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La sfida di Ceci, dall’ufficio alla pista, sognando Parigi

15.07.2023
7 min
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Il 4 gennaio del 2021, Francesco Ceci dichiarò che un buon modo perché i giovani scegliessero le discipline veloci della pista, rinunciando alla strada, fosse trovare un tecnico competente e un metodo di lavoro. L’ultimo velocista azzurro a sfiorare la qualificazione olimpica (in quel pezzo si spiegano anche le dinamiche della singolare esclusione) pensò di dare il suo contributo al settore velocità che ancora annaspava.

Poche settimane dopo quell’intervista, Ceci ricevette una mail con cui le Fiamme Azzurre gli comunicavano l’esclusione dal gruppo sportivo. La stessa comunicazione arrivò a Rossella Ratto e Simona Frapporti, che addirittura la ricevette durante una gara internazionale proprio nel velodromo di Ascoli Piceno. Il marchigiano passò negli uffici del Carcere di Marino del Tronto, alle porte del capoluogo. Alla fine della stagione invece, Ivan Quaranta fu incaricato di seguire la velocità e, come tutti sappiamo e come Ceci aveva suggerito, iI settore è rinato.

Alla fine del 2021 in cui Ceci è uscito dal GS delle Fiamme Azzurre, Quaranta ha iniziato a rifondare la velocità
Alla fine del 2021 in cui Ceci è uscito dal GS delle Fiamme Azzurre, Quaranta ha iniziato a rifondare la velocità

Ritorno a sorpresa

Sembrava chiusa lì, invece poche settimane fa a Dalmine, Ceci è arrivato secondo nel campionato italiano della velocità, battuto da quel giovane fenomeno di Mattia Predomo. A seguire invece ha vinto a Fiorenzuola il titolo del chilometro da fermo, precedendo Lamon e Boscaro, entrambi colleghi delle Fiamme Azzurre. Nel frattempo, aveva ripreso ad allenarsi con un obiettivo tutto nuovo. Lo sentiamo alle 19,45 di un giorno come tanti, fatti di ufficio e allenamento.

«Tra virgolette – sorride – faccio l’amatore. Sono un agente di Polizia Penitenziaria, lavoro in ufficio e per un po’ la bicicletta l’ho messa da parte. Nel 2021 ho gareggiato nell’internazionale di Amsterdam e a maggio ho battuto il record italiano nei 200 metri a Mosca, poi ho deciso di smettere perché non c’erano più i presupposti. Quello che sto facendo ora per certi versi è da pazzi, perché mi alleno dopo il lavoro e finisco sempre intorno a quest’ora…».

Questo il podio tricolore del Chilometro da fermo: battuti Lamon e Boscaro, entrambi delle Fiamme Azzurre
Questo il podio tricolore del Chilometro da fermo: battuti Lamon e Boscaro, entrambi delle Fiamme Azzurre
Però nel 2021 avevi corso anche i campionati italiani, giusto?

Vero. C’erano a settembre e mi sono detto di provarci. Ho vinto la velocità e sono arrivato secondo nel keirin. Poi ho smesso.

Nel frattempo ad Ascoli è stato demolito il velodromo…

Sapevamo che sarebbe successo, bisognava che il campo da calcio al suo interno fosse regolamentare perché potessero giocarci fino alla Serie D. Sembrava che la squadra del Monticelli potesse essere promossa, ma non è successo. Si parlò di creare un impianto polivalente sfruttando l’anello del pattinaggio, invece adesso ci sarebbero dei fondi stanziati per costruire un nuovo velodromo nella zona industriale. Il progetto è pronto, è stato dato l’appalto, stiamo aspettando che inizino i lavori.

Come nasce l’idea del tandem?

L’anno scorso non ho gareggiato, sono stato fermo. A gennaio 2023 invece mi ha contattato la Federazione tramite il settore paralimpico per la guida del tandem, quindi Silvano Perusini e Pierpaolo Addesi. Mi hanno dato questa idea, chiedendomi di provare. Così a gennaio sono risalito in bici per un mini ritiro di 2-3 giorni a Montichiari.

Avete un obiettivo?

Il mondiale di Glasgow, sul tandem con Stefano Meroni. Faremo lo sprint, il chilometro e il team sprint misto. Poi ci sarà il mondiale di marzo a Rio e da lì le Olimpiadi. I due mondiali sono la base per la qualificazione, ma più che le specialità, ci sarà da qualificare il Paese. L’unico problema è che io adesso sto continuando ad andare avanti con le ferie, che prima o poi finiranno.

Come funziona la tua settimana?

Lavoro lunedì e martedì fino dalle 7,55 alle 17,30 e poi mi alleno. Negli altri giorni lavoro fino alle 14,30 e mi alleno nel pomeriggio. Palestra e strada. Praticamente non c’è più tempo libero, non esiste il giorno di riposo. L’ultima volta che ho fatto un ritiro da venerdì a domenica, il lunedì sono andato in ufficio. Stessa storia il giorno dopo aver vinto il campionato italiano, mentre sarebbe stato bello riposare.

Perché fare anche il tricolore individuale?

E’ uscita la notizia che lo avrebbero fatto a Fiorenzuola. C’era diverso tempo per prepararlo e ho pensato di andare. Invece a un certo punto la Federazione ha fatto un cambiamento. Visto che c’era bisogno di punti per la qualifica mondiale nella velocità, i tricolori della specialità sono stati anticipati di due settimane e li hanno fatti a Dalmine.

E tu?

Era più di un anno che non salivo su una bicicletta singola, perciò ho cominciato a cercare una pista per provare. Ho fatto qualche chiamata in giro e le uniche che mi hanno dato la disponibilità per girare nel fine settimana sono state Fiorenzuola e Pordenone, grazie a Valentina Alessio. Lei mi ha dato disponibilità completa, ha permesso a mio fratello Davide di guidare la moto per me. E’ stato perfetto.

Com’è guidare il tandem?

Una cosa da provare. La differenza si sente ancora di più adesso rispetto a qualche anno fa, perché le biciclette singole si sono sviluppate a livelli esagerati, i tandem invece non sono cambiati così tanto. Il nostro è in alluminio, lo fa Bonetti a Padova. La prima volta è stato traumatico, mi sono ritrovato su questa bicicletta lunghissima e con una persona dietro.

Non semplice…

Devi capire come muoverti e alzarti di sella, anche se per ovvie ragioni ci si alza proprio poco. Capito quanto è stato strano cambiare bici negli ultimi 10 giorni, per preparare il campionato italiano elite? All’inizio non reagivo in maniera corretta, poi ho iniziato a riabituarmi e sono tornati gli automatismi, anche se avevo fatto l’ultima gara a settembre del 2021.

E come ti sei trovato?

L’ultimo giorno di ritiro a Montichiari, abbiamo fatto una prova sui 500 metri per capire quanto valessi. Poi da Montichiari sono andato a Dalmine, per correre il mercoledì. C’era un po’ di scetticismo, invece mi sono presentato con il mio miglior tempo a Dalmine. E alla fine sono arrivato secondo, perché Mattia Predomo ha delle qualità assolute, doti molto elevate. Se continua a crescere come sta facendo, arriverà molto in alto. A quel punto sono tornato in pista a Montichiari con la nazionale paralimpica.

