Thomas, l’oro olimpico e la pista nel suo Dna

26.11.2024
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Si ha un bel dire che le Sei Giorni hanno un copione già scritto. Spesso l’aspetto agonistico passa in secondo piano, è vero e chi ricorda le lontane kermesse del Vigorelli di Milano lo sa bene, con il pubblico che incitava Moser e Saronni verso la vittoria finale. Probabilmente è così, ma a Gand la Sei Giorni è qualcosa di particolare e alla fine vogliono vincerla tutti. Anche Benjamin Thomas, che mai ci era riuscito e che conquistandola voleva mettere la ciliegina sulla torta di una stagione straordinaria.

Thomas insieme a Van Den Bossche, per loro vittoria a Gand proprio all’ultimo minuto (foto organizzatori)
Thomas insieme a Van Den Bossche, per loro vittoria a Gand proprio all’ultimo minuto (foto organizzatori)

Il francese, oro olimpico nell’omnium, ha chiuso la sua annata proprio con la prova principe dell’inverno su pista, riuscendo nell’impresa solo nell’ultima americana insieme al belga Fabio Van Den Bossche, che già gli aveva fatto compagnia con il suo bronzo sul podio olimpico.

«Erano anni che inseguivo questo traguardo – racconta – perché Gand è diversa dalle altre, è una Sei Giorni dove si combatte ogni giorno. I belgi De Vylder e Ghys volevano il bis dello scorso anno, poi c’erano il mio fiero avversario olimpico Gate e Hesters anche loro in lotta per la vittoria. Noi eravamo indietro, ma al venerdì, nell’americana speciale del Memorial Sercu di oltre un’ora abbiamo riguadagnato terreno e l’ultima serata abbiamo preso il giro che ci serviva».

Quindi non c’era un accordo prima della corsa?

E’ vero che in questo genere di corse l’agonismo viene messo in secondo piano, siamo lì per dare spettacolo, ma Gand è la prova più prestigiosa di tutto il circuito, vincere quella dà risalto e tutti ci puntano, anche solo alla partecipazione. I belgi ci tengono come se fosse un mondiale. E’ chiaro però che non lo è, e quindi corriamo sempre con il freno un pochino tirato, non prendendo più rischi del dovuto per non compromettere la stagione successiva.

Al Giro d’Italia il suo primo picco stagionale, con la vittoria nella tappa di Genova
Al Giro d’Italia il suo primo picco stagionale, con la vittoria nella tappa di Genova
Hai chiuso la stagione come meglio non si poteva…

E’ stato un anno veramente esaltante, uno dei miei migliori come risultati. Un po’ diverso dal solito, nel senso che non ho avuto una forma costante, ma sono riuscito ad avere tre picchi quando mi interessava: al Giro d’Italia, alle Olimpiadi e nel finale di stagione proprio pensando a Gand. Avevo scelto questi tre eventi come obiettivi d’inizio anno e li ho centrati tutti.

Ora che se ne può parlare a mente fredda, che cosa ti è rimasto del trionfo olimpico?

Ho negli occhi la passione della gente, la luce nei loro sguardi mentre ci sostenevano. Alla vigilia mi ero messo in testa che potevo puntare al podio, anche se la concorrenza era la più forte di sempre. In una gara come l’omnium servono la strategia, la tattica in gara, ma anche tanta fortuna e quel giorno tutto è girato bene. Non posso dire che la vittoria finale mi abbia sorpreso, ma è stata un’emozione enorme perché ho visto la fine di un lungo cammino per arrivarci, iniziato tanto tempo fa.

Tutta la grinta di Thomas dopo la vittoria nell’omnium olimpico, il traguardo di una vita
Tutta la grinta di Thomas dopo la vittoria nell’omnium olimpico, il traguardo di una vita
Sentivate la pressione, correndo in casa?

Sicuramente non era una gara come le altre, la gente era esaltata verso noi francesi, ognuno di noi che gareggiava con il vessillo tricolore la sentiva. Se ne parlava da 5-6 anni, per noi quella era “la gara”. L’attesa era incredibile, ma uno dei segreti della mia vittoria credo sia stato il fatto di non starci troppo a pensare. Un altro è stato avere la possibilità di rompere il ghiaccio con il quartetto, dove non eravamo tra i favoriti e abbiamo potuto esprimerci al meglio senza troppe aspettative addosso. Io mi sono sentito più tranquillo dopo verso l’appuntamento principale.

Che fosse una gara speciale si era capito anche alla vigilia, ad esempio a Fiorenzuola con la bellissima sfida fra te e Viviani

Io ed Elia ci siamo arrivati in momenti diversi della nostra preparazione, io ero già tirato, lui si vedeva che stava ancora lavorando, tanto è vero che si allenava al mattino con carichi ancora pesanti per poi gareggiare alla sera. Elia aveva a Parigi una grande condizione e la sua gara conferma quanto dicevo prima a proposito della fortuna: io ne ho avuta, lui nel giorno dell’omnium no, ma si vedeva che aveva una gran gamba e durante la madison lo ha dimostrato. Senza la caduta penso che lui e Simone avrebbero potuto vincere. Elia è uno al quale in pista non devi mai lasciare spazio…

Il francese nel 2025 si concentrerà più sulla strada, ma pensa di essere ai mondiali su pista
Il francese nel 2025 si concentrerà più sulla strada, ma pensa di essere ai mondiali su pista
Dopo Parigi molti specialisti hanno detto che metteranno da parte la pista per dedicarsi alla strada, come Ganna. Tu che cosa farai?

Io non posso lasciarla del tutto, è nel mio Dna. Inoltre è ormai acclarato quanto possa essere fondamentale nella costruzione della mia condizione fisica anche in funzione della strada. Io seguo percorsi diversi per raggiungere la forma migliore, ad esempio prima di Parigi non ho fatto periodi di altura, ho sfruttato il Giro d’Italia e le sue tre settimane per salire di più livelli. Io conto nel 2025 di dedicarmi più alla strada, ma se il calendario lascerà spiragli, qualche prova di Nations Cup e i Mondiali penso di farli. Per Pippo è diverso, lui punta all’inseguimento, ma credo che rimanere del tutto fuori dalle competizioni per 2-3 anni, se vuoi essere alle Olimpiadi al massimo livello, sia controproducente.

Nel 2022 la sua stagione migliore, con 4 vittorie e ben 22 piazzamenti nei primi 10
Nel 2022 la sua stagione migliore, con 4 vittorie e ben 22 piazzamenti nei primi 10
Che obiettivi ti poni per il 2025?

Come detto mi dedicherò di più alla strada anche per ripagare il team della fiducia avuta per me quest’anno. Vorrei vincere un’altra tappa in un Grande Giro, magari al Tour, sarebbe il massimo, anche perché la seconda settimana sarà in Occitania che è la mia regione e vincere davanti alla mia gente sarebbe speciale. Poi vorrei portare a casa qualche altra vittoria, non sto molto a fare scelte su quale gara specifica, vincere ha sempre un bel sapore ovunque capiti. Diciamo che ripetere il 2022, quando vinsi anche due corse a tappe come Etoile de Bessèges e Boucles de la Mayenne non sarebbe male…

Per anni hai vissuto in Italia, ci tornerai?

L’Italia è la mia seconda casa. Per ora vivo dai miei genitori, vedremo più avanti che cosa fare, ma è certamente un’opzione.