Il patto dei Fori Imperiali: vince Cav aiutato… da Thomas

28.05.2023
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ROMA – Marc Cavendish è tornato Cannonball… Trionfo su via dei Fori Imperiali e urlo liberatorio. Quanto l’ha cercata Cav questa vittoria. Quanto ha lottato per ottenerla. Noi avevamo titolato: Cavendish, manca solo Roma… e lui ci ha risposto coi fatti.

Il corridore dell’Astana-Qazaqstan si schiaccia sul manubrio come ai vecchi tempi. Esce dalla semicurva che porta verso Piazza Venezia in ottima posizione e quando Milan scatta sulla sinistra, lui fa la sua volata. Da solo. Potente. Solo Cav e la linea d’arrivo. 

I tempi sono perfetti, i rapporti sono ideali… c’è “solo” da buttare sui pedali la forza con velocità. E Cavendish lo sa fare bene. Riassapora le vecchie sensazioni.

Lavoro di squadra

I compagni dell’Astana si abbracciano dopo l’arrivo. Cristian Scaroni è quasi stritolato dall’inglese.

«Ci credeva tantissimo – racconta Scaroni, ancora col fiatone – oggi ci ha chiesto di stargli vicino, di aiutarlo. Lo abbiamo tenuto coperto per tutta la corsa, che poi non è stata così banale. Il nostro ruolo era di fargli evitare le “frustate”… perché c’erano tante curve e tanti rilanci.

«E noi l’abbiamo fatto… per quel che abbiamo potuto. Lo abbiamo tenuto davanti fino all’ultimo giro. Poi non avendo un vero ultimo uomo è stato Gianni Moscon a stargli vicino nei chilometri finali».

«A quel punto – spiega proprio Moscon – Cav si è un po’ arrangiato. Io e Luis Leon Sanchez abbiamo cercato di supportarlo fino all’ultimo chilometro. Però oggi Marc ci credeva proprio, perché un campione ci crede sempre. Con la classe riesce a fare cose che gli altri non possono. Esserci riusciti quest’oggi a Roma è stupendo».

Sulle Tre Cime Cav è scortato da Scaroni (a sinistra) e Moscon (a destra)
Sulle Tre Cime Cav è scortato da Scaroni (a sinistra) e Moscon (a destra)

Dalle Alpi…

Ma questa vittoria non nasce oggi al via dell’Eur. E’ frutto di un lungo lavoro, portato avanti con pazienza in questi mesi, da quando in extremis questo inverno è approdato nel team turchese. Tante corse, tanti ritiri, ma mai – neanche una volta – l’idea di mollare.

Sulle Alpi, Cavendish ha fatto il vero capolavoro. Il giorno del Bondone – tra l’altro appena 24 ore dopo aver annunciato il ritiro a fine stagione – eravamo a bordo strada sul Santa Cristina, prima dura ascesa di giornata. Ebbene, Marc era passato ultimissimo e staccato. Dietro di lui c’era il fine corsa e un compagno a scortarlo.

In quel frangente il rischio di finire fuori tempo massimo era davvero elevato. Lui pedalava scomposto. Sudava. La bocca era aperta. Poi quando è iniziata la discesa – lo stavamo seguendo in auto alle spalle del fine corsa – è sparito. E’ sceso come un folle e una volta a valle con l’aiuto di altri compagni che lo attendevano è riuscito a riacciuffare un drappello.

Marc Cavendish (classe 1985) ha firmato la sua 162ª vittoria. Ora punta alla al record assoluto della 35ª tappa del Tour
Marc Cavendish (classe 1985) ha firmato la sua 162ª vittoria. Ora punta alla al record assoluto della 35ª tappa del Tour

A Roma

Una fatica immane e infatti il giorno dopo a Caorle proprio non andava, nonostante non ci fosse neanche un cavalcavia. 

Ma è qui che è emerso il campione. L’uomo esperto. Si poteva pensare che le cose sarebbero andate solo peggio e invece Marc ci ha messo del suo. Ha gestito al meglio le energie. Ha “accarezzato” i tempi massimi e si è presentato a Roma agguerrito come non mai. 

«Verissimo – va avanti Scaroni – In questo Giro lo abbiamo aiutato. Ha sofferto molto in salita, ma lo ha fatto sempre pensando a questa tappa».

Ultimi chilometri. Luis Leon scorta Cav alla sua ruota (si riconoscono le maniche con l’iride) e appena davanti c’è Thomas che lo aiuterà
Ultimi chilometri. Luis Leon scorta Cav alla sua ruota (si riconoscono le maniche con l’iride) e appena davanti c’è Thomas che lo aiuterà

La perla di Thomas

Marc voleva assolutamente finire il Giro d’Italia. Voleva accumulare fatica, magari ritrovare anche il peso ideale, perché ha un altro obiettivo: il record assoluto di tappe al Tour e staccare persino Eddy Merckx.

«Questa vittoria – ha detto – mi dà fiducia per la prossima corsa, qualsiasi essa sia. Ho sofferto molto in questo Giro. Come molti altri corridori, anche io sono stato male. Vedevo gente andare a casa di continuo. Ma volevo andare avanti

«Stamattina detto ai ragazzi che si poteva fare: “Abbiamo una chance, dobbiamo coglierla”. Vincere qui è speciale. L’Italia è la mia seconda casa. Questa è una vittoria anche per loro e per la squadra».

Ma se tutto questo è vero, è vera anche quella che dalla tv sembrava un’impressione: l’aiuto extra di Geraint Thomas. E’ stato il leader della  Ineos Grenadiers a scortarlo nella posizione migliore.

«E’ vero – dice Cavendish – Geraint mi ha aiutato. Ad un certo punto mi ha visto là davanti e mi ha detto: “Ehy Cav, vieni”. Sono 25 anni che lo conosco. “G” è quello che posso definire un amico vero. Ieri ha perso la maglia rosa e oggi eccolo…. un grande».