E come è arrivato il tricolore del chilometro?

Sapevo di stare bene e ho detto a Perusini che mi sarebbe piaciuto provare una bicicletta da chilometro che avevo visto a Montichiari. Me l’ha data, la domenica ho fatto una prova sui 500 metri e quando sono sceso ho detto che sarei andato a Fiorenzuola per vincere. Ora però torno al mio tandem. Non so se a cose normali avrei accettato la proposta, ma c’è un bel programma e vale la pena investirci sopra.

Pensi che le Fiamme Azzurre potrebbero rivedere la sua posizione?

Per ora non si è mosso nulla, non ho idea di cosa accadrà. So che lunedì tornerò in ufficio e avrò le mie cose da sbrigare. E’ la mia vita, prendere o lasciare. Ci vediamo in pista a Glasgow, va bene? O magari ci vediamo ad Ascoli quando inizieranno a costruire il velodromo…

Due settimane per i saluti, ma Bastianelli graffia ancora

23.06.2023
6 min
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COMANO TERME – Fra due settimane, finito il Giro d’Italia, chiuderà l’ultima pagina sulla carriera e quel punto per Marta Bastianelli inizierà una nuova vita. L’aspetto più strano di tutta questa storia è che c’è più emozione in chi gliene parla che in lei. Segno che la decisione l’ha già maturata da un pezzo e grazie a questo è riuscita a distribuire le emozioni nel lungo periodo che si è concessa prima di uscire di scena. Domenica correrà il campionato italiano strada: ultima gara con la maglia delle Fiamme Azzurre.

In azione nella crono del Giro di Svizzera: nel tricolore di oggi vestirà la maglia delle Fiamme Azzurre
In azione nella crono del Giro di Svizzera: nel tricolore di oggi vestirà la maglia delle Fiamme Azzurre
Possibile che non ci pensi mai?

Al Giro di Svizzera mi sono ritrovata con alcune ragazze della mia squadra e mi sono resa conto che era l’ultima volta che correvo con loro. Erano tutte emozionate, io invece cerco di non viverla così. Sono felice che sia l’ultimo anno e che smetterò dopo il Giro Italia. Ovviamente può essere anche una cosa brutta, perché pensi che certe ragazze, soprattutto le straniere, non le rivedrai più. Con le italiane invece capiterà l’occasione.

Zero emozione?

So che il Giro sarà l’ultima gara ed effettivamente inizio a realizzarlo. Le cose vanno così, si avvicina l’ultima gara. Sono stati giorni vissuti con molta tranquillità. Ho sempre fatto il mio percorso, pensando a quello che mi attende domani. Un giorno per volta. E devo dire che sono sempre più convinta della mia scelta.

Come saranno i primi giorni da ex?

Tutti mi chiedono cosa farò il giorno dopo. La mia vacanza sarà stare a casa a vivermi la famiglia, le cose lasciate indietro. Abbiamo il mare vicino, non devo fare chissà quanti chilometri. Secondo me, non tutte in questo ambiente comprendono la normalità della vita. Io l’ho assaporata quando ho avuto la bambina. Ho già avuto un assaggio di cosa mi aspetta di bello e anche di complicato, perché la vita non è solo rose e fiori.

Bastianelli ha condotto quasi tutta la carriera nel gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)
Bastianelli ha condotto quasi tutta la carriera nel gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)
Nessuna inquietudine?

Questa carriera è durata vent’anni, sono molto serena. L’ho vissuta con tranquillità sin dall’inizio, ho sempre cercato di essere professionale, quindi di conseguenza non mi pesa e non ci perdo il sonno. Sono pronta per fare questo passo.

Arzeni ha parlato di te come di una campionessa, per l’esempio che dai con il tuo modo di vivere ed essere atleta.

Ho sempre detto che il riconoscimento più grande che mi si possa fare è quello della persona, perché è ciò che rimane nella vita e nel futuro. Di campioni ce ne sono stati tanti e forse quelli che non sono ricordati non erano delle persone all’altezza. Quindi sono felice delle parole di Capo. Quello che ho vinto rimarrà negli albi d’oro, però Marta non è solo le sue vittorie.

Com’è stato ritrovarsi in questa WorldTour che cresce a vista d’occhio?

Questa squadra per me è una famiglia, perché ci siamo spostati dal contesto di Alé Cycling al UAE Team Adq di adesso. Abbiamo conosciuto persone nuove, che hanno voglia di crescere e portare avanti un discorso importante con le donne. Mi sono trovata molto bene e mi auguro che crescano ancora.

Durante le tappe del Centro Italia, Bastianelli ha seguito il Giro con il Processo alla Tappa (foto Instagram)
Durante le tappe del Centro Italia, Bastianelli ha seguito il Giro con il Processo alla Tappa (foto Instagram)
La vecchia Alé Cycling era meno gigantesca…

Questo è un discorso che ho fatto anche con alcuni miei colleghi in Svizzera, ma non voglio essere fraintesa, per cui mettiamolo giù bene. Io sono contenta del cambiamento perché doveva avvenire. Solo che il cambiamento è avvenuto in modo molto veloce. Io sono passata professionista che avevo 19 anni e fino ai 36 abbiamo fatto passi molto lenti. Negli ultimi tre o quattro anni invece, il cambiamento è scoppiato tutto insieme. Anche noi veterane abbiamo faticato a stargli dietro e non so se il tanto benessere sia la cosa migliore per le più giovani.

Come dire che è sbagliato avere tutto e subito?

Forse dovrebbe esserci anche per loro l’occasione di conquistarselo. Abbiamo voluto e ottenuto tutto questo, però mi sembra che ad oggi tante ragazze prendano un bello stipendio e si siano sedute. Noi invece lottavamo per arrivare e mi auguro che abbiano la stessa fame. Se il benessere porta via la consapevolezza di dover fare sacrifici, allora il giochino non funziona più

Non succede con tutte?

A volte mi guardo intorno e vedo ragazze che trovano la pappa già pronta e si siedono. Non è così che deve funzionare. Le società investono soldi, se dovessero capire che ce ne approfittiamo, potrebbero benissimo chiudere i battenti e si tornerebbe subito indietro.

L’ultima vittoria di Marta Bastianelli risale alla prima tappa dell Ceratizit Festival Easy Jacobs del 29 aprile
L’ultima vittoria di Marta Bastianelli risale alla prima tappa dell Ceratizit Festival Easy Jacobs del 29 aprile
Il tuo ruolo e quello delle più esperte potrebbe essere proprio quello di parlare con le ragazze?

Sì, ma io sono arrivata in fondo, fra un anno o due se ne fermeranno altre anche all’estero, ragazze che vengono dalla mia stessa generazione. Siamo arrivate in alto, ma venivamo dal nulla. Ora abbiamo il pullman, ma io ricordo quando facevamo il Giro d’Italia dentro ai furgoni. Adesso è bellissimo e giusto che ci sia il pullman, ma il messaggio che vorrei far passare è che dobbiamo essere all’altezza di quello che abbiamo ottenuto.

Aggiungiamo che tante ragazze sono state prese nel WorldTour perché le squadre erano sotto organico.

