Alle azzurre l’abbraccio di una nuova Guderzo: sarà mamma!

23.09.2022
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Tatiana non corre dal campionato italiano e non ha corse nel programma. Tatiana risponde nervosa ai messaggi. C’è qualcosa di insolito. Così quando il 24 agosto le Fiamme Azzurre danno il via libera per l’intervista alla Guderzo, perché questo prevede la prassi, basta una domanda per capire tutto.

«Il mio programma è semplice – dice – mi sto prendendo una pausa. Sto procedendo con la mia carriera di donna e non più di sportiva. Aspetto un bambino. Ho avvisato le Fiamme Azzurre e la Top Girls. Le persone più vicine l’hanno capito perché ho cominciato a rifiutare il bicchiere di vino. Devo avere la fama di alcolizzata (ride, ndr). E quando ieri mi hai mandato quel messaggio, ho detto al mio compagno: “Mi ha sgamato!”. Se possibile, cerchiamo di non dirlo subito, vorrei essere sicura. Però ecco come stanno le cose…».

Una strana sensazione

In effetti la sensazione c’era. Un misto di intuito e il ricordo delle ultime parole dopo il Giro d’Italia del 2021, quando mise la maternità al primo posto. Poi la scelta di correre ancora un anno con Lucio Rigato e di colpo il lungo silenzio. Al punto di chiedersi se a un certo punto se ne fosse pentita.

«Sono sempre stata abbastanza onesta con me stessa – dice – e l’anno scorso è terminata la mia carriera di atleta al 100 per cento con obiettivi ben delineati. I sacrifici hanno iniziato a farsi sentire, ma la passione per la bici c’è sempre stata e mi andava di insegnare quel che ho imparato nei miei anni, pensando che le soddisfazioni magari arrivano quando meno te le aspetti. Così ho accettato di stare un altro anno con Lucio, senza lo stress delle stagioni precedenti. Le gare e le preparazioni sono diventate sempre più dure e io non ho più vent’anni».

Guderzo 2021
Andando a casa dopo il Giro Donne 2021, parlò subito di maternità
Guderzo 2021
Andando a casa dopo il Giro Donne 2021, parlò subito di maternità
Puntavi alla maglia tricolore?

Volevo alzare le braccia, ma ho trovato un percorso fuori dalle mie caratteristiche. Volevo andare al Giro, ma la salute ci ha messo lo zampino e non volevo averne un brutto ricordo. Già l’inizio di stagione era stato travagliato, con un po’ di problemini fisici e altri in famiglia che mi hanno distolto. Insomma, avevo promesso a Lucio che avrei trasmesso alle ragazze il mio ciclismo. E da quello che leggo e che dicono, ci sono riuscita. Questo mi rende orgogliosa. E’ stato un anno emozionante sul piano umano, sotto tono su quello atletico.

E adesso diventi mamma.

Avevo detto e dichiarato più volte quale fosse il mio più grande obiettivo e così è stato. Sono anche contenta di aver fatto l’ultima corsa, il campionato italiano, con la maglia delle Fiamme Azzurre, che in questi anni mi hanno dato la possibilità di vivere di ciclismo. Oggi è tutto diverso, ma non dimentico chi mi è stato vicino.

Quando hai scoperto di essere incinta?

In realtà me lo sentivo. Ero in ritiro con la squadra a Livigno. La mattina come sempre ho misurato i battiti e nonostante venissi da due giorni di recupero, erano insolitamente alti. Non volevo che le altre capissero, perché non sarei riuscita a nascondere la mia gioia. Così ho aspettato di tornare a casa e ho fatto un test, che ha confermato quello che già sapevo.

La reazione?

Io non ho mai pianto per una vittoria, neanche al mondiale che ho vinto. Ridevo tanto, forse ebbi l’occhio lucido sul podio con l’Inno di Mameli. Questa volta invece ho pianto in casa da sola. Eh, se ho pianto! Poi l’ho tenuto segreto. Qualche giorno dopo c’era l’anniversario e ho aspettato per dirlo al mio compagno Maurizio. Quando è tornato, gli ho fatto la sorpresa. Ho fatto i salti mortali per non dirglielo prima…

Tatiana Guderzo, Noemi Cantele, Mendrisio 2009
Ancora Guderzo e Cantele, ma sul podio di Mendrisio 2009, il 26 settembre: lunedì saranno 13 anni
Tatiana Guderzo, Noemi Cantele, Mendrisio 2009
Ancora Guderzo e Cantele, ma sul podio di Mendrisio 2009, il 26 settembre: lunedì saranno 13 anni
Un desiderio che c’era da tanto?

L’avevo provato tante volte, ma ogni volta si posticipava. Un anno ho vinto il mondiale, un altro c’era qualcosa. La vita mi ha dato la possibilità di andare avanti con la mia carriera, si vede che non era tempo o non ero pronta, ma di fatto è arrivato molto più tardi di quello che avevo programmato da bambina. Avrei voluto avere un figlio a vent’anni, come mia mamma, per essere una madre giovane. Due giorni fa (il 22 agosto, ndr), ho compiuto gli anni e giuro che faccio fatica a pensare di averne 38. Questa notizia me ne ha tolti 10 buoni…

Come la vivi?

Come ogni futura madre, passo dal non voler comprare nulla a guardare i siti per comprare il mondo. Come lo vestirò? Sarò una buona mamma? Passo dalle emozioni alle paure più grandi, che non ho mai avuto andando in bici. Le sensazioni di una vita completamente diversa. Sto riducendo gli allenamenti in base a come mi sento, ma qualche giretto lo faccio, proprio per non smettere di colpo e avere un doppio trauma. Certe volte ho paura che andare bici sia pericoloso, per le auto, una caduta… Esco a ore improbabili, perché nessuno si renda conto. Un po’ di pancetta infatti c’è già.

Il 2022 si è riaperto a sorpresa con la Top Girls. Alla Itzulia Women, Guderzo in fuga con Carbonari
Il 2022 si è riaperto a sorpresa con la Top Girls. Alla Itzulia Women, Guderzo in fuga con Carbonari
Maschio o femmina?

La mamma è curiosa, avrei voluto scoprirlo dal giorno in cui ho saputo di essere incinta. Il papà vorrebbe saperlo alla fine. Ma visto che ai primi di settembre dovremmo saperlo, bisognerà concordare una linea comune.

Perché sei sparita?

Sto cullando questa cosa con molta gelosia, come se dicendolo al mondo, il segreto smettesse di essere mio. Non pubblico cose sui social, non mi piace. Anzi, davvero se si potesse aspettare un po’ per dirlo…

Nessun problema, ci aggiorniamo più avanti, congratulazioni e grazie per la fiducia.

Grazie a voi per la pazienza.

Questo il post di Tatiana con cui oggi ha annunciato la maternità e spinto le azzurre
Questo il post di Tatiana con cui oggi ha annunciato la maternità e spinto le azzurre

Oggi alla vigilia del mondiale donne a Wollongong e 13 anni dopo la sua vittoria di Mendrisio 2009, Tatiana ha deciso di dare la splendida notizia al mondo. Questo pezzo è tale e quale lo scrivemmo quando ci raccontò tutta la storia un mese fa ed è il nostro pegno all’amicizia e alla fiducia che ci ha regalato quel giorno. Tanti auguri, mamma Tatiana! E in bocca al lupo alle azzurre d’Australia…

Emotion Energy Lissia Plus, la maglia del futuro è già qui

07.06.2022
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Emotion Energy rappresenta il non plus ultra delle tecnologie in campo sportivo. Per il ciclismo riassume tutto quello che il corridore possa desiderare dall’abbigliamento tecnico. Con la maglia Lissia Plus il brand italiano alza ancora una volta l’asticella sotto gli aspetti di performance e sicurezza sportiva.

