Mas e i problemi in discesa. Savoldelli dice la sua

03.12.2022
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Nella sua ultima intervista rilasciata a Cyclingnews ripercorrendo il suo 2022, Enric Mas si è soffermato sui problemi riscontrati in discesa, soprattutto prima e durante il Tour: «Mi sono fatto prendere dal panico – ha confessato il corridore della Movistaravevo paura a ogni curva, così frenavo entrando in curve che puoi affrontare anche a 80 chilometri orari. E non importava quanto tempo e quanto terreno perdevo, perché in alcuni momenti faticavo anche a controllare la bici».

Mas è riuscito ad affrontare il problema con l’aiuto di uno psicologo e facendo esercizi mirati per un mese. Affrontando ripetutamente alcune discese riguardandosi poi al computer e lavorando dietro motori. Tanti spunti di discussione considerando anche che Mas non è certo il solo a soffrire le discese, c’è chi ha visto la propria carriera stoppata proprio dalla paura, con fughe vanificate curva dopo curva.

Abbiamo quindi pensato di rivedere le parole di Mas al vaglio di chi è da sempre considerato un maestro della discesa, Paolo Savoldelli che entra subito nel nocciolo della discussione parlando della “cura” adottata da Mas: «Se si tratta di affrontare discese e rivedersi può avere senso e utilità, ma seguire una moto in discesa proprio no. La moto piega in maniera differente a ogni curva, non ti dà assolutamente nulla».

Per Mas la discesa era diventata un problema. Ci ha lavorato un mese senza sosta
Per Mas la discesa era diventata un problema. Ci ha lavorato un mese senza sosta
Su che cosa bisogna lavorare allora?

Credo che il primo aspetto tecnico da affrontare sia la posizione in bici. Serve una posizione idonea e tutti, con i nuovi mezzi, hanno la tendenza a essere molto avanti sulla sella, cosa che non va assolutamente bene. Poi si può certamente lavorare sull’impostazione delle curve, su come usare tutta la strada per trovare la traiettoria migliore. L’intervista a Mas sottolinea però un aspetto: la paura.

Si può vincere?

Ecco, su questo ho qualche dubbio, ma sicuramente è l’aspetto maggiore sul quale lavorare. Se hai paura sbagli, è matematico, perché non sei freddo in bici, cambi traiettoria, alla fine rischi molto di più. La discesa è qualcosa che deve venire naturale.

Nibali è stato l’ultimo veramente in grado di fare la differenza in discesa (foto Getty Images)
Nibali è stato l’ultimo veramente in grado di fare la differenza in discesa (foto Getty Images)
E’ una dote, quella di saper andare in discesa, che si acquisisce da bambini, soprattutto con i giochi sulla bici, sull’equilibrio?

Sì, se si intende vincere la paura di cadere. Ma anche chi è arrivato subito alla bici da strada può riuscire, tenendo però presente un fattore importante: saper andare in discesa è innanzitutto una dote naturale, una di quelle cose che si fa anche fatica a spiegare. Io ho sempre saputo andare in discesa: ricordo che da bambini con gli amici io andavo e alla fine aspettavo sempre gli altri che finivano… Da junior, in una delle prime gare, la strada era bagnata: presi la discesa da primo della fila, pensavo di avere tutti dietro invece alla fine ero solo e con un vantaggio enorme.

Nell’affrontare la discesa bisogna avere un pizzico d’incoscienza?

No, neanche da bambini. Bisogna solo essere attenti e sapere che cosa fare. Anch’io ho avuto le mie cadute: una volta sono scivolato a 50 metri dal cancello di casa, non ho visto un sasso sulla mia traiettoria e sono volato via. L’imprevisto è sempre dietro l’angolo. C’è poi anche un fattore legato alle bici, che rispetto a quando correvo io sono molto più rigide per essere performanti e questo porta a perdere aderenza con più facilità.

Evenepoel non ha mai negato i suoi problemi nelle discese, ma col tempo è migliorato davvero tanto
Evenepoel non ha mai negato i suoi problemi nelle discese, ma col tempo è migliorato davvero tanto
Si può migliorare?

Con l’esercizio, soprattutto se si affronta da giovani. E’ importante perché in discesa sei in fila indiana e devi stare a ruota. Quello davanti può andare più veloce e allora lo perdi, oppure va più piano e allora ti fa da tappo e devi saperlo superare. Ognuno ha un suo limite, bisogna esserne consapevoli e sfruttarlo al meglio.

C’è nel ciclismo attuale un altro Savoldelli?

Se si intende qualcuno che possa far la differenza, direi di no. Io recuperavo minuti. L’ultima vera impresa in discesa l’ha firmata Jasper Stuyven alla Sanremo 2021, scendendo dal Poggio rischiò davvero tantissimo. Gli è anche andata davvero bene in qualche tratto.

Stuyven in picchiata dalla cima del Poggio. Una scelta coraggiosa che nel 2021 gli ha dato una grande gioia
Stuyven in picchiata dalla cima del Poggio. Una scelta coraggiosa che nel 2021 gli ha dato una grande gioia
Si è sempre parlato della discesa come il tallone d’achille di Evenepoel: secondo te può migliorare?

Penso di sì perché ha iniziato molto tardi ad andare in bici, per certi versi è ancora grezzo e ci si può lavorare. In sella Remco è molto rigido. Un esempio in tal senso è Froome: anche lui aveva iniziato tardi e inizialmente in discesa proprio non sapeva andare, poi si è esercitato ed era migliorato al punto che qualche volta ha anche attaccato.

In conclusione, l’esercizio deve essere qualcosa di imprescindibile per ogni ciclista?