Ecco un altro passaggio da rivedere. Non puoi passare dal niente al tutto senza aver dimostrato di avere i mezzi e la voglia per arrivarci. Invece ci sono ragazzine che in questi giorni stanno facendo la maturità, che guadagnano già dei soldi veri. Quello forse è un piccolo passaggio da rivedere, che non dipende da noi, ma da chi gestisce tutto…

Molto dipende dalle persone, no? Una come Gasparrini non sembra montata, anzi sembra molto tosta…

Lei ha la testa sulle spalle, si è guadagnata quello che prende e non è una che si accontenta. Lei vuole di più, il corridore è fatto così. A differenza di tanti che si mettono a giocare coi social, Gaspa” si rimbocca le maniche e non perde un colpo (le due sono insieme nella foto di apertura, ndr). La vita è così.

Sua figlia Clarissa ha 9 anni e ogni volta che si può, la segue alle corse
Sua figlia Clarissa ha 9 anni e ogni volta che si può, la segue alle corse
Il campionato italiano di domenica è troppo duro per te…

E’ proprio duro. Vogliamo fare bene, perché corriamo una sola volta all’anno con le Fiamme Azzurre che ci sostengono tutto l’anno da una vita, specialmente nel mio caso, quindi partiremo per fare un’ottima gara. E se noi ragazze veloci abbiamo poche possibilità, aiuteremo Elena Cecchini che potrebbe entrare in una bella fuga. In ogni caso cercheremo di onorare la maglia, domenica correrò il mio ultimo campionato italiano su strada. E se ci penso, devo ammetterlo, adesso mi sembra un po’ strano…

Zanardi, carburare in fretta dopo il solito periodo opaco

21.03.2023
4 min
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Silvia Zanardi ha un rapporto conflittuale con questo periodo dell’anno. Una sliding door climatica che soffre più del dovuto e che le condiziona prestazioni e pensieri. Il termine dell’inverno, o se preferite l’equinozio di primavera, giunto ieri può essere un segnale incoraggiante per la 23enne della BePink (in apertura foto Ossola), anche per scrollarsi di dosso un po’ di malanni e malumori di stagione.

«Domenica al Trofeo Binda – ci racconta Zanardi – non stavo ancora bene. Ho un gran raffreddore e ho fatto fatica. Probabilmente può essere una conseguenza degli sbalzi termici degli ultimi giorni e del virus gastrointestinale che ho avuto al Trofeo Ponente in Rosa quasi due settimane fa. In Liguria dopo la cronosquadre inaugurale, ho sfruttato il giorno successivo in cui è saltata la tappa per vedere se stavo meglio ma il giorno dopo ancora mi sono dovuta fermare a metà corsa».

Finora il miglior piazzamento stagionale di Zanardi è un quarto posto alla Valenciana (foto Ossola)
Finora il miglior piazzamento stagionale di Zanardi è un quarto posto alla Valenciana (foto Ossola)

Un deja-vù da allontanare

E’ una situazione di alti e bassi ricorrente quella che vive Silvia da qualche anno. Le sessioni in pista, i ritiri al caldo della Spagna seguiti dalle prime gare nella zona di Valencia. Ha aperto le ultime due stagioni con buoni risultati tra estero e Italia. Poi quando ricompare il brutto tempo, la forma stenta a restare alta.

«Dal 2021 ad oggi – prosegue Zanardi – mi ritrovo sempre giù di tono in questo periodo. Non so perché. In autunno e inverno mi sono dedicata molto alla pista. Ho disputato la prima prova di Nations Cup a Giakarta (23-26 febbraio, ndr) correndo madison, omnium e inseguimento a squadre. Forse ho accusato più del previsto anche i tanti viaggi aerei e non ho recuperato a dovere. E per la verità ho ancora anche qualche chilo da smaltire. Ma sia chiaro, non voglio trovare scuse o giustificazioni.

«E’ colpa mia che non riesco a gestire bene questa mia stanchezza fisiologica. Quando vedo che inizio a non stare come vorrei, tendo a deprimermi, faccio fatica a spronarmi e perdo la costanza. So che bisogna essere al 100 per cento in questi dettagli. Adesso però è il caso di rimettersi in sesto».

Zanardi alla cronosquadre inaugurale del Ponente in Rosa. Due giorni dopo abbandonerà a causa di un virus intestinale (foto Ossola)
Zanardi alla cronosquadre inaugurale del Ponente in Rosa. Due giorni dopo abbandonerà a causa di un virus intestinale (foto Ossola)

Diesel Zanardi

L’attuale stagione della velocista della BePink non sarà priva di traguardi intermedi. Conosciamo Silvia e sappiamo che non ama sbilanciarsi troppo, specie se la sua condizione psico-fisica non è ottimale. Alcuni argomenti poi, come l’eventuale passaggio nelle Fiamme Azzurre o il salto nel WorldTour nel 2024, restano momentaneamente tabù e preferisce non dirne nulla. Tuttavia è consapevole che non può sottrarsi agli appuntamenti più importanti col suo club e con la maglia azzurra.

«Gli obiettivi – va avanti Zanardi, che finora ha raccolto quattro top ten – sono gli stessi di sempre o comunque quelli già prefissati. Nel breve voglio fare bene, anzi il meglio possibile, nelle prossime gare, che siano open o internazionali. Ad esempio il Liberazione è una corsa che mi piace. A giugno tornerò a lavorare in pista per preparare i campionati italiani che quest’anno si terranno a casa mia, a Fiorenzuola d’Arda. Quelle corse torneranno utili in previsione dei mondiali anche se di questo ne dobbiamo ancora discutere con Marco e Walter (rispettivamente il cittì della pista Villa e il suo team manager Zini, ndr)».

L’inizio del 2023 di Zanardi è stato sotto tono ma lei non cerca scuse e vuole recuperare (foto Ossola)
L’inizio del 2023 di Zanardi è stato sotto tono ma lei non cerca scuse e vuole recuperare (foto Ossola)

«Non nascondo che mi piacerebbe fare ancora i mondiali su strada come nel 2022 – conclude Silvia, quasi al termine di un piccolo sfogo – ma so che bisogna meritarsi la chiamata. Di sicuro vorrei fare bella figura al Giro Donne. L’anno scorso non avevo potuto finirlo perché ero dovuta partire con la nazionale per gli europei U23 che si accavallavano. Per tutto ciò che concerne il prossimo anno ne riparleremo più avanti. Ci sono verità che tengo per me, che conosciamo solo io e pochissime altre persone. Adesso posso solo dirvi che col caldo uscirà la vera “Zanna”. Ci metto un po’ a carburare ma so che posso ripetere vittorie e prestazioni di un anno fa».

La qualifica olimpica di Lamon è già iniziata

22.11.2022
5 min
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Forse non è per caso che dei quattro campioni di Tokyo, l’unico che in questi giorni sta lavorando a Noto sia Francesco Lamon. Il veneto fa da chioccia ai giovani convocati da Villa, ma intanto costruisce la condizione per difendere il suo posto. Il quartetto azzurro si è popolato di colpo di fior di campioni. Grandi specialisti che contemporaneamente corrono o correranno nel WorldTour, con innegabili vantaggi sul fronte del livello atletico. Per restare al top, Lamon ha solo una soluzione: dare il massimo in ogni occasione possibile. Consapevole del fatto che quando inizierà la stagione su strada, gli altri cambieranno marcia. Vedere lo spostamento di Jonathan Milan nel “suo” ruolo di primo uomo del quartetto non può averlo lasciato indifferente.

