Girmay 2022

Girmay a casa, ma intanto Piva ce lo racconta…

04.04.2022
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Mentre le classiche del Nord vanno avanti, Biniam Girmay è nella sua Eritrea, a godersi un po’ la sua famiglia, ma intanto l’eco della sua impresa alla Gand-Wevelgem non accenna a placarsi, soprattutto per le sue implicazioni, quasi fosse stata l’apertura di un vaso di Pandora, che ora darà spazio anche ad altri Paesi fin qui ai margini dell’attività. La sua scelta di tornare in Africa appena dopo il successo ha lasciato qualcuno interdetto, ma il diesse dell’Intermarché Wanty Gobert Valerio Piva non ha cambiato i programmi.

Il loro rapporto è decisamente recente: «L’ho conosciuto l’agosto dello scorso anno, quando era ormai sicura la chiusura della Delko e Biniam aveva trovato un accordo con noi. Nella passata stagione ho potuto vederlo all’opera, mondiali a parte, alla Milano-Torino e alla Tre Valli Varesine, poi abbiamo potuto conoscerci meglio nei ritiri prestagionali. Ho così saputo la sua storia di atleta proveniente sì da un Paese non di primo piano nel ciclismo, ma certamente non sprovveduto».

Piva 2021
Valerio Piva (62 anni) è il diesse della Intermarché Wanty Gobert dallo scorso anno
Piva 2021
Valerio Piva (62 anni) è il diesse della Intermarché Wanty Gobert dallo scorso anno
In Eritrea però la corsa a piedi fagocita un po’ tutto, dal punto di vista dell’interesse…

E’ vero solo in parte. Il ciclismo è ben radicato, probabilmente all’inizio era un retaggio del periodo delle colonie ma nel tempo ha trovato grande seguito in Eritrea. Biniam ci ha raccontato che non solo le sue corse sono molto seguite, tanto che la passione per il ciclismo ha superato anche il calcio, soprattutto dopo la fuga all’estero di molti nazionali. Questo ha portato il governo a sovvenzionare il movimento locale e da qui sono partite anche sponsorizzazioni locali e chissà che cosa accadrà da ora in avanti…

Inserirlo nel vostro team è stato un bel colpo, anche nell’equilibrio della vostra squadra che deve puntare alla permanenza nel WorldTour.

Sicuramente, aveva offerte da molte squadre. Nel suo caso abbiamo dovuto agire un po’ alla ceca, non conoscendolo tanto personalmente quanto basandoci su quel che aveva fatto. Noi abbiamo budget limitati, dobbiamo cercare corridori non di primissimo piano, con lui siamo stati molto fortunati.

Girmay Gand 2022
Quel che ha sorpreso dell’eritreo è la sua capacità di adattarsi al pavé
Girmay Gand 2022
Quel che ha sorpreso dell’eritreo è la sua capacità di adattarsi al pavé
Pensi che l’Africa sarà una nuova frontiera?

Lo è già. Taaramae, per fare un esempio, ogni anno va a fare l’altura in Rwanda, dice che è una zona tranquilla con bei percorsi e penso che saranno in tanti a seguirne le orme, soprattutto dopo i primi mondiali africani. Ma tornando a parlare di Biniam, c’è anche suo fratello che corre, è uno junior: lui dice che va forte almeno quanto lui alla sua età…

Che corridore è Girmay?

E’ in continua scoperta, per ora sappiamo che è veloce, ma in queste sue prime uscite fra i grandi ha anche dimostrato grandi capacità di resistenza e di saper emergere anche su arrivi impegnativi. Forse fra le classiche del Nord la Gand-Wevelgem è tra le più facili, ma bisogna guardare anche a quel che ha fatto prima. Alla Sanremo ad esempio era nel gruppo dei migliori e se Nizzolo non gli cadeva davanti magari poteva giocarsi un piazzamento ancora più importante.

Girmay Eritrea 2022
Grandi festeggiamenti per Girmay al suo rientro ad Asmara dopo il trionfo belga
Girmay Eritrea 2022
Grandi festeggiamenti per Girmay al suo rientro ad Asmara dopo il trionfo belga
Che cosa ti piace in lui?

Non ha timore di nulla, è entusiasta e questo si traduce in grande esplosività. Sa passare muri e pavé con grande naturalezza e questo non era per nulla scontato. La squadra lo ha aiutato a mantenere le posizioni giuste, ma se hai gambe la posizione la ritrovi, dipende sempre da te. Questa vittoria però non deve esaltarlo ed esaltarci oltremisura, c’è ancora molto da fare e da vedere.

Tu sei sempre stato molto attento nell’utilizzare i giovani…

Ha 21 anni, della sua età ne ho visti tanti di talenti brillare per un attimo e poi spegnersi. Va saputo gestire. Non bisogna sfruttarlo, per questo ho insistito che i suoi programmi non cambiassero dopo la vittoria, eravamo d’accordo che questo doveva essere un assaggio del mondo delle classiche. Girmay avrebbe tutte le caratteristiche per far bene nelle Ardenne, quelle gare rispondono meglio al suo tipo di ciclismo, ma non era tempo per provarci ora. Lui è tornato a casa, farà un altro periodo di altura ad Asmara, in fin dei conti vive a 2.400 metri e può arrivare a 3.000. Tornerà in Europa per il GP di Francoforte e poi farà il Giro.

Girmay Alcudia 2022
Biniam Girmay sul podio del Trofeo Alcudia, vinto davanti al sudafricano Gibbons e a Nizzolo
Girmay Alcudia 2022
Biniam Girmay sul podio del Trofeo Alcudia, vinto davanti al sudafricano Gibbons e a Nizzolo
Con quali obiettivi?

Ci saranno tappe adatte a lui, ma gli servirà quella freschezza che potrà avere solo preservandosi in questo periodo. Non penso proprio che Girmay possa essere un corridore da classifica, anche se quando si parla di un talento così giovane nulla è davvero precluso, ma le sue caratteristiche ci dicono di un corridore da classiche d’un giorno. Io credo che nel corso del Giro, correndo con sapienza potrà avere qualche bella occasione per far parlare ancora di sé. E’ un corridore veloce, forse non uno sprinter puro ma non dimentichiamo che a Maiorca ha battuto un velocista come Nizzolo.

Parlavi della sua casa ad Asmara. Il fatto che venga da un Paese dove vive costantemente a grandi altezze è quindi un vantaggio, si ripete il discorso fatto per i colombiani…

Chi viene da Paesi a più di 2.000 metri di altitudine ha una base fisiologica maggiore, questo ormai è acclarato da più studi scientifici. Ci sono dei benefici naturali che emergono negli sport di resistenza, basti guardare a quel che kenyani, etiopi, gli stessi eritrei fanno nell’atletica. Per questo risultati come quelli di Girmay non mi sorprendono, io credo che ci dovremo abituare…

Il giorno dopo di Girmay, fra stupore e voglia di casa

29.03.2022
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Dopo l’argento di Leuven nel suo Paese era già caldo, ma dalla storica vittoria nella Gand-Wevelgem, Girmay non è più uno sconosciuto neppure in Belgio. Incontro con i giornalisti all’indomani della grande vittoria (nella foto Intermarché in apertura, una pizza e una birra nella sera del trionfo). Sarah Ingelbrecht, addetta stampa della Intermarché-Wanty-Gobert, racconta che di mattina i ragazzi sono usciti per una sgambata e si sono fermati a prendere un caffè nella Grote Markt di Bruges. Ogni tanto bambini e persone si presentavano sulla terrazza del bar in cui Biniam era seduto con Kristoff, Pasqualon e Petit per chiedergli un autografo o un selfie. E pare che a un certo punto il vincitore della Gand abbia chiesto a Kristoff se andrà così ancora a lungo. E il norvegese, per rassicurarlo, gli avrebbe detto: «Passerà, a patto di non continuare a vincere. Quindi nel tuo caso temo che non passerà». E si è fatto una risata…

Il giorno dopo

I racconti del giorno dopo sono i più belli e danno l’idea di quanto sia genuino il personaggio che domenica si è affacciato alla gloria sul traguardo di Wevelgem.