Assolutamente, prendendolo anche come un divertimento. Io ad esempio quando mi allenavo affrontavo la picchiata da Rosetta a Lovere. C’era un tornante a U dove era obbligatorio frenare, ma questa cosa non mi andava giù. Io smettevo di pedalare, andavo giù per forza di gravità, ma volevo fare quella curva senza toccare la leva. Prova oggi, prova domani, alla fine ci riuscii e da allora non frenai più…

Valverde smette, Mas resta: Unzue a metà del guado

14.10.2022
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Unzue accavalla le gambe, sorride e annuisce ascoltando la domanda, poi inizia a parlare seguendo il filo di un discorso che nasce da lontano. Il manager del Movistar Team ha l’alone di saggezza che in precedenza fu di Josè Miguel Echavarri, il mentore di Indurain, che parlava con il carisma di un oracolo o un sacerdote del ciclismo.

L’argomento è il momento della squadra, che da un lato dice addio a Valverde e dall’altro ha ritrovato Enric Mas a livelli insperati.

Abbiamo incontrato Unzue al Giro di Lombardia, ultima corsa di Valverde
Abbiamo incontrato Unzue al Giro di Lombardia, ultima corsa di Valverde

Lo stupore di Unzue

Del mallorquino avevamo parlato con Piepoli che lo allena. E proprio il pugliese ci aveva parlato delle difficoltà di Mas nei giorni del Tour, terrorizzato dalle discese e da altri fattori difficili da decifrare. Invece alla Vuelta, dopo quattro settimane di lavoro certosino, la svolta netta e inattesa.

«Incredibilmente e felicemente aggiungerei – dice Unzue – dopo le tante cose che sono successe quest’anno, il fatto che sia stato capace di fare quella Vuelta e poi il finale di stagione in Italia era sinceramente impensabile. Che questo fosse il suo livello me lo aspettavo. Ma dopo tanta disgrazia, il fatto che sia stato capace di reagire… Al Tour si è ritirato a tre tappe dalla fine per il Covid. In più c’era questo problema delle discese. Non riesco a capire cosa sia cambiato per rivederlo così alla Vuelta. Mi ha stupito più per il suo recupero mentale, che del livello sulla bici. Quello era già così alla Tirreno-Adriatico, dove però sono iniziati tutti i problemi…».

La caduta di Mas nella 5ª tappa del Delfinato secondo Unzue ha bloccato del tutto il povero Mas
Secondo Unzue, la caduta di Mas al Delfinato lo ha bloccato del tutto
Che cosa è successo?

Non lo sappiamo, sono cose difficili da capire. Ha cominciato con la caduta alla Tirreno. Poi quella ai Paesi Baschi e anche al Delfinato, dove la sua fiducia si è distrutta del tutto. Aveva iniziato il Tour molto bene. Si è salvato nelle tappe più rischiose. Siamo andati verso le salite e nelle discese ha iniziato a bloccarsi. In 50 anni di ciclismo non avevo mai visto una cosa così, ve lo dico sinceramente. Ma avevamo sempre la fiducia che come era arrivato, il problema sarebbe potuto passare. Ed è stato così veramente.

Piepoli ci ha parlato del gran lavoro fatto con lui.

Leo lo conoscete bene, sapete come si impegna. E lui ha fatto un lavoro incredibile per restituirgli la fiducia. Bravo anche il tecnico che lo ha accompagnato a fare le discese. Ci hanno lavorato un po’ tutti ed è stato veramente importante, perché lui è ripartito. E’ stato incredibile come abbia perso la fiducia in un momento e incredibile come l’ha recuperata e tutto sia cambiato di nuovo.

La scoperta disarmante del Tour: Mas bloccato in discesa, poi il ritiro causa Covid
La scoperta disarmante del Tour: Mas bloccato in discesa, poi il ritiro causa Covid
Potrebbe aver pagato l’assenza di Valverde?

Potrebbe essere, ma non so se sia stato per questo. Sono convinto che avere vicino Alejandro gli regali la tranquillità per rendere meglio. Questa è una realtà. Alla fine come tutti questi giovani, c’è bisogno di un tempo per essere capaci di guidare un progetto che richiede grande responsabilità. Io credo che questa esperienza sia stata molto importante e credo che lui sia già a posto per essere uno dei grandi.

Anche perché alla fine Valverde ha detto basta…

E io sono felice perché lo vedo felice. Si gode la bici, dopo 21 stagioni da professionista in cui ha cominciato al top, ha continuato al top e dopo tutto questo tempo è ancora al top. E’ partito come uno dei favoriti per il Lombardia, vuol dire che per 21 anni abbiamo avuto il privilegio di vivere accanto a uno come lui.

Come lui?

Uno che non ha mai parlato di momento di forma, che vinceva a gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio al Giro, luglio al Tour, il mondiale a fine anno… Vinceva tutto l’anno. Alejandro ci ha fatto sembrare normali le cose eccezionali che ha fatto. Però intanto il suo palmares si è riempito di corse totalmente diverse. E allora capisci la qualità di questo uomo. E poi è incredibile che sino alla fine abbia continuato a divertirsi. Gli piace allenarsi, mangiare bene, fare i sopralluoghi dei percorsi. Sono cose che ai giovani a volte pesano, ma probabilmente fanno parte della sua grandezza.

Non si dura tanto senza i giusti sacrifici…

Ma lui li ha sempre affrontati con un livello di professionalità incredibile. Sempre disposto a fare bene nella corsa dove lo mandavi. Abbiamo avuto tanti grandi corridori nella squadra. Ma senza dubbio uno che come lui ci abbia permesso di vincere dovunque vai… Lo abbiamo visto vincere a cronometro, battere Petacchi, lo abbiamo visto in corse di una settimana, nei grandi Giri, podi al mondiale, le classiche… Ha fatto di tutto e le ha vinte tutte!

Il Giro di Lombardia è stato anche l’ultima corsa di Valverde a 42 anni, 21 dei quali alla corte di Unzue
Il Giro di Lombardia è stato anche l’ultima corsa di Valverde a 42 anni, 21 dei quali alla corte di Unzue
E adesso, secondo Unzue come cambia la storia del team?

