El Gouzi, anno nero alle spalle. Parola sua e di Mario Chiesa

17.01.2023
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Il primo anno tra i professionisti non è mai semplice, soprattutto quando si arriva da un inverno difficile. Omar El Gouzi in questo momento si trova in Spagna ad allenarsi, per iniziare al meglio il 2023. La prima stagione tra i grandi l’ha corsa con la Green Project Bardiani CSF Faizané, non è andata molto bene e con lui cerchiamo di capire cosa ha funzionato e cosa no. 

El Gouzi si appresta ad iniziare la sua seconda stagione da professionista con la maglia della Bardiani
El Gouzi si appresta ad iniziare la sua seconda stagione da professionista con la maglia della Bardiani
Com’è andato il primo anno da professionista?

Sono contento per il passaggio e lo sono altrettanto per aver disputato delle belle corse di grande valore come la Milano-Sanremo ed il Giro di Lombardia. L’unica cosa è che dal punto di vista prestazionale mi sono un po’ perso. Ero partito bene, ma poi ho avuto un calo per buona parte dell’anno. Mi sono ripreso solo a settembre. 

Qual è stato il problema?

La preparazione invernale, arrivavo da un brutto infortunio subito nell’estate del 2021, che mi ha tenuto fermo per 4 mesi. Una volta recuperato però mi sono trovato ad inseguire la condizione, perché non ho fatto palestra ed ho avuto degli scompensi. 

Hai avuto tanti buchi di calendario, collezionando solo 38 giorni di corsa nel 2022…

La squadra aveva un calendario pieno di corse nei primi mesi della stagione e fino al Tour of the Alps ho corso con buona continuità. Poi la squadra aveva in programma il Giro d’Italia ed il Giro U23, io il secondo non potevo correrlo mentre per il primo, giustamente, non sono stato selezionato. Nella seconda parte di stagione ho corso di più ritrovando continuità tra agosto ed ottobre.

Nel 2022 ha disputato solamente 38 giorni di corsa, con ben due monumento: la Sanremo e Il Lombardia (in foto)
Nel 2022 ha disputato solamente 38 giorni di corsa, con ben due monumento: la Sanremo e Il Lombardia (in foto)
Questo ti ha influenzato negativamente?

Non è stato un problema, lavorando con un preparatore è più semplice programmare i momenti di forma. Sicuramente dovrò migliorare, ma già da dicembre sto lavorando molto per fare il salto di qualità. 

E’ difficile adattarsi al mondo dei professionisti?

Si tratta di qualcosa di nuovo, da dilettante sei abituato ad essere più seguito, qui ti reputano autonomo. Però, allo stesso tempo, hai i compagni di squadra più grandi che possono seguirti e darti dei consigli preziosi

Con chi ti sei confrontato maggiormente?

Con Visconti e Battaglin. Purtroppo Giovanni ci ha “abbandonato” presto, i suoi consigli mi sono mancati, sarebbero stati preziosi. 

Mario Chiesa (qui con Roberto Petito) è stato diesse di El Gouzi alla Iseo Rime Carnovali
Mario Chiesa (qui con Roberto Petito) è stato diesse di El Gouzi alla Iseo Rime

I consigli di Chiesa

Mario Chiesa è stato diesse di El Gouzi quando il ragazzo correva alla Iseo Rime Carnovali. Chi meglio di lui può inquadrare il giovane Omar e aiutarci a capire che tipo di ragazzo e corridore può essere?

«Quando seguo un corridore – inizia a spiegare Chiesa – mi piace fare una “radiografia” di quello che è stato. El Gouzi già da juniores ha fatto vedere grandi cose, nel 2017 è arrivato sesto al Giro della Lunigiana (in quell’edizione vinse Andrea Innocenti e fece quinto un certo Andrea Bagioli, ndr). L’anno successivo, il suo primo da under 23, arrivò decimo a Capodarco e nel 2019 corse il Giro d’Austria (una gara professionistica 2.1 ndr,) e finì secondo nella classifica dedicata ai giovani».

Omar ha un fisico molto esile, da scalatore puro, questo lo rende predisposto per le corse a tappe
Omar ha un fisico molto esile, da scalatore puro, questo lo rende predisposto per le corse a tappe

Bisogna attendere

«I numeri – riprende Chiesa – li ha sempre avuti, chiaramente non è un vincente, ma un corridore da corse a tappe. Una cosa da non sottovalutare assolutamente è il fatto che tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 è stato fermo quattro mesi per la frattura di due vertebre. Una cosa non da poco se a questo si aggiungono le difficoltà del primo anno tra i professionisti. El Gouzi, tuttavia non è esente da colpe, lui fa fatica a fidarsi, e questo lo limita. Deve imparare ad ascoltare chi lo circonda e seguire una linea, senza cambiare a metà (il riferimento è anche al cambio di preparatore fatto dallo stesso El Gouzi a metà 2022, in piena stagione, ndr)».

«Omar – conclude – è un ragazzo da attendere, in questo ciclismo moderno è sempre più difficile, ma è anche nell’interesse della Bardiani. Lui può crescere molto, sicuramente può fare meglio di quanto fatto vedere nella passata stagione e questo inverno si è potuto allenare senza intoppi. Non resta che guardare cosa succederà quando attaccherà il numero sulla schiena».

