L’inverno della pista, Villa prepara già gli europei

06.11.2022
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Quella di Marco Villa è un’attesa carica di pensieri, di calcoli e ragionamenti su come affrontare una stagione, quella 2023 su pista, che si preannuncia molto difficile nella sua gestione. Il posizionamento degli europei a metà febbraio, nel pieno dell’inverno e quando la stagione su strada (per quanto già iniziata fra Sudamerica e Australia) è ancora in via di costruzione, rende tutto più difficile. Siamo nell’anno preolimpico, bisogna guardare al ranking e costruire la qualificazione per Parigi 2024. E per quanto stiamo parlando di finalisti e vincitrici dei mondiali, i quartetti non possono permettersi passi falsi.

Villa con le ragazze del quartetto: Fidanza, Alzini, Barbieri, Guazzini, Consonni e Balsamo
Villa con alcune ragazze del quartetto: Fidanza, Alzini e Barbieri

Vacanze in corso

Quasi tutti i protagonisti della pista italiana sono ancora in vacanza, anche chi è tornato ancora non ha ripreso in mano la bici. La pausa disintossicante, sia fisicamente che soprattutto mentalmente, è necessaria, ma presto bisognerà rimettere mano a tutto. Villa è già con il telefono pronto per il primo giro di sondaggi.

«Fino almeno all’11 novembre sono tutti a riposo – spiega – intanto sto programmando il primo ritiro stagionale. Saremo insieme dai 10 ai 12 giorni, probabilmente in Sicilia, a Noto per un appuntamento che si è anche rivelato fortunato per le nostre sorti. Un altro ritiro lo faremo dal 5 al 18 dicembre, con tutta probabilità a Valencia in Spagna ma attendiamo ancora la conferma e lì lavoreremo sia su strada che su pista».

La Champions League prenderà il via a Mallorca il 12 novembre: 5 le tappe
La Champions League prenderà il via a Mallorca il 12 novembre: 5 le tappe
Un inizio già abbastanza intenso…

E non è tutto. Per dicembre abbiamo previsto anche un paio di appuntamenti agonistici, in due eventi, il secondo dei quali ad Anadia in Portogallo, poi spero che intorno a Natale potremo tornare ad allenarci a Montichiari.

A proposito di gare, quello invernale è anche periodo abbastanza intenso per la pista, tra Champions League e 6 Giorni. Tu sei favorevole che i ragazzi si esprimano in queste manifestazioni?

Favorevolissimo! L’anticipo degli europei impone di accelerare per quanto possibile i tempi. Ho intenzione ad esempio di portare la nazionale maschile a San Juan, per gareggiare su strada e accumulare chilometri per anticipare il raggiungimento della forma. Per le donne c’è ancora da valutare il calendario e gli impegni delle ragazze all’interno delle loro squadre. Quella continentale sarà la prima gara dell’anno, i tempi sono molto stretti, quindi più gare fanno, meglio è.

Chi sarà impegnato nelle attività invernali su pista?

Nella Champions League saranno in gara al maschile Scartezzini e Donegà, fra le donne Barbieri e Zanardi, oltre alla Vece nelle prove veloci. Per le 6 Giorni so solo che Viviani ha dato il suo benestare per prendere parte alla classica di Rotterdam.

Per Viviani dopo il bis iridato nell’eliminazione arriva l’invito per la 6 Giorni di Rotterdam
Per Viviani dopo il bis iridato nell’eliminazione arriva l’invito per la 6 Giorni di Rotterdam
Parlando con Milan, ci accennava alla sua disponibilità verso le 6 Giorni, che sarebbero utili per allargare le sue esperienze al di là dell’inseguimento, ma sa benissimo che, oltre alle esigenze della squadra, anche una 6 Giorni non s’improvvisa…

Jonathan è un patrimonio che va preservato. Ha già il quartetto, so che il team si attende molto da lui e conta di utilizzarlo molto su strada. Io non voglio caricare lui d’impegni né tanto meno entrare in rotta di collisione con la Bahrain Victorious. Con i vari team voglio sempre mantenere un sano rapporto di equilibrio, mi inserisco dove posso, non devo essere visto come un ostacolo ma come un aiuto nella gestione dei corridori. I risultati si sono visti…

Le gare di dicembre potrebbero essere utili per far gareggiare ragazzi e ragazze nella madison, spesso hai sottolineato come le esperienze in gara latitino per i nostri.

Sono occasioni da prendere al volo, anche per un altro aspetto. Devo tenere sempre sotto controllo il ranking, perché ogni atleta che sia d’interesse per la rassegna mondiale abbia i 250 punti che l’Uci richiede. Non voglio inseguire l’accesso nelle ultime settimane, anche per il discorso fatto prima di non creare problemi ai team, quindi se in questo periodo si potranno incamerare punti, ben venga.

Per Villa, Milan è un patrimonio da tutelare: per ora la pista è limitata all’inseguimento
Per Villa, Milan è un patrimonio da tutelare: per ora la pista è limitata all’inseguimento
Situazione più facile da gestire con i maschi o le ragazze?

In questo momento c’è più chiarezza in campo maschile, i calendari sono delineati e giorno dopo giorno anche i team vanno chiarendo che cosa vogliono dai corridori almeno nella prima parte della stagione. I ritiri prestagionali sono fondamentali anche per me, per capire. Per le ragazze la situazione è più nebulosa, so che molte andranno in Australia, ma c’è molto da capire. Per questo non vedo l’ora di iniziare il giro di contatti, con telefono e agenda in mano…

Milan, che ne diresti di provare nuove specialità?

22.10.2022
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Quando torni a casa con due argenti mondiali dovresti essere soddisfatto, eppure nella voce di Jonathan Milan, diretto verso le sospirate e meritate vacanze, si nota sempre quella leggera increspatura. Quella minima punta di rammarico che fa parte della crescita di un atleta che punta il più in alto possibile e che ha davanti a sé un orizzonte smisurato.

Sui media nazionali, ma soprattutto sui social dove molto si è dibattuto sui risultati degli azzurri in Francia, è emerso un tema molto interessante: un Milan così forte su strada e su pista, dotato di potenza assoluta al punto da essere scelto per il lancio del quartetto ma capace anche di grandi sprint (il Cro Race docet con due vittorie di tappa) potrebbe emergere anche in altre specialità oltre all’inseguimento?

Per Milan un argento nell’inseguimento individuale, la prova che più ama
Per Milan un argento nell’inseguimento individuale, la prova che più ama

Noi abbiamo affrontato il tema con il diretto interessato, ma le risposte sono state complicate, come aveva anticipato Villa parliamo di un corridore assolutamente privo di esperienza nel settore e questo è un fattore da considerare, almeno quando l’appuntamento olimpico è già imminente essendo a meno di due anni.