«Se bisogna guardare i risultati – dice in un momento di pausa nel velodromo di Noto – direi che il 2022 è stato un anno parzialmente positivo. Dopo l’europeo andato storto, a me in primis premeva dimostrare che comunque era stato solo un passaggio e un episodio sgradevole. Le responsabilità, ovviamente, come ha sempre detto anche Villa, era la nostra. Quindi ci siamo rimboccati le maniche e al mondiale siamo arrivati in buona forma, nonostante i vari appuntamenti degli altri ragazzi. Se ogni anno si riesce a essere nei primi tre del campionato del mondo, vuol dire che ci siamo. Questo di base è già positivo».

La nazionale sarà in ritiro a Noto fino a domenica: clima mite e tanto lavoro ben fatto
La nazionale sarà in ritiro a Noto fino a domenica: clima mite e tanto lavoro ben fatto

«Ovviamente da adesso – prosegue Lamon – inizia la qualifica olimpica. In ogni appuntamento, dato che sono pochi, bisognerà essere non dico al 100 per cento, ma almeno al 99. Per essere tranquilli e non qualificarsi per il rotto della cuffia. Quindi daremo il massimo già da questo ritiro. Sono mentalizzato sui campionati europei di febbraio, primo appuntamento del 2023 e primo passaggio per qualificarci».

L’arrivo di Milan

“Lemon” non si piange addosso. Quando arrivi tanto in alto, sai che il solo modo per restarci è vincere la concorrenza interna. Villa su questo è sempre stato chiaro. E anche se per i suoi ragazzi d’oro ha sempre avuto un occhio di riguardo, il passaggio a vuoto agli europei di Monaco ha in qualche modo spostato gli equilibri. Il Lamon dei mondiali era sicuramente più incisivo, ma nulla è più scontato. Ammesso che lo sia mai stato.

«Vedere Milan che fa le partenze – ammette – serve da stimolo per tirare fuori Il 150 per cento. Jonathan lo definisco un fuoriclasse per quello che fa in pista, ma anche su strada. Essendo anche un ragazzo molto giovane, è riuscito ad arrivare a questi livelli in un paio d’anni, mentre io ci ho messo non dico una carriera, ma quasi. Una sana competitività interna giova a tutti, perché si arriva agli appuntamenti con il gruppo più forte. Il bisogno di riconfermarsi ogni volta lo vedo come uno stimolo, anche perché comunque stiamo andando verso un’Olimpiade. Chi va più forte sarà dentro e non ci sarà nessun rancore, da parte mia in primis. Però intanto lavoriamo bene per dimostrare che ci siamo ancora».

Il gruppo endurance, donne e uomini, ha lavorato prevalentemente su strada, con brevi apparizioni in pista nel pomeriggio
Il gruppo endurance, donne e uomini, ha lavorato prevalentemente su strada, con brevi apparizioni in pista nel pomeriggio

Livello altissimo

Fa strano vederli girare in pista con le bici da strada. A un certo punto, proprio Lamon è arrivato a velocità altissima sul rettilineo e ha smesso di pedalare e la prima reazione, pensando alla bici col fisso, è stata di paura. Mentre i velocisti provano le loro partenze in sfide parallele che fanno venire il mal di gambe, le ragazze e i ragazzi del gruppo endurance sono usciti di mattina su strada e sul cemento di Noto provano a loro volta degli allunghi e delle partenze con le bici da strada. Quelle da pista sono rimaste in magazzino.

«Più che il livello mondiale – riprende Lamon – secondo me il livello che si sta alzando è quello all’interno del nostro gruppo. In generale abbiamo visto che, Olimpiadi a parte, i tempi dei quartetti si sono abbastanza livellati. La differenza in casa nostra è che se fino a 3-4 anni fa un determinato tempo lo facevamo in cinque, adesso possono farlo in 8-9, quindi da un lato questo ci dovrebbe permettere di lottare per la qualifica a livello molto alto, dall’altro guadagnarsi il posto da titolare è più difficile».

Ai mondiali di Parigi, chiusi con l’argento, le prime prove “vere” di Milan nel ruolo di lanciatore
Ai mondiali di Parigi, chiusi con l’argento, le prime prove “vere” di Milan nel ruolo di lanciatore

Calo mentale

Parla con tono sereno, il cronometro non mente. Forse la chiave di lettura del 2022, per lui che non corre su strada come gli altri tre azzurri di Tokyo, sta proprio nel fatto di aver fatto più fatica a lasciarsi dietro quell’oro. Le Olimpiadi e poi il successo al mondiale. A quel punto l’attività WorldTour che ha risucchiato Ganna, Milan e Consonni ha rimesso tutto a posto, mentre Lamon e gli altri specialisti sono rientrati in una routine non sufficientemente serrata.

«L’anno post olimpico – riflette – è stato un anno come tutti gli altri. Se però devo guardare gli appuntamenti, forse ci sono arrivato un po’ più stanco mentalmente. I sei mesi di avvicinamento a Tokyo sono stati molto tosti, quindi è stato un calo più mentale che fisico. Ovviamente quando esci da un appuntamento preparato in quel modo, era più da staccare di testa. Per questo penso e spero che andrà meglio. Quest’anno niente vacanze. Ho preferito restare in Italia cercando casa, anche se non l’abbiamo trovata. Dovrei correre la Vuelta San Juan in Argentina. Non lo so ancora per certo, ma in vista degli europei una corsa a tappe, a me in primis, fa bene perché aumenta la resistenza su cui durante l’anno faccio fatica a lavorare, facendo le gare con i dilettanti. Sarà un anno più concentrato rispetto agli altri, perché i campionati del mondo ci saranno ad agosto».

Una fase di recupero accanto a Stefano Moro, appena passato alle discipline veloci
Una fase di recupero accanto a Stefano Moro, appena passato alle discipline veloci

«Devo colmare quel gap che ho rispetto anche ad altri professionisti che fanno la stagione su strada – ragiona Lamon – programmando il lavoro nel modo più preciso possibile anche con Villa e Bragato. E al riguardo vorrei anche ringraziare sia la Arvedi Cycling, che è la mia squadra di appoggio per le gare su strada, sia ovviamente il gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre, che mi concede di fare tutto questo e dandomi sempre l’appoggio di cui ho bisogno. Sono sereno. Ho la tranquillità di cui ho bisogno per fare un bel 2023».

Alle azzurre l’abbraccio di una nuova Guderzo: sarà mamma!

23.09.2022
6 min
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Tatiana non corre dal campionato italiano e non ha corse nel programma. Tatiana risponde nervosa ai messaggi. C’è qualcosa di insolito. Così quando il 24 agosto le Fiamme Azzurre danno il via libera per l’intervista alla Guderzo, perché questo prevede la prassi, basta una domanda per capire tutto.

«Il mio programma è semplice – dice – mi sto prendendo una pausa. Sto procedendo con la mia carriera di donna e non più di sportiva. Aspetto un bambino. Ho avvisato le Fiamme Azzurre e la Top Girls. Le persone più vicine l’hanno capito perché ho cominciato a rifiutare il bicchiere di vino. Devo avere la fama di alcolizzata (ride, ndr). E quando ieri mi hai mandato quel messaggio, ho detto al mio compagno: “Mi ha sgamato!”. Se possibile, cerchiamo di non dirlo subito, vorrei essere sicura. Però ecco come stanno le cose…».

