Uno-due Jumbo: Laporte e Van Aert si prendono la Gand

26.03.2023
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Uno-due. Wout Van Aert, Christophe Laporte. E’ bastata una sgasata, apparentemente neanche mostruosa sul Kemmelberg e i due Jumbo-Visma hanno salutato tutti. La Gand-Wevelegem di fatto si è decisa a poco più di 50 chilometri dall’arrivo.

Sembra quasi che il maltempo al Nord aspetti le corse per palesarsi, per renderle più mitiche e tradizionali. La pioggia, il freddo e a tratti anche un po’ di vento non sono mancati nei 261 chilometri in questa “quasi monumento”.

Un solo corridore

Senza Van der Poel, che cova il bis al Fiandre e si nasconde, ecco che tutti i fari sono puntati sul “Wout nazionale”, tanto più che Remco Evenepoel non c’è e se la “spassa” al sole della Spagna. La corsa si accende sin da subito. Tra gli attaccanti della prima ora anche Greg Van Avermaet.

La Gand è una sorta di Amstel Gold Race delle Fiandre e nel suo dedalo di stradine e cambi di direzione è facile restare coinvolti in una caduta, come è successo a Filippo Ganna. Per ora non sembra nulla di grave, se non una forte contusione ad un ginocchio. Ma quel che avevamo scritto giusto questa mattina, riguardo al saltare la Ronde, per non mettere a rischio la Roubaix si è puntualmente verificato.

Il Belgio si stringe dunque intorno a Van Aert e lui non delude i suoi connazionali. Lo aspettano sotto la pioggia. Lo applaudono, lo filmano con gli smartphone mentre le nuvolette escono dalla bocca. E lui spesso la bocca ce l’ha chiusa. 

Su un muro al 17% Van Aert piega ma non spezza Laporte. I due hanno fatto uno crono a coppie
Su un muro al 17% Van Aert piega ma non spezza Laporte. I due hanno fatto uno crono a coppie

Wout il buono

Pedala composto, potente come nei giorni migliori. Lui un filo più agile di Laporte. Su uno dei muri ad un tratto toglie di ruota anche il compagno francese. E se ne accorge. Non molla subito – vuol far vedere chi è il più forte – tuttavia non affonda il colpo e in cima lo aspetta.

E lo aspetta anche perché okay che è Van Aert, ma mancano ancora parecchi chilometri all’arrivo. I due vanno via di comune accordo. Belli. Spianati sulle loro Cervélo. Il distacco continua ad aumentare in modo costante ma regolare. E arriva a toccare 2’15”.

Dietro si muovono un po’ come degli juniores. Tirano a momenti. Scattano. Ineos Grenadiers e Bahrain-Victorius ci provano un po’ di più, ma alla fine è questione di gambe. E i due Jumbo ne hanno di più. Amen.

Il chilometro finale è una lunga – forse anche troppo – parata. I due si parlano. Si abbracciano, si riparlano. Si riabbracciano, si voltano a guardare l’ammiraglia che lampeggia nel grigio pomeriggio belga. Alla fine la ruota che taglia per prima la linea è quella di Laporte. Ma la gioia del Belgio non è strozzata. Wout ha vinto lo stesso.

«Siamo andati “full gas” fino ai -10 dall’arrivo – ha detto Van Aert – quando era chiaro che avremmo vinto. Io ho alzato le braccia al cielo venerdì e ho gli occhi puntati sui prossimi obiettivi (si legga Giro delle Fiandre, ndr). Posso dire che fare la Gand è stata una buona scelta», quest’ultima frase era la risposta a chi lo incalzava sul fatto che VdP era rimasto a riposarsi.

«La vittoria di Christophe è stata una decisione facile. Ne parlavamo giusto qualche giorno fa: pensavamo che un nuovo arrivo in parata non sarebbe mai più accaduto, visti i livelli elevati che ci sono, e invece… Tutto questo è frutto del duro lavoro di squadra».

Laporte ringrazia

Laporte intanto gioisce e anche lui torna ai dieci chilometri dal traguardo: «Lì Wout mi ha chiesto se volevo vincere. Penso che conoscesse già la risposta! È davvero incredibile. Wout è stato più forte di me oggi, quindi devo a lui questa vittoria a lui. Vincere una classica e una tappa al Tour era il mio sogno sin da bambino. Ora l’ho realizzato. Questa vittoria è per mia moglie e i miei due figli. Sono stanco, ho sofferto ma sono anche molto felice».

«La nostra tattica? Volevamo accelerare al secondo passaggio sul Kemmelberg e l’abbiamo fatto – ha detto il francese – anche se mancavano 52 chilometri. Da lì abbiamo dato tutto fino alla fine. Ho fatto di tutto per restare con Wout. Era davvero forte oggi. Sono felice di condividere questo successo con lui».

Gand non era un caso. Capra è tornato a vincere

11.03.2023
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I lettori più attenti ricorderanno come ci occupammo di Thomas Capra lo scorso anno, quando fu autore di uno squillo eccezionale alla Gand-Wevelgem di categoria. Lo ritroviamo domenica scorsa vincitore della prima classica riservata agli juniores, la Medaglia d’Oro Sportivi La Rizza. Che cosa c’è nel mezzo? Un anno di difficoltà di vario genere per quello che a conti fatti è ancora un ragazzino (ha appena compiuto 18 anni) e al suo secondo anno è un corridore ancora tutto da scoprire.

Il corridore della Assali Stefen Makro spiega subito che cosa è intercorso fra una vittoria e l’altra, davvero un pieno di disavventure: «Il Covid mi ha lasciato molti strascichi: preso subito dopo la vittoria in Belgio, non sono più riuscito a ritrovare la forma se non a fine stagione, poi appena mi stavo davvero riprendendo mi sono fatto male a un dito. Per fortuna d’inverno non ho avuto problemi e sono riuscito a effettuare una preparazione senza intoppi e i risultati si sono subito visti».

La volata vincente di Capra a Rizza di Villafranca (VR) su Marchiori e Barbuto (foto Bi.Ci.Cailotto)
La volata vincente di Capra a Rizza di Villafranca (VR) su Marchiori e Barbuto (foto Bi.Ci.Cailotto)
Non sei il primo a segnalare problemi legati al post-covid, Hermans ad esempio raccontava la stanchezza cronica e le difficoltà di recupero…

Esattamente quel che è successo a me, mi sentivo sempre senza forze e faticavo a recuperare tra una seduta di allenamento e l’altra e tra una gara e l’altra. E’ stato un problema che mi sono portato dietro a lungo e sì che la mia età e il mio fisico dovevano avvantaggiarmi in tal senso. Solo a fine stagione ho iniziato a sentirmi bene, come prima.

Veniamo alla vittoria di domenica, che tipo di gara ti sei ritrovato ad affrontare?

