E ora indaghiamo con Agnoli sui segreti di Primoz

05.05.2023
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Il podio dell’edizione 2019 del Giro d’Italia ce lo ricordiamo tutti. Carapaz davanti a Nibali e Roglic.  Una sfida a tre iniziata fin dalle prime tappe con gerarchie che si sono poi chiarite nei tapponi alpini. Quell’anno abbiamo visto un Primoz pimpante e in rosa fin dalla prima tappa, com’è suo solito fare. Successivamente si è creata la sfida fra i tre senza esclusioni di colpi. Una battaglia di nervi che Valerio Agnoli ha vissuto al fianco dello Squalo. Arrivi a bocca chiusa, abbuoni, cambi non dati. Dettagli che nel 2019 hanno incoronato Carapaz e lasciato l’amaro in bocca agli altri due litiganti. 

Siamo alla vigilia dell’edizione 106 della corsa rosa e con Valerio riavvolgiamo il nastro fino a quattro anni fa, per capire quale Primoz Roglic ci dobbiamo aspettare nelle prossime tre settimane. 

Primoz Roglic è spesso un corridore difficile da leggere in corsa
Primoz Roglic è spesso un corridore difficile da leggere in corsa
Partiamo con un identikit del Roglic che hai conosciuto…

Roglic è un calcolatore, un top rider. E’ una persona che non lascia trasparire la fatica. Anche guardandolo in viso non ti rendi conto se sta male o se sta bene. Questo è segno di grande maturità atletica. E’ anche un killer nei momenti determinanti della corsa.

Un profilo indecifrabile…

Quando un corridore è illeggibile e non ti permette di fare supposizioni, diventa difficile. Roglic è un corridore duro, testardo. Non alza quasi mai bandiera bianca se non perché allo stremo. E’ un atleta che muore sulla bici, pur di raggiungere il risultato. 

Un lato meno forte di Primoz?

Onestamente faccio fatica. Quando si parla di top rider è difficile trovare punti deboli. Sono campioni che si fanno trovare sempre pronti al posto giusto al momento giusto. Normalmente quando un corridore è stanco e un po’ giù di concentrazione, magari perde l’attimo e incappa in qualche buco. Invece Roglic è un matematico, in tutte le varie avversità di una corsa è lì sempre attento. Quando poi ci aggiungi una squadra come la Jumbo-Visma di livello top, con compagni di squadra di cui ti puoi fidare le cose poi vengono tutte facili. Lo posso affermare per esperienza personale. 

Agnoli un gregario di lusso per Nibali
Agnoli un gregario di lusso per Nibali
Tornando a quel Giro del 2019, Roglic, Carapaz e Nibali partivano come favoriti. Era così che avevate previsto la corsa? 

Richard e Primoz erano i corridori “scomodi”. Ogni giorno quando facevamo la riunione, erano i nomi da attenzione in ogni fase della corsa. Dalle fermate fisiologiche ai vari movimenti in gruppo. Era una marcatura a uomo. In gara ci sono delle dinamiche che non sono solo limitiate al correre davanti. In momenti come la presa del sacchetto al rifornimento si doveva stare attenti a come si muovevano i compagni di squadra per non rimanere mai sorpresi. 

Roglic partì subito vestendo la maglia rosa alla partenza di Bologna…

Io credo che sia proprio una caratteristica di Roglic. Non dico dettare legge, ma far capire come sta. Nel ciclismo moderno in generale è il lato emotivo che premia la performance. Dietro ogni grande corridore si nasconde la psicologia sportiva. Questa può influenzare ed essere determinante quanto un attacco. Far vedere di essere là davanti ad un traguardo volante, prendere un abbuono, arrivare a bocca chiusa. Sono tutti dettagli che se poi vengono notati fanno la differenza. 

Tu e Vincenzo li notavate questi particolari nelle prestazioni di Roglic?

Dopo la tappa, quando si era sul bus, si faceva qualche piccola annotazione. Vincenzo però era un corridore che la maggior parte delle cose, quando gliele facevi notare, le stava già metabolizzando e ragionava sul come avrebbe potuto rifarsi. A volte ci parlavo e a posteriori mi raccontava che in quel momento stava pensando già alla tappa successiva, a come avrebbe dovuto attaccare e prendere quella determinata salita. 

Nel 2019, Primoz indossò la maglia per cinque tappe
Nel 2019, Primoz indossò la maglia per cinque tappe
Vi è capitato di giocarci su questi aspetti?

Si agiva con piccole azioni. Arrivare davanti in una volata di gruppo, chiudendo ventesimo, con il tuo avversario più indietro. Questo poteva causare anche nervosismi preziosi

Dal tuo punto di vista hai sempre visto una sfida a tre oppure Carapaz si è infilato tra i due litiganti?

Vincere un Giro non è una casualità. Quando vinci queste corse ti metti a confronto con un’infintà di variabili. Carapaz era uno di quelli da attenzionare e ha sempre fatto parte della battaglia per la maglia rosa. 

Il neo di quel Giro fu la tappa di Courmayeur, dove ci fu lo stallo tra lui e NIbali. Pensi che potrebbe essere un limite anche oggi il suo essere calcolatore e non impulsivo? 

No. In quel caso penso anche che fu un po’ fuorviata la dichiarazione di Vincenzo all’arrivo. Quando due grandi campioni si scontrano, è normale che uno dei due prevalga sull’altro. In quel caso Carapaz sfruttò l’occasione e ne fece un vantaggio

Qui Nibali e Roglic nel duello che è costato a entrambi ogni sogno di gloria
Qui Nibali e Roglic nel duello che è costato a entrambi ogni sogno di gloria
Attualizzando a questa vigilia, Evenepoel arriva come super favorito. Roglic su che piano lo metti?

Io credo che le tre settimane sono dure e si gestiscono molto con l’esperienza. Io vedo Primoz come favorito, ma esclusivamente per l’esperienza che ha, tra duelli e situazione come quella che abbiamo appena citato. C’è da dire che Remco è un fenomeno. E’ un opportunità che Dio ci ha mandato insieme a questa nuova generazione di campioni. Sarà veramente un bel Giro già dalla crono. Evenepoel è arrivato perfetto a questo appuntamento. Mi sono allenato per anni anche io sul Teide e so come si prepara una corsa lassù. Lo seguo sui social e ho visto e notato che lui e i suoi compagni avevano tutti il sorriso. Quando si arriva con questo clima ad una corsa a tappe si fa la differenza. Noi nel 2010 con Ivan Basso e poi con Vincenzo in Astana eravamo dei gruppi ben amalgamati e ho un po’ rivisto quel clima. 

L’ultima crono di Roglic, nonostante sia un suo punto forte, non andò bene e arrivo terzo dei tre favoriti anche in quella frazione. L’incubo di La Planche des Belles Filles è sempre lì. Pensi che sia un punto a suo favore o sfavore?

Nella prima settimana e mezza ci sono tanti corridori freschi. La seconda metà invece si vedono i grandi corridori. Le differenze si fanno sui dettagli, quanto riesci a integrare bene, non guardare il telefono per dedicarti alle attività di recupero. Andare sempre a letto 10 minuti prima del solito… A fine Giro ti fanno guadagnare un giorno. Sono tutti dettagli che non vediamo e che in una cronometro o un finale possono determinare il risultato, che tu sia cronoman oppure no.