EE” infatti fonda la progettazione dei suoi prodotti sull’anticipazione del futuro, focalizzandosi su quelle che saranno le tecnologie del domani, basando la ricerca su curiosità e passione. Questo capo racchiude tutte le punte di diamante dell’azienda, conciliando termoregolazione, ottimizzazione delle funzione corporee e sicurezza in un’unica maglia. Non a caso Emotion Energy è partner tecnico ed è stato scelto dal Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre per vestire i propri atleti delle due ruote. 

Tecnologia e sicurezza si incontrano in questo concentrato di innovazione firmato progettato dal brand italiano
Tecnologia e sicurezza si incontrano in questo concentrato di innovazione firmato progettato dal brand italiano

Armatura tecnologica

In campo ciclistico il peso e la tecnicità sono due elementi che bastano per rendere unica e soddisfacente una maglia. Con Lissia Plus, Emotion Energy non si è limitata a produrre una semplice top di gamma. A livello di sicurezza infatti questo capo rappresenta un’innovazione pronta ad aprire la pista ad un nuovo concetto di abbigliamento. Il chip Ice Key (in case of emergency) è un prodotto italiano nato dalla collaborazione con un’azienda esperta nel settore NFC e nella gestione dei dati medici

Questo dispositivo, posizionato sulla spalla sinistra, consente ai clienti di usufruire di un sistema di sicurezza passiva innovativo ed unico sul mercato. E’ infatti capace di contenere i propri dati anagrafici e i dati medico-sanitari, permettendo di contattare telefonicamente i famigliari e di inviare loro un messaggio di aiuto con la posizione geografica (coordinate GPS). Il tutto senza appesantire la maglia fermando l’ago della bilancia a 110 gr. 

Ottimizzazione corporea

Un altro aspetto di cui abbiamo approfondito il parere tecnologico da parte di Diego Bragato durante la presentazione del marchio a Ca’ del Poggio, è il tessuto frequenziato F7. Inserita nel colletto a contatto con le vertebre cervicale, questa tecnologia può essere considerata un facilitatore delle funzioni corporee e più in particolare dell’apparato muscolo scheletrico. 

Il tessuto brevettato, grazie al gel F7, sfrutta i minerali preziosi irradiati con ben 7 frequenze che aiutano a dilatare i vasi sanguigni e ad aumentare il flusso sanguigno capillare. Con lo scopo di trasportare più ossigeno e sostanze nutritive alle cellule e smaltire i rifiuti metabolici con conseguente miglioramento del metabolismo in generale. Inoltre consente di ottimizzare il ruolo che l’acqua svolge in ogni processo biologico compreso quello che permette anche un recupero più rapido dopo l’attività sportiva, evitando il sovraffaticamento. Aumenta così la concentrazione e riduce l’infiammazione e gonfiori con una reale ottimizzazione delle performance.

Scartezzini e Lamon anche loro fanno parte del Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre e vestono Emotion Energy
Scartezzini e Lamon anche loro fanno parte del Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre e vestono Emotion Energy

Termoregolazione futuristica

Nelle giornate estive la termoregolazione è ciò che permette al ciclista di alzare la qualità degli allenamenti e delle performance sotto lo stress costante del calore esterno. La Jersey Lissia Plus è composta perlopiù da grafene stampato con il metodo Planar sul “RESPIRO-breathe skin”. Un tessuto altamente traspirante che compone quasi tutta la maglia.

Il Planar Thermal Circuit (PTC) inoltre rende possibile la dissipazione veloce del calore prodotto dalle parti più calde del corpo, in modo uniforme. Ciò garantisce un miglioramento del comfort mantenendo la temperatura costante ed omogenea senza che si creino punti di calore eccessivi. Questo processo rende il tessuto trattato batteriostatico contribuendo così alla gestione del sudore con conseguente effetto anti odore.

La maglia nella versione uomo è disponibile nella colorazione Ocean Deep
La maglia nella versione uomo è disponibile nella colorazione Ocean Deep

Prezzo e taglie

Disegnata con fit dedicati per lui e per lei, la Jersey Lissia Plus è disponibile in sei taglie, da XS a 2XL. Il capo è completato da zip coperta camlock OPTI, elastico in microfibra posizionato sulla zona specifica della vita che mantiene l’assetto corretto della maglia. Infine tre comode tasche posteriori con elastico riflettente. Il prezzo consultabile sul sito è di 189 euro. 

EmotionEnergy

Moro: «Le Fiamme Azzurre mi hanno dato un futuro»

26.02.2022
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Nei giorni scorsi le Fiamme Azzurre hanno comunicato i nuovi ingressi nel Corpo da parte di tre ciclisti, come avvenuto anche per altre discipline sportive. Oltre a Chiara Consonni e Davide Boscaro, entra a far parte del gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria anche Stefano Moro, azzurro della pista per il quale questa rappresenta una vera svolta per la sua carriera.

Il corridore di Fontanella rappresenta uno dei nuovi punti fermi della nazionale di Villa. Curiosamente aveva iniziato con le gare veloci, laureandosi campione italiano junior nel chilometro da fermo nel 2014 per poi bissare l’anno successivo aggiungendo però velocità a squadre e inseguimento a squadre. Poi è passato alle discipline endurance, entrando a far parte del gruppo del quartetto con cui ha vinto l’argento agli European Games 2019 e agli Europei 2020, quando ha anche vinto il bronzo nella madison con Francesco Lamon. Bronzo anche lo scorso anno agli Europei, ma questa volta nell’inseguimento individuale.

Nel farci raccontare come è arrivato a questa possibilità e che cosa rappresenta, il bergamasco non nasconde mai la sua gioia né la profonda gratitudine che prova per Augusto Onori, Ispettore Superiore al quale è affidata la guida del Gruppo Sportivo e per il diesse Fabio Masotti: «E’ stato proprio lui in nazionale a dirmi che presto sarebbe uscito il bando di concorso. L’ho sostenuto ad agosto e a dicembre ho fatto le visite, così eccomi qua».

Boscaro Moro 2022
Simone Boscaro e Stefano Moro, che con la Consonni vanno a rafforzare le Fiamme Azzurre
Boscaro Moro 2022
Simone Boscaro e Stefano Moro, che con la Consonni vanno a rafforzare le Fiamme Azzurre
Tanto entusiasmo fa capire quanto questa possibilità significhi per te e per la tua via futura.

E’ una vera svolta. Per chi come me privilegia la pista, è quasi uno specialista significa poter affrontare la propria attività con più tranquillità e concentrazione sugli allenamenti e sulla ricerca delle prestazioni. Devo però dire che alla Biesse Arvedi, la squadra nella quale ho militato, mi hanno dato un grande sostegno per coltivare la passione per la pista. Ora gli sponsor si sono scissi, ma sono grato a entrambi, io comunque resto all’Arvedi Cycling per l’attività su strada.