Un percorso pianeggiante di 97,5 chilometri, senza grandi difficoltà, adatto all’inizio di stagione, a maggior ragione dovendo convivere con le nuove regole e l’utilizzo maggiore di rapporti. E’ stata una vittoria costruita sfruttando il lavoro di altre squadre più attrezzate, come la Borgo Molino, che avevano approntato i treni per lanciare la volata. Io ho pensato a prendere la miglior posizione possibile per uscire allo scoperto ai 200 metri e vincere.

Il gruppo della Azzali Stefen Makro durante il ritiro prestagionale. Capra è l’ultimo della fila
Il gruppo della Azzali Stefen Makro durante il ritiro prestagionale. Capra è l’ultimo della fila
Hai cambiato qualcosa nella preparazione, anche sulla base di quanto ti era successo nel 2022?

No, è rimasta sempre la stessa, il mio preparatore Paolo Alberati ha voluto mantenere la stessa impostazione in accordo con quello della squadra che è Rocchetti.

La Gand-Wevelgem si avvicina, difenderai il titolo?

Sì, anche se quest’anno non essendo prova di Nations Cup non è più solo per nazionali, ma so che la Federazione vuole comunque mandare la squadra e io sarò della partita. Quest’anno però la sfida belga non sarà l’unica, poi mi aspetta la Roubaix il giorno di Pasqua.

Ti ritroverai sul pavé…

Sì, ben diverso da quello già “assaggiato” lo scorso anno alla Gand-Wevelgem. Lì in fin dei conti è un terreno con le pietre che resta comunque abbastanza uniforme, si pedala senza grossi problemi. Quello di Roubaix è ben altra cosa, sinceramente non so che cosa aspettarmi, posso basarmi solo su quello che ho sempre visto in tv, tra l’altro noi affronteremo gli ultimi 110 chilometri della classica dei professionisti, quindi tutti i pezzi difficili li affronteremo anche noi.

La straordinaria vittoria di Capra alla Gand-Wevelgem 2022, vincendo una volata a 4
La straordinaria vittoria di Capra alla Gand-Wevelgem 2022, vincendo una volata a 4
Sinceramente pensando al pavé quanto c’è di curiosità e quanto di timore in te?

A me le gare “complicate” piacciono molto, che si pedali su sterrato, su pavé, io quando mi trovo a entrare su quei tratti mi esalto, è come se risuonassero dentro di me le note di una marcia trionfale. Non vedo l’ora che venga la Pasqua per mettermi all’opera.

Tu tra l’altro sei ancora impegnato con la scuola…

Sì, sono al quarto anno di Scienze Applicate, gli esami saranno il prossimo anno e questo in qualche modo mi aiuta in questa stagione perché pur dovendo studiare sono ancora abbastanza tranquillo, so che il prossimo sarà un anno complicato da questo punto di vista.

Tra l’altro sarà la stagione di esordio tra gli under 23.

Infatti, è un fattore quello scolastico che influirà sulle mie scelte. So che molti sono allettati dalle sirene straniere, ma a me dover passare in una squadra estera mi preoccupa molto proprio per il problema della scuola, il 2024 sarà un anno delicato. Sarebbe un problema in più da affrontare. Contatti ce ne sono già e penso che per luglio prenderò la mia decisione su dove andare, tenendo proprio in conto il discorso della doppia attività scolastico-sportiva.

Il trentino insieme a Giulio Pellizzari, suo grande amico e spesso compagno di allenamenti
Il trentino insieme a Giulio Pellizzari, suo grande amico e spesso compagno di allenamenti
Sei rimasto nello stesso team rispetto allo scorso anno, non uno di quelli di primissimo piano. Come ti ci trovi?

Siamo molto affiatati e penso che proprio questo affiatamento sia un’arma in più, domenica si è visto chiaramente, abbiamo lavorato bene e se ho vinto lo devo ai miei compagni per tutto quel che hanno fatto lungo la gara. Sono entrati nuovi ragazzi e il gruppo si è coeso maggiormente, io penso che ci potremo togliere belle soddisfazioni. Personalmente vorrei vincere un po’ di più dello scorso anno e magari strappare una maglia per i mondiali. Sperando che a Glasgow non faccia tanto caldo.

Considerate le tue caratteristiche, in quale periodo della stagione e soprattutto con quale clima ti trovi meglio?

Fisicamente non soffro molto né il caldo né il freddo, ma ho notato che vado meglio con temperature più miti, quindi a inizio e fine stagione riesco a dare il meglio di me stesso.

Barbieri, compleanno sul pavè preparando la Roubaix

05.03.2023
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Rachele Barbieri finora aveva corso a Roubaix solo nel 2021 quando disputò i mondiali in pista. Poche settimane fa invece ha festeggiato il suo 26esimo compleanno con una ricognizione sul pavè, chiudendola dentro al vecchio e mitico velodromo André Pétrieux, a pochi metri dall’anello iridato, intitolato invece a Jean Stablinski.

Per una “monumento” come la Parigi-Roubaix non si lascia nulla al caso, figuriamoci se è la prima che correrai. La velocista modenese della Liv Racing TeqFind conosce già le pietre fiamminghe, ma doveva prendere coscienza di quelle francesi. Barbieri ha così scoperto cosa la attende malgrado il suo passato da ciclocrossista. Da qui all’8 aprile avrà un avvicinamento piuttosto specifico, sia in gara che in allenamento. Anzi, non è escluso un secondo sopralluogo ancor più approfondito.

La recon sul pavé della Liv Racing TeqFind si conclude dentro al mitico di Roubaix (foto instagram)
La recon sul pavé della Liv Racing TeqFind si conclude dentro al mitico di Roubaix (foto instagram)
Rachele quando ritorni al Nord?

Riprenderò l’11 marzo alla Ronde van Drenthe, poi mi aspetta un bel blocco di gare. In sequenza farò la Nokere il 15, la De Panne il 23, la Gand-Wevelgem il 26, la Dwars door Vlaanderen il 29, la Scheldeprijs il 5 aprile ed infine la Roubaix. Dopo di che ho dato la disponibilità per tornare in pista alla Nations Cup a Milton in Canada (dal 20 al 23 aprile, ndr). Al rientro inizierò a lavorare per la seconda parte di stagione.

Intanto le prime pietre le hai assaggiate con la Het Nieuwsblad. Com’è andata?

Poteva andare meglio. Nel finale ho scollinato il Kapelmuur (o muro di Grammont, ndr) assieme a Bastianelli, Gasparrini, alcune mie compagne e altre ragazze. Eravamo un bel gruppetto. Ma ero morta, infatti il Bosberg, l’ultimo muro, l’ho fatto praticamente all’indietro (sorride, ndr) e ho perso le ruote. Peccato perché vedendo la volata per il secondo posto mi è mancato poco. Il lato positivo è che rispetto al 2022 ho fatto grandi miglioramenti e questo mi ha dato morale. Avrei voluto rifarmi a Le Samyn.