A mente fredda come giudichi il tuo mondiale?

Non posso non essere contento, due podi non li conquisti tutti i giorni, ma è chiaro che quando arrivi lì vuoi sempre di più. Aver perso l’oro nel quartetto dispiace perché eravamo i campioni uscenti, ma abbiamo dimostrato di essere comunque sul pezzo e questo varrà anche per i prossimi anni. Nell’inseguimento individuale quando perdi in finale, senti che ti manca sempre qualcosa, ma sono andato contro un campione enorme come Filippo

Per Milan a Parigi è arrivato il secondo argento consecutivo nell’inseguimento, dopo quello 2021 dietro Lambie
Per Milan a Parigi è arrivato il secondo argento consecutivo nell’inseguimento, dopo quello 2021 dietro Lambie
Si è parlato molto di che cosa farebbe Milan in altre discipline che non sono l’inseguimento…

Anch’io ho letto i social, capisco quel che vorrebbero i tifosi, ma se mi chiedi se le affronterei la risposta è un “ni”. Qualcosa ho fatto, ma solo quando ero esordiente e allievo, troppo tempo è passato e troppo diverso è il livello. Non ho esperienza, non saprei proprio come gestirmi. Sono sempre rimasto legato all’inseguimento e preferisco fare quel che mi riesce meglio. Sarebbe bello provare qualcosa di nuovo, ma specialità così importanti non si inventano.

Anche Villa ha sottolineato questo aspetto, comprendendo i tuoi crescenti impegni su strada nella Bahrain Victorious. Parliamo però a livello utopistico: quali sono le discipline extra inseguimento dove pensi che potresti emergere?

E’ una bella domanda, ma mi è davvero difficile dare giudizi non avendole mai corse. Posso dire da profano che mi piacerebbe provarle tutte, ma veramente ne so troppo poco. Quando ho iniziato con la pista in maniera seria, mi sono subito dedicato al quartetto ed è stato un lungo percorso per capire tutti i meccanismi.

Milan con Mohoric alla Cro Race, trampolino dimostratosi ideale per i mondiali su pista
Milan con Mohoric alla Cro Race, trampolino dimostratosi ideale per i mondiali su pista
Molti sono convinti che potresti fare bene…

Chissà, c’è alla base un grandissimo forse. Sinceramente considerando quel che già affronto, le difficoltà nel conciliare due discipline non so quando sarebbe un bene farlo. Ci vorrebbe troppo tempo per imparare, non dimentichiamo che manca solo un anno e mezzo alle Olimpiadi. Magari per il prossimo ciclo olimpico… Ma non è tempo per parlarne.

Parlando da osservatore privilegiato stando in pista, qual è però la specialità che ti piace di più?

A occhio mi piace molto la corsa a punti, vorrei anche provarla qualche volta con la costruzione di tante volate una diversa dall’altra tenendo anche presente come si debbano guadagnare giri per poter emergere, ma poi magari facendola non mi piacerebbe più così tanto. Lo scratch effettivamente è la disciplina che più si avvicina alla strada, la madison invece non l’ho mai provata e mi affascina, so che è molto difficile tecnicamente, serve molta coordinazione con il compagno, perché basta un cambio nel momento sbagliato e potresti compromettere tutto. Ogni specialità è diversa, ognuna ha le sue prerogative.

Con la Bahrain resta grande feeling, ma la preparazione su strada potrebbe presto richiedere anche più attenzione
Con la Bahrain resta grande feeling, ma la preparazione su strada potrebbe presto richiedere anche più attenzione
Per imparare una soluzione potrebbe essere prendere parte a qualche 6 Giorni?

In teoria sì, soprattutto per quelle specialità del programma olimpico. Non ci sarebbe grande pressione per fare risultato e si potrebbe quindi utilizzare per studiare, ma ci sono delle difficoltà. Intanto si toglierebbe spazio alla preparazione invernale, che si sa essere alla base di tutta la stagione su strada. Poi non è che potrei andare alle 6 Giorni così, di punto in bianco, dovrei comunque avere un minimo di tempo per prepararle, c’è un ampio lavoro dietro. Un paio sarebbero una buona palestra, ma non è così semplice.

Almeno per ora sei uno spettatore: sono specialità che ti esaltano?

Altroché, quando c’è un italiano in gara divento matto, tifo come un forsennato. Se vince un italiano, un compagno d’avventura sono felicissimo, sono fatto così. Magari tra qualche tempo riaffrontiamo l’argomento, per ora preferisco continuare sulla “strada vecchia”…

Per Villa mondiale da 10, ma quell’argento non va giù…

21.10.2022
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Spesso non è tutt’oro quel che riluce. Agli ultimi mondiali su pista l’Italia ha chiuso seconda nel medagliere, a pari numero di ori con l’Olanda, eppure su molti media il giudizio finale sulla spedizione italiana non è stato sempre positivo, rimarcando come nelle specialità olimpiche siano arrivati solo un oro e un argento. Nella sua analisi il cittì Marco Villa, arrivato ai mondiali dopo il record dell’Ora di Ganna, tiene innanzitutto a difendere l’operato dei suoi ragazzi: «Se dovessi dare un voto alla squadra darei 10. Per la lode è mancato l’oro del quartetto maschile, per questione di qualche decimo».

Villa con i ragazzi del quartetto. Dopo lo stellare 2021 un argento con un po’ d’amaro in bocca
Villa con i ragazzi del quartetto. Dopo lo stellare 2021 un argento con un po’ d’amaro in bocca
Agli europei la debacle dell’inseguimento a squadre ti aveva fatto molto arrabbiare. Questa volta come l’hai presa?

Allora avevamo sbagliato pesantemente e ad essere sinceri ero ancora preoccupato che qualcosa non andasse per il verso giusto. Anche i ragazzi hanno psicologicamente corso con un po’ di paura, si sono trattenuti per non disfare l’assetto e quindi hanno chiuso senza aver dato realmente tutto. Manlio Moro ad esempio mi ha detto all’arrivo che poteva ancora spingere, lo stesso dicasi per Milan chiamato a lanciare il quartetto, un ruolo che ancora non sente suo.

Quanto c’è nel risultato di questo trattenersi degli azzurri e quanto invece di merito degli inglesi?

In egual misura. Il quartetto britannico mi ha stupito, ma d’altronde avevano un Hayter in una forma spaziale, che ha portato a casa due ori e un argento. Ha portato il quartetto molto in alto.