Una vittoria e si cambia. Epis alla Zalf super motivato

25.10.2022
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La vittoria alla recente Coppa Inverno ha avuto per Giosuè Epis un sapore particolare, unico. E’ stato il suo modo per salutare la Carnovali Rime Sias, la squadra che per due anni lo ha avuto nelle sue fila, lo ha curato, lo ha fatto crescere. Dal 2023 inizierà una nuova avventura, nelle file della Zalf Euromobil. Un cambio importante anche se può non sembrare tale visto che parliamo di due realtà continental, ma tutto nella carriera di Epis ha un peso perché sa che ogni sua mossa, ogni sua vittoria o sconfitta sono guardate con la lente d’ingrandimento.

Avevamo già avuto modo di parlare a inizio stagione della sua vita in carovana considerando che sua sorella è nei quadri dirigenziali della Federciclismo, ma le invidie più o meno velate sono ormai un argomento passato al quale giustamente Giosué non vuole più pensare. La sua carriera si sta sviluppando in base ai chilometri percorsi e alle vittorie. Già, le vittorie…

La volata vincente di Biassono, con Epis che rintuzza il colpo di reni di Persico (foto Rodella)
La volata vincente di Biassono, con Epis che rintuzza il colpo di reni di Persico (foto Rodella)

«Se mi avessero detto a inizio stagione – afferma il giovane portacolori della Carnovali Rime – che avrei raccolto 5 successi e tutti di un certo peso specifico avrei messo firme su firme. Sono contento soprattutto per aver chiuso bene perché negli ultimi 50 giorni diciamo che ho raddrizzato un po’ la situazione. A inizio stagione le gambe non giravano come volevo io. Forse ho sbagliato qualcosa nella preparazione, ci dovrò ragionare perché non si ripeta».

Com’è venuta la vittoria nella Coppa Inverno?

Non è stata una gara semplice. Sono andati in fuga in 5, io mi sono gettato all’inseguimento poco prima del finale insieme ad Andrea Colnaghi, ma senza riuscire a ricongiungerci. Il gruppo ha ripreso prima noi e poi anche i fuggitivi, quindi ci siamo giocati la vittoria in volata noi della Carnovali e la Colpack che puntava su Persico. Alla fine l’ho spuntata di pochissimo.

Per Epis importanti esperienze su pista, anche agli Europei da junior
Per Epis importanti esperienze su pista, anche agli Europei da junior
L’ultima vittoria con quella maglia…

Sono stati due anni bellissimi, importanti per la mia maturazione. Il lavoro con la società mi ha fatto arrivare a un buon livello, ora sta a me continuare a crescere e migliorare. Chiudere con una vittoria mi dà ulteriore motivazione per la prossima stagione, per riprendere la preparazione con lo spirito giusto.

Come mai ha scelto di cambiare, quando lo avevi deciso?

E’ una decisione che è arrivata abbastanza recentemente, in base alle proposte che mi sono arrivate. Non è una scelta presa per “punire” la mia precedente società alla quale devo tanto, ma avevo bisogno di stimoli nuovi. La Zalf mi è sembrata l’ideale per continuare nel mio cammino di crescita, vista l’attività che svolge e tutta la sua storia con tanti campioni che sono passati dalle sue parti.

Foldager Fubine 2022
Una delle 5 vittorie di Giosué Epis nel 2022, al Trofeo Fubine Porta del Monferrato
Foldager Fubine 2022
Una delle 5 vittorie di Giosué Epis nel 2022, al Trofeo Fubine Porta del Monferrato
La notizia del tuo cambio ha stupito per certi versi considerando che resti in una continental. Che cosa cambia?

Effettivamente non molto, la maglia, il nome, l’ambiente. Ma è proprio quest’ultimo punto che mi ha convinto, avevo bisogno di cambiare soprattutto nella mia testa perché so che si avvicinano momenti importanti per il mio futuro e come detto avevo bisogno di nuove motivazioni, mettermi davvero alla prova.

E’ chiaro che il sogno è quello di passare pro’. Qualche contatto in tal senso c’è stato?

Qualcosa sì, nulla di definito ma ho avuto soprattutto la conferma che sono osservato, che nel 2023 mi gioco praticamente tutto. Sono più vicino a quel fatidico contratto di quant’ero a inizio anno, ma non ci sono ancora arrivato. Mi auguro di continuare sulla stessa strada fino a toccare quel traguardo…

Al Giro del Friuli uno sprint di forza e d’astuzia, per come Epis ha gestito il finale (foto Bolgan)
Al Giro del Friuli uno sprint di forza e d’astuzia, per come Epis ha gestito il finale (foto Bolgan)
Fra le tue vittorie quale pensi che sia stata quella che ha davvero segnato questa tua annata?

Non ho dubbi, il successo al Giro del Friuli. Sapevo quel giorno di star bene, la vittoria era un obiettivo alla partenza e l’ho centrato, davanti a un parterre di tutto rispetto. Vincere una gara internazionale ha un’importanza diversa. Poi è arrivato il successo di Biassono e da lì riparto, convinto che in ogni gara c’è la possibilità di vincere e io voglio essere competitivo sin dalla prima corsa del prossimo anno.

Epis 2022

Giosuè Epis, una vittoria per zittire le malelingue…

16.03.2022
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Domenica è stato un ribollire di gare Under 23 in giro per l’Italia. Tra i vincitori spicca il nome di Giosuè Epis, alla sua prima vittoria nella categoria, in forza alla Carnovali Rime Sias, aggiudicatosi il Trofeo Porta di Monferrato a Fubine. Un successo, quello del corridore di San Paolo (BS), che ha un valore particolare, o perlomeno così è stato vissuto dal giovane lombardo e le ragioni vanno anche al di là del puro aspetto agonistico.

