L’agenda di Villa verso i mondiali non ha pagine bianche

04.10.2022
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Seconda settimana di ritiro per gli azzurri della pista ieri a Montichiari. La stagione della strada è ancora nel vivo e alcuni fra i nostri pistard più forti stanno ancora correndo con le rispettive squadre. Milan e Viviani hanno corso e vinto alla CRO Race. Consonni ha vinto in Francia. Le ragazze oggi corrono alla Tre Valli Varesine e Ganna si divide fra la preparazione del record dell’Ora e i lavori per il quartetto. Insomma, per Marco Villa sono giorni come partite di Tetris, in cui riuscire a incastrare ogni cosa al meglio, con l’obiettivo dei mondiali che si apriranno a Saint Quentin en Yvelines il 12 ottobre.

«Sono a Montichiari da stamattina – conferma Villa – abbiamo fatto quattro giorni settimana scorsa e quattro questa. Stiamo lavorando un po’ random. Ieri mattina c’era la Balsamo, poi è andata via perché oggi fa la Tre Valli. La recupero stasera, come la Consonni e la Zanardi. E poi sto con loro fino a venerdì. Degli uomini, domani arriva Simone Consonni. Elia viene da giovedì. Milan arriva oggi pomeriggio». 

Simone Consonni arriva ai mondiali pista con una fresca vittoria. Agli europei, argento nell’omnium
Simone Consonni arriva ai mondiali pista con una fresca vittoria. Agli europei, argento nell’omnium
E’ tanto diverso come avvicinamento rispetto all’anno scorso, in cui venivate dalle Olimpiadi mentre quest’anno c’è la stagione piena su strada?

Sì, però siamo abituati. Qualcuno ci arriva anche bene, quindi non lamentiamoci.

Hai già fatto le assegnazioni dei ruoli nelle varie specialità?

No, non ancora. Voglio fare ancora una prova mercoledì coi ragazzi e venerdì con le ragazze. Poi coi maschi andiamo a Grenchen a vedere Pippo. Loro arrivano sabato, io vado venerdì. E poi da lì andiamo coi mezzi a Parigi, che sono circa 5 ore.

Villa conferma che i test per l’Ora di Ganna sono cominciati a Montichiari, assieme a prove di quartetto
Villa conferma che i test per l’Ora di Ganna sono cominciati a Montichiari, assieme a prove di quartetto
Pippo come si gestisce tra mondiali e record dell’Ora?

Sta andando bene. Oggi farà dei lavoretti di assimiliazione del quartetto, ma stando sul leggero perché ieri sera abbiamo fatto una prova, mercoledì faremo un test gara e poi va a casa. 

Hai capito come gestire i due gruppi, uomini e donne?

Quest’anno ci sto prendendo le misure e le stanno prendendo anche loro. Stanno cercando di conoscermi e di capirmi. Si allenano insieme. Ieri le ho messe con il quartetto dietro ai ragazzi per fare dei lavori di frequenza. Mi sembra di vederle entusiaste e motivate.

Agli europei di Monaco, Viviani ha conquistato la vittoria nell’eliminazione in cui è iridato
Agli europei di Monaco, Viviani ha conquistato la vittoria nell’eliminazione in cui è iridato
I riscontri sono stati positivi, no?

Quello che abbiamo visto agli europei e alle Coppe del mondo potrebbe anche dimostrarlo, però vediamo. Anch’io sto cercando di conoscerle sempre meglio e di capire fin dove spingermi con gli allenamenti e coi carichi di lavoro. Insomma magari ci azzecco, magari sbaglieremo qualcosa e torneremo indietro. Però abbiamo un anno e mezzo per arrivarci.

Rispetto all’anno scorso parti per i mondiali con più o meno certezze?

L’anno scorso venivamo da un titolo olimpico, quindi avevamo delle certezze. Quest’anno arriviamo con qualche cicatrice. Non nascondo che l’europeo mi ha lasciato un po’ di ferite aperte per quanto riguarda il quartetto maschile.

Martina Fidanza a Parigi per difendere l’iride del 2021
Martina Fidanza a Parigi per difendere l’iride del 2021
Le avete guarite queste ferite? Vi siete chiusi nello spogliatoio e avete chiarito tutto?

Sanno che devono riconquistare quel pezzo di fiducia che da qualche parte mi è rimasta dentro. Quello che è successo ha aperto anche una finestra, una porta ai giovani che ci sono dietro e che nel frattempo hanno vinto i campionati europei under 23 nel quartetto e si sono fatti valere nelle altre gare. Io prima di tutto ho avuto rispetto dei titoli vinti, però agli europei gli altri mi hanno fatto capire che posso aprire e loro stessi devono accettare la cosa.

Cominci anche tu a prendere dimestichezza con l’abbondanza, mentre una volta il quartetto erano 5-6 atleti…

La rosa è ampia, lo sanno anche loro, lo vedono. E se prima per far entrare un giovane guardavo a quello che è stato fatto, adesso devo mettere sulla bilancia un po’ tutto. E’ vero che comanda il cronometro, però di fronte a campioni del mondo e campioni olimpici avrò sempre rispetto. Ma se vogliamo stare in alto, bisogna prendere quello che c’è di meglio, sperando che la concorrenza sia di stimolo per tutti.

Moro Glasgow 2022
Manlio Moro è un inseguitore nato: sia nell’individuale, sia nel quartetto. Secondo Villa è uno che spinge da dietro
Moro Glasgow 2022
Manlio Moro è un inseguitore nato: sia nell’individuale, sia nel quartetto

Il quartetto di Tokyo resta la prima scelta, insomma, ma alle spalle dei ragazzi d’oro spingono Boscaro, Moro, Pinazzi e Galli. Fu proprio l’inserimento prepotente di Milan a spalancarci la strada verso l’oro olimpico e non è un mistero che anche altri spingano per entrare. In tutto ciò, c’è da far crescere il gruppo delle ragazze che dal lavoro con gli uomini ammettono di trarre ispirazione e qualità. Manca una settimana all’inizio dei mondiali. Saranno sette giorni di test e sorrisi tirati. Andiamo a Saint Quentin en Yvelines con tanto da conquistare, ma anche tanto da difendere.