Milan con Ganna: il regolamento olimpico potrebbe portarli ad altre gare per loro inedite
Milan con Ganna: il regolamento olimpico potrebbe portarli ad altre gare per loro inedite
Molti hanno sottolineato come le ragazze, dopo il bellissimo oro nel quartetto, si siano un po’ afflosciate…

Un rilassamento c’è stato, l’ho visto anch’io, ma bisogna capire che la stagione per tutte loro è stata lunghissima e atipica. Molte erano nuove nel WorldTour, hanno disputato un numero enorme di gare. Un plauso particolare va alla Balsamo, che pur dopo una stagione stressante ha onorato l’impegno. Nell’omnium non era la solita Elisa. Nella madison poi c’era poco sincronismo tra le ragazze, ma questo lo sappiamo, è una specialità che si corre poco e questo lo paghiamo.

C’è un’immagine della Balsamo che è rimasta impressa: lo sprint con la Kopecky che l’ha portata al secondo posto nell’eliminazione dell’omnium, ma poi era davvero spompata.

La belga aveva fatto il giochetto per farla perdere, Elisa è stata bravissima, poi non aveva senso lottare per la vittoria, 2 punti non cambiano nulla. Anche Viviani nell’eliminazione dell’omnium aveva speso tanto nei primi giri e si è accontentato del quarto posto. Poi, nella gara secca, è stato tutto un altro discorso.

Per la Balsamo l’oro con il quartetto, ma si vedeva che le energie erano ormai quasi finite
Per la Balsamo l’oro con il quartetto, ma si vedeva che le energie erano ormai quasi finite
Si è parlato molto di un impiego di Milan anche in altre specialità, non solo nell’inseguimento. Tu che cosa ne pensi?

Mi piacerebbe, ma devo tener conto che l’attività su strada, grazie ai suoi risultati, lo sta assorbendo sempre di più. Questo va a scapito del tempo da dedicare alla pista e non possiamo prescindere dal quartetto. Le altre specialità, quelle olimpiche, non le ha mai fatte e non s’inventano dall’oggi al domani. Per me è già abbastanza quello che fa, io prendo ogni atleta in base a quel che può garantirmi.

I prossimi mondiali saranno ad agosto, in una kermesse che prevede nello stesso luogo e periodo anche le prove su strada. Questo costituisce un problema e in che misura?

Nel corso degli anni credo che abbiamo dimostrato di saperci sempre adattare, in base al tempo di effettuazione di ogni manifestazione. La nuova manifestazione è all’insegna della multidisciplina, in base alla situazione studieremo come schierarci al via, quel che è sicuro è che porteremo una squadra attrezzata in grado di fare il meglio possibile.

Secondo Villa, nella madison Barbieri e Consonni hanno pagato la poca consuetudine con questo tipo di prove
Secondo Villa, nella madison Barbieri e Consonni hanno pagato la poca consuetudine con questo tipo di prove
Il prossimo anno inizia la rincorsa alle qualificazioni olimpiche. Ti preoccupa?

Non userei questo termine, diciamo che mi tiene al massimo dell’attenzione. Il cammino è lungo e difficile, ma so che ho dalla mia un gruppo ampio, un’abbondanza di talenti nella quale scegliere per affrontare ogni impegno, ma bisognerà stare attenti a non compiere passi falsi. Intanto però non guardo solo al comparto endurance: vedremo di provare a conquistare una difficilissima qualifica anche nella velocità. Intanto nel 2023, d’accordo con Quaranta che sta lavorando benissimo, cominceremo a vedere Predomo anche alle prese con i più grandi, per acquisire esperienza.

EDITORIALE / Il ciclismo torni luogo del rispetto

17.10.2022
5 min
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Due anni sono lunghi 6.365 articoli. Oggi bici.PRO spegne la seconda candelina e lo fa alla fine di una stagione di ciclismo impreziosita dai ragazzi della pista e le loro medaglie. Il team azzurro capitanato da Marco Villa, che ha raccolto attorno a sé una serie di ottime professionalità, ha cambiato decisamente passo, al punto che il tecnico azzurro ha storto leggermente il naso per il secondo posto del quartetto, che in 14 mesi ha portato a casa l’oro olimpico, un oro e un argento mondiale. Siamo tornati a casa da Parigi con 4 ori e 3 argenti.

L’insoddisfazione dei numeri uno è parte della loro forza, la benzina che li spinge ad andare avanti. Ma proprio mentre abbiamo ammirato l’insaziabilità dei nostri campioni, abbiamo nuovamente toccato con mano la deriva di certi tifosi, pronti a osannare e poco dopo a massacrare sui social i campioni che li hanno probabilmente delusi. La stessa esperienza che, con l’aggiunta delle connotazioni razziste e uscendo dall’ambito del ciclismo, ha vissuto Paola Egonu: divinità del volley femminile finché ci ha trascinato alla vittoria, bersaglio di osservazioni becere quando l’altra sera non c’è riuscita.

Villa ha saputo raccogliere attorno a sé un grande pool di tecnici che hanno rilanciato con lui il ciclismo su pista
Villa ha saputo raccogliere attorno a sé un grande pool di tecnici che hanno rilanciato con lui il ciclismo su pista

Ganna su e giù

I social hanno aperto il recinto e la mandria s’è messa a correre. Si può fingere di non aver letto, si può anche non leggere. Il guaio è che c’è sempre qualcuno che riferisce e lo fa spesso senza leggere, limitandosi al titolo social dell’articolo. In questo modo il commento del fanatico di turno, che a sua volta non ha letto nulla ma ha una gran voglia di affermare il suo ego, assume la stessa valenza dell’articolo ragionato e il sistema va in tilt.

Subito dopo il record dell’Ora, Ganna si è puntato le dita al petto e nelle dichiarazioni a caldo e poi sui social ha parlato chiaramente del gusto di tappare la bocca a chi lo aveva dato per finito e voleva che chiudesse anzitempo la stagione.

Il record chiaramente lo ha riportato ai vertici della popolarità, l’argento nel quartetto invece ha rimescolato le carte. Qualcuno lo ha dato nuovamente per finito. Sono state criticate le scelte tecniche. E si è buttato nel mezzo il fatto, assolutamente fuori luogo, che durante la stagione non abbia vinto delle classiche. Badate bene: critiche distruttive dopo il secondo posto nel campionato del mondo. Se l’argento viene vissuto come un fallimento, forse c’è qualcosa che non va alla base.

L’atleta che si mette in gioco, pur forte fisicamente, vive fragili equilibri che richiedono grande rispetto
L’atleta che si mette in gioco, pur forte fisicamente, vive fragili equilibri che richiedono grande rispetto

La dignità degli sconfitti

Giorni fa, Andrea Agnelli si è scusato per la sconfitta della Juventus a Tel Aviv. Forse sfugge che la sconfitta fa parte del gioco e serve uno che perde affinché l’altro possa vincere. E’ di solito una ruota che gira, ma siccome si valutano gli atleti sulla base dei loro stipendi, se guadagni tanto, non ti è concesso di essere umano e perdere. Pertanto, allo stesso modo in cui schiere di esperti ci spiegano ogni giorno che i disordini nelle curve degli stadi derivano anche da difficoltà sociali che trovano a questo modo la valvola di sfogo, allora forse c’è da pensare che i social siano le curve del ciclismo.

