Nicola Venchiarutti, fiume Tagliamento, inverno 2020

Venchiarutti, come stai? Facciamo due parole…

02.12.2020
4 min
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Anno peggiore per passare professionista, Nicola Venchiarutti non poteva trovarlo. E come lui tutti i ragazzi che alla fine del 2019 brindavano al grande salto. Intendiamoci, già essere di qua è una gran cosa, ma certo la gradualità, l’adattamento, il fatto di imparare dai più grandi, il prendere le misure al modo di correre sono stati per tutta la stagione una bella suggestione. Perché nessuno ci ha capito molto, soprattutto i più grandi.

La sua stagione è iniziata a gennaio con la Vuelta al Tachira e il 5° posto nella seconda tappa. Poi il Tour de Langkawi e… il lockdown. Alla ripresa, 14° posto al Circuito di Getxo e altre sette corse fra cui la Sanremo, fino alla Parigi-Camembert. Perciò adesso, con la tipica concretezza friulana e lo sguardo da furbino sotto il ciuffo (che nella foto di apertura si affaccia sul fiume Tagliamento dal Monte Cumieli), il “Venchia” affronta il primo inverno da professionista tenendosi salde le certezze e lavorando per scoprire l’ignoto.

Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Salendo verso Genting Highlands al Tour de Langkawi 2020
Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Genting Highlands al Langkawi 2020
Quali sono le certezze?

Il CTF Lab e Andrea Fusaz per la preparazione. Stiamo lavorando già da qualche giorno per costruire una bella base. Al momento mi sto regolando sugli stessi volumi dello scorso anno, dato che ho appena cominciato. Poi gradualmente si andrà ad aumentare. Non sapendo quando si comincia, è anche difficile prevedere quanto crescere e in che tempi. Per cui esco da solo e con calma, dato che nel ritiro del CT Friuli non c’è ancora nessuno. La regione è arancione e i ragazzi che vengono da fuori non possono spostarsi.

Che cosa ti resta in tasca di questa stagione?

A parte il periodo, ma non vorrei ripetere quello che dicono tutti, ho fatto delle belle garette. Ma soprattutto ho cominciato a capire come funziona la squadra, come è organizzata. E’ diverso. Il CT Friuli era una grande famiglia, nel professionismo la squadra è più una ditta di lavoro. E anzi, all’Androni c’è un bel clima fra compagni e anche con lo staff.

Con quale tecnico hai legato di più?

Ellena è veramente bravo, ma anche con Canciani ho un bel rapporto. Anche lui è friulano, zona di Gorizia. Con Cheula sono andato alle prime corse e anche Spezialetti è in gamba.

Quale corsa ti è piaciuta di più?

La Sanremo, senza dubbio. La partenza con tutti quei campioni. Riconoscere accanto a me Sagan e Alaphilippe che fino all’anno scorso vedevo in televisione è stato incredibile. Ma allo stesso modo in cui mi ha entusiasmato in partenza, mi ha svuotato dopo 270 chilometri. Si è proprio spenta la luce e mi sono fermato. Non avevo mai fatto una corsa così lunga…

Nicola Venchiarutti, Falcade, Giro d'Italia U23 2019 (foto Scanferla)
Falcade, vince in volata una tappa di media montagna al Giro U23 del 2019 (foto Scanferla)
Nicola Venchiarutti, Falcade, Giro d'Italia U23 2019 (foto Scanferla)
Falcade, Giro U23 del 2019 (foto Scanferla)
Senti di essere cresciuto atleticamente?

Sicuramente, anche se mi è mancata qualche corsa a tappe dopo la ripresa. A parte il periodo sui rulli, credo di essere riuscito a migliorarmi.

Hai parlato di costruire la base. Lavori solo in bici?

Qua non è come nelle Marche per Carboni, che da tesserato può andare in palestra. Qua forse anche per contenere i costi, le palestre sono tutte chiuse. Per cui mi sono attrezzato in casa e comunque è un problema. Finirà che faremo tutto aumentando le ore e i lavori in bici, con l’handicap che non andremo in ritiro in un posto caldo.

Ti alleni davvero sempre da solo?

Di solito sì, ieri però ho incontrato Fabbro, De Marchi e Milan che passa anche lui professionista.

La Androni Giocattoli-Sidermec ha tagliato i corridori più esperti, da chi si impara adesso?

Con i più grandi ho corso poco o niente, non posso dire di averli conosciuti. A questo punto è positivo che siamo tutti giovani, per il clima e per il modo di lavorare in cui siamo tutti abbastanza vicini.

Cosa resta dell’istinto vincente di Venchiarutti?

C’è sempre, ma è difficile all’inizio fare quello che si poteva da under 23. Come la tappa di Falcade al Giro d’Italia, vinta in volata in mezzo agli scalatori. Ma il mio obiettivo è restare davanti nelle gare durette che finiscono in volata. Ci tengo a impormi e ho visto che mi viene lasciato spazio. Anche se non è affatto un problema tirare, quando serve.