Abbiamo visto smettere Indurain. Credo che la storia degli uomini che ci hanno preceduto ci insegni molto. Confido che quelli che arrivano dietro siano capaci di sostenere la storia di questa squadra. Ho tanta fiducia in questi giovani. Per loro la partenza di Alejandro significherà avere più opportunità. Se c’era Alejandro, si correva perché vincesse. D’altro canto, vedendo il livello di Enric, credo si stia consolidando come un grande leader.

Cosa farà da grande?

Abbiamo un contrato per i prossimi due anni. L’ho fatto con l’idea che lui semplicemente non dovesse pensare al suo futuro mentre correva. Ha un accordo per consentirgli di scoprire il ciclismo da quest’altro punto di vista, perché trovi il suo posto e possa trasmettere la sua esperienza. E dove può sentirsi felice una volta di più nell’ambiente della bicicletta.

Mas ci prova, Pogacar lo bracca e poi lo divora in volata

08.10.2022
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«Guardate che Enric Mas è veloce. Io lo sapevo, ma nessuno mi credeva. Questa vittoria non è stata così scontata. Non è andato tutto secondo i piani così facilmente». Come sempre le parole di Matxin non sono banali. Il tecnico della  UAE Emirates sapeva del pericolo Mas.

Si poteva pensare che Mas staccasse Pogacar sul Civiglio. Salita dura, relativamente lunga (4,3 chilometri) e vista come era andata all’Emilia e la facilità con cui aveva chiuso alla Tre Valli sugli attaccanti, pensare che ne avesse più dello sloveno non era poi fantascienza. Però sempre Matxin ci ha detto che Tadej era in crescita e che ogni giorno pedalava meglio.

Mas ancora secondo

E infatti Mas dopo aver risposto allo scatto dello sloveno ha rilanciato, convinto di poter bissare quanto fatto al Giro dell’Emilia, ma stavolta Tadej c’era. Mezza pedalata e ha chiuso su di lui. Lo ha braccato. Poi Mas ci ha riprovato anche sul San Fermo, ma a quel punto le sue certezze erano crollate. Nonostante i suoi scatti fossero violenti. E’ il duello.

Arrivare sul traguardo con un cannibale come Pogacar vuol dire “morte” certa. Anche se, bisogna ammettere che lo spagnolo se l’è giocata benissimo. Ha fatto un ottimo sprint per tempistiche, linee (l’arrivo girava leggermente verso sinistra) e potenza.

Alla fine il corridore delle Baleari non può che godersi il podio, essere felice di essere stato protagonista di un bel duello e nel complesso sorridere per un buon finale di stagione. Secondo alla Vuelta, primo all’Emilia, secondo al Lombardia. Ma quando sulla tua strada trovi Remco e Tadej… sono dolori. Dolori per tutti.

«Sono contento – ha detto Mas emozionato per l’addio di Valverde – di essere salito sul podio di questa classica monumento alle spalle di Pogacar. Sono contento per me e per la squadra che aveva bisogno di buone prestazioni (il riferimento è alla questione dei punti, ndr). Sto crescendo passo dopo passo».

«Ho provato a giocarmela in volata e soprattutto a staccare Pogacar sulle ultime due salite, ma non ci sono riuscito. Oggi lui era fortissimo e mi ha battuto. Vuol dire che dovrò attendere prima di vincere una classica monumento, ma ci proverò ancora».

Mas è autore di un ottimo sprint, ma Tadej è più esplosivo
Mas è autore di un ottimo sprint, ma Tadej è più esplosivo

Pogacar in crescita

E poi c’è Pogacar. Arriva in conferenza stampa che Como è ormai avvolta dall’ombra delle montagne. Cappellino con la visiera sulla fronte “alla Bartali” e la solita scioltezza nel raccontare.

Tornando al discorso delle “certezze di Mas”, gli abbiamo subito chiesto se dopo l’Emilia si aspettasse un Mas più forte di lui in salita. Se in qualche modo lo temesse. Avevamo questa curiosità, perché il nocciolo della corsa era tutto lì. O Mas lo staccava o era volata… e così è andata.

«Io – dice Pogacar – sapevo di stare meglio ogni giorno che passava. Ho avuto altre sensazioni già alla Tre Valli Varesine. All’Emilia avevo ancora nelle gambe il lungo viaggio di ritorno dall’Australia. Lo sapevo io e lo sapeva il mio team. Ma noi abbiamo sempre lavorato per questo obiettivo. Ho una squadra fortissima e siamo riusciti a raccoglierlo».

Il percorso del Lombardia di quest’anno era molto più stile Liegi. E una Liegi Pogacar l’ha già vinta. 

«Questo tracciato – ha detto Pogacar – prevedeva più salite ma più corte. Anche se nel finale erano anche piuttosto dure. A me è piaciuto e sono contento che ogni volta il tracciato cambi un po’, anche nel finale. Questo rende la corsa meno prevedibile».

Pogacar esulta. Mas non lo ha staccato in salita e lo sloveno ha preso fiducia
Pogacar esulta. Mas non lo ha staccato in salita e lo sloveno ha preso fiducia

Tutto in volata

Salite brevi, scatti, Mas che ci prova, Tadej che tiene… alla fine l’epilogo è stato in volata. Una volata meno scontata di quel che ci si poteva aspettare, come accennato.

«Mai sottovalutare nessuno in volata – ha proseguito Pogacar – Io ho cercato di dare il mio massimo, ho spinto a tutta e solo quando mancavano 50 metri ho capito che ce l’avrei fatta. Non prima dello sprint…

«Se mi è servita l’esperienza del Fiandre per questo sprint? Difficile dirlo, sono stati due sprint diversi. Quel giorno ero molto nervoso, oggi invece ero tranquillo. Ho pensato solo a tagliare la linea bianca in testa».

WT casa Pogacar

Adesso può iniziare il suo inverno. Un inverno in cui Tadej ha detto che cercherà relax, ma tra impegni vari, come la GF Rigo (la granfondo di Uran in Colombia) e il ritiro negli UAE già a novembre non sarà così facile da agguantare.

