preso le carte e i suoi appunti della Grande Boucle. E infatti quando l’abbiamo sentita, era davvero sul pezzo.
Giada, sette giorni, otto tappe da Rotterdam all’Alpe d’Huez: su carta sembra più facile rispetto all’anno scorso. Cosa ne pensi?
Vero, a sensazione è meno duro dell’anno scorso. Ma attenzione, a me quel che colpisce parecchio è la lunghezza delle tappe. Le ultime quattro frazioni sono molto lunghe e lo abbiamo visto anche alle Olimpiadi cosa vuol dire per le ragazze affrontare certi chilometraggi. Non ci sono abituate. A Parigi man mano crollavano per la distanza e non perché il percorso fosse duro. Rispetto al Giro d’Italia Women ci sono anche 20-30 chilometri in più e questi si faranno sentire. Immagino che una Vollering che ha puntato tutto sul Tour abbia lavorato molto sul fondo e la distanza. Le altre magari hanno avuto meno occasione per farlo.
Si parte dall’Olanda: appena 200 metri di dislivello nelle prime tre tappe (e 9.000 nelle ultime tre)…
Le prime tappe in effetti sono dei veri piattoni. E’ l’Olanda! Immagino che le squadre delle velociste, su tutte la SD Worx con la Wiebes, controlleranno la corsa. La seconda frazione è una semitappa di 69 chilometri, ancora piatta, ancora per sprinter.
Ecco, cosa ti aspetti da questa tappa? Si riscalderanno? E le big si risparmieranno per la cronometro del pomeriggio?
Credo proprio che faranno i rulli prima di partire. Sarà una fiammata, una tappa strana in cui si andrà a blocco dall’inizio alla fine. Immagino che qualcuna proverà a scappare, ma credo anche che difficilmente ci riuscirà. Sarà un’ora o poco più di gara e non credo che le donne di classifica si risparmieranno, piuttosto penseranno a stare attente, a stare davanti.
E quindi al pomeriggio c’è questa crono di 6,3 chilometri. Non ti sembra un po’ corta?
In effetti è praticamente un prologo. E’ totalmente piatta senza neanche difficoltà planimetriche: lunghi rettilinei, sette curve e una rotatoria. Piuttosto una sfumatura interessante potrebbe essere quella degli orari di partenza. La prima ragazza scatta alle 15,10, l’ultima un bel po’ dopo, è interessante per valutare i tempi di recupero. In ogni caso, salvo un meteo particolare, immagino distacchi brevi, al massimo di 10”-15”, ovviamente parlo di chi fa classifica. Forse una Niewiadoma, potrebbe pagare qualcosina di più.
Hai parlato di tempi di recupero, ti aspetti che qualche big per poter partire dopo faccia lo sprint nella semitappa del mattino?
Non credo. Penseranno più a stare attente a non cadere, anche perché saranno tutte fresche e con la voglia di fare bene, quindi meglio togliersi dai guai.
Visto il tracciato così filante di questa crono e povero di curve, secondo te qualche ragazza prenderà spunto da Van Aert e correrà con la doppia lenticolare?
A mia memoria non ricordo donne che abbiano usato la doppia lenticolare. Le ragazze sono mediamente più leggere e la bici non è facile da guidare, quindi direi di no: niente doppia lenticolare. Poi magari qualcuna della Visma-Lease a Bike avrà provato questa soluzione e ci stupirà. Ovviamente meteo permettendo.
E arriviamo alla quarta tappa: Valkenburg-Leigi e qui le cose cambiano. In pratica si passa dall’Amstel Gold Race, alla Liegi appunto…
Questa è bella tosta e arriva dopo le due semitappe del giorno prima. Due semitappe che lasceranno il segno e che vedranno le ragazze impegnate dalla mattina alla sera. I tempi di recupero in questi casi si allungano. Questo sarà il primo vero banco di prova per le donne di classifica.
Chi fa le classiche è avvantaggiato?
Certo, poi però è anche vero che tra le donne è un po’ diverso rispetto agli uomini. Tutte, specie le più forti, fanno le classiche. Quindi conoscono le strade, il vento, le salite e quel che le aspetta. Tutte insomma hanno fatto una Liegi. E questo discorso vale anche per il possibile vento che potrebbero trovare nelle prime tappe olandesi. Tutte le ragazze hanno corso quelle classiche.