La rinascita della velocità azzurra spiegata da Bragato

10.08.2022
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La differenza nel settore velocità azzurro l’hanno fatta la volontà di cambiare marcia, il tempo speso e l’entusiasmo di Ivan Quaranta. Parlando con Diego Bragato che segue la preparazione degli sprinter azzurri, il succo è proprio questo, a conferma che ci fosse soprattutto da rimboccarsi le maniche.

«Parlavamo con Miriam Vece che lavora ad Aigle con il suo allenatore – racconta Bragato – e ci rendevamo conto che lassù facessero le stesse cose nostre, ma tutti i giorni. Invece noi ci limitavamo a raduni meno frequenti e a programmi più blandi. Eravamo più concentrati sui corridori di endurance, che hanno la loro routine fatta di pista e strada. E quando venivano a Montichiari bastavano dei richiami. Invece per i velocisti la continuità palestra-pista è fondamentale. Ma c’erano poche risorse. Invece adesso Ivan si è buttato e di colpo le cose sono cambiate».

Bragato non ha dubbi: la svolta nella velocità è venuta con l’interesse federale e l’impegno di Quaranta (foto FCI)
La svolta nella velocità è venuta con l’interesse federale e l’impegno di Quaranta (foto FCI)
Da dove siete partiti?

Dai corridori che già conoscevamo e poi abbiamo iniziato ad allargare il campo degli juniores. Avendo buone prospettive siamo andati a parlare con atleti e squadre, proponendo loro di entrare nel gruppo velocità. Sul fronte della preparazione, fra Marco Compri e il sottoscritto c’era già il bagaglio di esperienze messe a punto prima con Ceci e poi con Matteo Bianchi, per cui programmare l’attività non è stato impossibile.

In che modo siete stati accolti?

Prendiamo la Campana Imballaggi, una delle società più coinvolte. Abbiamo detto loro che avremmo fatto più raduni, proponendogli che fossero ancora loro a gestire la componente strada per ottenere una formazione globale degli atleti. Si è creato un bel clima.

Le partenze, i cambi, l’affinità per gi europei, costruiti in ritiro a Montichiari (foto FCI)
Le partenze, i cambi, l’affinità per gi europei, costruiti in ritiro a Montichiari (foto FCI)
Quindi il velocista ha comunque bisogno della strada?

I tornei sono lunghi, le volate da ripetere sono tante. Predomo agli europei ha ottenuto nelle volate dei tempi migliori rispetto alle qualifiche (in apertura il bolzanino agli europei di Anadia, foto UEC). Segno che aveva una base migliore rispetto agli avversari.

Si è trattato quindi di intensificare la loro presenza in pista?

Sono sempre collegati con ritiri più o meno lunghi. Come base, c’è Montichiari per due volte a settimana. Ma prima degli europei, abbiamo fatto un ritiro di tre settimane. E in quella fase, si guardavano i video degli avversari, si facevano prove delle batterie uno ad uno. Potevano confrontarsi fra loro e il confronto in queste fasi aiuta a crescere. Chiedete a quelli del quartetto di ogni volta che ci sono selezioni da fare e che tirate danno…

Le indicazioni di Miriam Vece sono state cruciali per il rilancio del settore velocità (foto FCI)
Le indicazioni di Miriam Vece sono state cruciali per il rilancio del settore velocità (foto FCI)
Il ruolo di Miriam Vece qual è stato?

Abbiamo sempre parlato e ci dava le informazioni di quello che fanno a Aigle. Il progetto velocità è nato così. Lei adesso è legata al suo allenatore, ma abbiamo bisogno che torni in Italia. Speriamo di poterla riportare presto a casa.

Le sinergie con la Bmx sono così efficaci?

Sono contento dei risultati di Tugnolo. Abbiamo copiato dal sistema olandese, grazie a un cittì come Lupi che ha una buona apertura mentale. Siamo passati dal fatto che la pista possa essere per loro una buona fase di preparazione, al capire se siano possibili degli sviluppi diversi. Tugnolo è stato il primo a crederci e a raccogliere risultati.

E’ un processo bidirezionale? Un pistard potrà passare alla Bmx?

Negli juniores e a salire, temo sia unidirezionale. Per correre nella Bmx serve un livello tecnico altissimo, che non costruisci da grande se non l’hai fatto da bambino. Difficilmente uno junior può passare dalla pista alla Bmx. Ma lo stesso Tugnolo, ad esempio, per un po’ potrà ancora farle entrambe, perché nella Bmx è uno dei migliori. Poi penso che dovrà scegliere.

Quali sono i punti comuni?

Entrambi lavorano tanto sulla forza. L’atleta della Bmx nasce facendo palestra e partenze da fermo, il modo in cui dovrebbero crescere i velocisti. Con palestra e volumi di forza crescenti. Il problema è la paura di non andare più in salita e non vincere le volate su strada.

Bragato segue la preparazione del gruppo azzurro, fra endurance e velocità
Bragato segue la preparazione del gruppo azzurro, fra endurance e velocità
Occorre offrirgli alternative consistenti.

Abbiamo esordienti capaci di tempi ottimi a livello internazionale, titubanti davanti alle scelte da fare. La strada in Italia è un richiamo fortissimo. La nostra preoccupazione ora è consolidare questo percorso, per proporre loro un’alternativa.

Il Thomas che non ti aspetti, raccontato dalla Alzini

10.02.2022
6 min
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«Te la sei voluta tu – le diciamo – dando quella risposta l’altro giorno su Benjamin Thomas!». Martina Alzini scoppia a ridere e dice che dovrebbe chiederci dei soldi per l’anteprima. Le rispondiamo che a pagarla dovrebbe essere semmai il compagno francese, cui ha portato così fortuna.

«Vincerà prima lui di me – aveva detto nell’intervistasolo perché inizia a correre in anticipo, non perché sia più forte. Scrivi bene, così come ti ho dettato, mi raccomando. So che ci tiene alle prime gare in Francia e ovviamente gli auguro di raccogliere dei buoni risultati fin da subito».