Ancora Covid alla Jumbo. Roglic tradisce la pressione

05.05.2023
4 min
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PESCARA – Roglic non trema, ma probabilmente sente la corsa. Lo capisci dalle rispostine sfuggenti durante l’intervista della vigilia, di ben altro tono rispetto alla giovialità della Tirreno-Adriatico: niente di strano, probabilmente lo sarebbe il contrario. Se Evenepoel giusto ieri ha detto di essere tanto cresciuto rispetto al Catalunya, dove fu al suo livello in salita, e di essergli superiore nella crono, lo sloveno fa pretattica e svia ogni frase degna di un titolo. Proprio ieri, fra l’altro, sulla squadra si è abbattuta la tegola di un’altra positività al Covid. Persi in un primo momento Gesink e Foss, sostituiti da Dennis e Van Emden, anche quest’ultimo è incappato in un tampone positivo. Ovvio dire che nel team olandese nessuno abbia fatto salti di gioia.

«Possiamo essere felici per i corridori che abbiamo – spiega Roglic – ma non partiamo con il team perfetto che avevamo progettato. Dovremo farci i conti, ma penso che alla fine abbiamo trovato la soluzione migliore».

Tutta la squadra in altura, anche se alla fine Foss e Gesink sono stati fermati dal Covid. E con loro anche Van Emden (foto Instagram)
Tutta la squadra in altura, anche se Foss e Gesink sono stati fermati dal Covid. Con loro anche Van Emden (foto Instagram)

Il Covid, ancora…

Il Covid che pensavamo di esserci lasciati alle spalle ha gestioni differenti, demandate alla sensibilità e la responsabilità del medico di squadra. Sta di fatto che la Jumbo-Visma ha rispolverato i protocolli anti-Covid degli scorsi anni, per cui vedremo in che modo sarà possibile lavorare con loro.

«Cerchiamo di stare attenti – spiega Roglic – quello che possiamo fare è questo, oltre a dare il massimo sulla strada. Non si possono comparare Gesink e Foss con i ragazzi che li hanno sostituiti, ma ugualmente abbiamo fiducia in loro. Il percorso resta lo stesso, ripristiniamo il protocollo Covid e guardiamo avanti».

Dopo il Catalunya, Roglic è salito sul Teide per recuperare (foto Instagram)
Dopo il Catalunya, Roglic è salito sul Teide per recuperare (foto Instagram)

Sempre al massimo

A Evenepoel non risponde direttamente, così come a chi gli chiede se si senta più forte rispetto al Giro del 2019 e se avrà problemi a gestire la crono finale di Monte Lussari, che tanto ricorda la Planche des Belles Filles: teatro della debacle al Tour 2020.

«Rispetto a quattro anni fa – dice – sono certamente più forte. Di sicuro si cresce, diventi più vecchio e più esperto. Vedremo se basterà. Abbiamo fatto tutto quel che serviva. Remco è in super forma, ma non credo che il Giro d’Italia sarà solo una lotta fra noi due. C’è un gruppo di campioni e corridori forti che diranno la loro. Il punto sarà essere il migliore sabato nella prima crono, poi sulle salite. Non c’è da sbagliare nulla. Il Giro si vince avendo il massimo livello più a lungo degli altri. E io di sicuro posso competere su tutti i terreni. L’obiettivo sarà stare bene, con la squadra attorno».

Sul Teide si è lavorato anche per la crono. Il Giro ne propone tre che potrebbero essere decisive (foto Instagram)
Sul Teide si è lavorato anche per la crono. Il Giro ne propone tre che potrebbero essere decisive (foto Instagram)

Il Friuli e i tifosi

Quanto all’avvicinamento, la differenza fra i due contendenti non è poi così netta. Entrambi hanno corso il Catalunya e poi si sono trasferiti sul Teide, da cui il belga è sceso per correre (e vincere) la Liegi.

«Andare sul Teide – sorride Roglic – era necessario per recuperare dopo il Catalunya, che è stato duro, e per creare il giusto clima in squadra. Anche se due di quei ragazzi alla fine li abbiamo persi. Ci siamo concentrati sul fare una bella preparazione, curando certamente la parte in bicicletta, ma anche le ore fuori dalla bici. Avere una bella complicità è importante almeno quanto arrivare con energie ancora fresche alla settimana finale, che è per tradizione la più dura e lo sarà anche quest’anno. Quella cronometro alla fine richiederà ottime gambe. Per evitare che accada lo stesso del Tour 2020 basterà andare più forte. Ma soprattutto sono molto curioso ed eccitato al pensiero che, essendo molto vicini al confine sloveno, potrei trovare tanti dei miei tifosi e quella potrebbe trasformarsi in una spinta notevole».

Roglic ha conosciuto la maglia rosa. Al Giro del 2019 la indossò per le prima 5 tappe
Roglic ha conosciuto la maglia rosa. Al Giro del 2019 la indossò per le prima 5 tappe

Maglia rosa a Roma

Il saluto Roglic lo dà con una di quelle battutine fatte solo per sviare il discorso. Così quando un collega gli chiede se per lui, avendo dovuto riassortire la squadra, sarebbe un problema prendere presto la maglia rosa, Roglic risponde con una risatina nervosa e irriverente.

«La maglia rosa – dice – non so quando sia meglio prenderla, se presto o tardi. La cosa migliore è averla dopo la tappa di Roma».

Il giornalista lo guarda perplesso. Sullo stesso argomento, Evenepoel gli ha dato una risposta molto più approfondita. Il duello fra i due si consumerà anche nelle interviste.

A Pescara arriva Remco… leader vero

04.05.2023
5 min
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PESCARA – «Non voglio che il mio eventuale stress si ripercuota sui compagni», parole da vero leader. Parole di Remco Evenepoel. Il campionissimo della Soudal-Quick Step alla vigilia del Giro d’Italia, ha parlato con una maturità nuova. Almeno così ci è parso.

Sorridente, solare, sicuro ad ogni domanda della sua conferenza stampa, Remco ha sempre risposto a testa alta, dando la sensazione di avere già tutto sotto controllo. E’ così che il campione del mondo si appresta ad affrontare il suo terzo grande Giro.

Remco Evenepoel (classe 2000) nella conferenza stampa all’antivigilia del Giro d’Italia
Remco Evenepoel (classe 2000) nella conferenza stampa all’antivigilia del Giro d’Italia

Dal Giro 2021

Evenepoel si appresta ad affrontare il suo secondo Giro, ma stavolta tutto è diverso. E’ diverso perché sono passati due anni e due anni sono un’eternità quando ne hai appena 23 e sei alle prime stagioni di professionismo. E’ diverso perché nel frattempo hai vinto tanto.

In bacheca ha messo una Vuelta e un campionato del mondo. Senza toccare le Liegi e tutto il resto. E’ diverso perché in quel 2021 Remco era ancora nella fase post incidente del Lombardia quando per un soffio non finì la carriera… se non di più.

