Viviani col 52 alla Sanremo. Scelta ponderata e da pistard

29.03.2022
4 min
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In un periodo in cui quasi tutti i passisti e gli sprinter cercano il 54 o il 55, specie in una corsa veloce come la Sanremo, Elia Viviani ha scelto il 52 proprio per la Classicissima. Una soluzione tecnica curiosa, che di certo il campione olimpico di Rio 2016 aveva ponderato, come immaginavamo. E così è stato.

Viviani è uno dei corridori più sensibili alla tecnica in gruppo. Sa bene cosa utilizza e perché. E questo vale sia per la pista che per la strada.

Il 52-36 anteriore scelto da Elia per la Classicissima
Il 52-36 anteriore scelto da Elia per la Classicissima
Elia, come mai il 52 per la Sanremo?

Oggi, specie con il nuovo gruppo Shimano il 54 è diventato la normalità e il 53 sta quasi scomparendo. Io ho scelto il 52 perché in questo modo nel finale non devo mai togliere la corona grande. Anche sulla Cipressa e sul Poggio ho tenuto quella.

Il che ci sta (si evita il rischio che la catena possa cadere nelle fasi concitate)…

Che poi io sono uno che tende a cambiare spesso i rapporti in base al percorso. Uso anche io il 54 o il 55. Nel caso della Sanremo ho tenuto tutto il giorno il 52. Credo di aver usato la corona piccola solo sul Capo Berta.

Però in caso di volata, non rischiavi di essere “corto” o troppo agile?

Non è un problema il 52, soprattutto alla Sanremo. Lì lo sprint arriva dopo oltre 290 chilometri di corsa e con il rettilineo finale che tira anche un po’. Di certo con l’11 dietro non mi mancherebbe il rapporto. Sono tanti anni ormai che scelgo il 52 per la Sanremo.

E dietro invece che scaletta avevi?

Avevo l’11-30, chiaramente il 30 non l’ho mai usato, ma questo mi ha consentito di utilizzare i rapporti grandi anche con la corona maggiore. Il terzultimo dente, per dire, credo fosse un 26-25 (in realtà era un 24, ndr). E un 52×25-24 si gira bene su quelle salite a quei ritmi.

Il fatto che tu sia anche un pistard ti agevola nel cambiare i rapporti e di averli magari anche così “corti”?

Sì, per me è la normalità cambiare i rapporti, specie in pista. Se fai lo scratch, l’eliminazione… se è una prova di ritmo, di resistenza… Se c’è da fare una volata unica… E questo su strada fa sì che se per caso ti ritrovi con un dente in meno, cioè se la cadenza è un po’ più alta del dovuto, non diventa un problema. Anche in una volata da 54-55 ti potrebbe mancare qualcosa, ma la cadenza della pista aiuta. E per questo continuo ad andarci anche se non ho eventi in vista.

La scaletta 11-30 Shimano Dura-Ace 12v utilizzata da Viviani alla Sanremo
La scaletta 11-30 Shimano Dura-Ace 12v utilizzata da Viviani alla Sanremo
E con il 52 che cadenze tenevi sulla Cipressa?

Ohi, bella domanda. Credo sulle 95 rpm. Verifico – intanto apre il computer – salivo attorno alle 90 rpm, 95 sui Capi.

E sulla volata, che cadenze hai raggiunto?

Sulle 114-116.

Invece in una volata opposta a quella di Sanremo, tipo quella di Verona allo scorso anno al Giro, dove il rettilineo scendeva anche un po’? Quella era da 55?

Lì avevo il 54. Lì si andava molto veloce. Diciamo che con un 54 di solito in volata si fanno 123 rpm che è molto vicino al mio limite di 127. Ma parliamo di una velocità che è di 74 all’ora. E torniamo al discorso del pistard. Sono cadenze che non mi pesano.

Perché in pista a quanto arrivate?

Anche 140, per questo rispetto allo stradista puro le sopporto meglio.

La volata di Verona al Giro 2021. Vinse Nizzolo, Viviani ebbe un intoppo in una rotatoria a pochi chilometri dalla fine
La volata di Verona al Giro 2021. Vinse Nizzolo, Viviani ebbe un intoppo in una rotatoria a pochi chilometri dalla fine

Qualche chiarimento

Prima di congedarci però abbiamo fatto uno squillo anche a Matteo Cornacchione, meccanico della Ineos Grenadiers per fare chiarezza sui rapporti del pacco pignoni di Viviani nella classicissima. La scaletta 11-30 originale Shimano, infatti dice che gli ultimi tre denti sono 24, 27, 30. Era effettivamente questa quella di Elia? O magari l’avevano modificata?

«Assolutamente – spiega Cornacchione – era quella originale. Elia aveva l’11-30 a 12 velocità. Durante la ricognizione con Cioni nei giorni precedenti aveva voluto provare questo setup e lo ha mantenuto. Lui al contrario di Pidcock che aveva ancora la vecchia guarnitura, ha utilizzato quella nuova che propone il 52-36 e con quella ha corso. Aveva anche provato il 40 che in teoria si può montare, tuttavia il salto era troppo breve (solo 12 denti, ndr) e la catena in qualche deregliata “galleggiava” tra le due corone. Quindi per non rischiare nulla è partito con tutto originale: 52-36 e 11-30. 

«La bici di scorta, tanto più col vento a favore che c’era una volta in Riviera, aveva su il 54-40. Nel caso ne avesse sentito il bisogno, Elia avrebbe potuto cambiarla quando voleva».

Polvere e fango, la lubrificazione fa la differenza

14.03.2022
7 min
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La polvere della Strade Bianche, come quella del Belgio. Lo sporco delle strade e il fango di fine inverno. Le biciclette e le loro catene ne hanno già viste abbastanza e la sensazione è che altre ne vedranno nelle prossime settimane. Le performance dei mezzi meccanici sono il risultato di più fattori che devono collimare fra loro. La lubrificazione e la gestione dei comparti rotanti sono aspetti che si sono evoluti e per i meccanici dei team ricoprono un ruolo di primaria importanza.

Quali sono i prodotti che vengono utilizzati per oliare la catena? Come vengono usati e quando? Come cambia la gestione della lubrificazione in base alle condizioni meteo? Queste e altre curiosità, abbiamo chiesto a Gabriele Tosello del Team Astana Qazaqstan e Matteo Cornacchione del Team Ineos-Grenadiers.

La catena è uno dei componenti soggetto a controllo quotidiano
La catena è uno dei componenti soggetto a controllo quotidiano
Negli anni è cambiato il modo di lubrificare la catena e dei comparti rotanti?

TOSELLO: «Sono cambiati tutti materiali e con loro anche i lubrificanti, c’è una scelta davvero ampia. Proprio i lubrificanti sono diventati sempre più specifici e legati alle diverse situazioni che si vanno ad affrontare. Va da sé che è cambiato anche il modo di lubrificare e di fare meccanica. Oggi non esiste più il classico olio che va bene a 360 gradi. Basti pensare che in Astana abbiamo 6 diverse tipologie di olio e 3 di grasso».