Neanche il tempo di dirlo e Bejamin ha vinto l’Etoile de Besseges con 16″ su Bettiol e 32″ su Johannessen. Si va avanti di battute finché il discorso con l’atleta della Cofidis non arriva al motivo della chiamata: in che modo si supportano nella vita di tutti i giorni due che fanno lo stesso mestiere e adesso per giunta nella stessa squadra? Quali consigli si danno?

Uno dei rari casi di… accordo fra Italia e Francia: a sinistra Benjamin, a destra Martina
Uno dei rari casi di… accordo fra Italia e Francia: a sinistra Benjamin, a destra Martina

Martina coglie subito lo spunto e la conversazione prende il largo in modo profondo e divertito. «I consigli sono tanti – dice – perché in ballo c’è anche la pista. Quest’anno “Ben” ha iniziato bene anche su strada, ma non dimentichiamo che è uno dei leader mondiali della pista. E’ di un’altra Nazione, eppure mi dice quello che fanno loro, con la sensibilità di non mettere bocca nella mia programmazione e nel mio lavoro. Non ha mai detto una parola di troppo che abbia potuto incidere sulla psicologia di una ragazza, che è già abbastanza delicata di suo…».

Deve essere stato strano lavorare entrambi per le Olimpiadi ed essere entrambi a Tokyo…

Abbiamo avuto degli avvicinamenti diversi, ognuno con le sue tensioni. Ha osservato le mie, ma non si è mai permesso di fare un’osservazione (mentre lei parla viene da pensare allo stillicidio di notizie che portarono all’annuncio della squadra azzurra per Tokyo, con le ragazze portate sino all’ultimo a prezzo di grandi tensioni, ndr). Mi supporta tanto, ma sa quando fare un passo indietro e starmi accanto nei momenti di difficoltà.

In cosa ti supporta?

Avevo tante incertezze e semplicemente mi ha fatto aprire gli occhi. A volte non riuscivo a seguire alla lettera gli allenamenti e la vivevo male, Ben mi ha insegnato ad avere lucidità e il giusto distacco. Mi piace, perché questa cosa è reciproca. Mi viene in mente la sua Olimpiade. Era il favorito dell’omnium, per cui il quarto posto nella corsa a punti è stato un momento difficile. Sapeva però che, al di là del risultato, poteva stare con le persone a lui più care, cioè i suoi genitori, il suo allenatore e ovviamente io.

Si dice che sia sbagliato portarsi il lavoro a casa…

Infatti ci sono dei momenti in cui lasciamo il ciclismo da parte e cerchiamo di godere di una vita normale, ma succede a fine stagione.

Vi allenate insieme?

Quando siamo sul lago, capita spesso ed è bello. Non è di quelli che parte subito a tutta e non molla mai. Ha un’andatura che mi piace, non va sempre come un pazzo. Chiaro che quando deve fare i suoi lavori, prende vantaggio, ma poi torna sempre (ride, ndr). E comunque per noi ragazze è sempre un bello stimolo uscire con qualcuno che va più forte. Però adesso (la voce cambia tono, ndr) questa cosa adesso dovete scriverla bene…

Che cosa?

Che in certi sprint, magari quelli con partenza da fermo perché in quelli lanciati non c’è margine, non vi nascondo che a volte lo batto. Bisogna che lo scriviate bene (ride di gusto, ndr). Sono cose che si fanno in allenamento, quando viene fuori l’ignoranza del corridore di fare la volata al cartello. E’ divertente e mi aiuta, ho conosciuto pochi con una mentalità come la sua.

Nella tua scelta di andare alla Cofidis ha pesato la sua presenza?

La verità? E’ una cosa che all’inizio mi ha limitato parecchio. Alla Valcar stavo bene ed è rimasta nel mio cuore, ma qui ho i miei spazi. Io adesso sono in Spagna con la mia squadra, mentre lui è a casa con la sua famiglia. Ognuno ha il suo lavoro, anche se Vasseur è manager di entrambi. Se ci sono contatti, è per aiutarmi a spiegare in francese le cose più tecniche, ma lì si ferma. Ho capito cosa significa avere l’etichetta. Figlio di… Compagna di… Cercherò di dimostrare che posso fare la mia carriera e dovrò farlo presto, sennò si… ringalluzzisce, visto che lui ha già vinto e io no (sbotta ancora a ridere, ndr).

Come fate a non scambiarvi i panni in lavatrice?

In lavatrice adesso è un casino (prosegue il buon umore, ndr). Prima le maglie della Valcar si riconoscevano, adesso l’unica differenza è che lui ha il logo WorldTour e io quelle della continental. Ma dite anche questo: il signor Thomas è disordinato!

Quindi ce l’ha un difetto, cominciavamo a preoccuparci…

Scrivetelo, è disordinato e deve imparare a mettere in ordine. Però per contro è capace di stirare i vestiti, per cui si fa perdonare.

Quando cominci?

Alla Valenciana il 17 febbraio, settimana prossima, per arrivare alle gare del Nord con in po’ di chilometri. Aspettiamo poi gli inviti di Giro e Tour e non nego che mi piacerebbe farli entrambi, senza però tralasciare la pista, da cui possono arrivare i risultati migliori. Vorrei fare una o due Coppe delle Nazioni, poi europei e mondiali.

Con Benjamin hai mai girato a Montichiari?

Mai insieme, perché anche lo scorso anno la struttura era chiusa al pubblico e aperta solo a noi della nazionale. Una frase che mi dice sempre è che quando smetterà gli piacerebbe insegnare pista ai bambini. Ecco, sarebbe bello se potesse farlo a Montichiari

Nessun posto è garantito. E Lamon si rimbocca le maniche

01.02.2022
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Si riparte. Azzeri il contachilometri. Infili la nuova maglia e cominci a guardare avanti. Così Francesco Lamon, campione olimpico di Tokyo nel quartetto ha resettato tutto e sta concludendo il ritiro con la Arvedi. Chiuderanno domani, poi si sposteranno a Montichiari per qualche giornata in pista. Il velodromo ha riaperto ed è stato come tornare a casa.