Giosuè è il fratello di Silvia Epis, ex ciclista entrata dallo scorso anno nei quadri della Federazione, come Direttore Tecnico del settore nazionale giovanile. E’ chiaro che una parentela così stretta può risultare anche scomoda, Giosuè non lo nasconde.

«Si sa che l’ambiente ciclistico è fatto anche di chiacchiere – dice – e ho sempre sentito dietro le spalle tanta gente che parla troppo, che critica, che pensa io sia un raccomandato. Senza neanche guardare ai risultati. Io comunque ho imparato a non badarci perché so bene quello che valgo».

Epis Fubine 2022
La volata vincente di Epis a Fubine, secondo il danese Foldager, terzo Debiasi
Epis Fubine 2022
La volata vincente di Epis a Fubine, secondo il danese Foldager, terzo Debiasi
D’altronde il miglior modo per rispondere è la strada e una particolarità che finora ha contraddistinto la tua carriera è la straordinaria costanza di risultati: dallo scorso settembre non esci dalla Top 10…

E’ vero, credo nasca dal fatto che per natura sono portato a provarci sempre, qualsiasi sia la gara e il percorso. Molto influisce anche quest’ultimo: solitamente le gare per under 23 sono sempre piuttosto mosse e a me piacciono molto. Infatti di me dicono che sono un velocista, ma io non mi sento tale, o perlomeno non al punto di poter vincere volate di gruppo, devo sempre inventarmi qualcosa, ma so di emergere soprattutto su tracciati con anche salite non troppo lunghe.

Sei al secondo anno da Under 23: com’è stato l’approccio con la nuova categoria?

Il primo anno è sempre difficile. Infatti i risultati all’inizio non arrivavano ma non per questo mi sono fasciato la testa, erano cambiati i percorsi, i rapporti, serve un periodo di assestamento. Poi però le cose hanno iniziato ad andare sempre meglio e a fine stagione mi ero prefisso di vincere subito appena il calendario riprendeva. Obiettivo raggiunto…

Epis Monferrato 2022
Prima vittoria da U23 per Epis, dopo tanti successi giovanili e una buon carriera da junior
Epis Monferrato 2022
Prima vittoria da U23 per Epis, dopo tanti successi giovanili e una buon carriera da junior
Hai esperienza su pista?

L’ho frequentata fino a due anni fa, sono anche finito 6° agli Europei su pista di Fiorenzuola d’Adda nel 2020, nello scratch. Poi però ho deciso di metterla da parte perché mi sento stradista al 100 per cento e voglio concentrarmi su di essa.

Sicuro che non c’è stata pressione da parte della società?

No, è stata una decisione mia, legata soprattutto al fatto che non sono abbastanza veloce per emergere anche su pista, torniamo al discorso di prima. Può comunque essere utile nell’allenamento. La società mi ha lasciato libertà di scelta, sin dall’inizio.

Come ti trovi nelle prove a tappe?

Lo scorso anno ho disputato l’Adriatica Ionica Race finendo 50° e il Giro del Friuli. Per quel che ho visto le gare a tappe mi si adattano abbastanza, perché ogni giorno sento che le gambe vanno sempre meglio, ma questo lo riscontro anche nelle corse in linea con l’andare avanti della stagione.

Epis Roncadelle 2019
Epis terzo al GP RInascita a Roncadelle nel 2019, a destra del vincitore Portello e di Fraccaro (foto Scanferla)
Epis Roncadelle 2019
Epis terzo al GP RInascita a Roncadelle nel 2019, a destra del vincitore Portello e di Fraccaro (foto Scanferla)
Che obiettivi ti sei posto per quest’anno?

Il primo l’ho già ottenuto e ora sono molto più tranquillo. Sicuramente mi piacerebbe fare il Giro U23 per testarmi in una corsa a tappe di lunga durata, per verificare la mia resistenza, poi nel complesso vorrei continuare a crescere per solleticare l’attenzione di qualche club professionistico.

Per te il professionismo è un’ossessione?

Diciamo che è un traguardo, che si può raggiungere se ci si sacrifica. Io ho lasciato il calcio per dedicarmi anima e corpo alla bici, ho ristretto al minimo le uscite con gli amici, ho anche scelto un’università telematica (studia gestione d’impresa e management sportivo, ndr) per potermi concentrare nella giornata sull’allenamento e dedicare le ore pomeridiane allo studio. Secondo me bisogna avere un atteggiamento professionale e rispettoso già al primo approccio con questa disciplina e io ce l’ho.

Epis mamma 2022
Giosuè con sua mamma Cristina: «A casa la bici è parte della famiglia»
Epis mamma 2022
Giosuè con sua mamma Cristina: «A casa la bici è parte della famiglia»
Com’è il tuo rapporto con la bici?

Non sono mai stato un semplice “pedalatore”, anche se sopra la bici ci sto da quando avevo 4 anni e l’utilizzo delle rotelle neanche me lo ricordo… Sono molto attento alle sensazioni che la bici mi trasmette e quando c’è da rimetterla in sesto non la lascio solo in mano al meccanico, mi confronto con lui, seguo il suo lavoro e così qualcosa ho imparato.

C’è un corridore al quale ti ispiri?