Che non hai corso però…

Esatto. Purtroppo la nostra squadra non è stata invitata. Mi è spiaciuto fermarmi subito e tornare a casa. Anche in questo caso, vedendo com’è finita, con la tripletta Bastianelli, Confalonieri e Guazzini, mi sarebbe piaciuto giocarmi le mie carte. In ogni caso “viva l’Italia” e complimenti alle ragazze. Io avrò altre occasione per recuperare.

Barbieri (qua alla Het Nieuwsblad) sa che dovrà prendere davanti i tratti di pavè alla Roubaix
Barbieri (qua alla Het Nieuwsblad) sa che dovrà prendere davanti i tratti di pavè alla Roubaix
Ti stai allenando su quel “poco” che ti è mancato e di cui parlavi prima?

Alle prossime gare voglio arrivarci pronta. La differenza la fai non solo tenendo sui muri, ma dando il cambio di ritmo nel tratto di pianura appena scollini. Li ho sofferti infatti. Per questo mi sono allenata su tratti di 4/5 minuti molto forte, compresi 30/40 secondi finali in cui vai a tutta. In sostanza ho anche allenato il recupero per andare oltre il limite dopo. Devo ringraziare il mio preparatore Stefano Nicoletti che mi è sempre molto vicino e capisce subito le mie richieste. Anzi, spesso mi accompagna fuori in allenamento tirandomi il collo (sorride, ndr). E questo è uno stimolo per me a fare di più.

La recon della Roubaix com’è stata?

Vi racconto questo aneddoto. Ero particolarmente entusiasta di farla, visto che era il giorno del mio compleanno (21 febbraio, ndr). A metà dell’allenamento Wim (il diesse Stroetinga, ndr) mi affianca con l’ammiraglia e mi chiede sorridendo: «Ti piace ancora questa ricognizione?». Io lo guardo e facendo il gesto con la mano, gli rispondo che ero meno convinta. Battute a parte, è stato un test molto probante, tant’è che vorrei rifarne un altro. Se ci sarà il tempo, tra Dwars e Scheldeprijs, potremmo magari provare i materiali che useremo in gara.

Rachele Barbieri è attesa da una campagna del Nord fatta di 7 gare (foto instagram)
Rachele Barbieri è attesa da una campagna del Nord fatta di 7 gare (foto instagram)
Che impressioni hai avuto?

E’ stato un allenamento intenso. Abbiamo simulato un ritmo gara nei vari settori di pavè, prendendoli forte e accelerando in uscita. E’ vero che è una classica senza dislivello, ma ho sofferto e ho davvero capito che è una gara molto dura. Tuttavia col passare del tempo stavo meglio e ho notato la differenza dal primo all’ultimo tratto di pavè. Bisognerà tenere conto di tante cose, molto più di altre corse.

Quali sono quelle che ti hanno colpito di più?

Ci sono tanti aspetti che possono condizionare la Roubaix. Penso al meteo naturalmente. Noi l’abbiamo provata in una giornata grigia ed un po’ di fango lo abbiamo raccolto. Ma se pioverà o se ci sarà bel tempo, quindi con tantissima polvere, sarà tutta un’altra gara. Ecco il motivo della seconda recon più sotto data. Poi c’è la questione della pressione dei copertoncini. Quello sarà un bell’enigma. Io che sono abituata a gonfiarli abbastanza alti, appena siamo partiti mi sono sentita lenta, incollata al terreno, ma sul pavè viaggiavo bene. Proprio come aveva raccontato Colbrelli quando la vinse. Infine, tra i tanti aspetti, ci sono quelli legati alle posizioni da tenere, ai rapporti o agli accorgimenti da usare col vestiario.

A Barbieri nella Het Nieuwsblad è mancato il cambio di ritmo in cima ai muri. Ci sta lavorando (foto Stephan De Goede)
A Barbieri nella Het Nieuwsblad è mancato il cambio di ritmo in cima ai muri (foto Stephan De Goede)
A Rachele Barbieri la Roubaix fa più paura o è più uno stimolo?

Bella domanda. Senza dubbio mi stimola correrla perché è una gara che ho sempre sognato di fare, ma non vi nascondo che mi impensierisca. Ho chiesto consigli alle compagne che l’hanno già corsa, così come ai miei tecnici. Qualcuno mi ha detto che si partirà subito a tutta. Ci sarà grande stress per stare nella prima parte del gruppo. Dovrò prestare attenzione a tutto ma sono tutti discorsi che faranno anche le altre atlete. Insomma, diciamo che potremmo riassumere il tutto in due condizioni necessarie. Una grande condizione e molta fortuna.

Contratto nuovo, numero nuovo: è tornato Girmay

02.05.2022
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Alla vigilia del GP Francoforte, Biniam Girmay da poco tornato in Europa ha ritrovato la stampa dopo più di un mese e ha annunciato il prolungamento del contratto con Intermarché-Wanty-Gobert per altri due anni, sino a fine 2026. E seppure tra le offerte ci sia stata anche quella della Ineos, pare proprio che il vincitore della Gand-Wevelgem non abbia dovuto pensarci troppo a lungo.

«Non ho mai veramente considerato un cambio – ha raccontato – perché non si è trattato solo di questioni finanziarie. Intermarché è la mia seconda famiglia. E questo conta».

Altura africana

Nel corso dell’incontro con la stampa, la squadra belga si è detta consapevole che aver preso l’eritreo sia stato un grosso colpo di fortuna, ma adesso di non volersi lasciare sfuggire l’occasione. Così il prossimo anno fra i suoi obiettivi ci saranno la Milano-Sanremo e ovviamente le classiche fiamminghe. Poi però l’intenzione del team sarà quella di schierare Girmay come velocista in uno dei grandi Giri.

«Non pensavamo che sapesse andare bene sul pavé – ha spiegato Valerio Piva un paio di giorni prima della Liegi – invece ci ha stupiti tutti. Sappiamo però che è anche veloce e l’idea è di farlo crescere su entrambi i fronti. L’idea di tenerlo ancora su per il Fiandre ci è passata per la testa, non lo nascondo, ma gli avevamo dato la parola che sarebbe tornato a casa ed è stato giusto mantenere la parola. Sappiamo che aveva bisogno di stare in famiglia e che in Eritrea riesce ad allenarsi bene. C’è giusto il problema delle comunicazioni. Ma per il resto si tratta di lavorare in altura. Taaramae ad esempio ha iniziato ad andare in Rwanda. C’è un centro sportivo con appartamenti per gli atleti e percorsi quanti se ne vogliono…».

