Ancora sul nulla osta degli juniores: cosa dicono in Piemonte?

20.05.2022
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E’ stato tema di dibattito dell’ultimo editoriale di bici.PRO: il Consiglio Federale della Fci che si è svolto ha abolito il vincolo regionale nella categoria juniores. Tradotto un atleta può passare da un comitato regionale all’altro liberamente. Non serve più il famoso “nulla osta”.

Ma cosa significa in soldoni tutto ciò? Cosa comporterà effettivamente? Già nell’editoriale provammo a  rispondere, a fare delle proiezioni, ma non è facile prevedere cosa accadrà.

La delegazione del CR toscano, accolta dai dirigenti piemontesi (a destra). Erano in sopralluogo a Cherasco, sede dei prossimi tricolori
La delegazione del CR toscano, accolta dai dirigenti piemontesi (a destra). Erano in sopralluogo a Cherasco, sede dei prossimi tricolori

Parola a Giuliani

Noi lo abbiamo chiesto a Francesco Giuliani, che è il selezionatore tecnico del comitato del Piemonte. Lui è uno di coloro che lavorano sul campo, che è a stretto contato con gli atleti e qualche delucidazione ce la può dare.

«Pronunciarsi è difficile – prova a spiegare Giuliani – il primo problema che mi verrebbe in mente è che si fa fatica a far restare in Regione gli atleti più forti. Mentre alla fine non è un grande problema per gli altri ragazzi perché pur di non lasciare a piedi un ragazzo il nulla osta veniva concesso. Nessuno impedisce ad un giovane di correre.

«Più che altro, credo che andranno a patire regioni come l’Emilia-Romagna o il Piemonte stesso, che sono buone regioni per numero di squadre e attività, ma sono al di sotto di Veneto e Lombardia. E patiranno le società. A me, infatti, a livello di convocazione non cambia molto, perché quella va in base alla residenza».

Al Sud l’attività non manca, ma gli eventi per una categoria importante come quella degli juniores non sono molti
Al Sud l’attività non manca, ma gli eventi per una categoria importante come quella degli juniores non sono molti

Tempi duri?

Giuliani parla di una rivoluzione necessaria, ma anche di rischi, da parte delle squadre stesse: «Perché – dice – alla fine faranno più gola quelle con più visibilità e più potere economico. Prenderanno i corridori più forti».

«Da un lato questa normativa è meglio perché i ragazzi sono più liberi, da un lato è peggio perché se si esagera con il prendere i corridori forti si rischia che vadano a finire tutti nelle stesse squadre. E così anziché esserci due o tre bravi ragazzi per ogni team, ce ne saranno dieci in due squadre. E questo inevitabilmente andrebbe ad incidere anche sulle corse».

«E in questo modo non fai risultato. E se non fai risultato lo sponsor va via… E’ così anche nei piccoli. Poi, c’è anche lo sponsor che è un amante e va avanti lo stesso, ma la maggior parte delle volte lo sponsor va via». 

Giuliani, chiaramente, ha fatto un’analisi dal suo punto di vista. Alla fine fa parte di un Comitato importante, non da “pole position” ma subito dietro. Ma per le regioni del Sud?
«Sarà un massacro. Il Sud si salvava con le plurime, adesso non hanno più senso di esistere. A quel punto starà del tutto a loro sapersi adattare e modernizzarsi, ma non è facile».

«Sono preoccupato io per il Piemonte, figuriamoci laggiù. Le nostre squadre che stanno più ovest patiranno di più, invece i nostri team che sono più ad est, potranno beneficiare della vicinanza con la Lombardia, anche solo per andare a correre».

Capiterà sempre più spesso che atleti di una regione vinceranno in altri team
Capiterà sempre più spesso che atleti di una regione vinceranno in altri team

Idea fantaciclismo

Dal tecnico regionale a presidente del comitato regionale piemontese, Massimo Rosso. Anche per lui il rischio è quello di una forte concentrazione di tutto il movimento juniores in due o tre Regioni.

«Per le nostre società – spiega Rosso – cambia che probabilmente non si ritroveranno il corridore forte attorno al quale era “costruita” la squadra se così possiamo dire. Arriverà il team più strutturato, più ambito che lo porterà via… snaturando di fatto la squadra di partenza che potrebbe non essere più intenzionata a continuare».

«Mi rendo conto che è materia delicata e che non è facile. E che inciderà soprattutto sulle regioni ciclisticamente più piccole. Però si poteva affrontare la questione in altro modo, anche ascoltandoci. E invece noi dei comitati regionali questa norma ce la siamo un po’ ritrovata fatta».

«La soluzione? Fare un po’ come nel fantaciclismo dove si deve ragionare con dei crediti, qui si può fare con i punti dei ragazzi. Si stabilisce che un team non possa avere, dico un numero a caso, più di 100 punti e ti regoli su come fare la squadra. E così ne avrei uno super bravo, un paio bravi, un paio con pochissimi punti e altri senza punteggio».

EDITORIALE / Via il vincolo agli juniores, cosa cambia?

16.05.2022
4 min
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Il Consiglio Federale che si è svolto a Palmi il 12 maggio ha stabilito l’abolizione del vincolo regionale nella categoria juniores.

«Il vincolo regionale, che viene ad oggi affidato alla discrezione del presidente del CR – ha dichiarato il presidente Dagnoni – a mio avviso interviene sulla libera volontà delle società e degli stessi atleti e ha creato nel corso degli anni paradossi come quello che alcune società tesserano atleti stranieri perché non possono tesserare atleti extra-regionali».

Sparisce il ricatto

Di cosa si tratta, in breve. Se uno junior vuole andare a correre in un’altra regione, deve chiedere il nulla osta al Comitato Regionale di appartenenza e non è detto che gli arrivi. La norma, architettata anni fa per impedire la migrazione indiscriminata di talenti verso le regioni più ricche, ha spesso generato ricatti: «O resti in regione con la plurima oppure non fai attività, perché il nulla osta non te lo do».

L’abolizione del vincolo regionale è stata deliberata a Palmi durante l’ultimo Consiglio Federale
L’abolizione del vincolo regionale è stata deliberata a Palmi durante l’ultimo Consiglio Federale

La soluzione che ha permesso di aggirare la regola è arrivata infatti con le plurime (in apertura la ligure Casano Matec, di base anche in Sicilia). Affiliandosi nella regione di appartenenza dell’atleta e assicurando la sua partecipazione a una serie di gare sul territorio e con la rappresentativa regionale, il ragazzo può cambiare maglia. Che cosa cambia con l’abolizione del vincolo?

Comandano i genitori

«Abbiamo abolito la schiavitù – spiega Ruggero Cazzaniga, vicepresidente federale – che si veniva a creare fra regioni. E non si pensi che fosse limitato al rapporto fra Nord e Sud, perché ad esempio per uno junior piemontese è impossibile andare a correre in Lombardia. La regola non ha portato a niente di buono. Il sistema delle affiliazioni multiple fu prima introdotto fra gli U23 ma alla fine si rivelò il modo per aggirare una normativa fiscale in cui la Federazione non voleva né poteva avere parte. Così furono tolte e poi reinserite per gli juniores. Nel frattempo le piccole regioni non hanno fatto niente per migliorare il loro patrimonio e gli atleti sono partiti lo stesso. Sono minori, decidono i genitori.