«Ma in realtà – sorride il veneziano – col fatto che il primo appuntamento in pista sarà a Glasgow per fine aprile, avere la pista chiusa e privilegiare il lavoro su strada è venuto anche bene. Abbiamo fatto un bell’inverno, con i ritiri fra Spagna, Canarie e Sicilia. Sarei dovuto partire a correre alla Vuelta San Juan in Argentina, che sarebbe stata utile per il caldo. Invece comincerò con la San Geo. In attesa di capire se Villa mi convocherà per qualche corsa in maglia azzurra, cercherò di fare più corse possibili su strada con la squadra».

Indossatore per Emotion Energy, linea di abbigliamento delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)
Indossatore per Emotion Energy, linea di abbigliamento delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)
La Arvedi si è scissa dalla Biesse…

E adesso siamo quasi tutti ragazzi, anche i giovani, con esperienza in pista. Il direttore sportivo è Casadei e alla base c’è l’accordo con Villa. Gli sponsor tecnici sono gli stessi della Federazione. E’ una bella situazione, così come sono molto contento di come sta andando con le Fiamme Azzurre.

Ti hanno festeggiato dopo le Olimpiadi?

Sono con loro dal 2018 e l’oro di Tokyo è stata la prima vittoria olimpica, per cui erano e sono contentissimi. Alcuni li ho trovati all’aeroporto quando sono arrivato, davvero una splendida situazione.

Dopo un oro olimpico come si fa a resettare tutto?

Pensando ai prossimi obiettivi. La prima cosa sarà fare dei bei punti per la qualificazione di Parigi 2024. La prima occasione saranno gli europei e sarà bene qualificarsi presto in modo da essere tranquilli come prima di Tokyo.

Quattro chiacchiere fra Ganna e Lamon ai mondiali di Roubaix
Quattro chiacchiere fra Ganna e Lamon ai mondiali di Roubaix
E’ cambiato qualcosa per te sul piano tecnico?

La posizione in bici è sempre quella, invece ho lavorato tanto di più sulla resistenza, che è quel che un po’ mi mancava. I tanti lavori fatti su strada sono certo che daranno i loro frutti anche in pista.

Sei stato finora il lanciatore del quartetto, pensi che sarà per sempre il tuo ruolo?

Non so dirlo, ci sta che emerga qualche giovane più forte. Non dirò mai che è il mio ruolo e basta. L’obiettivo è riconfermarmi al miglior livello, sapendo che il gruppo ha fiducia in me.

Chi potrebbe portarti via il posto?

Ci sono giovani che crescono e lo stesso Milan al mondiale ha dimostrato di essere tagliato per quel lavoro, anche se i tempi fatti sono stati diversi. So che per caratteristiche è un ruolo che mi appartiene.

Dice Consonni che ogni volta in pista è guerra per tenere il punto…

Dice così perché di base siamo… ignoranti e ci piace scherzare anche facendo tempi sempre migliori. Ma di certo quando ci giocavamo un posto per Tokyo, non ci siamo mai risparmiati. Fra atleti la voglia di dimostrare il proprio valore deve esserci.

Francesco Lamon, l’uomo delle partenza: un ruolo delicatissimo
Francesco Lamon, l’uomo delle partenza: un ruolo delicatissimo
Com’è stato andare in ritiro con le ragazze?

Alla fine siamo sempre quelli di quando andiamo alle gare. E a guardare il mondo fuori, eravamo gli unici con i due blocchi così distinti. Credo si possa lavorare bene, si percepisce che il gruppo è già ben amalgamato.

Pensi che avere solo tre anni prima di Parigi inciderà in qualche modo? 

Avere davanti un anno in meno non cambia tanto, preferisco semmai pensare che abbiamo avuto un anno in più per costruire il nostro oro.

Villa detta la linea: uomini e donne sempre insieme in pista

16.11.2021
4 min
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Marco Villa è a Gand, seguirà la Sei Giorni che inizia stasera con due under 23, Mattia Pinazzi e Davide Boscaro, perché mandino a memoria i meccanismi e il tipo di sforzo. Nel frattempo però il tecnico azzurro sta tracciando programmi e ordinando le idee, dato che il settore pista a lui affidato è raddoppiato con l’arrivo delle donne. Il fatto di non disporre del velodromo di Montichiari non sarà un grosso problema per la nazionale, data l’assenza di appuntamenti ravvicinati.

A gennaio gli azzurri torneranno alla Vuelta San Juan, come anche nel 2020
A gennaio gli azzurri torneranno alla Vuelta San Juan, come anche nel 2020

«I prossimi impegni saranno dei ritiri su strada – dice – a partire dal 25 novembre alle Canarie, con il gruppetto che poi porterò alla Vuelta San Juan, così faccio correre quelli che fanno meno attività di club. Lamon, Scartezzini, Bertazzo. A Liam stiamo cercando di dare una mano. Da campione del mondo, mi sento in dovere di aiutarlo a trovare una squadra. Ha guadagnato la qualifica olimpica, è importante. A lui nessuno ha mai regalato niente e ha avuto tanta sfortuna, compresa l’ernia del disco nello stesso periodo in cui esplodeva Milan. Bertazzo se lo merita».

Quando si comincerà a parlare di pista?

Ad aprile ci sarà la prima prova di Coppa del mondo, che ora si chiama Coppa delle Nazioni. Dal 21 al 24 a Glasgow. Proseguiranno a maggio e a giugno, anche se ancora in calendario non ci sono le località. Ad agosto ci saranno gli europei a Monaco, con tutte le discipline, per cui dovrò gestirla bene con chi farà strada.

Bertazzo è l’unico degli iridati di Roubaix ancora senza squadra, merita molto di più
Bertazzo è l’unico degli iridati di Roubaix ancora senza squadra, merita molto di più
Quando riapriranno Montichiari?

L’architetto di Sport e Salute con cui ho parlato mi ha detto fine gennaio, altre voci parlano di febbraio-marzo. Io preferisco credere che sia a gennaio.

Come gestirai le ragazze, che non saranno a Gand e tantomeno a San Juan?