«Per il precedente Giro d’Italia – ha detto Evenepoel – avevo fatto una preparazione di sei settimane, stavolta sono mesi che ci lavoro. Sono mesi che mi alleno, mangio e dormo… Il che è stato anche noioso, ma è stato utile. Anche con il peso sono okay. E poi vengo da corse come il UAE Tour, il Catalunya e ho vinto la Liegi, cosa che mi dà molta fiducia. Mentre la volta scorsa non avevo mai gareggiato».

Evenepoel
Giro 2021: il belga era al suo primo grande Giro. Ottenne due quarti posti: San Giacomo e Campo Felice (in foto). Si ritirò dopo 17 tappe
Evenepoel
Giro 2021: il belga era al suo primo grande Giro. Ottenne due quarti posti: San Giacomo e Campo Felice (in foto). Si ritirò dopo 17 tappe

Leader vero

E la fiducia Evenepoel la ripone anche nella squadra. Il belga dopo la Vuelta dello scorso anno ha capito quanto questa sia fondamentale. E non è una frase fatta per un campione come lui, così giovane e così “tutto istinto”.

«Sono due mesi che sto con questi ragazzi e sono orgoglioso di essere il leader del nostro gruppo. Darò il massimo, ma al tempo stesso sono super rilassato. Stiamo vivendo il tutto senza stress e dobbiamo vivere positivamente ogni tappa. Per questa sfida serviranno tante energie positive. E poi non voglio mettergli pressione per il mio eventuale nervosismo».

Remco riserva poi un pensiero ai compagni che all’ultimo sono stati sostituiti, vedi Masnada: «Mi spiace che Fausto non ci sia. Quando sta bene è uno dei gregari più forti in assoluto per la salita. Senza contare che è anche italiano e gli italiani al Giro hanno una super motivazione. Ma Hirt lo sostituirà bene.

«C’è Ballerini che è un corridore fortissimo su tutti i terreni. Rispetto alla Vuelta abbiamo cambiato qualcuno, ma era normale, anche perché è diverso il percorso».

Il ceco Jan Hirt (a destra) dovrà sostituire in salita Fausto Masnada (a sinistra)
Il ceco Jan Hirt (a destra) dovrà sostituire in salita Fausto Masnada (a sinistra)

Team e rivali

«Credo che abbiamo una squadra equilibrata e tra le più forti. Noi e la Jumbo-Visma siamo costruite per stare attorno ad un uomo. Altre squadre come Bahrain-Victorious, UAE Emirates, Ineos-Grenadiers… hanno più pedine e possono inventarsi qualcosa. Anche se secondo me, la Ineos ha un progetto preciso intorno a Thomas». 

Evenepoel sa bene che la grande sfida è quella con Primoz Roglic. I due si sono sfidati senza esclusione di colpi già al Catalunya e in quell’occasione ad avere la meglio è stato lo sloveno.

«Non potremmo combattere come al Catalunya – spiega Evenepoel –  qui siamo in una corsa di tre settimane, lì di una sola. Qui ci sono tre crono, lì nessuna. E’ chiaro che è tutto diverso. Primoz è un corridore molto forte. Credo di essere alla sua altezza, ma io sono cresciuto molto dal Catalunya».

Al Catalunya grandi duelli tra Evenepoel e Roglic. Alla fine l’ha spuntata lo sloveno… Sarà così anche in questo Giro?
Al Catalunya grandi duelli tra Evenepoel e Roglic. Alla fine l’ha spuntata lo sloveno… Sarà così anche in questo Giro?

Primoz e non solo

Il guanto di sfida dunque è lanciato. Non che cambi molto per Remco e forse neanche per Primoz, ma tutti aspettano al varco questi due assi. E li aspettano già da dopo domani. Ma quella rosa è una sfida che si vincerà non solo a colpi di pedale, ma anche di attenzione ai particolari: da quelli in corsa a quelli fuori corsa.

«Prendere la maglia sarebbe bello, ma “anche no”», questo è stato il concetto espresso da Remco, consapevole che poi va difesa e che si spenderebbero troppe energie per difenderla.

«Io credo che sabato i favoriti siano Ganna e Kung. Il mio obiettivo è quello di arrivare in rosa a Roma e per questo nella crono voglio guadagnare più tempo possibile sugli avversari per la classifica generale.

«Anche stamattina ho fatto 4 ore con parecchio dietro motore alternando la bici da strada con quella da crono. Devo dire che è un percorso impegnativo, soprattutto nel finale, e che ho trovato parecchio vento contro».

Remco si è allenato meticolosamente per questo appuntamento. E’ davvero magro (foto Instagram)
Remco si è allenato meticolosamente per questo appuntamento. E’ davvero magro (foto Instagram)

Attenzione a 360°

«E’ un Giro d’Italia molto impegnativo, specie nella terza settimana. Quali saranno le tappe chiave oltre alle crono? Dico che le tappe quattro, sette ed otto non vanno sottovalutate e lo stesso quelle di Crans Montana e di Bergamo».

Oltre allo stress, un’altra insidia “da fuori” è il Covid. Dalle positività della Liegi se ne è tornato a parlare parecchio. Roglic ha perso due pedine di peso come Foss e Gesink. Mader è andato a casa. E la stesa sorte, seppur non si trattasse di Covid ma di un altro virus, è toccata giusto al compagno Masnada. Ma per non rischiare nulla la Soudal-Quick Step lo ha lasciato a casa. 

«Staremo attenti anche al Covid – ha concluso Remco – ci laveremo le mani, useremo la mascherina… Ma la vivremo serenamente».

Il Giro parte, Masnada resta a casa fra lacrime e rabbia

04.05.2023
5 min
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Non ha voglia di parlare, il tono di voce è flebile. Fausto Masnada risponde per i tanti anni di conoscenza e perché forse, da qualche parte dell’anima, fa piacere che qualcuno si interessi. Doveva essere l’uomo più vicino al capitano. Rivediamo le foto, rileggiamo i sogni e i progetti. Invece di colpo il suo nome non è più fra quelli che da sabato lotteranno per il Giro con Evenepoel.

La Soudal-Quick Step non se l’è sentita di rischiare e di colpo le settimane di lavoro sul Teide sono state spazzate via. Lo stesso destino di Ciccone, l’amico di sempre, ma non per il Covid. L’ultima volta, in uno scambio di messaggi, Fausto ci aveva detto che sarebbe andato al Romandia per verificare che il fastidio al soprassella fosse superato. Invece a fermarlo è stato altro.

Al Romandia, tirando per Cerny assieme a Cavagna, ma la salute di Masnada è già precaria
Al Romandia, tirando per Cerny assieme a Cavagna, ma la salute di Masnada è già precaria

«Con il soprassella – dice – va tutto bene, è superato. Invece è venuta fuori una cosa virale, sono appena uscito da una visita. Il venerdì ho preso il volo per tornare da Tenerife. Fino al giorno prima stavo benissimo, ho fatto l’ultimo allenamento di quattro ore e mezza senza alcun problema. Invece quando la sera sono arrivato a casa, non mi sentivo benissimo. Lunedì sono partito comunque per il Romandia, ma il dottore della squadra mi ha visitato e ha visto che c’era qualcosa. Così ha iniziato a darmi l’antibiotico, ho retto per due o tre giorni, poi la cosa è peggiorata drasticamente e mi sono ritirato. Abbiamo fatto una serie di altri controlli, anche quelli risultavano positivi, per cui niente…».