«Perciò è chiaro che le plurime non siano progetti di crescita. La filosofia che c’è alla base di questa riforma è che i Comitati Regionali saranno più tutelati, perché farà fede la residenza dell’atleta. Il piccolo Nibali che avesse la residenza in Sicilia, ad esempio, dovrebbe finire la scuola a casa e partecipare alle gare con le rappresentative regionali. Quando poi andrà via, alla società sarà riconosciuto il doppio dei punteggi. E se prima c’era il limite dei due corridori con 35 punti, adesso lo abbiamo abbassato a 25, aumentando il bacino degli atleti interessati. Un atleta forte, i 25 punti li ha fatti già a maggio. Sapete chi ne risentirà? Chi fa il… commercio dei bambini, perché se non altro dovrà sborsare parecchio di più».

Anche per Samuele Manfredi, qui a Sovilla nel 2018, sorsero problemi di nulla osta, poi risolti
Anche per Samuele Manfredi, qui a Sovilla nel 2018, sorsero problemi di nulla osta, poi risolti

Le due facce

Fin qui la filosofia alla base del provvedimento federale, che si presta a doppia interpretazione.

Bicchiere mezzo pieno: togliendo il vincolo, si elimina il ricatto. Recinti aperti e asta per i migliori atleti. Siccome questo succederà, le società si devono attrezzare. Se vogliono trattenere i loro atleti, devono mettere mano al portafogli e garantire attività regionale e nazionale, sennò l’atleta va via. Il ragazzo farà quello che è giusto per lui.

Bicchiere mezzo vuoto: recinti aperti significa… saccheggio. Non avendo più necessità di correre nella regione in cui si sono affiliate, le squadre più ricche si limiteranno a prendere i ragazzi e portarli nella propria regione, impoverendo il tasso tecnico delle gare nella regione di origine e semmai rendendo più ricchi i comitati (cui la Federazione ha in effetti promesso un aumento di risorse).

La residenza non è un problema. Allo stesso modo in cui ci sono genitori che ammettono quella all’estero purché i figli passino precocemente tra i pro’, perché non dovrebbero lasciarli liberi di andarsene di casa a 17 anni? E questo passaggio agevolato di atleti, nel segno della libertà e del potere di alcuni su altri, sarà nell’interesse dei ragazzi e del ciclismo italiano? Oppure aprirà le porte a un flusso su cui sarà sempre più difficile avere un controllo?

Sarebbe curioso a questo punto sentire le voci di coloro che vi sono coinvolti direttamente.

Menegotto 2020

Di padre in figlio, la saga dei Menegotto

12.05.2022
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La storia di Roberto Menegotto, rivista oggi alla luce del ciclismo che stiamo vivendo, è esemplare di come lo sport sia un ambiente che vada vissuto rimanendo sempre presenti a se stessi. Il veneziano di San Donà di Piave era da dilettante un validissimo prospetto, capace addirittura di conquistare il Giro della Valle d’Aosta nel 1993, che sappiamo essere un trampolino preferenziale verso il professionismo. Menegotto passò nel 1994 nelle file della ZG Mobili, ma la sua parentesi durò appena 4 stagioni, per poi mollare a 27 anni e mettersi a lavorare, prima in proprio, poi, dopo che la sua azienda è fallita 6 anni fa, in una fabbrica di motori elettrici.

Il veneto non si è mai distaccato dal mondo del ciclismo, ha preso il patentino di tecnico di 3° livello e si è dedicato ai più giovani, per insegnare loro cos’è il ciclismo, nei suoi tantissimi lati belli e anche in quelli oscuri, poi è arrivato Jacopo, suo figlio che ora sta attraversando la sua stessa parabola, essendo uno dei giovani più promettenti del florido vivaio veneto.

«Non avrei voluto che facesse il ciclista – dice – ma ha tanta passione, quella che avevo io alla sua età. Sa che è un mondo duro, difficile ma ci vuole provare. Insomma, attraverso di lui sono rientrato anch’io nel mio mondo…».

Menegotto Dal Sie 1995
Roberto con un altro corridore dei suoi anni, Roberto Dal Sie, pro’ dal 1995 al ’97
Menegotto Dal Sie 1995
Roberto con un altro corridore dei suoi anni, Roberto Dal Sie, pro’ dal 1995 al ’97
Ripensandoci adesso con la maturità dell’età adulta (Roberto ha 54 anni), ti sei mai pentito di aver mollato così presto?

Sì, molto. Mi sarebbe bastato un pizzico di fortuna in più. Ma quelli erano anni pesanti, era un ciclismo molto discusso, molto “incasinato”. Oggi gli scalatori sono tornati scalatori, i velocisti sono tornati a fare le volate, poi ci sono i campioni assoluti che ci sono sempre stati, quelli capaci di vincere dappertutto perché baciati dal talento naturale. Io ho vissuto un’epoca di grandi atleti: Simoni, Casagrande, lo stesso Pantani erano miei rivali da dilettanti e si vinceva a turno, anch’io li ho messi alle spalle. Per affermarsi però dipende molto dalla squadra.

Come ti trovasti alla ZG?

La scelta era stata quella giusta, ma al secondo anno cambiò proprietà e non trovai l’accordo. Passai nella squadra di Marino Basso, andavo anche forte, finii secondo in una tappa del Midi Libre dietro l’attuale diesse della Cofidis Vasseur, ma non vedevo intorno a me la fiducia tale da darmi il tempo di crescere. Io venivo dal calcio, avevo iniziato a 18 anni con il ciclismo, maturavo molto tardi. Troppo per i tempi del ciclismo di allora, figuriamoci adesso…

Menegotto 1990
La vittoria di Roberto Menegotto ai tricolori ’90. Dietro finiscono Andreani, Gualdi, Ferrigato, Bartoli…
Menegotto 1990
La vittoria di Roberto Menegotto ai tricolori ’90. Dietro finiscono Andreani, Gualdi, Ferrigato, Bartoli…
Il ciclismo lo hai mollato?

No, mi sono dedicato ai più giovani e negli anni le loro vittorie, ma soprattutto le loro storie, la loro gratitudine, la loro crescita umana prima ancora che ciclistica sono stati i miei successi, quelli che mi hanno ripagato. Ora mi dedico agli esordienti nel Gs Spercenigo, società con 52 anni di storia. Negli ultimi anni abbiamo sofferto la rivalità con la Borgo Molino, ma stiamo completando tutta la trafila da giovanissimi a juniores nella stessa società e questo è importante. Ci prenderemo altre soddisfazioni.

A proposito di giovani, abbiamo visto sui social che sei molto sensibile al discorso legato al passaggio prematuro verso il professionismo…

Ho vissuto sulla mia pelle le difficoltà del passaggio, devi essere pronto innanzitutto mentalmente e caratterialmente. Tutti cercano l’Evenepoel di turno dimenticando che i fenomeni sono tali perché sono rarissimi. Noi bruciamo tanto, questa è la verità, anche le iniziative come il team under 23 della Bardiani lasciano il tempo che trovano. Avrebbe più senso imporre almeno un paio d’anni di permanenza fra gli under 23, per dare tempo di crescere. Poi c’è un problema di calendario.