Cercherò di fare lo stesso programma. L’idea è di allenarli insieme in pista. Se ci sono da fare i lavori del quartetto, gireranno insieme uomini e donne. Se si lavora sulla madison, si può pensare a coppie miste, anche per alzare il livello tecnico delle ragazze. Credo piuttosto che il lavoro da fare sarà conoscere i loro tecnici…

Nei giorni degli europei di agosto, Balsamo potrebbe correre strada e pista: come farà?
Nei giorni degli europei di agosto, Balsamo potrebbe correre strada e pista: come farà?
Sono tutti sconosciuti?

Non tutti, ma alcuni sì. Ho ereditato un settore in salute, perché Salvoldi ha lavorato bene. Solo che adesso le ragazze stanno tutte diventando professioniste e sono passate in squadre WorldTour, per cui entrano in ballo manager, team manager e preparatori. Dovrò confrontarmi e guadagnarmi la loro fiducia, come ho fatto con gli uomini. Ad esempio non conosco Ina Teutenberg, direttore sportivo alla Trek.

Avrai dei collaboratori per le donne?

Ci sarà Bragato. Amadio mi consiglia di far seguire a lui le ragazze, ma visto che sono io il commissario tecnico, le voglio gestire in una certa maniera. Bragato sarà quello che avrà i riferimenti, ma il responsabile sarò sempre io come coi maschi. Mi toglierà quel lavoro di contatti e di programmazione settimanale. Se devo capire chi viene la settimana prossima in ritiro, non posso mettermi a fare 28 telefonate. Vorrà dire che Masotti chiamerà i 14 uomini e Bragato le 14 donne. Però il modo di allenare resta il mio, perché non voglio dividere i settori.

Continua anche con le donne la collaborazione fra Marco Villa, a sinistra, e Diego Bragato, a destra
E’ stato Marco Villa a coinvolgere Bragato per la prima volta
In che senso?

Non voglio che se vincono le donne è contento Bragato e se vincono gli uomini è contento Masotti. Dobbiamo essere un settore unico. A Montichiari siamo sempre stati insieme. Prima, quando avevamo il velodromo a tempo pieno, avevano 120 giornate all’anno. Se avessimo dovuto dividerle, sarebbero state 60 per Salvoldi e 60 per noi. Stando insieme, sono state 120 per tutti.

Quindi, riepilogando…

Dal 25 novembre al 5 dicembre alle Canarie con il gruppo di San Juan. Poi 7-8 giorni prima di Natale, si va a Formia, oppure in Sicilia, magari anche a Noto se si trovano i prezzi giusti. Invece il 22-23 dicembre un richiamo in pista, probabilmente a Aigle. Poi ancora dal 28 al 30 dicembre ancora in pista, in Svizzera o a Novo Mesto. Poi speriamo davvero che a gennaio ci ridiano Montichiari e siamo tutti contenti.

Milan, da Imola a Montichiari ricercando il colpo di pedale

21.06.2021
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Dopo aver fatto una fatica indicibile al campionato italiano di Imola, ingobbito sulla Gallisterna portando avanti i suoi 194 centimetri, Jonathan Milan è tornato in Friuli, ha cambiato la valigia e stamattina alle 10 si è messo in macchina verso Montichiari. «Dove Villa ci ha annunciato che faremo prove di gara – dice il corridore del Team Bahrain Victorious – in cui si vedrà chi ha la gamba, il colpo di pedale, per capire a che punto siamo».

Dopo i campionati italiani su strada, per Milan è ripresa la routine del velodromo
Dopo i campionati italiani su strada, per Milan è ripresa la routine del velodromo

La crono mancante

Per esperienza e gusto personale, Jonathan avrebbe dovuto correre il tricolore a cronometro, ma avendo trascorso le ultime settimane facendo lavori finalizzati alla pista senza prepararsi come sarebbe servito, ha preferito dedicarsi alla causa di Colbrelli. Ha tirato. Ha masticato la sua bella dose di fatica. Ha comunque fatto l’esperienza di un campionato italiano al primo anno da pro’. E ora è pronto per rituffarsi nell’avventura olimpica.

«Se fossi andato a fare la crono – dice e sorride – avrei fatto un buco nell’acqua. Tutti gli allenamenti fatti finora erano propedeutici alla pista, anche su strada. Partenze da fermo. Lavori sui 2-3 minuti simulando situazioni della pista, pur con altri rapporti e un altro ambiente. Le crono sono la mia specialità, ma sarebbe stato impossibile farne una di 45 chilometri senza preparazione specifica».

In Belgio ha provato varie corse, mostrando un bel colpo di pedale sul pavé: qui ad Harelbeke, ma si è ritirato
In Belgio ha provato varie corse, mostrando un bel colpo di pedale sul pavé

La gestione condivisa lo soddisfa. Se da un lato Paolo Artuso, coach della squadra, fa da raccordo e gestisce i tempi del lavoro, la preparazione in senso stretto è seguita ancora da Andrea Fusaz, del CTF Lab, come negli accordi presi alla firma del contratto. Tuttavia, nel rispetto della giovane età, l’attività su strada di Milan è stata finora piuttosto blanda.

In pratica dopo il Fiandre del 4 aprile, sei tornato in corsa il 6 giugno al Giro di Slovenia…

E nell’intervallo ho fatto tanta pista, perché l’obiettivo era di preparare gli europei, anche se poi li hanno rinviati. Forse senza quell’appuntamento, avrei corso di più, ma penso che il programma sia stato giusto e che la squadra mi stia supportando bene. Il prossimo anno la strada sarà il punto centrale, comincerò ad avere i miei obiettivi, mentre tutto quello che verrà quest’anno servirà per fare esperienza. Ho sperimentato piccole corse a tappe come Uae Tour e Slovenia, grandi classiche e corse minori. Sono ancora nella fase dell’inserimento e mi sto trovando bene.

La pista resta centrale fino alle Olimpiadi, poi la strada avrà il sopravvento?

Dopo Tokyo si correrà su strada e vedremo semmai verso fine stagione cosa fare con europei e mondiali su pista.

Però intanto c’è da capire se andrai alle Olimpiadi, anche se a rigore di logica dovresti essere uno di quelli sicuri.