«Mille messaggi – ha raccontato – e continuano ad arrivare. Avrò presto tempo per rispondergli. Questo pomeriggio mi recherò a Parigi, dove pernotterò e domani volerò prima ad Istanbul e poi ad Asmara. Finalmente a casa. Un viaggio di 11 ore, ma non vedo l’ora».

Regali per tutti

Ancora l’addetta stampa racconta che nella valigia ha messo vasetti di biscotti tipici del Belgio e dei regali per la figlia di un anno che si chiama Layla e per la moglie di venti che si chiama Salem. Ovviamente con lui torna a casa anche il trofeo della Gand-Wevelgem. 

«Sono più consapevole – ha ammesso – di quello che è successo. Non ci sono molti corridori di 21 anni che vincono una classica. Sono rimasto sbalordito dalle reazioni dei media, dai grandi corridori che erano già venuti a congratularsi con me dopo il mio quinto posto di Harelbeke. Dopo il traguardo non potevo crederci. Dentro ho pianto di gioia».

Già dopo l’argento di Leuven fra gli U23, Girmay era stato portato in trionfo nelle vie di Asmara (foto Instagram)
Dopo l’argento di Leuven fra gli U23, Girmay in trionfo nelle vie di Asmara (foto Instagram)

I piedi per terra

Eppure tante attenzioni lo hanno turbato. Tanto ama essere al centro dell’attenzione Remco Evenepoel, che ha tre mesi più di lui, quanto è schivo e in imbarazzo Girmay per le tante attenzioni.

«Non mi piace essere al centro dell’attenzione – ha detto – sono pagato per vincere, ma non voglio essere il tipo famoso che viene ripreso continuamente dalla telecamera. Non credo di essere pronto per qualunque cosa mi accada in questo senso. So da dove vengo. Sono un ragazzo tranquillo che per natura non è abituato al trambusto di questa parte del mondo. Mi dà anche un po’ di pressione, ma cercherò di conviverci».

Con la vittoria di Wevelgem, Girmay è il primo corridore eritreo ad aver vinto una grande classica
Dopo la Gand, Girmay è il primo eritreo ad aver vinto una grande classica

Appuntamento al Giro

Il corridore improvvisamente più famoso d’Africa si aspetta un grande benvenuto all’aeroporto di Asmara, dopo quello successivo all’argento nel mondiale U23 di Leuven.

«Domenica Hanok Mulubrhan (corridore di 22 anni che corre nel team continental Bike AD, ndr) ha vinto il campionato africano – ha spiegato – con la maglia dell’Eritrea. Perciò ci sono due motivi per brindare. Quando sono arrivato dopo l’argento, c’erano centinaia di migliaia di persone in piedi mentre andavo in giro per la Capitale su un’auto scoperta. Anche se la Gand-Wevelgem è più importante di quella medaglia, voglio prima festeggiare con i miei cari. La famiglia è molto più importante della bicicletta. Dopo tre mesi, ora voglio andare a casa, questa vittoria non mi cambia come persona. Sto tornando nel mio Paese che amo. Continuerò a lavorare sodo per vincere ancora di più, restando fedele al mio programma. Per ora sono il primo africano ad aver vinto una classica, ma nemmeno io mi vedo come un modello. Sono lo stesso ragazzo di domenica mattina a Ypres. Perciò – ha salutato i media – ci vediamo a Francoforte e poi al Giro d’Italia».

Petilli 2022

Pozzovivo, in Petilli hai trovato la spalla giusta…

10.03.2022
4 min
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Tanta attenzione non se l’aspettava, non ne ha mai avuta intorno. Simone Petilli, dopo il nono posto (primo degli italiani) alla Strade Bianche è tornato nella sua Colico per ricaricare le batterie, ma in questi giorni il telefono ha continuato a squillare. D’altronde la classica toscana sullo sterrato non è mai stata prodiga di soddisfazioni per i colori italiani e anche un’entrata nella Top 10 ha un valore, considerando anche i campioni che ogni anno la compongono.

Questo piazzamento non è stato però un caso e questo Simone ci tiene a sottolinearlo: «Certamente non me l’aspettavo, ma intanto abbiamo interpretato la gara tutti noi della Intermarché Wanty Gobert nella maniera che ci è più congeniale, attaccando sempre. Poi sono stato anche fortunato, ad esempio evitando la grande caduta, ma è grazie alle mie gambe che mi sono ritrovato davanti, questo è sicuro»

Petilli Strade Bianche 2022
Simone Petilli è professionista dal 2014. Alla Strade Bianche era stato 44° nel 2019 e 91° lo scorso anno
Petilli Strade Bianche 2022
Simone Petilli è professionista dal 2014. Alla Strade Bianche era stato 44° nel 2019 e 91° lo scorso anno
Quante volte avevi già corso la Strade Bianche?

Questa era la terza, ma devo dire che mi ci sono sempre trovato bene. Lo scorso anno sono anche andato in fuga. E’ una corsa diversa da tutte le altre, una delle più difficili ma anche delle più intense, nella quale tutto deve girare dritto per ottenere il risultato.

C’è un segreto per riuscire a centrare l’obiettivo?

Non devi mai mollare, perché è tutta un inseguimento, è come se fosse una gara a eliminazione. Bisogna sempre essere vigili e controllare come si evolve la corsa, per questo qui un piazzamento è così importante.

Parlando di una gara con un percorso così particolare, verrebbe da pensare che ci siano i prodromi per far bene anche alla Parigi-Roubaix…

Io non l’ho mai fatta, ma da quel che so ci sono molte differenze. Alla Strade Bianche ci sono comunque 3.500 metri di dislivello, emerge chi è molto leggero e ha un buon passo da scalatore. Alla Roubaix si pedala in pianura ma su terreno sconnesso come il pavé, per questo emergono sempre corridori di potenza. Per me la gara toscana è più vicina a quelle delle Ardenne o al Lombardia.

Petilli Vuelta 2021
Il corridore di Bellano (LC) era stato protagonista alla Vuelta 2021, con tutta la sua squadra
Petilli Vuelta 2021
Il corridore di Bellano (LC) era stato protagonista alla Vuelta 2021, con tutta la sua squadra
Non è un caso quindi se Pogacar sia emerso in queste classiche…

Non è scontato che possa far bene anche sulle pietre. Un giorno correrà anche quella e magari ci stupirà tutti, ma da osservatore posso dire che mi incuriosisce molto la sua presenza al Fiandre, quella è una gara più vicina come caratteristiche alla Strade Bianche.