«E’ stata una stagione lunga e bellissima – ha concluso Pogacar – come quella precedente. L’unico rimpianto, ammesso che sia un rimpianto, è il mondiale. Prima della gara mi sentivo benissimo, poi il giorno della corsa le gambe non hanno risposto come volevo. 

«Ho vinto molto in queste due stagioni, ho avuto tanti giorni ottimi. E’ difficile dire quale sia stato il migliore, perché ogni corsa è qualcosa a sé. Forse oggi, perché no? Però devo dire che alla Strade Bianche mi sono davvero sentito bene».

Con il Lombardia si è concluso anche il calendario del WorldTour, che è finito come è iniziato, con la vittoria di Pogacar. Suoi il UAE Tour a febbraio passando per la Strade Bianche, la Tirreno, tre tappe al Tour, il GP Montreal e il Lombardia ad ottobre… solo per citare i successi nella massima serie.

«Vincere mi piace – ha concluso lo sloveno – così come cercare di essere sempre al massimo della condizione, ma non è facile».

I giovani, i veterani, gli scatti… un martedì da leoni

04.10.2022
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Ma quanto è bello questo ciclismo? Nessuno lascia nulla a nessuno. Si combatte fieramente. Tutti “cagnacci sull’osso”. E che cagnacci! La Tre Valli Varesine ci ha regalato un martedì pomeriggio di ciclismo a dir poco entusiasmante. Quasi, quasi, neanche al mondiale c’erano questi nomi.

Pogacar che insegue Mas. Nibali che insegue e rilancia. Valverde che non cede mezzo passo. Ulissi che un po’ lavora e un po’ sembra poter dire la sua. Pozzovivo, Bardet, Yates…

Antipasto Lombardia

E sì che sabato si corre il Giro di Lombardia, l’ultima classica monumento della stagione ma, ragazzi, se questo è l’antipasto… chissà come sarà il primo! Però, e torniamo al bello di questo ciclismo, i corridori oggi a tutto sembravano pensare tranne che al Lombardia. Oggi c’era la Tre Valli Varesine e per la Tre Valli si è corso.

E forse il miglior riassunto lo ha fatto Vincenzo Nibali alla Gazzetta: «Siamo andati fortissimo dall’inizio alla fine e il fatto che si sia arrivati in volata vuol dire che in tanti stanno bene in vista di sabato».

E’ il ciclismo 2.0. Un ciclismo dove i “vecchietti”, quelli super, sgomitano con i ragazzini. Ragazzi che non hanno “rispetto”, anche se è decisamente meglio utilizzare il termine, riverenza per nessuno.

Magari nel ciclismo di qualche anno fa il buon Bax, l’altro giorno all’Agostoni non si sarebbe mai permesso di togliere la vittoria ad un Valverde che sta chiudendo la carriera. E oggi nessuno avrebbe chiuso con tanta insistenza su Nibali, alla penultima gara della vita da pro’. Ma questo è: duelli sinceri ed aperti. E un po’, va detto, i punti in ballo per la classifica UCI a squadre hanno il loro peso.

Valverde e Mas, coppia di classe e di forza per il Lombardia
Valverde e Mas, coppia di classe e di forza per il Lombardia

Mas sontuoso

Ma se la Tre Valli ha illuminato questo martedì e al tempo stesso ha brillato di luce propria, è innegabile che il piatto forte resta il Lombardia. E in tal senso i due nomi che svettano sono gli stessi dell’Emilia: Enric Mas e Tadej Pogacar.

Stavolta il corridore della UAE Emirates si è preso una rivincita sul rivale della Movistar. Una vittoria a testa.

In questo avvicinamento, il cammino dello sloveno con un secondo e un primo posto sembra migliore rispetto a quello dello spagnolo. Tuttavia l’analisi qualitativa delle corse lascia protendere leggermente l’ago della bilancia in favore del majorchino.

E’innegabile che Mas in salita abbia mostrato di avere qualcosa di più, almeno sino ad oggi. Riesce a spingere quel dente in più che a Tadej sembra mancare sin dal Tour. I suoi scatti non creano il vuoto come ci aveva abituato. E’ stato così per certi aspetti oggi (poco), ma soprattutto sul San Luca tre giorni fa.

Mas dal canto suo sembra in uno stato di grazia. Pedala sciolto. La sua azione è morbida. Insomma, si vede che ne ha.

Lo sprint: l’arma in più di Pogacar
Lo sprint: l’arma in più di Pogacar

Il morso di Pogacar 

Però Pogacar è Pogacar. E ci sta anche che dopo una stagione, anzi un’estate difficile, possa essere sulla via del recupero totale o semi-totale. E sappiamo che un Pogacar anche al 95% è devastante. E poi è veloce. Magari non farà il vuoto in salita, ma se poi non lo si stacca sono dolori. Valverde lo ha imparato a Liegi un anno fa. E lo ha ripassato oggi a Varese.

Di fatto il suo avvicinamento al Lombardia è migliore di quello dello scorso quando si fermò all’Emilia e fu terzo alla Tre Valli Varesine. Mas di Lombardia ne ha fatti due, uno in più di Pogacar, il suo miglior risultato è stato un 13° posto nel 2019. Dalla sua ha la resistenza della Vuelta che potrebbe agevolarlo in una corsa che misura oltre 250 chilometri e che presenta salite (e un dislivello) ben più duri di oggi.

E non va dimenticata l’incognita Vingegaard. Oggi il danese era assente, ma anche lui si presenta con un coltello ben affilato dopo il ritorno spumeggiante in Croazia. Magari tra i due litiganti il terzo gode.

Passerella Remco 

E sempre in questo assolato martedì pomeriggio, mentre in Italia ci si scornava di brutto, un migliaio di chilometri più a Nord, il Belgio s’inchinava e abbracciava Remco Evenepoel. Il loro beniamino vestiva per la prima volta la maglia iridata in corsa.

