Il reggisella telescopico di Mohoric ha fatto molto parlare. Si potrà davvero utilizzare con frequenza in futuro? I costruttori ci investiranno per ridurne il peso? Quel che è certo è che per il momento un’altra soluzione tecnica di derivazione Mtb ha influito sulla strada. Francesco Casagrande ha primeggiato in entrambe le discipline.
A “Nando” chiediamo quali sono, a suo dire, le soluzioni offroad, che più hanno lasciato il segno anche sulla strada. E che sono ormai imprescindibili.
Francesco Casagrande (classe 1970) ancora oggi difende i colori della Cicli Taddei in Mtb Il toscano, in rosa al Giro 2000, più di una volta finì i tapponi coi pattini freno “a zero”
Francesco Casagrande (classe 1970) ancora oggi difende i colori della Cicli Taddei in Mtb Il toscano, in rosa al Giro 2000, più di una volta finì i tapponi coi pattini freno “a zero”
Freni a disco
«Senza dubbio partirei dai freni a disco – afferma Casagrande – è l’elemento numero uno. La frenata è molto migliorata. Sul bagnato si frena come sull’asciutto. Aumenta la sicurezza e non si hanno più problemi coi cerchi in carbonio. Certo, si ha un po’ l’handicap del peso, ma credo che i vantaggi siano superiori».
«Per me il feeling è totalmente diverso guidando su strada coi dischi. Lo vedo anche quando esco con gente brava che però ha ancora i freni tradizionali. Io stacco ai 30 metri, loro ai 50. In mountain di solito uso dischi da 160 all’anteriore e 140 al posteriore, su strada entrambi da 140 millimetri, ma bastano e avanzano (il sistema non si affatica, né si surriscalda, ndr). Cambiando però la posizione delle leve, orizzontali sulla Mtb, verticali su quella da strada, cambia la forza che s’imprime».
«La frenata in Mtb è molto più potente e infatti si frena solo con due dita, su strada con tutta la mano. E’ questione di abitudine. Ma i vantaggi ci sono. E sì che mi capitò di fare dei tapponi dolomitici e di arrivare in fondo alle discese con i pattini finiti. Da sempre io ho sostenuto il disco».
Rapporti corti
«Il secondo elemento che più ha inciso sono stati i rapporti». E qui il toscano un po’ ci sorprende a dire il vero. Ma la sua analisi non è sbagliata.
«E’ con la Mtb – continua Casagrande – che si sono iniziati ad usare i rapporti sempre più corti, sia davanti che dietro. Si è visto che rendevano di più, si andava più agili. L’idea dei primi 34-36 viene da lì. Io che pratico tutt’ora entrambe le discipline ho notato che quando in Mtb hanno iniziato ad accorciarsi i rapporti, poi è accaduta la stessa cosa anche sulla bici da strada».
Di certo l’avvento di Sram nel panorama della strada ha avuto il suo bel peso. La casa americana ha un Dna fortemente legato alla Mtb ed è stata lei a proporre i primi rapporti davvero corti anche sulla strada. Ricordiamo per esempio Contador, che utilizzava il 32 posteriore nelle tappe più estreme con Angliru o Mortirolo. E per farlo doveva montare un bilanciere di un gruppo (il Rival) di media-bassa gamma dello stesso brand. Un gruppo pensato per bici dalla vocazione più turistica che agonistica. Sempre Sram, negli anni ha lanciato il monocorona e il pignone posteriore “Eagle” da 50 denti.
Oggi forse c’è un’inversione di tendenza, almeno su strada con le corone, ma non coi pignoni posteriori. Lo sviluppo metrico medio dei rapporti più agili è certamente più corto rispetto a 10 anni fa.
Sezioni maggiorate
«Per me, poi vengono le misure delle gomme. Che sia un qualcosa di diretta derivazione dalla Mtb non lo so, ma certo vanno di pari passo: sia su strada che in mountain, le gomme sono diventate più larghe. E credo che qualche influenza ci sia. Ricordo che quando salii in Mtb c’erano le gomme da 1.9”, poi 2.0”, 2.1”… adesso siamo a 2.3”. Contano molto e si sente parecchio la differenza su strada».
Il discorso di Casgarande regge, ma regge ancora di più nella misura in cui si considera tutta la ruota e non solo la gomma. Ci sentiamo infatti di aggiungere che di pari passo con l’aumentare della sezione delle gomme è aumentata anche quella del cerchio. E questo sì che è un elemento della Mtb. Così come l’utilizzo del tubeless e del suo liquido sigillante che oggi vanno per la maggiore anche nel gruppo dei pro’.
Si è visto come con cerchio più largo, la gomma più larga spanci meno, lavori meglio in quanto a tenuta (grip) e si riduce il rischio di stallonamento. I cerchi moderni sono più larghi rispetto a qualche anno fa. Il tutto ha anche mostrato vantaggi in termini aerodinamici.
Telescopico e perno passante
Tutto qui? Neanche per sogno. A Casagrande il discorso tecnico sta a cuore, eccome. E rilancia.
«Riguardo al telescopico sulla strada sinceramente non credo possa dare chissà quali vantaggi. Almeno per me. La vera differenza la si fa in Mtb quando ci sono davvero discese ripide, superiori al 25%, e tecniche. In quel caso lo fai scendere tutto, ti “siedi” sulla ruota posteriore e abbassi il baricentro. Però serve in alcuni casi appunto. Senza contare che pesa e che per sfruttarlo davvero bisogna essere abituati. Perché si ha la sensazione di non avere nulla tra le gambe (cambiano un po’ gli equilibri, ndr) quando si guida.
«Su strada, quello di Mohoric è stato un colpo, ma non credo sia stato quello a fare la differenza. Ripeto, questa è una mia opinione».
Infine prima di congedarci, Casagrande ha chiamato in causa un altro elemento, affatto secondario che ha inciso sullo sviluppo tecnico della bici da strada: il perno passante.
«Quasi dimenticavo – conclude Casagrande – il perno passante ha inciso e non poco. La bici è più rigida, scorre meglio, flette davvero molto meno e si ha molta meno dispersione di forza. E’ un dettaglio molto importante».