Veniamo a te: che cosa farai ora?

Volta a Catalunya e Giro di Sicilia sono nei miei programmi, poi preparerò il Giro d’Italia dove tutta la squadra conta di far bene, soprattutto ora che è arrivato Pozzovivo.

Parliamo proprio di Domenico: vi conoscevate?

Avevamo parlato qualche volta, ma quando ho saputo che aveva firmato sono stato contentissimo e l’ho subito contattato tramite social. Era entusiasta, e io con lui. Abbiamo già corso insieme al Laigueglia e alla Strade Bianche e ci siamo subito trovati in sintonia.

Considerate le vostre caratteristiche, tu avrai molto da fare la suo fianco al Giro.

Sì e non vedo l’ora. All’ultima Vuelta ho visto che posso davvero fare bene in appoggio al capitano di turno nelle tappe di salita e con Domenico sarà un piacere fargli da spalla. Io credo che anche tecnicamente possiamo lavorare bene insieme.

Il suo arrivo secondo te quanto influisce sulle caratteristiche del team?

Non più di tanto. La filosofia di base resta, è quella che Valerio Piva ha introdotto lo scorso anno, noi non abbiamo il grande campione che deve vincere la classifica o la classica, dobbiamo correre alla garibaldina e inventarci sempre qualcosa per sovvertire i pronostici. Guardate ad esempio quel che è successo all’ultimo Trofeo Laigueglia: la fuga da lontano che ha deciso la corsa l’abbiamo lanciata noi…

Pozzovivo Tirreno 2022
Pozzovivo alla Tirreno-Adriatico, tappa per preparare un grande Giro d’Italia
Pozzovivo Tirreno 2022
Pozzovivo alla Tirreno-Adriatico, tappa per preparare un grande Giro d’Italia
Con Pozzovivo la Intermarché diventa sempre più italiana…

E questo mi fa molto piacere, non perché mi trovi male con gli altri, anzi, ma con Rota, Pasqualon, ora Domenico c’è un bel gruppo, c’è feeling, poi Piva ha impostato la squadra con una struttura molto tradizionale e i risultati si vedono. Certamente ora con Pozzovivo guarderemo alla classifica, ma senza farci assillare.

Tu per tuo conto che cosa ti aspetti?

Non ho traguardi particolari ai quali ambisco, anche se nel profondo del cuore un successo di tappa al Giro d’Italia dopo una fuga sarebbe il compimento di un’intera carriera. Quel che voglio comunque è semplicemente continuare a emergere, a fare bene come nello scorso anno e in questo avvio di stagione, essere utile alla squadra sapendo che ogni volta può essere la mia giornata. E’ questo il bello della Intermarché: tutti hanno spazio, l’occasione può capitare per ognuno e dobbiamo essere pronti e bravi a coglierla.

Dì la verità: come stavi domenica dopo la gara?

Sfinito… Ma è proprio questo il bello della Strade Bianche, infatti avevo già voglia di rifarla. Ci vediamo nel 2023…

Pozzovivo sulla strada del Giro con le brugole in tasca

22.02.2022
6 min
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L’episodio di Pozzovivo che parte dall’Italia per andare a Charleroi a recuperare la nuova bici, raccontato nei giorni scorsi dal suo agente Scimone, è ancora più colorito di quanto fosse sembrato in un primo momento.

«Ero a metà ritiro sull’Etna – racconta Domenico – e grazie a Piva, che stava andando in Oman, sono riuscito a organizzare di prendere la bici. Sarei voluto partire da Catania, ma non c’erano voli. Così ho guidato fino a Palermo. Sono andato in Belgio. L’ho presa e sono tornato in Sicilia per continuare ad allenarmi. Metà ritiro con la BMC del 2021, metà sulla Cube con cui correrò quest’anno».

La squadra con Pozzovivo è arrivata a quota 32 atleti. Dopo Kristoff, l’italiano è il più rappresentativo
La squadra con Pozzovivo è arrivata a quota 32 atleti. Dopo Kristoff, l’italiano è il più rappresentativo

Due ritiri in 7 giorni

In uno scambio di messaggi alla vigilia della Ruta del Sol con la Intermarche-Wanty-Gobert, Domenico aveva scherzato dicendo di essere piuttosto indaffarato nel fare in pochi giorni quello che normalmente si fa in due training camp e che se la sarebbe cavata con l’esperienza. E da qui cominciamo. Domenico è al volante, di rientro verso Morcote in Svizzera dove vive. Un asceta della bici e una gran brava persona, misto di passione e serietà.

Il debutto con la nuova squadra è andato, con l’ottavo posto nel giorno della vittoria di Covi e una caduta l’indomani (terza tappa) nei pressi del traguardo di Otura che gli ha portato qualche abrasione.

Per Pozzovivo, prima corsa con tanto morale e un elenco ben chiaro di cose da fare
Per Pozzovivo, prima corsa con tanto morale e un elenco ben chiaro di cose da fare
Sei riuscito a fare quel che avresti fatto in due ritiri?

Nel mio caso (ride, ndr) ne sarebbero serviti tre. Si può capire che non ho ancora la posizione ideale. Non sono mai stato di quei corridori che vanno in giro con le chiavi in tasca facendo i vari aggiustamenti, invece questa volta l’ho fatto per mettermi a posto il più rapidamente possibile. Ho provato diversi set-up, ma ancora non ci sono arrivato. La gara è stata la verifica per capire se ho fatto tutto nel modo giusto. E poi mi sono dato una dead line nella Tirreno-Adriatico. Fino a lì ci arriverò come meglio posso, poi faremo qualche approfondimento.

Andare in Belgio è stato davvero necessario, insomma…

L’alternativa sarebbe stata avere la bici il giorno prima della corsa. Io la notte dormo sereno, ma quella è una prospettiva che non mi tranquillizzava molto.

A proposito di dormire tranquillo, ci riuscivi anche non avendo squadra ad anno ampiamente iniziato?

Ho sempre dormito. Mi ero fissato l’obiettivo di essere in condizione il primo febbraio. L’esperienza precedente più simile era stata la firma a fine 2019, dove eravamo arrivati al 27 dicembre, perciò quando abbiamo passato quella data, ho iniziato a preoccuparmi. Avrei raggiunto la condizione. Avrei fatto qualche salita a tutta. E poi avrei smesso.

Al Giro dell’Emilia 2021, Pozzovivo è arrivato 14°. Ha chiuso la stagione una settimana dopo al Lombardia
Al Giro dell’Emilia 2021, Pozzovivo è arrivato 14°. Ha chiuso la stagione al Lombardia
In serenità?

Con un bel fastidio, perché sapevo che c’erano tante squadre con vuoti in organico in cui avrei potuto benissimo trovare posto. Mi avrebbero potuto prendere ai saldi di fine stagione, ma è vera la battuta sul fatto che avevo trovato squadra quando ero zoppo e stentavo a credere di non riuscirci ora. Quando nel 2019 firmai con la NTT, ancora non camminavo.

E’ vero che i giovani fortissimi oggi in gruppo ti spingono a superare i tuoi limiti?