Nella Intermarché è Africa-mania. Taaramae ad esempio trascorre in Rwanda i suoi camp in altura (foto Instagram)
Nella Intermarché è Africa-mania. Taaramae ad esempio trascorre in Rwanda i suoi camp in altura (foto Instagram)

Il Fiandre in tivù

Girmay racconta di aver seguito il Giro delle Fiandre in televisione, assieme alla famiglia e a suo figlio. Biniam ha 22 anni, vive ad Asmara e quando è in Europa ha fissato la base a San Marino. «Non mi è pesato – ha raccontato – aver visto il Giro delle Fiandre in televisione. Ho seguito tutto dall’inizio alla fine».

Eppure durante la diretta, pare fosse più in ansia di quando è sulla bici. Racconta il suo allenatore Visbeek che la corsa era appena partita da Anversa, a dire tanto da 10 chilometri, quando Biniam lo ha chiamato per chiedergli come andassero le cose.

Selfie e foto dai tifosi eritrei, ma nulla rispetto all’accoglienza ad Asmara
Selfie e foto dai tifosi eritrei, ma nulla rispetto all’accoglienza ad Asmara

Tre giorni di follia

Ieri a Francoforte, Girmay ha toccato con mano la sua grande popolarità. Sulle strade della città tedesca ha riconosciuto uno sventolare chiassoso di bandiere eritree, a dare continuità ai festeggiamenti ricevuti a casa dopo la vittoria della Gand.

«Ho girato la capitale – ha raccontato – con un’auto scoperta per quattro ore. C’era una folla di persone ovunque. Vecchi che altrimenti non uscirebbero di casa, studenti che si prendevano una pausa dallo studio. Le scuole erano addirittura chiuse, in modo che potessero venire anche i più piccoli. L’ultima volta, quando tornai dopo la medaglia d’argento ai mondiali U23 di Leuven, fu una follia. Questa volta è stato molto di più. Ho festeggiato per tre giorni senza sosta. Selfie e omaggi. Anche il presidente mi ha invitato nel suo palazzo. Ma da noi si festeggia in modo diverso da qui. Non beviamo alcolici e iniziamo nel primo pomeriggio. Balliamo e poi mangiamo. E quando scende la notte, siamo già a letto. Al terzo giorno però, sono tornato a casa e ho anche cambiato numero di cellulare. E poi finalmente ho potuto allenarmi bene per tre settimane. A volte sul livello del mare, altrimenti sempre oltre i 2.000».

Girmay ha corso a Francoforte in appoggio a Kristoff, 4 volte vincitore in Germania (foto Instagram)
Girmay ha corso a Francoforte in appoggio a Kristoff, 4 volte vincitore in Germania (foto Instagram)

Una tappa al Giro

A Francoforte si è piazzato al 38° posto dopo aver aiutato Kristoff, salito sul terzo gradino del podio. E adesso nel mirino di Girmay ci sono il Giro d’Italia e possibilmente una vittoria di tappa.

«I grandi Giri – ha spiegato Biniam – godono di molta più attenzione in Eritrea rispetto alle classiche di primavera. E col fatto che siamo stati una colonia italiana, tante parole legate al ciclismo derivano dall’italiano e lo stesso Giro d’Italia è un appuntamento importante anche laggiù».

Nel frattempo però pare che la maglia dell’Intermarché-Wanty-Gobert sia la più diffusa sulle strade dell’Eritrea. E con il contratto prolungato fino al 2026, i ragazzini non correranno il rischio di doverne comprare un’altra per almeno quattro anni.

Girmay 2022

Girmay a casa, ma intanto Piva ce lo racconta…

04.04.2022
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Mentre le classiche del Nord vanno avanti, Biniam Girmay è nella sua Eritrea, a godersi un po’ la sua famiglia, ma intanto l’eco della sua impresa alla Gand-Wevelgem non accenna a placarsi, soprattutto per le sue implicazioni, quasi fosse stata l’apertura di un vaso di Pandora, che ora darà spazio anche ad altri Paesi fin qui ai margini dell’attività. La sua scelta di tornare in Africa appena dopo il successo ha lasciato qualcuno interdetto, ma il diesse dell’Intermarché Wanty Gobert Valerio Piva non ha cambiato i programmi.

Il loro rapporto è decisamente recente: «L’ho conosciuto l’agosto dello scorso anno, quando era ormai sicura la chiusura della Delko e Biniam aveva trovato un accordo con noi. Nella passata stagione ho potuto vederlo all’opera, mondiali a parte, alla Milano-Torino e alla Tre Valli Varesine, poi abbiamo potuto conoscerci meglio nei ritiri prestagionali. Ho così saputo la sua storia di atleta proveniente sì da un Paese non di primo piano nel ciclismo, ma certamente non sprovveduto».

Piva 2021
Valerio Piva (62 anni) è il diesse della Intermarché Wanty Gobert dallo scorso anno
Piva 2021
Valerio Piva (62 anni) è il diesse della Intermarché Wanty Gobert dallo scorso anno
In Eritrea però la corsa a piedi fagocita un po’ tutto, dal punto di vista dell’interesse…

E’ vero solo in parte. Il ciclismo è ben radicato, probabilmente all’inizio era un retaggio del periodo delle colonie ma nel tempo ha trovato grande seguito in Eritrea. Biniam ci ha raccontato che non solo le sue corse sono molto seguite, tanto che la passione per il ciclismo ha superato anche il calcio, soprattutto dopo la fuga all’estero di molti nazionali. Questo ha portato il governo a sovvenzionare il movimento locale e da qui sono partite anche sponsorizzazioni locali e chissà che cosa accadrà da ora in avanti…

Inserirlo nel vostro team è stato un bel colpo, anche nell’equilibrio della vostra squadra che deve puntare alla permanenza nel WorldTour.

Sicuramente, aveva offerte da molte squadre. Nel suo caso abbiamo dovuto agire un po’ alla ceca, non conoscendolo tanto personalmente quanto basandoci su quel che aveva fatto. Noi abbiamo budget limitati, dobbiamo cercare corridori non di primissimo piano, con lui siamo stati molto fortunati.

Girmay Gand 2022
Quel che ha sorpreso dell’eritreo è la sua capacità di adattarsi al pavé
Girmay Gand 2022
Quel che ha sorpreso dell’eritreo è la sua capacità di adattarsi al pavé
Pensi che l’Africa sarà una nuova frontiera?

Lo è già. Taaramae, per fare un esempio, ogni anno va a fare l’altura in Rwanda, dice che è una zona tranquilla con bei percorsi e penso che saranno in tanti a seguirne le orme, soprattutto dopo i primi mondiali africani. Ma tornando a parlare di Biniam, c’è anche suo fratello che corre, è uno junior: lui dice che va forte almeno quanto lui alla sua età…

Che corridore è Girmay?