Perciò la speranza di fare il Giro è svanita così?

Purtroppo sì. Tre settimane sono tre settimane. Il Giro non è una corsa di quattro giorni, dove vai e dici che al massimo la prendi come allenamento e, se non va bene, torni a casa. Soprattutto quest’anno, che si va per cercare di vincerlo. Non hanno voluto correre il rischio di portarmi al 50 per cento. Li capisco, cosa potevo dirgli? Insistevo per farmi portare e poi magari dopo una settimana tornavo a casa perché non riuscivo a respirare? Sarebbe stato una doppia sconfitta. Per me, ma anche per loro. Avrei fatto un torto alla squadra…

La preparazione a Tenerife era filata al meglio. Il venerdì Masnada è andato a casa, Remco alla Liegi (foto Instagram)
La preparazione a Tenerife era filata al meglio. Il venerdì Masnada è andato a casa, Remco alla Liegi (foto Instagram)
E’ peggio per il morale o per la salute?

Diciamo che l’ottanta per cento è duro per il morale, il resto per il fisico. Alla fine la salute si recupera, il morale è peggio. Il Giro parte e io resto a casa, dopo la preparazione che si è fatta e tutti gli impegni che ci sono stati. Era tutto perfetto, ma il problema è che certe volte non va come dovrebbe.

Cosa ti hanno detto i compagni?

Sono uno che non disturba gli altri. Non ho scritto particolari messaggi, ma qualcuno mi ha cercato per chiedermi cosa avessi. Non c’erano annunci da fare. Sinceramente questa è l’unica chiamata che ho fatto, non ho aperto social, non ho aperto messaggi, non ho risposto a nessuno perché non ho voglia di stare a parlare di queste cose. E’ meglio mandare giù, far finta di niente, guarire e guardare al prossimo obiettivo.

«Allenarsi e basta è duro. Ti esaurisci fisicamente e mentalmente». Sul Teide c’è solo il lavoro… (foto Instagram)
«Allenarsi e basta è duro. Ti esaurisci fisicamente e mentalmente». Sul Teide c’è solo il lavoro… (foto Instagram)
Dispiace per tutta la fatica fatta…

Era tutto improntato proprio sul Giro d’Italia. Dal rientro a Tenerife fino a Pescara c’erano 12 giorni, era tutto perfetto, invece in un momento si stravolge tutto. Non è bello, soprattutto per quello che c’è dietro. Conoscete il mondo del ciclismo. Ti fai il mazzo, ti alleni per due mesi chiuso in un hotel a 2.200 metri di quota con i tuoi compagni. Non è sempre facile. E ti dici che adesso andrai al Giro e sfogherai tutte le energie e raccoglierai per tutto quello che hai sofferto. Invece non è così…

Quale può essere un obiettivo per non pensarci più?

Adesso sto recuperando e poi magari questo mese farò un’altra gara. Comunque ho corso poco e vedrò con la squadra dove andare. Stare in corsa è ben diverso che allenarsi, perché allenarsi e basta ti porta all’esasperazione. Ti esaurisci fisicamente e mentalmente, tante volte è meglio correre, soprattutto adesso. Spero di tornare presto a quell’atmosfera, al fatto di sentirsi in gara, di stare nel gruppo. Non so dove, vedrò cosa farà la squadra in questo mese e cercherò di andarci dando il massimo.

Scherzi sul Teide: nuova posizione aerodinamica per fare prima possibile i 220 chilometri dell’allenamento (foto Instagram)
Scherzi sul Teide: nuova posizione aerodinamica per fare prima possibile i 220 chilometri dell’allenamento (foto Instagram)
Anche perché il lavoro non vada buttato…

Esatto, alla fine c’è stato questo problema, però tutto il lavoro fatto uscirà prima o poi. Recuperare una settimana non mi farà buttare via due mesi. Mi sono allenato tanto, questo prima o poi deve pagare.

Avevamo parlato della tappa di Bergamo…

Sicuramente non ci sarò, questo l’ho già messo in previsione. Come andare al lavoro e non poterlo fare. Non sarò a Bergamo per non sentire l’atmosfera del Giro e del fatto che passi davanti a casa e che tutti facciano domande. Preferisco stare da solo, resterò tranquillo qui a Monaco. Qui forse nessuno verrà a cercarmi…

Formolo ha fiducia in Almeida: «E’ il nostro uomo»

04.05.2023
5 min
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«I temporali di questi giorni – esordisce Formolo – hanno trasformato il nostro viaggio verso Fossacesia in un’Odissea. La linea ferroviaria è interrotta e da Rimini stiamo andando verso la partenza del Giro in ammiraglia. Insomma, non è ancora partito ed è già una corsa movimentata – dice con la sua solita simpatia – dovremmo arrivare per le 20». 

L’ultima gara di Formolo è stato il Giro dei Paesi Baschi, poi altura con la squadra per preparare il Giro
L’ultima gara di Formolo è stato il Giro dei Paesi Baschi, poi altura con la squadra per preparare il Giro

Scesi dall’altura

L’ultima corsa del corridore della Valpolicella è stato il Giro dei Paesi Baschi a inizio aprile, dal quale si è ritirato alla sesta ed ultima tappa. 

«Dopo il Covid – racconta – la gamba non era al massimo della condizione, ho corso recuperando un po’ di ritmo gara. Poi da lì siamo andati a Sierra Nevada con la squadra, un bel ritiro che ci ha permesso di lavorare tutti insieme. Abbiamo recuperato le energie e mi ha permesso di rimettere qualche cavallo nel motore. Il clima, al contrario di quanto successo in Italia, era molto sereno e siamo riusciti a lavorare al meglio delle nostre possibilità. Il tempo di allenarsi è finito, negli ultimi giorni ci siamo concentrati più sul riposo. Oggi e domani andremo a fare il sopralluogo della cronometro e poco altro, di fatica ne faremo abbastanza nel prossimo mese».

Almeida si sta dimostrando costante da inizio stagione: sesto alla Volta ao Algarve, secondo alla Tirreno (in foto) e terzo al Catalunya
Almeida si sta dimostrando costante da inizio stagione: 6° all’Algarve, 2° alla Tirreno (in foto) e 3° al Catalunya

Un diverso capitano

La voce di Formolo va e viene dall’altra parte del telefono, quello che prenderà il via sabato 6 maggio sarà il suo ottavo Giro d’Italia. Il corridore veneto ne ha saltati solamente due: Il primo nel 2014, al suo primo anno da professionista. Ed il secondo nel 2020, per la sovrapposizione con il Tour, a causa dei calendari riscritti dal Covid. Questo del 2023 è il secondo Giro corso con Almeida nel ruolo di capitano. Cosa cambia rispetto ad avere accanto Pogacar? Sicuramente tanto, ma ce lo racconta meglio Formolo.