Quanto conta per un corridore come te entrare in un gruppo sportivo militare?

E’ fondamentale, ma non si deve pensare che lo dica solamente per un discorso economico, per la tranquillità dello stipendio riscosso ogni mese. No, è qualcosa che va molto oltre, è l’onore di vestire quella maglia, gareggiare per quei colori. Devo poi dire che sono stato accolto benissimo.

Senza questa eventualità che cosa avresti fatto?

Difficile a dirsi, io ero molto motivato, era il mio grande obiettivo dello scorso anno. Ora mi sento più responsabile e questo mi porta a impegnarmi ancora di più, il 100 per cento non basta e non deve bastare per me.

Moro strada 2020
Stefano Moro è nato a Treviglio (BG) il 22 giugno 1997. Su strada vanta due successi al GP d’Autunno U23 (foto F2)
Moro strada 2020
Stefano Moro è nato a Treviglio (BG) il 22 giugno 1997. Su strada vanta due successi al GP d’Autunno U23 (foto F2)
Com’è iniziata questa tua passione per la pista?

Io ho iniziato giovanissimo a calcarla. Seguivo mio fratello nell’impianto di Crema, lui è più grande e poi si è dedicato alla strada, io invece ho continuato, iniziando a gareggiare da esordiente e visto che i risultati arrivavano, ci ho preso sempre più gusto.

Della pista sappiamo quasi tutto, ma tu gareggi anche su strada…

Sì, sono un velocista, il mio anno migliore è stato il 2019 quando ho conquistato 5 gare tra cui il Circuito di Sant’Urbano all’87esima edizione e il 70° Circuito del Termen. In più ho ottenuto molti piazzamenti, ma tutto ciò non è stato sufficiente per trovare un posto in qualche squadra di professionisti. Ho continuato, ma mi sono dedicato più alla pista, la strada era propedeutica per questa.

Moro Lamon 2020
Moro in coppia con Lamon, per loro il bronzo europeo nel 2020
Moro Lamon 2020
Moro in coppia con Lamon, per loro il bronzo europeo nel 2020
Su pista quali sono le specialità dove ti trovi più a tuo agio?

Mi piacciono tutte le gare endurance, anche se nella madison riesco meglio perché mi diverto da matti, posso davvero esprimermi. Anche lo scratch mi piace molto perché è un po’ come spostare le ultime battute delle gare su strada sulla pista, controllare gli avversari in vista della volata facendo attenzione che non parta qualcuno per beffare tutti.

Dì la verità, quando hai visto che non riuscivi a spuntare un contratto da pro’ hai avuto paura?

Un po’ sì, diciamo che mi sono trovato di fronte all’eventualità che dovessi lasciare da parte il ciclismo e cercarmi un lavoro diverso, ma ero abbastanza sicuro di poter entrare in un gruppo militare. Ora posso fare della pista il mio lavoro…

Che obiettivi hai per questo 2022?

Dipende dalle scelte del cittì Villa. Sono nel gruppo della Nations Cup e quindi saranno queste prove il mio target, con particolare riferimento all’inseguimento a squadre.

Moro Scratch 2021
Scratch ed eliminazione sono le sue gare preferite, dove sfrutta il suo spunto veloce
Moro Scratch 2021
Scratch ed eliminazione sono le sue gare preferite, dove sfrutta il suo spunto veloce
A tal proposito, che ruolo hai nel quartetto?

Dipende molto dal momento. Nel 2021 sono sempre partito come secondo, raccogliendo il testimone di chi era chiamato a lanciare la velocità del quartetto. Ma il ruolo può cambiare in base alla disponibilità degli uomini e allo stato di forma.

E su strada?

Si comincia nel weekend e sono sincero, punto a qualche buon risultato nelle gare che mi si addicono, quelle dov’è possibile riuscire a arrivare in una volata di gruppo. L’inverno è stato utile per prepararmi e credo di essere già in buona forma per poi essere pronto per la pista. Diciamo che ora le due specialità sono una complementare all’altra.

A giugno compirai 25 anni. A un contratto da professionista sotto sotto ci pensi ancora?

Ora mi sento professionista a tutti gli effetti…

Nessun posto è garantito. E Lamon si rimbocca le maniche

01.02.2022
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Si riparte. Azzeri il contachilometri. Infili la nuova maglia e cominci a guardare avanti. Così Francesco Lamon, campione olimpico di Tokyo nel quartetto ha resettato tutto e sta concludendo il ritiro con la Arvedi. Chiuderanno domani, poi si sposteranno a Montichiari per qualche giornata in pista. Il velodromo ha riaperto ed è stato come tornare a casa.

«Ma in realtà – sorride il veneziano – col fatto che il primo appuntamento in pista sarà a Glasgow per fine aprile, avere la pista chiusa e privilegiare il lavoro su strada è venuto anche bene. Abbiamo fatto un bell’inverno, con i ritiri fra Spagna, Canarie e Sicilia. Sarei dovuto partire a correre alla Vuelta San Juan in Argentina, che sarebbe stata utile per il caldo. Invece comincerò con la San Geo. In attesa di capire se Villa mi convocherà per qualche corsa in maglia azzurra, cercherò di fare più corse possibili su strada con la squadra».

Indossatore per Emotion Energy, linea di abbigliamento delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)
Indossatore per Emotion Energy, linea di abbigliamento delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)
La Arvedi si è scissa dalla Biesse…

E adesso siamo quasi tutti ragazzi, anche i giovani, con esperienza in pista. Il direttore sportivo è Casadei e alla base c’è l’accordo con Villa. Gli sponsor tecnici sono gli stessi della Federazione. E’ una bella situazione, così come sono molto contento di come sta andando con le Fiamme Azzurre.

Ti hanno festeggiato dopo le Olimpiadi?

Sono con loro dal 2018 e l’oro di Tokyo è stata la prima vittoria olimpica, per cui erano e sono contentissimi. Alcuni li ho trovati all’aeroporto quando sono arrivato, davvero una splendida situazione.

Dopo un oro olimpico come si fa a resettare tutto?

Pensando ai prossimi obiettivi. La prima cosa sarà fare dei bei punti per la qualificazione di Parigi 2024. La prima occasione saranno gli europei e sarà bene qualificarsi presto in modo da essere tranquilli come prima di Tokyo.

Quattro chiacchiere fra Ganna e Lamon ai mondiali di Roubaix
Quattro chiacchiere fra Ganna e Lamon ai mondiali di Roubaix
E’ cambiato qualcosa per te sul piano tecnico?

La posizione in bici è sempre quella, invece ho lavorato tanto di più sulla resistenza, che è quel che un po’ mi mancava. I tanti lavori fatti su strada sono certo che daranno i loro frutti anche in pista.

Sei stato finora il lanciatore del quartetto, pensi che sarà per sempre il tuo ruolo?

Non so dirlo, ci sta che emerga qualche giovane più forte. Non dirò mai che è il mio ruolo e basta. L’obiettivo è riconfermarmi al miglior livello, sapendo che il gruppo ha fiducia in me.

Chi potrebbe portarti via il posto?

Ci sono giovani che crescono e lo stesso Milan al mondiale ha dimostrato di essere tagliato per quel lavoro, anche se i tempi fatti sono stati diversi. So che per caratteristiche è un ruolo che mi appartiene.

