Ganna, il quinto tricolore lancia la volata verso Parigi

20.06.2024
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GROSSETO – Ganna di nuovo campione italiano della crono, per la quinta volta. Il piemontese della Ineos Grenadiers si è trovato nella fornace del percorso dopo il ritiro in altura e per qualche istante deve essergli passato per la testa il fantasma di Faenza. Anche in quel giorno del 2021 il caldo non concedeva scampo, ma il percorso era più duro e alla fine Pippo si ritrovò al quarto posto, battuto da suo cognato Matteo Sobrero.

Anche oggi, come allora, sta preparando le Olimpiadi e anche questa volta è partito fortissimo. Forse troppo. E arrivare al traguardo è stato un bell’impegno.

Ganna è arrivato in calando dopo la partenza volutamente troppo allegra
Ganna è arrivato in calando dopo la partenza volutamente troppo allegra

Overpacing in avvio

L’inferno è più caldo, ma certo meno umido. Grosseto ha accolto i campionati italiani della crono con temperature che ti svuotano, è difficile immaginarsi come sia fare una crono di 35 chilometri. I corridori arrivano, si gettano sul marciapiede, sputano via la polvere e la fatica e ricominciano a parlare solo dopo qualche minuto.

«Sono partito troppo forte, perché era in previsione fare un overpacing per vedere cosa succedeva. Volevamo cercare di arrivare più vicini a una performance olimpica, però non sono ancora nella condizione che serve, quindi ho sofferto un po’ troppo. Nel finale ho faticato, però siamo riusciti a mantenere un buon ritmo e finire comunque con un’ottima prestazione. Diciamo che fare altura e poi scendere immediatamente… Ho avuto una settimana a casa, però ugualmente non sono riuscito a fare un ottimo adattamento al caldo e oggi un po’ l’ho sofferto».

L’assetto per Parigi è a posto: cambierà soltanto la bici, che sarà nuova
L’assetto per Parigi è a posto: cambierà soltanto la bici, che sarà nuova

La bici nuova

Parigi non è ancora dietro l’angolo, ma la conferenza stampa del 5 luglio metterà nero su bianco i nomi degli atleti e a quel punto avremo tutti la sensazione di qualcosa di immenso che sta per iniziare. Per ora si lavora. L’altura. La pista. Il tricolore crono e domenica quello su strada.

«Si lavora anche sui materiali – dice e sorride – praticamente è tutto fatto, manca soltanto la bicicletta, anche se da qualche parte si è già vista. Questa è stata l’ultima crono lunga prima delle Olimpiadi, ma a casa se ne simuleranno altre. I tempi saranno quelli. Si cercherà di fare allenamenti sempre più specifici sul tempo. La prova di oggi è buona, ma sono alla ripresa. Nelle crono del Giro i valori erano molto più alti, qua ho dovuto comunque tenere di più perché sennò non sarei arrivato al traguardo. E’ un avvicinamento buono, continuiamo così e vediamo come si arriva».

Per Affini il casco Giro che tanto ha fatto parlare alla Tirreno
Per Affini il casco Giro che tanto ha fatto parlare alla Tirreno

Fra crono e pista

Quella volta a Faenza mise su un muso che impiegò del tempo per passare. Si era nella rincorsa per Tokyo, l’oro del quartetto era una suggestione più che una possibilità, mentre oggi è tutto diverso. C’è più consapevolezza e forse il risultato di giornata è importante non tanto per se stesso quanto per la conferma di essere sulla strada giusta.

«Sappiamo a cosa andiamo incontro – dice – quindi le fatiche e gli allenamenti che ci saranno da fare. Come quartetto siamo motivati, ci siamo già trovati. Abbiamo già cercato di mettere giù un programma per trovarci quasi sempre tutti insieme. Poi ovviamente per obiettivi di squadra saremo anche impegnati in altre gare o ritiri, quindi abbiamo cercato di programmare il meglio per girare il più possibile insieme e cercare di fare più prove insieme. Cosa preferisco a livello del cuore fra crono e pista? Semplice, muoio in entrambe…».

Cioni fa parte da sempre del cerchio magico di Ganna assieme a Villa. A Parigi sarà invece con Tarling
Cioni fa parte da sempre del cerchio magico di Ganna assieme a Villa. A Parigi sarà invece con Tarling

Il Cioni condiviso

L’umore è buono, non potrebbe essere altrimenti. Passa Affini, che gli molla una battuta. Poco distante c’è Baroncini, il terzo di giornata. Gianluca Valoti, appostato dietro la transenna, fa notare che tutti e tre da U23 sono passati per il Team Colpack. E’ una riflessione che merita attenzione. Se un’ombra può esserci sulle Olimpiadi, riguarda l’assenza del suo allenatore Dario Cioni che, come pure agli ultimi mondiali, sarà impegnato accanto a Joshua Tarling. Il tema brucia: Tarling che a Glasgow era poco più di una promessa oggi è uno dei grandi favoriti. Quando scherzando abbiamo fatto su questo una battuta al toscano, lo sguardo ha lampeggiato.

«Io non ci penso – dice Ganna – alla fine con Dario ho un bel rapporto e abbiamo già discusso di questa cosa. Ovviamente quando saremo là, ci sarà un ottimo staff che mi seguirà e cercheremo di dare sempre il meglio. I rivali potrebbero essere gli stessi di Glasgow, quindi Remco e Tarling. Ma potrebbe venire fuori anche un Van Aert oppure Kung».

Dovendo e volendo pianificare ogni cosa nei dettagli, la Federazione non avrebbe potuto precettare Cioni e portarlo a Parigi? Si fa per parlare, ovviamente…

Jonathan Milan ha chiuso al quarto posto, a 1’01” da Ganna
Jonathan Milan ha chiuso al quarto posto, a 1’01” da Ganna

Il tempo delle pressioni

Il modo in cui si avvicinerà agli ultimi giorni resta coperto da un bello strato di segreto. Quando gli chiediamo se ha intenzione di simulare allenamenti a temperature simili, sorride dicendo di chiedere a Cioni. E così torniamo sulla partenza troppo allegra di giornata e del rischio di scoppiare prima del tempo.

«Me ne sono accorto all’intertempo dove avevo già 20 secondi di vantaggio su Affini – spiega – sapevo di aver scelto un passo un po’ troppo… ottimistico (sorride, ndr). Anche a Faenza avevo un po’ esagerato, vero, però l’ultima crono l’avevo fatta al Giro, in condizioni diverse. Non era una prova secca, adesso sarà da puntare un po’ più in alto. Cerchiamo di essere sempre sul pezzo, di lavorare sempre in ottica di Parigi. Non sarà facile, perché da una parte e l’altra inizieranno le pressioni. Perciò cerchiamo di rimanere calmi e di fare il meglio. Se tutto andrà bene, si festeggerà. Se non va bene, non credo che avrò ammazzato qualcuno. Non mi merito la galera…».