In più i belgi sapevano che sarebbe stata l’unica volta. Per rivederla dovranno attendere l’anno nuovo. Con la testa Remco ha già staccato. Ed è già sull’altare… si sposerà a giorni. E’ arrivato ultimo, per la precisione terzultimo. Erano in tre hanno chiuso la corsa ad oltre 6′. Anzi che l’ha conclusa.

All’arrivo è stato laconico: «Vi posso dire con il sorriso che la mia stagione è finita». Probabilmente era finita prima di partire, ma il bello è anche questo: concedersi ai tifosi. Concedersi ad una nazione che oggi era riversata a bordo strada tutta per lui. Neanche si fosse trattato di una Liegi.

Mas esulta. Pogacar battuto e Pozzo non molla mai

01.10.2022
5 min
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Finora è la giornata che gli salva la stagione. Giocando col suo cognome potremmo dire, “Mas que una victoria (più che una vittoria)”. Già, perché il successo di Enric Mas al Giro dell’Emilia, primo del 2022, è stato ottenuto al settantesimo giorno di gara e all’interno dei quali aveva riposto più di una aspettativa.

Se il secondo posto nella generale della Vuelta era stato il riscatto ad un Tour de France opaco, reso ancor più incolore dalla positività al covid, il 27enne spagnolo della Movistar in cima al San Luca ha dato un ulteriore segnale della sua buona condizione.

Esulta Enric Mas. E’ la prima vittoria del 2022
Esulta Enric Mas. E’ la prima vittoria del 2022

Trionfo Mas

Al penultimo passaggio sulla aspra ascesa che porta al santuario bolognese, Mas ha fatto il forcing, cui ha resistito solo Tadej Pogacar.

Poi nella tornata finale, dove si erano accodati Pozzovivo, Valverde e Uran (che finiranno poi nell’ordine), ha nuovamente attaccato nello stesso punto facendo il vuoto. Don Alejandro ha giocato da stopper favorendo il compagno mentre lo sloveno della UAE Emirates ha staccato solo negli ultimi metri l’incrollabile lucano della Intermarché Wanty Gobert.

Nella ressa post premiazioni, tutti vogliono i protagonisti del podio per diverse motivazioni. D’altronde è un gran bel podio. Tifosi per le foto, addetti ai lavori per le dichiarazioni e gli chaperon per l’antidoping. Blocchiamo Enric Mas prima che vada a completare le formalità del dopo corsa.

«Dopo la Vuelta sono stato a casa per un po’ di vacanza e per recuperare – racconta lo scalatore nato ad Artà, a nord di Maiorca – Mi sono allenato bene perché sapevo che c’era ancora un finale di stagione impegnativo. Ho passato molto freddo nei giorni scorsi e stamattina. Non è il mio clima ideale però Alejandro (Valverde, ndr) era lì ed io volevo aiutarlo, lavorare per lui.

«Negli ultimi chilometri mi sono trovato in fuga con Tadej. E’ stato duro e bello al tempo stesso perché tutto il mondo sa chi è lui. E’ stata una gran salita per me. Batterlo è stato è una grande soddisfazione.»

«Questa vittoria – prosegue – mi ripaga in parte di una stagione difficile difficile difficile (lo ripete tre volte come se gli stesse passando davanti agli occhi in quel momento, ndr). Ho avuto una seconda possibilità alla Vuelta perché la condizione e la fiducia non sono arrivati prima. Dopo il Tour ho fatto un buon reset ed ora ho una buona forma».

Solita cornice di pubblico sui due chilometri che portano al San Luca
Solita cornice di pubblico sui due chilometri che portano al San Luca

Più vittorie

«Al Lombardia – conclude Mas – innanzitutto ci saranno 60 chilometri in più e sappiamo che Alejandro predilige quel tipo di classiche. Vedremo se attuare la stessa tattica. Oggi era oggi e siamo riusciti a conseguire la vittoria, dopo averla sfiorata in un’altra corsa questa settimana (secondo posto di Valverde alla Coppa Agostoni, ndr)».

«Il Lombardia comunque resta l’ultimo obiettivo dell’anno. Dove pongo il mio successo di oggi in carriera? Lo metto nel 2022, che è stato un anno complicato per me. Vorrei che non fosse l’unico. Ci sono ancora un paio di gare in cui voglio fare bene».

Pogacar riesce a staccare un indomito Pozzovivo proprio negli ultimi metri
Pogacar riesce a staccare un indomito Pozzovivo proprio negli ultimi metri

Pozzo c’è

Le fasi finali del Giro dell’Emilia sono diventate anche uno scontro di generazioni. Col terzo gradino, Domenico Pozzovivo ha tenuto alta la bandiera dei vecchietti terribili provando il colpaccio ma tuttavia dando filo da torcere al ragazzino Pogacar. Ne approfittiamo mentre è in attesa dell’antidoping per rivivere le ultime ore e quelle che verranno.

«E’ stata una corsa regolare, con una andatura abbastanza sostenuta tutto il giorno – spiega Domenico che è diventato pro’ nel 2005 – Alla fine c’è stata una scrematura naturale senza grossi attacchi fino agli ultimi due giri in cui ci sono stati movimenti più importanti.

«Ho cercato di gestire la gamba, che già all’Agostoni avevo visto che era buona. Oggi però ho trovato due corridori che sono più forti di me ma sono molto soddisfatto del podio. Questo è il mio miglior risultato al Giro dell’Emilia, che è una corsa che ho sempre sentito tanto per il percorso e per il pubblico».

«Sono riuscito a rientrare sulla testa all’inizio dell’ultimo giro – continua – e per un po’ stare con Pogacar. Sento di essere ad un buon livello in salita. Peccato perché ho sofferto più del dovuto il long-covid dopo il Giro di Svizzera. Ce l’ho avuto molto forte e per due mesi ho pagato tanto le conseguenze. Alla Vuelta non ero al livello che speravo. In ogni caso sono riuscito a non mollare di testa ed ho ricostruito un’ottima condizione per queste ultime gare».