Mi spostano i numeri. Prima raggiungevo un certo standard e valutavo che bastasse. Adesso il livello è più alto e non posso più accontentarmi. Potreste chiedermi perché non lo facessi anche prima e in effetti qualche rimpianto potrei averlo, ma è anche vero che qualche anno fa non c’erano le stesse tecnologie e le stesse metodiche di allenamento.

Arrivare in condizione al primo febbraio significa essere in anticipo?

Rispetto agli ultimi due anni, sicuramente. Rispetto a quando debuttavo in Australia, non proprio. L’incidente mi ha lasciato degli strascichi. Se lavoro bene arrivo al 100 per cento, altrimenti sono all’80. Non riesco più a stare intorno al 90 per cento. Quindi ho doppia scelta: essere al top o soffrire troppo. L’anno scorso ho sofferto troppo e non volevo ripassarci.

Pozzovivo trova ad attenderlo altri tre italiani: Petilli, Rota e Pasqualon
Pozzovivo trova ad attenderlo altri tre italiani: Petilli, Rota e Pasqualon
Come ti trovi in squadra?

Sentivo tanto parlare di clima familiare e mi pare che sia vero. C’è parecchia Italia e c’è anche competenza. Quello che mi dispiace è non aver preso parte ai ritiri e di conseguenza i programmi sono stati fatti senza prevedere me. Sarò io a dovermi adattare ai piani e al clima della squadra, ad esempio per il Giro. Se ci fossimo allenati insieme, conoscerei le caratteristiche dei miei compagni e oggi ci sarebbero altre sintonie. Anche questo fa parte del dover recuperare.

Il gruppo Giro?

La firma del contratto è stata legata agli obiettivi. E a parte Louis Meintjes, la squadra non ha altri corridori da corse a tappe, per cui il Giro sarà la mia stella polare e ho chiesto di aggiungerci la Vuelta. La motivazione ad andare avanti è stata proprio il ritiro dall’ultima edizione, dopo la tappa di San Giacomo. Mi sentivo bene, andare via e non cercare riscatto sarebbe stato come lasciare il libro a metà.

L’adrenalina del pericolo scampato ti spingerà a dare di più?

Devo dire che sul piano dell’impegno (sorride, ndr) ho pochi margini. Il fatto di aver cambiato squadra e di dover gestire questa situazione sono uno stimolo per uscire dalla routine e sicuramente daranno qualcosa in più.

Crono di Torino al Giro 2021, Pozzovivo fra gli scalatori andati meglio: 31″ da Ganna
Crono di Torino al Giro 2021, Pozzovivo fra gli scalatori andati meglio: 31″ da Ganna
Davvero credevi che la Qhubeka sarebbe ripartita?

Eravamo in contatto con Ryder Douglas e lui ci trasmetteva fiducia. Per cui quando a novembre è uscito l’elenco dei team WorldTour e noi non c’eravamo, è stato un fulmine a ciel sereno. Ricordo bene. Così come ricordo il momento in cui Raimondo mi ha detto che era fatta con la Intermarché. Ero sul Teide, quel posto porta bene. Ero lassù anche a fine dicembre 2019 quando arrivò la NTT.

Quindi quali sono i prossimi passi?

Sul fronte delle corse, il programma prevede Laigueglia, al 99,9 per cento la Tirreno-Adriatico, un altro periodo in altura, il Giro di Sicilia, Freccia, Liegi e Giro d’Italia. Non farò il Tour of the Alps perché la squadra è al completo, ma ho sempre detto che mi sarebbe piaciuto andare in Sicilia e ci andrò.

Quali altri fronti ci sono oltre alle corse?

Quello dei materiali. Il fitting dell’abbigliamento con Nalini, che per me non è banale, incluso il body da crono. E poi sempre per la crono dovrò prendere la bicicletta. Credo che il modello nuovo uscirà per il Tour, per cui al Giro dovremmo avere quella del 2021. Mi prenderò il tempo che serve dopo la Tirreno per trovare tutte le soluzioni più giuste. Dopo il buon livello raggiunto l’anno scorso, voglio raggiungere uno standard ugualmente soddisfacente.

Da Vingegaard a Ciccone, rivelazioni e delusioni del 2021

17.10.2021
7 min
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Quante volte ai tempi della scuola abbiamo temuto le pagelle? Il più classico dei «è bravo ma non si applica» funziona anche per i ciclisti? No, non siamo professori, sappiamo bene che tutti si applicano molto bene. Chi con fatica, chi senza. Alla fine di una stagione tuttavia non ci sono promossi né bocciati. Vogliamo solo fare un piccolo rendiconto della stagione 2021 tra le sorprese e le delusioni, analizzandone tre per parte.

Capiamo quanto una selezione di questo tipo possa far alzare il dito ricordando nomi come Van Aert, Ganna, Van der Poel, Cavendish, Alaphilippe… chi manca? Ma restringiamo il campo a sei casi specifici. Perché si sa, la ruota gira e se le sorprese saranno chiamate a riconfermarsi nelle prossime annate, le cosiddette delusioni avranno uno stimolo in più per rilanciarsi.

Il Vingegaard che nessuno si aspettava ha messo alla frusta Pogacar sulle salite del Tour: qui sul Mont Ventoux
Il Vingegaard che nessuno si aspettava ha messo alla frusta Pogacar sulle salite del Tour: qui sul Mont Ventoux

Sorpresa Vingegaard

La nostra disamina parte dalla Danimarca, patria di Jonas Vingegaard, scalatore che va molto forte anche a cronometro (foto in apertura). Il giovane talento della Jumbo-Visma – compirà 25 anni il prossimo 10 dicembre – è stato senza dubbio la sorpresa principale del 2021 grazie al secondo posto al Tour de France dietro a re Pogacar (a 5’20”) e davanti al futuro oro olimpico Carapaz. Già nel 2019 e quasi nell’indifferenza generale, il ragazzo di Hillerslev aveva conquistato una tappa al Tour de Pologne, perdendo la maglia di leader all’ultimo giorno per una crisi in montagna.

Quest’anno ha disputato una primavera da protagonista. Vittoria nella quinta tappa del UAE Tour in cima a Jebel Jais (davanti, guarda un po’, a Pogacar), poi due frazioni e classifica generale alla Coppi e Bartali ed infine seconda piazza al Giro dei Paesi Baschi dietro al suo compagno Roglic. Dopo il Delfinato (secondo all’ultima tappa), si è schierato al via del Tour come gregario di Roglic e ne ha preso il posto dopo la caduta, essendo già arrivato al quinto posto dopo a Le Grand Bornard. Tenendo conto che nel 2022 il Tour partirà dalla Danimarca (con tre tappe), chissà se Vingegaard vorrà confermarsi (e migliorarsi) o se correrà come luogotenente. Però il Giro per lui potrebbe essere un bel banco di prova per un ulteriore salto di qualità.

Il vincitore del Giro 2020 ha corso un Lombardia anonimo, chiudendo così la stagione
Il vincitore del Giro 2020 ha corso un Lombardia anonimo, chiudendo così la stagione

Delusione Tao

Per le note negative partiamo dal trionfatore del Giro dell’anno passato, Tao Geoghagan Hart. Classe 1995, quest’anno il corridore della Ineos Grenadiers ha steccato, come se avesse pagato più del dovuto la fatica e la vittoria della corsa rosa, posticipata causa Covid proprio a dodici mesi fa. Difficile capire cosa abbia condizionato la stagione del londinese. I secondi posti di tappa rispettivamente al Tour des Alpes Maritimes (a febbraio) e al Delfinato (a giugno) sono gli unici suoi squilli. Troppo poco per un ragazzo che ha i numeri per fare di più. Molto di più.