Guardando il suo modo di correre, mi è sempre piaciuto Sonny Colbrelli, cerco di assomigliare alle sue caratteristiche. Magari riuscissi a raggiungere anche metà di quel che ha fatto…

Salice: dai professionisti ai più giovani

01.03.2022
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Quando si pensa al marchio Salice Occhiali e al ciclismo il pensiero va subito al team Drone Hopper-Androni Giocattoli. Quello appena cominciato è infatti il sesto anno di collaborazione fra l’azienda guidata da Anna Salice e la squadra di Gianni Savio. Si tratta di una partnership che ha saputo consolidarsi nel corso degli anni

Nel 2022 saranno però diversi i team che potranno contare sulla qualità dei caschi e degli occhiali firmati Salice. Possiamo citare il team Biesse Carrera e la Iseo Carnovali Rime Sias. In entrambi i casi si tratta di formazioni Continental. Significativa è anche la presenza nella categoria juniores con i team Assali Stefen – Omap, Energy Team, Fratelli Giorgi e Unipol Glass. Sempre tra gli Juniores troviamo anche una formazione femminile. Si tratta del Breganze Cicloclub 96 – Team Wilier Chiara Pierobon guidato dall’ex professionista Davide Casarotto.

Salice fornisce occhiali e caschi al team Biesse Carrera
Salice fornisce occhiali e caschi al team Biesse Carrera

La scelta dei team

Per farci raccontare quali siano i criteri che guidano nella decisione di sponsorizzare un team piuttosto che un altro abbiamo scambiato due chiacchere con Paolo Tiraboschi che per Salice Occhiali cura personalmente i rapporti con le squadre

«Da più di 35 anni – esordisce Tiraboschi – vado a vedere le corse di qualunque categoria. Mi piace farlo e questo mi permette di avere un contatto diretto con i team. All’inizio di ogni stagione ricevo diverse richieste di sponsorizzazione, ma alla fine sono io che scelgo le squadre che potranno utilizzare i nostri prodotti». 

Ma quali sono i fattori che guidano nella selezione delle squadre? E’ sempre Paolo Tiraboschi a raccontarcelo.

«Un aspetto importante è sicuramente rappresentato dal valore della squadra e degli atleti che la compongono. Per me è però altrettanto importante vedere come il team lavora e che immagine da di sé all’esterno. E’ fondamentale che caschi e occhiali Salice siano indossati da atleti e squadre che danno un’immagine di professionalità e serietà, indipendentemente dalla categoria di appartenenza».

Anche un altro team Continental usa i prodotti Salice, si tratta della Iseo Rime Carnovali
Anche un altro team Continental usa i prodotti Salice, si tratta della Iseo Rime Carnovali

Il top per tutti

Scelti i team da sponsorizzare, il secondo passaggio è rappresentato dalla scelta dei prodotti da fornire alle squadre. Come ci si comporta con un team giovanile? Si lascia alla squadra la scelta del modello di casco e di occhiale da utilizzare nel corso della stagione? 

«Per prima cosa – prosegue Tiraboschi – va fatta una premessa. Il catalogo Salice è composto solamente da caschi e occhiali top di gamma. La scelta cade quindi su prodotti di alta qualità. All’inizio ascoltiamo le richieste dei singoli team, ma poi siamo noi a scegliere quale casco e quale occhiale indosserà ogni singola squadra. L’obiettivo finale è quello di dare visibilità all’intero nostro catalogo attraverso tutti i team sponsorizzati».

Per Salice sono importanti anche i feedback dei corridori più giovani: qui la Unipol Glass juniores
Per Salice sono importanti anche i feedback dei corridori più giovani: qui la Unipol Glass juniores

I feedback dei più giovani

Parlando con Paolo Tiraboschi abbiamo scoperto con piacevole sorpresa come i giovani ciclisti siano sempre più preparati.

«Nella scelta di un occhiale – spiega Tiraboschi – l’estetica ha ancora un peso importante, soprattutto in questi ultimi anni con il ritorno di moda degli occhiali dotati di lente grande. Mi piace però sottolineare il fatto che mi trovo sempre più spesso di fronte a ragazzi preparati tecnicamente che sanno fornire informazioni molto utili per migliorare i nostri prodotti.

«Sempre più spesso mi capita di confrontarmi con Anna Salice proprio su feedback ricevuti da atleti ancora giovani. La cosa alla fine non mi sorprende se si pensa al fatto che molto spesso si tratta di ragazzi che corrono in bici da diversi anni e che quindi hanno accumulato un’esperienza tale da permettere loro di poter dare un parere tecnico».

Salice

La Iseo Rime chiude un buon 2021 e ricomincia dagli under 23

11.11.2021
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Se si volta lo sguardo alla stagione appena conclusa, si può affermare con tranquillità che una delle squadre rivelazione o che comunque ha mostrato una buona costanza di rendimento è stata la Iseo-Rime Carnovali.

Il team diretto da Mario Chiesa e Daniele Calosso, ha ottenuto 24 podi di cui sei vittorie e molti altri piazzamenti importanti. Ha messo in condizione di passare professionista un corridore, Omar El Gouzi, e per poco anche un altro ragazzo, Samuele Zambelli.

