Arc de Triomphe, Place de la Concorde, Campi Elisi… sembra una filastrocca. E’ il mitico circuito di Parigi, quello che decreta la fine del Tour de France. Un momento che tutti aspettano: corridori, pubblico, direttori sportivi.
La maglia gialla è entrata a Parigi dunque. E per questa volta, come succede spesso, prima delle spallate finali la stessa maglia e la sua squadra si sfilano. Ma di solito non hanno un potenziale vincitore di tappa. Alla faccia di chi crede che il ciclismo non sia uno sport di squadra, i corridori giallone-neri si radunano. In questo caso Jonas Vingegaard chiama a raccolta i suoi. Van Aert e compagni tagliano il traguardo abbracciati in parata… staccati.
Scherzi e scatti
Ancora una volta quest’ultima frazione della Grande Boucle ha regalato emozioni. L’avvio tranquillo, le foto di rito, gli scherzi… Ad un certo punto, tanto per cambiare, sono scattati Van Aert, Pogacar… e Vingegaard, con quest’ultimo che non lo sapeva! Il danese è stato un gatto a rientrare. Quando è arrivato sulle ruote di quei due si è accorto che ridevano. Clima da ultimo giorno di scuola insomma.
Poi quando si è entrati nella parte finale e s’iniziava a sentire l’odore del traguardo di questa tappa, che è praticamente un classica, ecco che il ritmo è salito.
E tra i vari attacchi chi c’è stato? Lui: Tadej Pogacar... ragazzi non fermatelo, non domate questo corridore, questo purosangue. Ha messo alla frusta in pianura nientemeno che Filippo Ganna. Un fuoco di paglia sì, ma che fiammata.
Parata sì, volata no
Chi invece non c’era era il super favorito: Wout Van Aert. Ad un certo la maglia è verde è sparita, come detto. Quasi per incanto non si vedeva nessun Jumbo-Visma davanti. Dopo il ponte dell’Almat che introduceva nel chilometro finale non si vedevano i due mattatori del Tour.
Hanno fatto credere a tutti che volevano questa tappa, anche con le dichiarazioni del giorno precedente, e invece erano in coda a “godersi lo champagne”. Nessun rischio e un chilometro che valeva le fatiche fatte nei precedenti 3.349. Un chilometro da ricordare e per ricordare.
Giusto così. Hanno dominato. Hanno vinto. In qualche occasione hanno anche sbagliato e sprecato, ma nella seconda parte del Tour sono stati uniti più che mai.
Ed è più o meno ciò che ha sintetizzato Laporte: «Abbiamo vinto il Tour, la maglia verde, la maglia a pois, sei tappe, il premio del più combattivo (Van Aert, ndr)… oggi era giusto così. Questo arrivo vale molto di più».
Van Aert oggi ha deciso che bastava così. Tre tappe potevano andare bene. La soddisfazione dei Campi Elisi se l’era già presa lo scorso anno, stavolta preferiva l’arrivo in parata. Preferiva vivere una nuova emozione.
E come biasimarlo? Voleva scortare Jonas fino in fondo per il vecchio adagio che “non si sa mai”. «Per senso di responsabilità e di amicizia», come ha detto più volte.
Philipsen: le roi
Ma c’era pur sempre una corsa da portare a termine. E il fatto che non ci fossero davanti le maglie della Jumbo-Visma a dettare legge e a sistemare le gerarchie ha colto di sorpresa i team dei velocisti.
Un po’ perché le gambe e le energie erano quelle che erano, un po’ perché con gli uomini ridotti all’osso era impossibile mettere su un treno, i tre chilometri finali sono stati di anarchia pura.
Davanti c’erano persino gli Arkea-Samsic. Gli Alpecin-Deceuninck, proprio di Philipsen, erano in netto (troppo) anticipo, gli BikeExchange-Jayco forse erano messi meglio di tutti, ma hanno pasticciato nel rettilineo finale. E persino i Quick Step-Alpha Vinyl erano ai quattro cantoni. Jakobsen la sua volata l’aveva fatta a Peyragudes per restare nel tempo massimo.
E così in questo sprint “anni 70”, il più furbo e quello con più gamba è Jasper Philipsen. Il belga capisce che i due BikeExchange stanno pasticciando, li guarda e scatta sul lato opposto. Bravo. Va a riscattare il secondo posto dell’anno scorso. «Questa – ha detto Philipsen – è stata la ciliegina della torta. Sognavo da sempre questo arrivo e questa vittoria».
Adesso è festa. Adesso questa serata è tutta loro. Di Vingegaard, di Van Aert, ma anche di Pogacar e di tanti altri corridori. La “Ville Lumiere” è il posto ideale per festeggiare. Andranno in qualche lussuoso ristorante, prenotato per l’occasione. Qualcuno si sarà fatto raggiungere dalla compagna e insieme passeranno una bella serata.
Ma già pensando alla prossima sfida. Come ha detto Pogacar…