CORNACCHIONE: «Il modo di lubrificare non ha subìto grossi stravolgimenti, sono cambiati i materiali. Abbiamo diversi prodotti specifici disponibili per le varie esigenze. In passato talvolta si usava anche il grasso per la catena, poco viscoso, ma comunque grasso. Oggi questa pratica non esiste più. Al tempo stesso sono cambiati anche i corridori e non di rado trovi degli atleti consapevoli, preparati sotto il profilo meccanico e sono i primi loro a richiedere un lubrificante, piuttosto che un altro. Magari una goccia di olio in più. Un altro fattore da considerare è l’ingresso delle bici con i freni a disco, che ha ampliato ulteriormente il pool di prodotti dedicati alla pulizia, lubrificazione e gestione del mezzo in genere. In Ineos abbiamo circa 20 flaconi differenti della Muc Off, ognuno per delle applicazioni mirate».

Un esempio di alcuni prodotti a disposizione dei meccanici dell’Astana
Un esempio di alcuni prodotti a disposizione dei meccanici dell’Astana
In base alle condizioni meteo utilizzate dei prodotti specifici?

TOSELLO: «Sì, cerchiamo di adottare un comportamento tecnico il più preciso possibile e focalizzato ad ottenere il massimo dal prodotto che usiamo. C’è l’olio per il bagnato che è più grasso e viscoso. Ci sono i lubrificanti per le condizioni di secco, umido oppure per la polvere e per le situazioni intermedie. Ci sono degli oli per le distanze brevi e quelle più lunghe. Ogni prodotto ha la sua specificità. Le variabili esistono e sono legate alle previsioni meteorologiche, ma noi cerchiamo di prevenire determinate situazioni».

CORNACCHIONE: «Quando le condizioni meteorologiche sono incerte si cerca di adottare il giusto compromesso. Ovviamente ci sono delle differenze tra percorsi polverosi e quelli dove l’acqua ed il fango mettono in crisi i reparti meccanici della bicicletta. La Strade Bianche e le corse del Belgio sono un esempio. In questi casi vengono usati dei prodotti che permettono alla catena di mantenere un grado di lubrificazione più lungo che va di pari passo alla fluidità della trasmissione».

La pulizia e la lubrificazione, per molti meccanici siamo a livello dei cosmetici
La pulizia e lubrificazione, per molti meccanici siamo a livello dei cosmetici
Ogni quanto viene cambiata la catena?

TOSELLO: «Ogni 1.000/1.200 chilometri, nel periodo delle gare: un chilometraggio che in una corsa a tappe si fa in una settimana o poco più. Non è tanto una questione di usura del componente, ma si cerca di prevenire e minimizzare l’insorgenza di problematiche. I pro’, quando sono in gara non vanno tanto per il sottile e proprio il modo di utilizzo incide sull’efficienza della catena, che deve essere sempre al massimo delle sue potenzialità».

CORNACCHIONE: «Si misura la lunghezza della catena con uno strumento e si valuta l’eventuale allungamento. Se questo è superiore alle tolleranze consentite, allora si cambia la catena. La qualità della lubrificazione influisce sulla sua longevità, ma è ovvio che le condizioni esterne e il modo con cui viene trattata hanno un peso maggiore. E i corridori, quando sono in gara, l’ultima cosa alla quale pensano è la catena. Tempo addietro, quando i materiali erano differenti e durante le corse a tappe, la catena veniva cambiata durante il giorno di riposo. Ora il metodo è più scientifico, ma le variabili ci sono sempre e talvolta sono legate ai materiali, che sono sempre più leggeri».

E i cuscinetti del movimento centrale?

TOSELLO: «Ogni tre/quattro giorni il movimento è smontato e verificato, lubrificato ed eventualmente cambiato. Poi ci sono da tenere in considerazione delle variabili, legate all’usura dovuta al maltempo. Per dare un ulteriore riferimento, un movimento centrale standard viene sostituito, a prescindere, ogni mese/mese e mezzo».

CORNACCHIONE: «Con le Pinarello usiamo le calotte esterne su base filettata e per noi meccanici è una grossa fortuna, perché facilita la pulizia e le operazioni di controllo. Con questo sistema, praticamente non esiste manutenzione. Quando è necessario il movimento centrale viene sostituito. Ci sono corridori che sulle bici da allenamento vanno avanti un’intera stagione senza doverci mettere mano. A prescindere, la longevità dei cuscinetti del movimento centrale è soggetta a più variabili, ad esempio la pioggia, oppure la polvere, ma anche da come si lava la bicicletta».

Invece i cuscinetti delle pulegge del bilanciere posteriore?

TOSELLO: «In Astana abbiamo la gabbia CeramicSpeed, che necessita di un lubrificante dedicato per le sfere ceramiche. Questo olio specifico è applicato ogni giorno dopo la fine della gara e dopo aver pulito la bici. In generale, per le pulegge standard si utilizzano degli oli sintetici normali, senza caratteristiche particolari. La malizia è quella di non usare prodotti eccessivamente viscosi in questi punti, soggetti a sporcarsi in modo veloce».

CORNACCHIONE: «E’ una zona della bici tra quelle che si sporcano maggiorente. Si cerca di tenere pulite le pulegge del cambio usando un olio che mi piace definire fine, comunque con una bassa viscosità. L’obiettivo è quello di tenere lubrificato il componente, senza che questo attiri e blocchi lo sporco».

Le bici dei pro’, lavate con i getti per praticità, ma controllate ogni volta
Le bici dei pro’, lavate con i getti per praticità, ma controllate ogni volta
Per le gare del Nord gestite la lubrificazione in modo differente?

TOSELLO: «Anche in questo caso si cerca di valutare le condizioni ambientali. La gestione cambia parecchio se dobbiamo affrontare delle strade polverose, rispetto al bagnato pesante. Al Nord la pioggia è sinonimo di terra e fango ed è necessario usare dei lubrificanti grassi, corposi e viscosi. In questi casi è impossibile evitare i problemi, ma si cerca di aumentare l’efficienza del comparto, cuscinetti e catena, portando la vita del lubrificante il più avanti possibile nella gara».

CORNACCHIONE: «Cerchiamo di adottare il compromesso migliore, sapendo che è impossibile che una catena e/o i cuscinetti restino lubrificati in modo ottimale per oltre 200 chilometri di polvere, acqua e fango».

Il controllo del movimento centrale obbliga alla rimozione della guarnitura
Il controllo del movimento centrale obbliga alla rimozione della guarnitura
Quali operazioni sono necessarie dopo gare tipo Strade Bianche e Roubaix, Fiandre e le altre del Nord?

TOSELLO: «Dopo queste gare le bici sono tutte da smontare. Per essere sicuri di fare un bel lavoro e preservare alcune parti, noi meccanici dobbiamo lavare a fondo almeno 2/3 volte consecutivamente, ma spesso i cuscinetti, le sfere e le catene sono irrecuperabili e sono da cambiare».

CORNACCHIONE: «Le biciclette vengono lavate in modo accurato ed approfondito, anche quelle che sono rimaste inutilizzate e sulle ammiraglie. Talvolta una singola bici subisce diversi lavaggi consecutivi. Se c’è il tempo, il giorno successivo si smontano i cuscinetti dello sterzo e le calotte del movimento centrale. Si interviene dove è possibile, si sgrassa con uno spray apposito e si lubrifica profondamente. In particolare dopo le gare del Belgio, quelle bagnate e fangose, la catena si butta, per evitare problemi che si possono presentare nella gara successiva».