Ragazzi Spercenigo
Alcuni ragazzini del Gs Spercenigo, società storica del panorama veneto. Menegotto cura gli esordienti
Ragazzi Spercenigo
Alcuni ragazzini del Gs Spercenigo, società storica del panorama veneto. Menegotto cura gli esordienti
Spiegati meglio…

Ai miei tempi trovavi in regione una o due gare dove fare esperienza, crescere gradatamente, per certi versi allenarti in vista delle sfide più importanti. Oggi ad ogni gara trovi i migliori, sembra che ogni corsa junior sia una sorta di campionato italiano e questo non fa bene, consuma. Bisogna anche avere spazio per gare più alla portata, permettere alle società di programmarsi, cercare spazi, far crescere l’autostima ai propri ragazzi. Le categorie giovanili sono cruciali nella formazione fisica ma anche mentale dei ragazzi.

Jacopo Menegotto 2022
Jacopo Menegotto, 21 anni. Nel 2021 è stato 2° a San Vendemiano e in una tappa del Giro U23 (foto Lorenza Cerbini)
Jacopo Menegotto 2022
Jacopo Menegotto, 21 anni. Nel 2021 è stato 2° a San Vendemiano e in una tappa del Giro U23 (foto Lorenza Cerbini)
Parliamo di Jacopo: come corridore è come te?

Per nulla… Io ero uno scalatore puro, di taglia minuta che aveva dalla sua l’esplosività. Lui ha una grande potenza, peccato che quest’anno non si sia ancora potuto mettere in mostra perché ha contratto un virus a inizio stagione che l’ha di fatto bloccato per due mesi. Praticamente ha corso tutte le gare internazionali con la retromarcia innestata… Lui va forte sulle salite medie, mi ricorda un po’ Argentin, anche se deve ancora dimostrare tutto. Ma ha tempo per crescere e anche in questa stagione può abbondantemente rifarsi.

Che ti aspetti per lui?

Che possa trarre soddisfazione per quello che fa e ricompensa per i sacrifici. Ha talento, spero riesca a dimostrarlo. In bici va da quando aveva 7 anni. Sa che in me ha un bagaglio enorme di esperienza, gli ho parlato spesso, gli ho insegnato che cos’è il ciclismo, ora deve andare per la sua strada sapendo che all’occorrenza ci sono.

Il caso di Buda, emerso al terzo anno junior

17.04.2022
5 min
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Giorni fa una mail arrivata alla nostra redazione ha richiamato l’attenzione, toccando un argomento che da tempo stiamo affrontando, quello della eccessiva precocità del movimento ciclistico che non considera talenti più lenti a carburare: «Buongiorno, mi chiamo Stefano Ballandi e sono un dirigente della società ciclistica Italia Nuova Borgo Panigale attiva da 66 anni in campo ciclistico. La nostra società quest’anno ha tesserato un ragazzo di nome Michele Buda, residente a Montiano in provincia di Cesena, questo ragazzo aveva effettuato i due anni da juniores collezionando alcuni piazzamenti ma non era riuscito a trovare una squadra disposta a tesserarlo per l’anno 2022 nella categoria under 23. La società, facendo un ulteriore sforzo finanziario ed avvalendosi dei regolamenti della federazione ciclistica che permettono ai ragazzi di terzo anno di poter correre nella categoria juniores se non hanno fatto almeno 10 punti federali nell’ultimo anno lo ha tesserato.

«Questo è stato fatto perché nell’atleta i direttori sportivi e il preparatore avevano visto che il ragazzo era in continua crescita, la sua maturazione fisica non era stata al pari dei suoi coetanei ma la volontà e la determinazione con cui affrontava il ciclismo lasciavano intravedere ampi margini di miglioramento. Michele nelle prime quattro corse disputate ha collezionato due primi posti (il 20 marzo a Cassanigo e il 10 aprile a Maltignano) un quarto posto a San Giovanni in Marignano e nell’altra corsa ha tirato la volata al velocista della squadra».

Buda Piana
Michele con Roger Piana, presidente della società che gli ha dato fiducia
Buda Piana
Michele con Roger Piana, presidente della società che gli ha dato fiducia

Non perdere mai la fiducia

Il caso di Buda non è infrequente. Non possiamo sapere se diverrà mai un campione, ma certamente ottenere risultati in questa maniera significa che bastava aspettare, credere nelle sue qualità per esserne ripagati. Il giovane è quasi sorpreso di tanta attenzione nei suoi confronti, ma la sua forza stava nel non aver mai perso la fiducia nei propri mezzi.
«L’anno scorso avevo già iniziato ad andare più forte nella seconda parte di stagione, sapevo però che era un po’ tardi, ma trovato l’accordo con la società ho fatto un inverno tranquillo e mirato alla mia preparazione e i risultati sono arrivati».

In società si parlava di uno sviluppo fisico leggermente ritardato rispetto ai tuoi coetanei.

Un po’ è vero, anche se quest’anno si è trattato di un paio di centimetri, tra il 1° e il 2° anno da junior ero aumentato di almeno 5. Sapevo di aver sviluppato tardi rispetto agli altri, diciamo che avevo presa con più calma la mia attività proprio in considerazione di ciò. Il primo anno da junior è stato di quasi totale apprendistato, per capire un po’ come muovermi, nel secondo ho cominciato a tirare le fila e ora si sono visti i risultati. Servivano solo tempo e fiducia.

Buda Maltignano 2022
La vittoria di Buda a Maltignano (AP), ultima sua gara fra gli juniores
Buda Maltignano 2022
La vittoria di Buda a Maltignano (AP), ultima sua gara fra gli juniores
Oltretutto non vinci gare in maniera ordinaria, sei un attaccante…

Ho le caratteristiche dello scalatore, di certo non sono un velocista puro, ma cerco di disimpegnarmi dappertutto, infatti mi esercito anche nelle volate e cerco di migliorare a cronometro perché voglio essere un corridore completo. E comunque in un gruppo ristretto mi faccio valere in volata, senza paura.

Hai gareggiato da terzo anno junior, grazie al regolamento, ma in gruppo come hanno preso il fatto di correre con uno più grande?

Ci conosciamo tutti, molti del gruppo sono amici, anche nelle squadre concorrenti, in generale non ci sono state polemiche. Tutti sanno che vincere non è mai facile e l’età in questo non influisce. Comunque è un problema superato, ora ho raggiunto i punti necessari per cambiare categoria e quindi non dovrò più correre con gli juniores.

Questo però presuppone un altro problema, perché passare di categoria a stagione in corso non è semplice…

Qualche contatto c’è, soprattutto con una squadra della mia zona il che mi consente di continuare con lo studio senza grandi difficoltà. Sono al quinto anno dell’Istituto Geometri, quest’anno ho la maturità e ci tengo particolarmente. Spero entro fine mese di poter già correre nel calendario under 23.

Buda compagni 2022
Michele Buda ha trovato nei compagni alla Italia Nuova Borgo Panigale il supporto per emergere
Buda compagni 2022
Michele Buda ha trovato nei compagni alla Italia Nuova Borgo Panigale il supporto per emergere
La tua passione ciclistica ti prende molto?

