EthicSport è il nuovo “energy partner” della Drone Hopper Androni Giocattoli. Da gennaio è il brand tutto italiano, specializzato nell’integrazione alimentare sportiva, a supportare il team di Gianni Savio. Lo farà continuativamente per le prossime due stagioni agonistiche.
EthicSport sarà energy sponsor del team Drone Hopper e fornirà tutto il materiale, qui in foto le borracce EthicSport sarà il nuovo energy sponsor del team Drone Hopper Androni
Contratto biennale
Da diversi anni, EthicSport, attraverso il proprio reparto di ricerca e sviluppo, punta con concretezza ed attenzione a soddisfare le esigenze nutrizionali di moltissimi atleti. L’obiettivo è quello di porre l’accento su una maggior consapevolezza verso le problematiche alimentari nella pratica sportiva. Elementi, questi ultimi, che sono risultati fondamentali nella scelta da parte del team Drone Hopper Androni Giocattoli…
Fra prodotti EthicSport c’è Hydro che fornisce aminoacidi ramificati Fra prodotti forniti c’è Hydro che fornisce aminoacidi ramificati
Efficacia, sicurezza, elevata digeribilità e l’ottimo sapore sono solo alcuni dei motivi che hanno indotto la stessa squadra italiana a scegliere EthicSport. L’azienda, che ricordiamo ha sede a Riccione, metterà a disposizione dei corridori tutta la propria esperienza. Alla base di tutto c’è il rigore che EthicSport applica al proprio ciclo produttivo. Il meccanismo dal quale tutto prende forma attraverso uno studio attento e delle letterature scientifiche, sempre nel rispetto dell’organismo degli atleti.
Qualità certificata
I prodotti di EthicSport sono realizzati utilizzando esclusivamente le migliori materie prime in circolazione per poter ottenere una resaottimale, in gara come in allenamento. A garanzia della grande attenzione e della sicurezza dei prodotti EthicSport va poi considerato che ciascun lotto di integratori viene testato da laboratori indipendenti di sanità pubblica per poi essere sottoposto a test microbiologici e antidoping che ne attestano la conformità rispetto a rigorosi requisiti igienico-sanitari.
Il team Drone Hopper Androni Giocattoli ha già a propria disposizione una vastissima gamma di prodotti per l’integrazione: pre, durante e post gara. Sono difatti più di una ventina le referenze scelte per questo inizio stagione! Barrette e gel, ma non solo, sono dunque pronti ad accompagnare e sostenere le performance della squadra: e i gusti tra cui scegliere sono davvero tantissimi!
SuperDextrin è brevettato, contiene ciclodestrine a catena ramificataSuperDextrin è brevettato, contiene ciclodestrine a catena ramificata
Il logo di EthicSport, partner tecnico ufficiale di Drone Hopper Androni Giocattoli per le stagioni 2022 e 2023 comparirà su tutti i mezzi ufficiali della squadra. Anche le borracce hanno la “griffe” così come le mitiche “musette” per la predisposizione dei rifornimenti in gara!
Gli occhiali forniti al team Drone Hopper si abbinano perfettamente con il casco Salice Vento. Qui Simone Ravanelli Gli occhiali forniti al team Drone Hopper e il casco Salice Vento
Insieme da sei anni
La partnership tra Salice Occhiali e la squadra diretta da Savio e Bellini, con Giovanni Ellena in ammiraglia, dura da ben cinque anni. Nel 2022 saranno pertanto sei gli anni di una collaborazione che si è dimostrata ricca di soddisfazioni per entrambe le parti. Per farci raccontare qualcosa in più su questa felice esperienza ci siamo rivolti a Paolo Tiraboschi, che ancora oggi, seppure in pensione, riveste il ruolo di ambassador Salice con gli atleti e i team sponsorizzati.
«Nella mia lunga esperienza lavorativa – spiega – ho avuto la fortuna di costruire una bella amicizia con Gianni Savio e Giovanni Ellena anche quando lavoravo per altri marchi e non avevamo rapporti diretti di lavoro. Nel 2015, ci siamo incontrati a Eurobike. Erano alla ricerca di un partner tecnico affidabile per la nuova stagione. Ne ho subito parlato con Anna Salice e da lì è iniziata la nostra collaborazione».
Occhiale Salice 023
Casco Vento nella versione Italia nera
Occhiale Salice 022
Occhiale Salice 023
Casco Vento nella versione Italia nera
Occhiale Salice 022
Fornitura completa
Per la nuova stagione gli atleti della Drone Hopper-Androni Giocattoli riceveranno a testa rispettivamente due caschi e 3 paia di occhiali. Per quel che riguarda il casco, uno sarà dedicato agli allenamenti a casa e uno alle gare. A questi due si aggiungerà un modello specifico per le cronometro. Ad atleti e staff sarà inoltre fornito un occhiale per il tempo libero. Si tratta del modello 3047, estremamente comodo e fashion. Durante la stagione sarà lo stesso Tiraboschi a curare di persona il riassortimento della fornitura tecnica in dotazione alla squadra.
Il feedback dell’atleta
Lavorare a stretto contatto con atleti professionisti è un’esperienza estremamente utile anche per i fornitori tecnici che possono ricevere dagli stessi atleti feedback utili per migliorare i propri prodotti. A raccontarci qualcosa in merito per quel che riguarda la Drone Hopper-Androni Giocattoli è lo stesso Paolo Tiraboschi.
«In tutti questi anni – spiega – ho avuto la fortuna di lavorare con alcuni atleti davvero preparati, attenti a quali prodotti fossero chiamati ad indossare in gara. Per citarne alcuni, mi vengono in mente Francesco Gavazzi, Marco Frapporti e Simon Pellaud. Fra gli ultimi meritano sicuramente una citazione i colombiani Jhonatan Restrepo e Daniel Munoz, disponibili e molto preparati. Da loro ho ricevuto indicazioni sulla vestibilità degli occhiali e sull’importanza di avere lenti perfette per ogni condizione meteo o di visibilità».
Chiudiamo la nostra chiaccherata con Paolo Tiraboschi chiedendogli come mai ancora oggi, seppure in pensione, continui a lavorare con Salice Occhiali.