«Almeida – spiega con serenità – ha lavorato bene in ritiro e nel corso della stagione ha dimostrato una grande costanza. E’ la sua migliore qualità e quella su cui punteremo nel corso di tutte e tre le settimane. Il nostro compito è quello di stargli vicino il più possibile, poi sarà la strada a decidere. Quando c’è Pogacar nel ruolo di capitano sai che avrai gli occhi di tutti puntati addosso. Si corre in modo diverso, più votato all’attacco, con Almeida si gioca al risparmio, cercando di tenerlo nelle migliori posizioni». 

Formolo è stato uno degli scudieri di Pogacar al Tour del 2021, il secondo vinto dallo sloveno
Formolo è stato uno degli scudieri di Pogacar al Tour del 2021, il secondo vinto dallo sloveno

Outsider? No grazie

«I giornalisti e gli addetti ai lavori – continua Formolo – danno come super favoriti Evenepoel e Roglic. Quasi come se fosse una battaglia a due già scritta, io invece credo che Almeida possa essere inserito nella “prima fascia”. E’ un corridore che sa gestire molto bene gli sforzi prolungati, i numeri parlano chiaro: 70 chilometri a cronometro e più di 50.000 metri di dislivello. La costanza di Joao potrebbe risultare fondamentale. A cronometro lui va forte, ma anche Roglic ed Evenepoel non scherzano. La differenza la si farà giorno per giorno, e noi abbiamo una bella arma da spendere: la costanza».

Il UAE Team Emirates arriva con una squadra forte, pronta a sostenere il capitano portoghese. «Noi ci siamo – riprende – e stiamo bene, ripeto: saremo tutti accanto a lui. Il sostegno non gli mancherà, ci sono corridori forti come McNulty e Vine, ma in generale tutta la squadra è di gran livello».

Il veneto aveva iniziato bene la stagione con il secondo posto nella classifica generale del Saudi Tour
Il veneto aveva iniziato bene la stagione con il secondo posto nella classifica generale del Saudi Tour

Gli altri

Il disegno di questo Giro d’Italia lascia spazio a tante parole e molte supposizioni. Tante tappe saranno di difficile lettura, non solo per le squadre che cureranno la classifica, ma anche per quelle dei velocisti. Le scelte delle une potrebbero influenzare quelle delle altre. 

«Molte tappe – continua spedito Formolo – sono disegnate per le fughe, a mio modo di vedere. Soprattutto quelle che sono cerchiate come volate assicurate, il percorso è sempre mosso. Toccherà alla squadre dei velocisti capire se, come e quando chiudere sulle varie iniziative della mattina. Potrebbe capitare che in alcune frazioni ci sia meno voglia di chiudere il gap».

Roglic ed Evenepoel hanno avuto modo di misurarsi la febbre durante il Catalunya
Roglic ed Evenepoel hanno avuto modo di misurarsi la febbre durante il Catalunya

Il percorso e le incognite

Non ci sarà molto tempo per prendere le misure, perché alla quarta tappa, con arrivo a Lago Laceno, le gambe dovranno essere calde. 

«Già da subito – conclude il veneto – ti rendi conto di come stai e delle tue possibilità. Nella prima settimana ci sono tre tappe che toglieranno molti dubbi. L’arrivo a Lago Laceno è il primo in salita e non ci si potrà nascondere. Ma la frazione più pericolosa, quella che si addice bene alle imboscate, è la sesta, con l’arrivo a Napoli. Si tratta di una tappa corta ed esplosiva, senza un metro di pianura fino agli ultimi 20 chilometri. Un’altra incognita, specialmente al Sud, saranno le strade. Lì la carreggiata è più stretta e si fa fatica a stare davanti. Sono consapevole di una cosa però: noi potremo fare bene tutto, ma in quello che potrebbe essere il momento cruciale, la cronoscalata del Lussari, Almeida sarà da solo».

Milan verso il debutto con l’emozione di un bambino

04.05.2023
5 min
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In tre anni da professionista, le gare di Milan in Italia sono state nove, con il grosso contributo della Settimana Italiana in Sardegna nel 2021 (cinque tappe) preparando le Olimpiadi. Il Giro d’Italia per il friulano sarà un’immersione come mai gli era capitata. Resta da capire se un atleta che ha già vinto le Olimpiadi, quindi il massimo cui uno sportivo possa ambire, provi emozione andando alla partenza della corsa rosa. E la risposta è immancabilmente positiva (in apertura, Jonathan in una foto da Instagram).

Milan ha vinto l’oro olimpico, titoli mondiali ed europei (qui a Monaco 2022 nell’inseguimento), ma freme per il Giro
Milan ha vinto l’oro olimpico, titoli mondiali ed europei (qui a Monaco 2022 nell’inseguimento), ma freme per il Giro

In viaggio con Stangelj

Jonathan ha raggiunto Pescara in auto con Gorazd Stangelj, tecnico del Team Bahrain Victorious: appuntamento a Palmanova ieri mattina alle 8 e poi 620 chilometri fino all’Abruzzo.

«Un lungo viaggio – sorride – ma francamente pensavo peggio. Cosa penso sul fatto che debutterò al Giro d’Italia? Bello, sono emozionato e contento. Il primo Giro, vediamo cosa succederà e… Sono davvero contento. Davvero contento».

Nella ripetizione c’è l’entusiasmo di un ragazzo di 22 anni, che avendo già vinto tanto, potrebbe anche aver messo certe emozioni in un cantuccio, ma non è così. Jonathan Milan discende da una famiglia di ciclisti, il Giro d’Italia è sempre stato un periodo di festa.

«Giustissimo quel che dite – conferma – io il Giro lo guardavo quando ero piccolo, sempre con mio papà. Mi ricordo ancora tutti i pomeriggi seduti insieme sul divano a guardare le tappe. Ricordo anche uno dei primi Giri d’Italia di De Marchi (entrambi sono nati a Buja, ndr), che andammo proprio a vedere. Era il 2011 e andai con mio padre, mio fratello e tutta la mia famiglia. Facevamo il tifo per Alessandro, ricordo che la corsa passava per Cornino (13ª tappa, Spilimbergo Grossglockner, vinta da Rujano su Contador, ndr)».

Milan stringe i denti al Croazia dello scorso anno: le salite lunghe sono troppo per lui
Milan stringe i denti al Croazia dello scorso anno: le salite lunghe sono troppo per lui
Cos’è che ti mette un po’ più di ansia? Il fatto che siano tre settimane, che ci siano salite lunghe…

Anche questo è un punto di domanda, perché non so ancora come possa reagire il mio fisico. E’ ovvio che sia motivato, però non si sa. Questo è l’aspetto che mi dà più preoccupazione. Ovvio che abbia persone attorno, i direttori sportivi e i compagni di squadra, che mi hanno già dato i loro consigli su come gestirmi, sul fatto di non andare fuori giri già nei primi giorni. Se ci sarà da lavorare, lavorerò. Se avrò spazio, proverò a prenderlo. Insomma, si cercherà di fare il meglio.

Dicono tutti che un grande Giro aumenta la cilindrata del motore, cosa ne pensi?