Bentornato Baroncini, rinascita iniziata dalla Francia

01.06.2024
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Un ottavo posto di tappa alla Boucles de la Mayenne. Normalmente un risultato del tutto trascurabile, uno dei tanti in una lunga stagione, ma anche qualcosa di così poco valore può averne tanto, è tutto relativo a quel che c’è intorno. Per Filippo Baroncini è il primo spiraglio verso la rinascita.

Parlando del corridore della Uae sembra quasi di trasporre nel ciclismo i principi di “Aspettando Godot”, ma non si può certo dire che sia per colpa del ciclista di Massa Lombarda. Gli ultimi due anni (ma mettiamoci dentro anche questa prima parte di 2024) sono stati costellati di infortuni, di ostacoli, di una sfortuna che non ha mai smesso di coprire con il suo fosco velo la carriera di un corridore passato sull’onda dell’entusiasmo derivante dal titolo mondiale U23, condito dall’argento europeo.

Baroncini ha ripreso a gareggiare al Giro di Romagna. In Francia la sua prima Top 10
Baroncini ha ripreso a gareggiare al Giro di Romagna. In Francia la sua prima Top 10

«Lo so bene che un ottavo posto in una corsa a tappe francese, di buon livello ma nulla più, dice poco, ma per me è un primo passo. Cerco di guardarlo in positivo, devo farlo dopo quel che ho avuto, dopo l’ultimo colpo di sfortuna con la caduta e la frattura al gomito al GP Denain. Per me vale molto».

Quanto ti è costata quella frattura?

Sono stato completamente fermo due settimane, poi ho ripreso e già dopo altre due settimane ero di nuovo in gara al Giro della Romagna, ma chiaramente la condizione fisica tanto inseguita aveva subito un brusco arresto, c’era da rimettere insieme tutti i pezzi. Con pazienza mi sono rimesso al lavoro guardando al futuro, fino alla trasferta francese e a questo primo, minuscolo segnale per me comunque importante.

Il GP di Denain è stato l’ultimo colpo di sfortuna, una caduta costatagli la frattura a un gomito
Il GP di Denain è stato l’ultimo colpo di sfortuna, una caduta costatagli la frattura a un gomito
Sei tornato in gara presto…

Meno di quanto si pensi, anzi questa volta ho voluto fare le cose con calma e ponderazione. Una cosa che ho capito in questi due anni così difficili è che dovevo fare con calma, seguire tutti i passi. Essere precipitoso non mi ha aiutato, ho cambiato prospettiva e ho visto che questa è stata la scelta giusta.

Hai mai avuto il dubbio che il Baroncini vincente da U23 fosse rimasto lì, proprio relegato al 2021?

Dubbi no, ma ho la consapevolezza che non si è più visto e che le speranze che nutrivo quando sono passato professionista, sull’onda di quelle inebrianti sensazioni, sono rimaste speranze. Non ho mai avuto il tempo di crescere. Io so però che quel Baroncini c’è ancora e che verrà fuori prima o poi. Ma perché ciò avvenga non ci devono più essere problemi, più ostacoli perché ne ho superati davvero troppi…

Baroncini sul podio mondiale 2021: il suo biglietto da visita per entrare fra i pro’
Baroncini sul podio mondiale 2021: il suo biglietto da visita per entrare fra i pro’
Hai mai rammarichi per come sono andate queste due stagioni?

Mi guardo indietro e posso dire che un paio di cadute le potevo evitare, sono state per colpa mia, ma ho pagato un prezzo alto. Mi dispiace soprattutto perché avrei voluto avere più occasioni per fare esperienza. Sarebbe stato importante per la mia crescita.

Com’era la corsa francese?

In generale è stata importante perché ho sentito che stavo crescendo tanto, ho sentito la mia condizione migliorare giorno dopo giorno. Mi sento più fiducioso, continuando di questo passo so che qualche risultato “vero” arriverà a breve.

I fan di Filippo sono sempre attivi e presenti, ora vuole ripagarli con un grande risultato
I fan di Filippo sono sempre attivi e presenti, ora vuole ripagarli con un grande risultato
Oltretutto si avvicina la stagione più calda che normalmente ti è favorevole…

Sì, il caldo è sempre stato il mio punto forte. Sono solito partire presto nella stagione perché ci metto molto a carburare, a raggiungere la forma migliore e normalmente la seconda parte di stagione mi è sempre stata più favorevole proprio perché nei mesi caldi riesco a rendere di più. Nelle ultime stagioni partivo già a gennaio per puntare a raggiungere la miglior forma in occasione delle classiche. Io spero che già dall’estate si possa vedere la miglior versione di me stesso.

Dove ti vedremo ora?

Domani sarò alla Brussels Classic, poi arriveranno gare che mi sono congeniali come il GP del Cantone d’Argovia e il Giro di Slovenia dove ci sono tappe che possono darmi soddisfazione. Il tutto pensando al campionato italiano che nella mia agenda è cerchiato di rosso perché è su un percorso che va benissimo per me. Gareggerò sia a cronometro che nella prova in linea e mi aspetto molto da quelle gare.

Il romagnolo a cronometro. Sarà in gara ai campionati italiani il 20 giugno a Grosseto
Il romagnolo a cronometro. Sarà in gara ai campionati italiani il 20 giugno a Grosseto
Farai quest’anno il tuo esordio in un grande Giro, alla Vuelta. Mancano molte settimane, come ti stai avvicinando psicologicamente?

In maniera tranquilla, con curiosità piuttosto che con timore. In questi giorni, nelle gare sono in camera con Juan Sebastian Molano che è reduce dal Giro d’Italia e gli ho chiesto come si è gestito, che cosa significa correre per tre settimane. Ma c’è tempo per abituare la testa al grande impegno, per prepararlo con tutti i crismi anche andando in altura. Farà parte della mia crescita per presentare a tutti il vero Baroncini.

Baroncini e la UAE, blitz al Nord per le prove sul pavé

17.02.2024
5 min
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Con addosso quel senso di tutto nuovo che rende più belle anche le cose già viste, Filippo Baroncini si è affacciato sul 2024 con l’entusiasmo ben oltre il punto di ebollizione. Quale che ne sia stata la causa, il suo percorso nella Lidl-Trek non aveva più margini per andare avanti, mentre l’approdo al UAE Team Emirates è quello che il romagnolo cercava.

«Mi piace molto l’ambiente – spiega dalla Volta ao Algarve – molto più latino, ci sono tanti italiani. Non che prima stessi male, ma con i compagni ho un rapporto diverso. C’è un bel dialogo, è un ambiente in cui ci si aiuta. quindi è quello che cercavo».

L’Algarve, come abbiamo già sentito da Matteo Trentin è l’occasione per mettere nelle gambe chilometri e ritmo, in vista del weekend di apertura sulle strade del Nord. Il prossimo fine settimana alla Omloop Het Nieuwsblad sarà un ribollire feroce di ambizioni contrapposte e per Baroncini sarà la prima occasione di prendere le misure innanzitutto a se stesso. L’inverno è stato proficuo, ma finché non ti misuri con quelli che puntano al tuo stesso obiettivo, non puoi sapere a quale punto della catena alimentare ti trovi davvero. Se sarai preda o cacciatore.