«Con Anna Salice – sorride – ho costruito un bellissimo rapporto. Lavorare ancora per Salice, anzi per la signora Anna, è un modo per ringraziarla e restituirle tutto ciò che mi ha dato in tutti questi anni».
Tanti carboidrati liquidi in forme differenti, nella borraccia e in gel. L'integrazione cambia profondamente, permette di stare meglio e di spingere di più sull'acceleratore. Trattiamo l'argomento con Umberto Marengo, atleta Drone Hopper-Androni.
A volte le cose succedono quando meno te lo aspetti e da un anno che più brutto non poteva essere salta fuori l’occasione da cogliere al volo. Per questo Matteo Malucelli è passato in un lampo dallo sconforto all’incredulità e ora ha addosso la carica dei tempi migliori. Intorno la notte di Calpe rende ancor più scintillanti le insegne natalizie.
Sfida raccolta
Nel grande hotel c’è un andirivieni di corridori con tute del Team Dsm e della Gazprom Rusvelo. Il romagnolo veste ancora quella dell’Androni con cui ha corso nel 2021. Venendo qui dopo l’allenamento con la squadra di Savio di cui vi abbiamo raccontato in apertura di giornata, abbiamo scambiato due battute con Alessandro Spezialetti, uno dei tecnici del team piemontese.
«Malucelli era un mio corridore – ha sorriso – quando ci parlate, ditegli che l’anno prossimo con Grosu lo facciamo a fettine…».
Matteo ascolta e sorride a sua volta, i due erano e sono in ottimi rapporti: «Gli piacerebbe – risponde – ma non ci conterei».
La sfida è raccolta. Quando il ciclismo è anche provocazione e goliardia, per gli appassionati saltano fuori motivi di interesse da ogni angolo.
Matteo Malucelli ha vinto a gennaio la prima tappa della Vuelta al TachiraMatteo Malucelli ha vinto a gennaio la prima tappa della Vuelta al Tachira
Doppio Covid
Il passaggio di Malucelli alla Gazprom arriva dopo un periodo davvero buio. Il racconto fluisce che è quasi l’ora di cena.
«E’ stato un cambiamento improvviso – racconta – dopo aver fatto per due volte il Covid. La prima a ottobre 2020, mi fermai e lo lasciai passare. La seconda a febbraio 2021 ed ebbi fretta. Appena tornato negativo, sono andato in ritiro, poi alla Tirreno e poi… mi sono piombati addosso due mesi di fatica. Aver ripreso subito è stato un errore e il Covid mi ha presentato il conto. Non riuscivo a recuperare, la mattina mi svegliavo più stanco della sera prima. Non riuscivo a capire che cosa avessi e quanto sarebbe durato. Richeze, che l’aveva avuto due volte, mi spiegava che sarebbe stato durissimo uscirne.
«Ho cominciato a rivedere la luce a maggio con un paio di piazzamenti fra Ungheria e Francia e a quel punto il mio procuratore, Moreno Nicoletti, mi ha parlato dell’interessamento di Gazprom. A giugno ho deciso di cambiare. Lo abbiamo detto a Savio che, da persona rispettabile quale è sempre stato, mi ha detto di andare, come era già successo quando passai alla Caja Rural. E in pratica nell’anno più balordo, ho trovato la nuova squadra a giugno».
Nel 2019 e 2020 ha corso in Spagna alla Caja RuralNel 2019 e 2020 ha corso in Spagna alla Caja Rural
Signor ingegnere
Piace pensare che alla finela vita restituisca quel che pretende e così per Matteo si è aperta una nuova porta nel segno di un’identità finalmente precisa.
«Ho parlato con Sedun (team manager della Gazprom, ndr) – racconta – e mi ha detto che la prima preoccupazione doveva essere guarire per bene. E così ora sono al punto di aver capito cosa devo fare da grande. Sono stato velocista puro. Poi mi sono messo in testa di tenere in salita e alla fine non ero più niente. Qui mi hanno chiesto di fare le volate e a 28 anni ho finalmente capito di cosa ho bisogno. Non ci si conosce mai abbastanza, ma l’aspetto della tranquillità è il più importante. So come fare per andare forte, so che facendo certe corse la condizione migliora. Non sono più al punto dei primi anni in cui restare senza squadra poteva sembrare un incubo. Mi impegno al massimo, ma se mi diranno o sentirò che questo non è più il mio posto, ho studiato Ingegneria Meccanica e so che fuori un posto per me da qualche parte c’è. Questo mi dà serenità e mi permetterà di lavorare nel modo giusto».
In maglia Androni, Malucelli ha centrato 11 vittorie. Qui all’Aragona nel 2018In maglia Androni, Malucelli ha centrato 11 vittorie. Qui all’Aragona nel 2018
La legge della giungla
Si potrebbe chiamare atteggiamento consapevole, la capacità di dare alle cose il giusto peso e mettere ordine fra le priorità. E adesso la sua è lavorare, andare forte, vincere.
«Tornare velocista puro – dice – significa aver lavorato tanto in palestra a novembre, per riprendere la massa che avevo perso negli ultimi tempi. Essere velocista potrebbe sembrare facile, nel senso che devi arrivare in fondo e fare la volata: esiste solo quel modo per vincere. Ma allo stesso tempo è una grande responsabilità, perché dai miei risultati dipendono il bilancio e la tranquillità della squadra. Per questo sarà importante sbloccarsi subito, come l’attaccante che fa subito goal e poi non si ferma più. La testa fa tanto. Penso a Viviani nel 2021. Sei abituato a vincere, ogni corsa che non va ti toglie un pezzetto di sicurezza e al contempo fa aumentare quella degli altri che capiscono di poterti battere e magari pensano di poterti rispettare di meno. La volata è come nella giungla, vince chi sopravvive».
Il suo procuratore è Moreno Nicoletti: ha avvisato lui Savio dell’offerta GazpromIl suo procuratore è Moreno Nicoletti: ha avvisato lui Savio dell’offerta Gazprom
Un treno da costruire
Le idee chiare. E intanto, mentre ci salutiamo, racconta della serenità nella nuova squadra e della sorpresa nell’aver incontrato staff e compagni davvero alla mano e divertenti. Non aveva mai lavorato in un team russo, ma le esitazioni iniziali sono state spazzate via. Intanto ha parlato con Canola, il capitano in campo della squadra, e hanno individuato insieme un paio di compagni che potrebbero aiutarlo nelle volate. Il cantiere è aperto.
