Damiano Cunego, Giuseppe Martinelli, Claudio Corti, Giro d'Italia 2020

Martinelli su Cunego: «Smise di ascoltarmi»

26.12.2020
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Forse Martinelli un po’ se lo aspettava che lo chiamassimo, dopo aver parlato con Andrea Tonti. Nel finale del discorso, infatti, il marchigiano aveva lanciato parole da approfondire sulla gestione di Cunego dopo la vittoria al Giro del 2004, dicendo che lo si volle trasformare per forza in un uomo da corse a tappe, nell’erede di Pantani, compromettendo la sua esplosività in cambio di magri risultati. Per cui con il grande bresciano, che dal 2010 è il riferimento tecnico dell’Astana, si entra alla sua maniera subito nel vivo del discorso.

Gilberto Simoni, Damiano Cunego, Giro d'Italia 2020
Al Giro 2004, il capitano Simoni si convertì in gregario
Gilberto Simoni, Damiano Cunego, Giro d'Italia 2020
Al Giro del 2004, Simoni divenne gregario

«Damiano è passato nel 2002 – inizia Martinelli – nel 2003 ha fatto il primo Giro e lo ha finito dando la sensazione di andare meglio alla fine che all’inizio. Nel 2004 ha vinto quasi tutto, compresa la maglia rosa. Aveva 23 anni e sfido chiunque a dire che sia stato per caso. Nel 2005 andava anche forte, ma ebbe la mononucleosi. Non era come oggi, che la scopri subito e bastano 6 mesi fermo per riprendere. La trovammo che l’aveva quasi finita e ci aveva corso sopra. Perciò rifarei tutto. Compresi gli scontri quando mi accorsi che aveva iniziato a fare di testa sua. Chiedetelo anche a lui se non avrebbe fatto meglio ad ascoltarmi…».

Che cosa significa fare di testa sua?

Non ascoltava, smise di farlo. Dopo quelle vittorie, era il momento di cominciare a fare i sacrifici veri, allenarsi più duramente degli altri. Invece lui non faceva tutto al 100 per cento. Non parlo di abitudini di vita, non era uno che andava in discoteca. Ma in allenamento a volte non dava tutto. Forse avremmo dovuto cambiargli programma, per dargli qualche stimolo in più. Tirava un po’ a campare. Ha fatto vivere per 10 anni la Lampre e la Lampre ha fatto vivere per 10 anni lui.

Paolo Tiralongo, Damiano Cunego, Giro d'Italia 2005
Dopo la stop al Giro del 2005, per Cunego venne il 4° posto nel 2006. Qui è con Tiralongo
Paolo Tiralongo, Damiano Cunego, Giro d'Italia 2005
Dopo la resa del 2005, il 4° posto al Giro 2006
Avevi tra le mani un ragazzino prodigio come quelli di oggi…

Anche se magari non fu il suo caso, negli anni ho avuto tanti giovani che abbiamo tenuto nella bambagia. Oggi li butterei di più nella mischia. Ti diverti. Recuperano meglio. Fanno risultati fuori dal comune. Dureranno meno? Ce lo sapremo dire fra 10 anni se li hanno bruciati. Intanto Pogacar ha vinto il Tour a 21 anni.

Tonti ha parlato per Cunego anche di qualche limite caratteriale.

Da questo punto di vista, anche quando vinceva a mani basse bisognava dirgli cosa fare, forse perché era ancora molto giovane. Quando si decise di staccare il cordone da Martino, secondo me era prematuro. Damiano aveva bisogno di essere aiutato come giovane atleta, che si è sposato e ha avuto una figlia molto presto. Secondo me gli è cambiata la vita troppo in fretta. Glielo dico ancora, perché abbiamo ricominciato a sentirci spesso…

Che cosa gli dici?

Che deve buttarsi di più. «Mi piace che studi, ma se vuoi fare il preparatore in una squadra WorldTour devi anche agganciarti a uno già esperto e imparare da lui, per puntare a venir fuori». Secondo me quando vinse il Giro gli è scoppiata in mano una cosa più grande di lui, anche riguardo alle aspettative.

Forse avreste dovuto tutelarlo voi?

Facemmo di tutto, anche nei confronti dei media, ma sorprese anche noi. Se Simoni fosse andato appena un po’ più forte, il Giro lo avrebbe vinto lui. E giuro che ci abbiamo provato in tutti i modi. Ma davvero non c’era competizione. Sembrava un predestinato e che tutto fosse persino troppo facile. Il Giro del 2005 invece gli fece capire che facile non era. E da quel momento in poi gli è sempre mancato qualcosa.

Damiano Cunego, moglie Margherita, Ludovica
Cunego con la moglie Margherita e la piccola Ludovica nata ad agosto 2005
Damiano Cunego, moglie Margherita, Ludovica
Cunego con Margherita e Ludovica nata nel 2005
Hai detto che avevate smesso di sentirvi.

Nel 2006/2007 avemmo un paio di scontri, come mi capita quando vedo che i corridori cercano di sfuggire senza dare spiegazioni. Gli chiesi ragione di un po’ di cose, anche duramente. E lui si chiuse e chiuse i ponti. Successe poco prima che andassi via dalla Lampre. Ora mi rendo conto che eravamo nell’anticamera di generazioni che fanno veramente fatica a sentire dei discorsi, anche delle prediche. Perché non le sentono più da nessuno.

Sembra di sentire quello che raccontava giorni fa Rino De Candido a proposito degli juniores…

Un tempo nelle famiglie c’erano i nonni che raccontavano storie. Poi sono diventati nonni dei genitori che forse cose da raccontare ne avevano sempre meno. Oggi nessuno parla e tutti hanno in mano il cellulare, pensando di avere ogni cosa sotto controllo. Ci sono corridori che il libro del Tour, il Garibaldi, lo tengono sul pullman. Lo guardano soltanto la mattina andando alla partenza. E quando facciamo la riunione spiegando la tappa, dopo 2 minuti si alzano, vanno a farsi i caffè, si mettono gli scarpini. Non ce la fanno a restare concentrati. Poi la corsa parte e dopo 20 chilometri cominciano a chiedere via radio quello che in realtà gli è già stato spiegato…