Formolo risponde a Garzelli: «Punterò alle classiche»

16.02.2021
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Ricordate cosa aveva detto Stefano Garzelli quando decise di concentrarsi sulle corse di un giorno? E ricordate i consigli che aveva dato a Formolo, il quale secondo lui dovrebbe fare la stessa cosa? Ebbene ne abbiamo parlato con il diretto interessato, Davide Formolo appunto.

Il veronese può puntare forte alla Tirreno-Adriatico, ma anche a molte classiche. L’anno scorso fu secondo alla Strade Bianche. Nel 2019 ha vinto il campionato italiano e pochi mesi prima era salito sul secondo gradino del podio alla Liegi.

Formolo soddisfatto, secondo alla Liegi 2019. La corsa che cambiò le sue vedute
Formolo secondo alla Liegi 2019. La corsa che cambiò le sue vedute
Davide allora cosa farai: punterai alle classiche o comunque alle corse di un giorno?

Alle corse di un giorno sicuro! I risultati parlano chiaro. Nei grandi Giri mi sono sempre messo alla prova, ma spesso stando a disposizione della squadra e di qualche compagno. Il mio scopo è ancora quello.

Garzelli dice comunque che chi nasce uomo di classifica fa fatica a staccarsi da questa mentalità. Che comunque conviene restarci il più possibile e poi semmai decidere di uscirne o meno per puntare alle tappe. Cosa ne pensi?

Garzelli è un grande. Sono cresciuto guardandolo alla tv e sono lusingato che mi abbia dato dei consigli. E’ condivisibile ciò che dice. E anche a me un po’ dispiace non puntare ai grandi Giri perché penso di non avere mai avuto la possibilità di giocarmi le mie carte al 100%, negli ultimi tre anni soprattutto tra cadute e altri capitani. Alla fine sono stato leader davvero solo al Giro del 2017 quando però sono caduto nelle prime tappe. Senza quell’intoppo sarei entrato in una top 5 se non top 4, magari stando lì mi sarei giocato anche il podio. E poi sono entrato nell’età della maturazione, ma ho dovuto aiutare i compagni.

Ecco, l’età è un aspetto che a Garzelli non è sfuggito. Stefano dice che oggi se a 23-24 anni non hai già vinto un grande Giro o non sei stato lì per farlo sei tagliato fuori dalla classifica.

E’ vero, ha ragione. Il ciclismo è cambiato tantissimo. Io mi paragono a Dombrowski, che vinse il Giro Bio davanti ad Aru. Sono in squadra con lui e mi raccontava che già all’epoca aveva due bici, anche quella da crono, il preparatore personale, il potenziometro… si sapeva allenare. Non era come me, o come molti miei connazionali, che non sapeva se sbattere la testa a destra o a sinistra una volta passato pro’. In Italia, almeno ai miei tempi, passavi dal fare tre-quattro corse a settimana e a staccare gli “amici” in salita al dover programmare gli appuntamenti da professionista. Ma saper fare la vita, capire i periodi di recupero e quelli in cui devi andare forte non è facile. Dombrowski a 17 anni sapeva già tutto, noi andavamo in bici per “diletto”. Questo porta i giovani di oggi ad una maturazione fisica già a 21-22 anni.

Formolo in appoggio a Pogacar (davanti a lui) al Tour
Formolo in appoggio a Pogacar (davanti a lui) al Tour
Certo però che oggi la UAE Team Emirates è un super squadrone e trovare spazio non è facile sia nei grandi Giri, sia nelle corse di un giorno…

E infatti stare vicino a Tadej (Pogacar, ndr) è il mio scopo. A me chiesero di far classifica quando ero ragazzo, un qualcosa che era più grande di me. Per me non è stato come per Aru che ha avuto l’occasione di stare vicino a Nibali. Giusto un po’ Uran mi ha aiutato a crescere e per me lui resta un esempio.

Perché è importante avere vicino un capitano esperto?

Perché è una svolta: ti dà tranquillità, ti aiuta a gestire tutti i giorni, anche in allenamento.

Se nei grandi Giri c’è Pogacar, nelle corse di un giorno, almeno quelle adatte a te, c’è Hirschi che può toglierti spazio…

Uno così meglio averlo in squadra che contro! Tra l’altro ci hanno messo anche in camera insieme. Guardate la Deceuninck-Quick Step: dominava perché nei finali aveva tre uomini su dieci, una superiorità non solo qualitativa ma anche numerica. Un conto è se mi ritrovo da solo e devo correre dietro a tutti e un conto che siamo in due. Una volta ci va Hirschi e magari io resto a ruota e quando tocca a me sono più fresco.

Quindi partirai alla pari con lui?

Non dovrò lavorare per lui. Poi io comunque farò anche il Giro e quello c’è nella mia testa.

Allora non punti solo alle classiche?

Sarò capitano al Giro ed è un’opportunità che voglio sfruttare e poi andrò al Tour per aiutare Tadej. Al Giro non dico che sono all’ultima spiaggia, ma mi metto in gioco. Prima però ci sono le classiche delle Ardenne, quelle sono il primo obiettivo. Il Giro arriverà sull’onda di quelle corse.