Quinta tappa: Bastogne-Anméville di 152 chilometri…
Qui le cose cambiano ancora. La distanza inizia ad essere importante. Il Tour Femmes la dà come tappa di pianura, ma è un continuo su e giù. Ci sono quasi 2.000 metri di dislivello. Anche in questo caso bisognerà tenere conto delle fatiche precedenti. Che dire? Una Wiebes su questi strappi non si stacca, però è anche vero che le squadre dovranno pensare anche alle donne di classifica, a non sprecare troppo. Dipenderà tutto da quanto terranno chiusa la corsa. Mentre è da fuga la tappa del giorno dopo
La sesta…
Quella di Morteau. In teoria potrebbero anche emergere le donne di classifica, però anche vero che grandi occasioni per fughe non ce ne sono e questa potrebbe essere la tappa ideale per le attaccanti. Certo che se in questa sesta tappa dovesse arrivare una fuga sarebbe una fuga di qualità. Comunque c’è anche qualche salita lunga, specie nella seconda metà della tappa. In più correranno sempre nelle ore più calde e se le cose saranno come al Giro Women anche questo sarà un fattore di cui tenere conto e che potrebbe fare la differenza.
Le ultime due frazioni sono sulle Alpi. S’inizia con Le Grand Bornand, il cui finale è dolce…
Qui si deciderà il Tour Femmes. Con la settima tappa avremo una classifica ben delineata. Magari qualche atleta, che era ancora ancora davanti perché era riuscita ad infilarsi, perché aveva preso qualche fuga e si era mossa bene sugli strappi, qui non si potrà nascondere. La tappa di Le Grand Bornand è lunghissima, 167 chilometri, e le ultime due scalate anche se sono di seconda categoria vanno quasi intese come una sola salita, visto che sono separate da una discesa brevissima. Vero, le pendenze non sono esagerate, ma nel complesso ci sono 3.000 metri di dislivello.
Gran finale, ottava tappa, sull’Alpe d’Huez. Che distacchi ti aspetti su una salita simile? Grandi oppure saranno tutte livellate dalla fatica?
Una salita iconica. Sarà un finale bellissimo. E sarà bello vederci le donne. Ancora una volta mi spaventano i chilometri di questa tappa, sommati a quelli effettuati tre giorni precedenti. Riguardo ai distacchi non è facile parlarne. Bisognerà vedere come arriveranno ai piedi dell’Alpe. Se staranno bene non saranno troppo distanti le une dalle altre, ma se qualcuna dovesse andare in crisi farà presto a perdere tanti minuti su quelle pendenze.
Che andamento tattico vedremo in questa frazione finale?
Chi non ha più nulla da perdere tenterà il tutto e per tutto… tanto il giorno dopo può restare a letto! Chi va bene in salita ci proverà. In fase di avvio ci sarà bagarre, mentre le big se ne resteranno tranquille fino al Glandon. Questa è una scalata di 20 chilometri, dura… Lì qualcosa succederà, fosse anche solo che qualcuna si stacca. Ma poi è interessante anche la discesa con quel muretto spaccagambe prima di arrivare in basso. Gambe fredde e sbam! Questo strappo… E poi sull’Alpe chi ne avrà andrà.
Si corre in sette, quanto è importante avere una squadra forte su questo percorso?
La squadra è sempre importante, ma in questo caso forse lo è quasi più per le velociste nella prima parte del Tour che non per le donne di classifica. Perché poi c’è tanta salita e tutta nel finale e lì contano le gambe soprattutto. La squadra conta soprattutto per chiudere. Potrebbe essere molto utile nella tappa di Liegi, se qualcuna dovesse andare un po’ in difficoltà o fosse un po’ distratta. Mentre in salita, tra le donne, non ci sono dei blocchi forti come tra gli uomini.
Cioè?
Se hai una compagna che tiene in certi momenti, vuol dire che è una capitana, più che una gregaria. Sì forse Fisher-Black e Vollering o Niewiadoma e Bradbury, ammesso che la giovane australiana ci sarà, ma sono solo in due compagne e solo in pochi casi.