Una strana sensazione

In effetti la sensazione c’era. Un misto di intuito e il ricordo delle ultime parole dopo il Giro d’Italia del 2021, quando mise la maternità al primo posto. Poi la scelta di correre ancora un anno con Lucio Rigato e di colpo il lungo silenzio. Al punto di chiedersi se a un certo punto se ne fosse pentita.

«Sono sempre stata abbastanza onesta con me stessa – dice – e l’anno scorso è terminata la mia carriera di atleta al 100 per cento con obiettivi ben delineati. I sacrifici hanno iniziato a farsi sentire, ma la passione per la bici c’è sempre stata e mi andava di insegnare quel che ho imparato nei miei anni, pensando che le soddisfazioni magari arrivano quando meno te le aspetti. Così ho accettato di stare un altro anno con Lucio, senza lo stress delle stagioni precedenti. Le gare e le preparazioni sono diventate sempre più dure e io non ho più vent’anni».

Guderzo 2021
Andando a casa dopo il Giro Donne 2021, parlò subito di maternità
Guderzo 2021
Andando a casa dopo il Giro Donne 2021, parlò subito di maternità
Puntavi alla maglia tricolore?

Volevo alzare le braccia, ma ho trovato un percorso fuori dalle mie caratteristiche. Volevo andare al Giro, ma la salute ci ha messo lo zampino e non volevo averne un brutto ricordo. Già l’inizio di stagione era stato travagliato, con un po’ di problemini fisici e altri in famiglia che mi hanno distolto. Insomma, avevo promesso a Lucio che avrei trasmesso alle ragazze il mio ciclismo. E da quello che leggo e che dicono, ci sono riuscita. Questo mi rende orgogliosa. E’ stato un anno emozionante sul piano umano, sotto tono su quello atletico.

E adesso diventi mamma.

Avevo detto e dichiarato più volte quale fosse il mio più grande obiettivo e così è stato. Sono anche contenta di aver fatto l’ultima corsa, il campionato italiano, con la maglia delle Fiamme Azzurre, che in questi anni mi hanno dato la possibilità di vivere di ciclismo. Oggi è tutto diverso, ma non dimentico chi mi è stato vicino.

Quando hai scoperto di essere incinta?

In realtà me lo sentivo. Ero in ritiro con la squadra a Livigno. La mattina come sempre ho misurato i battiti e nonostante venissi da due giorni di recupero, erano insolitamente alti. Non volevo che le altre capissero, perché non sarei riuscita a nascondere la mia gioia. Così ho aspettato di tornare a casa e ho fatto un test, che ha confermato quello che già sapevo.

La reazione?

Io non ho mai pianto per una vittoria, neanche al mondiale che ho vinto. Ridevo tanto, forse ebbi l’occhio lucido sul podio con l’Inno di Mameli. Questa volta invece ho pianto in casa da sola. Eh, se ho pianto! Poi l’ho tenuto segreto. Qualche giorno dopo c’era l’anniversario e ho aspettato per dirlo al mio compagno Maurizio. Quando è tornato, gli ho fatto la sorpresa. Ho fatto i salti mortali per non dirglielo prima…

Tatiana Guderzo, Noemi Cantele, Mendrisio 2009
Ancora Guderzo e Cantele, ma sul podio di Mendrisio 2009, il 26 settembre: lunedì saranno 13 anni
Tatiana Guderzo, Noemi Cantele, Mendrisio 2009
Ancora Guderzo e Cantele, ma sul podio di Mendrisio 2009, il 26 settembre: lunedì saranno 13 anni
Un desiderio che c’era da tanto?

L’avevo provato tante volte, ma ogni volta si posticipava. Un anno ho vinto il mondiale, un altro c’era qualcosa. La vita mi ha dato la possibilità di andare avanti con la mia carriera, si vede che non era tempo o non ero pronta, ma di fatto è arrivato molto più tardi di quello che avevo programmato da bambina. Avrei voluto avere un figlio a vent’anni, come mia mamma, per essere una madre giovane. Due giorni fa (il 22 agosto, ndr), ho compiuto gli anni e giuro che faccio fatica a pensare di averne 38. Questa notizia me ne ha tolti 10 buoni…

Come la vivi?

Come ogni futura madre, passo dal non voler comprare nulla a guardare i siti per comprare il mondo. Come lo vestirò? Sarò una buona mamma? Passo dalle emozioni alle paure più grandi, che non ho mai avuto andando in bici. Le sensazioni di una vita completamente diversa. Sto riducendo gli allenamenti in base a come mi sento, ma qualche giretto lo faccio, proprio per non smettere di colpo e avere un doppio trauma. Certe volte ho paura che andare bici sia pericoloso, per le auto, una caduta… Esco a ore improbabili, perché nessuno si renda conto. Un po’ di pancetta infatti c’è già.

Il 2022 si è riaperto a sorpresa con la Top Girls. Alla Itzulia Women, Guderzo in fuga con Carbonari
Il 2022 si è riaperto a sorpresa con la Top Girls. Alla Itzulia Women, Guderzo in fuga con Carbonari
Maschio o femmina?

La mamma è curiosa, avrei voluto scoprirlo dal giorno in cui ho saputo di essere incinta. Il papà vorrebbe saperlo alla fine. Ma visto che ai primi di settembre dovremmo saperlo, bisognerà concordare una linea comune.

Perché sei sparita?

Sto cullando questa cosa con molta gelosia, come se dicendolo al mondo, il segreto smettesse di essere mio. Non pubblico cose sui social, non mi piace. Anzi, davvero se si potesse aspettare un po’ per dirlo…

Nessun problema, ci aggiorniamo più avanti, congratulazioni e grazie per la fiducia.

Grazie a voi per la pazienza.

Questo il post di Tatiana con cui oggi ha annunciato la maternità e spinto le azzurre
Questo il post di Tatiana con cui oggi ha annunciato la maternità e spinto le azzurre

Oggi alla vigilia del mondiale donne a Wollongong e 13 anni dopo la sua vittoria di Mendrisio 2009, Tatiana ha deciso di dare la splendida notizia al mondo. Questo pezzo è tale e quale lo scrivemmo quando ci raccontò tutta la storia un mese fa ed è il nostro pegno all’amicizia e alla fiducia che ci ha regalato quel giorno. Tanti auguri, mamma Tatiana! E in bocca al lupo alle azzurre d’Australia…

Emotion Energy Lissia Plus, la maglia del futuro è già qui

07.06.2022
4 min
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Emotion Energy rappresenta il non plus ultra delle tecnologie in campo sportivo. Per il ciclismo riassume tutto quello che il corridore possa desiderare dall’abbigliamento tecnico. Con la maglia Lissia Plus il brand italiano alza ancora una volta l’asticella sotto gli aspetti di performance e sicurezza sportiva.