Il podio del Giro dell’Emilia. Qualità, gioventù ed esperienza
Il podio del Giro dell’Emilia. Qualità, gioventù ed esperienza

Verso il Lombardia

«E’ stato importante restare con corridore del calibro di Tadej. Mi dà fiducia e morale. Significa che ho lavorato bene… e che non ho quasi 40 anni (dice sorridendo mentre ci ricorda che li compirà il 30 novembre, ndr)».

«Farò sia Tre Valli Varesine che Lombardia – chiude Pozzovivo – Nella prima faremo gara in parallelo Rota ed io. Lui arrivava dall’Australia e qui credo che abbia pagato il jet-leg ma la Tre Valli è più adatta a lui che a me. Personalmente a me servirà per fare ancora più gamba. Al Lombardia è cambiato il finale, dove ci sarà più da lottare per imboccare bene il primo San Fermo della Battaglia perché ci saranno più corridori, rispetto al passaggio sul Muro di Sormano. Comunque il finale sarà da gambe. Le discese sono tecniche perché dove finisci la salita poi è difficile rimontare posizioni scendendo».

«Dal punto di vista tecnico, i giri del San Luca sono piuttosto simili alla parte conclusiva del Lombardia. Ho provato a prendere dei riferimenti, specie per il ritmo. Non avendo corso dalla fine della Vuelta, queste gare mi sono servite per capire i limiti fino a dove spingere. Fin dove puoi farlo. E penso di avere preso buoni riferimenti, anche perché come squadra ci siamo mossi bene.

«Raccogliere un podio ad una gara come l’Emilia è importante e speriamo sia di buon auspicio per sabato prossimo.»

Van Vleuten regala a La Passione una tripletta storica

20.09.2022
4 min
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Sono passati meno di dieci giorni dalla conclusione della Challenge by La Vuelta e per La Passione è ancora tempo di festeggiare. Grazie a Annemiek Van Vleuten è arrivata una tripletta davvero storica. La fuoriclasse olandese è infatti riuscita a conquistare nella stessa stagione Giro Donne, Tour Femmes e Vuelta femminile. Si tratta di un’impresa davvero incredibile, a testimonianza di quanto la Van Vleuten sia davvero una grandissima atleta. In tutti e tre i suoi successi la campionessa olandese ha potuto contare sul supporto tecnico de La Passione che da questa stagione è partner tecnico del Movistar Team maschile e femminile.

Dominio assoluto

Così come avvenuto prima al Giro e successivamente al Tour, sono state le montagne a decretare il dominio assoluto della Van Vleuten sulle sue rivali. A decidere fin dall’inizio La Vuelta è stata la seconda tappa con partenza e arrivo a Colindres e con diverse salite disseminate lungo il percorso. Nell’occasione la Van Vleuten ha inflitto un distacco di 2’16” alla nostra Longo Borghini indossando la maglia roja, simbolo del primato, e ipotecando di fatto la corsa. Nelle successive tappe l’olandese si è resa protagonista di una difesa della maglia da manuale, portandola fino a Madrid e segnando un nuovo record nella sua già prestigiosa carriera.

La Passione ha disegnato una maglia speciale per Valverde, indossata alla Vuelta dal Team Movistar
La Passione ha disegnato una maglia speciale per Valverde, indossata alla Vuelta dal Team Movistar

Qualità La Passione 

Nel conquistare prima e difendere poi il simbolo del primato, la Van Vleuten ha potuto contare sulla qualità tecnica dei capi firmati La Passione. In una corsa segnata da alcune tappe contrassegnate da un clima decisamente torrido, i prodotti Ultralight, testati per resistere alle più alte temperature, sono risultati perfetti per garantire una sensazione di freschezza nonostante le temperature elevate. Il kit indossato da la Van Vleuten era completato da un pantaloncino realizzato con tessuto ultra-leggero e una costruzione diversificata che ne aumentava la traspirabilità e la dispersione del calore. Il corpino confezionato con una rete ancora più traspirante, e il fondello, caratterizzato dall’innovativo sistema HTS, hanno regalato alla campionessa olandese una sensazione di freschezza continua. 

Anche se la Vuelta femminile è stata baciata dal sole, non sono mancate alcune occasioni per indossare la Rain Jacket. Sviluppata sulla base delle esigenze dei corridori del Movistar Team la Rain jacket è totalmente waterproof. Il mono tessuto impermeabile, accoppiato a tre strati leggeri ne fanno il prodotto indispensabile soprattutto in un grande Giro. Il sistema di ventilazione interno, le cuciture nastrate e il doppio colletto garantiscono un perfetto isolamento dall’acqua. Mentre il pannello sul dorso, più lungo con fascia riflettente, il taglio aerodinamico e la zip spalmata a due cursori completano il capo. 

Il team spagnolo è salito sul podio della Vuelta con Enric Mas
Il team spagnolo è salito sul podio della Vuelta con Enric Mas

Il podio di Mas

Nello stesso giorno in cui la Van Vleuten conquistava la Vuelta femminile, La Passione ha potuto celebrare il secondo posto di Eric Mas nella gara maschile. Un risultato prestigioso, frutto di tre intense settimane di lotta spalla a spalla con Remco Evenepoel. Analizzando attentamente i numeri della corsa, possiamo notare come lo spagnolo del Movistar Team si sia piazzato ben nove volte all’interno della Top Ten e abbia saputo mantenersi nelle prime tre posizioni della classifica generale per 16 giorni consecutivi. Anche Mas ha naturalmente potuto contare sul meglio della qualità tecnica dei prodotti firmati La Passione.