Dice Consonni che ogni volta in pista è guerra per tenere il punto…

Dice così perché di base siamo… ignoranti e ci piace scherzare anche facendo tempi sempre migliori. Ma di certo quando ci giocavamo un posto per Tokyo, non ci siamo mai risparmiati. Fra atleti la voglia di dimostrare il proprio valore deve esserci.

Francesco Lamon, l’uomo delle partenza: un ruolo delicatissimo
Francesco Lamon, l’uomo delle partenza: un ruolo delicatissimo
Com’è stato andare in ritiro con le ragazze?

Alla fine siamo sempre quelli di quando andiamo alle gare. E a guardare il mondo fuori, eravamo gli unici con i due blocchi così distinti. Credo si possa lavorare bene, si percepisce che il gruppo è già ben amalgamato.

Pensi che avere solo tre anni prima di Parigi inciderà in qualche modo? 

Avere davanti un anno in meno non cambia tanto, preferisco semmai pensare che abbiamo avuto un anno in più per costruire il nostro oro.

Cecchini: all’estero senza pressioni e con il cuoco al seguito

25.10.2021
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«Dal 2016, il mio primo anno in un team straniero – racconta Elena Cecchini – non ho più avuto pressioni sul peso, nessun commento sulla mia forma fisica, nessuno che controllasse più cosa e quanto mangiassi. Grazie alle persone al mio fianco, come Elia Viviani (il suo compagno, con lei nella foto di apertura ai tricolori vinti nel 2016, ndr), ho capito che potevo migliorare la mia salute e la mia performance affidandomi ad un nutrizionista e così ho fatto».

A raccontarci la sua esperienza questa volta è la friulana, del G.S. Fiamme Azzurre. Negli ultimi anni, anche lei come Valentina Scandolara, ha militato in team stranieri, prima la Canyon Sram e ora la SD Worx in cui ha conosciuto una realtà completamente diversa. Nel team attuale, primo nel ranking mondiale, c’è addirittura una cuoca al seguito, Shara Gillow, ex ciclista australiana di ottimo livello.

Alla Sd Worx con la presenza del cuoco in squadra, tutto va molto meglio
Alla Sd Worx con la presenza del cuoco in squadra, tutto va molto meglio

Dal nutrizionista

«Quando andai per la prima volta dalla nutrizionista, attraversavo un periodo in cui non riuscivo a raggiungere il peso forma, ero sempre piuttosto gonfia e sentivo che mi mancava qualcosa in gara. Scoprii che la mia dieta era iperproteica, perché in fondo anche io ero spaventata dal carboidrato. Fino a quel momento credevo che fosse concesso solo prima delle gare». 

Visto che i carboidrati sono stati demonizzati per anni, non si ripete mai abbastanza che in realtà sono alleati e non nemici. Vengono immagazzinati nel fegato e nei muscoli sotto forma di glicogeno e devono essere reintegrati ogni giorno, in quanto sono il carburante per l’esercizio. Una dieta povera di carboidrati tende a far perdere molto peso nei primi giorni, ma in realtà ciò è dovuto al consumo delle riserve di glicogeno. Più massa muscolare avete e più attività fate, più dovrete mangiarne.

Nel 2011 a causa dello stress per la maturità, per Cecchini un dimagrimento eccessivo
Nel 2011 a causa dello stress per la maturità, per Cecchini un dimagrimento eccessivo

La dieta mediterranea

In genere secondo la dieta mediterranea, il cui equilibrio tra carboidrati, proteine e grassi è indiscusso, i carboidrati dovrebbero costituire tra il 55-60% dell’apporto calorico totale giornaliero. Inoltre a seconda dell’allenamento, l’atleta può aver bisogno di consumare tra 7 e 12 grammi di carboidrati per chilo di peso corporeo al giorno. Tuttavia tutti questi dati sono inutili, se non si sa distinguere tra le diverse tipologie di carboidrati, non si conoscono le tempistiche per assumerli, né le effettive esigenze di ciascuno di noi. Per questo motivo è fondamentale affidarsi ad un professionista della nutrizione.

Il cuoco al seguito

«La cuoca, Shara, è australiana – continua Cecchini – ed il team straniero. Raramente, se non su mia richiesta, mangio il classico riso o pasta in bianco prima della gara. Shara è molto brava, sa perfettamente quanto sia importante il controllo della dieta, così ci prepara spesso dei piatti stuzzicanti, molto vari. Per me sono fuori dalla quotidianità, proprio per la differente tradizione culinaria, ma sempre salutari. Come ad esempio un buonissimo banana-bread, torte a base di patata dolce, pollo al curry, tofu e molto altro. Da quando c’è lei, sono più tranquilla. Alle gare so che mangio cibo di qualità, condito in modo leggero e nella quantità di cui ne ho bisogno».

Il dispendio energetico del ciclismo non ammette che si lesini nel reintegro
Il dispendio energetico del ciclismo non ammette che si lesini nel reintegro

Lo sgarro e il senso di colpa

Oggi, grazie alla dieta meno restrittiva e alla possibilità di mangiare piatti sani e al contempo appetitosi, Elena cede meno agli sgarri, ma confessa che in passato capitava più spesso di sentirsi in colpa per aver mangiato qualcosa di troppo.

«Alcune volte avevo una voglia incontrollabile di carboidrati o di dolci – ricorda – a cui non potevo che cedere. Ora non mi succede quasi più, forse anche perché so che me li posso concedere ogni tanto. Prima dell’ultima tappa al Giro Rosa quest’anno, per esempio, eravamo nelle mie zone vicino ad Udine, così ho portato tutte a mangiare un gelato. Penso che in questo caso l’effetto sul fisico sia stato limitato, ma mentalmente ci ha dato sollievo e forza. In fondo questa è la cosa più importante».

L’esperienza

Elena oramai ha esperienza sufficiente per capire ciò di cui il suo fisico e la sua mente hanno bisogno per andare forte e non si fa più intimorire da qualche avversaria particolarmente magra e definita.

«Mi è capitato spesso ad inizio stagione – dice – di sentirmi in difetto perché rispetto ad altre ragazze avevo quel chiletto in più. Ma dopo essere arrivata in condizione alla prima gara dell’anno in Belgio ed essermi ammalata dopo nemmeno due gare, ho capito che ogni fisico ha necessità diverse. E che dovremmo imparare a guardarci meno allo specchio e dare più ascolto alle sensazioni sui pedali».

La svolta per Cecchini al passaggio nella Canyon e poi alla Sd Worx
La svolta per Cecchini al passaggio nella Canyon e poi alla Sd Worx

Non siamo numeri

All’ultima domanda che le abbiamo posto, Elena ci ha toccato il cuore, con una risposta che deve far riflettere.

«Il mio rapporto col peso non è mai stato malvagio – racconta – però nel 2011 il carico di stress tra impegni scolastici e sportivi mi ha giocato un brutto scherzo, che mi ha lasciato il segno anche negli anni successivi. Mangiavo, ma probabilmente la tensione e la piena focalizzazione per il raggiungimento degli obiettivi, mi hanno portato a perdere 10 chili in 3 mesi. Arrivai a pesarne appena 48, poi subito dopo l’esame di maturità, in tre settimane, guadagnai di nuovo 4 chili, ma il mio metabolismo e la mia mente ne sono rimasti influenzati per anni. Consiglio vivamente alle giovani di impegnarsi nello studio, ma di non impuntarsi ad ottenere il 100 alla maturità. Non siamo un voto, ma molto di più. Inoltre nel primo anno di professionismo non bisogna porsi obiettivi troppo grandi, ma fare esperienza senza particolari aspettative. Rivolgersi ad un nutrizionista già da junior non significa essere “montati” ma semplicemente tenere alla propria salute e volersi bene».