E’ in continua scoperta, per ora sappiamo che è veloce, ma in queste sue prime uscite fra i grandi ha anche dimostrato grandi capacità di resistenza e di saper emergere anche su arrivi impegnativi. Forse fra le classiche del Nord la Gand-Wevelgem è tra le più facili, ma bisogna guardare anche a quel che ha fatto prima. Alla Sanremo ad esempio era nel gruppo dei migliori e se Nizzolo non gli cadeva davanti magari poteva giocarsi un piazzamento ancora più importante.

Girmay Eritrea 2022
Grandi festeggiamenti per Girmay al suo rientro ad Asmara dopo il trionfo belga
Girmay Eritrea 2022
Grandi festeggiamenti per Girmay al suo rientro ad Asmara dopo il trionfo belga
Che cosa ti piace in lui?

Non ha timore di nulla, è entusiasta e questo si traduce in grande esplosività. Sa passare muri e pavé con grande naturalezza e questo non era per nulla scontato. La squadra lo ha aiutato a mantenere le posizioni giuste, ma se hai gambe la posizione la ritrovi, dipende sempre da te. Questa vittoria però non deve esaltarlo ed esaltarci oltremisura, c’è ancora molto da fare e da vedere.

Tu sei sempre stato molto attento nell’utilizzare i giovani…

Ha 21 anni, della sua età ne ho visti tanti di talenti brillare per un attimo e poi spegnersi. Va saputo gestire. Non bisogna sfruttarlo, per questo ho insistito che i suoi programmi non cambiassero dopo la vittoria, eravamo d’accordo che questo doveva essere un assaggio del mondo delle classiche. Girmay avrebbe tutte le caratteristiche per far bene nelle Ardenne, quelle gare rispondono meglio al suo tipo di ciclismo, ma non era tempo per provarci ora. Lui è tornato a casa, farà un altro periodo di altura ad Asmara, in fin dei conti vive a 2.400 metri e può arrivare a 3.000. Tornerà in Europa per il GP di Francoforte e poi farà il Giro.

Girmay Alcudia 2022
Biniam Girmay sul podio del Trofeo Alcudia, vinto davanti al sudafricano Gibbons e a Nizzolo
Girmay Alcudia 2022
Biniam Girmay sul podio del Trofeo Alcudia, vinto davanti al sudafricano Gibbons e a Nizzolo
Con quali obiettivi?

Ci saranno tappe adatte a lui, ma gli servirà quella freschezza che potrà avere solo preservandosi in questo periodo. Non penso proprio che Girmay possa essere un corridore da classifica, anche se quando si parla di un talento così giovane nulla è davvero precluso, ma le sue caratteristiche ci dicono di un corridore da classiche d’un giorno. Io credo che nel corso del Giro, correndo con sapienza potrà avere qualche bella occasione per far parlare ancora di sé. E’ un corridore veloce, forse non uno sprinter puro ma non dimentichiamo che a Maiorca ha battuto un velocista come Nizzolo.

Parlavi della sua casa ad Asmara. Il fatto che venga da un Paese dove vive costantemente a grandi altezze è quindi un vantaggio, si ripete il discorso fatto per i colombiani…

Chi viene da Paesi a più di 2.000 metri di altitudine ha una base fisiologica maggiore, questo ormai è acclarato da più studi scientifici. Ci sono dei benefici naturali che emergono negli sport di resistenza, basti guardare a quel che kenyani, etiopi, gli stessi eritrei fanno nell’atletica. Per questo risultati come quelli di Girmay non mi sorprendono, io credo che ci dovremo abituare…

Confalonieri: lampi al Nord, poi testa agli europei

02.04.2022
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Muri, pietre, Fiandre. Quando Maria Giulia Confalonieri sente nominare queste parole le si illuminano gli occhi. Le gare in Belgio – o del Nord in generale – sono quelle che la fresca ventinovenne (compleanno festeggiato il 30 marzo) più ama, sia al servizio delle compagne sia… mettendosi in proprio.

Alla vigilia della Ronde abbiamo voluto sentire la passista della Ceratizit-WNT che negli ultimi venti giorni ha ottenuto due terzi posti. Prima il podio al Gp Oetingen condiviso con Wiebes e Consonni, poi quello alla Gand-Wevelgem con Balsamo e Vos. Risultati qualitativamente e moralmente importanti.

Confalonieri beve lo spumante sul podio della Gand-Wevelgem sotto lo sguardo divertito della sua amica Balsamo
Confalonieri beve lo spumante sul podio della Gand, sotto lo sguardo divertito dell’amica Balsamo
“Confa” stai attraversando un bel momento di forma…

Sì. Come ogni anno il mio focus nella prima parte di stagione è per queste gare al Nord. Mi piacciono molto e stavolta ci tenevo a fare bene. Anche l’anno scorso avevo una buona condizione, ma ero a disposizione di Lisa (la Brennauer, ndr). Quest’anno però, visto che lei ha iniziato a correre da pochissimi giorni, avevo più carta bianca e ho sfruttato al meglio le chance di giocarmi le mie possibilità. Correrò anche la Roubaix.

Domani al Fiandre c’è l’incognita del meteo?

Stamattina (ieri per chi legge, ndr) ci siamo svegliati con una bella spruzzata di neve, però poi è arrivato il vento che ha un po’ ripulito tutto. Domani dovrebbe esserci una giornata fredda ma asciutta, anche se bisognerà vedere come sarà il tempo. Molte di noi firmerebbero per correre con 8/9 gradi e solo col cielo coperto. Non dovrebbe esserci vento, si può prevedere un arrivo di un gruppetto di una dozzina di atlete.

Sarai tu quella deputata a fare la corsa della tua squadra?

Sto bene e spero di potermela giocare fin sul traguardo, benché sappia che il Fiandre è una corsa dura. Tante formazioni vorranno fare selezione e cercare di non arrivare in volata. Il faro della corsa sarà la SD Worx che schiera tutte atlete che possono vincere. Noi giocheremo un po’ di rimessa e nel finale potremmo essere presenti con Brennauer, che ha fatto seconda l’anno scorso, e Marta Lach. L’ideale sarebbe entrare in una buona fuga prima che possano muoversi i grandi nomi. Magari cercare di prendere davanti l’Oude Kwaremont, cercare di tenere più duro possibile e poi vedere com’è la situazione.

Il resto del tuo calendario agonistico cosa prevede?

Indicativamente lo abbiamo già stilato, salvo cambiamenti o imprevisti dell’ultimo momento. Dovrei fare il Thuringen Ladies Tour in Germania a fine maggio, il Women’s Tour in Gran Bretagna a giugno, poi Giochi del Mediterraneo, Tour de France Femmes ed europei a Monaco di Baviera. Ecco, qui il circuito cittadino potrebbe piacermi ed essere adatto alle mie caratteristiche.