Assolutamente. Ho iniziato seguendo mio fratello Simone che correva nei G1, ho provato anch’io e non ho più smesso. Vengo da una famiglia di sportivi, mio padre correva con le moto e mia madre faceva nuoto, ma il ciclismo era sconosciuto. E’ andata così…

Ti sei mai preoccupato per come si stava evolvendo la situazione? Sai bene che nel ciclismo attuale si emerge sempre più giovani…

Sapevo che la strada era lunga, per me anche di più, ma non mi sono mai buttato giù, anche se erano 6 anni che non vincevo. E i successi ottenuti non sono stati per nulla facili. Sinceramente comunque è stato giusto così, magari qualche possibilità di passare prima c’era, ma non avrebbe avuto senso, non ero pronto.

Buda fratello 2022
Michele Buda, a destra, con suo fratello Simone che lo ha ispirato nella sua carriera ciclistica
Buda fratello 2022
Michele Buda, a destra, con suo fratello Simone che lo ha ispirato nella sua carriera ciclistica
Sei ambizioso?

Molto e voglio seguire una strada giusta per me. Il momento giusto per passare è questo, non prima. Per questo non mi sono preoccupato.

C’è una gara che ti piacerebbe vincere?

Sinceramente non ho preferenze, voglio seguire la mia strada e vedere dove mi porterà, vivo quest’attività giorno per giorno senza dimenticare il resto, perché del ciclismo mi piacciono anche altri aspetti, come la compagnia, il comunicare con miei coetanei. Voglio innanzitutto essere a mio agio. Quest’anno, come detto, la maturità viene prima di tutto, poi mi dedicherò al ciclismo anima e corpo e vedremo dove arriverò.

Dal mondo dei pro’ a quello degli juniores: in viaggio con Scinto

15.04.2022
7 min
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Dai professionisti, agli juniores. E’ la storia di Luca Scinto che dopo un anno di stop è risalito in ammiraglia, quella del Team Franco Ballerini. L’ex corridore toscano è stato tra i fondatori di questa società, tuttavia ci tiene subito a chiarire che a tenere le redini della squadra non è lui, ma Andrea Bardelli. «E’ lui che conosce i corridori e la categoria», dice.

Il discorso però non verte sul team, ma sulla categoria. Scinto può essere un bel paragone tra questi due mondi, appunto quello dei pro’ e quello degli juniores, che tra l’altro sono sempre più vicini.

Scinto ha smesso di correre nel 2002, è salito in ammiraglia nel 2003 tra gli U23. Dopo qualche stagione è passato ai pro’. Qui con Visconti
Scinto ha smesso di correre nel 2002, è salito in ammiraglia nel 2003 tra gli U23. Dopo qualche stagione è passato ai pro’. Qui con Visconti
Luca, appunto, juniores categoria importante e delicata. Partiamo dall’inizio: quanto è diversa rispetto ai tuoi tempi?

Quanto è diversa? E’ cambiata come da zero a cento. E’ un altro ciclismo. Quando ero io tra gli juniores iniziavano ad arrivare i primi cardio, ma non sapevamo praticamente nulla di battiti cardiaci. E infatti non lo guardavamo. Eravamo “grassi”, muscolati come bambini normali. Iniziavamo ad andare in bici dopo la Befana. Ma che dico, a fine gennaio. Semmai prima si andava un po’ a correre a piedi.

E oggi?

Oggi sono dei pro’ e infatti a 20 anni raggiungono il top, mentre prima la maturazione era molto più lenta e s’iniziava ad andare forte a 24-25 anni. Prima era davvero una categoria giovanile. Bartoli ed io il sabato andavamo a giocare a pallone e la domenica andavamo a correre. Io giocavo nell’Altopascio, okay facevo il portiere, ma per dire che approccio ci poteva essere. Proprio io e Michele, credo siamo stati i primi ad utilizzare la Mtb d’inverno, a fare il ciclocross, ma già eravamo più grandicelli. E ancora l’impostazione in bici. Prima ti prendevano la misura del cavallo e via in sella. Adesso i ragazzi passano per più di una visita biomeccanica.

Cosa ti piace di questo mondo così diverso però?

Sto imparando a conoscerlo. Prima andavo solo a vedere qualche corsa ogni tanto, ora ci sono più dentro e mi diverto. Devo imparare ad entrare nella mente di questi ragazzi di nuova generazione. Però la cosa che più mi piace è come ti guardano quando gli parli. Ancora ti ascoltano. Ti stanno a sentire. Ed è bello, fa piacere.

La categoria juniores segna non solo il passaggio verso il mondo dei pro’, ma anche dall’infanzia all’adolescenza più matura
La categoria juniores segna non solo il passaggio verso il mondo dei pro’, ma anche dall’infanzia all’adolescenza più matura
Beh, fino a pochi mesi fa trattavi con i pro’: il metro di paragone è ancora fresco…

So che vanno a documentarsi su internet. Chi era Scinto, cosa ha fatto da corridore, diesse, con chi gareggiava… Più che altro devi stare attento ai genitori, tra mamme troppo premurose e alcuni papà che pensano che il loro figlio sia un campione. Ma questo è un discorso generale, non della mia squadra. La cosa invece che mi piace è che, almeno guardando i miei, ho trovato ragazzi di personalità. E anche che c’è una netta differenza fra stranieri e italiani.

In che senso?

I nostri ragazzi, stando a casa, sono più viziati, meno autosufficienti. Mentre vedo il canadese, Leonard, che a 17 anni vive da solo, lava, si fa da mangiare… E mi chiedo: uno dei nostri sarebbe in grado di vivere da solo non dico in Canada, che è dall’altra parte del mondo, ma in Belgio? Ci riuscirebbero i suoi genitori? 

E invece una cosa che ti piace meno?

Che rispetto ai miei tempi non so se questi ragazzi arriveranno a 35-37 anni. Di fatto si salta il dilettantismo. Anche le squadre dei pro’ vogliono tutto e subito e questo credo che alla lunga ammazzerà il mondo under 23 e continental. Magari per alcuni va bene, ma per altri ragazzi che hanno bisogno di più tempo per maturare no. Uno Scinto corridore non ci sarebbe, o ancora di più un Ballan. Non credo che vedremo più un Nibali che a 37 anni lotta per entrare nei cinque al Giro d’Italia.

I ragazzi della Franco Ballerini: impegno ed educazione i valori che cerca di passare Scinto
I ragazzi della Franco Ballerini: impegno ed educazione i valori che cerca di passare Scinto
E invece quando si va alle corse: cosa è cambiato?

Alla fine questa parte è quella che resta più semplice. Oggi la tecnologia aiuta e con una chat di squadra è più facile comunicare, purché non se ne abusi. Io faccio riferimento agli orari per partire, agli appuntamenti, alle soste in autogrill… Per il resto anche la riunione dei diesse è sempre quella. L’altro giorno ero ad una corsa il cui finale era in sterrato e stretto. Le macchine non potevano starci. Nessuno ha parlato e io ho chiesto al giudice se potevamo andare avanti e metterci ad assistere i corridori da terra. Chiaramente se tutti fossero stati d’accordo. Da che non parlava nessuno, mi sono venuti tutti a ruota. Ma io sono così. Anche con Rcs al Giro se dovevo parlare, parlavo. Semmai vorrei che ci fosse più preparazione nei giudici regionali. 

Cioè?