La Iseo Rime Carnovali ha preso parte anche al Giro dell’Appennino…
La Iseo Rime Carnovali ha preso parte anche al Giro dell’Appennino…

Il modello dei pro’

«Abbiamo basato il nostro lavoro senza fare tanti ritiri continui – spiega il diesse Chiesa – ma seguendo più o meno il metodo dei professionisti. Abbiamo voluto abituare i ragazzi ad un lavoro più autonomo e meno di controllo. E non è stato facile con una squadra di giovani. Che metodo? C’è un preparatore che dà le tabelle al corridore, il quale a sua volta ha un calendario di gare: poi sta a lui farsi trovare pronto. Di là , tra i pro’, sei solo. Ovviamente assicurando ai ragazzi la massima disponibilità da parte dello staff ed ogni supporto possibile».

«Io sono in questo team da due anni e con gli altri tecnici stiamo cercando di cambiare un po’ il metodo di lavoro. A volte è necessario fare un passo indietro per farne due avanti.

«Lo scorso anno abbiamo preso cinque juniores ed è stata una bella fatica, per loro. Hanno la scuola, la maturità, ritmi serrati… non a caso dopo gli esami qualcuno ha avuto dei problemini. E’ un po’ crollato di nervi. Pertanto credo che la scelta di non correre a luglio e di andare a Livigno sia stata azzeccata. Qui in pianura c’erano 40 gradi all’ombra. Si è un po’ pagato ad inizio agosto, ma il finale di stagione è stato buono».

Chi passa e chi no

La Iseo vedrà un suo corridore passare professionista. E’ Omar El Gouzi che andrà alla Bardiani Csf Faizanè. Omar doveva fare anche il Tour de l’Avenir ma poi cadendo in allenamento si è rotto due vertebre e addio sogni azzurri, però era entrato nella top 10 del Giro e anche al Val d’Aosta era nelle posizioni di testa.

Samuele Zambelli invece era partito benissimo. «Aveva ottenuto un terzo posto in maglia azzurra alla Per Sempre Alfredo – dice Chiesa – ma poi ha preso il Covid che gli ha compromesso anche il Giro U23. Lui è un elite (classe 1998, ndr) e non resterà con noi. Era sempre piazzato. Ha vinto una corsa e credo sia uscito dai primi dieci solo un paio di volte. Ecco, tante volte mi chiedo come certe squadre di professionisti non guardino questi dati».

«Bravi anche Federico Iacomoni, un trentino che non molla mai, e Andrea D’Amato che ha vinto tre corse tra cui la Coppa d’Inverno e poi è sempre rimasto al vertice». Tra i vittoriosi del team anche Giosuè Epis e Matteo Furlan.

Per D’Amato (classe 2002) ben tre vittorie in questo 2021
Per D’Amato (classe 2002) ben tre vittorie in questo 2021

Nel 2022 solo under 23

«Ripartiremo a gennaio con un raduno di squadra – continua Chiesa – qui nella nostra sede sul lago di Garda, ma i ragazzi non saranno tutti e 14. Ci saranno due gruppi. Sia per una questione di assembramenti che di sicurezza sulle strade quando ci si allena. La zona resta fortemente antropizzata e non vogliamo disturbare troppo il traffico.

«Per la prossima stagione faremo un team solo di under 23. Abbiamo preso tre juniores: Federico Biagini, Lorenzo Fraccaro e Giuseppe Aquila. E tre secondo anno. Abbiamo preso Elia Tovazzi e Giovanni De Carlo (entrambi dal Team Sissio). Quest’ultimo, è un quarto anno, magari non sarà un super vincente ma so già che sarà presente in molte gare. Inoltre abbiamo Yaroslav Parashchak, un ucraino, che è all’ultimo anno da under ma che tra il Covid due stagioni fa e dei problemi di salute l’anno scorso ha corso pochissimo.

«Certo, è un bel rischio senza corridori di esperienza, ma sono sicuro che sapranno fare bene. Che ci metteranno impegno. E poi il merito è anche dei nostri sponsor che ci permettono di fare certe scelte. Loro non mettono pressione ai ragazzi e di conseguenza anche noi tecnici lavoriamo meglio. Vivono il ciclismo come una grande passione».

La Iseo Rime Carnovali nelle foto di rito d’inizio stagione lo scorso inverno
La Iseo Rime Carnovali nelle foto di rito d’inizio stagione lo scorso inverno

Giovani da plasmare

«La scelta di fare gli under 23 è perché vogliamo cambiare mentalità – conclude Chiesa – Questi ragazzi ce li vogliamo formare bene. E poi i nostri elite sarebbero stati di terzo anno e sarebbe stata davvero complicata anche per loro.

«Gli elite hanno più fretta di fare risultato e avrebbero condizionato, come è già successo, il lavoro e le tattiche di squadra. In qualche modo infatti si cerca di agevolarli. Quest’anno invece i ragazzi partiranno tutti un po’ più alla pari. Si aiuteranno di più col gioco di squadra. E poi non tutti saranno in condizione nello stesso momento, quindi dovranno capire quale sarà il momento di mettersi a disposizione. O di aiutare quando il percorso non è adatto a loro».

El Gouzi, nome marocchino e grinta da scalatore

10.07.2021
4 min
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Intercettiamo Omar El Gouzi mentre è in altura, sul passo Foscagno, a preparare la seconda parte di stagione. Un inizio di stagione scoppiettante per il ragazzo di Peschiera del Garda, il quale ha colto numerosi piazzamenti in questi primi mesi di corsa. Conosciamo insieme il corridore ventunenne della Iseo Serrature – Rime – Carnovali.