La sto vivendo abbastanza tranquillamente. Se inizio ad agitarmi, non vado da nessuna parte. Quel che sarà sarà, se sarò convocato, farò del mio meglio.

Sei stato a Livigno con gli altri?

Sono salito su 5-6 giorni prima, perché sarei sceso per andare al Giro di Slovenia. Il periodo minimo perché sia utile è di due settimane.

Jonathan Milan, europei pista 2020
Agli europei di Plovdiv 2020 ha conquistato l’argento nell’inseguimento individuale, oltre a quello nel quartetto e il bronzo nel chilometro da fermo
Jonathan Milan, europei pista 2020
Agli europei di Plovdiv 2020, argento nell’inseguimento individuale e nel quartetto e il bronzo nel chilometro
Come è andata in Slovenia?

Ho fatto fatica. E quando la domenica sono tornato in Italia, sono andato subito in pista e quel lunedì (14 giugno, ndr) avevo davvero mal di gambe, perché fra altura e corsa certi lavori che in pista sono la base mi mancavano. Il colpo di pedale si perde. Per questo da oggi farò poca strada e tanta, tantissima pista.

Se sarai convocato, andrai alla Settimana Italiana in Sardegna, dal 14 al 18 luglio, giusto?

E’ nei programmi e dovrei andarci con la squadra.

L’ultima la dedichiamo a tuo fratello Matteo: sta ancora andando forte?

Si sta allenando e speriamo possa fare una bella seconda parte di stagione. Tutti gli juniores come lui l’anno scorso hanno perso un’annata, un brutto colpo. Tanto di cappello perché è riuscito già a vincere. Non è stato facile per noi, che comunque avevamo più attività e una base più alta. Figuratevi loro…

EDITORIALE / Convocazioni, perché ridursi all’ultimo?

21.06.2021
4 min
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La svolta la diede Antonio Fusi, quando divenne tecnico della nazionale. Da ottimo preparatore quale è sempre stato (la Colpack ne sta raccogliendo i frutti proprio negli ultimi mesi), il comasco cambiò le abitudini e, anziché ricorrere al logorante sistema delle indicative, avendo a che fare con fior di professionisti, iniziò a programmare con loro l’avvicinamento agli appuntamenti e alle convocazioni. Mondiali e Olimpiadi, senza eccezioni. Lo ricorda bene e con piacere anche Michele Bartoli: la gara dell’ultima ora poteva servire al massimo per sciogliere il dubbio su un nome. Che senso ha, si chiese Fusi, costringere dei professionisti a guadagnarsi il posto, se conosciamo bene quello che possono dare e la loro capacità di arrivare in forma all’appuntamento?

Bettiol si è defilato dopo il Giro: sa già di essere nella rosa di Tokyo e sta lavorando per questo?
Bettiol si è defilato dopo il Giro: sa già di essere nella rosa di Tokyo e sta lavorando per questo?

Rush finale

E mentre il mondo ne ha sposato la teoria, pare che qui da noi non sia più così o che lo sia a tratti. La settimana appena iniziata sarà cruciale per tutti gli azzurri in odore di convocazione olimpica su pista, anche se a Tokyo manca più di un mese.

A Montichiari ci saranno infatti dei test importanti per i pistard, uomini e donne. E questo, al netto delle parole sussurrate sicuramente nell’orecchio dei più forti, potrebbe essere fonte di tensioni non certo produttive dopo l’anno del Covid, che di tensioni ne ha prodotte anche troppe. Immaginiamo che Ganna sappia quale sarà il suo percorso fino ai Giochi e come lui Viviani, forse però gli altri hanno idee meno chiare.

Salvoldi, tecnico delle donne, durante una fase di tecnica
Salvoldi, tecnico delle donne, durante una fase di tecnica

Gruppo e tensioni

Ce ne siamo accorti nelle ultime settimane parlando con le ragazze di Salvoldi e anche con i corridori di Villa, in occasione di interviste e incontri fortuiti. Mentre il resto del mondo ha già dato i nomi, consentendo ai rispettivi atleti di programmare l’avvicinamento e trovare alla svelta il miglior equilibrio psicofisico, i nostri si giocheranno il posto nelle prove cronometrate che si svolgeranno nelle date degli europei rinviati. Ma se per ammissione dei tecnici azzurri, la rassegna sarebbe stata soltanto un passaggio, perché non formare con largo anticipo il gruppo di riferimento per le varie specialità, impostando la miglior preparazione dei singoli?

Martina Fidanza, una delle ragazze in ballo per le convocazioni per Tokyo
Martina Fidanza, una delle ragazze in ballo per le convocazioni per Tokyo

Il gruppo strada

Inizialmente, stando alle interviste uscite sull’argomento, era parso che anche Cassani avesse indicato nel campionato italiano un momento di verifica. Salvo poi dire, giusto ieri dopo la vittoria di Colbrelli, che non avrebbe avuto senso pretendere segnali da chi è uscito dal Giro, perché era normale che avesse staccato. Di fatto, fra i reduci del Giro e stando alla prima lista indicata dal tecnico azzurro, soltanto Moscon, Ciccone, Nibali e Formolo hanno dato dei segnali. E allora ci chiediamo, ad esempio, se Caruso, Bettiol oppure Ulissi siano già certi del posto e per questo stiano lavorando nel modo migliore.

In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, parlando di convocazioni Nibali si è detto certo di essere al top per la gara di Tokyo
In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, Nibali si è detto certo di essere al top per la gara di Tokyo

Il ruolo del tecnico

In questo ciclismo che programma tutto, che porta i corridori in altura dalla prossima settimana per averli in condizione alla Vuelta e poi per il finale di stagione, suona strano ridursi un mese prima delle Olimpiadi e non avere ancora i nomi. A meno che le squadre siano già fatte e certe prove cronometrate servano per argomentare le scelte. Anche se un tecnico della nazionale vive di scelte e non dovrebbe essere un problema comunicarle e condividerle con il gruppo di lavoro.

Montichiari, giorni di lavoro e un’attesa che logora…

16.06.2021
5 min
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«Cerco di stare tranquilla – dice Elisa – di guardare a quel che faccio io e non le altre. Voglio migliorare me stessa per non aver recriminazioni. Perché se mai andrò a Tokyo, come ha detto Viviani, guardandomi indietro in quei giorni non vorrò vedere cose che potevo fare e non ho fatto».