Nel giorno del pavé, cielo sereno e solo uno scroscio d’acqua in avvio (foto UAE Team Emirates)
Nel giorno del pavé, cielo sereno e solo uno scroscio d’acqua in avvio (foto UAE Team Emirates)

Nel frattempo, per prendere le misure alle strade, alla bici e all’abbigliamento, il 7-8 febbraio Filippo è volato fra Belgio e Francia con Tim Wellens e Nils Politt, svolgendo prima un sopralluogo sul percorso della Parigi-Roubaix e un altro il giorno successivo su quello del Giro delle Fiandre (foto UAE Team Emirates in apertura). Un’esperienza che secondo noi merita un racconto.

Cosa siete andati a fare?

A provare i materiali, più che altro, soprattutto per la Roubaix. Pensavo che il pavé fosse più traumatico, invece con queste ruote e con i tubeless, anche se ha lasciato il segno, sono andato molto bene. Per il Fiandre invece non c’è tanto da trovare un setting particolare. Abbiamo fatto gli ultimi 50 chilometri giusto per ricordarci i nomi delle salite e cosa ci si aspetta. Siamo stai per due giorni, toccata e fuga.

Che cosa vuol dire che ha lasciato il segno?

Il primo settore di pavé della Roubaix è stato un brusco risveglio. Per Wellens era la prima volta, ci siamo guardati in faccia e si è messo a ridere da quante vibrazioni e il dolore alle braccia dopo un solo settore. Poi però abbiamo preso un po’ di feeling e via.

Tim Wellens non aveva mai messo le ruote sul pavé della Roubaix: ride per le vibrazioni (foto UAE Team Emirates)
Tim Wellens non aveva mai messo le ruote sul pavé della Roubaix: ride per le vibrazioni (foto UAE Team Emirates)
Avete lavorato più sull’assetto o sulle pressioni?

Pressioni e sezioni diverse. Ogni tot ci fermavamo, provavamo, cambiavamo ruote e coperture. E poi alla fine abbiamo tirato le somme.

Che cosa avete concluso?

Per me ci saranno sicuramente tubeless da 32, con la pressione bassa, ma neanche tanto, altrimenti sui sassi c’è rischio che scoppino, e ruote da 45 in carbonio, ovviamente. Alla fine è tutto un fatto di ruote. Una gomma dura la puoi sgonfiare quanto vuoi, ma sempre dura rimane. Noi invece abbiamo usato le Continental, che anche nelle gare normali rimangono più morbide rispetto a tante altre.

Come avete affrontato il pavé?

Abbiamo dovuto impegnarci parecchio nella prova dei vari settori. Li abbiamo tutti spinti abbastanza, anche perché se non fai così, non vai avanti. Per questo dopo due ore eravamo abbastanza finiti. Abbiamo fatto dal primo settore fino al Carrefour de l’Arbre. Da lì abbiamo fatto altri 50 chilometri in bicicletta e siamo tornati nell’hotel di Waregem, da cui il giorno dopo siamo partiti per provare il finale del Fiandre.

Il giorno dopo il sopralluogo della Roubaix, tocca al Fiandre, con 5 gradi e male a braccia e mani (foto UAE Team Emirates)
Il giorno dopo il sopralluogo della Roubaix, tocca al Fiandre, con 5 gradi e male a braccia e mani (foto UAE Team Emirates)
E come è andata?

Prima cosa: non vi dico il dolore che avevamo nelle mani. In più pioveva, c’erano cinque gradi, è stato traumatico. Anche perché il giorno prima il tempo era stato quasi buono. Giusto uno scroscio d’acqua, poi era stata una giornata asciutta, ma con tanto vento. Soffiava a 30 all’ora, siamo andati in giro per tutto il tempo col phon di fianco (ride, ndr).

Ancora gomme da 32?

Le stesse, cambieranno le pressioni. Ormai l’aerodinamica è tutto, ma al Fiandre non serve neanche stare a cercare la leggerezza estrema.

A gusto tuo: meglio Roubaix, dunque, o Fiandre?

Il Fiandre, sicuramente. Secondo me è più una corsa di gambe che di fortuna. Alla Roubaix devi essere bravo o avere la fortuna di stare al centro della strada, sulla schiena d’asino. Perché se inizi ad andare di lato, la strada è molto più rovinata e fai il doppio della fatica. Alla Roubaix secondo me ci sono tanti fattori in gioco, mentre al Fiandre conta tanto la posizione e saper correre, ma anche avere tante gambe.

Baroncini con Nils Politt: il tedesco sarà uno dei ledaer della squadra all’apertura del Nord (foto UAE Team Emirates)
Baroncini con Nils Politt: il tedesco sarà uno dei ledaer della squadra all’apertura del Nord (foto UAE Team Emirates)
Come è andata la trasferta con Wellens?

Sono stato bene, è un compagnone. Non è il solito belga un po’ chiuso. E’ veramente un ragazzo d’oro, che insegna tanto e aiuta. Ci parli volentieri con lui. Per questo mi sento più coccolato. Più seguito, è questa la parola giusta.

Per quanti giorni è andato avanti il mal di braccia del pavé?

E’ durato due giorni, poi finalmente le dita si sono sgonfiate. Ho provato con i guanti lunghi, perché era freschino. Però non avevamo messo doppio nastro, niente di particolare e forse è stato questo a far arrivare più vibrazioni alle braccia. Nel giorno della gara avremo gel e doppio nastro, sarà diverso.

In che condizioni arrivi all’apertura del Nord?

Secondo me bene, mi vedo in crescita. Anche alla Figueira Champions Classic abbiamo fatto un bel lavoro di squadra. Sono convinto che se tutto andrà bene, in Belgio ci divertiremo. Alla fine non puoi mai partire con qualche certezza, però se ci vai con la gamba giusta, secondo me ti diverti. Di sicuro la Omloop Het Nieuwsblad sarà un primo test. Ci saranno anche Politt e Wellens, che saranno i riferimenti. Dovrò imparare tanto da loro, per cui il fatto di averli in squadra è un vantaggio. Loro sanno dove muoversi e come farlo, osservarli sarà prezioso.

Baroncini alla UAE Emirates: l’obiettivo è rilanciarsi

18.10.2023
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LIUZHOU – Quando qualche giorno fa parlammo con Luca Guercilena dei nuovi acquisti della Lidl-Trek, fra le righe parve di cogliere del dispiacere per la partenza di Baroncini verso il UAE Team Emirates. Come pure per Tiberi, sia pure per ragioni diverse, il senso era quello di aver seminato tanto, lasciando però il raccolto agli altri.

