Guido Bontempi

Una voce dal gruppo, è quella di Bontempi

25.12.2020
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Nella lunga e sempre più folta carovana del Giro d’Italia c’è anche Guido Bontempi. Lo trovate su una delle moto che ronzano attorno ai corridori. E più precisamente lo trovate alla guida di quella che scorta Paolo Longo Borghini, secondo regolatore dopo Marco Velo.

Guidone lo ricordiamo per le sue imperiose volate negli ’80-90 quando se la vedeva con cagnacci che non andavano tanto per il sottile e la questione sicurezza (e fair play) non si sapeva cosa fosse. Insomma era tosto.

Uno così il ciclismo non può non avercelo dentro. E infatti dopo essere sceso dalla bici è salito in ammiraglia e dopo l’ammiraglia è salito in moto.

Guido Bontempi
Guido Bontempi compirà 61 anni il prossimo gennaio
Guido Bontempi
Bontempi compirà 61 anni a gennaio

Il gruppo da fuori

«Sono stato in gruppo in ogni modo, ma per il 2021 devo decidere cosa fare da grande! Scherzi a parte – dice Bontempi – guidare la moto mi dà grande soddisfazione, sto nel mio ambiente, quello che amo

«Sono cinque anni che sono tornato in gruppo. Il primo anno facevo la “moto d’acqua”, portavo i rifornimenti ai corridori. Poi vedevo come giravano le cose, sapevo come si muoveva il gruppo e ho chiesto di poter condurre la moto del regolatore e così eccomi qui a fare coppia fissa con Longo Borghini. La mia, nostra, mansione è quella appunto di regolare il flusso delle moto (polizia, fotografi, staffette…). In pratica siamo il braccio operativo di Vegni. Abbiamo la cuffia in cui ascoltiamo la direzione e la “trombetta”, come la chiamo io, cioè l’altoparlante in cui sentiamo radiocorsa. Di solito siamo sul gruppo o sulla fuga, o ancora quando la corsa si allunga sui vari gruppetti quando capiamo che possono esserci dei buchi. Può succedere che passi l’inizio gara ma che ugualmente si possa infilare una vettura sul percorso, così noi arriviamo e chiamiamo chi, tra Polizia e scorta tecnica, è libero e riprendiamo la nostra marcia.

«E’ un servizio per molti, che devi saper fare e ancora di più saper usare. Noi spesso diamo anche le informazioni a radiocorsa o ai corridori stessi. Da corridore, ricordo che quando ero in discesa spesso cercavo di capire le traiettorie in base alla moto, quando e quanto frenava e mi regolavo con l’entrata in curva. Oggi abbiamo le bandierine gialle e la distanza tra noi e i corridori è stata portata a 50 metri. Questo serve anche per le moto della Rai».

Guido Bontempi
Guido Bontempi trionfa ad Ascoli Piceno al Giro 1988
Guido Bontempi
Bontempi trionfa ad Ascoli Piceno al Giro 1988

Passione e azione

Quando si parla di tecnica e di discesa, Bontempi non resta certo indietro, anzi ha l’occhio molto lungo.

«Oggi la discesa è il momento di maggiore difficoltà. Con i mezzi attuali i corridori vanno veramente più veloce di un tempo. A volte Paolo mi fa: dobbiamo scappare. Mica è sempre facile! In fondo alla discesa non dico che sudo ma ho mal di braccia, tra tensione e staccate al limite. Se ci sono i tornanti grosse difficoltà non ne ho, perché all’uscita dalla svolta apro il gas e vado via. Ma in quelle discese con curve mai troppo strette è dura. Noi non sappiamo come interpretare le curve. I corridori dietro vedono noi e con il fatto dei freni a disco staccano più tardi. Serve anche una certa agilità. Il corridore con tutta la bici è 70 chili, noi siamo a 500. 

«Ricordo la tappa di Gualdo Tadino di due anni fa quando vinse Mohoric. Quel giorno pioveva anche. Io accelero e lui sempre attaccato, insisto e lui lì. Ad un certo punto gli faccio segno di passare e dico a Longo Borghini che lo avremmo ripreso in pianura. Non si riusciva a scappare, incredibile».

Chris Froome
Chris Froome in fuga al Giro 2018
Chris Froome
Chris Froome in fuga al Giro 2018

Froome numero uno

In tanti anni, di azioni poderose ne ha viste Bontempi, ma ce n’è una che lo ha rapito: Froome sul Colle delle Finestre.

«Quando Froome è andato via a 80 chilometri dall’arrivo. Mi sono detto: ma dove va questo? Io ero fermo sulla maglia rosa, poi è successo che la moto di Velo è caduta e così siamo andati noi sulla testa della corsa. Nella parte in basso dopo il Sestriere mi ha impressionato ancora più dello scatto sul Finestre, perché Chris spingeva. Forte. Doveva perdere in quel tratto di falsopiano e invece guadagnava.

«No, non credo sia stato un caso. Se sei lì a quel punto del Giro è perché stai bene. Poi magari, dopo che è partito, mentalmente ha preso più forza perché ha visto gli avversari cedere. E a quel punto ha detto: provo il tutto e per tutto. Ma davvero ha spinto come un forsennato, poteva farsi riprendere e sparare tutto sull’ultima salita, invece…».

Che piacere osservare

Quando hai occhio e passione, hai una moto e sei in quello che per te è l’ombelico del mondo, sei al top. E questo vale anche per Longo Borghini.

«Io e Paolo – spiega Bontempi – abbiamo una visione della corsa molto simile e spesso ci troviamo a fare le stesse considerazioni. Vediamo subito i corridori. E allora diciamo magari: “Oh, ma se non chiudono questo non lo riprendono”. Poi spesso non è così perché ci siamo resi conto anche di un’altra cosa. Che noi vediamo, i direttori sportivi dalle ammiraglie vedono e sanno. Sono in contatto con i ragazzi e sanno come stanno e fin dove possono arrivare.

«Contatti con i ds? No, non possiamo. Sì, può capitare che gli chiediamo una bottiglietta d’acqua o una barretta se non ci siamo potuti fermare, ma nulla più. E lo stesso vale con i corridori. Magari se c’è un italiano e deve chiudere o scappare ci sta un incitamento, ma lì finisce».

Guido Bontempi
Bontempi (in 2ª ruota) e davanti c’è Chiappucci
Guido Bontempi
Bontempi (in 2ª ruota) con Chiappucci

Da velocista a velocista

Bontempi come accennato è stato uno dei più grandi sprinter del ciclismo italiano. Ha vinto tappe al Tour, alla Vuelta, e ben 16 al Giro. Il giudizio sui suoi “colleghi attuali” ha quindi un certo valore.

«Difficile dire chi mi ha colpito. Troppo diverso ormai questo ruolo. Sono tutti molto prepararti e soprattutto fanno solo quello. Io quando vincevo le volate il giorno dopo dovevo tirare per Roche o Visentini perché dovevano vincere il Giro. Oggi il velocista è quasi un peso e quindi o le squadre ci partono appositamente, come la Groupama-Fdj con Demare quest’anno, o se puntano alla classifica neanche lo portano più».

E a proposto di quest’anno che ricorda Guidone dello Stelvio? 

«Ho visto un Nibali stanco, anche di testa. La carta d’identità non la si cambia. E ho visto dei giovani forti».