Torni a casa e dopo tre settimane di Giro, ti trovi con il lungo elenco di cose da fare. Se poi, come nel caso della famiglia Petacchi, sei anche alla fine di un trasloco e hai un bel giardino, l’elenco si allunga. Visti la pioggia e il caldo, già nel primo giorno di riposo Alessandro era rientrato a casa per tagliare l’erba, ma quando è tornato dopo la tappa di Roma, ha trovato una nuova giungla ad attenderlo.
Forse per questo, fermarsi una mezz’ora per parlare di velocisti gli ha ridonato il sorriso. I bambù erano arrivati a due metri d’altezza, per tirarli giù è servito lavorare forte col decespugliatore.
Due velocisti all’opposto
Gli abbiamo chiesto di parlare di due velocisti come Milan e Dainese – uno alto 1,93 per 84 chili, l’altro alto 1,76 per 70 chili – due che più diversi non si potrebbe. Eppure entrambi hanno vinto una tappa al Giro e altre avrebbero potuto vincerne. Con quali occhi li ha guardati il ligure che di tappe ne ha vinte 22, ben 9 nel 2004?
«Oggi cominciamo con Milan – dice in riferimento al fatto che il pezzo su Dainese sarà pubblicato domani – che è un corridore ancora molto acerbo e ha vinto la magia ciclamino (foto di apertura, ndr). Deve sicuramente migliorare un po’ nella gestualità, perché si muove molto. Potrebbe anche essere una sua caratteristica per andare a cercare il massimo dello sforzo, però sicuramente curare il gesto ti fa migliorare la prestazione. Ti permette di concentrare l’energia e la forza in un solo punto, mentre a livello aerodinamico, se continui a muoverti continuamente, interrompi un flusso. E al giorno d’oggi conta tutto…».
La forza però non gli manca…
Questo è fuori di dubbio, ora deve incanalarla. Ha commesso qualche errore per la posizione in gruppo, ma capita a tutti e lui lo sa benissimo dove può aver sbagliato. La mancanza di gambe l’abbiamo vista a Roma, le altre volate che non sono venute dipendevano dalla posizione, dalla distanza dello sprint e dai rapporti.
In fondo ci sta che al primo Giro fosse sfinito nell’ultima tappa.
Certo, anche perché alle Tre Cime di Lavaredo ha avuto una giornataccia, non stava bene. Il giorno dopo col fatto che è friulano l’hanno seguito tanto con la telecamera ed effettivamente soffriva anche nella crono, nonostante abbia potuto farla tranquillo. Ha tribolato, quindi era un po’ cotto e alla fine di un primo Giro così duro, con tutte le salite concentrate negli ultimi giorni e i suoi 84 chili, ci può stare.
Può migliorare?
So che cambierà squadra e probabilmente quella in cui andrà sarà attrezzata. Se hanno investito su un corridore così, non lo hanno fatto per la pista e basta. Se gli mettono vicino qualche uomo giusto che lo piloti bene, secondo me può fare cose buone.
Quale pensi sia il suo livello?
I velocisti più forti al Giro non c’erano. Non so se adesso Jonathan sia al livello di Groenewegen o Jakobsen, però sicuramente ha le qualità per arrivarci. Va un po’ raddrizzato il tiro, magari cambiando la posizione in bici, cercando di abbassarlo un po’. Essendo molto alto, per lui è più frequente il rischio di essere scoordinato.
La forza non basta, insomma?
Che compensi tanto coi watt è sicuro. Però è anche vero che gli arrivi non sono mai tutti uguali e lui deve essere indubbiamente lanciato. Se si trova una curva ai 300 metri come a Tortona, per quando s’è lanciato, gli altri sono già all’arrivo, ma questo è normale con i rapporti che usano oggi… Fanno le volate con il 54 e il 55, ho sentito addirittura uno con il 56: mi sembra una cosa folle. Evidentemente non useranno l’undici, ma il dodici per avere la catena più dritta, non lo so. Queste sono scelte loro: se hanno beneficio, ci mancherebbe altro…
Come si fa a migliorare il gesto della volata?
Ci deve lavorare, pensando a cosa sta facendo, perché è chiaro che quando è a tutta, gli viene di fare così spontaneamente. Allora deve allenarsi a ritmi più bassi. E’ chiaro che non può fare 10 volate a quel livello. Ne farà 10, pensando al gesto più che alla velocità. Poi c’è da ragionare sulla bici.
Cioè?
Se bisogna allargare il manubrio oppure stringerlo, abbassare o allungare il telaio. Finora forse non avevano mai pensato a lui come un velocista, probabile che si troveranno cose da cambiare. Per questi aspetti bisognerà fare delle prove. Potrebbe anche avere due bici: quella con una posizione un po’ più estrema che usa quando si arriva in volata e magari una più comoda per la salita.
Un bel capitolo da scrivere…
C’è da lavorarci e vedere se è un tipo di lavoro che possa fare anche in pista. Dovrebbe usare una bici con le stesse misure di quella da strada, col manubrio e la sella alla stessa altezza. In pista si sta tanto seduti e si pedala ad alta frequenza e lo vedi che in volata spesso fa così. Infatti ha commesso anche qualche errore di rapporto. Ha perso la volata di Napoli perché era troppo agile, ma sono tutte cose su cui deve prendere le misure. E’ normale, ma è giovanissimo e ha grandi potenzialità.
Avrà bisogno di un treno?
Non puoi pensare di portarlo a un Tour de France senza che abbia tre uomini per lui, che sappiano fare bene il loro lavoro nel finale. Pasqualon è stato bravissimo, però poverino ha dovuto fare tutto da solo. E’ chiaro che Sutterlin può essere un bel passista, però se non ha mestiere ci fai poco. Il corridore del treno deve avere scaltrezza e mestiere. Deve passare al momento giusto, sincerarsi che il compagno non rimanga chiuso. Nei finali ormai c’è tanta confusione, gli uomini sono meno e non puoi pensare di averne cinque che stiano ancora là. Quindi se investi su un corridore così e non hai un uomo da classifica, fai a squadra per lui. Altrimenti la dividi a metà, sapendo che quelli delle volate possono aiutare in pianura.
Il treno si costruisce anche in ritiro, no?
Certo, non è che ne prendi quattro e li butti dentro alla prima corsa. Se però hai un corridore di mestiere, che fa un certo tipo di lavoro da 5-6 anni, sa già come deve muoversi. Poi è chiaro che deve prendere un po’ le misure. Ho visto che ogni tanto Jonathan aveva timore nelle curve, frenava un po più degli altri. Ci sta, perché essendo molto alto e avendo baricentro alto, è più difficile per lui fare le curve. Un corridore col baricentro basso le fa molto meglio. Insomma, ha bisogno di lavorare, ma il potenziale di Milan è davvero immenso.
DOMANI SU DAINESE
Domani alle 16 pubblicheremo l’analisi di Dainese. Corridore completamente diverso, dotato di baricentro più basso, grande aerodinamica ed esplosività. L’appuntamento con Petacchi è per domani pomeriggio.