«Se vinci – sorride – la squadra si impegna di più e iniziano a crederci. Ecco perché voglio partire subito forte e arrivare ai finali senza ansia e con la carica giusta».
Per il decollo nel 2022 della nuova Drone Hopper manca poco. Serve l’ok dalla torre di controllo dell’Uci per il rilascio definitivo della licenza, dopo di che la flotta del “comandante” Gianni Savio sarà pronta a volare nella nuova stagione.
«Si tratta di questioni burocratiche-amministrative – ci spiega al telefono il general manager piemontese col suo solito modo preciso di esporre la situazione – che regolarizzeremo in questi giorni. E’ un proforma dato che il nostro nuovo title sponsor è una start-up e quindi partendo adesso non ha bilanci precedenti da mostrare agli organi competenti dell’Unione Ciclistica Internazionale. Lo avevamo già segnalato quando avevamo firmato il contratto pluriennale, ma abbiamo prodotto l’ulteriore documentazione necessaria. Servirà un po’ più di tempo ma siamo fiduciosi».
L’azienda spagnola (con sede a Leganes, città dell’area metropolitana di Madrid) si è legata con la società di Savio fino al 2025. La squadra si chiamerà Drone Hopper-Androni Giocattoli, con Sidermec che resterà come terzo marchio.
La squadra 2022 si chiamerà Drone Hopper, dal nome di una start-up spagnolaLa squadra 2022 si chiamerà Drone Hopper, dal nome di una start-up spagnola
Gianni, timore che non arrivino buone notizie?
No, siamo tranquilli. Abbiamo in mano un contratto di quattro stagioni con questa società che per il 2022 ha commesse lavorative già fissate per 80 milioni di euro. Hanno costruito uno stabilimento da zero nell’hinterland di Madrid presso cui siamo stati in estate per definire l’accordo. Considerate che la loro vera attività inizia con noi. E la sensazione mia è che faremo molto bene.
L’ambizione è sempre quella di arrivare al WorldTour o nel frattempo è cambiato qualcosa nell’accordo con loro?
No, restano i programmi iniziali. Ovvero un investimento adeguato per un team professional come il nostro per le prime due stagioni. Poi nel 2024 e 2025 potrebbe esserci la possibilità di aumentare il budget fino ad arrivare alla categoria più alta, anche in base ai risultati. Il loro progetto è quello del WorldTour ma, contrariamente ad uno sponsor che “vola”, io resto con i piedi per terra, come sempre. Lo dico per esperienza, soprattutto dopo il caso col Governo del Venezuela. Il ciclismo ora come ora è in continua evoluzione, inutile sbilanciarsi troppo.
Luca Chirico (assieme a Viel) è stato investito alla vigilia della Veneto ClassicLuca Chirico (assieme a Viel) è stato investito alla vigilia della Veneto Classic
Con l’ingresso di questo nuovo sponsor spagnolo avete nuovi obiettivi? Ad esempio, dopo un primo di assestamento, potreste avere la wild card per fare la Vuelta nel 2023?
Sostanzialmente non cambia nulla per noi. Saremo coerenti con la nostra solita filosofia, cercando di mettere in mostra i nostri migliori talenti. Oltre che andare a caccia di vittorie. Innanzitutto speriamo di essere invitati al prossimo Giro d’Italia. Poi non credo che verremo mai invitati alla Vuelta fra due anni, anche perché attualmente non abbiamo una squadra che possa supportare l’impegno che richiedono due grandi Giri in una annata.
A proposito di Giro, siete arrivati secondi nella Ciclismo Cup dietro la UAE Team Emirates e davanti alla Trek-Segafredo, due team WorldTour. E’ un buon segnale per ricevere la wild card.
Sì, ma non basta. Se fosse rimasto il vecchio regolamento avremmo avuto la partecipazione alla prossima corsa rosa di diritto. Da cinque anni a questa parte siamo sempre stati la prima professional in questa challenge. Siamo fiduciosi comunque di disputare il Giro 2022.
“Natalino” Tesfatsion, un primo anno con ottimi segnali. Qui alla Adriatica Ionica Race“Natalino” Tesfatsion, un primo anno con ottimi segnali. Qui alla Adriatica Ionica Race
E’ stata una buona stagione quella appena conclusa. Dodici vittorie e tanti ragazzi che si sono fatti conoscere meglio.
Sono molto soddisfatto del 2021. E tenete conto che stavamo finendo l’annata con otto corridori indisponibili, che poi sono diventati dieci con gli incidenti di Chirico e Ravanelli, investiti in allenamento da un automobilista prima della Veneto Classic. Per fortuna stanno bene. Rinnovo quindi i complimenti a tutta la squadra per i risultati ottenuti. E ringrazio anche tutti i nostri sponsor.
Ad oggi, ufficialmente, il roster per l’anno prossimo conta solo dodici corridori, compresi i nuovi arrivi di Grosu, Marengo e del neoprof Gabriele Benedetti (campione italiano U23, ndr). Manca qualcuno, giusto?
Assolutamente sì. Saremo una ventina. Arriveranno due giovani colombiani interessanti che annunceremo a breve. Abbiamo rinnovato Bais, Ravanelli, Sepulveda, Munoz, Bisolti e Chirico, che probabilmente non sono nella lista che avete in mano voi. Gli altri confermati sono Ponomar, Umba, Marchiori, Cepeda, Restrepo, Vigo, Tagliani e Tesfatsion. Abbiamo invece rescisso da poco il contratto con Jerman. Potremmo aggiungere ancora un paio di tessere nel nostro mosaico.