Noto che spesso sono impreparati e con poca esperienza. Il giudice non deve solo punire, ma deve essere anche una figura di dialogo. In una gara hanno squalificato un mio corridore per un rifornimento a 5 chilometri dal traguardo. Okay, non si fa, ma fammi un’ammenda, perché squalificare il ragazzo? Mi ricordo per esempio della Francesca Mannori. Lei si vedeva che era brava, che aveva personalità. E infatti adesso è al Tour de France. Come i corridori, anche i giudici bravi si vedono subito.

Lo Scinto diesse cosa diceva ad un pro’ prima di una gara e cosa dice ad uno juniores?

Partiamo dal fatto che per i primi è un lavoro. Quindi che devono dare il massimo per fare bene. Agli junior dico di mettercela tutta, ma anche di stare attenti, di comportarsi bene in gruppo, di non fare scenate dopo l’arrivo. Anche in virtù della maglia che portiamo in giro. Per noi il nome Franco Ballerini è orgoglio e soddisfazione. Oppure che non devono innervosirsi se c’è un guasto meccanico o di non abbattersi se una corsa va male. Questa categoria è davvero particolare. E’ un insegnamento di vita. E’ quella in cui capisci se del ciclismo puoi farne il tuo lavoro oppure no.

Andrea Garosio
Il diesse toscano mentre seguiva un suo atleta pro’ dall’ammiraglia durante una crono
Andrea Garosio
Il diesse toscano mentre seguiva un suo atleta pro’ dall’ammiraglia durante una crono
E invece i ragazzi cosa ti chiedono?

Più che chiedere si parla e si affrontano le situazioni. C’era un ragazzo che veniva dalla frattura del polso. Diceva che sentiva dolore e così gli ho fatto una fasciatura, un taping. Era poca cosa, però è servito a renderlo più tranquillo. Oppure un altro mi ha detto: quando arrivo in fondo alla discesa e poi c’è lo strappo le gambe mi fanno male, non girano. Allora gli ho chiesto: e ti bruciano anche? E lui: sì, sì… Ecco, ho ribattuto, è li che devi insistere, perché come bruciano a te, bruciano anche agli altri. Tante volte si molla venti metri prima degli altri. Solo che a quel punto hai perso il treno. E lui mi è sembrato aver capito.

Riporti mai qualche aneddoto?

Sì, proprio su questo discorso gli dissi come in un Giro del Lazio mi stavo quasi per ritirare, volevo mollare dopo una salita. In fondo alla discesa, complice anche un rallentamento, sono rientrato. E così prima dell’Appia, su quel bel ciottolato mi sono detto: visto che non vado, anticipo. Cavolo, volavo! Finii secondo. In generale cerco di raccontargli più delle mie esperienze da diesse, dei tanti momenti con Visconti, che quelle da corridore.

Però dai, parli con passione. Alla fine il ciclismo, il nocciolo, è sempre quello…

Guardate, ho vinto con radioline e senza radioline, con il tablet in ammiraglia e senza… non sono contro la tecnologia, ma alla fine il ciclismo è sempre quello – ammonisce Scinto – E quando mi dicono che sono vecchio, che il ciclismo è cambiato, rispondo che il ciclismo di una volta è più bello di quello attuale. I fondamentali sono cambiano. Non esiste che si facciano le tattiche per e-mail tre giorni prima della corsa. E succede nei pro’, credetemi. Ci sono tante cose poi che andrebbero chiarite anche tra gli juniores, come per esempio il motivo per cui da noi non si possono utilizzare i rapporti liberi, ma solo il 52×14, e al tempo stesso si mandano i ragazzi a fare la pressa in palestra. Sì, dai: mi piace questa categoria e mi piacerebbe continuare. 

Il debutto col Casano è da podio. Sciortino dimagrisce e scalpita

24.03.2022
4 min
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Fisico minuto, ma potente. Carlo Sciortino dà proprio l’idea del corridore esplosivo. Un Bettini, potremmo dire… ma forse è un po’ presto per i paragoni. Abbiamo incontrato il siciliano in cima ad uno strappo che porta verso San Baronto, dove domenica scorsa si è consumata l’apertura della stagione juniores alla Ballero nel Cuore.

Carlo è stato secondo, alle spalle di quel nuovo (dicono) fenomeno che è il canadese Michael Leonard. Il corridore dell’UC Casano-Matec ha cercato di tenerlo a bada il più possibile, ma nel finale non c’è stato niente da fare. Però quel che conta è che ha ben figurato sotto agli occhi del cittì Dino Salvoldi. E per questo si vocifera anche di una sua convocazione per le prime classiche del Nord.

Carlo Sciortino (classe 2004) da quest’anno veste i colori dell’UC Casano Matec
Carlo Sciortino (classe 2004) da quest’anno veste i colori dell’UC Casano Matec
Carlo, innanzitutto sei soddisfatto di questa prima uscita stagionale?

Sì, tutto sommato sono soddisfatto, perché sapevo che sarebbe stato un duello con tutto il Team Franco Ballerini, che ha lavorato veramente bene. Ma noi non siamo stati da meno, ci siamo difesi, è mancato quel pizzico di gamba in più che magari avrebbe aiutato. Alla fine era il primo appuntamento stagionale, faremo meglio nelle prossime gare.

Ti abbiamo visto lavorare in pista, a crono e ormai sei quasi stabile in Toscana: è cambiato qualcosa nella tua preparazione?

Sicuramente si fa più qualità che quantità. Abbiamo migliorato i lavori specifici e abbiamo lavorato molto sull’agilità rispetto all’anno scorso. Con tutto il Team Casano: i miei direttori sportivi Giuseppe Di Fresco, Alessandro Mansueto e Daniele Tommasini, il team manager Christian Castagna, stiamo facendo un ottimo lavoro. Senza dimenticare l’aiuto della nutrizionista Erica Lombardi che mi segue giornalmente.

In corsa c’era Dino Salvoldi, il tecnico della nazionale juniores, se dovesse arrivare una convocazione per le classiche del Nord?

Eh, non so… Dino sta facendo un ottimo lavoro, sta girando in tutte le squadre d’Italia, osservandole negli allenamenti. Di sicuro cercherei di dare il massimo e di onorare la nostra nazionale.

Alla corsa Ballero nel Cuore ritmi alti su un percorso veloce, almeno fino alla scalata finale
Alla corsa Ballero nel Cuore ritmi alti su un percorso veloce, almeno fino alla scalata finale
Quanto è importante stare in Toscana, specie per un ragazzo che come te viene dalla Sicilia? Quanto è importante proprio nel quotidiano?

Molto e me ne rendo conto, ma per ora io vado ancora a scuola in Sicilia. Salgo qui nel weekend. Nei fine settimana è molto importante allenarmi con la squadra, cosa che mi mancava in Sicilia perché nella mia zona c’è un gruppo di ciclisti, però non è la stessa cosa. Quindi sì, è molto importante, soprattutto per un siciliano come me: ti dà qualcosa in più, impari a viaggiare, fai esperienza al Nord. Anzi, direi che è fondamentale.

Che scuola fai?

Il Liceo Scientifico ad indirizzo sportivo.

Ci racconti dei tuoi viaggi?