Parlando di nazionale, anche tu pensi come le tue colleghe che sia importante sapere già a quali manifestazioni partecipare?

Devo dire che Paolo (il cittì Sangalli, ndr) sta gestendo molto bene gli impegni di noi ragazze. Sono sempre stata tifosa della meritocrazia, quindi se andrò forte sarà giusto convocarmi. Altrimenti spazio giustamente a chi sarà più in forma ed io cercherò di farmi trovare pronta per l’appuntamento successivo. Però credo che lui, esponendoci i suoi pensieri molto prima, ci faciliti la preparazione in vista di un determinato appuntamento. Possiamo organizzarci e prepararci a dovere. Meglio avere già un cerchio sull’obiettivo che vivere nei dubbi. Questo è certamente uno dei punti a favore di Paolo.

Sei al terzo anno alla Ceratizit-WNT. Come ti trovi?

E’ stata la prima volta in carriera che mi sono trovata in un ambiente così internazionale. Non abbiamo tantissimo personale come alcuni team del WWT ma c’è tantissima professionalità. Si respira ancora un clima famigliare pur essendo una continental importante. Si sta molto bene, soprattutto prima delle gare. Non siamo uno squadrone come altre e questo al momento ci aiuta a non avere il peso della corsa sulle spalle.

Ti sei trovata, insieme a Lara Vieceli, a fare gli onori di casa a Martina Fidanza e Camilla Alessio. Immaginiamo le abbiate agevolate nel loro inserimento.

Quando sono arrivata nel 2020 Lara ed Erica Magnaldi, che ora è al UAE Team Adq, erano già qui da un anno quindi so quanto sia importante avere già un riferimento. Martina e Camilla sono molto giovani e fanno parte di quel grande rinnovamento che ha fatto la squadra. Abbiamo un roster con una età media più bassa rispetto a prima. Loro due credo che ci daranno soddisfazioni a stagione in corso, anche se purtroppo Martina ha avuto un incidente alla Nokere Koerse e starà fuori per un po’ (ha subìto le fratture di due vertebre, ndr). Sono contenta che siano nella nostra squadra.

Dopo questi due bei terzi posti, ti sei prefissata qualche obiettivo stagionale in più?

Visto questo inizio, spero di riuscire a timbrare il cartellino presto, come si dice in gergo (ce lo dice sorridendo, ndr). Vincere è sempre difficile e per riuscirci nelle gare WT, con gli squadroni che ci sono, devi tirare fuori il coniglio dal cilindro. Però l’importante è essere sempre nel vivo della corsa. Questa estate spero di figurare bene, anche con la nazionale. Certo, non sono io la campionessa in casa Italia e quindi non avrei problemi ad essere nuovamente di supporto alle compagne come a Leuven. In ogni caso se per i Giochi del Mediterraneo o europei il cittì mi desse i gradi di capitana non mi tirerei indietro e ne sarei orgogliosa a maggior ragione.

Laporte 2022

La nuova vita di Laporte, promosso sul campo…

30.03.2022
5 min
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Si ha un bel dire che quando finisci secondo in una classica come la Gand-Wevelgem, è un grande risultato. Christophe Laporte non ci ha dormito per tutta la notte e quello sprint l’ha rivissuto nella testa centinaia di volte. Il ciclismo non è come gli altri sport: se arrivi secondo sei solo stato battuto, senza storie (Olimpiadi a parte, è chiaro…). Sui giornali e in televisione, anche nei giorni dopo non si fa che parlare di Biniam Girmay e delle nuove frontiere del ciclismo, ma come sarebbero andate le cose se quella volata l’avesse condotta con un po’ più di giudizio?

«Mi sentivo in grado di vincere – raccontava al traguardo ai giornalisti del suo Paese – anche se sapevo che uno sprint a 4 è sempre rischioso. All’ultimo chilometro mi sono però ritrovato avanti, in testa e nessuno voleva passare. Impostare la volata così è molto difficile, soprattutto se devi controllare gli altri. Girmay è stato velocissimo, io con quel vento pensavo che partire ai 250 metri dal traguardo fosse un azzardo, pensavo di poterlo rimontare, ma andava troppo forte. Quel che soprattutto mi fa arrabbiare (ma il termine usato è stato un altro… ndr) è non aver onorato il grande lavoro del team».

Laporte famiglia 2022
La delusione del francese a Wevelgem, davanti a moglie e figlio
Laporte famiglia 2022
La delusione del francese a Wevelgem, davanti a moglie e figlio

Migliori risultati, maggiori delusioni…

A chi gli faceva notare che proprio alla Gand Laporte ha sempre ottenuto i suoi migliori risultati nella Campagna del Nord (è stato quarto nel 2018), il francese della regione del Var ha risposto un po’ stizzito: «Non è la gara più adatta a me se poi ai migliori risultati corrispondono anche le maggiori delusioni». A conferma che alla fine conta solo chi vince…

Parlava del team e non potrebbe essere altrimenti. La sua carriera, da quando è approdato nello scorso autunno alla Jumbo Visma è cambiata totalmente, anzi si potrebbe dire che Laporte sia finora il corridore che ha fatto vedere il maggior salto di qualità in questo periodo e considerando che parliamo di un ciclista di 29 anni non è poco. Probabilmente neanche lui stesso pensava che un simile cambio avrebbe rappresentato tanto, ma i prodromi c’erano tutti, sin dal suo approccio.

Laporte Jumbo 2022
Laporte è stato accolto con molto calore: Van Aert e Roglic gliel’hanno dimostrato alla Parigi-Nizza
Laporte Jumbo 2022
Laporte è stato accolto con molto calore: Van Aert e Roglic gliel’hanno dimostrato alla Parigi-Nizza

Un cambio alle radici

A dicembre, per la firma del contratto Laporte è stato chiamato nella sede della società e si è ritrovato in una stanza con un diesse e un preparatore. Pensava fosse un incontro di routine, invece si è trovato a parlare per tre ore e mezza. Un colloquio chiarificatore, nel quale Christophe si è messo a nudo, perché volevano conoscere le sue aspettative, i suoi timori, soprattutto quel che era disposto a sacrificare: «Noi possiamo cambiare tutto nella tua storia ciclistica, ma tu lo vuoi veramente?». Laporte ha detto sì, e lo hanno preso in parola.

Sin dal primo stage, un’occasione più per conoscersi che con reali aspettative tecniche. Viaggio a Tenerife, con l’obiettivo di fare gruppo. «E’ stata dura – ha raccontato in seguito Laporte – è stato un cambio brutale perché io sento molto la mancanza della mia famiglia, di Marion e del piccolo Marlo, quando sono tanti giorni mi deprimo, ma era questo che veniva inteso nel discorso iniziale, servono grandi sacrifici per arrivare al traguardo».