Penso che sia vero, perché correre tutti i giorni per tre settimane è qualcosa di diverso dal solito. Insomma, a livello fisiologico succedono cose. 

Al Saudi Tour, nella terza tappa a Abu Rakah, ha difeso la maglia conquistata con la vittoria del giorno prima
Al Saudi Tour, nella terza tappa a Abu Rakah, ha difeso la maglia conquistata il giorno prima
In squadra avete parecchi uomini di classifica, anche tosti: Caruso, Mader, Jack Haig. Il tuo sarà un Giro per lavorare o ci sarà spazio per provare qualcosa?

Prima di tutto, sarò a disposizione della squadra e farò quello che mi chiederanno di fare. Ci sarà il momento per tirare e magari ci sarà l’occasione che mi sento bene e può darsi che abbia libertà. Prendiamo una cosa alla volta.

La prima crono potrebbe essere adatta a te?

Direi di no. Non perché non vada bene a cronometro, ma perché non ho avuto tanto tempo per preparare una crono e al giorno d’oggi non si inventa niente. Sarà sicuramente un bel banco di prova, però…

Jonathan Milan è professionista dal 2021. E’ alto 1,94 e pesa 84 chili. E’ un atleta velocissimo
Jonathan Milan è professionista dal 2021. E’ alto 1,94 e pesa 84 chili. E’ un atleta velocissimo
Di sicuro la crono di Monte Lussari, dalle tue parti, non è adatta a te.

Ma nonostante questo, lassù troverò i miei tifosi che mi aspettano. Non vedo l’ora di vedere quale accoglienza mi riserveranno. Sarà una bella passerella anche quella, quasi l’obbligo di finire il Giro per passare davanti a loro.

Che rapporto hai con le grandi salite?

Penso che non avrò mai un rapporto d’amore. Mi sono allenato per cercare di fare il meno fatica possibile nei tratti duri, ma gli scalatori sono un’altra cosa. Se dovessi lavorare con la fantasia, immagino di scollinare in un gruppetto da una salita e andare poi a giocarmi la volata fra i pochi rimasti. Sarebbe una bella soddisfazione. E’ anche vero che quando la strada va su e fanno un passo al limite, si fa dura. Ma è ovvio che dove si può, si proverà.

Milan debutterà al Giro accanto a Damiano Caruso, uno dei leader della Bahrain Victorious
Milan debutterà al Giro accanto a Damiano Caruso, uno dei leader della Bahrain Victorious
Hai sfogliato il percorso?

Sì e mi pare bello duro. Dopo tre settimane, non so come reagirà il mio fisico. Dovrò avere una buona gestione dello sforzo della gara e di ogni più piccolo aspetto. 

Che clima c’è attorno a Caruso e gli altri?

Abbiamo una bella squadra, pronta e forte. Siamo tutti belli motivati.

La Bora-Hansgrohe secondo Cesare Benedetti

03.05.2023
5 min
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Lo scorso anno hanno vinto il Giro d’Italia con Jay Hindley, questa volta come andranno le cose per la Bora-Hansgrohe? Nell’ultima corsa rosa la squadra tedesca si mostrò compatta e “istrionica”. Istrionica in quanto ha riservato tattiche inaspettate, grandi attacchi e compatta perché nel momento in cui si è capito che fosse emerso un leader tutti hanno fatto quadrato intorno a lui, a cominciare da Cesare Benedetti.

E con il “polacco del Trentino” cerchiamo di fare proprio un’analisi della Bora che fu e di quella che sarà. Benedetti sembra aver recuperato bene dalla frattura della clavicola in quella folle caduta alla Sanremo poco prima della Cipressa. Al Romandia si è subito messo a disposizione del team.

«Tutto sommato – spiega “Cece” – non va male. Dopo la frattura sono riuscito a risalire in bici abbastanza presto. Al Romandia non correvo da oltre un mese».

Il team di Denz col Trofeo Senza Fine sul podio di Verona. Grande festa per la Bora
Il team di Denz col Trofeo Senza Fine sul podio di Verona. Grande festa per la Bora
Cesare, sei un totem di questo gruppo. Aiutaci a capire meglio le vostre dinamiche e il vostro gruppo. Partiamo dallo scorso anno…

Nel 2022 avevamo tre leader: Jay Hindley, Emanuel Buchmann e Wilco Kelderman, ma in realtà alla partenza non sapevamo chi potesse davvero andare bene. Tutti e tre uscivano da un periodo problematico. Wilco era caduto alla Liegi, Hindley neanche l’aveva fatta perché era stato male e Buchmann era uscito malconcio dai Baschi. Quindi siamo partiti senza certezze, ma anche senza pressioni. La cosa buona è che è arrivata presto la vittoria di Kamna che ci ha tolto lo stress da risultato e da lì tutto è stato più facile.

E quest’anno come vi approcciate al Giro?

I leader saranno due: Aleksandr Vlasov e Lennard Kamna. Entrambi hanno avuto un buon avvicinamento. Non siamo i favoriti, è chiaro, ma per me è meglio così. Gli occhi sono tutti puntati su Evenepoel e Roglic e le loro squadre sono le più attrezzate anche su carta.

Però siete i campioni uscenti, magari un po’ di pressione ce l’avrete?

Secondo me no. Andiamo al Giro con dei corridori diversi. Vlasov era al Tour l’anno scorso. E poi se la pressione non la sente lui – e lui non la sente – perché dovremmo averla noi? Forse ne avrà un po’ di più Kamna che dopo il bel Giro dell’anno scorso è chiamato a confermarsi e a vincere una tappa quantomeno.

Lennard Kamna e Aleksandr Vlasov saranno i capitani della Bora-Hansgrohe al Giro
Lennard Kamna e Aleksandr Vlasov saranno i capitani della Bora-Hansgrohe al Giro
Gasparotto ci ha detto che lui punta a fare classifica. E’ così?

Sì, è così. Ma anche in questo caso non vedo grandi motivi di pressione. E’ vero abbiamo vinto il Giro, ma confermarsi non è facile. Lo sappiamo noi, lo sa la squadra… Di Giro ce n’è uno all’anno e lo vince uno solo: non dobbiamo fasciarci la testa, tanto più con questo elenco partenti. Prendiamo ciò che viene.

Che gruppo è il vostro? Avete corso parecchio insieme?

Un gruppo abbastanza unito direi. Abbiamo fatto anche l’altura insieme, ma è anche vero che quest’anno io non ho mai corso con Aleotti, per esempio. A turno ho corso con tutti. Ma in generale è un gruppo piacevole. C’è una bella atmosfera. In corsa ci supportiamo ed è anche divertente stare a cena insieme.

Chi è il più guascone?

Beh Vlasov è abbastanza silenzioso, ma ride anche lui. Forse Anton Palzer. Lui è quello più goliardico, ma come ripeto a cena scherziamo tutti!

Invece il road capitain? Sei tu il Puccio della situazione immaginiamo… Sei il più esperto.

Diciamo che i capitani in corsa siamo Bob Jungles ed io. Io più per le tappe di pianura e quelle più calme. Bob per quelle più dure, quando ci sarà salita. Anche se è appena arrivato, lui è uomo di esperienza e si è guadagnato la fiducia dei compagni e dei direttori sportivi. Senza contare che è un corridore in grado di fare ottimi risultati.

