Voci dalla Colombia, mentre Bernal progetta il rientro

17.03.2022
7 min
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La mattina del 24 gennaio trascorre in mezzo ad ansie e l’odore della tragedia. C’è un crollo emotivo nel Paese, che va in trance a causa della fatalità che si verifica sulla strada che collega Cundinamarca con il dipartimento di Boyacá, attraverso il comune di Gachancipá. Lì, Egan Arley Bernal Gómez, vincitore del Tour e del Giro e leader indiscusso della nuova era del Team Ineos, si scontra violentemente, a più di 60 chilometri orari di velocità, contro il retro di un autobus fermo a lato strada, mentre stava svolgendo un allenamento specifico sulla sua bici da crono.

Con questo disegno pubblicato su Twitter, si riassume il corso della rieducazione di Bernal
Con questo disegno pubblicato su Twitter, si riassume il corso della rieducazione di Bernal

Seppur cosciente al momento del ricovero al pronto soccorso della Clinica de la Sabana, a Chía, a nord di Bogotà, il referto medico non è affatto incoraggiante: politrauma con trauma cervicale e toracico, trauma toracico chiuso, trauma muscoloscheletrico e trauma agli arti inferiori. Ha dovuto subire più interventi chirurgici, di cui due alla colonna vertebrale, che hanno seriamente messo a repentaglio la possibilità di camminare di nuovo.

«Sono felice di essere vivo», sono state le prime parole del 25enne di Cundinamarca, uscito dal centro medico appena 14 giorni dopo aver subito un incidente di tale portata. Una follia solo pensarlo. Solo un essere umano dotato di capacità fisiche e mentali come le sue poteva resistere persino alla morte.

Grandi doti di recupero

«Sin dalla prima fase di formazione, ha sempre mostrato una capacità rigenerativa di gran lunga superiore a quella degli altri atleti. Quello che si sta manifestando in Egan non è di oggi, sono semplicemente qualità genetiche», afferma Sergio Avellaneda, allenatore e amico personale con il quale ha ottenuto molteplici traguardi in MTB, tra cui un argento e un bronzo ai mondiali di Norvegia 2014 e Andorra 2015.

«L’ho seguito in alcuni periodi quando correva nelle categorie giovanili – prosegue Sergio – 15 giorni prima del Campionato Panamericano di Cota (Cundinamarca), Egan si è fratturato la clavicola. Il giorno successivo è stato operato e due giorni dopo aveva già recuperato tutta la mobilità con un dolore minimo. Il terzo giorno mi chiese di portarlo a un controllo dal dottor Gustavo Castro, un chirurgo, perché si sentiva in grado di salire in sella e quindi di non perdere tutto il lavoro che aveva fatto in preparazione. E così ce l’abbiamo fatta, abbiamo rischiato, l’abbiamo iscritto ed è diventato campione contro rivali molto forti», racconta Sergio, che ha sempre visto Bernal come una meraviglia fisica.

Sergio Avellaneda, a sinistra, è amico e allenatore di Egan Bernal ai tempi dei mondiali Mtb
Sergio Avellaneda, a sinistra, è amico e allenatore di Egan Bernal ai tempi dei mondiali Mtb

Motivazioni d’acciaio

«Egan è soprattutto un talento. E talenti come lui, con quelle capacità sopra alla media, sono capaci di affrontare sfide che vanno oltre l’evidenza. Ecco perché il suo recupero non è sorprendente, perché l’ha preso come una grande sfida dal punto di vista psicologico. E’ un atleta a cui piace correre e questo renderà il suo recupero più veloce…

«Non perdere il suo status e ricominciare a praticare l’azione ciclistica è la motivazione per riprendersi rapidamente. Ciò che sorprende è il tempo in cui c’è riuscito», assicura Luis Fernando Saldarriaga, ex manager del Team Manzana Postobon e dirigenti di campioni come Nairo Quintana, Esteban Chaves e Sergio Higuita.

Di nuovo in sella

Dall’incidente, il ricovero, la dimissione dall’ospedale e il ritorno sui rulli, sono trascorsi 45 giorni. Sì, in meno di due mesi e dopo interventi al femore, rotula, trauma toracico e due interventi alla colonna vertebrale, Egan ha indossato gli abiti della sua squadra e con il gesto sorridente e le dita in segno di vittoria, si è sentito di nuovo un ciclista (foto Twitter in apertura).

Sulla schiena di Bernal, qui prima della rieducazione in acqua, i segni degli interventi spinali
Sulla schiena di Bernal, qui prima della rieducazione in acqua, i segni degli interventi spinali

I rischi della strada

«E’ un caso atipico, penso che nessuno, né gli specialisti né i chirurghi, si aspettasse una guarigione così veloce. Totalmente fuori dall’ordinario. Vedendo la sua evoluzione è possibile che tra un mese lo vedremo di nuovo su strada. E’ possibile. Ma da lì a tornare competitivo, il passo sarà abbastanza difficile. Credo che quest’anno non ce la farà, credo addirittura che gareggiare sarà complicato.