Laporte Nizza 2022
Laporte è nato a La Seyne sur Mer l’11-12-1992. Pro’ dal 2014, vanta 22 vittorie
Laporte Nizza 2022
Laporte è nato a La Seyne sur Mer l’11-12-1992. Pro’ dal 2014, vanta 22 vittorie

Che sofferenza i ritiri…

Figurarsi poi al ritiro prestagionale di 3 settimane. Quel che Laporte non aveva preventivato e che ha di fatto cambiato le sue prospettive è stato però da una parte l’atteggiamento della squadra, dall’altro le aspettative riposte su di lui: «E’ una squadra fortissima, dove nulla è lasciato al caso, ma dove ti chiedono di lavorare duro, sempre. Quel ritiro di 3 settimane in altura, e chi l’aveva mai fatto? Ma i frutti sono evidenti».

Si diceva delle aspettative. Quando lo hanno chiamato, Laporte pensava di entrare in una formazione talmente forte da essere uno dei tanti al servizio dei campioni: Roglic per le corse a tappe (anzi per “la” corsa, il Tour che per lo sloveno ha capito essere un chiodo fisso), Van Aert per le classiche e Vingegaard come talento rampante. Invece no, pian piano ha capito che arrivava in squadra con molte attese, quasi come un capitano, almeno in alcune gare, una vera alternativa ai leader.

Laporte Argentina 2020
Il francese alla Vuelta San Juan 2020, da cui è iniziato un anno molto sfortunato
Laporte Argentina 2020
Il francese alla Vuelta San Juan 2020, da cui è iniziato un anno molto sfortunato

L’importanza del divertirsi

Lo hanno accolto con grande entusiasmo e quell’arrivo in parata nella prima tappa della Parigi-Nizza, con Van Aert e Roglic a fargli da valletti, è stato il degno regalo di benvenuto: «Quando eravamo in prossimità dell’ultimo chilometro, mi hanno detto che sarei stato io a vincere. Non ci credevo, è stato davvero un bel gesto».

Chissà, forse anche una ricompensa dopo periodi difficili. Basti pensare al 2020: l’anno era iniziato in Argentina con una brutta caduta, polso rotto e avvio di stagione gettato via. Neanche il tempo di liberarsi del tutore ed ecco che scattava il lockdown. Praticamente impossibile raggiungere la miglior forma in quell’annata così strana. Aveva anche un po’ perso gli stimoli e per il transalpino la spinta psicologica è fondamentale.

«Io vinco solo quando mi diverto – ha spiegato – è fondamentale. Per me le classiche sono centrali nella stagione insieme al Tour, ma posso emergere solo se sento dentro di me il giusto feeling, se sento che sto facendo la cosa giusta nel giusto modo. E in questa squadra mi diverto molto. Salvo domenica scorsa…».

Il giorno dopo di Girmay, fra stupore e voglia di casa

29.03.2022
5 min
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Dopo l’argento di Leuven nel suo Paese era già caldo, ma dalla storica vittoria nella Gand-Wevelgem, Girmay non è più uno sconosciuto neppure in Belgio. Incontro con i giornalisti all’indomani della grande vittoria (nella foto Intermarché in apertura, una pizza e una birra nella sera del trionfo). Sarah Ingelbrecht, addetta stampa della Intermarché-Wanty-Gobert, racconta che di mattina i ragazzi sono usciti per una sgambata e si sono fermati a prendere un caffè nella Grote Markt di Bruges. Ogni tanto bambini e persone si presentavano sulla terrazza del bar in cui Biniam era seduto con Kristoff, Pasqualon e Petit per chiedergli un autografo o un selfie. E pare che a un certo punto il vincitore della Gand abbia chiesto a Kristoff se andrà così ancora a lungo. E il norvegese, per rassicurarlo, gli avrebbe detto: «Passerà, a patto di non continuare a vincere. Quindi nel tuo caso temo che non passerà». E si è fatto una risata…

Il giorno dopo

I racconti del giorno dopo sono i più belli e danno l’idea di quanto sia genuino il personaggio che domenica si è affacciato alla gloria sul traguardo di Wevelgem.

«Mille messaggi – ha raccontato – e continuano ad arrivare. Avrò presto tempo per rispondergli. Questo pomeriggio mi recherò a Parigi, dove pernotterò e domani volerò prima ad Istanbul e poi ad Asmara. Finalmente a casa. Un viaggio di 11 ore, ma non vedo l’ora».

Regali per tutti

Ancora l’addetta stampa racconta che nella valigia ha messo vasetti di biscotti tipici del Belgio e dei regali per la figlia di un anno che si chiama Layla e per la moglie di venti che si chiama Salem. Ovviamente con lui torna a casa anche il trofeo della Gand-Wevelgem. 

«Sono più consapevole – ha ammesso – di quello che è successo. Non ci sono molti corridori di 21 anni che vincono una classica. Sono rimasto sbalordito dalle reazioni dei media, dai grandi corridori che erano già venuti a congratularsi con me dopo il mio quinto posto di Harelbeke. Dopo il traguardo non potevo crederci. Dentro ho pianto di gioia».

Già dopo l’argento di Leuven fra gli U23, Girmay era stato portato in trionfo nelle vie di Asmara (foto Instagram)
Dopo l’argento di Leuven fra gli U23, Girmay in trionfo nelle vie di Asmara (foto Instagram)

I piedi per terra

Eppure tante attenzioni lo hanno turbato. Tanto ama essere al centro dell’attenzione Remco Evenepoel, che ha tre mesi più di lui, quanto è schivo e in imbarazzo Girmay per le tante attenzioni.

«Non mi piace essere al centro dell’attenzione – ha detto – sono pagato per vincere, ma non voglio essere il tipo famoso che viene ripreso continuamente dalla telecamera. Non credo di essere pronto per qualunque cosa mi accada in questo senso. So da dove vengo. Sono un ragazzo tranquillo che per natura non è abituato al trambusto di questa parte del mondo. Mi dà anche un po’ di pressione, ma cercherò di conviverci».

Con la vittoria di Wevelgem, Girmay è il primo corridore eritreo ad aver vinto una grande classica
Dopo la Gand, Girmay è il primo eritreo ad aver vinto una grande classica

Appuntamento al Giro

Il corridore improvvisamente più famoso d’Africa si aspetta un grande benvenuto all’aeroporto di Asmara, dopo quello successivo all’argento nel mondiale U23 di Leuven.