Partiamo da lontano, tu sei nato a Peschiera del Garda, ma il tuo cognome non è italiano…

I miei genitori sono di origini marocchine, più precisamente di Agadir, sono venuti in Italia, sulle sponde del lago di Garda, 25 anni fa.

Quanto sei legato alle tue origini?

Molto, con i miei genitori sono andato spesso in Marocco, anche se ormai è dal 2013 che non riesco a tornare. Il motivo è legato al ciclismo, la mia famiglia è sempre tornata d’estate o d’inverno, in quel periodo però o sono in piena stagione o nel fulcro della preparazione. Ho intenzione però di tornare, quel che amo di più del Marocco è il calore che si respira per le strade.

El Gouzi è arrivato terzo nell’ultima tappa del Giro del Veneto (foto Scanferla)
El Gouzi è arrivato terzo nell’ultima tappa del Giro del Veneto (foto Scanferla)
Parlando invece del ciclismo, come ti sei avvicinato al mondo dei pedali?

Da piccolo nel mio palazzo dove abitavo c’era un bambino che andava in bici e quel mezzo mi ha subito affascinato, allora ho chiesto ai miei genitori di provare. Ho iniziato a correre con l’ultima gara della stagione con i G1 e sono subito caduto per battezzarmi al meglio (ride ndr). Ho corso fino alla categoria Juniores per l’Ausonia Pescantina, la squadra dietro casa mia, per me il ciclismo è sempre stato divertimento.

Quando hai intuito che sarebbe potuto diventare qualcosa in più?

Nel mio primo anno da juniores, quando sono stato il miglior giovane sia al Giro del Veneto sia in quello della Basilicata. Ho sempre pensato prima a divertirmi e a studiare, ho studiato agraria a San Floriano all’istituto Stefani-Bentegodi.

Terzo sul podio dell’ultima tappa del Giro del Veneto, dietro Romano che ha vinto e Zurlo
Terzo sul podio dell’ultima tappa del Giro del Veneto, dietro Romano che ha vinto e Zurlo (foto Scanferla)
E’ stata una prima parte di stagione intensa, vorresti raccontarcela un po’?

Sì, ho corso molto in questi mesi, anche per questo sono venuto in montagna, per ricaricare le pile. Il maggior numero di gare le ho disputate a giugno, ho corso: Giro Under23, dove ho concluso nono in classifica generale, il campionato italiano, in cui sono arrivato settimo e poi Giro dell’Appennino e GP di Lugano.

Per la seconda parte di stagione invece che obiettivi hai? E per il futuro?

Parteciperò sicuramente al giro della Valle d’Aosta che si terrà dal 16 al 18, poi subito dopo correrò in casa il Palio del Recioto a cui tengo molto. Il futuro è incerto per il momento, sicuramente punto a continuare così per attirare le attenzioni di squadre professionistiche e fare il salto, spero sia l’anno buono.

Nel 2019 ha corso con il Tirol Cycling Team
Nel 2019 ha corso con il Tirol Cycling Team
Che tipo di corridore ti senti di essere?

Sono uno scalatore, rispetto al mio peso e alla mia altezza (58 chili, 181 centimetri) vado forte anche in pianura. Anche quando il clima è avverso, vento e pioggia, me la cavo bene, questa caratteristica è fondamentale per un corridore e lo considero un mio punto forte.

Per concludere e per conoscerti meglio, raccontaci chi sei al di fuori della bici, cosa ti piace fare nel tempo libero?

Mi considero un ragazzo solare e tranquillo, mi trovo bene con tutti e gli altri si trovano bene con me, non mi piace stare fermo, questo si può notare. Quando ho del tempo libero mi piace passarlo con gli amici, sono tutti miei vecchi compagni dell’Ausonia con cui ho tenuto buoni rapporti, mi piace andare a mangiare fuori con loro, soprattutto un buon gelato.

Dottoressa Manuella, come nasce lo spirito di gruppo?

16.01.2021
4 min
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Manuella Crini, scritto con due elle, è la psicologa di cui avete letto qualche giorno fa nell’articolo sulla Iseo-Rime-Carnovali, la squadra continental di Daniele Calosso e Mario Chiesa. La sua presenza nel ritiro del team serviva per lavorare sulle dinamiche di gruppo, cercare di spiegare ai ragazzi cosa succede quando si lotta tutti insieme per lo stesso obiettivo. Quando si gareggia per se stessi e allo stesso modo quando si lavora per un leader. Tutti aspetti che dopo tanti anni di ciclismo si darebbero per scontati, ma che fra ragazzi dai 18 ai 20 anni lo sono un po’ meno. Anche alla luce di quello che ci hanno raccontato in precedenza il cittì azzurro De Candido e Gabriele Balducci, sulle abitudini dei corridori in ritiro, che preferiscono appartarsi con il cellulare che condividere il loro tempo con i compagni. Noi le abbiamo rivolto qualche domanda per capire di più. E per capire se lo splendido spirito che regna fra le ragazze di Salvoldi (in apertura il podio ai mondiali di Doha 2016) dipenda dalla qualità delle ragazze o dal gruppo azzurro di cui fanno parte.

Manuella Crini, la psicologa che ha aiutato la Iseo Rime e che ha risposto alle nostre domande
Manuella Crini, la psicologa che ha risposto alle nostre domande
Buongiorno dottoressa, grazie per averci confermato di non aver registrato in modo errato il suo nome. Le elle sono effettivamente due…

Confermo, Manuella con due elle (ride ndr).

Ci racconta a cosa serviva l’incontro con la squadra?