Emotion Energy e Fiamme Azzurre, tecnologie, ricerca e futuro

20.10.2021
6 min
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Nel computo dei guadagni marginali, la ricerca sui capi di abbigliamento è una delle più evolute. Sulla scena operano aziende di grande tradizione, ben radicate nel panorama internazionale. Che cosa succede quando un nuovo attore si presenta sul palcoscenico per riscrivere il copione?

E’ quello che è successo in parte la scorsa settimana a Ca’ del Poggio, luogo di culto per i ciclisti trevigiani e teatro di alcune delle più belle sfide ciclistiche fra campionati italiani, Giro d’Italia e svariate altre corse. Alla presenza delle Fiamme Azzurre, testimonial e tester dei nuovi prodotti, un’azienda già nota nel settore delle tute per auto e moto ha sollevato il velo sulla propria produzione relativa al ciclismo.

Dai motori alla bici

Per entrare in questo ambito così diverso da quello di appartenenza e indirizzare al meglio la ricerca, l’azienda di nome EE si è affidata ad alcuni personaggi di riferimento nel nostro ambiente. Nello specifico a Diego Bragato, responsabile del Centro Studi Fci, per la parte scientifica. E ad Antonio Rossetto, una vita in Sidi e ora personaggio chiave per il marketing e le sponsorizzazioni sia di Elite (dal 1988) che di Namedsport, per i rapporti con il mondo del ciclismo.

Il nuovo progetto legato al ciclismo di chiama EE, ossia Emotion Energy. Di cosa si tratti lo ha spiegato Massimo Foffano, uno dei tre soci. Al centro della produzione e del progetto c’è lo studio del corpo umano, affinché sfruttando l’energia dell’ambiente si possa rincorrere il benessere degli atleti. Il come ciò sia possibile passa attraverso l’impiego di tecnologie piuttosto innovative e una ricerca continua.

Loro sono i tre soci di EE: Massimo Foffano, Giuseppe Andretto e Agostino Visentin
Loro sono i tre soci di EE: Massimo Foffano, Giuseppe Andretto e Agostino Visentin

Tecnologia F7

La prima si chiama F7 e si tratta di un FIR (Far Infrared Ray). Lo stesso Bragato, che l’ha illustrata, ha inizialmente ammesso di aver lottato a lungo per dimostrarne l’inutilità, ma ha dovuto poi arrendersi davanti all’evidenza, sposando il progetto.

I FIR sono raggi invisibili e percepiti dalla pelle sotto forma di calore. La loro azione avviene a livello cellulare, in particolare viene facilitato lo scambio tra cellule e ambiente esterno e aumenta l’interazione tra le cellule e i liquidi corporei, grazie alla loro carica elettrica.

In sostanza il corpo umano emette e riceve fasci di raggi che esercitano un’azione di tipo biochimico. La frequenza di queste radiazioni è codificabile e nel caso dell’abbigliamento per il ciclismo si è puntato su frequenze biostimolanti brevettate.

«Non si tratta di un sistema che alza il massimale dell’atleta – ha spiegato Bragato – ma isolando il corpo umano da tutte le interferenze esterne, lo ottimizza e gli permette di tenerlo più a lungo, rallentando l decadimento fisiologico della prestazione».

Questo tipo di tecnologia viene dunque applicata sui tessuti di cui si compone l’abbigliamento da ciclista, affinché la sua azione si svolga lungo le direttrici e nelle zone che più ne traggono giovamento.

Per la consulenza scientifica e il supporto alla ricerca, EE ha puntato su Diego Bragato, riferimento del Centro Studi Fci
Per la consulenza scientifica e il supporto alla ricerca, EE ha puntato su Diego Bragato

I vantaggi del grafene

La seconda tecnologia cui si fa ricorso e che nel ciclismo è ben nota ad esempio per la produzione di gomme e telai, è quella del grafene.

«E’ un materiale che provoca reazioni – ha spiegato Valerio Giuliano – singolo strato di atomi di carbonio disposti a esagono, che conducono il calore come un ottimo metallo».

In ambito tessile, il grafene diventa un additivo molto utile per la conduzione del calore. Nell’impiego estivo, esso permette di distribuire in modo omogeneo il calore sul corpo dell’atleta e conseguentemente di disperderlo, evitando punti di elevata concentrazione della temperatura (nella foto di apertura, si sta eseguendo la dimostrazione del suo funzionamento, utilizzando una termo camera e il calore di una lampada).

Nell’impiego invernale, consente la creazione di membrane che distribuiscono il calore in modo omogeneo e ne impediscono la dispersione. Tra i vantaggi, c’è anche la capacità di mantenere la temperatura costante, anche quando a fine sforzo si verifica il più tipico raffreddamento, quando il corpo smette di produrre calore.

La presentazione è stata gestita quasi per intero da Massimo Foffano, socio di EE, che ha molto insistito sulla ricerca
La presentazione è stata gestita quasi per intero da Massimo Foffano, socio di EE

Il chip di sicurezza

E poi c’è la tecnologia Ice Key, illustrata dal suo ideatore Roberto Simonelli, che si basa su tecnologia di trasmissione NFC (Near Field Communication) che ha radiofrequenze accessibili tramite telefonino.

In sostanza, nel chip alloggiato nel capo di abbigliamento, l’atleta può caricare tutti i dati che vuole, siano essi informazioni anagrafiche, i contatti in caso di emergenza e i propri dati clinici che, in caso di incidente, consentono ai primi soccorritori, mediante l’uso di uno smartphone, di accedere a tutte le informazioni necessarie. La sua attivazione è ovviamente facoltativa e chiunque ad esso faccia accesso dall’esterno viene registrato e diventa rintracciabile.

I capi presentati, appartenenti alla collezione invernale, ruotano tutti attorno a tali tecnologie. Grafene nella calzamaglia e triplo strato per il giubbino, chiamato Skudo. Con lana merinos a contatto con l’atleta, quindi lo strato di grafene e una membrana esterna antipioggia.

Un giro a tutto gas

Alla fine della manifestazione e in attesa che questa produzione così accattivante entri in commercio, gli uomini di EE hanno attinto al loro patrimonio di origine, presentando Giandomenico Basso, campione italiano di rally da loro sponsorizzato. E sulla sua Skoda e i 350 cavalli che la spingono, il pilota ha portato su e giù per il muro di Ca’ del Poggio gli atleti presenti. Da Letizia Paternoster a Marta Bastianelli, passando per Tatiana Guderzo e l’olimpionico Lamon. Viviani (infiltrato) e Elena Cecchini, Scartezzini e tutto lo staff delle Fiamme Azzurre.

Alberto Stocco, Cavaliere della Repubblica, padrone di casa a Ca’ del Poggio
Alberto Stocco, Cavaliere della Repubblica, padrone di casa a Ca’ del Poggio

Direzione Montichiari

Poi quando il giorno ha finito di raccontare le sue innovazioni tecnologiche e con il buffet e il giro in auto si è conclusa la parentesi di Ca’ del Poggio, i ragazzi delle Fiamme Azzurre sono partiti tutti verso Montichiari.