Mi muovo con l’aereo perché è molto più comodo. Nel giro di un’ora sono da Palermo a Pisa. Poi 40 minuti di strada e arrivo a Massa. Ormai è diventato veloce viaggiare. Di solito parto il venerdì subito dopo la scuola e così arrivo in Toscana la sera stessa. Il sabato e la domenica ci alleniamo.

E quando ritorni?

La domenica sera direttamente. Non sono il solo siciliano in squadra. Siamo in cinque, viaggiamo tutti insieme ed è anche più comodo. E divertente.

Lo scorso anno, Sciortino ha partecipato al Giro della Lunigiana con la maglia della Sicilia
Lo scorso anno, Sciortino ha partecipato al Giro della Lunigiana con la maglia della Sicilia
La tua conformazione fisica fa pensare ad uno scalatore, però vai molto bene anche su altri terreni…

Sono abbastanza esplosivo, vero. Diciamo così: sono un finto scalatore! Stiamo lavorando sul fisico per dimagrire. 

Se dovessi fare un paragone con un professionista, Sciortino sarebbe…

Molti mi hanno paragonato a Giovanni Visconti, che tra l’altro è palermitano come me. E sarebbe un ottimo esempio da seguire.

Beh, era anche al via della Ballero nel Cuore…

Già lo conoscevo. Con Giovanni ci siamo allenati anche insieme, un paio di volte a Palermo. E’ sempre emozionante vederlo.

Il giro d’Italia di Salvoldi, alla scoperta degli juniores

02.03.2022
5 min
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Dino Salvoldi è nel bel mezzo di un vero e proprio Giro d’Italia. Inizialmente ha dovuto affrontarlo con qualche meeting online, come ormai d’abitudine negli anni della pandemia. Poi con il miglioramento della situazione sanitaria, ha potuto incontrare di persona responsabili tecnici dei comitati regionali e diesse delle principali realtà juniores del nostro Paese (in apertura con Alessandro Mansueto, tecnico del Comitato regionale siculo). Una presa di contatto necessaria, dovendo appropriarsi della “macchina” lasciatagli in eredità da De Candido all’indomani della rivoluzione tecnica decisa in Federazione.

Molto da fare

Il suo taccuino va riempiendosi di ora in ora di spunti, idee, nomi. La stagione è ormai al via e il lavoro da fare è tanto. L’ex tecnico della nazionale femminile è molto attento nelle parole, quasi uno studente di fronte a una nuova materia, ma parlando emerge sempre la sua conoscenza estrema di questo mondo.

«Ho trovato molti punti in comune fra tante squadre – dice – anche molto lontane fra loro geograficamente parlando. In generale va detto che le società sono nella stragrande maggioranza ben strutturate, al passo con i tempi per mettere i ragazzi nella miglior condizione per praticare l’attività ed emergere. Detto questo, è anche vero che c’è molto da fare».

Juniores strada 2021
Il calendario nazionale juniores su strada prevede quest’anno 36 gare
Juniores strada 2021
Il calendario nazionale juniores su strada prevede quest’anno 36 gare
Una delle principali lamentele che vengono dal settore è la disparità nell’attività in base alla provenienza geografica: pensi che questa si traduca in una diversa professionalità?

No, ho trovato realtà estremamente efficienti al Nord come al Sud, sia a livello di gestione regionale che di singole società. Il problema è che l’epicentro dell’attività è e resta nel Nord e questo costringe le realtà centro-meridionali a costosi viaggi, ma il confronto è fondamentale per permettere ai ragazzi di crescere. E’ un problema che esiste da sempre e non è facilmente gestibile. A ben guardare poi, lo stesso problema ce lo troviamo di fronte anche in ambito internazionale. L’attività principale si svolge nel Nord Europa e questo ci impone di programmare trasferte per affrontare il meglio della categoria.

Come hai strutturato i tuoi giri?

Ho cercato di visitare le società durante i loro ritiri prestagionali, soprattutto nel periodo delle vacanze natalizie, non dobbiamo dimenticare che abbiamo a che fare con una fascia d’età dove bisogna far coincidere lo sport con la scuola. Dopo un’ampia prima tornata di incontri abbiamo previsto 4 giorni di valutazione funzionale. Alla fine ho ricavato un elenco di una settantina di nomi sui quali lavorare per il settore della pista. Per loro prevederemo allenamenti e incontri con cadenza settimanale.

Tornando al discorso geografico, dal punto di vista dell’impegno hai notato qualche disparità?

No, anzi. L’impegno è massimo a qualsiasi latitudine, ma quel che mi ha favorevolmente colpito è che ho trovato competenze trasversali e disponibilità a mettersi in discussione, a trovare la via giusta per proporre ai ragazzi programmi di allenamento ben strutturati. Inoltre ho notato che dappertutto ormai si lavora attraverso non solo tabelle di allenamento, ma anche consulenze nutrizionali e biomeccaniche.

Juniores pista 2021
Il quartetto juniores su pista 2021: Belletta, Colosio, Romele e Violato arrivati al record di categoria (foto Sportphoto.nl)
Juniores pista 2021
Il quartetto juniores su pista 2021: Belletta, Colosio, Romele e Violato arrivati al record di categoria (foto Sportphoto.nl)
E’ pur vero però che in base alla provenienza, i ragazzi hanno un cammino diverso per emergere…

Il problema resta il confronto, senza il quale non si può crescere. Quando gareggi in prove con decine di partecipanti, è molto diverso se alla partenza ce ne sono 150 e più. Per questo è necessario che ci siano appuntamenti di riferimento, sfide realmente nazionali. Sarebbe davvero bello se ci fossero gare di livello nazionale al Sud con la partecipazione delle società di Nord e Centro. E’ un tema sul quale dovremo ragionare in Federazione.

Hai parlato di un gruppo molto ampio per la pista. E la strada?

Attendiamo le prime prove per avere un’idea precisa. Intanto ho condiviso l’idea di riunire gli specialisti della strada con quelli delle gare endurance su pista, in modo da rendere più facile programmare la stagione.

D’altronde è ormai voce comune che procuratori e squadre guardino soprattutto a questa categoria, più che agli under 23.

E’ indubbio che la categoria abbia assunto un’importanza enorme rispetto al passato e questo non passa inosservato in seno alle società. Da più parti sono state fatte proposte soprattutto di richiesta di modifica delle normative per la partecipazione alle gare.

Juniores Pasqualotto 2021
Enrico Pasqualotto vincitore del Trofeo La Colombera 2021. La gara aprirà il calendario il 27 marzo (foto Scanferla)
Juniores Pasqualotto 2021
Enrico Pasqualotto vincitore del Trofeo La Colombera 2021. La gara aprirà il calendario il 27 marzo (foto Scanferla)
Com’è stato l’approccio con i ragazzi? Avere a che fare con colui che ha creato il fenomeno del ciclismo femminile ricco di successi li ha messi in soggezione?

Inizialmente da parte di qualcuno c’era un po’ di timidezza nel comunicare le loro impressioni, ma nel complesso ho trovato molta disponibilità e voglia di farsi conoscere. Io ci metto il massimo impegno, so d’altro canto che sarò chiamato a delle scelte sempre difficili e so per esperienza che nella memoria restano solo quelle negative, di chi si è sentito escluso, mai quelle positive… Nessuno ricorda quante volte è stato chiamato in nazionale, ma rammenta benissimo quand’è stato escluso.