Mastro Cornacchione ci presenta la Bolide iridata… per l’iridato

08.03.2022
5 min
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Ieri l’ha spinta a 54,569 chilometri orari di media. La Pinarello Bolide di Filippo Ganna è stata la più veloce nella prima tappa della Tirreno-Adriatico.

Un po’ per tifo, un po’ perché Pippo indossava la maglia iridata e un po’ perché oggettivamente si restava ammaliati da questo pacchetto “uomo + macchina”, gli occhi erano tutti sul corridore della Ineos-Grenadiers.

Misure riportate al millimetro. Matteo Cornacchione ci stava lavorando già dalla notte prima della crono. Bellissimo l’iride sulla forcella
Misure riportate al millimetro. Cornacchione ci stava lavorando già dalla notte prima della crono. Bellissimo l’iride sulla forcella

Nuovi colori

Una giornata breve in gara (13,9 chilometri), ma lunga nel complesso: dalla ricognizione del mattino, ai massaggi serali. Una giornata ancora più lunga per i meccanici. E quello che si è preso cura della Bolide di Ganna è stato Matteo Cornacchione, un vero “mastro” dell’officina.

«Abbiamo presentato una bici “nuova” – racconta Cornacchione – bellissima. L’azzurro delle precedenti bici è bello, tra titoli europei, mondiali… ma con la maglia iridata bisognava far qualcosa di più, un qualcosa di diverso. E così Pippo e Fausto (Pinarello, ndr) ci stavano lavorando già da un po’. Poi anche Elia (Viviani, ndr) ci ha messo lo zampino. Lui è quello dello stile!

«Niente oro, perché su strada non è campione olimpico, anche se gli sarebbe piaciuto inserirne un po’. Quella color oro la userà su pista. E’ stato scelto un fondo bianco perla che esaltasse la maglia iridata».

Set collaudato

La prestazione di Ganna è stata superba. E’ anche vero, come sostiene Cornacchione, che il percorso era parecchio adatto alle caratteristiche del piemontese. Ma lui è stato fenomenale nel mettere insieme tutti i tasselli e a farlo alla perfezione. Merito anche di un setup rodato.

«La Bolide – riprende Cornacchione – colori a parte, era identica nelle misure, del telaio e della posizione. Sapete quanto costano i manubri 3D (circa 14-15.000 euro l’uno, ndr) e così ne ho smontato uno da una “vecchia” bici e l’ho rimontato su quella di ieri. Tutto era come sempre.

«Pedivelle da 175 millimetri, pedali Shimano Dura Ace normalissimi e rapporto 58×11. Su un percorso del genere si sarebbe potuto anche osare il 60, ma Pippo ci si allena anche con il 58: ne conosce bene sensazioni e cadenze. E poi nella prima parte fino all’intermedio c’era vento in faccia. Forse il 60 gli sarebbe stato utile nel ritorno, ma magari non avrebbe reso tanto perché si sarebbe “impastato” le gambe. Vedendo le velocità, 58-59 all’ora, e i watt che faceva è stata la scelta giusta».

Ganna in azione. Dietro in ammiraglia s’intravede Cioni. Cornacchione è seduto dietro di lui, pronto ad intervenire
Ganna in azione. Dietro in ammiraglia s’intravede Cioni. Cornacchione è seduto dietro di lui, pronto ad intervenire

Princeton all’anteriore

In una crono del genere quel che conta molto era la ruota anteriore. Data per scontata la lenticolare al posteriore, con il vento che soffiava dal mare bisognava ponderare bene quale scegliere. Evenepoel per esempio aveva optato per una ruota molto alta (100 millimetri?), tra l’altro una ruota misteriosa a quanto pare visto che dal team nessuno ha voluto chiarire di che profilo si trattasse, e complice anche la fatica nel finale Remco “dondolava” un po’. Pippo invece no: era un fuso.

«Davanti – riprende Cornacchione – ha scelto una Princeton Wake con profilo differenziato 75-80 millimetri. Poco prima Viviani aveva usato la AeroCoach che è un po’ più alta: tutta 80 millimetri. Alla fine Pippo ha scelto questa.

«Le gomme? Tubeless da 25 millimetri gonfiati a 7 atmosfere».

La pressione sinceramente visto il percorso e il peso di Ganna ce l’aspettavamo un po’ più alta…

«Meglio non andare oltre. Primo, perché la tenuta poi non è ottimale. Secondo, perché la strada era un po’ sconnessa. In un paio di occasioni Pippo ha preso delle buche che si è sentito quel rumore sordo dalla macchina.

«In ammiraglia abbiamo sospirato. Sembrava si spaccasse tutto (come poi accadde proprio su questo tracciato a Moscon nella cronosquadre di apertura di una Tirreno di qualche anno fa, ndr). In quel caso col copertoncino rischi la foratura, vai a pizzicare la camera d’aria. Il tubeless invece ammortizza di più».

In attesa del disco

Adesso resta solo l’ultimo step per quanto riguarda la Bolide: l’arrivo di quella con il freno a disco. E’ vero questa bici è ancora super efficiente. E la prestazione di ieri ne è stata l’ennesima dimostrazione, ma di certo arriverà il “cambio generazionale” anche per questa belva dal palmares pregiato.

In Pinarello ci stanno lavorando. Ai ragazzi del team ancora non è arrivata, ma come spesso accade il modello nuovo potrebbe arrivare prima del Tour de France.

Sarà curioso vedere come ci si troverà Pippo, non tanto per la frenata, quanto per il perno passante. Una soluzione che dovrebbe agevolare non poco un atleta con tanta potenza e di un certo peso come il campione del mondo.

Manubri stretti e attacchi manubrio (che vanno in pensione)

22.02.2022
5 min
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Nelle scorse settimane abbiamo affrontato il discorso dei manubri più stretti. Abbiamo sentito corridori e costruttori, stavolta sentiamo anche cosa ci dicono i meccanici. Perché c’è un’altra cosa che in teoria merita una considerazione, vale a dire la lunghezza degli attacchi manubrio.

C’è una relazione effettiva tra il restringersi delle pieghe e la lunghezza dell’attacco? In teoria sì, perché per mantenere gli stessi angoli d’inclinazione del busto, la stessa distanza fra le leve e la punta della sella, questi attacchi dovrebbero allungarsi un po’. In teoria… Perché la realtà è ben diversa. E il discorso dell’attacco semmai riguarda più la tipologia del manubrio che non la sua larghezza.

Il manubrio integrato Vision Team SL è uno dei componenti più ricercati in casa Bahrain Victorious
Il manubrio integrato Vision Team SL è uno dei componenti più ricercati in casa Bahrain Victorious

Demarin della Bahrain

E questa nostra osservazione è condivisa da Massimo Demarin, meccanico della Bahrain Victorious. «Vero – afferma – in teoria con le pieghe più strette, per mantenere le stesse misure bisognerebbe allungare l’attacco, ma che io ricordi non ci sono stati atleti nel nostro team che hanno cambiato la loro misura dell’attacco per questa motivazione.

