Formolo, un altro buon motivo per tirare fuori la testa

06.12.2022
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La ruota legata alla rete sul Col de Castillon, come ultimo saluto per Rebellin, lungo la strada che da Mentone sale verso l’interno. “Sarai sempre al mio fianco in ogni singola uscita in bici…”, ha scritto Davide Formolo su Instagram e assieme a lui hanno posato gli amici di tanti allenamenti. Trentin e Covi, i fratelli Bonifazio, Troìa e due amatori. Poi il discorso passa a un’altra foto. In questa c’è Formolo, 21 anni, e accanto Rebellin che ne ha già 43.

«Siamo noi due insieme al Turchia – dice – le prime vere fatiche. Lì mi chiese in che anno fossi nato, così non ho più dimenticato che il 1993 era stato anche il suo primo anno da professionista. Non ci capitava di allenarci troppo spesso insieme, con i programmi d’allenamento al giorno d’oggi è difficile combaciare con gli altri. Però se potevo, quando lo vedevo mi giravo sempre. Davide era come un libro aperto per me. E poi caratterialmente mi sembrava anche molto simile a me, sinceramente…»

Primo anno da pro’ per Formolo, 43 anni per Rebellin. I due si conoscono così, su un podio in Turchia
Primo anno da pro’ per Formolo, 43 anni per Rebellin. I due si conoscono così, su un podio in Turchia

Si riparte

A breve sarà il tempo di chiudere la prima valigia e poi Formolo partirà per il primo ritiro europeo del UAE Team Emirates. Per il veronese della Valpolicella quella in arrivo sarà la decima stagione da professionista, con un biennale in tasca e tanta voglia di riprendersi qualcosa che pensa di aver lasciato lungo la strada.

«L’ultimo è stato un anno molto particolare – dice – soprattutto la prima parte di stagione. A gennaio mi sono rotto la mano, ho iniziato a correre e appena dopo la Sanremo mi sono preso l’influenza, perciò ho fatto la settimana a letto. Il tempo di rimettermi in piedi e sono andato ai Baschi. Ma non avendo toccato la bici per una settimana, mi è venuta la tendinite al ginocchio che mi ha tenuto fermo due settimane. Poi sono direttamente al Giro d’Italia. L’ho finito e due giorni dopo ho preso il Covid. Non è stata proprio una bella inizio di primavera.

«A quel punto abbiamo fatto un break estivo per prepararci bene per le classiche di fine stagione, dove finalmente sono tornato ad essere il Davide a cui era abituato, perché è stato un inizio di stagione veramente complicato e molto sofferto anche a livello emotivo».

Appena tre giorni prima della morte di Rebellin, anche Formolo era con lui a Monaco per Beking
Appena tre giorni prima della morte di Rebellin, anche Formolo era con lui a Monaco per Beking
Perché a livello emotivo?

Purtroppo correvo ed ero infortunato e questo per un corridore è la cosa più brutta. Andare alle corse senza poter dare il massimo. Quindi adesso si riparte sperando che vada tutto bene. Cerchiamo di imparare dagli errori e di curare ancora di più i dettagli rispetto a quello cui siamo abituati. D’altronde il nuovo ciclismo ci insegna questo. Che già a novembre abbiamo la tabella di nutrizione e quella di allenamento a 360 gradi. Non si può lasciare nulla al caso neanche nei mesi invernali.

Alla Cannondale parlavano di te come l’erede designato di Basso: grandi Giri e maglie di leader. Soddisfatto di come è andata finora?

A me piacerebbe senz’altro venire fuori di più. Però è anche vero che, guardandomi attorno, siamo in una squadra così forte che per ogni gara cui andremo, abbiamo un capitano che può vincere la classifica, oppure uno sprinter che può vincere le volate. Se io potessi fare la mia corsa, sarei felice onestamente se potessi entrare nei primi 5 delle classifiche generali. Abbiamo dei capitani così forti, che non possiamo giocarci le nostre carte. E alla fine anche questo è un ruolo che mi piace, sinceramente.

Si può essere soddisfatti anche lavorando per gli altri?

A me piace vincere. Quello in cui ho sempre fatto fatica quando facevo classifica per conto mio era difendermi nel giorno in cui non ero super. Perciò mi piace vincere, mi piace l’emozione dell’arrivo dopo la vittoria. E  se riesco a fare un buon lavoro per un capitano che poi porta a casa la vittoria, emozionalmente per me è come aver vinto.

Al Lombardia, Formolo ha lavorato per Pogacar che poi ha vinto per il secondo anno consecutivo
Al Lombardia, Formolo ha lavorato per Pogacar che poi ha vinto per il secondo anno consecutivo
E non ti manca la vittoria di Davide?

Certamente ogni tanto mi piacerebbe, magari andare in fuga e vincere qualche tappa. Sono convinto che riuscirò a ritagliarmi anche qualche piccolo spazio per me.

Ai ragazzini che passavano una volta si diceva: resetta tutto e si ricomincia da capo. Adesso non resettano niente, come com’è stato quando sei passato tu?

Molto diverso. Al primo anno era vietato fare un grande Giro, al giorno d’oggi passano e fanno il podio al primo anno. Ayuso quest’anno alla Vuelta, Tadej due anni fa. O comunque Remco (Evenepoel, ndr) al Giro d’Italia: l’anno scorso è caduto, ma quest’anno alla Vuelta, il secondo grande Giro, ha vinto. E’ un nuovo ciclismo e anche noi ci dobbiamo adattare. Certamente con gli strumenti che abbiamo al giorno d’oggi, hanno un database di watt, calorie bruciate per giorno, metodo di allenamento… Oramai con un database così importante, riescono a estrarre il massimo da ogni corridore, anche di giovane età.

Poco fa, hai fatto il nome di alcune grandi eccezioni: ti rendi conto che non sono la regola?

Sono fenomeni, sono campioni. Se fosse passato cinque anni fa, magari Remco ci avrebbe messo due stagioni in più per vincere la Vuelta, se non addirittura 5-6. Invece ha vinto a 22 anni. E questo significa che lui e pochi altri sono avanti di tre anni sui tempi.

In allenamento con Tadej, si capisce che è un fenomeno?

Lui è un altro mondo, perché i watt che ha già al medio sono tanta roba. Ovviamente per avere una soglia così alta, vuol dire che ci sono anche un medio e una base a tutt’altro livello rispetto agli altri.

Dove vorresti far bene l’anno prossimo?

Mi piace molto la Strade Bianche. Mi piace molto, per dire, anche il Giro d’Italia. Oppure la Sanremo. Che sia per vincere o comunque per fare un lavoro importante, per me è un sogno. Vincere dopo aver fatto un lavoro con i controfiocchi è proprio come se vincessi io…