Era un contesto leggero, focalizzato sui ragazzi, durante il quale ho potuto notare che i loro direttori sono persone preparate e sapevano esattamente quali fossero le dinamiche del gruppo. Qualcuno è stato chiamato in causa, non c’è stata troppa spontaneità nel proporre problemi. Ma dato che insegno da un po’ all’Università, ho la capacità di capire se chi ho di fronte è stato colpito da quello che si dice o pensa ad altro. Diciamo che forse la presenza di Cassani potrebbe averli messi un po’ in soggezione, ma d’altra parte non voleva essere una seduta di analisi.

Da qualche tempo ascoltiamo racconti sulla difficoltà nell’imporre l’autorità del tecnico, ad esempio…

Perché le dinamiche di gruppo sono cambiate di parecchio a partire dalla caduta del Muro di Berlino. Anche se sembra una cosa lontana e slegata, quell’evento ha comportato negli individui, ovviamente in modo progressivo, la variazione del potenziale di cosa ciascuno possa diventare. Si veniva da anni bloccati, in cui il figlio era destinato a restare nella sfera professionale o nella classe di appartenenza dei genitori. Dopo il Muro, si è capito che si può essere chiunque si voglia, per cui si è andato affermando l’individualismo, facendo venir meno l’autorità. Degli insegnanti, dei genitori, dei direttori sportivi… E’ venuto meno il cosiddetto “gruppo classe”.

Sonny Colbrelli, Wouter Poels, Damiano Caruso, Tour de France 2020
Questa foto dimostra come l’amicizia per Caruso e Landa abbia spinto Colbrelli a fare lavoro da gregario al Tour
Sonny Colbrelli, Wouter Poels, Damiano Caruso, Tour de France 2020
Colbrelli al Tour, gregario per mestiere e amicizia
Quindi per avere autorità non serve più alzare la voce?

No, bisogna guadagnarsi il rispetto. Inoltre con il diffondersi dei social, si vive in gruppi diversi, anche virtuali, e ci si sente meno parte del gruppo fisico in cui effettivamente ci si trova. C’è l’incapacità di sentire il gruppo stesso. Il tecnico, il capo, chiunque voglia essere un riferimento deve essere leader puntando sulla parte esperienziale e sulle motivazioni. Perché è vero che sono cambiati gli strumenti, ma non le sensazioni dei ragazzi.

Sensazioni?

L’ansia da prestazione, la parte depressiva legata all’insuccesso, la capacità di elaborare l’idea di non essere protagonista soltanto vincendo, ma supportando un compagno fino alla vittoria. Il fatto che qualcuno possa mostrarsi in modo negativo è un fatto di autostima. Bisogna rispettare tutte le parti del gruppo e delle singole personalità. Ci sono tante sfumature…

Perché a volte, Manuella, si ha la sensazione che la stessa persona sia diversa in base ai contesti in cui si trova?

Perché abbiamo tante identità diverse, rispetto ai contesti in cui viviamo e a volte può mancare coerenza tra le stesse.

L’atleta professionista viene pagato per essere a disposizione del capitano. La capacità di fare gruppo, di sacrificarsi per i compagni si acquisisce maturando?

Si acquisisce lavorando sullo spirito di gruppo, non è una tappa evolutiva. Nel gruppo eterogeneo, saper riconoscere le varie figure viene dalla disponibilità dei singoli di mettersi in gioco e nell’accogliere le differenze. La presenza di leader forti magari rende tutto meno automatico, perché se sono giovani hanno comunque bisogno dei loro spazi. Dipende tutto dal team builder che hai di fronte. Anche nel gruppo degli allenatori può esserci chi è capace di cogliere da solo le peculiarità dei ragazzi, ma lavorando in equipe si ottengono risultati migliori. Banalmente prestando attenzioni a cose di quotidianità spicciola.

Come ad esempio?

La composizione dei tavoli in cui gli atleti mangiano. La composizione delle camere in cui dormono. C’è tutta una serie di strategie in cui si possono mettere in atto quelli che, sembra brutto chiamarli così, potremmo definire dei giochi psicologici per conoscersi e creare il gruppo.

L’agonismo accresce il problema?

Nell’agonismo la parte motivazionale è fondamentale.

Iseo Rime Carnovali, una culla di campioni

06.01.2021
5 min
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La Iseo Rime Carnovali forse è meno lontana dai riflettori di molte Continental italiane e pure lavora sodo e la crescita dei ragazzi è la priorità, come sostengono i due direttori sportivi, Mario Chiesa e Daniele Calosso.

Siamo nel bresciano e questa squadra ha molto della sua terra. Già il solo fatto che Chiesa era di questa provincia, che correva nella Carrera (bresciana anch’essa) circondata da altri compaesani: Bontempi, Martinelli, Inselvini la dice lunga. Con certi nomi si capisce presto quanto possa trasmettere ai suoi ragazzi.

Mario Chiesa (a destra) e Daniele Calosso (a sinistra) nel ritiro della Iseo Rime Carnovali
Chiesa (a destra) e Calosso (a sinistra) con i loro ragazzi

Dalla Carrera alla Iseo

«Nella mia carriera – racconta Chiesa – ho ottenuto successi e imparato molto. Il ciclismo è la mia passione, pedalo dal 1975, ho fatto tutte le categorie e sono riuscito a realizzare il sogno di diventare professionista. Quando smisi di correre diventai subito direttore sportivo, ma una volta era diverso. Sì, stavano arrivando figure nuove come il preparatore, ma era ancora tutto molto famigliare. Poi dopo parecchi anni, soprattutto dopo l’arrivo del WorldTour sono cambiate tante cose. Ci sono team di 70 anche 100 dipendenti, gente che quasi non conosci e che rischi di vedere solo al primo ritiro della stagione e poi non incontri per un anno intero. Rapporti diversi, più professionali, ma anche più freddi. Insomma non era più il mio ciclismo».