«Semmai, i più giovani vanno alla ricerca del manubrio largo solo 40 centimetri centro-centro e vogliono anche queste leve ruotate verso l’interno. Che dire… si adattano»

Così come, spiega Demarin si adattano al manubrio integrato, che in casa Bahrain utilizzano tutti, all’infuori di Dylan Teuns

In questo team, il brand di riferimento per attacchi e manubri è Vision, la cui piega ha un avanzamento. Non è posta a 90° rispetto all’attacco. Anche chi non lo usava negli anni precedenti, sembra non aver cambiato la misura del suo attacco.

«No, perché alla fine questo offset è di circa 4 millimetri e ridurre l’attacco di un centimetro sarebbe troppo. I ragazzi sono bravi a trovare un compromesso».

In casa Astana c’è il manubrio integrato Wilier Filante, come la bici
In casa Astana c’è il manubrio integrato Wilier Filante, come la bici

Tosello dell’Astana

Gabriele Tosello, dell’Astana Qazaqstan ci dice proprio che: «La misura dell’attacco manubrio, non è cambiata per la sua larghezza quanto per il fatto che è integrato.

«Questa tipologia di piega è quella che va per la maggiore. Oggi all’interno di questo “blocco” passa tutto il cablaggio, anche quando si utilizza ancora il vecchio due pezzi. Noi abbiamo tutto made in Wilier e nel caso non dovessimo arrivare del tutto a certe misure, Fsa-Vision ci può fornire dei prodotti compatibili la misura richiesta».

Tosello dice che con l’integrato, specie per chi arriva da altri marchi, può esserci qualche differenza sulla profondità. In tal caso si interviene anche sull’attacco.

«Sulla base di questo ragionamento, qualche attacco l’ho cambiato – dice Tosello – ma parliamo di 5 corridori su una rosa di 30. Lo stesso Nibali è passato da un 120 millimetri ad un 110.

«E’ invece vero che si ha la tendenza a cercare pieghe più strette, però le richieste da parte dei corridori ci sono arrivate un po’ tardi e cercheremo di accontentarli al più presto. Per ora circa il 30% ci ha fatto richiesta di un manubrio da 40 centimetri centro-centro».

Il manubrio integrato di Most della Ineos Grenadiers, ci sono due versioni: il Talon Aero 1k Di2 (in foto) e il Talon Ultra Light
Il manubrio integrato di Most della Ineos Grenadiers, ci sono due versioni: il Talon Aero 1k Di2 (in foto) e il Talon Ultra Light

Cornacchione della Ineos

Il discorso appassiona anche Matteo Cornacchione, meccanico della Ineos-Grenadiers.

«Noi lavoriamo con la linea Most di Pinarello – dice – e per fortuna adesso abbiamo le misure “tonde”, 120, 130, 140… Un anno abbiamo avuto anche quelle intermedie, tipo le 125, 135… ma c’erano troppe pieghe. Ognuna con sei misure: era un bel caos. Ad un certo punto il team ha deciso di fare solo le misure “tonde”. 

«In squadra solo Adam Yates, che è piccolo, usa l’attacco da 140, altrimenti sono tutti sul 120-130, segno che si trovano bene con le misure delle bici. Yates invece ha voluto il telaio super piccolo e ha questa misura. Il che è un po’ paradossale se pensiamo che un gigante come Ganna ha un attacco da 130.

«Ormai i nostri corridori hanno tutti l’integrato. E devo dire che esteticamente mi piace molto. Non ci sono fili esterni e vi passano tutti i cablaggi. Tutto è molto pulito. Anche la messa del nastro con quello “scalino” termina para alla piega. Su 30 atleti solo Luke Rowe ha preferito restare fedele al doppio pezzo».

«Sul fatto della misura più stretta – prosegue Cornacchione – devo dire che anche i nostri hanno iniziato a dare uno sguardo, però la guida non è la stessa. In una corsa come l’UAE Tour può anche andare bene, ma in una tappa dei Paesi Baschi? Per dirne una…

«I nostri corridori per ora non hanno cambiato le larghezze ideali per le loro spalle, tuttavia è stato fatto qualche test in pista per verificarne i vantaggi. Qualcuno ha provato, i più giovani soprattutto. Chi è pro’ da 3-4 anni è rimasto fedele alla sua misura».

Yates con la sua bici piccola, “cade” molto in avanti con le spalle con l’attacco da 140 millimetri
Yates con la sua bici piccola, “cade” molto in avanti con le spalle con l’attacco da 140 millimetri

Attacchi classici addio

Ciò che emerge alla fine sono due elementi in particolare. Il primo: più che un cambio delle misure degli attacchi manubri in base a quelle delle piega, si assiste ad un abbandono dell’attacco tradizionale a vantaggio dei manubri integrati. Il secondo: i corridori si adattano molto più di quel che sembra, specie se devono utilizzare prodotti che li possono favorire… Anche se questo vantaggio molto spesso è psicologico e per assurdo certe scelte potrebbero penalizzarli.

Un manubrio integrato concede meno regolazioni. Questo vuol dire che tocca al corridore adattarsi.

La domanda allora è quanto guadagnano in termini di psicologici e quanto poi “perdono” in termini di biomeccanica? Insomma un corridore con spalle larghe che monta una piega da 38 centimetri centro-centro (perché ci sono state anche queste richieste) sarà certamente più aerodinamico, ma sarà altrettanto efficiente nella respirazione? E quanto potrà guidare bene?

A crono, dove i numeri sono ben più tangibili questo aspetto è “più superato”, con la bici da strada siamo un passo indietro. Alessandro Mariano, biomeccanico di grido, ce lo aveva detto: «Non avete idea di quanto incida l’aspetto psicologico da parte degli atleti».

Freni a disco e nuovo gruppo, quanto lavoro per la Ineos!

13.10.2021
5 min
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Grande lavoro in vista per Matteo Cornacchione e i meccanici della Ineos-Grenadiers. Molto probabilmente, perché l’ufficialità bisogna dirlo non c’è, lo squadrone di Sir Brailsford passerà al freno a disco. E la foto di apertura segna un bel “passaggio di consegne” fra il rim brake e appunto il rotore. Dalla Pinarello Dogma F12 alla Dogma F Disc, della quale abbiamo già potuto ammirare qualche apparizione in questo scorcio finale di stagione.

Matteo adesso si sta godendo i primi giorni di riposo perché a fine novembre, come accennato, è chiamato al blocco più importante di lavoro di tutto l’anno: montare le bici per la stagione a venire.

Ma un conto è partire con il materiale che si è già utilizzato e le sue evoluzioni e un conto è con del materiale nuovo. Per la Ineos infatti si prevede nuova bici e nuovo gruppo, lo Shimano Dura-Ace a 12 velocità.

Matteo Cornacchione in uno dei tre camion-officina della Ineos-Grenadiers
Matteo Cornacchione in uno dei tre camion-officina della Ineos-Grenadiers

Una valanga di bici

«Se ci dicessero che dal 1° gennaio useremo solo bici con freno a disco sarebbe una bella mole di lavoro – dice Cornacchione – Questo inizierebbe sempre a fine novembre, per essere pronti già nel ritiro di dicembre, ma  tutto sarebbe nuovo. L’ordine minimo di telai, crono esclusa, è di 150. Consideriamo 4 bici per corridore e sono 120: una che tengono a casa, poi la bici con la quale gareggiano, la bici che va sulla prima ammiraglia e quella sulla seconda. A questo vanno aggiunti i telai di scorta. Solitamente succede che nel primo ritiro, c’è un corridore che magari è incerto tra due misure: gli si è ordinato una 55, ma magari aveva bisogno di una 54 e se ti chiede quella, devi averla. Quindi ecco che servono altre trenta bici.