Baroncini è uno dei talenti più concreti che il ciclismo italiano abbia espresso negli ultimi cinque anni, solo che la magia dell’ultima stagione fra gli under 23, con vittorie al Giro U23 e al mondiale di Leuven, si è bruscamente interrotta per una serie di cadute e relative fratture. Lo incontriamo a una partenza di tappa al Tour of Guangxi, con il baccano del foglio firma sullo sfondo, perché qui ogni giorno è una festa. Raggiungendo la postazione della Lidl-Trek abbiamo scambiato uno sguardo divertito con Jonathan Milan, preso d’assedio da decine di tifosi. La presenza di questi corridori è un’occasione troppo ghiotta per ragazze e ragazzi che magari in Europa non ci andranno mai e chissà quando e se li rivedranno (in apertura, il romagnolo sull’arrivo in salita di Nongla, chiuso con 27″ di ritardo).

Lidl-Trek al Tour of Guangxi con solo 5 corridori. Oltre a Baroncini c’erano Cataldo, Aberasturi, Hellemose e Tolhoek
Lidl-Trek al Tour of Guangxi con solo 5 corridori. Oltre a Baroncini c’erano Cataldo, Aberasturi, Hellemose e Tolhoek
Credi che alla Lidl-Trek possano essersela presa che tu vada via?

Non vedo perché. Mi hanno preso perché credevano in me e io sono andato perché credevo nella squadra, ma non sempre le cose vanno come ci si aspetta. Ci lasciamo in buoni rapporti, nessuno dice che un domani non torneremo a incontrarci.

Sei passato professionista con la testa del vincente, pronto a fare risultato. Possiamo dire che la realtà è stata parecchio più dura?

Sicuramente le cadute hanno inciso tanto, per il fatto che ogni volta dovevo fermarmi e ripartire da zero. Quindi la condizione scendeva subito e per riportarla su, magari facevo le cose un po’ in fretta per ritornare al meglio possibile. Questo può dare beneficio per un mese, un mese e mezzo, poi però inizia un calo della performance e questo mi ha impedito di ottenere i risultati che speravo. In più il fatto di cadere e rompermi un po’ mi ha condizionato.

Baroncini, qui in azione al Gran Piemonte, ha corso con l’attuale Lidl-Trek per due stagioni.
Baroncini, qui in azione al Gran Piemonte, ha corso con l’attuale Lidl-Trek per due stagioni.
In che modo?

Mi porta a frenare un po’ prima per non correre rischi. Come qualche giorno fa, ad esempio. Quando Milan si è toccato con uno accanto a lui, io ero appena dietro e ho frenato con più energia del solito. Io sono sempre stato un grande limatore e magari questo ha portato a qualche errore di troppo. A qualche caduta che si poteva evitare.

Cosa hai capito di Filippo in questi due anni?

Sicuramente ho avuto la conferma della tenacia che ho sempre pensato di avere. Questi episodi hanno ribadito che sono resiliente, che non mollo mai dopo le brutte esperienze. Sono stati un test. Sono maturato grazie anche a queste sfighe, che mi hanno fatto crescere anche dal punto di vista della calma interiore.

Perché cambiare squadra?

Partiamo dal fatto che sentivo il bisogno di cambiare, avere nuovi stimoli, ripartire quasi da zero per potermi rilanciare. Sicuramente in Trek ho avuto una buona crescita, senza tanto stress. Ecco, magari di quello avrei voluto averne di più. Tante volte sono io stesso che mi creo più stress del dovuto per cercare risultati, quindi magari questa è stata la sola cosa che avrei voluto.

La grossa delusione dopo il campionato italiano, quando una foratura lo ha tagliato fuori dal finale
La grossa delusione dopo il campionato italiano, quando una foratura lo ha tagliato fuori dal finale
La UAE Emirates ti ha detto cosa si aspetta da te?

Non mi hanno preso per tirare, piuttosto per crescere e farmi ritrovare la fiducia nei mezzi che secondo loro ho ancora. Mi seguivano già da quando ho fatto quei buoni risultati al Giro U23, già lì c’era stato un loro forte interesse, che poi hanno sempre mantenuto. Diciamo che questa è stata la chiave che mi ha fatto scegliere la nuova squadra. Ho bisogno di trovare la fiducia in me stesso e da parte della squadra. E’ questo il motivo del cambio.

L’appunto fra addetti ai lavori è che rischi di andare a tirare per Pogacar, se Tadej sarà nelle classiche cui anche tu punti.

Benvenga se ci sarà da lavorare per Pogacar, perché aiutare una persona così forte sicuramente ti porta a crescere. Piuttosto che essere quasi anonimo in mezzo al gruppo, preferisco mettermi a disposizione e poi magari staccarmi negli ultimi 50 chilometri. Avere un obiettivo in corsa è una cosa che mi motiva tanto, quindi sicuramente mi servirà per crescere.

Quindi la testa resta quella del vincente?

Sappiamo che ormai bisogna essere bravi in tutto, dal mettersi a disposizione a provare a vincere. In questi ultimi due mesi ho imparato tanto aiutando la squadra. Penso sia fondamentale nel ciclismo, quindi mi sento pronto in tutto e sicuramente la mia mentalità non è mai cambiata.

Al foglio firma con Brad Sohner, speaker americano, che ha raccontato il Tour of Guangxi
Al foglio firma con Brad Sohner, speaker americano, che ha raccontato il Tour of Guangxi
La cronometro rimane qualcosa su cui investire?

Sempre di più. Parlando con gli uomini UAE, ho capito che loro puntano tanto su di me anche per quello. Perciò sicuramente svilupperemo le nuove posizioni, andremo in galleria del vento. C’è dietro un bel progetto. Da qui in Cina vado direttamente a Dubai e poi Abu Dhabi, dove avremo un primo incontro, sicuramente soft, più che altro per conoscerci.

Che tipo di emozioni si provano cambiando squadra?

Quando sono passato dalla Beltrami alla Colpack, mi sembrava un grande salto e un po’ mi sembra di riviverlo. Sono le stesse emozioni, le stesse sensazioni. Ho tanta voglia di cambiare aria, di ricominciare quasi da zero. Chiudere un libro e aprirne un altro.

Milesi e Baroncini, le soddisfazioni iridate della Beltrami

30.08.2023
6 min
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«Prima di vincere o fare risultato, a noi interessa insegnare ai ragazzi cosa significhi diventare dei corridori senza creare false illusioni. E aver visto Baroncini prima e Milesi poi diventare campioni del mondo ci rende molto orgogliosi del lavoro fatto con loro». Lo afferma con convinzione Roberto Miodini, diesse della Beltrami TSA Tre Colli, che aveva guidato i due giovani italiani nella loro rispettiva prima stagione da U23.

Il team continental emiliano è stato come un centro di svezzamento sia per loro che per altri attuali pro’ che sono passati da lì, ma è ovvio che quei trionfi iridati abbiano un sapore speciale. Lo splendido agosto di di Milesi – composto nell’ordine dalla vittoria della crono mondiale U23 a Glasgow, il quinto posto nella prova in linea e la vestizione della maglia rossa a La Vuelta grazie al primo posto della Dsm-Firmenich nella cronosquadre – ha bissato di fatto quelle sensazioni vissute nel 2021 con la favolosa cavalcata di Baroncini a Leuven. Col tecnico parmense siamo tornati ai tempi di “quei” due ragazzi…

Roberto andando in ordine cronologico, che ricordo hai di Milesi?