EE” infatti fonda la progettazione dei suoi prodotti sull’anticipazione del futuro, focalizzandosi su quelle che saranno le tecnologie del domani, basando la ricerca su curiosità e passione. Questo capo racchiude tutte le punte di diamante dell’azienda, conciliando termoregolazione, ottimizzazione delle funzione corporee e sicurezza in un’unica maglia. Non a caso Emotion Energy è partner tecnico ed è stato scelto dal Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre per vestire i propri atleti delle due ruote. 

Tecnologia e sicurezza si incontrano in questo concentrato di innovazione firmato progettato dal brand italiano
Tecnologia e sicurezza si incontrano in questo concentrato di innovazione firmato progettato dal brand italiano

Armatura tecnologica

In campo ciclistico il peso e la tecnicità sono due elementi che bastano per rendere unica e soddisfacente una maglia. Con Lissia Plus, Emotion Energy non si è limitata a produrre una semplice top di gamma. A livello di sicurezza infatti questo capo rappresenta un’innovazione pronta ad aprire la pista ad un nuovo concetto di abbigliamento. Il chip Ice Key (in case of emergency) è un prodotto italiano nato dalla collaborazione con un’azienda esperta nel settore NFC e nella gestione dei dati medici

Questo dispositivo, posizionato sulla spalla sinistra, consente ai clienti di usufruire di un sistema di sicurezza passiva innovativo ed unico sul mercato. E’ infatti capace di contenere i propri dati anagrafici e i dati medico-sanitari, permettendo di contattare telefonicamente i famigliari e di inviare loro un messaggio di aiuto con la posizione geografica (coordinate GPS). Il tutto senza appesantire la maglia fermando l’ago della bilancia a 110 gr. 

Ottimizzazione corporea

Un altro aspetto di cui abbiamo approfondito il parere tecnologico da parte di Diego Bragato durante la presentazione del marchio a Ca’ del Poggio, è il tessuto frequenziato F7. Inserita nel colletto a contatto con le vertebre cervicale, questa tecnologia può essere considerata un facilitatore delle funzioni corporee e più in particolare dell’apparato muscolo scheletrico. 

Il tessuto brevettato, grazie al gel F7, sfrutta i minerali preziosi irradiati con ben 7 frequenze che aiutano a dilatare i vasi sanguigni e ad aumentare il flusso sanguigno capillare. Con lo scopo di trasportare più ossigeno e sostanze nutritive alle cellule e smaltire i rifiuti metabolici con conseguente miglioramento del metabolismo in generale. Inoltre consente di ottimizzare il ruolo che l’acqua svolge in ogni processo biologico compreso quello che permette anche un recupero più rapido dopo l’attività sportiva, evitando il sovraffaticamento. Aumenta così la concentrazione e riduce l’infiammazione e gonfiori con una reale ottimizzazione delle performance.

Scartezzini e Lamon anche loro fanno parte del Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre e vestono Emotion Energy
Scartezzini e Lamon anche loro fanno parte del Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre e vestono Emotion Energy

Termoregolazione futuristica

Nelle giornate estive la termoregolazione è ciò che permette al ciclista di alzare la qualità degli allenamenti e delle performance sotto lo stress costante del calore esterno. La Jersey Lissia Plus è composta perlopiù da grafene stampato con il metodo Planar sul “RESPIRO-breathe skin”. Un tessuto altamente traspirante che compone quasi tutta la maglia.

Il Planar Thermal Circuit (PTC) inoltre rende possibile la dissipazione veloce del calore prodotto dalle parti più calde del corpo, in modo uniforme. Ciò garantisce un miglioramento del comfort mantenendo la temperatura costante ed omogenea senza che si creino punti di calore eccessivi. Questo processo rende il tessuto trattato batteriostatico contribuendo così alla gestione del sudore con conseguente effetto anti odore.

La maglia nella versione uomo è disponibile nella colorazione Ocean Deep
La maglia nella versione uomo è disponibile nella colorazione Ocean Deep

Prezzo e taglie

Disegnata con fit dedicati per lui e per lei, la Jersey Lissia Plus è disponibile in sei taglie, da XS a 2XL. Il capo è completato da zip coperta camlock OPTI, elastico in microfibra posizionato sulla zona specifica della vita che mantiene l’assetto corretto della maglia. Infine tre comode tasche posteriori con elastico riflettente. Il prezzo consultabile sul sito è di 189 euro. 

EmotionEnergy

Moro: «Le Fiamme Azzurre mi hanno dato un futuro»

26.02.2022
5 min
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Nei giorni scorsi le Fiamme Azzurre hanno comunicato i nuovi ingressi nel Corpo da parte di tre ciclisti, come avvenuto anche per altre discipline sportive. Oltre a Chiara Consonni e Davide Boscaro, entra a far parte del gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria anche Stefano Moro, azzurro della pista per il quale questa rappresenta una vera svolta per la sua carriera.

Il corridore di Fontanella rappresenta uno dei nuovi punti fermi della nazionale di Villa. Curiosamente aveva iniziato con le gare veloci, laureandosi campione italiano junior nel chilometro da fermo nel 2014 per poi bissare l’anno successivo aggiungendo però velocità a squadre e inseguimento a squadre. Poi è passato alle discipline endurance, entrando a far parte del gruppo del quartetto con cui ha vinto l’argento agli European Games 2019 e agli Europei 2020, quando ha anche vinto il bronzo nella madison con Francesco Lamon. Bronzo anche lo scorso anno agli Europei, ma questa volta nell’inseguimento individuale.

Nel farci raccontare come è arrivato a questa possibilità e che cosa rappresenta, il bergamasco non nasconde mai la sua gioia né la profonda gratitudine che prova per Augusto Onori, Ispettore Superiore al quale è affidata la guida del Gruppo Sportivo e per il diesse Fabio Masotti: «E’ stato proprio lui in nazionale a dirmi che presto sarebbe uscito il bando di concorso. L’ho sostenuto ad agosto e a dicembre ho fatto le visite, così eccomi qua».

Boscaro Moro 2022
Simone Boscaro e Stefano Moro, che con la Consonni vanno a rafforzare le Fiamme Azzurre
Boscaro Moro 2022
Simone Boscaro e Stefano Moro, che con la Consonni vanno a rafforzare le Fiamme Azzurre
Tanto entusiasmo fa capire quanto questa possibilità significhi per te e per la tua via futura.

E’ una vera svolta. Per chi come me privilegia la pista, è quasi uno specialista significa poter affrontare la propria attività con più tranquillità e concentrazione sugli allenamenti e sulla ricerca delle prestazioni. Devo però dire che alla Biesse Arvedi, la squadra nella quale ho militato, mi hanno dato un grande sostegno per coltivare la passione per la pista. Ora gli sponsor si sono scissi, ma sono grato a entrambi, io comunque resto all’Arvedi Cycling per l’attività su strada.

Quanto conta per un corridore come te entrare in un gruppo sportivo militare?

E’ fondamentale, ma non si deve pensare che lo dica solamente per un discorso economico, per la tranquillità dello stipendio riscosso ogni mese. No, è qualcosa che va molto oltre, è l’onore di vestire quella maglia, gareggiare per quei colori. Devo poi dire che sono stato accolto benissimo.

Senza questa eventualità che cosa avresti fatto?

Difficile a dirsi, io ero molto motivato, era il mio grande obiettivo dello scorso anno. Ora mi sento più responsabile e questo mi porta a impegnarmi ancora di più, il 100 per cento non basta e non deve bastare per me.