«Noi abbiamo tre camion per tre attività diverse che possiamo fare contemporaneamente e su ogni camion ci sono almeno 50 bici e tutte le misure (ipotizzando un cambio di programma dell’ultimo minuto, ndr): dalla 46,5 di Porte alla 59,5 di Ganna».

Nel magazzino Ineos alle porte di Gent, dove tra l’altro poco distante c’è quello della Deceuninck, arriva tutto il materiale: telai, gruppi, ruote, gomme, ma anche vestiario, ciò che serve ai massaggiatori, vi rientrano mezzi ed ammiraglie… La gestione di ogni cosa pertanto diventa fondamentale.

«Tolta la bici d’allenamento, noi etichettiamo la prima, la seconda e la terza bici. Affidiamo ad ognuna un codice telaio e potenziometro. La scelta di questa scaletta? Non c’è. I corridori provano la seconda o terza bici solo prima dei grandi Giri, ma non tanto per verificare le misure quanto per vedere che tutto funzioni al meglio: cambio, frenata… magari il freno arriva a fine corsa o al contrario attacca subito. Operazione che con il disco sarà ancora più importante visto che certe regolazioni in corsa sono più complesse. Poi magari si, verificano anche piccole differenze di millimetri, se una sella non è perfettamente in bolla. Ma sono dettagli».

La pinza del freno a disco Shimano Dura-Ace 9200
La pinza del freno a disco Shimano Dura-Ace 9200

Gruppo nuovo

Rispetto agli altri anni quindi Cornacchione e colleghi sono chiamati ad un super lavoro. Un passaggio che altre squadre hanno fatto in modo più graduale in passato. E a metterci il carico è anche il nuovo gruppo. Ma in questo caso potrebbe andare meglio.

«Con il 12 velocità credo che la cassetta 11-32 ormai non la toglieremo più! Sarà più o meno sempre quella. Va detto però che certe scelte spettano al management e non so cosa stiano decidendo, tanto più se si considera che ci sarà anche il set da 54-40. In ogni caso quando si parla di gruppi siamo sui 300, il doppio rispetto alle bici. Noi abbiamo per ogni atleta l’intero set di corone che ci mette a disposizione Shimano: 55, 54, 53, 52, 50 per quella grande. E 46, 44, 42, 39, 36, 34 per quella piccola. Ogni set è numerato per le tre bici di quel corridore che abbiamo in consegna noi tra camion e magazzino. Ogni tanto si provano e magari un ingranaggio va sostituito perché dopo una caduta si è storto un dente».

Una volta in magazzino, quando inizia il montaggio Cornacchione e i nove colleghi meccanici montano una ventina di bici a testa in meno di una settimana.

«Alla fine il grosso si fa lì, ma per la Befana, cioè per il secondo ritiro tutto deve essere pronto. E sì perché da quel momento in poi ci sono le bici per il Belgio. Se il management o Pinarello preparano telai particolari o specifici, manubri nuovi…».

Adam Yates ha fortemente voluto i tubeless (da 28 millimetri) per questo finale di stagione
Adam Yates ha fortemente voluto i tubeless (da 28 millimetri) per questo finale di stagione

Gomme e ruote

Ma forse il lavoro maggiore non è tanto nell’allestire le bici nuove, ma nelle ruote. E sì perché se fino a quest’anno si poteva partire anche con dei set “vecchi”, visto che il gruppo era identico, stavolta è molto probabile che si riparta da zero: gruppo nuovo e anche ruote nuove da parte di Shimano ed ecco altre 300 coppie di ruote minimo, solo per iniziare. Il corridore deve avere a disposizione ogni set, alto, medio o basso profilo che sia. Il tutto senza contare che Ineos ha anche l’opzione Lightweight e Princeton.

«Io credo – conclude Cornacchione – monteremo molti meno tubolari e più tubeless, a prescindere se partiremo o no con i freni a disco. Ormai la tendenza è questa. Ad inizio anno quasi non li volevano, adesso al Lombardia se li litigavano! Adam Yates ha corso con dei tubeless da 28 millimetri all’Emilia, alla Milano-Torino e al Lombardia. Però per noi meccanici va bene. Meglio un po’ di sporco del liquido che il tanto sporco del mastice dei tubolari che poi per toglierlo serve la trielina e a fine giornata sei anche “ubriaco”!».

Cambio di bici fatale. Moscon si è trovato con gomme “diverse”

04.10.2021
4 min
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Ancora sulla Roubaix, ancora sulla prova coraggiosa e potente di Gianni Moscon. Il trentino stava volando verso il traguardo quando una foratura prima e una caduta poi gli hanno tarpato definitivamente le ali. Avrebbe vinto? Ci siamo posti ieri questo quesito. Per come stava andando e visto anche che Van der Poel, il maggior motore degli inseguitori, non era riuscito a fare la selezione probabilmente sì. In fin dei conti Gianni teneva alla grande nei tratti di asfalto e a volte guadagnava su quelli in pavè. Guadagnava, almeno fino al cambio di bici. Perché da quel momento le cose non sono andate più come prima.

In Ineos hanno potuto provare per la prima volta il pavé della Roubaix con la F Disc solo pochi giorni prima (e con l’asciutto)
In Ineos hanno potuto provare per la prima volta il pavé della Roubaix con la F Disc solo pochi giorni prima (e con l’asciutto)

Cambio bici fatale

Da quando ha inforcato la Pinarello Dogma F Disc “fresca di ammiraglia” Moscon non ha più guidato come aveva fatto fino al settore precedente. E si è visto appena è entrato sul pavè: un grande sobbalzo, tante scodate e in generale un atteggiamento più rigido. La nostra idea, cioè che molto fosse dipeso dalle gomme, trova riscontro nelle parole di Matteo Cornacchione, uno dei meccanici della Ineos-Grenadiers.

«Le due bici, quella che Gianni stava usando e quella sull’ammiraglia sono identiche – spiega Cornacchione – Nelle misure, nel montaggio e anche nelle gomme. Solo che quella di Gianni macinava chilometri e fango da un bel po’ e il feeling potrebbe essere stato diverso. In teoria la bici nuova sarebbe dovuta andare meglio in quanto era più pulita e la catena era ben lubrificata, ma qualcosa è cambiato nella pressione delle gomme».

Pressioni “apparentemente” uguali

Ed è proprio su questo aspetto che vogliamo insistere. Si sa che con tutti quei sobbalzi la pressione diminuisce col passare dei chilometri. Di conseguenza cambia la sensibilità del “pilota”. Anni fa nelle ricognizioni con Pozzato e il meccanico Enrico Pengo, vedevamo che individuavano una pressione e poi aggiungevano mezza atmosfera, proprio in previsione del calo.

«Non posso parlare di pressioni – dice apertamente Cornacchione – è una politica di squadra, ci tengono molto, tuttavia le gomme sporche in qualche modo si erano adattate al terreno».