E per questo tornare tra i dilettanti o comunque in una dimensione più piccola ha ridato a Chiesa il sapore del suo ciclismo. Familiarità, rapporto umano e quella cosa bellissima che si chiama insegnare ai giovani.

«La squadra è bresciana, io sono bresciano e mi hanno chiesto di dare una mano, di mettere la mia esperienza al servizio del team e dei ragazzi in modo professionale. Ho accettato. Lavorando coi giovani … mi sento giovane! Pensate che ho ripreso la bici dopo 20 anni, a volte esco con loro. E’ questo il vero ciclismo».

Giovani… professionali

Vero ciclismo, ma il dilettantismo di oggi è cambiato. Anche qui non si lascia più nulla al caso.

«Come in tutte le cose anche qui si stanno adeguando. Aumentano i costi, ci sono più test nella preparazione, più figure… E’ un semiprofessionismo. I ragazzi hanno comunque un contratto di lavoro. 

«Qui puntiamo sui giovani. E l’obiettivo è di dargli la mentalità giusta per capire come funziona dall’altra parte, quella dei pro’. Per esempio non facciamo troppi ritiri, né li teniamo vicini per tutto l’anno. Facciamo i ritiri fondamentali, come quello di gennaio o magari prima di una grande corsa. Lasciamo ai ragazzi più libertà e più responsabilità. Quanti dilettanti vincevano 10 corse e poi passavano e neanche le finivano più? Perché? Perché dietro avevano un sergente che li seguiva in ogni momento.

«La tendenza è di fare team di giovani – riprende Chiesa – ma il problema è, almeno in Italia, che non ci sono abbastanza squadre professionistiche. Vanno all’estero, ma lì quasi tutte hanno il loro vivaio. Ai miei tempi avevamo 10-11 team pro’, alcuni di primissimo piano. Passare era più facile, anche per un terzo anno… Non capisco perché in Francia ci siano squadre WorldTour, professional e persino delle continental e da noi no. Perché loro riescono a trovare degli sponsor e noi no. In Italia si preferisce investire nel calcio, quando nel ciclismo si avrebbe molto più ritorno».

La Iseo Rime Carnovali dopo il lockdown è ripartita dall’estero
La Iseo Rime Carnovali dopo il lockdown è ripartita dall’estero

Calosso cosa dice?

L’altro tecnico e pilastro della Iseo Rime Carnovali è Daniele Calosso, in ammiraglia da ben oltre un decennio. Uno che coi giovani ci sa fare e che li sa “leggere”. Oggi gli U23 sembrano già pro’, ma possibile non abbiano paure ed incertezze? Possibile siano già delle macchine?

«Io ho notato – dice Calosso – che hanno minor senso di responsabilità, ma non solo i ciclisti, parlo della generazione che ha dai 15 anni in su. I ragazzi oggi hanno tanto e sono meno determinati a lottare per raggiungere gli obiettivi. Sono abituati ad avere molto e con poco sforzo e se non raggiungono l’obiettivo subito, tendono a mollare. Un ragazzo che è abituato a vincere in una categoria ci sta che accusi il passaggio, ma oggi si lascia andare. Attenzione però, i ragazzi di oggi non sono stupidi. Hanno in mano una tecnologia che 20-30 anni fa non c’era. La favola a loro non la puoi raccontare più.

«Come si tira fuori il carattere? A nostro avviso servono figure di riferimento intorno. Già il fatto stesso che oggi ci siano molti più genitori separati è un fatto. Una volta in famiglia sia parlava di più. Tanti ragazzi non dico che abbiano bisogno di un secondo padre, ma quasi. Ci siamo rivolti anche ad uno psicologo dello sport, una ragazza, che ha parlato loro del lavoro di squadra, della leadership. In quell’occasione c’era anche Cassani. Un motivatore sportivo serve. E’ quella figura utile anche per sfogarsi. Ma non deve essere né l’amico che ti dice sempre sì, né il genitore. Deve saperti dare il bastone e la carota».

Iseo Rime sul podio alla Dookoła Mazowsza con Bertone
Bertone sul podio alla Dookoła Mazowsza

Verso le prime corse

Con Calosso si parla anche di cose più concrete. Come il calendario che vedrà protagonista la Iseo Rime Carnovali. 

«Inizieremo a fine febbraio – conclude Calosso – con la San Geo e la Firenze-Empoli. Poi una parte del team resterà in Toscana. La prima corsa a tappe sarà il Giro di Romagna ad aprile, quindi classiche come il Piva, Belvedere, Recioto. Dovrebbe tornare il Liberazione, corsa splendida, imprevedibile: il mondiale di primavera. E poi ci sarà il Giro U23, che per noi è la corsa più importante. Anche per questo ci siamo rinforzati un po’ sul fronte degli scalatori: abbiamo Alex Raimondi, Yaroslav Parashak ed El Gouzi Omar. Nel complesso la squadra è giovane, abbiamo 15 corridori, cinque dei quali arrivano dagli juniores».