Pogacar domina anche il Muro. Ulissi ci racconta come è andata

19.04.2023
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«Tripletta Amstel, Freccia e Liegi come Gilbert? E’ un obbiettivo chiaramente e ci stiamo lavorando». A dirlo è Tadej Pogacar. E neanche lo puoi additare come “spaccone” visto il modo naturale e serio al tempo stesso con cui lo dice. Lo sloveno, ha vinto (anche) la Freccia Vallone. Il corridore della UAE Emirates è in una forma smagliante. E ora a queste latitudini tutti non aspettano altro che Remco Evenepoel, l’unico, s’ipotizza, che possa contrastare il suo strapotere sulle cotes.

E di questo stato di grazia ci parla Diego Ulissi. Il campione toscano transita sorridente dopo il traguardo, felice per la vittoria del compagno e del lavoro – ottimo – svolto con la sua squadra. Un pezzetto di questa vittoria è decisamente il suo. Diego ci porta nel viaggio di questa Freccia.

La chiacchierata con il toscano parte proprio con dei complimenti a lui e al team. «Tadej – dice Ulissi – sta veramente andando fortissimo e per noi sembra tutto facile. Dobbiamo solo metterlo nelle migliori condizioni per esprimersi. Penso che oggi abbiamo fatto un grandissimo lavoro di squadra. Siamo contenti».

Diego Ulissi (classe 1988) affianco a Pogacar. Il toscano doveva scortarlo soprattutto nel finale
Diego Ulissi (classe 1988) affianco a Pogacar. Il toscano doveva scortarlo soprattutto nel finale
Tu non lo hai visto, ma ti diciamo che in pratica è scattato da seduto. Solo nel finale si è alzato sui pedali.

Eh – ride Ulissi – è così. Come ho detto, sta andando davvero fortissimo. Speriamo di continuare… fino a domenica a questo punto.

In effetti sembra tutto facile, ma quando si ha un capitano così forte, cosa gli si dice in corsa? Come lo si aiuta? Qui basta evitare cadute e forature e il risultato è garantito…

Cerchiamo di correre davanti. Per fare così magari spendiamo anche diverse energie in più, però ne vale la pena. Alla fine basta rimanere concentrati.

C’era qualcuno che tenevate d’occhio più di altri?

Siamo concentrati su quel che dobbiamo fare noi. Gli avversari ce ne sono tanti e forti, quindi bisogna stare bene attenti sin dall’inizio. Sapete, quando Tadej sta bene non teme nessuno. Pertanto avevamo in testa di fare quello che avevamo in programma.

E qual era il programma?

Come detto cercare di tenerlo coperto. In riunione abbiamo parlato soprattutto dell’approccio alla parte finale. Volevamo cercare di rendere la gara più dura possibile. Più dura è, meglio è per lui. In particolare io e Hirschi dovevamo stargli vicino nell’ultimo giro. Così io (va detto che anche Ulissi sta molto bene, la sua faccia fresca a fine corsa ne è una prova, ndr)  ho fatto molto forte la penultima salita e Mark lo ha messo bene ad inizio muro. A quel punto toccava a lui… Ma tutto il giorno credo che abbiamo controllato la corsa alla grande. Tadej doveva aspettare il muro e così ha fatto. Abbiamo rischiato di essere un po’ lunghi. Avendo gli occhi addosso, un po’ tutti ci aspettavano non era facilissimo.

Ecco, occhi addosso. In settimana c’è stata qualche critica dopo l’Amstel sul fatto che è folle aiutare Pogacar mentre si è in fuga… C’è questa sensazione di essere costretti a prendere in mano la corsa? C’è la paura che tutti vi aspettino al varco?

Paura con lui proprio no! Semmai abbiamo ancora più motivazioni. Quando c’è Tadej in gara si lavora al meglio e senza paura. Anche perché è lui il primo che non si mette paura! E’ super tranquillo e questa sua tranquillità, credetemi, la trasmette anche a noi. Noi contiamo molto sul nostro lavoro, su quel che facciamo in settimana e non pensiamo agli altri.

Lo spettacolo del Muro d’Huy, dove i tifosi si fondono e confondono con i corridori
Lo spettacolo del Muro d’Huy, dove i tifosi si fondono e confondono con i corridori
In effetti c’era sempre qualche tuo compagno in testa al gruppo…

Questo perché stiamo bene. Chi non c’è è fuori per qualche caduta o intoppo vario, ma abbiamo dimostrato che quando stiamo bene tutti quanti, siamo tra le squadre più forti al mondo. 

Ma davvero questa Freccia Vallone (e in generale le classiche delle Ardenne) non erano in programma?

Questo non lo so. Ma so che sta andando forte e che voleva correre. E’ in una condizione incredibile e giustamente la vuole sfruttare. Poi si sa che quando Pogacar attacca il numero vuole vincere. La Freccia Vallone è una gara importante e voleva scrivere il suo nome nell’albo d’oro.

Con Pogacar, sul podio della Freccia Vallone numero 87, anche Skjelmose e Landa. A premiare Gilbert, a destra
Con Pogacar, sul podio della Freccia Vallone numero 87, anche Skjelmose e Landa
Come avete approcciato questa Freccia? Tra di voi ne avete parlato anche la sera prima oppure tutto si è risolto nella riunione del mattino?

Ci siamo concentrati soprattutto sul meeting della sera prima, ma poi cerchiamo sempre di sdrammatizzare, di staccare. Dobbiamo essere super concentrati per 5-6 ore e infatti anche oggi fino a pochi istanti prima del via scherzavamo e ridevamo.

Come si gestisce un Pogacar in corsa? Alla fine cosa dovete dirgli?

Lui si fida ciecamente dei compagni. Sa bene che ci sono atleti con più esperienza di lui. Atleti che hanno fatto certe corse anche dieci volte. Quel che dobbiamo fare noi è non perderlo d’occhio. Oggi per esempio a metà gara c’è stato un momento nel quale sembrava potessero esserci dei ventagli. A quel punto gli siamo stati ancora più vicini e lui ci ha seguito. Ormai corriamo insieme da diversi anni e a dire il vero non serve parlarci tanto.