Se il Trofeo Paganessi aveva incoronato il belga Widar, che sarebbe stato poi protagonista al Giro di Lunigiana, il Trofeo Vertova del giorno prima (allestito dalla stessa società organizzatrice) aveva regalato la più grande gioia internazionale a Davide Donati e guardando bene la sua carriera da junior un suo squillo era lecito attenderselo.
Di Donati aveva già parlato – e bene – Luca Giaimi, suo avversario in tante gare, ma anche compagno d’avventura nella crono iridata di Glasgow. Spesso piazzato, vincitore di una tappa all’Ain Bugey Valromey Tour, la stella della Ciclistica Trevigliese mostra già dalle prime parole una certa padronanza della sua attività, come hanno coloro che sanno bene che cosa vogliono.


«Sono stato abituato sin dallo scorso anno ad affrontare gare internazionali, non mi metto in soggezione, è anche vero però che non riuscivo ad emergere per come avrei voluto, probabilmente perché ero un po’ acerbo. La vittoria in Francia mi aveva dato fiducia, conquistando anche la maglia di miglior sprinter, ma sinceramente tornando dai mondiali con un 23° posto che non mi aveva soddisfatto non pensavo di essere così in forma. Invece già pochi giorni prima alla Collegno-Sestriere avevo visto che le gambe giravano e il percorso del Vertova si adattava alle mie capacità».
Considerando la tua propensione per le cronometro, possiamo considerarti un passista?
A dir la verità non ho ancora ben capito che cosa sono. In salita non vado male, anche se soffro certe pendenze, considerando che sono abbastanza robusto, in pianura vado bene e non sono certo fermo in volata. So che sono considerato un cronoman, ma faccio gare contro il tempo solo da quest’anno.


Tutte caratteristiche però ti indicano come un prospetto per le corse a tappe…
Io mi vedo più come corridore da classiche, da percorsi impegnativi che si giocano tutti in gara secca. La mia dimensione ideale può essere quella delle brevi corse a tappe, soprattutto se ci sono certi percorsi. D’accordo con la mia squadra, ad esempio, abbiamo pensato che in luogo del Giro di Lunigiana potesse essere più adatto il GP Ruebliland in Svizzera, che ha 4 tappe su percorsi non troppo impegnativi. Lì potrei anche provare a giocarmela per la classifica generale.
Perché dici che sono gli altri a considerarti un cronoman e non tu?
La crono l’ho fatta un paio di volte, è vero che ai campionati italiani sono giunto secondo, ma l’ho fatta senza alcun allenamento specifico, probabilmente perché sono partito nel primo blocco e dopo è venuto il cattivo tempo penalizzando quelli che partivano dopo. Quel risultato però mi ha fatto capire che posso fare qualcosa di buono. Ho avuto una Giant specifica sulla quale allenarmi e mi sono impegnato per fare sempre meglio. Probabilmente in questo contesto mi è d’aiuto la mia esperienza in mountain bike.


Parliamone…
La mtb è stata il mio primo amore, con quella ho iniziato a gareggiare da allievo e su 5 gare ne ho vinte 2. La Ciclistica Trevigliese in questo mi ha aiutato tanto, mi ha fatto gareggiare in gare nazionali e anche a qualche prova di Coppa del mondo all’estero e andavo piuttosto bene. Quest’anno ho preso la mtb d’inverno, facendo le primissime gare stagionali (2° ad Albenga e 3° a San Zeno di Montagna nell’Italia Bike Cup, ndr) e anche lì ho avuto buoni risultati, poi mi sono concentrato sulla strada.
La tua esperienza fa venire in mente l’esempio di Jasper Philipsen, iridato sia su strada che in mtb, che tra l’altro sarà anche lui in Svizzera. Non potresti seguire il suo esempio e abbinare le due specialità?
Philipsen può farlo perché ha un motore eccezionale e un gran talento. Io dico che nel futuro sarà all’altezza dei fuoriclasse attuali, da Van Der Poel a Van Aert. Abbinare le due bici non è per nulla facile: lo scorso anno notavo che quando cambiavo trovavo difficoltà nella guida, ho preso batoste che non mi sono piaciute. Per poter fare entrambe devi avere davvero tanto tempo a disposizione per fare preparazioni mirate.


Pensi quindi di lasciarla da parte?
No, a inizio stagione è utile fare qualche gara di mountain bike, ti dà il ritmo giusto e allena moltissimo la guida, ma poi dovrò concentrarmi sulla strada anche perché il 2024 sarà un anno importante.
Passerai di categoria…
Sì, approdando alla Biesse Carrera che mi ha proposto un progetto che mi è molto piaciuto. Il prossimo anno avrò la maturità, quindi la prima parte dell’anno dovrò giocoforza essere più concentrato sullo studio. Poi cambieranno tante cose, i chilometraggi delle gare, gli allenamenti, Servirà tempo e pazienza, ma se potrò crescere senza bruciare le tappe, sono fiducioso che i risultati arriveranno.



































