La prima ad andare via è stata Letizia Paternoster, poi via via tutti gli altri impegnati con gli imminenti mondiali su pista. Altri come Marta Bastianelli e Tatiana Guderzo, avendo chiuso la stagione se la sono presa più comoda. Mentre Elena Cecchini è andata via con Viviani, nell’imminenza dell’ennesimo viaggio in Olanda per le ultime corse di stagione per lei e del Giro del Veneto per lui.

Rossella Ratto dice basta, ma lascia col sorriso

16.09.2021
5 min
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Le ultime pedalate sulle strade francesi del Tour de l’Ardeche – gara a tappe disputata dall’8 al 14 settembre – le ha prodotte sapendo già del suo futuro lontano dal ciclismo agonistico. E non devono essere state facili visto che era arrivato un incoraggiante quinto posto in fuga nella sesta frazione con poche settimane di corsa nelle gambe. Ma alla fine Rossella Ratto – campionessa europea junior su strada e crono nel 2011, bronzo al mondiale elite nel 2013 nella prova in linea e vittoria del Giro dell’Emila nel 2014 – ha deciso di dire basta con un post sui suoi profili social, come si conviene in questa epoca.

L’atleta della Bingoal Casino Chelvalmeire – che compirà 28 anni il prossimo 20 ottobre – ha vissuto una prima parte di 2021 non tanto semplice: a febbraio è rimasta vittima di un incidente in allenamento, poi il 4 marzo le hanno notificato le dimissioni dal gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre (il corpo di polizia penitenziaria per il quale era tesserata) per mancanza di risultati.

Ai mondiali di Ponferrada conquista il 13° posto poi vincerà il Giro dell’Emilia
Ai mondiali di Ponferrada conquista il 13° posto poi vincerà il Giro dell’Emilia

La Ratto in effetti arrivava da un periodo di chiaroscuro iniziato l’anno scorso complice il covid-19 ma non si è persa d’animo. Lo scorso novembre ha conseguito la laurea magistrale in Scienze della Nutrizione dopo la triennale in Alimentazione e Gastronomia ottenuta a marzo 2019. Quest’anno una volta recuperato dall’infortunio ha dovuto ottimizzare i tempi pedalando e studiando per dare e passare l’esame di stato (il 20 luglio) per l’abilitazione a biologo. «Mi sono allenata fino a quel giorno ascoltando nelle cuffie il podcast delle lezioni anziché la musica», ci dice con un pizzico di soddisfazione.

Rossella, partiamo da questa tua decisione che un po’ ci ha spiazzati, visto che sei ancora giovane.

Lo so, ma l’ho presa in maniera ponderata. Ho vissuto intensamente i primi anni della mia carriera. Sostanzialmente dopo tanti infortuni e sfortune dai quali mi sono sempre rialzata, stavolta covavo da un po’ di chiudere la carriera questa stagione. Volevo onorare il contratto con la mia squadra però il ciclismo non mi stimolava più come prima.

La tua squadra come l’ha presa?

Eh, sono rimasti spiazzati anche loro perché gliene ho accennato proprio a fine Ardeche. Il mio diesse Davy Wijnant, che conosco fin dal 2013 quando ero con lui nella Hitec Products e che mi aveva rivoluto l’anno scorso, è rimasto sorpreso ma ha capito le mie motivazioni. Voglio ringraziarli perché sono stata bene con loro.

E le motivazioni quali sono state?

Sono state una serie di tante cose su cui ragionavo da tanto tempo. Lo studio è alla base, pensavo già ad un futuro immediato mettendo in pratica le mie lauree. Nel 2015 ho avuto problemi con la celiachia, attualmente ero ancora alle prese con un polso rotto nel 2018 che mi fa ancora male sotto sforzo e ultimamente mi condizionava troppo. Poi l’incidente di febbraio è stato un mezzo segnale. Infine è arrivato il licenziamento dal gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre. A quel punto prepararsi per fare buoni piazzamenti diventava molto difficile.

Le dimissioni dalle Fiamme Azzurre come le hai vissute?

Male chiaramente, anche se avevo capito da qualche anno che sarebbero arrivate a breve. Loro dicono per mancanza di risultati e ci può stare. Ma in pratica nelle ultime due stagioni non ho corso come avrei dovuto o voluto. Sono dispiaciuta per le tempistiche, ma non ho risentimenti con loro. Anche perché ho un contratto a tempo indeterminato che mi permette di vivere presso il carcere di Bergamo dove lavoro (vive a Cene, ndr).

Ratto corre anche a Richmond 2015 e raccoglie Bronzini con la bici rotta…
Ratto corre anche a Richmond 2015 e raccoglie Bronzini con la bici rotta…
Come va lì? Cosa fai?

Bene, perché so che è un’esperienza che rimarrà per sempre nel mio bagaglio personale. La mia giornata principalmente si sviluppa in segreteria, dove gestisco documenti del personale della Polizia Penitenziaria. Però faccio anche servizi a contatto con i detenuti, come le traduzioni.

E con allenamenti e gare come hai fatto quest’anno?

Prendendomi le ferie ed ottimizzando i tempi. Però ho dimostrato a me stessa che potevo farcela a tornare a correre e ritrovare il ritmo gara dopo quasi tre anni. Anzi essere davanti per me è stata una vittoria. E dall’Ardeches, dopo una settimana bella tosta, sono uscita con una bella gamba.

C’è la possibilità quindi che tu possa ripensarci?

Direi proprio di no. In realtà c’è ancora in ballo la mia possibile partecipazione alla Tre Valli Varesine Women (in programma il 5 ottobre, ndr), la farei volentieri ma non c’è nulla di certo e quella sarebbe comunque l’ultima. Adesso sono contenta di come ho gareggiato in Francia con pochissimi giorni di corsa nelle gambe. Ci sono andata dopo aver fatto cinque tappe al Baloise Tour in Belgio in luglio e altre quattro al Giro di Norvegia in agosto. 

L’ultima corsa di Rossella Ratto è stato il Tour de l’Ardeche. Forse correrà la Tre Valli Varesine (foto Instagram)
L’ultima corsa di Rossella Ratto è stato il Tour de l’Ardeche. Forse correrà la Tre Valli Varesine (foto Instagram)
A questo punto devi far incastrare gli impegni di lavoro? Quali progetti hai? Magari coinvolgendo i tuoi fratelli ex corridori?

Nei prossimi giorni dovrò capire bene cosa fare ed eventualmente come far combaciare tutto. Sentirò sia Daniele sia Enrico (rispettivamente Ratto e Peruffo, suoi fratelli, ndr) che hanno entrambi un negozio di bici per fare qualcosa anche con loro. L’idea è quella di restare nell’ambiente, mi piacerebbe fare una sorta di giornalismo ciclo-gastronomico, ma il sogno sarebbe lavorare con i giovani ed insegnare loro come alimentarsi a dovere. C’è troppa esasperazione sul peso dei ragazzi che corrono, l’ho vissuto sulla mia pelle. Ho scelto quelle facoltà apposta ed ora vorrei diventare una linea guida per loro.