Moro strada 2020
Stefano Moro è nato a Treviglio (BG) il 22 giugno 1997. Su strada vanta due successi al GP d’Autunno U23 (foto F2)
Moro strada 2020
Stefano Moro è nato a Treviglio (BG) il 22 giugno 1997. Su strada vanta due successi al GP d’Autunno U23 (foto F2)
Com’è iniziata questa tua passione per la pista?

Io ho iniziato giovanissimo a calcarla. Seguivo mio fratello nell’impianto di Crema, lui è più grande e poi si è dedicato alla strada, io invece ho continuato, iniziando a gareggiare da esordiente e visto che i risultati arrivavano, ci ho preso sempre più gusto.

Della pista sappiamo quasi tutto, ma tu gareggi anche su strada…

Sì, sono un velocista, il mio anno migliore è stato il 2019 quando ho conquistato 5 gare tra cui il Circuito di Sant’Urbano all’87esima edizione e il 70° Circuito del Termen. In più ho ottenuto molti piazzamenti, ma tutto ciò non è stato sufficiente per trovare un posto in qualche squadra di professionisti. Ho continuato, ma mi sono dedicato più alla pista, la strada era propedeutica per questa.

Moro Lamon 2020
Moro in coppia con Lamon, per loro il bronzo europeo nel 2020
Moro Lamon 2020
Moro in coppia con Lamon, per loro il bronzo europeo nel 2020
Su pista quali sono le specialità dove ti trovi più a tuo agio?

Mi piacciono tutte le gare endurance, anche se nella madison riesco meglio perché mi diverto da matti, posso davvero esprimermi. Anche lo scratch mi piace molto perché è un po’ come spostare le ultime battute delle gare su strada sulla pista, controllare gli avversari in vista della volata facendo attenzione che non parta qualcuno per beffare tutti.

Dì la verità, quando hai visto che non riuscivi a spuntare un contratto da pro’ hai avuto paura?

Un po’ sì, diciamo che mi sono trovato di fronte all’eventualità che dovessi lasciare da parte il ciclismo e cercarmi un lavoro diverso, ma ero abbastanza sicuro di poter entrare in un gruppo militare. Ora posso fare della pista il mio lavoro…

Che obiettivi hai per questo 2022?

Dipende dalle scelte del cittì Villa. Sono nel gruppo della Nations Cup e quindi saranno queste prove il mio target, con particolare riferimento all’inseguimento a squadre.

Moro Scratch 2021
Scratch ed eliminazione sono le sue gare preferite, dove sfrutta il suo spunto veloce
Moro Scratch 2021
Scratch ed eliminazione sono le sue gare preferite, dove sfrutta il suo spunto veloce
A tal proposito, che ruolo hai nel quartetto?

Dipende molto dal momento. Nel 2021 sono sempre partito come secondo, raccogliendo il testimone di chi era chiamato a lanciare la velocità del quartetto. Ma il ruolo può cambiare in base alla disponibilità degli uomini e allo stato di forma.

E su strada?

Si comincia nel weekend e sono sincero, punto a qualche buon risultato nelle gare che mi si addicono, quelle dov’è possibile riuscire a arrivare in una volata di gruppo. L’inverno è stato utile per prepararmi e credo di essere già in buona forma per poi essere pronto per la pista. Diciamo che ora le due specialità sono una complementare all’altra.

A giugno compirai 25 anni. A un contratto da professionista sotto sotto ci pensi ancora?

Ora mi sento professionista a tutti gli effetti…

Nessun posto è garantito. E Lamon si rimbocca le maniche

01.02.2022
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Si riparte. Azzeri il contachilometri. Infili la nuova maglia e cominci a guardare avanti. Così Francesco Lamon, campione olimpico di Tokyo nel quartetto ha resettato tutto e sta concludendo il ritiro con la Arvedi. Chiuderanno domani, poi si sposteranno a Montichiari per qualche giornata in pista. Il velodromo ha riaperto ed è stato come tornare a casa.

«Ma in realtà – sorride il veneziano – col fatto che il primo appuntamento in pista sarà a Glasgow per fine aprile, avere la pista chiusa e privilegiare il lavoro su strada è venuto anche bene. Abbiamo fatto un bell’inverno, con i ritiri fra Spagna, Canarie e Sicilia. Sarei dovuto partire a correre alla Vuelta San Juan in Argentina, che sarebbe stata utile per il caldo. Invece comincerò con la San Geo. In attesa di capire se Villa mi convocherà per qualche corsa in maglia azzurra, cercherò di fare più corse possibili su strada con la squadra».

Indossatore per Emotion Energy, linea di abbigliamento delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)
Indossatore per Emotion Energy, linea di abbigliamento delle Fiamme Azzurre (foto Instagram)
La Arvedi si è scissa dalla Biesse…

E adesso siamo quasi tutti ragazzi, anche i giovani, con esperienza in pista. Il direttore sportivo è Casadei e alla base c’è l’accordo con Villa. Gli sponsor tecnici sono gli stessi della Federazione. E’ una bella situazione, così come sono molto contento di come sta andando con le Fiamme Azzurre.

Ti hanno festeggiato dopo le Olimpiadi?

Sono con loro dal 2018 e l’oro di Tokyo è stata la prima vittoria olimpica, per cui erano e sono contentissimi. Alcuni li ho trovati all’aeroporto quando sono arrivato, davvero una splendida situazione.

Dopo un oro olimpico come si fa a resettare tutto?

Pensando ai prossimi obiettivi. La prima cosa sarà fare dei bei punti per la qualificazione di Parigi 2024. La prima occasione saranno gli europei e sarà bene qualificarsi presto in modo da essere tranquilli come prima di Tokyo.

Quattro chiacchiere fra Ganna e Lamon ai mondiali di Roubaix
Quattro chiacchiere fra Ganna e Lamon ai mondiali di Roubaix
E’ cambiato qualcosa per te sul piano tecnico?

La posizione in bici è sempre quella, invece ho lavorato tanto di più sulla resistenza, che è quel che un po’ mi mancava. I tanti lavori fatti su strada sono certo che daranno i loro frutti anche in pista.

Sei stato finora il lanciatore del quartetto, pensi che sarà per sempre il tuo ruolo?

Non so dirlo, ci sta che emerga qualche giovane più forte. Non dirò mai che è il mio ruolo e basta. L’obiettivo è riconfermarmi al miglior livello, sapendo che il gruppo ha fiducia in me.

Chi potrebbe portarti via il posto?

Ci sono giovani che crescono e lo stesso Milan al mondiale ha dimostrato di essere tagliato per quel lavoro, anche se i tempi fatti sono stati diversi. So che per caratteristiche è un ruolo che mi appartiene.

Dice Consonni che ogni volta in pista è guerra per tenere il punto…

Dice così perché di base siamo… ignoranti e ci piace scherzare anche facendo tempi sempre migliori. Ma di certo quando ci giocavamo un posto per Tokyo, non ci siamo mai risparmiati. Fra atleti la voglia di dimostrare il proprio valore deve esserci.

Francesco Lamon, l’uomo delle partenza: un ruolo delicatissimo
Francesco Lamon, l’uomo delle partenza: un ruolo delicatissimo
Com’è stato andare in ritiro con le ragazze?