E questa cosa è vera: per una questione di umidità, di consumo, di “posizione” dello sporco sul battistrada. E’ qualcosa che in Mtb avviene molto spesso.

«E anche Gianni – riprende il meccanico – si è adattato a quelle gomme e a quella guida. Lui magari è partito con 5 atmosfere e in quel momento, verso fine gara magari era sceso a 4,4. Una perdita, graduale, di 0,6-0,7 atmosfere. Una perdita normale a 20 chilometri o poco più dal termine. Mentre la pressione delle gomme sulla bici nuova era a 5 atmosfere come da programma, come in partenza. Quella non aveva subito le stesse sollecitazioni. Si dovrebbe farle scendere un po’, ma non è facile in corsa… Inoltre bisogna pensare che nel primo tratto (90 chilometri, ndr), la Roubaix è veloce, non prevede pavè e i corridori non vogliono scendere troppo con le pressioni, sprecherebbero troppe energie».

La tubeless Gran Prix 5000 S Tr è una delle ultime gomme entrate in gamma in Continental
La tubeless Gran Prix 5000 S Tr è una delle ultime gomme entrate in gamma in Continental

Prima Roubaix col tubeless

Ma che gomme e ruote aveva Moscon? Quanto le ha provate?

«Gianni ha utilizzato dei tubeless Continental da 30 millimetri e ruote Princeton Disk 50-55 (profilo ad onda che tra l’altro non risulta ancora nel sito del brand americano, ndr). I ragazzi avevano fatto dei test in precedenza, ma con dei tubolari, mentre il cambio radicale dei materiali, legato al passaggio al freno a disco, è avvenuto più tardi. L’anno scorso avevano i tubolari, quest’anno appunto con il passaggio al disco si è visto che il tubeless era meglio».

«Chi doveva fare la Roubaix o comunque certe gare in cui si sarebbe utilizzata la nuova bici con il disco, ha ricevuto la Dogma Disc già a casa. Alcuni di questi atleti hanno provato gli “assetti Roubaix” già all’Eurométropole Tour o al Gp Denain (gare che comunque Moscon non ha disputato, ndr). Certo, avere più esperienza con i materiali è meglio, ma viste le condizioni è stato difficile per tutti. I belgi sono avvantaggiati perché vivendo lì fanno i test ogni giorno praticamente. Sanno cosa va e cosa no».

Infine una domanda sul rake della forcella, che a volte si cambia proprio per la Roubaix preferendone una più “aperta”. «No – conclude Cornacchione – Gianni ha mantenuto quella con rake da 43 millimetri mentre Van Baarle aveva quella da 47. Tante volte è anche una questione di testa e se i corridori si trovano bene con un certo materiale preferiscono non cambiare».

La Pinarello di Bernal e le sue “fissazioni”

03.06.2021
5 min
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E dopo aver parlato in lungo e in largo del vincitore del Giro d’Italia adesso tocca alla sua bici. Come è stata gestita la Pinarello F12 di Egan Bernal durante la corsa rosa? Quali sono le sue particolarità? E che “fissazioni” ha il colombiano? 

Innanzi tutto la sua bici è una Pinarello F12 Xlight “di serie”, cioè un telaio di quelli che si trovano in commercio: stesse geometrie, stesso peso, stessa struttura. Grossi interventi lo staff tecnico della Ineos-Greandiers non ne ha effettuati durante la corsa rosa, tuttavia ci sono dei piccoli cambiamenti e adattamenti che meritano attenzione.

Pinarello-Dogma-F12-Ineos
La Pinarello Dogma F12 della Ineos-Grenadiers, unica squadra del Giro ad avere solo la versione con freni tradizionali
Pinarello-Dogma-F12-Ineos
La Pinarello Dogma F12 della Ineos-Grenadiers: unica squadra del Giro ad avere solo la versione con freni tradizionali

53 mon amour

Bernal, come tutti i corridori della Ineos, sia quelli presenti al Giro che gli altri, utilizzano di base l’11-30 di Shimano, chiaramente Dura Ace. E lo utilizzano sia sulle bici da gara che da allenamento, da crono e da strada. E’ così nel 99% dei casi, una scelta ponderata che li aiuta ad abituarsi a quella determinata cassetta.

Bernal durante il Giro, nonostante vada “duro” come si addice ad uno scalatore puro, a volte ha utilizzato la corona da 36 denti. E’ stato così nelle frazioni più impegnative di alta montagna.

«Nel giorno dello Zoncolan – spiega Matteo Cornacchione, meccanico del team inglese – ha scelto il 32 al posteriore. Per questa sua richiesta, ponderata con lo staff dei preparatori, con l’atleta e il responsabile dei materiali, abbiamo anche utilizzato il cambio e la cassetta posteriore Ultegra. Perché con il 32 serve il cambio a gabbia lunga che nella versione Dura Ace non c’è. Sappiamo che funziona bene lo stesso, ma per evitare rischi abbiamo seguito i suggerimenti del costruttore giapponese. Quindi abbiamo optato per questo set che pesa in tutto 140-150 grammi in più (30-40 grammi il cambio e un etto abbondante la cassetta). E’ il nostro protocollo di sicurezza».

Egan poi ha sempre usato il 53, mai il 54 come ormai si usa fare da molti in tappe di pianura. Chiaramente nelle altre frazioni in cui non aveva il 36 la corona piccola era il 39.

Fausto Pinarello sul podio di Milano. La bici da crono rosa che non ha utilizzato Bernal è “a casa” del costruttore trevigiano
Fausto Pinarello sul podio di Milano. La bici da crono rosa che non ha utilizzato Bernal è “a casa” del costruttore trevigiano

Peso (quasi) al limite

In generale Bernal non ha grosse fissazioni, ma sul peso e come vedremo sulle pressioni (soprattutto) è molto attento. E infatti Cornacchione ha sempre garantito un peso prossimo al limite dei 6,8 chili. Pensate che in Ineos hanno acquistato la stessa bilancia che utilizza l’Uci per ovviare ad inconvenienti e differenze di tarature. La bici di Egan era sempre sui 6,840 chili, computerino escluso, si tenevano quei 40-50 grammi di margine per stare tranquilli, anche perché poi ci sono alcuni giudici che pesano le bici con il Garmin e altri senza. Anche riguardo al device di Velon, per limare dei grammi avevano tolto il supporto in gomma con cui è fornito ed era fissato “a nudo” con delle normali fascette. «La bici di Egan durante il Giro ha oscillato tra i 6,840 e 6,860 grammi», spiega il meccanico.

Dura Ace da 60, una garanzia

Riguardo alle ruote invece il colombiano solitamente utilizzava le Shimano Dura Ace da 60 millimetri, il cui mozzo, sempre secondo Cornacchione è una vera garanzia di scorrimento e tenuta. Ma nelle tappe di montagna per avere una ruota più leggera ancora Egan optava per le Lightweight (le Meilenstein, il cui profilo è da 48 millimetri), ma…

«Ma nella tappa di Cortina d’Ampezzo ha scelto lo stesso le ruote Shimano da 60 millimetri – rivela Cornacchione – questo set infatti garantise una frenata più lineare e sicura anche con il bagnato, mentre la Lightweight è ben più complessa da utilizzare in quelle condizioni. Non volevamo rischiare. Poi nella planata dal Giau, Caruso e Bardet soprattutto sono scesi forte, ma noi in quel momento tenevamo sott’occhio maggiormente il distacco da Yates». 