Benedetti e Jungels (in secondo piano) saranno i capitani in corsa della Bora-Hansgrohe
Benedetti e Jungels (in secondo piano) saranno i capitani in corsa della Bora-Hansgrohe
C’è qualche tappa che vi preoccupa di più?

Tutti insieme il percorso non lo abbiamo visto nel dettaglio, ma a dicembre, in ritiro, ci siamo fatti una carrellata delle tappe. Che dire: per certi aspetti le tappe di montagna sono più facili da controllare, sai che la corsa è quella. Mentre bisogna stare attenti a quelle intermedie: qualche imprevisto può esserci. Basta ricordare quel che facemmo noi stessi a Torino l’anno scorso. Sì, sai che è una tappa dura, ma non ti aspetti nulla di eclatante e invece…

C’è tanta crono: questo vi “spaventa”?

Non penso sia un problema. Sia Alex che Kamna vanno forte contro il tempo. Lennard è stato anche iridato juniores. In più entrambi hanno lavorato tanto sulla posizione e sui materiali.

Il podio è un obiettivo concreto dunque?

A me piace volare basso, così se poi viene qualcosa di più tanto meglio. E allora dico che una top 5 è alla nostra portata. 

Più Vlasov o Kamna?

Alex ha più esperienza. E’ già arrivato quarto in un Giro e quinto in un Tour e sa cosa aspettarsi. Mentre per Lennard il grande Giro per fare classifica è un’incognita. E’ vero che lo scorso anno anche nel finale andava forte, ma un conto è mollare in qualche tappa, anche mentalmente, un altro è stare attenti e al massimo tutti i giorni.

Damiani: «Prepariamoci a una sfida fra grandi tecnici»

03.05.2023
6 min
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«Non so come sarà scritto l’articolo – dice subito Damiani, direttore sportivo della Cofidis – ma mi piacerebbe che non venisse visto come un giudizio nei confronti dei miei colleghi, ma proprio un mio pensiero sul fatto che va bene parlare dei campioni, ma anche i direttori sportivi hanno la loro importanza. Non mi va di fare quello che giudica o si permette di farlo, però quando mi hai mandato i nomi, la prima cosa che mi è saltata all’occhio è che, tranne due, gli altri sono stati miei corridori…».

Roberto Damiani guida la Cofidis dal 2018. Classe 1959, viene da Castellanza
Roberto Damiani guida la Cofidis dal 2018. Classe 1959, viene da Castellanza

Il ruolo del direttore

Tre giorni al via del Giro d’Italia. Si fa un gran parlare di capitani e gregari, ma poco dei loro tecnici. Eppure nell’elenco dei partenti ci sono anche loro e non sarà una presenza banale. Per questo ci siamo chiesti se sia giusto non considerarli oppure andarli a cercare solo dopo, a cose fatte, per farsi dire quanto sono stati bravi o per metterli sulla croce.

Sfogliando la rosa, abbiamo individuato i tecnici dei pretendenti più accreditati alla rosa e abbiamo proposto a Damiani di parlarci di loro. Anche lui farà parte della sfida e avrà degli obiettivi da raggiungere: la sua presenza in questo articolo serve a sottolineare una volta di più che in questo ciclismo tutto watt, grammi e angoli, c’è bisogno anche di una bella parte di cervello. E quello, nei momenti di massimo sforzo e stress estremo, si va a cercarlo sull’ammiraglia.

Engels ha vinto la Vuelta con Roglic, ma ha avuto sempre un rapporto faticoso con il Giro (foto Eurosport)
Engels ha vinto la Vuelta con Roglic, ma ha avuto sempre un rapporto faticoso con il Giro (foto Eurosport)
Partiamo dall’estero. La Jumbo-Visma avrà Engels e Van Dongen, sono esperti di Tour, hanno vinto la Vuelta ma non il Giro.

La Jumbo mi sembra che abbia una gestione di gambe. Quando fanno la corsa, la fanno in maniera molto dritta. Sicuramente ci saranno degli input precisi a livello di ammiraglia, ma il grosso del lavoro viene incentrato sulla forza.

Viene in mente il Giro del 2016, quando Nibali attaccò sul Colle dell’Agnello e Kruijswijk in rosa, anziché ragionare e rimanere freddo, buttò via la vittoria.

Il fatto di saper gestire o meno il momento di difficoltà può essere uno dei punti deboli. Molto spesso nel calcio si dice che la miglior difesa è l’attacco. In questo caso, quando le cose non vanno come ti aspetti, il miglior attacco è la difesa. Difenderti bene ti mette in condizione di non farti mai trovare con il lato scoperto.

Tosatto ha vinto il Giro nel 2018 con Froome, nel 2020 con Geoghegan Hart, nel 2021 con Bernal. Qui con Ganna
Tosatto ha vinto il Giro nel 2018 con Froome, nel 2020 con Geoghegan Hart, nel 2021 con Bernal. Qui con Ganna
Bramati, Tosatto e Gasparotto: tre direttori sportivi diversi, come furono anche tre atleti diversi…

Sono personalità completamente differenti, non a caso Tosatto e Bramati sono stati due ottimi gregari, mentre Gasparotto era un po’ più individualista e vincente. “Brama” e ormai anche “Toso” hanno un’ottima quantità di esperienza e mi sembra che tutti e due abbiano la qualità di prendersi le loro responsabilità quando c’è da decidere. E questo è importante nel gestire atleti di altissimo livello come quelli che hanno. Perché se non hai la stima e la loro fiducia, puoi avere tutte le radioline del mondo, ma il lavoro che hai fatto non viene fuori. Gasparotto si è trovato sull’ammiraglia di una squadra molto forte e ha vinto un ottimo Giro. Però ha una quantità di esperienza molto minore in termini, permettete il paragone, di ore di volo rispetto agli altri due.

Però è anche quello più capace di inventare, forse perché a sua volta sapeva farlo in bici?

Esatto, secondo me ha la grande capacità di uscire dagli schemi, come per esempio nella tappa di Torino dello scorso anno. Hanno fatto una cosa davvero importante, uscendo dallo schema che magari per tutti gli altri prevedeva di attendere l’ultimo giro. Hanno spaccato la corsa molto prima e devo dire che hanno avuto ragione, sfruttando la giusta percezione degli atleti che avevano in mano. Perché i tecnici hanno chiesto una tattica del genere, ma gli atleti l’hanno attuata molto bene. Hanno avuto anche tante gambe per fare un lavoro del genere, quindi in questo senso “Gaspa” ha più estro.

Enrico Gasparotto ha debuttato lo scorso anno sull’ammiraglia della Bora-Hansgrohe, portando a casa il Giro d’Italia
Gasparotto ha debuttato nel 2022 sull’ammiraglia della Bora-Hansgrohe, portando a casa il Giro
Negli ultimi anni Tosatto ha vinto il Giro per tre volte. Bramati non ancora, ma ha centrato per due volte il podio con Uran , Gasparotto ne ha vinto uno: secondo Damiani sono differenze che si sentono?