Dalla vittoria di San Giacomo al Giro, per Mader è iniziata una grandissima stagione: il talento non tradisce
Dalla vittoria di San Giacomo al Giro, per Mader è iniziata una grandissima stagione

Rivelazione Mader

La seconda sorpresa è rappresentata dallo svizzero Gino Mader. Il 24enne della Bahrain-Victorius doveva solo rispettare le aspettative che c’erano su di lui fin da under 23 (nel 2018 terzo posto all’Avenir con due tappe e quarta piazza al mondiale). E in questo 2021 ci è riuscito ampiamente.

A metà marzo suo malgrado sale agli onori della cronaca per essere stato cannibalizzato da Roglic a 30 metri dall’arrivo nella penultima tappa della Parigi-Nizza (conclusa in decima posizione). Il 13 maggio però, a distanza di due mesi, si prende una rivincita personale trionfando nella sesta tappa del Giro d’Italia in vetta a San Giacomo (la montagna che sovrasta Ascoli Piceno) al termine di una lunghissima fuga. Gino si prende la maglia azzurra di miglior scalatore e diventa così il secondo corridore della storia con questo nome di battesimo – dopo Bartali – a vincere una frazione alla corsa rosa. Lascia il Giro per la caduta di Montalcino, ma trenta giorni dopo il successo ascolano domina ad Andermatt, nell’ultima tappa del Tour de Suisse.

Mader mette i titoli di coda alla propria stagione destando impressione alla Vuelta, chiusa al quinto posto nella generale. Piazzamento che vale doppio considerando che ha corso la gara spagnola in appoggio a Jack Haig. Il talentuoso elvetico ora sa che può ritagliarsi un ruolo di guastafeste nei grandi Giri. Lo aspettiamo.

Landa, un ottimo inizio di Giro (qui nel giorno di Sestola), poi dalla caduta il suo 2021 è stato un lungo inseguire
Landa, un ottimo inizio di Giro (qui nel giorno di Sestola), poi dalla caduta il suo 2021 è stato un lungo inseguire

Landa al buio

Restando in casa Bahrain Victorious, ci concentriamo su Mikel Landa, che ha vissuto l’ennesima annata di pochi alti e tanti bassi, con una bella dose di sfortuna. Il suo obiettivo primario era il Giro d’Italia, con premesse nulla affatto malvagie. Sesto posto a Laigueglia, terzo a Larciano, terzo nella generale della Tirreno-Adriatico e ottavo al Paesi Baschi, dietro gente di peso che preparava il Tour. Ma alla quinta tappa del Giro, a 5 chilometri dal traguardo di Cattolica, cade rovinosamente ed è obbligato ad abbandonare la corsa. Prepara la seconda parte di stagione, Vuelta in primis, vincendo la generale di Burgos davanti ad Aru. 

La prima settimana della grande corsa spagnola sembra benaugurante, ma la condizione è un fuoco fatuo. Ogni giorno perde posizioni e minuti fino a ritirarsi alla 17ª frazione. Anonima la partecipazione al Giro di Croazia a cavallo di europeo e Lombardia, entrambi non conclusi. Al netto degli imprevisti, nel 2022 dovrà rispondere “presente” all’appello dei grandi Giri. Non può farsi trovare impreparato. 

La vittoria di Taco Van der Hoorn a Canale, tappa del Giro, ha aperto il grande 2021 della Intermarchè
intermarche
La vittoria di Taco Van der Hoorn a Canale, tappa del Giro, ha aperto il grande 2021 della Intermarchè

Intermarché dilagante

La terza ed ultima palma di rivelazione stagionale l’assegniamo ad una formazione intera: la Intermarchè-Wanty-Gobert. Il team belga ha una importante colonia italiana (Riccardo Minali, Lorenzo Rota, Andrea Pasqualon, Simone Petilli) e ha esordito quest’anno nel WorldTour.

Ha mantenuto fede allo spirito battagliero che l’aveva contraddistinta nelle annate precedenti, specialmente nelle gare del Nord. Nove successi totali, fra cui brillano le perle di Taco Van der Hoorn (terza tappa al Giro d’Italia e al Benelux Tour) e di Rein Taaramae (terza frazione alla Vuelta). Proprio nella corsa spagnola l’esperto estone ed il suo compagno norvegese Odd Christian Eiking (che passerà alla EF Education Nippo) hanno vestito la maglia rossa di leader in due momenti diversi rispettivamente per due e sette giorni.

Merita una doverosa menzione anche il 21enne Biniam Ghirmay Hailu, che ad agosto è arrivato dalla Delko per arricchire il roster a disposizione di Valerio Piva. Il fenomeno eritreo a settembre ha mostrato il suo valore prima con i colori sociali vincendo la Classic Grand Besancon Doubs e poi con quelli della sua nazionale conquistando la medaglia d’argento ai mondiali U23 alle spalle dell’azzurro Baroncini.

Nel 2022 la squadra belga cercherà di ripetersi e crediamo che alcune gioie potrebbero arrivare dall’ormai veterano Andrea Pasqualon (33 anni, da cinque alla Intermarchè) e dal ventiseienne Lorenzo Rota, quest’anno entrambi autori di ottime prestazioni e tante top ten. Il cerchio rosso su alcune gare ce lo hanno già fatto.

Giro 2021 sfortunato, caduta nella tappa di Sega di Ala al Giro e poi la stagione di Ciccone non è più decollata
Giro 2021 sfortunato, caduta nella tappa di Sega di Ala al Giro e poi la stagione di Ciccone non è più decollata

Ciccone, sfortuna nera

Lo stesso discorso fatto in precedenza per Landa si può fare per Giulio Ciccone. Anche lui non ha mantenuto le attese per un motivo o l’altro, ma con la sfortuna sempre fra i piedi. Dopo un 2019 magico (vittoria a Ponte di Legno al Giro, maglia azzurra di miglior scalatore e poi due giorni in maglia gialla al Tour) e il 2020 limitato dal coronavirus, dallo scalatore della Trek-Segafredo ci si aspettava uno step successivo. Così non è stato.

Va detto per la verità che quest’anno l’abruzzese per metà ha dovuto inseguire la condizione migliore e per l’altra metà combattere con la sfortuna: un loop dal quale è difficile uscire. Lui ci ha provato. Al Giro d’Italia non era al top ma quando sembrava aver trovato la forma giusta (In generale era distante 50” dal podio), è arrivata la caduta giù dal Passo San Valentino alla 17a tappa (con arrivo a Sega di Ala) che ha compromesso tutto. Il campionato italiano di Imola ne è stato la riprova. Quando si si sono mossi Colbrelli e Masnada per rientrare sulla fuga, Giulio era dietro di pochi secondi, ma non è riuscito a saltarci dentro.