“Pressionemania”

Ecco poi il capitolo delle gomme e delle pressioni. La copertura di Bernal è sempre stata il tubolare Continental Alx da 25 millimetri, nella versione più leggera. E’ una gomma con la quale Bernal ha ormai un certo feeling, tuttavia quando vede già solo una nuvola all’orizzonte, specie se la tappa è mossa, Egan va in allerta con la pressione.

«Lui si fida ciecamente di noi meccanici. Per esempio sulla posizione, una volta trovata quella ad inizio stagione non la cambia più. Neanche quest’anno con tutto quel discorso dello spessore tra scarpa e tacchetta (che a proposito è di 1,5 centimetri), ma sulla pressione vuole sempre verificare. Leggero com’è lui di solito le mette a 6,5 bar. Una mattina prima di una tappa ha visto una remota possibilità di pioggia e me l’ha fatta mettere a 6,4. Un nulla, ma per la sua testa contava molto».

Notte fonda ormai, i meccanici Ineos continuano a lavorare
Notte fonda ormai, i meccanici Ineos continuano a lavorare

Catene e stickers

Per il resto, avendo cambiato una bici a settimana Bernal non ha sostituito neanche la catena. Dopo aver preso la maglia rosa a Campo Felice di fatto gli è stata consegnata una bici nuova con i colori del primato. E lo stesso è stato fatto prima dell’ultima settimana.

«E poi non è mai caduto, né ha avuto problemi meccanici, quindi tutto è flato via tranquillo. In realtà un cambio di catena lo abbiamo fatto, ma a tutti e non solo a lui, dopo la tappa di Montalcino. Non ce n’era bisogno, ma dopo tutta quella polvere abbiamo preferito fare così.

«Le serigrafie di solito le mettiamo noi meccanici. Ci arrivano degli stickers particolari. E’ un lavoro in più ma si fa con piacere. Nella crono finale, Fausto (Pinarello, ndr) gli ha mandato la bici da crono nuova tutta rosa, ma Egan non l’ha voluta usare per non rischiare nulla. Ha preferito quella già “rodata” a Torino. Ci abbiamo lavorato fino a mezzanotte! Era perfetta…».

Ganna, la ruota bucata e il cambio bici da record

01.06.2021
7 min
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Ganna fila che è un piacere. Nell’ammiraglia che lo segue, Tosatto è alla guida, Cioni studia i dati. Sul sedile dietro viaggiano sir David Brailsford e Matteo Cornacchione, il meccanico. Ha la sua valigetta e una coppia di ruote. Sul tetto della Mercedes, due crono di scorta e anche la bici da strada. La coppia di ruote serve casomai il corridore buchi andando alla partenza, anche se il Team Ineos è solito piazzare un meccanico accanto alla rampa per coprire le evenienze di tutti. Ganna fila che è un piacere ed è già in vantaggio su tutti, quando con un gesto indica la ruota posteriore. La sua radio può solo ricevere, ma il gesto è inequivocabile. La ruota è bucata.

Queste le immagini dalla camera car della Ineos realizzate da Velon

Tosatto e Cioni

«Tosatto ha cominciato subito a dire che avremmo dovuto cambiare la bici – ricorda Matteo – mentre Cioni guardava la velocità, che non calava. Quasi non voleva accettare che la gomma potesse essere bucata. Probabilmente deve aver preso un vetrino e la gomma scendeva pianissimo. Pippo avrà fatto 4 chilometri con la ruota che si sgonfiava e intanto spingeva più forte perché non voleva perdere terreno e dondolava e dava di spalle. Tosatto era sicuro che nelle ultime curve sul lastricato non ce l’avrebbe fatta. Se la gomma si fosse sfilata, sarebbe caduto. Siamo andati avanti così per un po’, poi su un binario a 4-5 chilometri dall’arrivo, Pippo deve aver sentito che la ruota gli scappava e a quel punto Cioni si è convinto e gli ha detto di fermarsi».

Ganna è arrivato come un treno al miglior intermedio sulla sua Bolide azzurra, ma nel finale la ruota posteriore si è bucata
Ganna come un treno al miglior intermedio, ma nel finale la ruota posteriore si è bucata

Pit stop: cambio bici

Ganna si ferma. Solleva la gamba e ci fa passare sotto la bici, poi la appoggia. Fa due passi verso l’ammiraglia e già Cornacchione gli è addosso. Pippo sale sulla Bolide nera, Matteo lo spinge finché ha fiato in corpo e la crono riparte. Sembra tutto facile, immediato, banale, ma dietro c’è un mondo.

Cosa succede dal momento in cui l’ammiraglia si ferma?

Apro lo sportello. Scendo. Mollo il gancio. Prendo la bici. Potrei allentare il gancio mentre l’ammiraglia frena, ma rischio che quando apro lo sportello, la bici cada e sarebbe un danno ben peggiore.

E’ facile mettere giù la bici?

Quella da crono è più grande. E quando la prendi, non puoi sbatterla per terra per evitare problemi alle ruote. Pesa 700-800 grammi più della bici da strada e sul tetto è messa con il manubrio in avanti. Quindi l’ho presa per la forcella e per il fodero orizzontale e tenendola così, l’ho appoggiata per terra. Il tempo di farlo e Pippo ci era già sopra. Ha dovuto venirci incontro, perché Tosatto si è fermato un po’ indietro. Avesse guidato Cioni, gli sarebbe montato sopra. Dario quando guida è un diavolo.

La bici sul tetto ha la catena sul rapporto per ripartire?

Sempre. Scegliamo insieme il rapporto, di solito con la catena sul 58 per evitare che Pippo debba cambiare dopo essersi lanciato. Si potrebbe mettere sul 46×15 e lui potrebbe prendere subito velocità facendo una partenza come su pista. Ma poi sarebbe costretto a far salire la catena sul 58 e in quei frangenti e con tutti quei watt, rischierebbe di spaccare qualcosa. Per cui 58×19-21, Pippo si è lanciato e ha fatto subito scendere la catena.

Quanto pensi che abbia perso?

Non abbiamo quantificato, ma siamo nell’ordine di 12-13 secondi.

Verso il traguardo invece Ganna viaggia sulla Bolide nera, cambiata da poco
Verso il traguardo invece Ganna viaggia sulla Bolide nera, cambiata da poco
Rispetto al solito, non abbiamo visto Pippo spostare il Garmin.

Perché per lui, Bernal e pochi altri, sulla bici di scorta abbiamo un altro Garmin già tarato. Quell’apparecchio per loro è più importante della borraccia, tante volte più per un fatto psicologico.

Pippo è ripartito e tu a quel punto?

Io a quel punto sono corso indietro per rimettere a posto la bici. Caricarla è più complicato, perché devi infilare le ruote in quei piccoli binari. E poi, trattandosi della bici blu, non volevo graffiarla. Per cui ci ho messo 2 secondi in più, ma non l’ho danneggiata. Sono operazioni da fare comunque in fretta, perché sennò rischi che il direttore sportivo ti lasci lì.