Sicuramente è fresco. L’ho sentito dopo i suoi recenti risultati. Lorenzo è stato con noi per una stagione nel 2021, ma pensate che venne in ritiro il primo giorno anche l’anno dopo, che era già in DSM, per salutare i vecchi compagni e il resto dello staff. Quando lo abbiamo preso sapevamo che era uno degli junior più promettenti. In Beltrami ha fatto un’annata molto buona, sempre al servizio dei compagni. Correva in modo generoso e spesso gli ho detto, quasi rimproverato, che lo era anche troppo, come quella volta alla Milano-Busseto. Andò in fuga con altri quattro fin dai primissimi chilometri e nel finale, col gruppo arrivato a cinquanta metri, tirò alla morte pur di non farlo rientrare. Lui fece quinto su cinque e mi disse: «Hai ragione potevo agire diversamente, ma non volevo che ci riprendessero, ci meritavamo di arrivare noi».

Cosa gli avevi risposto?

Fondamentalmente nulla (sorride, ndr). Forse sarebbe riuscito ad ottenere qualcosa in più, ma ormai la corsa era finita e al limite lo avrei visto all’opera in quella successiva. D’altronde Lorenzo ha sempre guardato alla sostanza in gara. Di lui ti accorgevi subito del gran motore che aveva. Anche al Giro dell’Emilia in mezzo ai pro’ fece un gran numero. 145 chilometri di fuga prima di staccarsi e ritirarsi al primo passaggio sul San Luca quando si mossero i big. Per me quell’azione valeva come cinque vittorie, alla faccia di chi vede solo i risultati e mai le prestazioni. Che è un tipico ragionamento che c’è nel ciclismo giovanile e dilettantistico però questo è un altro discorso

Invece un ricordo di Baroncini?

Devo dire che sono tanti per entrambi ed è normale che dopo le loro vittorie assumano anche un significato diverso. Filippo era uno junior di grande prospettiva, che aveva fatto una bella trafila giovanile. Era arrivato nel 2019 e lo avevamo preso convinti che avrebbe fatto bene in poco tempo. Nel primo anno ha capito com’era la categoria cogliendo qualche buon piazzamento. Nel 2020 invece, quando la stagione è ripresa dopo il lockdown, bastava portarlo solo alle corse perché non ne ha sbagliata una. In quaranta giorni aveva collezionato due vittorie e sei top 10, ma ci piaceva come interpretava la corsa, all’attacco e convinto dei suoi mezzi. Eravamo certi che nel 2021 sarebbe diventato il più forte con noi o con altri.

Era obiettivamente difficile trattenerli?

E’ un discorso complesso e semplice al tempo stesso. Nel caso di Lorenzo, quando arrivò da noi, sapevamo che era già nel mirino di squadre WorldTour, tant’è che la DSM lo prese per il suo Devo Team. A Filippo invece è stato proposto un contratto migliore da un’altra parte (passò alla Colpack-Ballan, ndr) che noi non riuscivamo a pareggiare. Ci è dispiaciuto chiaramente ma forse doveva andare così…

In ogni caso resta la soddisfazione di aver introdotto due futuri iridati nel difficile mondo di U23 e pro’.

Certo, siamo contenti. Significa che funziona bene il cosiddetto scouting e quindi il lavoro che facciamo sui ragazzi. In Beltrami vogliamo che i ragazzi siano consapevoli di quello che stanno facendo per capire dove vogliono arrivare. Poi è ovvio che la differenza è data dalle motivazioni e da una buona dose di fortuna. Considerando che la nostra squadra è di recente costituzione, nell’ultimo periodo abbiamo una buona percentuale di nostri ex atleti al primo anno da “dilettante” che ora sono professionisti. Penso a Parisini e Tarozzi oltre a Fiorelli, anche se era già un po’ più grande. A loro aggiungo De Pretto che è stato con noi nel 2021, quando c’era Milesi, e che ha appena firmato due anni nel WorldTour con la Jayco-AlUla. Quando leggiamo di questi passaggi siamo molto orgogliosi.

Vedendo ora dove sono, cosa prevede Roberto Miodini per Baroncini e Milesi?

Sono due ragazzi diversi fra loro, sia fisicamente che caratterialmente. Filippo spero che abbia più fortuna in certe situazioni. Quando cade spesso si fa male o si rompe. Oppure se al campionato italiano non avesse forato avrebbe vinto lui, ne sono sicuro al cento per cento. Andrà in UAE e si ritaglierà un ruolo da protagonista o da punta perché è nella sua indole. E’ ancora giovane e può diventare un corridore da classiche. Di Lorenzo invece stiamo scoprendo le sue potenzialità. Forse è meno appariscente, ma decisamente solido. Ha solo 21 anni e la sua dimensione la troverà a brevissimo. Di certo è che saranno due corridori fondamentali per la nazionale di Bennati nell’imminente futuro.

Arriva Baroncini, caro Baldato sarà alter ego di Trentin?

29.08.2023
4 min
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Un campione che va. Un campione che viene. In UAE Team Emirates il bilancio è apparentemente in pareggio, perché se Matteo Trentin saluta la squadra di Mauro Gianetti, vi approda Filippo Baroncini. Un campione di esperienza al posto di un campione giovane.

Non che l’iridato U23 di Leuven 2021 sia arrivato per rimpiazzare il campione europeo 2018, ma certo questa staffetta ha delle suggestioni. E allora con Fabio Baldato, uno dei diesse della UAE, vorremmo capire quanto queste suggestioni possano avere dei risvolti tecnici.

Baroncini (classe 2000) a fine stagione passerà dalla Lild-Trek alla UAE Emirates
Baroncini (classe 2000) a fine stagione passerà dalla Lild-Trek alla UAE Emirates
Fabio, arriva Baroncini…

Eh – sospira Baldato – Baroncini è un gran bel corridore. L’ho seguito soprattutto durante quel mondiale tra gli under 23 e fu entusiasmante, lo vinse alla grande. Tra i pro’ deve ancora far vedere il suo valore. Sappiamo con certezza che ha grandi qualità e potenzialità enormi. Starà anche a noi fargliele esprimere.

E parte Trentin. Filippo è il suo sostituto? Ci sono delle analogie fra i due?

Matteo ha una cosa che non puoi comprare oltre alle qualità atletiche e fisiche ed è l’esperienza. L’occhio che ha della corsa. Specie nelle corse adatte a lui dove anche Filippo può fare bene, penso alle classiche del Belgio. Matteo ha accumulato questa esperienza negli anni, Baroncini ci può arrivare. Il modo in cui ha vinto il mondiale ha mostrato che sa muoversi.

Che spazi avrà? Abbiamo parlato di classiche indirettamente, ma dovrà aiutare Pogacar?

Mi aspettavo questa domanda! Vedremo… Prima di tutto non sono io che prendo certe decisioni, poi bisognerà vedere tante cose: le intenzioni della squadra, quelle di Tadej, la condizione dei singoli corridori… Certo, mi sento di dire che se Pogacar vuol puntare al Fiandre, per esempio, è chiaro che che anche un Baroncini eventualmente sarebbe chiamato in causa per aiutarlo. Alla fine parliamo di un atleta che, in due Fiandre che ha fatto, uno lo ha vinto e nell’altro ci è andato vicino.