A Tokyo non ha lasciato il segno. In vista della Vuelta, alla quale è partito con i gradi di capitano, ha provato nuovamente ad uscire da quel circolo vizioso. La top ten nella generale sarebbe stata alla sua portata ma ad inizio della 16ª tappa (dopo che aveva fatto 5° il giorno prima) ha saggiato ancora la durezza dell’asfalto ed è stato costretto a ritirarsi. Escluse fratture, la ripresa ha richiesto e ancora richiede applicazioni e terapie, per cui l’abruzzese ha dovuto chiudere la stagione in anticipo. La speranza ovviamente è quello di ritrovarlo presto con la solita grinta e più forte del 2019.

Eiking Vuelta 2021

Intermarché Wanty Gobert: l’ultima arrivata sogna in grande

25.08.2021
5 min
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La stagione della squadra belga potrebbe essere descritta con due colori, il rosa e il rosso, quelli della maglia di leader di Giro d’Italia e Vuelta Espana. Sì, perché se ci sono due corse in cui tutti ricordiamo l’Intermarché sono proprio queste due, la splendida vittoria di Taco Van Der Hoorn al Giro e di Rein Taaramae alla Vuelta. Quest’ultima ha messo in luce il team di Piva, che sta ancora indossando l’ambitissima maglia rossa, quella del leader della classifica generale.

Ci facciamo raccontare da Valerio Piva, direttore sportivo italiano voluto dal team al momento di salire nel WorldTour, i sogni e le ambizioni di questi ragazzi che si sono ritrovati catapultati nel mondo dei grandi e non hanno intenzione di svegliarsi. Lo intercettiamo durante la Vuelta, tirando le somme di tappe vissute a cento all’ora.

Come sta andando questa 76ª Vuelta, al netto della sfortunata caduta di Taaramae che gli ha portato via la maglia rossa?

Bene, le cadute fanno parte nel ciclismo, dispiace perché Rein era in maglia rossa. L’avremmo magari persa i giorni successivi ma faceva un gran piacere indossarla e con la grande impresa di Odd Christian Eiking ce la siamo ripresa, ma va sottolineato anche Riccardo Minali che si sta mettendo in mostra nelle volate, per lui tre piazzamenti nei primi dieci.

Taaramae Vuelta 2021
Rein Taaramae in maglia roja: una Vuelta da incorniciare, annunciata dal terzo posto al Tour de Savoie
Taaramae Vuelta 2021
Rein Taaramae in maglia roja: una Vuelta da incorniciare, annunciata dal terzo posto al Tour de Savoie
Quali saranno gli obiettivi delle prossime due settimane?

Due principalmente, tenere Eiking nei primi (e magari per il norvegese anche qualcosa in più) e dare il giusto supporto a Minali per provare ad imporsi in uno sprint, la condizione di Riccardo c’è, i risultati arriveranno.

Quando è nato il nuovo progetto Intermarché-Wanty-Gobert?

L’anno scorso, il manger della Wanty ha comprato la licenza World Tour dalla CCC ed è partita questa nuova avventura, io ero libero, mi hanno contattato ed ho subito accettato la sfida.

Com’è stata composta la squadra?

Molti corridori c’erano già dalle passate stagioni, quando il team era Continental, gli altri invece sono stati presi tardi, tra ottobre e novembre. Si sa, in quel periodo non ci sono molti atleti liberi ma sono soddisfatto di quanto fatto, possiamo solo migliorare.

In che ambito?

Tutti, essendo nata “tardi”, ai limiti dell’inizio della stagione in corso; le cose sono state fatte un po’ frettolosamente e con quel che ci si aveva a disposizione nell’immediato.

Piva 2021
Valerio Piva (62 anni) è il diesse della Intermarché Wanty Gobert da quest’anno
Piva 2021
Valerio Piva (62 anni) è il diesse della Intermarché Wanty Gobert da quest’anno
Allora su cosa avete puntato per fare bene subito?

Sugli allenamenti e sulla preparazione, abbiamo incontrato i corridori uno ad uno (sono 28) e abbiamo deciso insieme il programma di corsa. Causa Covid il ritiro di dicembre è saltato un po’ per tutte le squadre, quindi si è lavorato alla cieca. Sapevamo però che l’obiettivo per la stagione sarebbe stato mettersi in mostra in tutte le corse e così abbiamo fatto finora.

Direi quasi oltre ogni aspettativa…

Questo ci deve dare fiducia per il futuro, il progetto Intermarché è a lungo termine, siamo una World Tour “povera” e dobbiamo essere attenti in ogni investimento che facciamo, anche perché non c’è modo di rimediare poi.

Vi siete messi bene in mostra, Giro e Vuelta sono la punta dell’iceberg, avete impressionato anche nelle gare del Nord. E poi se Lorenzo Rota non fosse caduto….

La caduta di Rota a San Sebastian brucia ancora, avessimo vinto sarebbe stato anche il primo trionfo in una classica World Tour. La sua gara è un esempio di come stiamo andando nella giusta direzione, Lorenzo poi è tanto timido, deve imparare a credere in se stesso, le potenzialità ha dimostrato di averle.

Rota San Sebastian 2021
Lorenzo Rota, quarto e sfortunatissimo alla Clasica di San Sebastian: senza la caduta poteva vincere
Rota San Sebastian 2021
Lorenzo Rota, quarto e sfortunatissimo alla Clasica di San Sebastian: senza la caduta poteva vincere
A proposito, c’è un bel po’ di Italia in squadra…

Sì, ci sono quattro atleti azzurri, due erano già qui come Andrea Pasqualon e Simone Petilli. Gli altri due (Lorenzo Rota e Roberto Minali, ndr) sono arrivati dopo, nel parlare con loro mi sono piaciuti e abbiamo deciso di aggregarli.

Cosa si prova ad essere un Davide contro i tanti Golia?

La sfida è intrigante, il modo di lavorare e di investire il capitale messo a disposizione deve essere metodico e ponderato. Anche i nuovi corridori che arriveranno saranno valutati accuratamente, sicuramente non possiamo fare una squadra troppo giovane. Nel World Tour devi fare punti per rimanere nel giro e non puoi affidarti completamente ai ragazzini, dovremo puntare anche su ciclisti esperti, le incognite sono tante.

Avete già qualche idea su quali corridori cercare?

Abbiamo 28 atleti, il minimo per affrontare in modo competitivo il calendario WorldTour. Purtroppo ci sono 8-9 ragazzi che non sono pronti per correre a questi livelli e ciò ha costretto qualche corridore a fare gli straordinari. Uno dei focus sarà avere 28-30 corridori validi che possono essere competitivi nelle gare WorldTour anche perché c’è un limite di giorni di gara imposto dall’UCI.

Minali Vuelta 2021
Per Riccardo Minali una Vuelta positiva, manca solo la ciliegina della vittoria…
Minali Vuelta 2021
Per Riccardo Minali una Vuelta positiva, manca solo la ciliegina della vittoria…
A quanto ammonta questo limite?

Il massimo per un corridore è di 85 giorni, una volta accumulati l’atleta si deve fermare. Conta che in media un ciclista accumula tra i 70 e gli 80 giorni di corsa, un giovane, invece, ne fa solamente 50 altrimenti lo bruci.