La Passione

La paura è finita? Ragioniamo con Piepoli sul Mas ritrovato

18.09.2022
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Ultimi appunti della Vuelta. Enric Mas, secondo a Madrid. Avevamo parlato di lui con Leonardo Piepoli, che lo allena da un anno e mezzo. Lo avevamo visto crescere alla Tirreno e ai Paesi Baschi, poi ogni volta cadere. Stessa storia al Delfinato. Lo aspettavamo al Tour, ma dalla figuraccia l’ha salvato il Covid che ha fatto passare in secondo piano le sue mille incertezze. I colleghi spagnoli dicono sia stato il nuovo contratto, più corposo e di riflesso pesante. La serie Netflix che lo ha messo sotto una pessima luce nel rapporto con Lopez. E forse anche il fatto di non avere più accanto un Valverde dominante e la necessità inattesa di prendersi la Movistar sulle spalle. Il ritiro dopo la tappa di Hautacam è parso un provvidenziale salvagente. Poi finalmente lo si è visto ai livelli sperati alla Vuelta. Che cosa è successo all’eterna promessa del ciclismo spagnolo?

Nel giorno di Sierra Nevada la ruggine con Lopez lo ha frenato, ma veniva da un malanno
Nel giorno di Sierra Nevada la ruggine con Lopez lo ha frenato, ma veniva da un malanno

Una lenta risalita

Siamo tornati da Piepoli per capire in che modo Mas sia uscito dal pozzo, per ritrovare smalto e fiducia nella corsa di casa.

«Gli sono stati tutti accanto – racconta Leonardo – per ricostruire la fiducia. Al Tour c’è stato un errore di gestione delle emotività e probabilmente avere la responsabilità della squadra ha creato qualche limite mentale. Ne parlavo con “Purito” Rodriguez, che spesso dice cavolate, ma a volte tira fuori perle di saggezza. Mi diceva che quando la gente è stressata, perde capelli, mangia le unghie, ingrassa o perde peso. Mas invece veniva dalle cadute ripetute della Tirreno, dei Paesi Baschi e del Delfinato e lo stress è andato a colpire il suo punto debole: le cadute. Alla fine era diventato quasi incapace di andare in bici. Ma tutti gli sono stati accanto. Ciascuno ha fatto la sua parte, anche i compagni per allenarsi a fare le curve a tutta. Ciascuno ha messo il suo sassolino e alla fine ne siamo usciti».

Al Tour del 2021, Mas era arrivato al sesto posto e per il 2022 puntava molto più in alto
Al Tour del 2021, Mas era arrivato al sesto posto e per il 2022 puntava molto più in alto
Il Mas della Vuelta era al suo massimo?

Secondo me al Tour sarebbe andato più forte, ma era comunque a un ottimo livello. La volta che è andato via con Roglic a Sierra de la Pandera e si è staccato in cima, aveva problemi intestinali, altrimenti sarebbe arrivato con Primoz. Secondo me in salita andava più forte di Roglic, pari a Remco. In salita non si sarebbe staccato, ma nella crono avrebbe beccato ugualmente.

Quindi Evenepoel rimaneva imbattibile?

Non lo avrebbe fatto fuori. Il giorno che è stato male e ha perso tempo, non era una tappa da cedere terreno. A Sierra Nevada il giorno dopo poteva andare più forte, ma forse aveva ancora in testa la paura per quello che era successo il giorno prima. Sapeva di essersi staccato e quella è diventata una debolezza. Veniva dal Tour che gli ha creato un miliardo di insicurezze. Ha attaccato fin troppo per le sue caratteristiche.

Mas è andato avanti a sprazzi. A Sierra Nevada ha guadagnato, il giorno prima aveva perso
Mas è andato avanti a sprazzi. A Sierra Nevada ha guadagnato, il giorno prima aveva perso
E’ parso più battagliero degli anni scorsi.

E’ cambiato, il processo che si è iniziato a vedere alla Vuelta dell’anno scorso è stato un crescendo. Alla Tirreno andava, ai Paesi Baschi è andato fortissimo, ma di arrivi ne ha visti pochi, perché cadeva sempre. A Madrid prima dell’ultima tappa gli ho detto di stare attento, che sbadato com’era, rischiava di non finire la Vuelta (ride, ndr).

Volendo immaginare il suo 2023 cosa faresti?

Intanto farei un programma diverso e lo manderei al Giro. Vingegaard e Pogacar oggi come oggi sono sopra a tutti. Possono anche avere giornate storte, nessuno pensava che Vingegaard potesse dare una paga simile a Pogacar. Come nessuno poteva pensare che l’anno dopo il Tour di Bernal, arrivasse un altro ragazzino a far fuori il più giovane vincitore del Tour. Tutto può succedere, come nessuno pensava che Ayuso potesse fare terzo alla Vuelta più giovane di come l’ha fatto Pogacar. Io però, anche per cambiare programma, lo porterei al Giro. Farei Giro e Vuelta, così avrebbe il tempo per prepararli entrambi al 100 per cento. Però questa è un’idea mia, personale.

Dopo il Tour Mas non si è allenato nelle prove a cronometro, ma ugualmente ha sfoderato buone prove alla Vuelta
Dopo il Tour Mas non si è allenato nelle prove a cronometro, ma ugualmente ha sfoderato buone prove alla Vuelta
Sul fronte della preparazione cambieresti qualcosa?

Continuerei a battere sul tasto della brillantezza, perché ha ancora margine. Poi la crono va lavorata e migliorata, è talmente evidente che non bisogna dirlo. In quella della Vuelta è andato forte, decimo in una prova molto veloce. Con i suoi watt non era facile. Un po’ si possono migliorare i materiali, un po’ la sua attitudine. Il fatto è che per i problemi del Tour non ha mai usato la bici da crono. Avevamo da migliorare altrove.

Sarebbe cambiato qualcosa?

Il solo lavoro che ha fatto sulla bici da crono, a fine allenamento, è stato andare avanti e indietro in un tratto di un chilometro. I suoi problemi erano diversi, non aveva senso lavorare su altro. Non dico che se si fosse allenato avrebbe fatto tanto meglio, però non ci siamo allenati.

