Almeida, un altro Giro nel mirino, ancora con Baldato

12.11.2022
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Di questi tempi circa un anno fa con Fabio Baldato, diesse della UAE Emirates, parlammo di Joao Almeida al Giro d’Italia. In quel momento l’atleta portoghese era appena arrivato nella squadra asiatica. E i due si conoscevano poco.

Joao voleva fare bene al Giro e la squadra gli aveva dato subito le chiavi da capitano. Impegni rispettati alla lettera, almeno sin quando il Covid non ci ha messo lo zampino. Adesso Almeida vuol tornare al Giro, stando alle sue dichiarazioni. Sarà ancora protagonista? Ce lo dice Baldato stesso.

Fabio Baldato (classe 1968) è direttore sportivo della UAE Emirates dal 2021
Fabio Baldato (classe 1968) è direttore sportivo della UAE Emirates dal 2021
Fabio, è passato un anno ed eccoci ancora qua: Almeida al Giro…

Sembra essere così. Non è ancora ufficiale, sia chiaro. Matxin e Gianetti stanno stilando il programma. So però per voce sua che lui ha piacere di fare il Giro. Ci sono da stabilire i programmi per tutti i corridori, dove schierarli. A dicembre quando ci ritroveremo in ritiro tutto sarà più definito.

Partiamo dall’ultima corsa rosa di Joao. Okay il Covid, ma come giudichi il suo Giro fino a quel momento?

Il Giro era stato volutamente corso in modo attendistico, proprio sapendo della difficoltà degli ultimi 4-5 giorni. Poi però è stato male. Ed è stato male proprio nella tappa dalla quale pensavamo d’iniziare ad attaccare. E rimontare in classifica.

Giro 2022. A Lavarone doveva iniziare la rimonta e invece Joao ha pagato dazio. Due giorni dopo ha lasciato il Giro causa Covid
Giro 2022. A Lavarone doveva iniziare la rimonta e invece Joao ha pagato dazio. Due giorni dopo ha lasciato il Giro causa Covid
Ti riferisci alla frazione di Lavarone?

Sì, a quella. Tappa che io conoscevo molto bene soprattutto nel finale. Quella salita, il Menador, la facevo anche in allenamento. E invece lo abbiamo capito dopo la tappa che qualcosa non andava. Anzi, ai piedi della salita. Quel giorno sin lì Joao non aveva detto nulla, ma prima della scalata per radio aveva chiesto tutto il supporto possibile dai compagni e dall’ammiraglia. Non si sentiva al meglio. E infatti c’era Covi che nella salita precedente era davanti e lo abbiamo fatto restare con lui. Poi sappiamo come è andata.

Che uno o due giorni dopo è arrivato il Covid e addio Giro…

Sin lì la squadra e Almeida avevano corso benissimo. Avevamo cercato il successo di tappa con Covi, Formolo, Rui Costa… ma sempre con un occhio rivolto ad Almeida. C’era sempre qualcuno che prima di muoversi aspettava gli ordini: che fosse davanti o fosse dietro. Penso per esempio a Diego Ulissi, che è stato eccezionale. Credo sia stato il Giro in cui è andato più forte. Magari non si è visto, ma ha fatto un ottimo lavoro. In salita restava con 15 corridori. Anche meno.

Hai detto che nei vostri piani Lavarone avrebbe dovuto segnare l’inizio della rimonta. Adesso non sappiamo quanto avevate in mente di guadagnare, ma c’era ancora la Marmolada a rischio per Almeida, e la crono di Verona era un po’ corta per rimontare tutto il gap forse…

Non per essere presuntuosi, ma secondo i nostri dati l’aspettativa era quella di attaccare anche in salita. Almeida lo abbiamo visto al Catalunya, per esempio, vincere in salita e staccare gente importante di ruota. Quando sta bene non si difende e basta in salita. In un grande Giro nella terza settimana contano anche le energie rimaste e un corridore che sin lì ha corso in difesa si poteva trasformare in un corridore che andava all’attacco. Magari poi la nostra tattica era sbagliata. Perché poi come avete detto voi la crono era breve per cambiare le sorti del Giro.

Non solo al Catalunya, Almeida ha vinto in salita anche alla Vuelta Burgos staccando scalatori del calibro di Lopez
Non solo al Catalunya, Almeida ha vinto in salita anche alla Vuelta Burgos staccando scalatori del calibro di Lopez
Cosa manca ad oggi a questo ragazzo? In cosa può migliorare ancora?

Ricordiamoci che ha solo 24 anni. Il problema è che oggi abbiamo fatto l’abitudine a vedere vincere i corridori di 22-23 anni i grandi Giri e le corse importanti. Magari a Joao manca un po’ di cattiveria. Quella non guasta mai: dal velocista all’uomo da grandi Giri.

Dalla sua ha il tempo…

Pian piano le sue esperienze le ha fatte. Dagli anni in Quick Step, specialmente quando fu in maglia rosa, all’essere leader con noi. Le capacità di gestire un gruppo, di essere un corridore che dá fiducia ai compagni. E questo sarà un ulteriore mattoncino nella sua crescita nell’ottica dei grandi Giri.

Fabio hai toccato un tasto interessante, la leadership… Alla Vuelta è partito come leader però si è fatto largo Ayuso… Questo lo ridimensiona? Gli mette qualche tarlo nella testa?

Non saprei. Tra l’altro alla Vuelta in questione neanche c’ero. Da quel che so c’era un bellissimo clima in squadra. Si sono aiutati moltissimo, ma il giorno che hanno messo in difficoltà Carlos Rodriguez c’è stata un’alleanza tra Almeida e Ayuso. Non vedo questa rivalità.

All’ultima Vuelta, Ayuso (maglia bianca) ha sfilato a Joao (alla sua ruota) i gradi di capitano
All’ultima Vuelta, Ayuso (maglia bianca) ha sfilato a Joao (alla sua ruota) i gradi di capitano
Più che rivalità noi facevamo un discorso sul credere nei propri mezzi…

Per me no, non mina le sue certezze il fatto che Ayuso sia andato più forte. Joao quando capisce che non è al top è il primo a dirlo e a mettersi a disposizione. E il bello è proprio avere un corridore così. Al Giro di Lombardia per esempio dovevo dire chi lavorasse prima e chi dopo per portare Pogacar nelle migliori condizioni possibili nel finale. E lui mi ha detto: “Fabio, sono qui per aiutare e quello che devo fare faccio”. Pur venendo da una top dieci alla Vuelta… No, non credo al tarlo, credo anzi che questo gli dia più stimoli. E tra i capitani è uno dei più facili da gestire. Ha carattere. Non è uno che si sottomette, ma ha l’orgoglio dei campioni con la “C” maiuscola.

Conoscendolo, con 70 e passa chilometri di crono al Giro, per te è gasato, si sta già facendo i suoi conti…

Magari sì, ma consideriamo le due crono, la terza (quella del Lussari, ndr) è particolare. Diciamo che ha almeno 50 chilometri contro il tempo in cui può avere un vantaggio. E, spero, anche per fare la differenza… se sarà al Giro. Ma non dimentichiamo le altre tappe dure. Il Giro è forse ancora l’unica corsa che propone oltre 5.000 metri di dislivello in una frazione. La tappa del Bondone ne prevede 5.300. E anche quella delle Tre Cime, non è da meno. Già queste due tappe possono compensare le crono.