E’ passato un po’ di tempo dall’ultima volta che abbiamo parlato con Elisa Balsamo. Il Giro d’Italia ha portato con sé ogni cosa come una piena, ma in quel periodo la piemontese (un palmares con otto titoli europei e tre mondiali fra strada e pista) si allenava in altura. Adesso però, con la tensione olimpica che monta e memori delle parole di Martinello sul fatto che Elisa sia ormai la leader carismatica del quartetto, siamo tornai alla sua porta. Per fare il punto, certo, ma anche per il piacere di ragionare con una ragazza mai banale. Immaginando anche che nelle lunghe ore a Montichiari (ieri sera, come negli ultimi giorni, le ragazze hanno lasciato l’impianto dopo le 19), lavorando senza sapere chi sarà convocato e chi no, la tensione sia ormai alle stelle. Ci sono nove ragazze fra cui Salvoldi dovrà scegliere e l’assenza degli europei ha reso tutto più impalpabile.

Il Ceratizit Festival Elsy Jacobs è stato l’ultima gara di un’intensa primavera
Il Ceratizit Festival Elsy Jacobs è stato l’ultima gara di un’intensa primavera
Sarebbe servito correre a Minsk?

Mi scoccia tanto che gli europei siano saltati. Quest’anno fra una cancellazione e l’altra abbiamo dovuto reinventarci la stagione più di una volta, questa è stata l’ennesima. Sarebbe stato utile in primis ai tecnici, perché secondo me si fanno meglio le selezioni guardando delle gare. E poi sarebbero stati un bel modo per vedere a che punto sei. Nessuno ci sarebbe arrivato al top della forma, ovviamente, sarebbero stati un passaggio. Il riferimento degli altri serve, anche se poi ciascuno nei giorni che mancano deve lavorare per trovare il suo livello migliore.

Quanto pesa nel gruppo questa attesa?

C’è un bell’ambiente, ma avendo ritardato così tanto le selezioni, c’è anche tensione. Tutte ci tengono, chiaramente, ti senti messa alla prova in ogni cosa. Spero che nel giro di dieci giorni vengano fuori questi nomi. Almeno chi andrà a Tokyo potrà concentrarsi sulla preparazione e chi fosse fuori potrà pensare ad altri obiettivi.

Ai Laghi di Cancano a fine maggio prima del rientro alle corse e in pista (foto Instagram)
Ai Laghi di Cancano a fine maggio prima del rientro alle corse e in pista (foto Instagram)
Un bell’ambiente, ma anche un bello stress insomma?

Ha poco senso secondo me concentrare le scelte in due giorni di test, se così dovesse essere, quando sono anni che Dino ci conosce. E soprattutto non è giusto che, se una in quei due giorni sta poco bene, rischi di rimanere fuori. Non penso che sapendo di essere fuori, non sarei più venuta in pista e lo stesso credo sarebbe per le altre. Le Olimpiadi sono importanti, ma non sono la fine di tutto. Poi ci sono comunque europei e mondiali e c’è anche la strada, anche se riprendersi da tanti lavori specifici fatti per la pista non è semplice.

Quindi le ultime corse sono state funzionali alla pista?

Sì, blocchi di lavoro da integrare con quello specifico.

Nei tuoi programmi c’è il Giro d’Italia come parte dell’eventuale avvicinamento a Tokyo?

Se sarò convocata, comunque non andrò al Giro. Correrò a Fiorenzuola in pista, non mi sento pronta per una corsa a tappe così impegnativa in questo momento e per la preparazione che sto facendo. Però al contempo ringrazio la Valcar per avermi fatto correre tanto questa primavera, perché è stato molto gratificante. Non ce l’avrei fatta ad allenarmi soltanto in pista. Mentre pare che il gruppo di Tokyo potrebbe partecipare a una corsa a tappe, forse il Baloise Ladies Tour, come gli uomini correranno al Giro di Sardegna.

Il 14 marzo ha vinto in Belgio il Gp Oetingen, battendo Marianne Vos
Il 14 marzo ha vinto in Belgio il Gp Oetingen, battendo Marianne Vos
Riesci anche a studiare in tutto questo periodo?

Ci sto provando, porto con me i libri ovunque vada. Volevo dare un esame a fine giugno, Storia della Lingua Italiana (il corso avanzato, avevo già fatto il livello base), ma non c’è il tempo materiale per studiare. Mi mancano quattro esami, l’idea è di andare un solo anno fuori corso.

Martinello dice che sei il riferimento del quartetto.

Io invece non ho la certezza di nulla, anche perché sono parecchio scaramantica. Ognuna di noi ha il suo ruolo. C’è quella che fa battute e sdrammatizza. Quella che vede le cose con più lucidità. Quella con cui puoi andare a parlare se hai qualche problema. Il mio ruolo? Dovreste chiederlo alle altre

Un’ultima cosa, stiamo puntando molto anche sul tema sicurezza in strada, parlando anche della storia di Silvia Piccini…

Una delle cose belle del fare tanta pista è che mi sento sicura. Devo avere occhi per le rivali, per i cambi del quartetto, ma non devo guardarmi dalle auto. Quando esco su strada, cerco strade poco trafficate, ma lo stesso si vedono cose incredibili. Loro devono rispettare noi, noi dobbiamo rispettare loro. Chi pedala per mestiere, sa che deve stare in fila e se ci mettiamo affiancati, sappiamo quando e come possiamo farlo. Ugualmente qualche tempo fa, eravamo appunto in due a fare lavori specifici, quindi in fila, e un tale ci ha superato urlando che avrebbe voluto tagliarci la gola.

Settima alla Dwars door de Westhoek vinta da Loreno Wiebes
Settima alla Dwars door de Westhoek vinta da Loreno Wiebes
Chi pedala per mestiere, mentre gli altri?