Trentin ha scortato Pogacar per tre anni. Lo sloveno ne faceva un punto di riferimento
Trentin ha scortato Pogacar per tre anni. Lo sloveno ne faceva un punto di riferimento
In effetti…

Ma ciò non toglie che Baroncini non possa correre alla Trentin. Essere cioè l’ago della bilancia, un aiuto fondamentale per Tadej. E correre comunque da protagonista.

Che corridore ti aspetti di guidare?

Non lo conosco così bene, lo conoscete più voi! Non posso che rifarmi a quanto visto da quel che ha fatto tra gli under 23. E oltre ad aver vinto e ad andare forte, so che ha aiutato tanto e bene Ayuso nel Giro Under 23. Lo scoprirò nel corso dei mesi, anche dal punto di vista umano.

Trentin e Baroncini per te si somigliano?

Un po’ sì. Col tempo, come detto, Matteo è diventato un punto di riferimento, ma questo paragone va preso con le pinze. Lui è gli occhi del direttore sportivo in corsa. E’ uno di quei corridori che non ha bisogno di fare “uno più uno per dire due”. Lui va direttamente al due. Anche al Renewi Tour nella tappa vinta da Mohoric si è gestito alla grande nel finale. Un corridore così ci mancherà. 

L’emiliano è un corridore completo. Va forte a crono, è veloce e anche in salita si difende benone
L’emiliano è un corridore completo. Va forte a crono, è veloce e anche in salita si difende benone
E con Baroncini?

Possiamo costruire delle belle cose. I programmi sono ancora tutti da fare. E’ un corridore che mi stimola, che non vedo l’ora di guidare e spero di riuscire a fare qualcosa di bello con lui.

Per quali corse lo vedi più adatto?

Come detto il Fiandre. Ma anche un’Amstel Gold Race… Tutte quelle corse in Belgio che ormai non sono più solo per velocisti. Ci metterei anche una Gand. Ma perché no, anche una Sanremo. Sarà tutto scoprire, da capire anno per anno, in base alla sua crescita, alla sua condizione. Che poi è il bello e il difficile del nostro mestiere, tanto più in una squadra ricca di campioni come la UAE Emirates.

Baroncini, un weekend di beneficenza dai profumi iridati

14.07.2023
5 min
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IMOLA – Siamo stati al Suzuki Bike Day, un evento benefico dove si è pedalato per sostenere il Dynamo Camp e la popolazione colpita dall’alluvione in Emilia Romagna. Filippo Baroncini era in prima fila, letteralmente con Cassani, a guidare i 2700 partecipanti sulle strade del mondiale 1968 e 2020 di Imola. 

Sulla griglia di partenza dell’autodromo Enzo e Dino Ferrari, luogo di partenza dell’evento, erano presenti molti campioni iridati sostenuti da Suzuki. Ai microfoni degli speaker che hanno animato la festa organizzata dalla casa nipponica, ogni volta che si nominava il nome del giovane romagnolo veniva sempre annunciato come  “il campione del mondo U23 del 2021”. Questa definizione è stata data più volte durante la giornata. 

Quando gli chiediamo due battute, Filippo è insieme a Moreno Argentin campione del mondo 1986. Se ci si lasciasse andare a deduzioni da oroscopo verrebbe da dire che i segnali per Glasgow sono lì. Ma riavvolgiamo il nastro e chiediamo al “Baro“.

Per Filippo la condizione è in continua crescita
Per Filippo la condizione è in continua crescita

Post infortunio

Delle tre fratture al radio in due anni di Baroncini si é parlato in lungo e in largo. Filippo alla pedalata non aveva il tutore. Un primo segnale che la via per il recupero totale sembra segnata e gli obiettivi più importanti della stagione si fanno sempre più grandi. Da quella Kuurne-Bruxelles-Kuurne del 26 febbraio il ritorno alle corse è avvenuto il 10 maggio. Una lunga e lenta ripresa percorsa su terapie già rodate nei due precedenti infortuni.

La ripresa non é stata facile ma Baro ha dimostrato di essere pronto. Mazzanti ce lo ha detto: «Filippo si è preparato molto bene per l’italiano, ha fatto un buon Tour de Suisse proprio per preparare l’appuntamento tricolore». Così unendo i puntini si può a pensare che al campionato italiano il classe 2000 non fosse ancora al 100 per cento. 

«Io mi sento più che altro in crescita, ancora non mi sento al top, quindi se è come penso io i margini di miglioramento ci sono ancora. Adesso vengono i veri obiettivi. Ho avuto uno stop a inizio stagione, però penso di essermi fatto trovare subito pronto. Il campionato ne è stata un po’ la dimostrazione, adesso sotto a testa bassa cercherò di raccogliere il più possibile fino a fine stagione».

Filippo Baroncini dopo l’arrivo del campionato italiano 2023 a Comano Terme
Filippo Baroncini dopo l’arrivo del campionato italiano 2023 a Comano Terme

250 km per dimenticare

Capitolo campionato italiano: chiuso. Sì, ma come? Una foratura lo ha estromesso dal finale che si era guadagnato. Dopo l’arrivo lo abbiamo visto in uno sfogo misto tra lacrime e ira. «Era tanta rabbia, un grande rammarico. Non sono uno che dice “la vincevo sicuro“. Il fatto è che mi rode di più non essermela giocata. Alla fine l’unica è quella la pecca che ho smaltito nei giorni successivi.

«Per sfogarmi mi son fatto 250 chilometri in compagnia di due miei amici e ci siamo divertiti. Siamo andati da casa fino a Firenze con Manuele Tarozzi e Matteo Montefiori. Mi hanno aiutato a sbollirla. Dopodiché ho avuto una settimana di riposo in cui non ho pensato alla bici, ma a stare in famiglia, stare un po’ al mare. Mi sono preso pochi giorni visto che siamo sempre sotto allenamento e sotto preparazione. Però mi sono goduto un po’ di più la vita “normale” insieme alla mia ragazza e alla mia famiglia».

Baroncini e Cassani hanno fatto gli onori di casa per i 2700 partecipanti
Baroncini e Cassani hanno fatto gli onori di casa per i 2700 partecipanti

Voglia mondiale

Chi l’ha già indossata quella maglia, sa cosa significa essere sul tetto del mondo. Nel 2021 Baroncini  si è laureato campione del mondo U23 battendo Girmay sulle strade di Leuven. A distanza di due anni pur non avendo ancora 23 anni Filippo è tra i papabili per far parte della spedizione azzurra in terra scozzese.

Cosa prevede il tuo programma ora?

Adesso correrò il Tour de Wallonie dal 22 al 26 luglio e poi dovrei essere nella lista dei papabili dei mondiali. Sarà il Benna (Daniele Bennati, ndr) a decidere se farò per lui oppure no.