Umba (di spalle) ringrazia Ravanelli dopo la vittoria a la Planche des Belles Filles
Mattia Bais interpete di due stagioni (2020-2021) facendo esperienza
Ponomar è uno dei giovani su cui rifondare la squadra dopo un bel Giro
Il trionfo di Cepeda sul Galibier, ad oltre 2.600 metri di quota
Umba (di spalle) ringrazia Ravanelli dopo la vittoria a la Planche des Belles Filles
Mattia Bais interpete di due stagioni (2020-2021) facendo esperienza
Ponomar è uno dei giovani su cui rifondare la squadra dopo un bel Giro
Il trionfo di Cepeda sul Galibier, ad oltre 2.600 metri di quota
Chi saranno i protagonisti del vostro 2022?
Beh, spero tutti naturalmente. Ci sono tanti nostri ragazzi che potranno fare bene, anzi meglio. Se proprio devo fare due nomi faccio quelli di Andrii Ponomar e Santiago Umba. Entrambi, ricordiamolo, sono del 2002 e sono stati sfortunati al Tour de l’Avenir, dove sono caduti. Quest’anno il primo ha terminato il Giro d’Italia a metà della generale, sapendosi ben gestire. Il secondo invece, che ha vinto due gare in Francia, di cui una in cima a La Planche des Belles Filles (al Tour de Alsace, ndr), si metterà alla prova, se dovessimo farlo, nella corsa rosa. Tutti e due fanno un ulteriore salto di qualità.
Gianni, quando inizierà quindi la nuova era della Drone Hopper-Androni Giocattoli?
A novembre faremo il raduno in Italia, stiamo decidendo fra tre località. Avremo una nuova maglia, disegnata sempre da Rosti. Salice ci fornirà sempre casco e occhiali. Invece cambieremo le bici. Dopo cinque anni assieme a Bottecchia, abbiamo deciso di comune accordo di non proseguire. restando comunque in ottimi rapporti
È il detentore e quello che ha vinto più volte il Memorial Marco Pantani, ma sabato 18 settembre – giorno della gara intitolata all’indimenticato Pirata, giunta alla 18esima edizione – Fabio Felline non sarà al via.
Il 31enne torinese dell’Astana-Premier Tech è impegnato al Tour de Slovaquie (fino al 19) e in questo finale di stagione ha dovuto fare delle scelte di calendario per ritrovare il giusto colpo di pedale. A scapito anche delle gare italiane, compresa quella romagnola (199 km da Castrocaro Terme a Cesenatico) che ha vinto nel 2012 e l’anno scorso.
Fabio, iniziamo dal Memorial Pantani. Puoi descrivercelo?
Il percorso è quello classico col circuito comprendente la salita di Montevecchio (5 km, 369 metri di dislivello, pendenza media del 7 per cento e massima del 15, ndr) come punto decisivo per fare un po’ di selezione. Poi ci sono una serie di mangia e bevi e ancora lo strappo di Longiano (al 6 per cento, ndr) che tuttavia non credo possa fare ulteriori grosse differenze anche perché mancano circa 40 chilometri al traguardo. Il finale prevede un circuito cittadino di 5 chilometri da ripetere 4 volte.
Il primo successo di Felline al memorial Pantani, all’estrema sinistra la sua volata vincente, era il 2012Il primo successo di Felline al memorial Pantani, all’estrema sinistra la sua volata vincente, era il 2012
Tracciato adatto a ruote veloci che tengono bene in salita proprio come te. Una tua previsione?
Innanzitutto bisogna dire che sarà importante non consumare troppe energie nella fase centrale. I passisti veloci dovranno fare attenzione ad eventuali forcing di chi è più scalatore di loro. Detto questo, solitamente è sempre arrivato un gruppo ristretto e uomini come Colbrelli e Trentin, per dirne due che hanno certe caratteristiche e che arrivano dagli Europei con una grande gamba, possono vincere.
Ti spiace non poter correre il Pantani?
Sì anche se forse non sarei stato competitivo come avrei voluto. Personalmente tornare alle gare che ho già vinto penso sia un’arma a doppio taglio perché ti aspetti sempre qualcosa in più. Con la squadra ho dovuto decidere e abbiamo preferito andare in Slovacchia per fare quel volume che una gara a tappe sa darti.
Otto anni dopo Fabio Felline torna a primeggiare al memorial Pantani, unico a realizzare la doppiettaOtto anni dopo Fabio Felline torna a primeggiare al memorial Pantani, unico a realizzare la doppietta
Dopo un buona prima parte di stagione (quarto posto nella tappa pazza di Castelfidardo alla Tirreno e stesso risultato nella prima al Tour of the Alps) come sei arrivato a dover rivedere il tuo calendario?
Fino al Giro d’Italia avevamo un programma ben definito e con l’arrivo del figlio avevo chiesto alla squadra una breve periodo meno intenso. Però, senza fare alcuna polemica, tra gare saltate ed una programmazione non ottimale, sono tornato in corsa solo ad agosto all’Arctic Race in Norvegia. Ero nella lista per fare la Vuelta ma il team ha fatto altre scelte. A quel punto sono andato a Plouay e mi sono ammalato e non sono nemmeno riuscito a fare il Benelux Tour. Infine ho fatto dieci giorni in altura per presentarmi al meglio per il finale.
Tu sei in scadenza con l’Astana, com’è tua situazione contrattuale? Resti o cambi aria?
Sono in attesa di sapere le ultime novità ma so che ero uno degli uomini che volevano riconfermare. Anzi in questo senso avevamo già fatto un pre-accordo però devo ancora mettere nero su bianco.
Felline con Gianni Savio: la sua esperienza all’Androni si è rivelata una scuola fondamentaleFelline con Gianni Savio: la sua esperienza all’Androni si è rivelata una scuola fondamentale
Allora queste ultime gare stagionali sono un ulteriore stimolo per mettersi in mostra e far sciogliere eventuali dubbi sulla riconferma.
Assolutamente sì. Nel calendario italiano ci sono ancora tante corse benché alcune realisticamente non siano troppo adatte alle mie caratteristiche. Però l’importante è andare forte e dimostrarlo.
La nascita del figlio ti ha cambiato la vita?
Se intendi in bici, ovvero prendere dei rischi, no. Non ho avuto dei blocchi. Già da qualche tempo ero più mentalizzato nel non dover per forza osare più del dovuto in volata o in discesa, ad esempio. Devo dire però che ha accresciuto il senso di responsabilità mio e della mia compagna.
