Ryder 2021

Ryder: «Vorrei tanto che Pozzovivo restasse in Qhubeka…»

07.01.2022
5 min
Salva

Douglas Ryder non ha mai smesso di sognare. Chiusa la sua carriera decennale da corridore, ha pensato a un sistema per sviluppare il ciclismo nella sua Africa. Era convinto che un team proveniente da lì e in grado di arrivare al Tour de France sarebbe stato il veicolo migliore per promuovere il ciclismo. Nel 2015 il suo sogno è diventato realtà. La Dimension Data non solo ha partecipato alla Grande Boucle ma a tutte le grandi prove e da lì non ha mai smesso. Fino a quest’anno.

Il suo team, diventato Qhubeka NextHash dopo vari cambi di sponsor, ha perso la licenza WorldTour dopo grandi problemi economici riscontrati per oltre un anno. Ryder aveva dato con ampio anticipo facoltà ai suoi corridori di trovarsi nuove squadre, molti lo hanno fatto, alcuni continuano ad avere fiducia che possa ritrovare la strada per il successo. Anche perché quello di Ryder non è un progetto come gli altri: vive il suo impegno come una missione legata alla diffusione del ciclismo nel suo continente. Non per niente tramite la Qhubeka ha distribuito qualcosa come oltre 75 mila biciclette ai bambini africani. Se il prossimo anno i mondiali si svolgeranno in Rwanda, un po’ di merito è anche suo. Quando ha iniziato la sua avventura, un’idea del genere andava ben oltre l’utopia.

Il 51enne sudafricano non ha perso nulla del suo spirito pur in questi mesi così travagliati e non si nasconde nel raccontare le traversie vissute: «Abbiamo pagato il momento che viviamo. I costi di attività sono altissimi, abbiamo retto finché abbiamo potuto. Ci siamo impegnati per trovare nuovi sponsor attraverso una decina di agenzie di marketing e contattando un centinaio di aziende, ma senza risultato. Le difficoltà erano già sorte nel 2020, ma eravamo riusciti a risolvere la questione con il grande supporto della Qhubeka, ma i problemi sono andati aumentando».

La Qhubeka, con altri nomi, ha iniziato la sua storia nel 2008 e ha militato nel WorldTour dal 2016 al 2021
Qhubeka Nexthash 2021
La Qhubeka, con altri nomi, ha iniziato la sua storia nel 2008 e ha militato nel WorldTour dal 2016 al 2021
Hai qualche rimpianto, qualcosa che avresti potuto fare per evitare questa situazione?

Non sai quante volte ho pensato se i miei piani erano troppo ambiziosi… Credo che sicuramente a conti fatti si poteva fare di più, ma l’impegno che mi ero assunto era grande e gli sforzi sono stati totali. E’ chiaro che abbiamo subìto gli influssi di un periodo difficile, il Covid ha fortemente pesato sul mercato e trovare uno sponsor è stato arduo. Il tutto poi è diventato ancora più difficile con la diffusione di Omicron proprio dal mio Paese. Le aziende sono impaurite in questo momento e quelle poche che azzardano lo fanno soprattutto nel calcio per provare a ridurre al minimo le incertezze.

Tu hai cercato di essere molto corretto con i tuoi corridori dando loro anticipata libertà di trovare un nuovo team, che cosa pensi però di persone come Pozzovivo che sono rimasti legati al tuo team fino all’ultimo?

Domenico è una persona meravigliosa, meravigliosa (lo ripete più volte, ndr). Trovo incredibile come si sia ripreso dopo il suo incidente e il suo apporto, il suo credere nel nostro progetto ci ha dato grande forza. Non lo nascondo, vorrei tanto trovare uno sponsor tale da poter continuare la nostra esperienza in comune. Ma come Domenico devo dire grazie anche ad altri corridori, come Antonio Puppio che non hanno mancato di farci sentire il loro sostegno a dispetto delle obiettive difficoltà che hanno vissuto e vivono.

Pozzovivo Qhubeka 2021
Domenico Pozzovivo è ancora legato alla Qhubeka. Ryder spera in una sua permanenza
Pozzovivo Qhubeka 2021
Domenico Pozzovivo è ancora legato alla Qhubeka. Ryder spera in una sua permanenza
Quali sono ora i tuoi progetti?

L’obiettivo è di andare avanti con il nostro team continental, trovando i fondi per seguire l’attività e dare spazio a un team di categoria inferiore ma che conserva grandi qualità. Con noi correranno Luca Coati, Kevin Bonaldo, Mattia Guasco, Nicolò Parisini che arriva dalla Beltrami TSA-Tre Colli, Jacopo Menegotto dalla General Store Essegibi F.lli Curia e Raffaele Mosca. Avremo molti corridori italiani e seguiremo la stagione nel vostro Paese, per il resto ci saranno corridori africani, prevalentemente da Etiopia, Eritrea e Sud Africa.

Pensi che senza un team nel WorldTour, l’evoluzione del ciclismo africano subirà un arresto?

Spero proprio di no, perché ci sono molti talenti che sanno emergendo, anche più che resto del mondo. La situazione che stiamo vivendo rappresenta un grande ostacolo, un freno alla crescita, questo è indubbio. Guardate però quel che avviene nelle rassegne iridate: avere al via 20-25 atleti africani credo sia lo specchio della crescita del movimento sparsa per il continente.

Ryder Hagen 2018
Ryder con Edvard Boasson Hagen, uno dei tanti campioni passati per il suo team (foto Getty Images)
Ryder Hagen 2018
Ryder con Edvard Boasson Hagen, uno dei tanti campioni passati per il suo team (foto Getty Images)
Dopo una carriera lunga 10 anni, come si sta evolvendo il tuo lavoro di team manager?

Questa è una bella domanda… Il ciclismo è cambiato molto da quando correvo, le esperienze sono utili ma bisogna essere al passo con i tempi. Essere un team manager significa essere pronto a ogni tipo di opportunità, guardare il mondo del ciclismo nel suo insieme considerando in primis la nostra realtà africana e le differenze che comporta. Bisogna considerare i rapporti con i media, le ore di trasmissione ciclistica in Tv e tutto deve tramutarsi in opportunità per vendere i nostri marchi, quelli di chi ci sostiene. Per me è particolarmente gratificante quando tutto ciò permette a un giovane corridore di affermarsi e trovare la sua strada. E’ difficile ma per me è importante anche perché il mio non è un lavoro come gli altri diesse, il nostro impegno è teso verso la promozione delle charities a favore dei nostro progetti benefici.

Sei ottimista per il futuro?

Certo! Il team è grande con un importante brand e un grande supporto. Abbiamo dalla nostra grandi ambassador non solo per il team in se stesso, ma per quello che rappresenta e in questo senso non posso dimenticare l’impegno di Fabio Aru che ci ha dato un incredibile supporto, come anche l‘esempio di Pozzovivo. Noi vogliamo continuare a supportare le giovani generazioni e, se tutto va bene, poter riallacciare la storia riportando nel 2023 il team nel WorldTour. Magari con uno sponsor italiano…