Perciò, ottenuto il record dei record a Grenchen, Ganna è tornato sul patibolo per l’argento del quartetto e appena il giorno dopo è ridiventato gigante con l’inseguimento individuale e il relativo record del mondo.

Il mondiale delle azzurre nel quartetto è il chiaro segno che il processo va avanti
Il mondiale delle azzurre nel quartetto è il chiaro segno che il processo va avanti

Il pubblico del ciclismo

Il pubblico del ciclismo è un’altra cosa. Ci sono stati tifosi che hanno voluto più bene a Gianni Bugno per le sue sconfitte che per le sue vittorie. C’è gente che ancora oggi porta sulle salite striscioni inneggianti a Pantani. Non si era mai vista una tale mole di odio, che probabilmente deriva dall’approccio che altri media hanno col ciclismo.

Se scrivi i tuoi articoli con lo stesso passo dello scandalismo miope del calcio, se distorci le dichiarazioni degli atleti e le pieghi alla tua voglia di fare baccano, ci sta che il pubblico ti segua su quel terreno che parla alla pancia e non al cuore o al cervello. I clic contano, però mai quanto la possibilità di guardare negli occhi la gente il giorno dopo.

Il pubblico del ciclismo rispetta gli atleti, quello delle tastiere spesso sulle strade non ci va nemmeno
Il pubblico del ciclismo rispetta gli atleti, quello delle tastiere spesso sulle strade non ci va nemmeno

La nostra storia

Ebbene, 6.365 articoli dopo, noi di bici.PRO rivendichiamo con orgoglio la consapevolezza di non averlo mai fatto. Siamo partiti per parlare di ciclismo e approfondirlo per quello che eravamo, siamo e saremo capaci di fare. Un piccolo nucleo di gente che ci ha creduto, come pochi e sognatori erano i ragazzi attorno a Villa e Viviani all’inizio della loro avventura in pista. Siamo cresciuti. Sono arrivate forze nuove e ottime competenze. E per tutti la regola è quella del rispetto. Noi siamo dalla parte dei corridori. Però li invitiamo a leggere. Meglio discutere per un’idea, che per qualcosa riferito da altri con troppa fretta. Solo così le vere differenze verranno a galla. E tanti auguri a noi.

Mondiali pista: l’ultimo oro se lo prende Viviani

16.10.2022
5 min
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Campione del mondo nell’eliminazione, come l’anno scorso ma con qualche brivido in più. Un contatto che l’ha costretto a cambiare bici. Poi un altro, ma non c’era più il tempo per fare altro che pedalare e anche forte. Così Elia Viviani ha chiuso col botto la spedizione azzurra ai mondiali di Saint Quentin en Yvelines, mettendo un’altra bella ciliegina sulla torta.

«Finire così – dice – è veramente bello. Arrivavo dalla delusione dell’omnium (settimo finale, ndr). Volevo almeno una medaglia e oggi volevo ripetere il titolo dell’anno scorso. Sappiamo che l’eliminazione è una gara che mi sta bene e che mi viene facile, però un mondiale è sempre difficile da vincere. Ci sono state due situazioni pericolose, ma le ho schivate per fortuna bene. E poi una bellissima selezione finale. Secondo me dagli ultimi 5 chilometri è stata una vera e propria battaglia, quindi l’ultimo sprint mi è venuto perfetto. Uno contro uno, io secondo e la rimonta nel rettilineo opposto. Volevo guadagnare nel dritto, perché la mia impressione era che in curva non si riuscisse a passare. Per questa ragione ho anticipato lo sprint, sorprendendo Strong. E’ andata come pensavo. La voglia di vincere era tanta…».

Ogni gara la sua storia

Li chiamano sport di situazione perché, come per le prove su strada, non c’è il cronometro a scandire il risultato. L’eliminazione forse è il più selvaggio. L’ultimo che passa sulla riga finisce fuori. Inesorabilmente. Giro dopo giro. E se ieri nell’eliminazione dell’omnium a un certo punto Elia, sfinito, aveva quasi rinunciato a lottare, oggi era dentro o fuori.

«A un certo punto ho rotto la prima bici – racconta – e l’ho cambiata con la seconda, ma lo stesso mi sembrava che qualcosa non andasse. Poi c’è stato un altro contatto, ma sapevo che non potevo fermarmi e cambiarla un’altra volta, perché avrei perso. Quindi ho continuato così. Non ho verificato ancora coi meccanici cosa sia successo, però ha funzionato fin sulla riga e questo è l’importante. Secondo me rispetto allo scorso anno, è stata molto più caotica come eliminazione. Forse a livello di valori è stata anche meno dura, ma più pericolosa, più combattuta. Ogni gara ha la sua storia. Ieri ho finito solo quarto nell’eliminazione dell’omnium e qualche preoccupazione nella testa era venuta. Però quando corri per una medaglia, sicuramente la motivazione è totalmente diversa».

La rabbia giusta

C’era una rabbia da ultima spiaggia nei suoi occhi, la stessa che aveva spiegato molto bene al microfono di Stefano Rizzato durante il record dell’Ora di Ganna. Parlando di Pippo e delle sue motivazioni, proprio Viviani aveva sottolineato come non ci sia nulla di meglio di un periodo difficile perché il campione inquadri l’obiettivo.

«Oggi ci ho messo tutta la cattiveria che mi era rimasta. Quando si finisce così – dice – è il migliore dei modi per terminare l’anno. Un altro anno tribolato, che finisce in bellezza. Quando si vestono questi colori (dice carezzando le strisce iridate sulla maglia, ndr) non si può dire che la stagione sia andata male. Quella su strada è stata sicuramente negativa, perché un corridore come me non può vincere solo due corse e neanche di prima fascia. Quindi lavorerò per tornare al top anche lì. Intanto godiamoci questa maglia, ovviamente con l’obiettivo di Parigi. Sono dove volevo essere. Per cui stasera andrò alla festa che mi hanno preparato e la settimana prossima mi godrò il matrimonio. Dicono che da sabato prossimo sarò in gabbia, per cui festeggiamo questa sera, poi vedremo…».

Il cerchio si chiude

A incoronare la vittoria di Viviani, forte di un mondiale di quattro ori e tre argenti, Marco Villa ha iniziato a tirare le somme, pensando però al suo primo pupillo.