Per quanto tempo Ganna è rimasto senza assistenza?

A dire tanto 500-600 metri, poi gli siamo tornati sotto per le ultime indicazioni. Al mattino aveva fatto la sua ricognizione e ricordava bene il finale dall’anno scorso, ma quando hai sotto delle gomme diverse, la tenuta della bici è sempre un po’ diversa, anche se non sono gomme nuove.

Sulla hot seat, Ganna assiste agli arrivi di tutti i corridori più pericolosi
Sulla hot seat, Ganna assiste agli arrivi di tutti i corridori più pericolosi
Sono ruote usate solo da lui oppure sono ruote del team?

Sono le sue gomme, montate sulle sue ruote. Non è facile, ma per Pippo e pochi altri si può fare. In magazzino determinati materiali vengono messi da parte. Così abbiano finito la crono e Pippo è riuscito a vincere. E a quel punto sono arrivati con lo scanner per controllare la bici.

Lo scanner?

Sì, non il solito tablet. Hanno uno scanner in cui però la bici non entrava per quanto è grande. Io ero già tornato in partenza per seguire Martinez, per cui gli ho detto di smontarla da sé e poi l’avrei rimessa a posto io. E così hanno controllato la bici di Pippo, quella di Martinez e alla fine anche quella di Bernal. Nessun barbatrucco e neanche cuscinetti speciali. E poi hanno controllato anche il peso.

La bici da crono di Ganna rischia davvero essere troppo leggera?

Proprio no. Un po’ perché ci teniamo circa 60-70 grammi di tolleranza e poi perché la stessa ruota anteriore che abbiamo scelto per quel giorno era più pesante. Quello che eventualmente abbiamo perso in grammi lo abbiamo conquistato in watt.

Il lavoro dei meccanici è decisivo per ottenere grandi risultati (foto Instagram)
Il lavoro dei meccanici è decisivo per ottenere grandi risultati (foto Instagram)

Tocco italiano

Dopo la crono e come abbiamo già raccontato, David Brailsford ha commentato che i suoi meccanici potrebbero dare lezioni al capo meccanico della Mercedes in Formula Uno. Noi vi abbiamo raccontato in che modo tre italiani abbiano scortato e assistito il campione del mondo (italiano) alla vittoria della crono di Milano. Questa iniezione di italianità sta dissipando quel fastidioso alone che negli anni andati ha reso il Team Ineos poco simpatico. E Brailsford, che ci vede molto bene, si è accorto anche di questo.

Pinarello per Ineos: tutto confermato

20.04.2021
4 min
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Squadra che vince non si cambia. Potremmo definire con questa frase la collaborazione fra Pinarello e il Team Ineos Grenadiers. Per farci raccontare come i corridori della squadra britannica stanno affrontando la stagione 2021 abbiamo parlato con Fausto Pinarello e con uno dei meccanici del team Matteo Cornacchione.

Nel solco della continuità

Ci siamo chiesti se per il 2021 i granatieri del Team Ineos potrebbero avere qualche novità tecnica, tipo l’adozione del freno a disco o qualche altra evoluzione del telaio.
«Per il 2021 rimarrà tutto uguale – esordisce Fausto Pinarello – i nostri corridori continueranno con freni tradizionali e stesso materiale. Siccome la produzione è partita in ritardo finiremo di integrare le bici che mancavano ad alcuni corridori e riforniremo i nuovi arrivati».

Tutto invariato anche a livello estetico: «Continueremo con la colorazione blu notte con la lambda rossa».

Oltre alla Dogma F12 standard i ragazzi della Ineos vengono dotati anche di una versione più leggera.

«A quasi tutti forniamo anche la XLight che useranno nei grandi Giri, così hanno la versione più leggera che può fare la differenza». Ricordiamo che la Dogma F12 XLight ha un peso di 60 grammi in meno rispetto alla Dogma F12. Un valore che può sembrare irrisorio, ma che nel ciclismo di oggi dove si vince un Giro d’Italia per pochi secondi può diventare fondamentale. Basta vedere il distacco minimo che Tao Geoghegan Hart ha inflitto a Jai Hindley: soli 39 secondi.

Pinarello F12
La Pinarello Dogma F12 del Team Ineos Grenadiers
Pinarello F12
La Pinarello Dogma F12 con la colorazione del Team Ineos Grenadiers

Pinarello K10 per le classiche

Ma non ci sono solo i grandi Giri nei programmi della Ineos e così a chi affronterà le classiche del nord verrà fornita un’ulteriore bicicletta.
«I corridori che si giocano la Roubaix e il Giro delle Fiandre usano la Dogma K10, più adatta per quel tipo di terreno – continua Fausto Pinarello – qualcuno usa la Dogma F12 anche in quelle gare, ma pochi. Mi sembra che all’ultima Roubaix avessero optato tutti per il K10».

Le geometrie e la forma dei tubi della Dogma K10 sono studiati per fornire un comfort leggermente maggiore su sfondi sconnessi. Un valore che ci dà un’indicazione in questo senso è il carro posteriore, che è leggermente più lungo per dare più stabilità alla bici.
E a cronometro? «Beh li visti i risultati di Ganna nel 2020, rimane la Bolide».

Kwiatkowski in azione al Giro delle Fiandre sulla  K10
Kwiatkowski in azione al Giro delle Fiandre sulla K10
Kwiatkowski in azione al Giro delle Fiandre sulla  K10
Kwiatkowski in azione al Giro delle Fiandre sulla Dogma K10

Materiali identici al 2020

Abbiamo parlato anche con Matteo Cornacchione, uno dei meccanici storici della squadra.
«Rispetto al 2020 non ci sono novità – ci conferma Cornacchione – i ragazzi corrono con le Pinarello montate con il manubrio e il reggisella Most, porta borraccia Elite, pneumatici Continental, selle Fizik, gruppo Shimano Dura Ace Di2, ruote Shimano C40 e C60 più le Lightweight da usare nelle tappe più dure dei Giri. Shimano ci fornisce anche i pedali, sono molto affidabili e con una bella base di spinta, e Shimano anche per i misuratori di potenza».

Geoghegan Hart Pinarello Bolide Giro
Geoghegan Hart sulla Bolide a Milano 2020
Geoghegan Hart Pinarello Bolide Giro
Geoghegan Hart sulla Bolide a Milano 2020

La scheda tecnica

GruppoShimano Dura Ace Di2
RuoteShimano/Lightweight
PneumaticiContinental
ManubrioMost
SellaFizik
Reggisella Most
PedaliShimano

Bici in gran quantità

Quello che ci ha impressionato è il numero di biciclette che i meccanici della Ineos si trovano a curare: «Quest’anno abbiamo 32 corridori, se pensi che in media ogni corridore ha 7 biciclette ci troviamo ad assemblarne più di 220. Ti faccio l’esempio di Ganna, che se non ricordo male ha 2 bici da cronometro e 3 da strada in magazzino che usa nelle gare, poi a casa ha un’altra bici da cronometro e una da strada per allenarsi. Poi chi corre le classiche arriva a 9 bici con le Dogma K10. I capitani che si giocano i grandi Giri hanno una o due bici in più e poi i sudamericani hanno una bici in più da tenere a casa loro. Sai farle viaggiare in aereo non è il massimo».