Lamon, la medaglia e un pezzo di pista per ricordare

19.08.2021
6 min
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Lamon era uscito dalla qualifica del quartetto con l’umore un po’ così, semplicemente non si era piaciuto. Oltre al fatto di essersi staccato ai meno due giri, gli era sembrato di non aver tirato tanto a lungo, costringendo gli altri a esporsi e spendere di più. Per questo la sera li aveva riuniti, dicendo che d’ora in avanti la sua seconda tirata sarebbe stata più lunga. Poi, rivolgendosi a Consonni e al presidente Dagnoni che quella sera era con loro, aveva concluso dicendo che sarebbero andati di certo nella finale per giocarsi la medaglia d’oro.

Sta per partire la finale olimpica, Ultimi consigli di Villa a Lamon mentre viene sistemato il blocco
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Medaglia da curare

«La medaglia resta con me – dice – non c’è da discuterne. La guardo spesso. Di tanto in tanto le passo davanti e butto lo sguardo per controllare che sia tutto a posto. L’altra notte, adesso vi faccio un po’ ridere, mi sono svegliato di soprassalto. Ho sognato che di colpo il nastro si era tutto scolorito. Questa cosa di essere campione olimpico è davvero troppo grande da vivere, un’emozione che faccio fatica a gestire. Sul momento in Giappone, non sono riuscito a dormire. La prima notte due ore, la seconda forse tre. Ho ricordato quando guardavo Elia (viviani, ndr) dopo l’oro di Rio e mi chiedevo che cosa pensasse. Faccio fatica a pensare di aver raggiunto lo stesso traguardo.

«L’ultimo giorno mi è venuto un piccolo magone. Eravamo in pista, i meccanici sistemavano i cartoni e siamo andati sotto la curva a farci la foto con i 5 cerchi. Così sono andato a prendermi un pezzetto di nastro dalla riga della partenza e l’ho messo nella cover del telefono per avere un pezzo di Tokyo per sempre con me».

A Montichiari con Viviani nei mesi che hanno condotto a Tokyo. Il veronese è sempre stato uno stimolo per Lamon
A Montichiari con Viviani nei mesi che hanno condotto a Tokyo. Il veronese è sempre stato uno stimolo per Lamon

“Fiamme”, 10.000 grazie

Francesco Lamon, miranese classe 1994 detto “Lemon”, nel quartetto che ha vinto l’oro olimpico di Tokyo è l’unico a non fare il ciclista professionista WorldTour. Per carità, niente di strano: anche nei quartetti avversari c’erano pistard puri che non sapranno mai cosa sia un Tour de France, ma nell’immaginario collettivo si tende a pensare che per questo si abbia qualcosa in meno.

«Ma non è mica vero – ride col buon umore di chi ultimamente vede soltanto il sole – per il tipo di prestazione che devo fare, per lo sforzo di 4 chilometri, fare tante corse a tappe non serve. Soprattutto a ridosso dell’evento, per un fatto di recupero. Villa l’ha capito e nell’avvicinamento mi ha permesso di non correre in Sardegna, ma di continuare a lavorare in velodromo. La mia scelta di entrare nelle Fiamme Azzurre la rifarei diecimila volte e anzi li ringrazio. Dal 2018 mi sono stati sempre vicini e un pezzo della mia medaglia è sicuramente anche loro».

Scartezzini è suo amico, anche lui nelle Fiamme Azzurre e compagno di madison da anni: qui nel 2018, tricolori al Vigorelli
Scartezzini è suo amico, anche lui nelle Fiamme Azzurre e compagno di madison da anni: qui nel 2018, tricolori al Vigorelli

Danesi spacciati

E allora torniamo ai giorni giapponesi, con le parole del primo uomo del quartetto: quello che Consonni ha definito un metronomo, colui dal cui lancio dipende una bella fetta dell’esito dell’inseguimento.

«Siamo partiti tranquilli – dice – con il nervosismo per me soltanto in qualificazione, perché non si sapeva nulla del livello degli avversari. Passato quel turno e passata la semifinale, che comunque era un dentro-fuori, alla finale ci siamo arrivati come in un gioco. Il fatto di aver allungato la mia seconda tirata ha cambiato l’impostazione del quartetto, ma non abbiamo dovuto parlare. Eravamo in finale. Non avevamo niente da perdere e i danesi di sicuro pensavano di vincere. Non sapevano che la medaglia ce l’avevamo addosso noi».

L’Italia fu ripescata a Rio per l’esclusione della Russia e arrivò a un passo dalla finale per la medaglia di bronzo
L’Italia fu ripescata a Rio per l’esclusione della Russia e arrivò a un passo dalla finale per la medaglia di bronzo

Tirate lunghe

Ma la partenza resta un momento delicato e questo suo ruolo così prezioso nasce da lontano, da quando Villa, visto che andava così bene nel chilometro, gli propose di lanciare il quartetto dopo anni in cui i ruoli non erano così precisi. Due giri subito, poi la seconda tirata. Lamon aveva provato e il ruolo gli si era cucito addosso come un abito su misura.

«Siamo partiti forte – ricorda – loro non se lo aspettavano. Il nostro obiettivo era portare Ganna alla fine senza che soffrisse la fase di lancio, per cui c’era da dosare le forze in partenza. Quando ci hanno visto davanti, di sicuro hanno preso paura e hanno aumentato. Non so se per questo hanno pagato nel finale, so che in quei miei giri e quando poi ho fatto la seconda tirata più lunga, ho ripensato a tutto il lavoro fatto, alle difficoltà e all’impegno messo nei mesi per dare sicurezza a Villa e ai compagni».

Marco Villa, Francesco Lamon
Europei di Plovdiv 2020, il quartetto azzurro decimato dal Covid. Lamon c’è e alla fine arriva l’argento dietro alla Russia
Marco Villa, Francesco Lamon
Europei di Plovdiv 2020, il quartetto azzurro decimato dal Covid. Lamon c’è e alla fine arriva l’argento dietro alla Russia

Un pacco di Red Bull

La gara è diventata un intreccio di storie personali, di amicizie che hanno reso questo quartetto così unico e inclusivo. Come quando videro per la prima volta Jonathan Milan o quando col magone addosso hanno saputo che Scartezzini sarebbe rimasto a casa.

«Siamo fratelli – conferma – da Scartezzini a Bertazzo e poi noi quattro. Viviani è il fratello maggiore e Villa nostro padre. Ci siamo ritrovati in stanza con Elia, Consonni, Ganna ed io e non mi sono mai divertito tanto. Facevamo scherzi a Elia e lui stava al gioco. Abbiamo ordinato su Amazon la San Pellegrino e anche la Red Bull, per ricreare il clima che abbiamo di solito nei ritiri in Italia. Per Villa è stato tanto difficile scegliere, ma quando hai questi problemi, vuol dire che hai tanti corridori ed è un bene. Con Michele (Scartezzini, ndr) che è rimasto a casa ho un rapporto speciale, abbiamo condiviso la scelta delle Fiamme Azzurre, ci sentiamo quasi tutti i giorni, ci siamo sentiti anche da Tokyo. Mi è dispiaciuto che non ci fosse. Per l’impegno che abbiamo messo, meritavano tutti di esserci e vivere quei giorni irripetibili».