Parlavi di un ampio gruppo per la pista. E la strada?

Vedremo in base alla stagione. L’idea è sempre avere un’ampia base dalla quale tirar fuori un gruppo ristretto. I tempi sono un po’ tiranni, anche per l’attività su pista le prime due prove di Nations Cup mi impongono di riferirmi soprattutto a quanto fatto lo scorso anno. Non c’è il tempo materiale per un esame delle condizioni attuali dei ragazzi. Avremo molto da fare e molte trasferte da affrontare, perché è solo con quelle che si cresce.

La nuova vita di Napolitano, maestro di vita e di ciclismo

27.02.2022
7 min
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Un messaggio su Instagram, come probabilmente è stato ricevuto da tanti che hanno poi scelto di copiarlo e incollarlo nella pagina. Lo scriveva Danilo Napolitano, ragusano del 1981, professionista dal 2004 al 2017.

«Ciao, sono Napo come stai?! Spero tutto bene! Ti disturbo – scriveva – perché se hai piacere vorrei un po’ informare i miei “vecchi” tifosi sul mio prosieguo nel ciclismo… Ormai sono già quattro anni (da che ho smesso) che seguo il settore giovanile con la categoria degli Junior. Dalla scorsa stagione sono nel team Giovani Giussanesi, una società della Brianza che fa crescere i nostri giovani dai giovanissimi agli junior, un bel team fatto da persone volenterose e super appassionate a far crescere il futuro del nostro sport…».

Al Giro del 2007, Napolitano batte McEwen e Petacchi a Lido di Camaiore
Al Giro del 2007, Napolitano batte McEwen e Petacchi a Lido di Camaiore

Quasi per caso

Le sue quasi 40 vittorie. Il Giro di Romagna e la Bernocchi. Tappe in corse del Nord e anche quella al Lido di Camaiore al Giro del 2007, quando si lasciò dietro McEwen, Petacchi e Bettini. “Napo” in bicicletta era un toro alto 1,74 per 81 chili, tutto muscoli e grinta. Perciò vederlo oggi in mezzo ai bambini fa quasi l’effetto di un ritorno alle origini. La stessa sensazione trasmessa a suo tempo da un altro velocista, Moreno Di Biase, e dallo stesso Garzelli assieme al quale “Napo” corse all’Acqua&Sapone.

A dire il vero Danilo ci si è ritrovato in modo inaspettato, lui alla Giovani Giussanesi c’era andato per gli juniores, non poteva certo aspettarsi quello che stava per succedere.

Il bike park sul terreno del Comune di Giussano è un grande richiamo per i più piccoli e le famiglie
Il bike park sul terreno del Comune di Giussano è un grande richiamo per i più piccoli e le famiglie
Racconta…

Ho fatto i primi due anni con la Bustese, dove comunque non mi sono trovato benissimo e allora quasi per caso ho scritto un’email a questa squadra, perché avevo sentito che avesse l’intenzione di crescere. Tre giorni dopo il messaggio in cui proponevo di incontrarci, ci siamo ritrovati ed è cominciato tutto. 

Tutto cosa?

Ho il mio carattere. Le cose devono essere dette come stanno e io volevo poter lavorare, non essere interrogato giorno dopo giorno. «Facciamo una stagione – dissi al presidente – se a fine anno mi direte se sono stato promosso, continuiamo insieme. Se invece non vi è piaciuto come ho gestito la cosa, ci dividiamo». Invece, dopo neanche metà stagione, mi richiama il presidente e mi dice ridendo: «Guarda Danilo, non mi è piaciuto molto come lavori, però dovresti gestirmi anche gli allievi!».

Napolitano è arrivato alla Giovani Giussanesi dopo un periodo alla Bustese
Napolitano è arrivato alla Giovani Giussanesi dopo un periodo alla Bustese
E dagli allievi, l’intero settore giovanile…

Per portare i ragazzi al professionismo, si deve partire dai bambini. Perciò lavoriamo per avere una catena unica, dove i ragazzini fanno le cose da ragazzini. Nel senso che non guardiamo il risultato, ma quello che devono imparare. Cioè giocare, l’abilità in bicicletta e cosa vuol dire la bicicletta. In questi due anni è capitato di trovare dei ragazzi che non erano capaci di andare in bicicletta e nemmeno sapevano parlarne. Serve avere cultura della bicicletta, sapere a cosa serva. In tante squadre si guarda solo la capacità del ragazzo, se va forte oppure piano. Invece il Comune di Giussano ci ha dato un terreno in cui siamo riusciti a costruire un bike park. I ragazzi girano con la bici da cross o la mountain bike e facciamo anche lezioni teoriche.

A che età li prendete?

Partiamo dai 7 fino ai 17 anni. Ragazzi di ogni origine sportiva. Quelli di ultima generazione si sono avvicinati tantissimo grazie al bike park. I genitori li hanno portati a girare, gli è piaciuto e sono tornati. In più la squadra due volte fa un open day e invita le famiglie. Nel bike park hanno la possibilità di pedalare al chiuso e così abbiamo recuperato anche i figli degli appassionati che avevano scelto per i figli altri sport, impauriti dai pericoli della strada.

Ritiro vicino Ragusa e foto accanto alla casa di Montalbano
Ritiro vicino Ragusa e foto accanto alla casa di Montalbano
Il tuo ruolo?

Con gli junior sono tecnico e allenatore, invece nelle categorie giovanili faccio da riferimento per le persone che li seguono. Per gestire quelle categorie devi essere predisposto, non può arrivare una persona a caso, perché è veramente difficile e devi saperlo fare. In tutto ci sono tre tecnici dei giovanissimi, uno degli esordienti e due degli allievi. Un bel gruppo, cui vanno aggiunte anche le persone che non hanno la tessera, ma ci aiutano comunque alla domenica. Perché abbiamo 13 junior, gli allievi sono 8, gli esordienti sono 8, e i giovanissimi 30-32 ragazzini.

A che età si smette di giocare?

Negli juniores. Già al secondo anno da allievo, magari nella seconda parte di stagione, inizi a fargli capire che dall’anno dopo dovrà essere uno sport seguito dal lunedì alla domenica. Non si può trascurare nulla, soprattutto ora che le squadre vanno a cercare i talenti proprio fra gli juniores. Arrivano i procuratori, anche fra i più giovani, perché chi bussa prima, meglio alloggia. Però io sono del parere che va bene avere il procuratore, ma da junior mi sembrano troppo piccoli. Anche perché se vai male, la squadra non te la trovano. Se invece vinci, è la squadra che viene da te.

Dopo la preparazione in Lombardia, la squadra è volata in Sicilia
Dopo la preparazione in Lombardia, la squadra è volata in Sicilia
Parli con loro di queste cose?

Assolutamente! A qualcuno dei miei hanno già bussato. Ne abbiamo parlato, però per me è essenziale scegliere bene, perché ti vai vincolare con una persona o con un con un’azienda ed è bene farlo con consapevolezza

E’ facile tenere a bada i genitori?