Fabio sei diventato prof molto giovane, con una sola stagione negli under 23. Nel 2010 a vent’anni sei stato buttato nella mischia al Tour de France. Cosa pensi di questa tendenza che vuole molti giovani a passare presto?
Ripensandoci, il mio problema fu quello di passare giovane in un ambiente con la mentalità vecchia per certe cose. Correre quel Tour fu una grande esperienza perché imparai tante cose dai senatori del gruppo. Disputai solo otto tappe poi mi promisero di correre il Giro l’anno dopo che partiva proprio da Torino. Non lo corsi e ci rimasi male. Mi sentivo come in un frullatore. Solo dagli anni con Savio (corse con la Androni nel biennio 2012-13, ndr) in poi sono cresciuto veramente e in Trek (nelle successive sei stagioni, ndr) ho fatto un ulteriore salto di qualità. Questo per dire che ci vuole tempo per diventare un vero professionista.
Oggi Felline è considerato fra i più esperti del gruppo e ai giovani non le manda a dire…Oggi Felline è considerato fra i più esperti del gruppo e ai giovani non le manda a dire…
L’aspetto psicologico è fondamentale…
Sì, adesso c’è molto più stress sui giovani. Ho sempre detto che se un ragazzo ha i numeri tra i professionisti prima o poi si vedranno ma dipende a che prezzo. Se ti chiedono risultati subito e non li fai, rischi di essere considerato non all’altezza, viceversa se li fai rischi che te ne chiedano sempre di più e di arrivare a 26 anni già spremuto psicofisicamente. Io dico che ci vuole pazienza con i giovani ma vorrei consigliare una cosa.
Quale?
Mi piacerebbe che nelle categorie giovanili insegnassero il rispetto verso chi è più vecchio ed esperto. Quando sono passato io c’erano ancora grandi corridori come Cancellara o Armstrong e non mi sarei mai permesso di buttarmi in una curva in mezzo a loro con spavalderia. Oggi stare in gruppo è difficile. Ti ritrovi molti neopro o giovani che non guardano queste cose e risultano piuttosto irriverenti senza trarne vantaggio o senza avere certi numeri per esserlo. In gruppo ci sono ancora gregari che sono professionisti da tantissimi anni, che magari non hanno mai vinto o fatto piazzamenti e non posso vedere che certi giovani manchino di rispetto a loro. Forse in questo senso manca un vero leader come in passato.
Quando un paio di settimane fa arrivò la notizia dell’accordo fra Gianni Savio e una start up spagnola produttrice di droni, dal nome Drone Hopper, nel pieno del Tour e della preparazione per le Olimpiadi, facemmo un nodo al fazzoletto proponendoci di approfondirla in seguito. Così oggi, alla vigilia delle crono di Tokyo e dopo aver applaudito la vittoria del piccolo Santiago Umba alla Planche des Belles Filles al Tour Alsace (gara francese di classe 2), siamo con il manager piemontese per farci raccontare meglio. E anche per mettere sul tavolo alcune delle perplessità che l’annuncio aveva suscitato.
Ponomar è uno dei giovani su cui rifondare la squadra dopo un bel GiroPonomar è uno dei giovani su cui rifondare la squadra dopo un bel Giro
Si è parlato di un accordo fino al 2025 e mire di WorldTour…
E ci si è chiesti: come può una start up investire e avere un programma milionario? Domanda legittima. La verità è che si è firmato un accordo quadriennale, con l’interesse reciproco di fare un salto di qualità. Valuteremo durante il tempo, ma con tutte le cautele del caso, l’approdo finale è il WorldTour. Al momento però il contratto prevede che la squadra sia professional. Non posso parlare di cifre, ma si tratta di un impegno sostenibile viste le commesse che l’azienda ha per tutto il 2022.
Producono droni, corretto?
L’amministratore delegato, Pablo Lopez, è un ingegnere aeronautico che proviene dall’aeronautica spagnola. E’ un grande appassionato di ciclismo, ma soprattutto l’azienda detiene il brevetto di un drone che parrebbe essere rivoluzionario. Un amico spagnolo gli ha parlato di me. Siamo andati prima noi da lui, poi quando si è trattato di firmare il contratto, ha ricambiato lui la visita.
Umba, a sinistra, è grande amico dei fratelli Quintana, venendo dallo stesso paese in ColombiaUmba, a sinistra, è grande amico di Quintana, venendo dallo stesso paese in Colombia
Quindi forse in fase di annuncio si è alzato un po’ il tono?
Noi avevamo bisogno di un primo nome di peso, senza fare proclami. Il progetto si baserà ancora sui giovani e potrebbe farne ancora parte Androni Giocattoli, magari come secondo nome. Non è un mistero che l’anno scorso ci siamo allontanati, anche per la situazione Covid che li aveva costretti a interrompere la produzione. Poi ci siamo riavvicinati, dopo 12 anni di reciproche soddisfazioni.
Un progetto basato sui giovani, quindi?
A breve si annuncerà un bel nome, sto zitto per scaramanzia. Non abbiamo ricevuto richieste particolari per prendere corridori spagnoli. Drone Hopper ha interessi commerciali in tutta Europa, Italia compresa, e in Sud America. Per cui avremo senz’altro corridori spagnoli, ma anche di altre nazioni. Di certo terremo tutti i nostri giovani.
“Natalino” Tesfatsion, un primo anno con ottimi segnali. Qui alla Adriatica Ionica Race“Natalino” Tesfatsion, un primo anno con ottimi segnali. Qui alla Adriatica Ionica Race
Fosse successo tutto tre anni fa, avreste tenuto Bernal?
Diciamo che non cederemo i nostri giovani come quando non avevamo la caratura per tenerli, ma un Egan lo lascerei andare ugualmente. Era e sarebbe ancora giusto che andasse. Se fosse rimasto, avrebbe potuto fare un bel Giro, ma non vincerlo perché non avrebbe avuto una squadra all’altezza. Invece è andato a Sky, in quel primo Tour del 2018 ha tirato forte in salita acquisendo credibilità in squadra e davanti ai compagni. E questo gli è tornato utile nel 2019, quando il Tour lo ha vinto lui e ha avuto bisogno di loro. Avrebbe perso un anno. Gli altri però restano qua.