Alla fine siamo sempre quelli di quando andiamo alle gare. E a guardare il mondo fuori, eravamo gli unici con i due blocchi così distinti. Credo si possa lavorare bene, si percepisce che il gruppo è già ben amalgamato.

Pensi che avere solo tre anni prima di Parigi inciderà in qualche modo? 

Avere davanti un anno in meno non cambia tanto, preferisco semmai pensare che abbiamo avuto un anno in più per costruire il nostro oro.

Cecchini: all’estero senza pressioni e con il cuoco al seguito

25.10.2021
5 min
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«Dal 2016, il mio primo anno in un team straniero – racconta Elena Cecchini – non ho più avuto pressioni sul peso, nessun commento sulla mia forma fisica, nessuno che controllasse più cosa e quanto mangiassi. Grazie alle persone al mio fianco, come Elia Viviani (il suo compagno, con lei nella foto di apertura ai tricolori vinti nel 2016, ndr), ho capito che potevo migliorare la mia salute e la mia performance affidandomi ad un nutrizionista e così ho fatto».

A raccontarci la sua esperienza questa volta è la friulana, del G.S. Fiamme Azzurre. Negli ultimi anni, anche lei come Valentina Scandolara, ha militato in team stranieri, prima la Canyon Sram e ora la SD Worx in cui ha conosciuto una realtà completamente diversa. Nel team attuale, primo nel ranking mondiale, c’è addirittura una cuoca al seguito, Shara Gillow, ex ciclista australiana di ottimo livello.

Alla Sd Worx con la presenza del cuoco in squadra, tutto va molto meglio
Alla Sd Worx con la presenza del cuoco in squadra, tutto va molto meglio

Dal nutrizionista

«Quando andai per la prima volta dalla nutrizionista, attraversavo un periodo in cui non riuscivo a raggiungere il peso forma, ero sempre piuttosto gonfia e sentivo che mi mancava qualcosa in gara. Scoprii che la mia dieta era iperproteica, perché in fondo anche io ero spaventata dal carboidrato. Fino a quel momento credevo che fosse concesso solo prima delle gare». 

Visto che i carboidrati sono stati demonizzati per anni, non si ripete mai abbastanza che in realtà sono alleati e non nemici. Vengono immagazzinati nel fegato e nei muscoli sotto forma di glicogeno e devono essere reintegrati ogni giorno, in quanto sono il carburante per l’esercizio. Una dieta povera di carboidrati tende a far perdere molto peso nei primi giorni, ma in realtà ciò è dovuto al consumo delle riserve di glicogeno. Più massa muscolare avete e più attività fate, più dovrete mangiarne.

Nel 2011 a causa dello stress per la maturità, per Cecchini un dimagrimento eccessivo
Nel 2011 a causa dello stress per la maturità, per Cecchini un dimagrimento eccessivo

La dieta mediterranea

In genere secondo la dieta mediterranea, il cui equilibrio tra carboidrati, proteine e grassi è indiscusso, i carboidrati dovrebbero costituire tra il 55-60% dell’apporto calorico totale giornaliero. Inoltre a seconda dell’allenamento, l’atleta può aver bisogno di consumare tra 7 e 12 grammi di carboidrati per chilo di peso corporeo al giorno. Tuttavia tutti questi dati sono inutili, se non si sa distinguere tra le diverse tipologie di carboidrati, non si conoscono le tempistiche per assumerli, né le effettive esigenze di ciascuno di noi. Per questo motivo è fondamentale affidarsi ad un professionista della nutrizione.

Il cuoco al seguito

«La cuoca, Shara, è australiana – continua Cecchini – ed il team straniero. Raramente, se non su mia richiesta, mangio il classico riso o pasta in bianco prima della gara. Shara è molto brava, sa perfettamente quanto sia importante il controllo della dieta, così ci prepara spesso dei piatti stuzzicanti, molto vari. Per me sono fuori dalla quotidianità, proprio per la differente tradizione culinaria, ma sempre salutari. Come ad esempio un buonissimo banana-bread, torte a base di patata dolce, pollo al curry, tofu e molto altro. Da quando c’è lei, sono più tranquilla. Alle gare so che mangio cibo di qualità, condito in modo leggero e nella quantità di cui ne ho bisogno».

Il dispendio energetico del ciclismo non ammette che si lesini nel reintegro
Il dispendio energetico del ciclismo non ammette che si lesini nel reintegro

Lo sgarro e il senso di colpa

Oggi, grazie alla dieta meno restrittiva e alla possibilità di mangiare piatti sani e al contempo appetitosi, Elena cede meno agli sgarri, ma confessa che in passato capitava più spesso di sentirsi in colpa per aver mangiato qualcosa di troppo.

«Alcune volte avevo una voglia incontrollabile di carboidrati o di dolci – ricorda – a cui non potevo che cedere. Ora non mi succede quasi più, forse anche perché so che me li posso concedere ogni tanto. Prima dell’ultima tappa al Giro Rosa quest’anno, per esempio, eravamo nelle mie zone vicino ad Udine, così ho portato tutte a mangiare un gelato. Penso che in questo caso l’effetto sul fisico sia stato limitato, ma mentalmente ci ha dato sollievo e forza. In fondo questa è la cosa più importante».

L’esperienza

Elena oramai ha esperienza sufficiente per capire ciò di cui il suo fisico e la sua mente hanno bisogno per andare forte e non si fa più intimorire da qualche avversaria particolarmente magra e definita.

«Mi è capitato spesso ad inizio stagione – dice – di sentirmi in difetto perché rispetto ad altre ragazze avevo quel chiletto in più. Ma dopo essere arrivata in condizione alla prima gara dell’anno in Belgio ed essermi ammalata dopo nemmeno due gare, ho capito che ogni fisico ha necessità diverse. E che dovremmo imparare a guardarci meno allo specchio e dare più ascolto alle sensazioni sui pedali».

La svolta per Cecchini al passaggio nella Canyon e poi alla Sd Worx
La svolta per Cecchini al passaggio nella Canyon e poi alla Sd Worx

Non siamo numeri

All’ultima domanda che le abbiamo posto, Elena ci ha toccato il cuore, con una risposta che deve far riflettere.

«Il mio rapporto col peso non è mai stato malvagio – racconta – però nel 2011 il carico di stress tra impegni scolastici e sportivi mi ha giocato un brutto scherzo, che mi ha lasciato il segno anche negli anni successivi. Mangiavo, ma probabilmente la tensione e la piena focalizzazione per il raggiungimento degli obiettivi, mi hanno portato a perdere 10 chili in 3 mesi. Arrivai a pesarne appena 48, poi subito dopo l’esame di maturità, in tre settimane, guadagnai di nuovo 4 chili, ma il mio metabolismo e la mia mente ne sono rimasti influenzati per anni. Consiglio vivamente alle giovani di impegnarsi nello studio, ma di non impuntarsi ad ottenere il 100 alla maturità. Non siamo un voto, ma molto di più. Inoltre nel primo anno di professionismo non bisogna porsi obiettivi troppo grandi, ma fare esperienza senza particolari aspettative. Rivolgersi ad un nutrizionista già da junior non significa essere “montati” ma semplicemente tenere alla propria salute e volersi bene».