«Sono felice per Elia – dice il cittì azzurro della pista – ieri ci era rimasto male per l’omnium, ma oggi ha dimostrato di saperci fare, arrivando al top in questi eventi. Vincere o piazzarsi non è facile, in più ci avviciniamo alle qualifiche olimpiche e tutti portano i migliori. Due su due al mondiale vuol dire esserci. Lui è un ragazzo speciale, un pilastro del gruppo, lo si è visto dalla festa che ha ricevuto dai compagni. Sono cresciuto come tecnico con lui e spero che pure lui sia cresciuto con me. Oggi finalmente l’ho visto vincere al mondiale, perché nel 2021 ero in Grecia per la premiazione del quartetto. Oggi ho chiuso un cerchio. Sono emozionato per le vittorie e per il gruppo. Non cambierei nessuno di loro».

Finale per due, ma l’oro e il record sono di Ganna

15.10.2022
6 min
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Maglia iridata e record del mondo: Ganna non si tocca e a distanza di neanche una settimana centra un altro record del mondo. Dopo l’Ora con 56,792 chilometri, ecco i 3’59”636 alla media di 60,091 sui 4.000 metri. Entrambi a livello del mare.

A Milan è bastato rendersi conto che Pippo avrebbe usato la bici dell’Ora, per capire di avere una sola tattica a disposizione. Partire a tutta e approfittare dell’avvio lentissimo della Bolide F HR del compagno/rivale. Lui a Grenchen c’era e aveva visto di quale progressione fosse stato capace Ganna una volta lanciata la bici: l’unica soluzione era avvantaggiarsi e sperare di mantenere il margine. Anche se i 3 secondi che li dividevano dopo la semifinale del mattino erano probabilmente l’annuncio di un ostacolo troppo alto da saltare. Con gli sguardi da hooligans della curva, gli azzurri al centro della pista facevano il tifo per il piemontese, avendone intuito il momento difficile.

Il giorno duro di Ganna

Infatti Ganna stamattina non voleva neanche partire. Lo ha raccontato lui per primo dopo la vittoria ai microfoni dei cronisti accorsi per sentirne le parole.

«Oggi – racconta – è stata una delle giornate più intense che ho vissuto finora. Stamattina intorno alle 10,30 non volevo partire. Volevo finire la stagione, andare in vacanza. Poi sono arrivati i miei compagni, quelli erano a bordo pista a incitarmi, a dirmi che avrei dovuto provarci. Devo dire grazie sia a loro che ci hanno creduto e hanno convinto anche me, sia al pubblico che era qua, veramente caloroso. Perché quando hanno capito che potevo farcela e che potevo batterlo anche loro mi hanno dato la grinta e il supporto per riuscire».

Ancora una volta, c’è stato Villa al suo angolo
Ancora una volta, c’è stato Villa al suo angolo

Partenza a razzo di Milan

Milan è stato in testa per i primi quattro giri, poi Ganna ha iniziato ad abbassare i suoi tempi. Nel velodromo svizzero aveva raccontato che la bici è pesante in avvio, ma quando si lancia sembra che voli. E così inesorabilmente il suo ritmo si è alzato e ben presto Milan è finito risucchiato.

«Stavo bene – racconta il friulano – non ho cambiato neanche il rapporto. Di solito lo chiedo più leggero se la gamba è affaticata avendo fatto ieri il quartetto e la gara del mattino. Mi sentivo bene e sono partito con un buon ritmo. Penso di essere stato con lui nei primi giri. Ho fatto una buona partenza. Poi lui a metà gara, a nove giri dalla fine mi ha superato e ha mantenuto un ritmo alto. Io ho cercato di inseguire, ma è andata così. Stamattina ho fatto il mio record personale, bene anche stasera, ma non è bastato».

Dopo la partenza complicata, Ganna ha lanciato la bici verso l’oro e il record del mondo
Dopo la partenza complicata, Ganna ha lanciato la bici verso l’oro e il record del mondo

L’arma in più di Ganna

Consonni affacciato dalla balaustra lo ha incoraggiato per tutto il tempo, chissà se avendo intuito la possibilità che Ganna battesse il record del mondo. E intanto Ganna macinava, limando metri e centesimi a ogni giro. Senza pensare che la preda dall’altra parte fosse un compagno, fiutandone l’odore e scoprendo i denti per azzannarlo.

«Sono partito con il classico riscaldamento – racconta il campione della Ineos Grenadiersho ascoltato musica un po’ pesante grazie al mio amico deejay Thomas. Poi sono salito in pista. La falsa partenza forse mi poteva destabilizzare di testa, però sono rimasto calmo, ho respirato e poi ho fatto la corsa che so fare. Quella bici à molto differente dalle altre. Speriamo solo che in due anni Pinarello trovi il modo di farla partire un po’ più facilmente. Nel primo giro è difficile da lanciare, è pesante, ma una volta partita è veramente un razzo. Gli ingegneri sono riusciti a fare veramente qualcosa di straordinario. In più, a giudicare dai tempi che ha fatto vedere, il velodromo si è dimostrato veloce».

Milan è stato interprete di una grande partenza
Milan è stato interprete di una grande partenza

Milan deluso

Milan nei confronti di Ganna ha un rispetto spropositato, essendo entrato giovanissimo nel quartetto di cui Pippo era già il leader. E anche se il suo apporto è stato decisivo per vincere le Olimpiadi, Jonathan sta spesso un passo indietro.

«Un po’ sono deluso – ammette – non posso dire di no. Ci tenevo a questo mondiale, volevo finire la stagione con una maglia iridata, però devo guardare il tutto, i giorni passati… Ho fatto il quartetto, ho fatto il mio record personale, sono contento. Magari Pippo lo immaginavo un po’ più stanco – sorride – ma erano le sensazioni, quello che senti durante la gara. Non abbiamo parlato più di tanto di come stessimo. Fra una gara e l’altra abbiamo pensato a recuperare, a mangiare e fare i massaggi». 

I complimenti di Ganna

E mentre Ganna si gode il riposo e le domande, l’anomalia di questo scontro azzurro viene affiorando lentamente, anche se è palese dalle sue parole che la gara è gara.

«L’obiettivo era vincere la medaglia – dice Ganna – se riuscivo a fare il record era meglio. E’ venuto un ottimo risultato individuale e di squadra, perché in pista non c’ero soltanto io, ma tutti i ragazzi che mi supportavano. E un avversario, Johnny, anche se prima della partenza ce lo siamo detti: “Gara fino alla fine e vince chi è il più forte”. Ho tantissimo rispetto per lui, è giovane e sono sicuro che in due anni sarà una delle pedine fondamentali per il quartetto. Siamo compagni di squadra e questo fa capire che siamo veramente a livelli altissimi. Spero di potergli trasmettere tutto il bello che posso, poi sta a lui accettarlo o meno. Sapevo che sarebbe andato molto forte e dovevo migliorarmi nel primo chilometro, dove lui è molto più forte di me. Di testa ero pronto a combattere, ma stasera credo che ci berremo qualche birretta insieme».