Di quali corridori parliamo?
Di Santiago Umba, per cominciare, che ha 18 anni e sta crescendo gradualmente. Di Andrii Ponomar, che ha un fisico diverso e più possente. Ma terremo anche “Natalino” Tesfatsion e il piccolo Cepeda. Sono venuti al Giro, ma sono stati sfortunati dopo un bel Tour of the Alps. Le giornate di freddo che abbiamo trovato li hanno congelati.
E’ stato giusto nel suo interesse lasciar andare Bernal: «Avrebbe perso un anno»E’ stato giusto nel suo interesse lasciar andare Bernal: «Avrebbe perso un anno»
Cosa farà Pellaud?
Pellaud ha il contratto che scade ed è vicino a una squadra WorldTour.Non si può dire fino al primo agosto, per cui ve lo dico a patto che non lo scriviate (ce lo ha detto, bisognerà aspettare, ndr). Con lui c’è un ottimo rapporto, sono stati due anni molto buoni per entrambi.
Bici ancora Bottecchia?
Qui si tocca un tasto dolente, per noi come per molte squadre. Manca il materiale, per cui l’accordo con Bottecchia c’è pure, ma non abbiamo depositato nulla, in attesa che si capisca se c’è la possibilità di fare l’accordo. Avevamo ricevuto richieste da altri, ma anche loro alla fine si sono defilati per lo stesso motivo.
Il fondatore e Ceo di Drone Hopper è Pablo Flores, a destra. Con lui il braccio destro Juan Carlos MarinIl fondatore e Ceo di Drone Hopper è Pablo Flores
Abbiamo visto la foto di una maglia.
Ma era un bozzetto provvisorio, non c’è ancora niente. Si farà una presentazione durante la Vuelta e allora ci sarà qualcosa di più pronto. Il prossimo step sarà annunciare il nuovo acquisto. Un passo per volta. Di questi tempi è già tanto avere qualcosa da annunciare.
Figlio del Giro d’Italia. Non c’è vittoria che tenga per Fabio Felline: «L’evento più importante della mia vita è la nascita di Edoardo». E come dare torto al trentunenne torinese dell’Astana-Premier Tech che venerdì pomeriggio, dopo aver sfidato le pendenze terribili dell’Alpe di Mera, si è fiondato giù in picchiata e, dopo aver avuto l’autorizzazione della squadra, si è recato in macchina all’ospedale dove l’aspettava la sua compagna Nicoletta Savio e il nascituro voglioso di uscire prima che terminasse la 104ª edizione della Corsa Rosa.
Felline ha corso con l’Androni nel 2012 e 2013, qui dopo la vittoria di Gatteo alla Coppi e Bartali 2013Felline ha corso con l’Androni nel 2012 e 2013, qui dopo la vittoria di Gatteo alla Coppi e Bartali 2013
Di buon mattino
Alle 5,17 di ieri mattina, ecco il nuovo arrivato. Fiocco azzurro, ma le sfumature rosa del Giro ci sono tutte.
«E’ stato un qualcosa di stupendo, davvero bellissimo – racconta ancora molto emozionato Fabio – Edoardo ha anticipato di qualche giorno la data prevista, già giovedì notte Nicoletta era stata ricoverata per delle contrazioni, ma tutto era sotto controllo. Poi, dopo la tappa dell’Alpe di Mera, mi ha confermato che era questione di ore e così dopo l’arrivo sono partito in direzione Torino. Sono stato lì dalle 3,30 di notte e ho assistito al parto, è stato speciale».
Insomma dopo aver scortato Aleksandr Vlasov per tre settimane era arrivato il momento di tagliare un altro traguardo, senza dubbio il più emozionante che un uomo possa raggiungere.
Dopo l’Alpe di Mera, è rientrato a casa e all’alba di ieri ha visto nascere suo figlio EdoardoDopo l’Alpe di Mera, è rientrato a casa e all’alba di ieri ha visto nascere suo figlio Edoardo
Un Giro strano
A marzo, dopo la grande prova alla Tirreno-Adriatico, Fabio ci aveva svelato della paternità imminente e che il primogenito sarebbe nato nel periodo immediatamente successivo al Giro d’Italia. Come il papà sfreccia in bici, anche Edoardo, evidentemente, andava di fretta.
«Se fosse nato un giorno dopo, avrei completato il mio compito per la squadra al 100 per cento nell’ultima tappa di montagna, ma credo comunque di aver fatto tutto il possibile. In generale – aggiunge Fabio – sono contento del lavoro svolto, anche se mi è mancato non avere ambizioni personali per inseguire il risultato di squadra come concordato. In fin dei conti poi, non siamo arrivati così lontani dal podio che era il nostro obiettivo ed era alla portata. Peccato aver avuto un po’ di sfortuna, come la mantellina che blocca la ruota nella tappa di Cortina o altre vicissitudini».
Da ieri le priorità sono aggiornate: «Adesso mi concentro sulla cosa più importante che è mio figlio, poi penserò alle prossime gare che, se tutto procederà per il meglio, saranno il Giro di Slovenia e poi il campionato italiano».
Nicoletta (a sinistra) e Fabio in un’immagine del 2018: i due sono molto discreti (immagine da Facebook)Nicoletta (a sinistra) e Fabio in un’immagine del 2018: i due sono molto discreti (immagine da Facebook)
Nonno Gianni
C’è un’altra persona “in Giro” che non vede l’ora di conoscere e tenere in braccio Edoardo. E’ nonno Gianni Savio, team manager dell’Androni Giocattoli-Sidermec, che attende l’ultima fatica odierna prima di scoprire il suo nuovo ruolo familiare: «Fabio mi ha mandato subito foto e video già di primissima mattina, è stato molto emozionante diventare nonno mentre il Giro d’Italia era nel mio Piemonte. Per la nostra squadra l’obiettivo era di salire sul podio finale di Milano in una delle speciali classifiche e l’abbiamo centrato, perché oggi Simon Pellaud verrà premiato per il primo posto nella graduatoria relativa al numero di chilometri in fuga: 783. Un capitano non può abbandonare la nave, per cui dovevo seguire i miei ragazzi dall’ammiraglia e andrò a conoscere Edoardo soltanto stasera dopo la cronometro finale».