Quindi dovrete essere bravi a bilanciare la squadra tra esperti e giovani…

E’ la cosa più difficile, i giovani poi ora sono ancora più ambiti, si è abbassata molto l’età in cui si cercano nuove promesse. Si parla ormai di giovani di talento a 16 anni, questo rende ancora più complicato il nostro lavoro perché più scendi di età, più le possibilità di prendere un granchio aumentano.

In che senso?

Un corridore di 16-17 anni magari va forte perché si è già sviluppato e vince tutte le gare, poi a 19 anni anche gli altri si sviluppano e lui non vince più. Sono tutti alla ricerca dei nuovi Evenepoel, ma non tutti sono come lui.

Insomma, un progetto ambizioso che punta a crescere anno dopo anno.

Assolutamente, siamo molto fiduciosi di poter far bene, bisogna essere ambiziosi ma con i piedi ben saldi per terra, pensiamo a fare bene corsa dopo corsa.

Un buon massaggio e Rota ci racconta il primo Tour

12.07.2021
5 min
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Non c’è niente di meglio di un buon massaggio per recuperare dalle fatiche di una dura tappa al Tour de France, specie se è il tuo primo Tour. Lorenzo Rota si concede alle mani del massaggiatore della Intermarché Wanty Gobert. Luis Manuel Fructuoso svolge a dovere il suo mestiere, mentre Lorenzo si concede ai nostri “microfoni”.

Certi debutti non si scordano mai. E questa è un’avventura che, più che mai, porta con sé emozioni ed esperienze.

Lorenzo Rota al massaggio (Cyclingmedia)
Lorenzo Rota al massaggio (Cyclingmedia)
Lorenzo, dicevamo: il primo Tour…

Primo Tour che è iniziato male. Nella prima tappa ho fatto una brutta, brutta caduta. Ho anche pensato che finisse lì. Ho avuto subito parecchi problemi e in qualche modo li ho ancora.

Come è avvenuta la caduta?

Quel giorno ce ne sono state due. La prima è stata quella dell’ormai famoso cartello e l’ho evitata. Io ero là davanti. Ero persino sulla destra, ma il caso ha voluto che in quel momento sia riuscito a spostarmi sulla sinistra. Non ho visto nulla se non che il gruppo è letteralmente esploso. La seconda invece l’ho presa in pieno. E dire che stavo davanti, intorno alla venticinquesima posizione. Sarò stato il decimo a cadere e quelli dietro mi sono saliti sopra. Ho subito avuto problemi alle costole e ho rotto quella cartilagine interposta appunto tra le costole. Un dolore tremendo che mi sta facendo penare. Non dormivo bene e ogni respiro profondo, ogni buchetta era un supplizio. Mi hanno detto che ci vogliono 40-50 giorni per recuperare.

Sì, 40 giorni senza un Tour di mezzo!

Eh sì! Infatti sin qui questo infortunio mi ha limitato parecchio. Devo ringraziare lo staff se non sono andato a casa. Adesso è un paio di giorni che sto meglio. Vedo la luce in fondo al tunnel.

La tua partecipazione al Tour era in programma?

No, dovevo fare la Vuelta. Il programma era Giro di Svizzera e campionato italiano. Poi è successo che in Svizzera ho fatto delle belle prestazioni e contestualmente c’è stato un caso di Covid in squadra. E da lì si sono innescate un po’ di situazioni.

Lorenzo Rota (26 anni) è pro’ dal 2016
Lorenzo Rota (26 anni) è pro’ dal 2016
Spiegaci “un po’ di situazioni”…

Dopo lo Svizzera, visto che stavo bene ho chiesto io di farmi correre in Francia in preparazione al campionato italiano. Avevo capito che la gamba era buona e poteva essere un’occasione per fare bene. Il percorso di Imola poi mi piaceva, non dico che avrei vinto però si poteva fare qualcosa. Così sono andato alla Paris-Camembert ed è andata “bene”: ho fatto undicesimo ma nel finale ho spaccato una ruota, rompendo un raggio. A quel punto il giorno dopo è arrivata la chiamata: vai al Tour.

E tu: eri felice o spaventato?

Sinceramente ero combattuto. Il Tour è la corsa più importante dell’anno e tutti lo preparano al 100% io invece no. Sì, avevo una buona condizione ma dallo Svizzera a Parigi ce ne passa di acqua sotto ai ponti. Poi il team mi ha convinto e tranquillizzato dicendomi che le prime tappe erano adatte a me, che potevo fare qualcosa. Inoltre, visto che quando sto bene in salita tengo, sarei dovuto stare vicino a Meintjes, il nostro uomo di classifica.

Sei soddisfatto di quel che hai fatto sin qui?

Adesso posso dire che è bellissimo. E’ un altro mondo rispetto a tutte le altre corse che ho fatto. Ed è un qualcosa che sono certo varrà per il futuro e credo che già nelle prossime corse post Tour mi sarà utile.

Un “altro mondo”…

Io non so se la tv rende bene l’idea, ma c’è un nervosismo pazzesco. Si corre sempre come se fosse una classica fiamminga. Stress totale. Ogni giorno devi essere concentrato, non hai mai un momento di relax. 

E’ un fatto di velocità?

Di tutto. Al Giro si va forte lo stesso, ma mi è capitato anche di fare tappe tranquille. Qui non esiste. Anche il giorno di Carcassonne sembrava una tappa facile, ma siamo arrivati in 60 corridori. Abbiamo fatto due ore e mezza pancia a terra. E’ dura restare concentrati per tre, quattro anche sei ore. Ma ripeto: sono sicuro che servirà.

Cosa ti ha colpito di più?

Non ho mai visto tanta gente sulle strade. Nella prima tappa c’era una salitella di un chilometro. Su un tornante c’era un maxi schermo. Ho buttato un occhio e credetemi se vi dico che ci saranno state 10.000 persone. Sono fuori di testa!

Rota scorta capitan Meintjes sulle salite alpine del Tour
Rota scorta capitan Meintjes sulle salite alpine del Tour
E in gruppo chi ti ha colpito di più?

Cavendish – risponde secco Rota – avevo già fatto delle gare con lui, ma sembra un altro corridore. Un’altra gamba. E poi, chiaramente, Pogacar: Tadej ha una marcia in più.

Eppure sul Ventoux anche lui ha “tremato”. Che si dice in gruppo?

Ha 5′ sul secondo anche se perde 3′ non avrà grandi problemi a gestirsi. Poi la giornata brutta succede a tutti, lui magari l’ha avuta proprio sul Ventoux ed è stato bravo a non farlo vedere.

In corsa parli con qualcuno?

Con gli italiani, soprattutto con Ballerini e Colbrelli, ma è veramente difficile. Non c’è tempo!

Qual è il tuo obiettivo in questo Tour?

Arrivare a Parigi e magari centrare una fuga. E poi aiutare Meintjes. La top ten è un po’ difficile perché ha un bel distacco ma ci sono ancora molte salite.

Però dai, tu sei al primo Tour, la tua squadra al primo anno nel WorldTour. Vi state facendo vedere, avete vinto una tappa al Giro: non è male…

Sì, sì… siamo contenti e siamo anche stati sfortunati. Perché sono caduto io ma anche i mei compagni e magari qualcosa è stato compromesso. Continueremo a lottare fino a Parigi e poi tireremo una riga per capire cosa ha funzionato e cosa no in prospettiva futura.