Ultima parola a Villa

La morale spetta al cittì Villa, al terzo oro in due giorni, dopo quelli di Martina Fidanza e del quartetto delle ragazze.

«Indimenticabile è la parola corretta – dice – sono felicissimo. Chiudiamo una settimana incredibile, iniziata con il record dell’Ora e finita con un altro record sui 4.000 metri. Sono contento per Pippo e dispiaciuto per Jonathan, che non dimentichiamo ha chiuso in 4.03”, a 22 anni. Il futuro è suo. E’ partito forte, non per nulla gli affidiamo anche le partenze nel quartetto, ma Pippo con l’esperienza ed il lavoro svolto negli anni ha saputo rimontare. Ricordo che per farlo ha dovuto battere il record del mondo».

Serata magica a Parigi: il quartetto delle donne è d’oro

14.10.2022
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Mentre i maschi masticano a fatica la vendetta di Bigham e dei suoi compagni, il quartetto delle donne scintilla dalla vetta del podio ai mondiali di Saint Quentin en Yvelines. Alzini non ce la fa a smettere di piangere. Balsamo ha i brividi e trema. Martina Fidanza canta l’inno a meno di 24 ore dalla vittoria nello scratch. Guazzini ha preso il tricolore e Chiara Consonni fa la linguaccia a suo fratello che al collo ha invece l’argento. Dopo due false partenze per la stessa giudice incapace del tempo giusto con le atlete allineate, il trenino azzurro ha stritolato le rivali britanniche.

Elisa Balsamo tira il quartetto, dietro Guazzini, Fidanza e Consonni: si va per l’oro!
Elisa Balsamo tira il quartetto, dietro Guazzini, Fidanza e Consonni: si va per l’oro!

Buona la prima

Le ragazze del quartetto sono entrate nella storia della pista, conquistando l’oro che hanno costruito negli ultimi anni: chiusura del cammino iniziato con Salvoldi (cui tanto si deve in questo momento) e punto d’inizio della rincorsa verso Parigi 2024 nel gruppo di Villa.

«Abbiamo lavorato tanto in questi in questi mesi – dice Marco – e alla prima esperienza col quartetto donne… Buona la prima! Dispiace per gli uomini. Abbiamo lasciato qualcosina durante questi 4.000 metri, ma dall’altra parte abbiamo trovato un quartetto regolarissimo e fortissimo, che non c’ha permesso di fare quel solito recupero. L’importante sarà analizzare e capire».

Due false partenze

La notte di Saint Quentin ha qualcosa di magico. Mentre ad Apeldoorn (la stessa città in cui ai mondiali del 2018 i quartetti azzurri conquistarono il bronzo) le azzurre del volley vengono respinte dal Brasile, in Francia si fa festa per l’oro delle ragazze e ci si scopre incontentabili davanti all’argento dei maschi.

«Siamo partite molto forte – racconta Vittoria Guazzini, al secondo iride di stagione – sapevamo che le inglesi erano difficili da battere, però io non sono mai stata molto preoccupata. Ho cercato di guardare solo il tablet e andare a tutta senza preoccuparmi di loro e alla fine è arrivata la vittoria. Avevamo una tattica ben precisa, ovvero di stare sui tempi di tabella e magari aprire alla fine, se ce ne fosse stato bisogno. Abbiamo corso una prova lineare, più che altro eravamo nervose per le due false partenze con i giudici che ci tenevano. Siamo tutte molto unite, quindi speriamo di continuare così per i prossimi anni. La concorrenza è altissima, dobbiamo solo rimboccarci le maniche e continuare così, ma è un punto di partenza».

Subito dopo la vittoria, Balsamo, Fidanza, Consonni, Alzini e Guazzini erano ancora incredule
Subito dopo la vittoria, Balsamo, Fidanza, Consonni, Alzini e Guazzini erano ancora incredule

Tanti anni da regine

Prendono Villa, lo sollevano e lo fanno volare. Da quando corrono tutti in un solo squadrone, il senso di far parte della stessa famiglia ha compattato il gruppo azzurro e quel colore squillante ed elegante è diventato nuovamente il segno distintivo dei dominatori.

«Le ragazze hanno raggiunto un primo sogno importante – dice Villa – sono contento per loro e anche per il lavoro mio del mio staff. Era la prima esperienza, non era facile. Abituati a lavorare coi maschi, abbiamo dovuto imparare tutto sui diversi rapporti e i diversi carichi di allenamento, però siamo riusciti a trovare la quadra, soprattutto negli ultimi mesi. Il quartetto ha fatto un tempo eccellente e importante per il morale. L’ho sempre detto che questo è un gruppo vincente e può aspirare a fare molto bene da qui ai prossimi due anni».

Chapeau agli inglesi

Sul fronte degli uomini, lo spauracchio britannico è stato più forte del quartetto iridato uscente. Prima della finale, Villa ha anche provato quella che, a detta di molti, potrebbe essere la configurazione per le prossime Olimpiadi. Con Milan in partenza, Consonni, Moro e Ganna.

«E’ stata come al solito una bella finale – commenta Simone Consonniormai da un paio d’anni i quartetti si decidono sul filo dei centesimi. Siamo arrivati in finale anche quest’anno, siamo sempre lì e sicuramente dispiace perché volevamo portare a casa anche questa. Chapeau agli inglesi, che oggi sono stati superiori. Questo era il primo dei grandi obiettivi, ma si lavora in vista di altri anche superiori. Non so se ci siano stati errori, analizzeremo dopo. Sicuramente sia io, sia Ganna e Milan veniamo da una stagione impegnativa su strada. Non ho corso i primi due quartetti perché ho fatto la Parigi-Tours, quindi non sapevo a che livello sarei stato». 

La rimonta sfumata

E proprio il tema della stanchezza potrebbe essere il passaggio da valutare in vista delle prossime due stagioni. Abituati all’accelerazione finale che ci consegnò le Olimpiadi, abbiamo toccato con mano che il cambio di ritmo non c’è stato. Al confronto con le analisi di Tokyo si nota che ieri l’abbassamento dei tempi non si è verificato: allora i nostri chiusero il giro dei 3.000 metri in 13.747 per poi scendere a 13.180 nell’ultimo giro (girando nel mezzo a 13.746 – 13.356 – 13.224). Le analisi di ieri a Parigi dicono che il giro a chiusura del terzo chilometro è stato percorso in 13.940 con l’ultimo in 14.198 (passaggi parziali di 13.962 – 13.869 – 13.770).