Tra nonno e papà, il futuro di Edoardo su due ruote sembra già delineato, ma Gianni con un sorriso aggiunge: «Lasciamo che vada dove lo porterà il cuore, altrimenti si rischia l’effetto contrario».
Quando venne fuori che la Androni Giocattoli-Sidermec non era stata invitata al Giro d’Italia e Giovanni Ellena fornì il suo commento, Gianni Savio insorse perché avrebbe preteso dal suo direttore sportivo dichiarazioni più dure e si mise a parlare di «infamia sportiva». Ellena non avrebbe mai usato simili parole e forse aveva capito che se anche lo avesse fatto (contro una scelta purtroppo legittima) non avrebbe cambiato il corso degli eventi. Giovanni pensò a gestire i suoi ragazzi e non fu facile. I corridori si erano guardati in faccia e si erano resi conto di quel che era accaduto, non era compito loro e tantomeno del direttore sportivo scagliarsi contro gli organizzatori del Giro d’Italia. Sarebbe stato persino più facile usare parole di fuoco che mettere la faccia e spiegare ai corridori in che modo sarebbero ripartiti.
Giovanni Ellena, piemontese, è nato nel 1966. In apertura Cepeda, miglior giovane al Tour of the AlpsEllena, piemontese, è nato nel 1966. In apertura Cepeda, miglior giovane al Tour of the Alps
«Non ci sono stati conflitti interni – racconta – ma ho avuto un conflitto con me stesso. Lo abbiamo saputo come una sorpresa il 10 febbraio alla vigilia del ritiro. Quindi mi sono trovato ad Alassio, dove eravamo in ritiro, a dovermi confrontare con 35 persone. Non c’era Gianni (Savio, ndr) perché è arrivato dopo, quindi ero io il riferimento per tutti su questa valanga che ci aveva investito. Uscivamo da Caporetto, bisognava organizzare la truppa e ripartire. In quel momento ricordo di aver pensato: “Io credo di lavorare bene, nei miei limiti. Credo anche di comportarmi bene. Le decisioni che sono state prese magari non erano giuste, però erano legali. Se non ci hanno preso, forse sbaglio qualcosa nel mio lavoro. Non puoi trasmettere una grossa energia in quei momenti lì. Però dopo due giorni Caporetto l’avevamo dimenticata e avevamo iniziato a organizzarci sull’altra sponda del Piave».
Poco fumo
Giovanni è della classe 1966 ed è stato corridore. La sensazione, parlandoci, è che ogni cosa abbia dovuto guadagnarsela e abbia perciò costruito la sua storia senza troppo fumo intorno. Ogni sua parola è improntata alla concretezza. Ed è una persona troppo garbata per lasciarsi andare a dichiarazioni che farebbero a cazzotti col suo modo di essere.
Sepulveda, terzo in Turchia, sarà leader al Giro d’ItaliaSepulveda, terzo in Turchia, sarà leader al Giro d’Italia
«Abbiamo saputo che avrebbero riaperto le porte del Giro – dice – come quando le chiusero. Esattamente quando lo hanno saputo tutti. Nessuna anticipazione. C’era stata qualche supposizione, qualche ragionamento. La terza wild card era diretta a una squadra italiana, se dovevano inserirne un’altra, toccava a noi. Ma potevano anche decidere di rimanere a 22 e ci sarebbe stato poco da protestare. Quando è venuto fuori il problema della Vini Zabù, ho pensato che per noi ci fosse una possibilità. Non tanto quando è uscita la notizia di De Bonis, ma quando sono venute fuori le altre. Ho pensato che le cose non sarebbero state così facili per loro.
«Non voglio fare il giudice perché non lo sono, ma la situazione non era chiara e facile da gestire. E ho pensato: “E’ difficile che facciano il Giro. Poi se metteranno un’altra squadra, sarà Rcs a decidere”. Senza il Giro? Sarei andato a fare tutte le corse all’estero. Non mi piango addosso. Il Giro d’Italia è una corsa che amo. Ma il mio lavoro è seguire le corse e i ragazzi. Per cui se non fossi stato sul fronte occidentale, sarei andato sul fronte orientale».
Cambio di piani
Che cosa significa doversi reinventare un Giro è motivo di curiosità, anche se magari i materiali sono quelli a prescindere e semmai ci sarà stato da riprogrammare gli uomini.
Simone Ravanelli è uno degli italiani sicuri del GiroSimone Ravanelli è uno degli italiani sicuri del Giro
«Vi dico la verità – prosegue – come squadra siamo sempre stati strutturati per fare il Giro. Da ottobre si ragionava in quel senso. Si è trattato solo di cambiare obiettivi. A maggio abbiamo sempre fatto doppia attività, questa volta abbiamo semplicemente dovuto dire di no all’organizzatore del Tro-Bro-Leon. Anche se semplice non è stato affatto. Lui ha capito, perché in passato siamo andati là a vincere con Vendrame. Non sarebbe stato rispettoso presentarsi con corridori non all’altezza.
«Al Giro punteremo sui giovani, ormai è la nostra dimensione. Santiago Umba è veramente un ragazzino. Non è detto che lo porteremo, sarebbe un azzardo, ma di certo avremo una squadra giovane. Tesfatsion per me è dentro al 100 per cento. Cepeda è un altro sicuro. Sepulveda non è giovanissimo, ma ci sarà. Ravanelli è sicuro, stiamo valutando Chirico. Purtroppo Mattia Bais non ci sarà per problemi di salute, non è al 100 per cento. E poi valutiamo un altro giovane che potrebbe essere inserito, come Venchiarutti, che sta bene. Ha corso un buon Turchia, poi è andato in Serbia. Vediamo come si comporta, però è uno dei papabili.
Il gruppo c’è
E così, terminato il Tour of the Alps, gli uomini dell’Androni Giocattoli torneranno a casa per fare le valigie. I meccanici faranno l’inventario del magazzino, i massaggiatori riforniranno le loro borse. Ma resta strano conoscere il proprio calendario con questi tempi così stretti.