Ti piacerebbe vincerlo?

Ovviamente sì, però ci vado, diciamo con le orecchie basse come quando l’ho vinto. Sono andato là per divertirmi e alla fine sono tornato a casa con una maglia. Partirò sempre con l’idea di fare il massimo, motivato al 101 per cento.

L’Italia ha vinto gli ultimi mondiali U23 nel 2021 con Baroncini
L’Italia ha vinto gli ultimi mondiali U23 nel 2021 con Baroncini
Hai già sbirciato il percorso? Ti piace?

Ho dato un’occhiata più che altro all’altimetria. Non ho ancora guardato video, dico la verità. Penso che che sulla carta non sia un mondiale duro, ma sicuramente lo diventerà per come sarà interpretato. Ci sono tanti rilanci che faranno selezione e soprattutto il chilometraggio sarà come al solito da mondiale. 

Il tuo arrivo ideale è un gruppo ristretto…

Bisogna avere ovviamente fortuna, deve girare. Alla fine son quelli i fattori chiave per fare bene.

Cosa dici di questo passaggio a Lidl, hai notato differenze?

Per adesso non si sono viste grosse differenze, anche perché devo ancora fare la prima corsa con la nuova maglia, quindi è un po’ una novità per tutti noi. Vedremo nei prossimi giorni come sarà.

La gioia di Velasco e la delusione di Baroncini. L’italiano di Mazzanti…

29.06.2023
5 min
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COMANO TERME – Poche centinaia di metri dopo aver visto Simone Velasco piangere di gioia abbiamo incrociato le lacrime di Filippo Baroncini, deluso e amareggiato per la sua maledetta foratura. Due scenari diametralmente opposti, da una parte la felicità per un campionato italiano vinto e dall’altra la rabbia per non esserselo nemmeno potuto giocare. C’è chi questa situazione l’ha vissuta in un solo colpo dovendosi dividere tra due stati d’animo sfogati in eccesso da un parte e dall’altra. Stiamo parlando di Luca Mazzanti, procuratore di Simone e Filippo. 

Luca, ti abbiamo visto arrivare alla macchina di Baroncini sulla bici di Velasco. Da un sorriso pieno di gioia sei dovuto passare a parole di conforto e comprensione. 

Diciamo che la giornata è stata bella intensa per me, ma si è creata una situazione per cui non me la sono proprio goduta al meglio.

Partiamo da Filippo…

E’ stato veramente sfortunatissimo e oltretutto la sua reazione, ci tengo a dirlo, è anche un po’ figlia dell’anno che ha passato. Perché come si sa, da quando è professionista ha avuto due infortuni uguali a inizio stagione. All’italiano stava bene. Aveva lavorato sodo e oltretutto aveva fatto una buona corsa. Era andato al Giro di Svizzera in preparazione ai campionati italiani cui puntava molto. La sua reazione è stata veramente figlia di questo. Non è solito fare così, però lo capisco.

Come ti sei “diviso” tra Simone e Filippo?

Io non sapevo dove stare, ho dovuto un po’ dividermi tra la festa di Simone e, come da mio compito, stare anche accanto a Filippo. Ovviamente ho preferito andare prima da lui, perché tanto il vincitore in quel momento era contento e impegnato a festeggiare. 

Poi però sei andato a festeggiare…

Sì, è stata una grandissima gioia. Simone ha cinque anni in più ed è professionista da più tempo. Al bilancio positivo ci aggiungo sicuramente anche la crono (Velasco si è piazzato al quarto posto, ndr), perché secondo me è indice che non è un campione italiano casuale.

Mazzanti segue e assiste Velasco da circa dieci anni
Mazzanti segue e assiste Velasco da circa dieci anni
Quando si vincono queste corse si può dire che ci si sblocchi? Si ha più motivazione per il futuro?

Si unisce anche dalla consapevolezza. Simone è passato pro’ giovanissimo, ha fatto solo due anni da under. Una volta passato, ha avuto un periodo davvero complicato, dovuto ad una mononucleosi poi riattivata che è stata un vero problema. Oltre a rallentarlo due anni alla Bardiani, lo ha condizionato in parte anche in quello successivo alla Wilier Triestina-Selle Italia. Da lì ha fatto due belle stagioni, la seconda alla Wilier e poi nel 2020 la prima alla Gazprom, dove però c’è stato il lockdown. Il 2022, primo anno con l’Astana nel WorldTour, è stato positivo. Nel 2023 infine ha vinto a febbraio e fatto delle ottime classiche. Ha completato un buon Giro d’Italia, contando anche qualche problemino fisico. Adesso può essere veramente lanciato verso un altro capitolo. Può davvero iniziare a ragionare in un altro modo.

Tornando a Filippo, nonostante la sfortuna ha dimostrato che la condizione finalmente è arrivata…

Infatti, nel cercare di consolarlo e parlandoci anche nei giorni successivi, gli ho detto che non si può essere certi che avrebbe vinto. Gli ho detto che Simone aveva fatto una grandissima corsa, era andato forte anche nella crono e ha battuto i cinque che erano lì. A parte il giovane Magli, che è andato fortissimo, gli altri erano tutti corridori di un certo peso. Forse Filippo li avrebbe battuti o forse no, non lo sapremo mai.

Ha messo buone basi per un buon finale di stagione?

Dobbiamo prendere atto che quando sta bene, è lo stesso corridore che abbiamo visto da under 23, da campione del mondo. Questo gli deve dare in tutti i modi la spinta in più. Finalmente siamo sulla buona strada e se la fortuna, che adesso è ancora più in debito di prima, gira a suo favore allora si può puntare in alto. E’ veramente forte, è veloce e specialmente quando si arriva stanchi è solito inventarsi qualcosa che non ti aspetti.

Per Mazzanti, Baroncini ha dimostrato un’ottima condizione
Per Mazzanti, Baroncini ha dimostrato un’ottima condizione
Ecco, se da una parte c’è stata appunto la consolazione, con Simone che ragionamenti avete fatto?

Lavoriamo insieme da dieci anni. Io credo molto in lui, secondo me con questa vittoria può mettere a posto i dettagli che non andavano bene. Prima si perdeva un po’ in cose che gli ho fatto notare in maniera schietta. Penso di essere abbastanza competente, per i 17 anni di professionismo che ho fatto e gli altri 10 nel nuovo ruolo da procuratore, ho veramente la convinzione che in lui ora cambierà qualcosa.

Hai esempi analoghi?

Colbrelli, un mio corridore: ne parlavo proprio ieri con Simone. Sicuramente Sonny, prima del 2021 era già un corridore di uno spessore differente rispetto a quello che è Simone adesso. Però Sonny cambiò dall’italiano in poi. Vinse il Benelux, fece bene al Tour, vinse l’europeo e poi ovviamente la Parigi-Roubaix.  Sono cose che non aveva mai fatto prima di vincere il campionato di italiano. A Simone auguro di fare tutto il percorso di Sonny, senza ovviamente quel maledetto 2022. Voglio dire anche una cosa che magari c’entra poco, ma ci tengo.