Vedo amatori che a volte si allargano e occupano tutta la strada e questo è sbagliato. Ma se accade di domenica mattina, che fretta hai di superarli rischiando di ammazzarli? Devi andare al lago? Non ci sono grandi regole né sanzioni, ma c’è una mentalità difficile da sradicare. Chi ha la macchina dovrebbe rendersi conto del rapporto di forza. E drammi come quelli di Silvia non dovrebbero esistere per nessuna ragione al mondo…

Compri, la forza giusta per il quartetto fra strada e palestra

11.06.2021
5 min
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Un boccone tira l’altro. Così, dopo le parole di Scartezzini sul gap di forza fra gli uomini del quartetto che hanno lavorato tanto in palestra e gli stradisti reduci dal Giro, abbiamo chiamato in causa Marco Compri, figura chiave del Centro Studi Federale, preposto al lavoro in palestra. Rendendoci conto che un conto è il vecchio approccio un po’ sognatore del “prendi la bici e vai” e altra cosa è preparare le Olimpiadi 2020 su pista. Non ti inventi niente!

Lavori di equilibrio e stabiltà, necessari al passaggio dalla strada alla palestra: qui Ganna
Lavori di equilibrio e stabiltà, necessari al passaggio dalla strada alla palestra: qui Ganna
Ha ragione Scartezzini: per Viviani e soci si annunciano tempi duri?

I ragazzi hanno un protocollo per i lavori di forza, sia che vengano dal Giro, sia che siano stati a Livigno per allenarsi. Chiaro che quando arrivi dopo tre settimane di corsa, è necessaria una fase di adattamento prima di approcciare lavori prossimi ai massimale, soprattutto con esercizi complessi come lo squat, che richiede un perfetto controllo della tecnica esecutiva, altrimenti si rischia di farsi male. Non a caso nei giorni a Livigno, Elia ha caricato  con la pressa e non con lo squat.

Parliamo di lui, allora, visto che lo segui direttamente. Che cosa ha significato per lui fare il Giro?

Ha accumulato rilevanti volumi di resistenza alla forza per cui ora è il momento di fare il richiamo dei massimali. Chi invece era già a Livigno ad allenarsi ha mantenuto la confidenza con i gesti e l’affinità con i carichi. Quando è salito a Livigno dopo il Giro, Elia ha iniziato questa fase di adattamento. Siamo in contatto costante con lui e Diego Bragato e abbiamo concordato che la settimana scorsa sarebbe stata usata per riprendere confidenza con il gesto, in riferimento allo squat.

I balzi con i pesi servono ad accrescere l’esplosività
I balzi con i pesi servono ad accrescere l’esplosività
Palestra è solo questo?

No, appunto. Si lavora anche al core stability. Su esercizi complementari legati alla funzionalità dei gesti. Poi si cura l’esplosività, facendo balzi di vario tipo. Non tutti hanno la stessa consuetudine con la palestra, per cui il lavoro non è tanto una ricerca del carico fine a se stessa, ma tutela del corridore.

A cosa è serve allora andare a correre alla Adriatica Ionica Race?

Dal punto di vista metabolico, sarà una ripresa di intensità, mantenendo però la frequenza del lavoro. Si tratta di una corsa di tre giorni, non cambia niente e si può inserire benissimo nella programmazione del lavoro. Invece nella corsa di tre settimane la dimensione dei massimali di forza si riduce perché prevale la resistenza.

Meglio il Giro e poi il lavoro di qualità oppure quello che hanno fatto Scartezzini e gli altri?

Non esiste un meglio o un peggio, bisogna gestire le situazioni che si presentano. Come allenatori abbiamo il monitoraggio dei valori per qualità e quello che non si riesce a coprire con le gare, lo copriamo con gli allenamenti.

Riunione fra tecnici a Montichiari: da sinistra Villa, Lupi della Bmx, Marco Compri e Diego Bragato
Riunione fra tecnici a Montichiari: da sLupi della Bmx, Marco Compri e Bragato
Qual è il vantaggio di fare un Giro d’Italia?

La prerogativa, non so se sia giusto parlare di vantaggio, è che al Giro si mette insieme un grosso volume di lavoro, che permetterà poi all’atleta di concentrarsi su lavori di altissima qualità, sapendo di poggiare su una base molto solida. Gli altri avranno bisogno di aggiungere volume ed è il motivo per cui Villa ha valutato di portarli a correre in Sardegna.

Il Giro e la preparazione in palestra sono in qualche modo paragonabili?

Facciamo una premessa. Quando si lavora sulla forza si ragiona sui massimali, sulla forza resistente e sulla resistenza alla forza. Elia al Giro ha sicuramente lavorato tanto sulla resistenza alla forza , lavori che gli altri a Livigno hanno fatto in bici. Le esperienze sono equiparabili, l’importante, il punto di arrivo è lo stesso per tutti. Fra una decina di giorni dovremo allinearli sapendo che si trovano tutti allo stesso punto o con poca distanza fra loro.

Questi lavori di forza andranno avanti fino a Tokyo oppure a un certo punto si interromperanno?

Finché potremo, continueremo a richiamare la forza. Non sappiamo come sarà in Giappone, ma se non fosse possibile, continueremo comunque a lavorare sulla componente esplosiva tramite i balzi. C’è da dire che raggiunto il massimale, la situazione resta stabile per 10 giorni.

Per Ganna e Scartezzini, due diversi percorsi di avvicinamento
Per Ganna e Scartezzini, due diversi percorsi di avvicinamento
Palestra e bici restano integrate oppure una ha il sopravvento?

Sono e devono essere integrate e complementari. La componente aspecifica, cioè quella con preponderanza della palestra, magari sarà più utilizzata quando l’evento è lontano. Poi, avvicinandosi l’appuntamento, si andrà a intensificare la componente specifica, cioè la bici. A Montichiari ora abbiamo la palestra e combinare le due fasi è molto più semplice. In assoluto però non c’è mai solo una oppure l’altra.

E comunque l’approccio con la palestra è molto cambiato…

Notevolmente. E’ cambiata la consapevolezza degli atleti, che una volta usavano la palestra d’inverno e solo pochi velocisti facevano richiami nei periodi morti della stagione. Ed è cambiata l’impostazione stessa del lavoro in palestra, che ci permette di fare quei lavori che in bici non sono possibili.