EDITORIALE / Via il vincolo agli juniores, cosa cambia?

16.05.2022
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Il Consiglio Federale che si è svolto a Palmi il 12 maggio ha stabilito l’abolizione del vincolo regionale nella categoria juniores.

«Il vincolo regionale, che viene ad oggi affidato alla discrezione del presidente del CR – ha dichiarato il presidente Dagnoni – a mio avviso interviene sulla libera volontà delle società e degli stessi atleti e ha creato nel corso degli anni paradossi come quello che alcune società tesserano atleti stranieri perché non possono tesserare atleti extra-regionali».

Sparisce il ricatto

Di cosa si tratta, in breve. Se uno junior vuole andare a correre in un’altra regione, deve chiedere il nulla osta al Comitato Regionale di appartenenza e non è detto che gli arrivi. La norma, architettata anni fa per impedire la migrazione indiscriminata di talenti verso le regioni più ricche, ha spesso generato ricatti: «O resti in regione con la plurima oppure non fai attività, perché il nulla osta non te lo do».

L’abolizione del vincolo regionale è stata deliberata a Palmi durante l’ultimo Consiglio Federale
L’abolizione del vincolo regionale è stata deliberata a Palmi durante l’ultimo Consiglio Federale

La soluzione che ha permesso di aggirare la regola è arrivata infatti con le plurime (in apertura la ligure Casano Matec, di base anche in Sicilia). Affiliandosi nella regione di appartenenza dell’atleta e assicurando la sua partecipazione a una serie di gare sul territorio e con la rappresentativa regionale, il ragazzo può cambiare maglia. Che cosa cambia con l’abolizione del vincolo?

Comandano i genitori

«Abbiamo abolito la schiavitù – spiega Ruggero Cazzaniga, vicepresidente federale – che si veniva a creare fra regioni. E non si pensi che fosse limitato al rapporto fra Nord e Sud, perché ad esempio per uno junior piemontese è impossibile andare a correre in Lombardia. La regola non ha portato a niente di buono. Il sistema delle affiliazioni multiple fu prima introdotto fra gli U23 ma alla fine si rivelò il modo per aggirare una normativa fiscale in cui la Federazione non voleva né poteva avere parte. Così furono tolte e poi reinserite per gli juniores. Nel frattempo le piccole regioni non hanno fatto niente per migliorare il loro patrimonio e gli atleti sono partiti lo stesso. Sono minori, decidono i genitori.

«Perciò è chiaro che le plurime non siano progetti di crescita. La filosofia che c’è alla base di questa riforma è che i Comitati Regionali saranno più tutelati, perché farà fede la residenza dell’atleta. Il piccolo Nibali che avesse la residenza in Sicilia, ad esempio, dovrebbe finire la scuola a casa e partecipare alle gare con le rappresentative regionali. Quando poi andrà via, alla società sarà riconosciuto il doppio dei punteggi. E se prima c’era il limite dei due corridori con 35 punti, adesso lo abbiamo abbassato a 25, aumentando il bacino degli atleti interessati. Un atleta forte, i 25 punti li ha fatti già a maggio. Sapete chi ne risentirà? Chi fa il… commercio dei bambini, perché se non altro dovrà sborsare parecchio di più».

Anche per Samuele Manfredi, qui a Sovilla nel 2018, sorsero problemi di nulla osta, poi risolti
Anche per Samuele Manfredi, qui a Sovilla nel 2018, sorsero problemi di nulla osta, poi risolti

Le due facce

Fin qui la filosofia alla base del provvedimento federale, che si presta a doppia interpretazione.

Bicchiere mezzo pieno: togliendo il vincolo, si elimina il ricatto. Recinti aperti e asta per i migliori atleti. Siccome questo succederà, le società si devono attrezzare. Se vogliono trattenere i loro atleti, devono mettere mano al portafogli e garantire attività regionale e nazionale, sennò l’atleta va via. Il ragazzo farà quello che è giusto per lui.

Bicchiere mezzo vuoto: recinti aperti significa… saccheggio. Non avendo più necessità di correre nella regione in cui si sono affiliate, le squadre più ricche si limiteranno a prendere i ragazzi e portarli nella propria regione, impoverendo il tasso tecnico delle gare nella regione di origine e semmai rendendo più ricchi i comitati (cui la Federazione ha in effetti promesso un aumento di risorse).

La residenza non è un problema. Allo stesso modo in cui ci sono genitori che ammettono quella all’estero purché i figli passino precocemente tra i pro’, perché non dovrebbero lasciarli liberi di andarsene di casa a 17 anni? E questo passaggio agevolato di atleti, nel segno della libertà e del potere di alcuni su altri, sarà nell’interesse dei ragazzi e del ciclismo italiano? Oppure aprirà le porte a un flusso su cui sarà sempre più difficile avere un controllo?

Sarebbe curioso a questo punto sentire le voci di coloro che vi sono coinvolti direttamente.