«Sta migliorando molto rapidamente, ma non dovremmo essere così ottimisti sul vederlo correre quest’anno. Le fratture che ha avuto sono state complesse e la mia paura è che torni su strada con i rischi che questo comporta, e non voglia il Signore, metta a rischio gli interventi chirurgici che gli sono stati eseguiti», analizza il dottor Camilo Pardo, uno dei medici specializzati in ciclismo con la maggiore esperienza della Colombia. Fra le sue mani non sono passati solo alcuni dei migliori ciclisti delle nuove generazioni, ma anche personaggi storici dell’epoca del Café de Colombia come Lucho Herrera, Fabio Parra e José Patrocinio Jiménez.

Tornerà grande

«Alla fine, corridori come Egan, che a 25 anni sono capaci di avere un palmares così grande con un Tour e un Giro vinti, sono al di sopra della norma. Questo traspare dalla facilità di rompere le statistiche e i tempi di recupero. E non è che sia qualcosa di forzato o accelerato come molti potrebbero credere, ma piuttosto qualcosa che si evolve molto più velocemente rispetto a qualsiasi persona. Grazie a Dio ha avuto un’ottima evoluzione. Sta andando sicuro e deciso», ha detto lo spagnolo Cristian Alonso, massaggiatore personale di Bernal, testimone del tragico evento e membro del Team Ineos, che insieme al direttore Xabier Artetxe, è stato con il campione fino al suo ritorno a casa.

Cristian Alonso è il massaggiatore di fiducia di Egan, che era presente all’incidente (foto Twitter)
Cristian Alonso è il massaggiatore di fiducia di Egan, che era presente all’incidente (foto Twitter)

«L’aspettativa è che torni al meglio e che torni ad essere il grande corridore che era. E di sicuro non gli mancano il coraggio, la dedizione, il lavoro e la voglia. Questi non mancheranno mai», prosegue Alonso, massaggiatore di Egan sin dal suo arrivo nella squadra britannica.

«Dovremmo tutti avere un Cristian nella vita», è stato il complimento di Egan per l’amico in uno dei suoi post post-ospedale.

In gara fra quattro mesi

Uno dei più ottimisti sull’evoluzione del campione è l’ex cittì colombiano Jenaro Leguízamo, uno dei preparatori più attenti in ambito nazionale, vincitore della storica medaglia d’argento alle Olimpiadi di Londra 2012 con Rigoberto Uran.

«Quello che mi preoccupava di più  – è stata la sua prima analisi – era il problema della perforazione polmonare. Non ero così preoccupato per le fratture nonostante fossero gravi, per il buon trattamento che ha ricevuto dal momento dell’incidente».

Il cittì Jenaro Leguízamo ha conquistato con Uran l’argento di Londra 2012 (foto Ciclismo Internacional)
Il cittì Jenaro Leguízamo ha conquistato con Uran l’argento di Londra 2012 (foto Ciclismo Internacional)

«I tempi di recupero che ci vogliono mi sembrano normali per un super atleta di quell’età che ha avuto assistenza medica in tutti gli aspetti. Questo aiuta molto e velocizza i processi. Ora quale potrebbe essere la paura? La perdita di massa muscolare, l’atrofia per inattività, ma nel suo caso hanno iniziato un processo di shock contro l’atrofia muscolare, sin dal momento in cui ha lasciato la terapia intensiva, con esercizi isometrici che si potevano fare fin dalla convalescenza. Questo gli ha permesso di alzarsi rapidamente in piedi.

«Anche la parte mentale lo ha aiutato molto e non ho dubbi che quest’anno correrà. Certo, forse non lo vedremo vincere o competere per farlo, ma per me sarà in gara al massimo entro quattro mesi», dice Jenaro, titolare di un laboratorio specializzato per la preparazione di atleti di alte prestazioni.

Controllare l’atrofia

«Ho sempre detto, fin dall’inizio, che Egan aveva la giovinezza a suo favore. Quel fattore era fondamentale oltre all’attenzione immediata e specializzata che ha ricevuto. Ciò che deve funzionare di più, secondo me, è la condizione muscolare per controllare l’atrofia, ciò che impiega più tempo nel recuperare un atleta di quel livello», ha detto Alvaro Mejía, affermato campione degli anni ’90, quarto al Tour de France nel 1993, che oggi svolge le sue funzioni di medico ufficiale nelle manifestazioni ciclistiche del calendario nazionale».

Alvaro Mejia è stato pro’ dal 1989 al 1997, con Postobon e Motorola: ora è medico (foto Facebook)
Alvaro Mejia è stato pro’ dal 1989 al 1997, con Postobon e Motorola: ora è medico (foto Facebook)

«Il tema del ritorno alle gare di Egan lo rimanderei al prossimo anno. Anche se lui, per la rapida guarigione che ha avuto, ha voglia di ricominciare al più presto per ritrovare la fiducia di stare in gruppo e scacciare la paura di cadere, altra cosa molto importante. Ma per riaverlo al livello in cui lo abbiamo conosciuto, direi che dovremo aspettare fino al prossimo anno», ha concluso colui che ai suoi tempi da professionista era riconosciuto come “El Cometa”.

Le opinioni coincidono, alcune più ottimiste di altre. La verità – anche se non ci sono date precise per il suo ritorno – è che Egan sogna di tornare sulla scena del grande ciclismo.