Capra come Girmay. Vince la corsa che non doveva fare…

28.03.2022
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La Gand-Wevelgem di ieri non stata solo quella di Biniam Girmay ed Elisa Balsamo. E’ stata anche quella di Thomas Capra, ragazzino della Assali Stefen Makro che vestiva i colori azzurri della neonata nazionale juniores di Dino Salvoldi.

E come spesso accade anche la sorte ci mette un po’ lo zampino. Sapete cosa hanno in comune Girmay e Capra? Oltre ad essere ciclisti, oltre a vincere in volata su un gruppetto ristretto, nessuno dei due doveva partecipare alla Gand inizialmente. E che volata.

«Ci ho provato anche a una ventina di chilometri dall’arrivo insieme ad un compagno – ha detto Capra – ma ci hanno ripreso. In volata ai 150 metri ho rischiato di restare chiuso alle transenne ma mi sono fatto spazio». Il che è più che plausibile visto il fisico possente.

Thomas Capra (classe 2005) veste i colori della Assali Stefen Marko
Thomas Capra (classe 2005) veste i colori della Assali Stefen Marko

Capra come Girmay

Salvoldi sta per rientrare in Italia con i suoi ragazzi quando riusciamo a parlarci. E’ felice. Il tono della voce non tradisce il suo stato d’animo. Anche se Dino mantiene la sua proverbiale compostezza. Non era facile mettere su una nazionale con una sola corsa nelle gambe dei ragazzi, visto che in Italia la stagione si è aperta solo domenica 20 marzo.

«Ho avuto una sola corsa per farmi un’idea – spiega Salvoldi – però ho girato tanto per l’Italia nei mesi precedenti, ma questa sola corsa quasi non mi è servita. Per regolamento infatti le iscrizioni chiudevano prima. Così mi sono basato sui risultati dei ragazzi del 2004 raccolti la scorsa stagione. Li ho incrociati con i discorsi fatti con i rispettivi diesse e sono andato a vederli in allenamento e in gara (era alla Ballero nel Cuore, ndr). Quindi ho portato tutti dei secondo anno. Tranne Capra che è un primo anno».

E qui si capisce perché l’eccezione conferma la regola e perché Thomas neanche doveva esserci. 

«Avevo a disposizione sei titolari e tre riserve. Al momento di partire c’è stato un positivo al Covid e così ho voluto fortemente Thomas Capra.

«E’ da questo inverno che lo vedo lavorare in pista. Un mese e mezzo in cui l’ho visto crescere, migliorare. E’ un ragazzo determinato e in condizione. Mi sono preso un rischio, ma lui è stato bravo. Però parlare dei singoli… non mi sembra troppo corretto: i ragazzi hanno fatto un ottimo lavoro di squadra».

I sei ragazzi azzurri schierati da Salvoldi alla Gand
I sei ragazzi azzurri schierati da Salvoldi alla Gand

Tutto secondo programma

E infatti se si va a ricucire il film della corsa si capisce perché Savoldi parli molto del team.

«Non è stato facile – dice Salvoldi – perché i miei ragazzi avevano una sola gara nelle gambe, mentre gli altri già correvano da un mese. Senza contare che erano alla prima esperienza in Belgio. Hanno seguito alla lettera le mie indicazioni. Gli ho detto di stare a ruota dei ragazzi delle squadre locali, Belgio, appunto, ma anche Olanda e Francia che sanno come si corre lassù. Avevo diviso i compiti in due terzetti. Dopo i passaggi sulle prime cotes ho visto che eravamo l’unica squadra con ancora tutti e sei gli uomini e così ho detto loro di entrare nelle fughe con uno degli atleti più veloci e di mantenerne uno in gruppo in caso di volata. E così è andata.

«Parlare dopo è facile, ma alla fine è andata come mi aspettavo e con lo stesso epilogo, più o meno, degli altri anni, vale a dire con un gruppetto che si gioca la volata».

Dopo tanti anni con le donne, anche le juniores, chiediamo a Salvoldi se ci sono analogie tra il ciclismo femminile e quello maschile degli juniores.

«Rispetto alle loro coetanee assolutamente no. Il livello medio del gruppo è molto più alto. Semmai si  sarebbe potuto fare un paragone con quello elite femminile, ma di qualche anno fa. Adesso le donne elite sono cresciute moltissimo e il loro ciclismo somiglia molto di più a quello maschile dei pro’».

Dalla moto, il cittì Salvoldi ha seguito i ragazzi alla Ballero nel Cuore
Dalla moto, il cittì Salvoldi ha seguito i ragazzi alla Ballero nel Cuore

Verso la Roubaix

E adesso si mette nel mirino la prossima classica: la Parigi-Roubaix, ma anche stavolta i giochi per Dino sono quasi fatti.

«Le iscrizioni per la seconda prova della Coppa delle Nazioni (la Roubaix appunto, ndr) chiudono domani, quindi di base sarà una nazionale costruita ancora sui dati del 2021. Me la dovrò studiare bene, anche perché la Roubaix è nuova anche per me. E’ un po’ una corsa a sé stante.

«Le cose – ha aggiunto il cittì – cambieranno dalle Ardenne, a primavera inoltrata, quando finalmente avrò l’occasione di vedere i ragazzi in gara. Perché è quando lo vedi in corsa, quando lo vedi relazionarsi con la squadra che capisci davvero il valore e la personalità di un atleta. Il mio obiettivo è quello di ruotare più atleti possibili, perché come ho sempre ritenuto, anche se vince uno solo, il ciclismo è uno sport di squadra».