«Domenica Hanok Mulubrhan (corridore di 22 anni che corre nel team continental Bike AD, ndr) ha vinto il campionato africano – ha spiegato – con la maglia dell’Eritrea. Perciò ci sono due motivi per brindare. Quando sono arrivato dopo l’argento, c’erano centinaia di migliaia di persone in piedi mentre andavo in giro per la Capitale su un’auto scoperta. Anche se la Gand-Wevelgem è più importante di quella medaglia, voglio prima festeggiare con i miei cari. La famiglia è molto più importante della bicicletta. Dopo tre mesi, ora voglio andare a casa, questa vittoria non mi cambia come persona. Sto tornando nel mio Paese che amo. Continuerò a lavorare sodo per vincere ancora di più, restando fedele al mio programma. Per ora sono il primo africano ad aver vinto una classica, ma nemmeno io mi vedo come un modello. Sono lo stesso ragazzo di domenica mattina a Ypres. Perciò – ha salutato i media – ci vediamo a Francoforte e poi al Giro d’Italia».

Venturelli, dal ciclocross alla strada vestendo sempre l’azzurro

29.03.2022
5 min
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C’è un singolare parallelismo che coinvolge le nostre due maggiori speranze del ciclocross femminile italiano, protagoniste di podi a ripetizione nelle gare internazionali invernali: mentre Valentina Corvi sta continuando la sua collezione nella mountain bike, Federica Venturelli si è già messa in luce su strada, al punto da essere convocata già in nazionale per la Gand-Wevelgem, prima uscita assoluta del gruppo juniores e non va dimenticato che parliamo di una primo anno, cosa che lei tiene spesso a sottolineare.

La cosa che colpisce sempre parlando con la ragazza del Gs Gauss è la sua estrema consapevolezza delle sue qualità. Ci vengono alla mente le parole di Guerciotti all’indomani del suo ingaggio nel team di ciclocross. «Sono rimasto strabiliato – disse Alessandro – vedendo i risultati di questa ragazza fra le allieve, vince in ogni disciplina, qualcosa che in Italia è inusuale». Nel ciclocross ha già fatto vedere molto, ora anche su strada sta evidenziando il suo talento: «Avevo un po’ paura del passaggio di categoria, invece mi sono subito abituata, forse anche perché finora ho fatto solo gare juniores e non Open, ma già ho visto che il chilometraggio influisce non poco».

Azzurre Gent 2022
Le azzurre della Gand-Wevelgem: Casagranda, Ciabocco, De Grandis, Pellegrini, Segato e Venturelli
Azzurre Gent 2022
Le azzurre della Gand-Wevelgem: Casagranda, Ciabocco, De Grandis, Pellegrini, Segato e Venturelli
A tal proposito, considerando il passaggio da allieva a junior, è cambiata la tua preparazione?

Un po’ sì, soprattutto si sono allungate le distanze, almeno una ventina di chilometri in più per i lavori lunghi e dovrò allungare ancora. Finora ho affrontato gare fino a 80 chilometri ma so che, quantomeno nella seconda parte di stagione, si arriverà anche a 100.

Sei soddisfatta di questo inizio di stagione su strada?

Sì, considerando il fatto che non sono sicuramente al mio massimo. Nelle prime gare sono però riuscita a rimanere sempre con le prime e anche se non sono andata a podio credo di essermi espressa in maniera soddisfacente.

Risultati tali da farti subito indossare la maglia azzurra anche su strada. Com’è stata la tua prima uscita alla Gand-Wevelgem?

E’ stata sicuramente un’esperienza utilissima, ho imparato tante cose. Quando gareggi in Belgio ti trovi a fare i conti con gare molto diverse da quelle a cui siamo abituate, con andatura sempre molto alta e in stradine strette, dove devi essere sempre davanti. Mi aspettavo di trovare vento, invece no e questo ha un po’ penalizzato il nostro compito.

Venturelli 2022
Federica Venturelli, questa volta in azione su strada
Venturelli 2022
Federica Venturelli, questa volta in azione su strada
In che misura?

Se si guarda bene la gara, noi siamo state le uniche a gareggiare davvero di squadra, le altre correvano un po’ ognuna per sé. Noi però eravamo tutte atlete forti in salita, ma non adatte a una volata di gruppo, non avevamo una compagna così forte per quella soluzione, soprattutto considerando che la volata era sul pavé. Ci aspettavamo un’altra gara. Però quel che mi è piaciuto è il gruppo che si è subito creato fra noi ragazze.

Queste tue prime uscite su strada confermano comunque la tua poliedricità. Tra tante discipline qual è la tua preferita?

E’ difficile scegliere. Quella che mi fa divertire di più è il ciclocross, anche perché è la più soggetta al clima, che influisce molto sul tipo di gara che si andrà ad affrontare, ma se devo dire ogni specialità ha un suo fascino: le cronometro mi attirano perché sono una sfida contro se stessi, la pista perché mi piace gareggiare per un obiettivo comune come avviene nel quartetto dell’inseguimento, la strada perché propone sempre qualcosa di nuovo da imparare. Molti mi chiedono di scegliere ma io per ora non ho intenzione di farlo, voglio continuare a imparare e scoprire.

Venturelli strada 2022
La Venturelli si è subito guadagnata la selezione azzurra finendo ottava al Piccolo Binda
Venturelli strada 2022
La Venturelli si è subito guadagnata la selezione azzurra finendo ottava al Piccolo Binda
In squadra sono favorevoli al tuo impegno invernale nel ciclocross?

Sì, sanno che per me è vitale. Io ho bisogno di avere sempre obiettivi a breve scadenza, senza il ciclocross ci sarebbero troppi mesi di inattività dedicati solo all’allenamento e non sarebbero utili per me psicologicamente. Così rimango allenata e soprattutto concentrata, a me serve molto lo spirito di competizione perché mi dà stimoli.

In questo modo però non hai soste e questo può pesare anche sulla scuola…

No, riesco a conciliare bene le cose, intanto perché la scuola mi piace, frequento il Liceo Scientifico a Cremona e non mi pesa. Riesco a organizzarmi bene, ora magari è un po’ più dura perché gli allenamenti su strada richiedono più tempo che il ciclocross, ma poi verrà l’estate quando sarò più libera, quindi va bene così.

Venturelli tricolore 2019
La cremonese è stata tricolore esordienti 2° anno e Allieve 2° anno
Venturelli tricolore 2019
La cremonese è stata tricolore esordienti 2° anno e Allieve 2° anno
Ti vedremo anche su pista?

Sicuramente, sono già stata precettata per la nazionale di categoria, spero di avere le mie chance sia nell’inseguimento a squadre che in quello individuale.

Quali obiettivi ti poni?

Io non dimentico di essere appena approdata a questa categoria e quindi il mio proposito è fare esperienze e valutare le mie avversarie, imparare tutto quello che posso per poi raccogliere i frutti il prossimo anno. Intanto spero di far bene per restare in nazionale, mi piacerebbe guadagnarmi una maglia per una gara titolata, ma ripeto, io guardo già molto più lontano…