Sicuramente sono esperienze importanti. Come per i piloti sull’aereo, nei momenti in cui è dentro o fuori, quelli in cui devi decidere, sono esperienze che contano. Non si vive solo di quello che si è già fatto, mi rompe la retorica dell’esperienza degli anziani, però esserci passato ti aiuta a farlo ancora e meglio. Sai che per fare classifica in un grande Giro, non devi mollare un attimo per tre settimane. Ma proprio niente, nella gestione umana, se c’è una foratura, quando gli dai la borraccia, a che ora arrivi alla partenza… Tutto questo conta e Tosatto, pur nei meccanismi che hanno alla Ineos, ha dimostrato di essere bravo nella direzione sportiva.

Si parte battuti quando ci sono certi campioni e certe squadre al via?

Se devo partire rassegnato, sto a casa. Noi con la nostra piccola squadra abbiamo i nostri obiettivi e molto chiari. Chiaramente non di classifica generale, però abbiamo degli obiettivi intermedi. Diventa pesantissimo fare un Giro d’Italia senza un obiettivo. Mi successe con la Lotto nel 2009, l’anno di Menchov. Feci tre settimane a spaccarmi il fegato, finché alla fine scoppiò il bubbone, alzammo la voce e venne fuori a tappa vinta da Gilbert ad Anagni. Ma fu dura. Se vieni in un Giro d’Italia senza l’idea di avere degli obiettivi reali – Damiani su questo è netto – meglio che stai a casa.

Bramati guiderà Evenepoel, come già nel 2021. In precedenza ha centrato due podi con Uran
Bramati guiderà Evenepoel, come già nel 2021. In precedenza ha centrato due podi con Uran
Credi che sia un Giro già scritto oppure si può uscire dalla morsa di Evenepoel e Roglic? 

Può succedere di tutto, lo abbiamo già visto. Jumbo-Visma e Soudal-Quick Step sono dedicate a un uomo solo, che cosa succederebbe se il leader avesse un grosso problema? Si troverebbero senza il vero obiettivo, come è successo alla Uae al Liegi. Il numero uno può essere il più forte in assoluto, ma può anche incappare nel Giro peggiore della sua carriera, può avere un inconveniente di qualunque tipo, anche per un solo giorno. Niente è già scritto. E il lotto dei partenti è più ampio di quello che sembra. Almeida, per esempio. Finora ha mostrato delle fragilità psicologiche, ma è forte e lo guida Baldato, un altro grande tecnico italiano. Ripeto: niente è già scritto.

Zambanini si prepara per due mesi di grande ciclismo

03.05.2023
4 min
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CAVALESE – Zambanini è stato uno dei corridori più richiesti allo scorso Tour of the Alps, il ragazzo della Bahrain-Victorious vede avvicinarsi sempre più il suo secondo Grande Giro da professionista. Il Giro d’Italia, che partirà sabato da Fossacesia, sarà un altro gradino nella crescita del corridore trentino. Dopo la Vuelta dello scorso anno e le parole incoraggianti di Pellizotti, è giunto il momento di crescere ancora. 

Zambanini (il secondo da sinistra) mentre si scalda con i compagni prima dell’ultima tappa del Tour of the Alps
Zambanini (il secondo da sinistra) mentre si scalda con i compagni prima dell’ultima tappa del Tour of the Alps

Un piccolo intoppo

Zambanini è andato in fuga nell’ultima tappa del Tour of the Alps e successivamente si è presentato al Gp Francoforte. La gamba c’è, anche se prima della Tirreno-Adriatico c’è stato qualche ostacolo lungo il cammino. 

«Dopo il Giro dei Paesi Baschi ho fatto un po’ di riposo – racconta – e poi sono andato al Tour of the Alps. Purtroppo prima della Tirreno-Adriatico ho avuto una bronchite che mi ha fermato per una settimana ed ho saltato Strade Bianche e la Corsa dei Due Mari. Avevo in programma di fare un ritiro in altura, ma i programmi sono cambiati. Così insieme alla squadra abbiamo deciso di andare a correre il Giro dei Paesi Baschi (foto in apertura). Avevo ancora pochi giorni di gara e mi serviva mettere fatica alle spalle prima del Giro d’Italia. Nel periodo tra la fine del Tour of the Alps e l’inizio della Corsa Rosa mi sono riposato un po’ ed ho fatto qualche lavoro per mantenere la condizione». 

Niente altura per lui, una bronchite a marzo gli ha fatto cambiare i programmi di avvicinamento al Giro
Niente altura per lui, una bronchite a marzo gli ha fatto cambiare i programmi di avvicinamento al Giro

Passo in più

L’esperienza della Vuelta ha lasciato in Zambanini un sorriso che ancora si accende quando ci ripensa. Una prima volta che lo ha portato molto vicino al successo di tappa a Les Praeres, ora però serve una nuova spinta. 

«L’occasione avuta lo scorso anno è stata bellissima – continua – la squadra è andata bene quasi tutti i giorni ed è importante. E’ arrivato anche il terzo posto nella nona tappa, nonostante arrivassi da un periodo non troppo positivo visto che avevo preso il Covid a metà stagione. La convocazione per la Spagna era arrivata quasi all’ultimo ed ero partito senza preparare la corsa al meglio. Da un lato sono stato contento perché non ho avuto il tempo di farmi tante paranoie. Quest’anno la preparazione è andata meglio, c’è stata più programmazione. Cerco di non pensarci troppo, sono uno molto riflessivo ma devo cercare di distrarmi un pochino».

Dopo la Vuelta del 2022 il trentino ha sentito un’ottima crescita nella sua condizione
Dopo la Vuelta del 2022 il trentino ha sentito un’ottima crescita nella sua condizione

Giro in casa e non solo

Il percorso del Giro d’Italia è duro, le difficoltà non mancheranno e saranno presenti fin dalle prime tappe. Non ci sono grandi possibilità di nascondersi o di sbagliare troppo. 

«E’ duro – ammette con un leggero sospiro – tutte le tappe saranno toste e poi l’intensità sarà sempre alta. Qualche tappa o fuga vorrei provare a centrarla, però bisogna anche coordinarsi con la squadra e le esigenze dei capitani. Abbiamo molte punte a nostra disposizione: Caruso, Haig, Buitrago e Mader. Il primo compito sarà quello di dare supporto, dopo vedremo, ma qualche occasione mi piacerebbe coglierla. C’è la tappa di casa in Trentino che è la più difficile in assoluto, vedremo che cosa riuscirò a fare. Il Giro lo senti nel cuore, fai più fatica a prepararlo mentalmente, in più correre in casa non è mai semplice. Rispetto allo scorso anno cerchiamo di fare il salto, ho aumentato il carico degli allenamenti.  Dopo un Grande Giro si ha uno step di crescita e devo dire che ho sentito dei miglioramenti nel preparare questa stagione.

«Finita la corsa rosa – conclude – tirerò fino ai campionati italiani, che saranno ugualmente in casa (si correrà a Comano Terme, Trento, ndr). E’ un percorso che ho già provato molte volte e risulta estremamente difficile. Insomma, tra maggio e giugno le occasioni non mancheranno».