Più che per l’organizzazione di allenamenti e le gare, il problema c’è appena il ragazzino diventa competitivo. A quel punto il genitore percepisce che suo figlio è un campione, vorrebbe che tutti gli altri sparissero e che l’attenzione fosse solo per suo figlio. Non funziona così. E’ un grosso problema perché devi far capire al genitore che è importante chi vince, ma è importante anche chi ancora non ci riesce. Perché ora si può anche non vincere, ma domani non si sa. Perciò meritano tutti la stessa attenzione.

In questa foto degli esordienti su Facebook, il presidente Rocco D’Aprile, a destra in seconda fila
In questa foto degli esordienti su Facebook, il presidente Rocco D’Aprile, a destra in seconda fila
Chi paga i conti?

La squadra è ben gestita, il presidente ha le spalle larghe! Quest’anno hanno ultimato la nuova sede. Sopra ci sono gli uffici dell’azienda e sotto ci sono 300 metri quadri dedicati alla squadra. Fortunatamente siamo in mani buone. Appassionati come lui dovrebbero durare in eterno, ma ne sono rimasti pochi. Si chiama Rocco D’Aprile. Viene anche lui dal Sud e ha un’azienda edilizia. Sono trent’anni che segue la squadra.

Come mai da ieri siete in Sicilia?

Siamo in ritiro per una settimana nella zona di Ragusa, praticamente nello stesso paese in cui sono nato, grazie a una squadra, l’Equipe Sicilia Multicar Amarù, che ci ospita nell’appartamento che usano per i loro mini ritiri. Vorrei fare un’affiliazione con loro per dare la possibilità anche i ragazzi di qui, dove la situazione è un po’ più critica di quella che abbiamo noi su, di venire quando vogliono correre al Nord. E noi possiamo essere invitati da loro per correre o se c’è da fare dei ritiri.

Napolitano gestisce Integra.Store, negozio di integratori e abbigliamento sul Lago Maggiore
Napolitano gestisce Integra.Store, negozio di integratori e abbigliamento sul Lago Maggiore
Non sono tanti gli ex pro’ che ci provano…

Ci vorrebbe davvero un nuova generazione di tecnici per seguire le categorie giovanili. Hai più possibilità nel momento che a seguire i giovani hai delle persone più competenti che capiscono le vere esigenze di un ragazzino. Altrimenti si resta fermi alla ripicca del direttore sportivo un po’ anzianotto che non ha più la pazienza di accettare certe cose. Due parole dette male e tante volte si smette anche per cose di poco conto. E non credo che possiamo più permetterci di perdere altri ragazzi…

Punto sui rapporti e debutto alla San Geo: il ciclismo di Oioli

12.02.2022
4 min
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«Sto cercando di adattarmi ai nuovi rapporti – dice Manuel Oioli, appena diventato under 23 con la Fundacion Contador, vivaio della Eolo-Kometa – ma il problema non è tanto in allenamento, quanto quello che succederà in gara. Intanto faccio anche dei lavori a bassa cadenza…».

Quinto agli europei, settimo ai mondiali, vincitore di due tappe al Lunigiana, il piemontese è uno degli azzurrini da far crescere con i crismi giusti per le potenzialità che ha mostrato. Alla larga da titoli troppo altisonanti e paragoni che ad ora possono solo creare imbarazzo. Però una cosa si può dire: Manuel ha cervello e sa usarlo.

«Su questa cosa dei francesi e i tanti che in Nord Europa corrono con i rapporti liberi anche da juniores – dice – ho cercato di sentire più pareri per farmi un’idea e alla fine secondo me serve una via di mezzo. Lo ha detto anche il cittì Salvoldi. Magari il 52×14 è superato e allora si potrebbe passare al 53, mantenendo però dietro il 14. Andare col rapporto libero magari non è un problema per i 5-6 che fanno il mondiale e magari sono più forti anche fisicamente, ma potrebbe danneggiare i ragazzi meno sviluppati che hanno bisogno di più tempo per venire fuori».

Come ti va di solito con i passaggi di categoria?

Ho sempre fatto fatica, devo prendere le misure. Per cui se per maggio-giugno non avrò già fatto risultato, non mi fascerò la testa. Anche perché ho la scuola e devo mettermi sotto per riuscire a fare tutto.

Ai mondiali di Leuven, Oioli ha centrato il settimo posto, dopo il quinto agli europei di Trento
Ai mondiali di Leuven, Oioli ha centrato il settimo posto, dopo il quinto agli europei
Come è fatta la tua giornata?

Sempre uguale, tranne quando sono in ritiro. Scuola 8-14, poi ho la patente per cui arrivo presto a casa. Mi cambio e vado in bici. Sto fuori fino alle 17,30-18, poi rientro e faccio i compiti o quello che c’è da fare. Sono al Liceo Linguistico, non so se per la maturità dovrò mettere un po’ via la bici, ma non credo. Serve volontà. Certo non avrò la media del 10, ma il 7 riesco a portarlo a casa. La scuola mi viene incontro, non conteggiando le assenze dei ritiri. E per il resto, almeno fino a giugno correrò solo in Italia e nei fine settimana.

Insomma, tutto già definito?

Ci provo. L’unico intoppo è stato il Covid durante le vacanze di Natale, ma ora sembra tutto a posto. Ho fatto le visite, ho ottenuto l’idoneità, ma non nascondo che soprattutto all’inizio a livello respiratorio un po’ ne ho risentito.

Oioli premiato per il secondo successo al Lunigiana assieme al tecnico del Piemonte, Francesco Giuliani
Oioli premiato per al Lunigiana con il tecnico del Piemonte, Francesco Giuliani
Che cosa è cambiato nella preparazione rispetto allo scorso anno?

Sono cresciute qualità e quantità. Faccio tanti più chilometri, perché le corse saranno più lunghe e lavori specifici ad alta intensità che al secondo anno da junior magari si facevano da marzo-aprile. Ho messo i rapporti… da grandi a fine stagione e sto lavorando bene. La squadra mi piace. E’ molto internazionale, c’è tanta professionalità in tutti i ruoli, siamo seguiti in tutto.

La Bustese Olona da cui vieni è un loro vivaio: un sistema che funziona?

Dico decisamente di sì. Lavoro con persone come Dario Andriotto che mi conosce da quattro anni e non nascondo che ho corso per tutto il 2021 sapendo che questa porta per me sarebbe stata aperta. Le cose possono cambiare, ma è stata una bella tranquillità. Sono andato alla Bustese proprio per questo.

Oioli è approdato quest’anno alla Fundacion Contador U23, dopo aver corso alla Bustese, suo vivaio
Oioli è approdato quest’anno alla Fundacion Contador U23, dopo aver corso alla Bustese, suo vivaio
In che modo Basso e Contador partecipano alla vita della squadra?

Ivan si interessa molto anche a noi di primo anno. Sono stato a casa sua per firmare il contratto e lo vediamo spesso con noi in bici. Alberto è preso totalmente dal progetto Aurum, dalle sue bici, ma soprattutto nei ritiri è venuto a trovarci. La squadra da quest’anno ha doppia affiliazione, ma resta sempre agganciata alla sua Fundacion, per cui ci sta vicino anche lui.

Da dove cominci?

Dalla San Geo e poi solo calendario italiano. Da sabato intanto siamo in ritiro a Oliva, in Spagna. C’è un bel caldo, è il modo giusto per avvicinarsi al debutto.