Dopo i primi giorni a casa, finalmente un po’ di tempo con Sara (foto Instagram)
Dopo i primi giorni a casa, finalmente un po’ di tempo con Sara (foto Instagram)

Si ricomincia

A fronte di altri olimpionici che sono spariti dai campi di gara, risucchiati dai salotti e dai riflettori, il ciclista non ha diritto, tempo e forse voglia di mollare. Così i nostri sono tutti sulle loro bici a colmare le differenze che le varie preparazioni specifiche hanno indotto rispetto all’attività su strada.

«Feste ancora niente – ammette Lemon – sono stato a casa per cinque giorni cercando di capire dove fossi e facendo le solite visite parenti. La famiglia è stata importante. Poi sono andato assieme a Sara (la sua compagna ndr), che ha fatto i miei stessi sacrifici, a far visita a mia sorella che vive a Malaga, in Spagna. Per le feste ci sarà giustamente tempo il prossimo inverno, ora c’è da rimettersi sotto pensando ai campionati italiani su pista di fine settembre, poi gli europei e i mondiali. Mi ricollego a quanto ho detto su Elia. Per me era uno stimolo pazzesco avere un campione olimpico che si allenava con noi a Montichiari, perciò spero che per i giovani azzurri sia lo stesso quando ci ritroveremo a girare».

Paternoster Masotti 2021

Fiamme Azzurre: due ragazze, un pistard e il sogno…

13.07.2021
4 min
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La storia delle Fiamme Azzurre nel mondo del ciclismo inizia nel 1992, tanti grandi eventi sono stati quindi vissuti con trepidazione dai dirigenti del gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria, ma è chiaro che le prossime Olimpiadi porteranno con sé grande pathos. Intanto per la loro genesi, poi per tutte le difficoltà che comportano. Infine, dulcis in fundo, per le chance che i ragazzi porteranno con sé. Letizia Paternoster per le gare su pista (nella foto d’apertura con il D.T. del Gruppo Fabio Masotti), Marta Bastianelli per la prova in linea e Francesco Lamon per il quartetto dell’inseguimento.

Guderzo, a destra, resta a casa. Paternoster e Bastianelli voleranno invece a Tokyo
Bastianelli e Paternoster voleranno presto a Tokyo

L’Ispettore Superiore Augusto Onori, che cura il Gruppo Sportivo ciclistico con una passione senza pari, parte dall’aspetto generale, del contingente complessivo per affrontare l’argomento: «In totale sono 20 gli atleti delle Fiamme Azzurre qualificati per i Giochi Olimpici di Tokyo, un record storico per il nostro Gruppo Sportivo, che supera quello di Rio de Janeiro 2016 dove furono presenti 19 rappresentanti del Corpo di Polizia Penitenziaria e nel ciclismo ci presentiamo sulle linee di partenza con tre titolari qualificati, un numero importante in questo contesto che ci riempie di soddisfazione. Non va poi dimenticato che del contingente fa parte anche l’Assistente Capo Carlo Buttarelli, meccanico delle bici azzurre».

Vi aspettavate un numero simile di presenze all’inizio del quinquennio olimpico?

Considerando che la sezione ciclismo di Fiamme Azzurre consta di 6 atleti (2 uomini e 4 donne) penso che l’obbiettivo programmato sia stato ampiamente raggiunto. Come Sezione qualificare tre atleti lo riteniamo un ottimo risultato, sapevamo che il nostro potenziale tra tecnica, qualità ed esperienza è molto alto e aver piazzato questo numero di atleti lo riteniamo un risultato più che positivo.

Buttarelli 2021
Campionati Italiani di Monopoli: il meccanico Carlo Buttarelli opera gli ultimi ritocchi
Buttarelli 2021
Campionati Italiani di Monopoli: il meccanico Carlo Buttarelli opera gli ultimi ritocchi
Le Olimpiadi arrivano con un anno di ritardo: quanto ha condizionato i ragazzi questa sosta imprevista e così lunga?

Ovviamente noi, come tutto il mondo sportivo dell’alto livello, arriviamo all’appuntamento più importante con molte difficoltà, principalmente dovute nell’ultimo anno. La mancanza di competizioni, con i nostri atleti (purtroppo nessuno escluso) che hanno contratto il Covid-19 con le conseguenze post contagio ha allungato la ripresa.

La Paternoster arriva alle Olimpiadi con mille incognite legate a quanto ha passato nell’ultimo anno. Voi come gruppo sportivo come le siete stati vicini?

Paradossalmente per la Paternoster lo slittamento è stata una fortuna, in quanto ha potuto recuperare da un infortunio che nel 2020 l’avrebbe esclusa dai Giochi. L’infortunio le ha creato non poche difficoltà sotto tutti i punti di vista, psicologico e tecnico. Il recupero comunque procede e questo grazie anche alla collaborazione con i club esterni, che permettono di crescere e migliorare sotto il profilo della performance.

Guderzo Pechino 2008
Il momento più alto della sezione ciclistica delle FF.AA.: il bronzo della Guderzo ai Giochi 2008
Guderzo Pechino 2008
Il momento più alto della sezione ciclistica delle FF.AA.: il bronzo della Guderzo ai Giochi 2008
Quanto c’è di vostro nella gestione della sua ripresa, avete avuto voce in capitolo nella costruzione del cammino per farla tornare abile per i Giochi?

Come Gruppo Sportivo è nostro dovere istituzionale monitorare tutte le fasi dell’atleta, la guarigione è chiaramente l’obiettivo primario. Lo Staff del G.S. Fiamme Azzurre sta sempre vicino all’atleta, autorizza i raduni e le gare che richiede la struttura tecnica federale per prepararci per partecipare e vincere un’Olimpiade. Ritengo che il nostro lavoro abbia contribuito a non affrettare i tempi, dando supporto non solo alla Paternoster, ma a tutti i componenti del Gruppo.

Che cosa rappresenta per voi la presenza della Bastianelli recuperata quasi all’ultimo momento?

Il debutto olimpico della Bastianelli in Giappone, a coronare una lunghissima carriera, è per noi un particolare motivo di soddisfazione. Crediamo proprio che per le sue distintive caratteristiche, secondo i piani tattici del C.T.Nazionale Dino Salvoldi, il suo ruolo sarà di “jolly” qualora si configurasse un arrivo a ranghi compatti dove in questo caso Marta può effettivamente giocarsi legittime chance. Mi resta però un po’ di rammarico per l’assenza di Tatiana Guderzo, con la bellezza di 4 partecipazioni olimpiche e di Michele Scartezzini. Ho parlato tutti i giorni con Michele e so che la preparazione che abbiamo fatto sarà importante per costruire l’appuntamento per Parigi 2024.

Rammarico anche per l’esclusione di Michele Scartezzini, che ha reagito con grande sportività
Rammarico anche per l’esclusione di Michele Scartezzini, che ha reagito con grande sportività
In confronto agli altri sport, quanti saranno gli atleti delle Fiamme Azzurre presenti a Tokyo e che cosa vi aspettate da questa rassegna olimpica?

Il ciclismo targato Fiamme Azzurre ha partecipato ai Giochi ininterrottamente dal 1996: speriamo nelle medaglie su pista contando su un effetto sorpresa con la Bastianelli. Vedremo come andrà, l’importante è che abbiamo la coscienza di aver completato il percorso di avvicinamento, lungo addirittura 5 anni, come meglio non si poteva.