«Purtroppo questa volta – ammette Milan – la rimonta non è riuscita. Abbiamo dato tutti noi stessi per cercare di tenere a bada l’Inghilterra, però sono stati più forti loro. Peccato perché ci tenevamo davvero molto. Non si vince sempre, capita di arrivare secondi. Ho anche provato a fare la partenza, sono contento di questa nuova posizione. Devo ringraziare i ragazzi e anche Lamon che mi ha dato tanti consigli su come partire, fare i primi giri e come gestirmi. Nel finale ne avevo ancora un po’. Credevo di arrivare dopo la seconda tirata con un po’ meno energie, invece quando mi sono accodato e mancava un giro e mezzo ne avevo ancora. Forse è stato un mio errore non tirare un po’ più lungo. Invece di fare due giri e mezzo, potevo farne tre, lanciando meglio i ragazzi. Nel finale di stagione ognuno ha avuto i suoi impegni con la squadra. Magari non abbiamo avuto grandi occasioni di stare insieme in pista, però allenamenti ne abbiamo fatti. Gli altri avranno fatto qualche ritiro in più, ma eravamo arrivati pronti anche noi».

Per Rachele Barbieri l’argento nell’eliminazione, alle spalle di Lotte Kopecky
Per Rachele Barbieri l’argento nell’eliminazione, alle spalle di Lotte Kopecky

Argento Barbieri

La serata era già stata arricchita dall’argento di Rachele Barbieri nell’eliminazione. Il secondo posto brucia, ma Lotte Kopecky è stata più forte.

«Ho provato ad attaccare a quattro giri dalla fine – spiega la modenese – per non rischiare di rimanere chiusa in volata. Mi dicono sempre di correre d’istinto, provare a vincere rischiando di perdere e così ho fatto. Tornassi indietro forse non lo rifare o forse sì. Sono contenta che sia andata così, altrimenti avrei rischiato di arrivare quarta. Non ho corso il quartetto e un po’ mi dispiace. Ma è un obiettivo che abbiamo preparato insieme, faccio parte della squadra. Ho tifato tanto per loro, la maglia la meritavamo».

Anche Rachele era visibilmente commossa in tribuna quando le quattro ragazze del quartetto hanno aggiunto alla vittoria i meritati giri in trionfo. I mondiali non sono finiti. Oggi si corrono gli inseguimenti individuali, in cui anche Ganna ha scelto infine di avventurarsi. Abbiamo due ori e due argenti. Eppure la sensazione è che il meglio debba o possa ancora venire.

Dopo il record, cena da McDonald’s. E Villa racconta

09.10.2022
4 min
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Cena quasi a mezzanotte al McDonalds di Grenchen, in un delirio di personale in crisi e il gruppo degli italiani famelico e allegro. A un tavolo Ganna, Viviani, Bragato e Lombardi. Da qualche parte si scherza che Lombardi non credesse abbastanza al record, altrimenti avrebbe prenotato una cena degna di questo nome. Giovanni prova a dire che non l’ha fatto per scaramanzia, ma i panini non arrivano e la presa in giro prosegue. Nel tavolo accanto siedono Amadio e Villa, che legge messaggi, sfinito e contento.

Ganna ha appena conquistato il record dell’Ora, è il momento dei festeggiamenti
Ganna ha appena conquistato il record dell’Ora, è il momento dei festeggiamenti

La resistenza dei Giri

Prima, nella baraonda del velodromo dopo il record, il cittì della pista azzurra era sul filo della commozione, in questo suo essere roccioso e discreto. Quello che serve per dare sicurezza a campioni che nel momento del massimo sforzo hanno bisogno degli sguardi e delle parole giusti.

«L’Ora era uno degli obiettivi che sognava da quando è passato professionista – dice – però lo abbiamo tenuto, abbiamo rispettato i passaggi giusti e lui ha fatto la crescita giusta. Doveva guadagnare oltre che potenza e velocità, anche la resistenza che serve per portare a termine l’Ora. E insomma, s’è visto negli ultimi 5 o 6 minuti che la resistenza ci vuole. Perché se non avesse avuto nelle gambe il Giro e il Tour, magari non avrebbe superato la crisi che ha avuto nel finale sul filo dei 57 all’ora. A un certo punto gli abbiamo detto di stare calmo, ma lui mi ha fatto il segno col pollice come per dire: sto bene, vado!».

Villa e Cioni sono i due angeli custodi del campione, ciclisticamente i suoi padri putativi
Villa e Cioni sono i due angeli custodi del campione, ciclisticamente i suoi padri putativi

Guardarlo negli occhi

Prima la flemma del far leggere il tablet con i passaggi, che da un certo punto in poi sono sempre stati sotto i 16 secondi. Poi di colpo, la grinta sul volto di Villa, quando ha capito che l’obiettivo inconfessabile dei 57 chilometri fosse possibile (foto di apertura).

«L’ora mi è passata – sorride – anche perché avevamo delle tabelle da dargli ogni 5 minuti e dovevo guardarlo negli occhi per capire come stava. E lui stava bene e questo forse l’ha un po’ tradito. Dopo la mezz’ora è andato troppo. Avrebbe dovuto girare a 15” 700 oppure 15”600, invece è andato subito a 15”300. Ha recuperato su Boardman, però mancava ancora mezz’ora. Si avvicinava velocemente ai 57 che era il terzo obiettivo, però forse ha iniziato troppo presto e alla fine ha avuto quel lieve calo».

Inizia la caccia al record: il tentativo fatto quando si è stati certi della raggiunta maturità atletica
Inizia la caccia al record: il tentativo fatto quando si è stati certi della raggiunta maturità atletica

Fra Cioni e Villa

Quando Ganna è sceso in pista, prima ha svolto tutti i suoi controlli, poi s’è trovato davanti lo sguardo di Villa. I due si sono scambiati un pugno chiuso, come sempre prima delle sfide importanti e in qualche modo è stato toccante rendersi conto che Marco c’è stato in ogni momento importante di Pippo. E come lui, c’era Cioni.

«Va fatto un plauso a Cioni – dice – perché ha voluto me in pista e forse io mi sono preso la scena. Ma Dario è stato grande in questi due mesi e non ha lasciato niente al caso. Okay, hanno anche un entourage che glielo permette, ma non hanno lasciato niente al caso. Non c’è stato nulla che non sia stato studiato, dal riscaldamento alla partenza, dai materiali delle bici, ruote, body. Insomma, è stato un piacere lavorare con Dario».