Con Ivan Sosa e Vendrame, Giovanni Ellena è un riferimento anche per i suoi ex corridoriCon Ivan Sosa, Giovanni Ellena è un riferimento anche per i suoi ex corridori
«Tocchiamo un punto dolente – dice Ellena – e non è solo per il Giro d’Italia, ma per tutte le corse. Non è possibile che siamo nel 2021 e facendo il paragone con il calcio, non sai ancora dove giocherai domenica prossima e in quale campionato. Questa è una cosa di cui si sta discutendo da anni. Dal punto di vista dell’impostazione del calendario però, è andata bene così. Abbiamo inserito il Turchia e partecipato al Tour of the Alps, due corse che ben si prestavano per costruire il Giro d’Italia. Per cui abbiamo fatto lo stesso avvicinamento che avremmo fatto a cose normali.
«Quando lo abbiamo saputo, i gruppi Whatsapp sono esplosi, quello del personale e quello degli atleti. Io mi immedesimo nei ragazzi. Certi sapevano che difficilmente sarebbe stato il loro Giro, per caratteristiche, perché in squadra sono appena arrivati o perché non sono andati abbastanza bene, eppure erano tutti felici. Il gruppo c’è. Il Giro è importante per un discorso di visibilità, ma fa parte della storia italiana. E il fatto di farne parte è davvero un bel pensiero».
Quando a capo della squadra, in questo caso la Androni Giocattoli-Sidermec, c’è un signore di nome Gianni Savio, sai già che squadra è: un team di pirati pronto a scorrazzare per le strade di tutto il mondo per mettere in difficoltà i più grandi. Se vuoi far parte del suo team devi essere pronto a tutto, andare sempre all’attacco come un vero Don Chisciotte sapendo che andrà bene solo ogni tanto. Per questo i corridori di Savio si distinguono sempre e non è un caso se dalle sue parti siano cresciuti autentici campioni, uno su tutti Egan Bernal.
La maglia dell’Androni Giocattoli-Sidermec 2021 è realizzata da RostiLa maglia dell’Androni Giocattoli-Sidermec 2021 è realizzata da Rosti
Giovani ed esperti
La squadra di quest’anno tiene perfettamente fede alla tradizione: tanti ragazzi nuovi, al loro primo approccio con il mondo professionistico ma anche gente esperta come l’argentino Sepulveda proveniente dalla Movistar o Malucelli (nella foto di apertura) prelevato dalla Caja Rural. I corridori ambiziosi non mancano, si dice ad esempio un gran bene dei colombiani Umbae Restrepo Valencia, pronti a stupire in salita, come anche dell’ecuadoriano Cepeda pronto a ripetere la parabola di Carapaz.
Santiago Umba con Nairo Quintana e suo fratello Dayer: i tre sono compaesani e amiciSantiago Umba con Nairo Quintana e suo fratello Dayer: i tre sono compaesani e amici
Italiani in rampa
Sul fronte italiano sono pronti a stupire i giovani Marchiori e Venchiarutti, ma qualche azione importante la si attende anche da Ravanelli, ogni occasione sarà comunque buona per mettersi in mostra ed è un vero peccato che la squadra non sia stata invitata al Giro d’Italia, che salterà dopo quattro anni di presenze ininterrotte contraddistinte da tante azioni da lontano. Senza i ragazzi di Savio mancherà un po’ di spettacolo.
L’ORGANICO
Nome Cognome
Nato a
Naz.
Nato il
Pro’
Mattia Bais
Rovereto
Ita
19.10.1996
2016
Alessandro Bisolti
Gavardo
Ita
07.03.1985
2009
Jefferson Cepeda
Sucumbìos C.
Ecu
16.06.1998
2020
Luca Chirico
Varese
Ita
16.07.1992
2014
Ziga Jerman
Sujica
Slo
26.06.1998
2017
Matteo Malucelli
Forlì
Ita
20.10.1993
2015
Leonardo Marchiori
Milano
Ita
13.06.1998
2020
Daniel Munoz Giraldo
San Rafael
Col
21.11.1996
2019
Janos Z.Pelikan
Budapest
Hun
19.04.1995
2014
Simon Pellaud
Locarno
Sui
06.11.1992
2014
Andrii Ponomar
Ukr
05.09.2002
2021
Simone Ravanelli
Almenno S.Salv.
Ita
04.07.1995
2016
J. Restrepo Valencia
Pacora
Col
28.11.1994
2016
Josip Rumac
Fiume
Cro
26.10.1994
2012
Eduardo Sepulveda
Rawson
Arg
13.06.1991
2016
Filippo Tagliani
Gavardo
Ita
14.08.1995
2019
Natnael Tesfatsion
Asmara
Eri
23.05.1999
2019
Abner S.Umba Lopez
Arcabuco
Col
20.11.2002
2021
Nicola Venchiarutti
Tolmezzo
Ita
07.10.1998
2020
Mattia Viel
Torino
Ita
22.04.1995
2016
Marti Vigo Del Arco
Sesué
Esp
22.12.1997
2021
DIRIGENTI
Gianni Savio
Ita
General Manager
Giovanni Ellena
Ita
Direttore Sportivo
Giampaolo Cheula
Ita
Direttore Sportivo
Alessandro Spezialetti
Ita
Direttore Sportivo
DOTAZIONI TECNICHE
I corridori della compagine italiana corrono su Bottecchia e possono contare su diversi modelli di bici, una su tutte la versatile Emme4 Squadra, ma se ci fosse bisogno della ricerca della velocità c’è l’Aerospace. Per quanto riguarda le prove contro il tempo c’è la Cronothlon. Le bici sono montate con il gruppo Shimano dura Acer Di2, ruote Miche e coperture Vittoria.
Rujano continua a correre a 42 anni suonati. Era nato ciclisticamente con Savio, la sua scomparsa l'ha profondamente colpito, ridestando vecchi ricordi
Ieri alla Gran Madre di Torino, l'ultimo saluto a Gianni Savio. 200 fra ex corridori, tecnici e giornalisti. Il ricordo di un uomo che ha lasciato il segno