Chi paga di più le partenze forti? Ce lo spiega Pasqualon

17.05.2021
3 min
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La partenza folle di ieri rimarrà nelle gambe di molti. Nella frazione che portava a Campo Felice, la fuga ha impiegato quasi 70 chilometri prima di prendere il largo e di conseguenza si è corso per due ore a ritmi esasperati. Hanno fatto fatica, e tanta, persino gli uomini di classifica. Ciccone ha lamentato un grosso sforzo e l’ex maglia rosa Attila Valter ha detto che è andato in difficoltà sin dall’inizio. In più, c’erano parecchie salite da affrontare e la frazione di ieri avrà senza dubbio un certo peso nella tappa che si è corsa verso Foligno ed è quello che sostiene anche Andrea Pasqualon con cui abbiamo parlato prima del via da L’Aquila.

Andrea Pasqualon questa mattina al via di L’Aquila
Andrea Pasqualon questa mattina al via di L’Aquila

Gestione delle energie

Come ci si regola quando il gruppo parte forte? Quando la fuga non parte? Non è affatto facile, specie se il tracciato e mosso e se si è velocisti come il corridore della Intermarché-Wanty-Gobert.

«Ieri è stata davvero complicata. Non si pensa al giorno dopo, ma solo al giorno stesso. In queste situazioni, partendo anche in salita, noi velocisti cerchiamo di tenere il più possibile il gruppo. Se si resta da soli, diventa alto il rischio di finire fuori tempo massimo. Personalmente ci sono riuscito e anche relativamente bene, però ho speso molto. Mi sono potuto gestire solamente negli ultimi 30 chilometri. A quel punto non c’erano più pericoli e ho potuto risparmiare la gamba».

Ieri la fuga buona ha impiegato molti chilometri prima di partire
Ieri la fuga buona ha impiegato molti chilometri prima di partire

L’esperienza di Pasqualon

Certe situazioni vanno messe in preventivo. Lo si capisce dalla classifica, dal meteo, dal percorso: chi ha interesse ad andare forte? E in questi frangenti un corridore come Pasqualon la sa lunga. Tanto che prima di lasciare Castel di Sangro si è anche scaldato un po’.

«Non ho fatto i rulli – racconta – ma in previsione della partenza in salita ho iniziato a fare avanti e dietro per cinque minuti con la bici prima di schierarmi. Poi ho cercato di sfruttare il trasferimento che era di 5 chilometri».

Essere mentalmente preparati è vitale. Specie, lo ripetiamo, se si parte in salita.

«Ho visto un grande sparpaglìo di corridori – riprende il veneto – e il rischio di restare soli era molto elevato. Ho visto tanti velocisti far fatica e staccarsi presto e credo che oggi loro abbiano pagato, tanto più che ci sono alcune salite e molto vento laterale nel finale». E infatti Nizzolo, lo stesso Pasqualon e altri uomini veloci dopo il valico della Somma hanno alzato bandiera bianca.

Pasqualon in azione, un grande sforzo per lui
Pasqualon in azione, un grande sforzo per lui

Recupero rapido

E dopo la tappa come ci si è regolati con il recupero, soprattutto pensando che all’indomani le ruote veloci sarebbero state chiamate allo sprint?

«Noi velocisti in particolare abbiamo sprecato molto ieri, sicuramente in tappe del genere perdiamo anche potenza. La prima cosa che ho fatto è stata quella di recuperare dal punto di vista delle proteine. E a seguire ho aggiunto dei carboidrati a rapida assimilazione. Per il resto non cambiano le cose. Il massaggio è sempre quello».

intermarche

Il giorno di Taco, signore solitario di Canale

10.05.2021
3 min
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«Taco non significa un bel niente – dice ridendo Van der Hoorn parlando del suo nome – credo abbia a che fare con la sfera del cibo, ma più semplicemente credo che i miei genitori mi abbiano chiamato così per un giocatore di hockey di cui erano tifosi».

Pellaud è stato l’ultimo a resistergli e anche un ottimo compagno di fuga
Pellaud è stato l’ultimo a resistergli e anche un ottimo compagno di fuga

Pescato il jolly

Quando è passato sul traguardo, l’olandese aveva lo sguardo incredulo. Si è voltato due o tre volte, poi si è portato le mani sul volto. Un metro e 87 per 72 chili, nato a Rotterdam, la sua non è una storia di campione. Non vinceva dalla Primus Classic del 2018. Era il 15 settembre e nella corsa che si svolgeva in Belgio, a Brakel, si lasciò indietro Duijn e Frison: avversari rispettabili, ma non certo irresistibili. La vittoria di Canale è la quarta di una carriera iniziata nel 2017 alla Rompoot. Il ragazzo dai capelli biondi e le gambe come stecchi ha 27 anni, occasioni ne avrà certo altre, ma stamattina alla partenza si potevano fare tutti i nomi, ma pochi avrebbero fatto il suo. Però quando si è trovato lì, non ha fatto scappare neanche le mosche. E quando staccando Pellaud si è reso conto di essere il più forte, ha aspettato il momento giusto ed è andato a prendersi il suo sogno.

Sul palco per Taco una gioia ancora al limite dell’incredulità
Sul palco per Taco una gioia ancora al limite dell’incredulità
Vieni da due anni alla Jumbo Visma e appena ti lasciano libero, vinci una tappa al Giro. La nuova vita è meglio della precedente?

E’ tutto diverso, in realtà. Ho imparato a stare vicino ai miei leader ed era bello lavorare per un campione come Van Aert. Ma andare in fuga è quello che mi è sempre piaciuto di più. E’ bello riuscire a prendere la fuga e ragionare per tutti quei chilometri su me stesso e sugli avversari.

Hai vinto con 4 secondi, si potrebbe dire che tu sia stato fortunato…

In realtà quando me l’hanno detto, ho avuto un sussulto. Strano perché nell’ultimo chilometro mi sono voltato spesso e non c’era nessuno. Li ho visti soltanto alla fine, ma erano abbastanza lontani perché io potessi fare un po’ di festa. Forse per questo alla fine il vantaggio è sceso così tanto.

Quattro vittorie finora, questa la più importante…

Per un come me è difficile vincere. Sono lento per battere i velocisti, peso troppo per battere gli scalatori e di certo non batterò mai Ganna in una crono. Le corse ormai sono super controllate, per cui pescare l’occasione giusta non è affatto semplice.

Quando infine ha deciso di andare da solo, Taco ha aperto il gas e via…
Quando infine ha deciso di andare da solo, Taco ha aperto il gas e via…
La Intermache-Wanty-Gobert è al primo anno WorldTour, la vittoria ci sta davvero bene, no?

Stiamo correndo nel modo giusto, abbiamo fatto un bello step tecnico. Eravamo andati vicini a vincere in un paio di occasioni, finalmente ci siamo riusciti.

Immaginavi una fuga come questa stamattina?

Il mio grande obiettivo era azzeccarne una, ma se dicessi ce avevo previsto tutto questo, sarei bugiardo. Di certo volevo andarmene e sono stato tra i primi ad attaccare. Poi non mi aspettavo che finisse così

Lo sai che dietro non tutti sapevano che tu fossi ancora davanti?

Meglio così, no? Io lo sapevo (ride, ndr), questo mi basta. E credo che adesso lo sappiano anche gli altri.