E adesso la super bici partirà per i mondiali di Parigi, dove forse sarà usata per l’inseguimento. Carini al lavoro
Carino al lavoro sulla super bici che forse sarà usata per l’inseguimento ai mondiali

Martedì prova rapporto

La cena come meglio s’è potuto e poi domattina (oggi per chi legge, ndr) la squadra della pista azzurra si metterà in viaggio sui furgoni verso i mondiali di Parigi. Adesso si fa festa, poi ci sarà da riazzerare il contachilometri. E anche il record dell’Ora dovrà lasciare posto alle qualifiche dei quartetti e il programma dei mondiali.

«Domani (oggi, ndr) Pippo andrà già in bici – spiega Villa – però recuperando. Così magari almeno martedi, potremo fare una prova rapporto per il quartetto. Ha davanti due giorni per recuperare le gambe e poi scenderemo in pista pensando ai mondiali. Chiuso un capitolo, se ne apre un altro. Poi però in vacanza ce lo mandiamo per davvero».

Serata storica: Ganna si prende il record dei record

08.10.2022
6 min
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«L’unico momento veramente difficile – dice Ganna – sono stati gli ultimi 10 minuti. Pregavo che finissero perché veramente non ce la facevo più. Era un continuo pensare: “Dai che sono gli stessi sforzi che fai quando fai i lavori di forza in pista con i ragazzi”. E invece era più lungo. Avere vicino gli amici è stato importante. Però loro erano a far festa, io ero lì a faticare».

Boardman abbattuto

Cominciamo dalla fine e speriamo ci scuserete l’orario. Filippo Ganna ha triturato il record dell’Ora e lo ha riportato sotto lo stesso ombrello. Nessuna distinzione fra quelli ottenuti sulle bici troppo futuristiche e quello di Merckx. Sulla sua Pinarello sicuramente ipertecnologica ma dalle geometrie classiche, il piemontese ha scavalcato Bigham e poi ha puntato Boardman. A un certo punto ha messo nel mirino anche i 57 chilometri, ma ha capito presto che non fosse il caso. La nuova misura è di 56,792 chilometri e adesso andate pure a prenderlo.

Il finale è al fulmicotone: Ganna è stanco, ma il record dei record è nel mirino
Il finale è al fulmicotone: Ganna è stanco, ma il record dei record è nel mirino

Come Merckx e Wiggo

Merckx scese di sella e disse che non ci avrebbe mai più provato, Coppi in precedenza disse più o meno lo stesso.

«Sono d’accordo con entrambi – sorride sfinito – almeno finché qualcuno non lo batterà, una cosa che credo accadrà. La tecnologia fa aumentare sempre più le distanze. Ma in quel caso farò come Wiggins, lo proverò a fine carriera. Negli ultimi dieci minuti non riuscivo a trovare una posizione confortevole, continuavo a spostarmi.

«E nel mentre dicevo anche: “Dai che tanto domani non la tocchi”. Domani giorno libero, più che altro in furgone per arrivare su in Francia, a Parigi. E alla sera magari, una sgambatina si farà per sciogliere la fatica di oggi. Alla fine ho avuto un bel dolore anche al soprasella e non vedo l’ora di farmi la doccia. Tutto il vino che mi hanno versato addosso inizia a bruciare…».

Ultimi giri, ancora sotto i 16″: Villa lo incita
Ultimi giri, ancora sotto i 16″: Villa lo incita

Tre scenari possibili

C’era uno schema concordato con Villa e con Cioni. Pippo sarebbe andato in modo più conservativo per i primi 30 minuti e poi passando davanti a Villa, sarebbe stato lui a indicargli la tabella da seguire. Tre scenari. Uno era una scommessa: i 57 chilometri. Le altre due erano molto più abbordabili: il record di Bigham e quello di Boardman.

Ganna è partito cauto. Poi inesorabilmente ha iniziato ad abbassare il tempo sul giro. E forse a un certo punto ha spinto troppo sul gas. Al punto che Villa prima si è esaltato e poi a un certo punto, vista la flessione nel finale, ha provato a dirgli di calare, ma non c’è stato verso che lo facesse. Anzi, a un certo punto Pippo gli ha fatto cenno di sì col pollice, che avrebbe puntato ai 57 chilometri.

«In realtà – sorride – non ho aspettato la mezz’ora perché mi sentivo bene e così sono partito prima. Forse ho esagerato, l’ho un po’ incasinata. Si poteva rimanere fedeli al programma, perché poi alla fine s’è trattato di stringere davvero i denti. A un certo punto ho pensato davvero di poter andare per i 57, ma è durata poco. E mi sono detto: “Stai buono Filippo, mancano 12 giri, pensa ad arrivare in fondo”».

La mano sul cuore davanti al suo pubblico: il Top Ganna Club gli è stato vicinissimo
La mano sul cuore davanti al suo pubblico: il Top Ganna Club gli è stato vicinissimo

I rapporti giusti

Sta seduto a un metro di distanza. Gli hanno consegnato il cartello con la misura e un orologio Tissot, sponsor dell’evento e di questo velodromo svizzero che spunta in mezzo al nulla, in un paese che in apparenza altro non ha, se non la tradizione orologiaia.

«All’inizio la partenza è stata secondo i piani – racconta – avevo in mente di battere Daniel (Bigham, ndr) anche solo di un metro. Quando verso metà corsa ho sentito che la gamba c’era, ho provato a spingere e cercare di fare il record più alto che si poteva. Non pensavo, ma gli ultimi 15 minuti sono stati veramente faticosi. Alla vigilia si era ragionato sul rapporto. Abbiamo fatto una prova, ho voluto provare il 65 e anche il 66. Non nascondo che nella prima mezz’ora un dente in più mi avrebbe fatto comodo. Ma alla fine ho pensato che sarebbe stato meglio averne due in meno. Per cui credo che abbiamo azzeccato perfettamente ogni scelta. Quando con la mia squadra puntiamo un obiettivo, facciamo tutto al 110 per cento».

Sassolini dalle scarpe

Intorno iniziano a saltare fuori birre. Lombardi è al settimo cielo, Villa racconta e Cioni lo stesso. La tensione negativa dei mondiali si è sciolta al chiuso di questa famiglia allargata che del campione è rifugio, motivatrice, carburante.

«Io non pensavo neanche di arrivare fino a qua – dice – sapevo che potevo arrivare ai 56, ma già sui rulli stamattina, durante il riscaldamento, riuscivo a tenere i valori che invece non avevo ai mondiali. C’è voluto coraggio a venire qua dopo quella giornata storta? Probabilmente sì, non è stato un periodo semplice. La stagione non è ancora finita, ma dopo i mondiali non toccherò la bici per almeno un mese. La riprenderò al primo ritiro con la squadra e l’anno prossimo cercheremo di prendercela più tranquilla, puntando magari un po’ più forte sugli obiettivi che ci porremo. A chi la dedico? A me stesso. Quando ne hai tanti contro, non è facile. Ma poi è anche più bello farli stare zitti».