Che cosa?

Simone fu il primo dei miei a chiamarmi quando successe quel fatto a Corbelli al Catalunya. Se ci penso adesso, mi emoziono ancora. Era veramente disperato perché aveva visto la scena e ed era preoccupatissimo. 

Qui Sonny Colbrelli e Luca Mazzanti al Giro d’Italia 2014
Qui Sonny Colbrelli e Luca Mazzanti al Giro d’Italia 2014
Ti era mai capitata di vivere una delusione simile a quella di Baroncini nel finale?

No. So benissimo che cosa vuol dire arrivare vicino a un obiettivo. Non avrei mai potuto scegliere chi preferivo che avesse vinto. Ma avrei preferito che se la giocassero fino all’ultimo.

Che tu sappia tra di loro ci sono stati complimenti o dedicato frasi di conforto?

Loro si conoscono. Sicuramente avranno anche occasione di vedersi con le rispettive compagne, perché so che si sentono e sono amiche.  Non so se si siano già sentiti, ma credo che Baroncini, a parte la sua sfortuna e il dispiacere personale, sia contento che degli altri cinque abbia vinto Velasco. So che Simone avrebbe voluto vincerla battendo anche lui e sarà sicuramente dispiaciuto per Filippo. Avranno modo di vedersi in corsa e parlare.

Baroncini, tanta rabbia e un fiume di lacrime

24.06.2023
5 min
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COMANO TERME – Una foratura a 3,8 chilometri dall’arrivo. La fine di un sogno tricolore che ha un sapore amaro condito da tanta rabbia e lacrime. Filippo Baroncini quest’oggi era indubbiamente tra i favoriti e durante la corsa ha dimostrato di volere questa maglia ai meno 45 chilometri dall’arrivo, quando è uscito dal gruppo insieme a Matteo Sobrero e a Matteo Trentin. Dopo un inseguimento concitato, il finale era apparecchiato per un arrivo in volata ristretto tra i magnifici sette di quest’oggi. 

Sull’arrivo però Filippo ha tagliato la linea del traguardo con la ruota alzata dalla rabbia e un urlo che di liberatorio aveva ben poco. Un centinaio di metri dopo ha scaraventato la bici a terra ed è scoppiato in lacrime con le mani sul viso

Filo Fans Club

Sul percorso una curva faceva più rumore di tutte, era quella del Fans Club di Filippo Baroncini. Direttamente dalla Romagna, in particolare da Massa Lombarda la sua città natale, sono arrivati decine di sostenitori per lui. Piadine, salsiccia e il motore di una motosega ad animare la quiete di Comano Terme addobbato a festa per questi campionati italiani.

Gli stessi volti che hanno accompagnato l’ex campione del mondo U23 per 227 chilometri erano dopo l’arrivo a consolarlo di fronte al suo hotel. Le lacrime di Baroncini però non si sono mai fermate. Per un’ora la delusione era troppo forte per prendere la macchina ed avviarsi verso la sua Romagna. Nemmeno la forza di mangiare una fetta di pizza, regalata dopo un morso alla fidanzata.

Dagli occhi del papà

Quando siamo arrivati al camper della Trek-Segafredo l’ira di Filippo non si era ancora placata. Le imprecazioni avevano gli stessi decibel di quella motosega che lo aveva accompagnato per nove giri sul circuito. Ancora una volta le lacrime sul volto, questa volta seduto sull’erba con lo sguardo rivolto verso il Fiume Sarca sottostante. A consolarlo c’era Davide Bramati, diesse della Soudal-Quick Step. «Lo capisco – dice – non è un mio corridore, ma lo capisco. Io ho corso e posso immaginare come si possa sentire in questo momento». Per infondergli un po’ di speranza e consolazione prima di andare via si è voltato urlandogli: «Stai tranquillo che lo vincerai un italiano, ora vai a farti la doccia!».

A porgergli una spalla su cui piangere oltre alla sua ragazza, c’era papà Carlo Baroncini: «Dispiace tanto. Filippo è così arrabbiato e deluso perché ci credeva molto. Se la poteva giocare, stava bene. Se avesse forato a cinque chilometri sarebbe potuto rientrare, ma così non c’era niente da fare. Non ricordo delusioni di questo tipo. Posso dire che di solito sbollisce in fretta e non sta tanto a rimuginare. Questa volta però la sfortuna lo ha colpito ancora».

Per Filippo la giornata di oggi è stata una dimostrazione dell’ottima condizione
Per Filippo la giornata di oggi è stata una dimostrazione dell’ottima condizione

La sfortuna di Filippo

Filippo ha un conto in sospeso con la fortuna. Dopo il passaggio tra i professionisti quando ancora quella maglia iridata era sulle sue spalle ma non poteva essere indossata è iniziato un calvario. Due stop a inizio stagione, nel 2022 e 2023, entrambi per lo stesso motivo. La frattura del radio che ancora oggi costringe il classe ’99 a portare il tutore anche in corsa.

Oggi la dea bendata lo ha ignorato strappandogli il sogno a tre chilometri dall’arrivo. E’ chiaro che questa volta quando la rabbia sarà passata e le lacrime saranno asciugate, dall’analisi della gara potrà trarre sicuramente un bilancio positivo sulla condizione. L’inseguimento condiviso con Trentin e Sobrero prima, più una sgasata fatta vedere ai meno 14 chilometri dall’arrivo. Poche centinaia di metri che hanno fatto vedere che per Baroncini questa poteva essere davvero la giornata giusta

Mosca ha tirato i primi giri in circuito per ridurre il distacco dai fuggitivi
Mosca ha tirato i primi giri in circuito per ridurre il distacco dai fuggitivi

Una gara quasi perfetta

A consolarlo c’era anche il suo procuratore Luca Mazzanti, diviso tra gioia e dispiacere. Da una parte Velasco, gli ha regalato una vittoria inaspettata e dall’altra Filippo in ottima condizione ma con tutt’altro stato d’animo. Ciccone ha preparato le valigie e dopo aver dato due pacche sulle spalle al suo compagno si è avviato a raggiungere sua moglie, con cui si è sposato due giorni fa. 

Chi invece dopo due pacche sulle spalle si è fermato e si è messo in assetto diesse, è Jacopo Mosca che rimarrà qui fino a domani per assistere all’italiano della sua promessa sposa Elisa Longo Borghini. Al piemontese abbiamo chiesto che bilancio si porterà a casa da questa giornata per la Trek Segafredo.

«Dispiace per come è andata la corsa – dice – mi sento di dire che abbiamo fatto tutto bene. Ovviamente più di tutto dispiace per Filippo. Non se lo meritava per tutta la sfortuna che sta subendo. Le cadute ci stanno ma quest’anno ha subito un altro infortunio a inizio stagione. Non si può dire che avrebbe vinto è vero, però stava davvero bene. Ho tirato i primi giri del circuito per ridurre il distacco sui fuggitivi. Noi eravamo in tre e queste erano le nostre carte da giocare. Bisogna ricordarsi che chi ha vinto se lo è meritato quindi complimenti a lui».