Mas ha lasciato la Vuelta con un secondo posto importante a livello psicologico
Mas ha lasciato la Vuelta con un secondo posto importante a livello psicologico
Il prossimo anno avrà davvero la squadra sulle spalle.

Secondo me ha imparato quest’anno. E’ crollato per questo al Tour, ma non succederà più. Penso che alla Vuelta abbia dimostrato di avere lo spessore. Gli ho detto che non deve avere paura di un grosso contratto con Eusebio. Con Lefevere forse potrebbe averne, perché loro ti mettono pressione. Con Eusebio (Unzue, team manager della Movistar, ndr) o le francesi, puoi stare tranquillo e al limite prendi anche pochi calci nel sedere.

Come la mettiamo con Netflix?

Credo che sia finito il ciclo Movistar, quindi sarà un problema in meno. Lo sport sta diventando così, che ci vuoi fare? Il problema è stato che anziché ammettere di averne sofferto, continuava a dire che se ne fregava. Avrebbe dovuto ammettere che gli aveva fatto male e a quel punto avremmo potuto aiutarlo. Ma se dici che non è niente e invece soffri, arriva lo stress e sei già morto. Spero che per il futuro queste cose qui non le farà più. 

Vuelta, si riparte con tanta salita e tre punti di domanda

06.09.2022
5 min
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Jerez de la Frontera e il suo profumo d’arance sono alle spalle, da qui alla fine non ci sarà più tempo per recuperare. La Vuelta mette in tavola per oggi una tappa piatta con il finale per uomini da classiche, poi quattro giorni di montagna: tre con arrivo in salita. La classifica è corta. Alle spalle di Evenepoel, Roglic ha 1’34” di ritardo e subito dietro c’è Mas a 2’01”. Distacchi che sarebbero rassicuranti, a dire il vero, ma il fatto che per Evenepoel si tratti della prima volta nella terza settimana rende tutto meno scontato.

Roglic non ha approfittato di Sierra Nevada, ma resta il fatto che nelle ultime due tappe di montagna ha recuperato più di un minuto.

All’arrivo di Sierra de la Pandera di sabato, Roglic ha attaccato bene, guadagnando 52″ su Evenepoel
All’arrivo di Sierra de la Pandera di sabato, Roglic ha attaccato bene, guadagnando 52″ su Evenepoel

Evenepoel si salva 

Dopo il tappone di Sierra Nevada, i suoi avversari potrebbero essersi preoccupati nel sentire Evenepoel quasi soddisfatto per il bilancio di un fine settimana che poteva essere ben più pesante. Aver perso il giorno prima 52 secondi su Roglic a Sierra de la Pandera lo aveva preoccupato, mentre i 15 secondi di Sierra Nevada hanno detto due cose: che lo sloveno è stanco, oppure che il leader ha recuperato.

Del resto la caduta di giovedì nella tappa di Peñas Blancas ha lasciato inevitabilmente qualche strascico, come è emerso dalle parole del giovane belga, 22 anni.

«Ogni tappa ha la sua storia – ha detto domenica dopo il 10° posto di Sierra Nevada – ho ancora dolore alla coscia, ma sta migliorando. Il giorno di riposo arriva al momento giusto. Sabato è stata una giornata di merda. Oggi ho risposto bene all’attacco di Roglic. Sono sopravvissuto alle due grandi tappe della Vuelta ed è quello che conta. Il minuto che ho perso in due giorni su Roglic non mi preoccupa più di tanto. Avevo fatto il necessario per prendere un buon vantaggio. E’ stata la prima volta che correvo una tappa con l’arrivo così in alto. La terza settimana è meno dura e ho buone speranze di mantenere la maglia rossa fino alla fine».

La caduta di giovedì ha sicuramente avuto conseguenze sulla pedalata di Evenepoel
La caduta di giovedì ha sicuramente avuto conseguenze sulla pedalata di Evenepoel

Il bollettino di ieri dice che l’anca destra è a posto, i muscoli irrigiditi dalla caduta sono stati sciolti, le calorie sono state integrate e nel clan della Quick Step si respira una discreta fiducia.

«Non è ancora finita – ha detto ieri Remco – spero che stiano tutti calmi. Domenica avevo paura di scoppiare. Non è successo. Questa è una buona notizia».

Roglic rilancia

Roglic non è ancora il Roglic vincitore di tre Vuelta, oppure c’è da pensare che nelle occasioni precedenti non avesse mai incontrato un corridore del livello di Remco: impossibile saperlo e tantomeno dimostrarlo. Di sicuro lo sloveno è in crescita rispetto alle prime tappe e l’attacco di sabato ha fatto pensare che potesse riaprire la Vuelta. La sua ammissione di domenica sul fatto di aver finito le gambe è parsa invece una nota fuori dal coro.

Quando i suoi compagni di squadra sono entrati in azione, sia pure in modo goffo, tutti hanno pensato che fosse arrivato il momento della verità, anche se l’esito finale non è stato probabilmente quello che Roglic si aspettava. Quei 15 secondi hanno portato morale o sono stati una magra consolazione?

L’attacco di Roglic nel finale di Sierra Nevada non ha scalfito troppo le sicurezze del leader
L’attacco di Roglic nel finale di Sierra Nevada non ha scalfito troppo le sicurezze del leader

«Il piano c’era – ha raccontato Roglic dopo l’arrivo – volevamo fare la gara dura molto rapidamente e nella parte più difficile della salita. L’importante era guadagnare ancora tempo. Purtroppo non avevo le gambe migliori e non potevo attaccare prima. Alla fine ce l’ho fatta, ma ormai il traguardo era vicino. Il giorno di riposo è arrivato al momento giusto. La squadra è pronta per l’ultima settimana. Ho fatto un altro passo verso il mio obiettivo più grande, che è sempre quello di essere a Madrid con la maglia rossa sulle spalle».

Mas vuole di più

E poi c’è Mas, corridore da scoprire. Forse neppure lui sa cosa aspettarsi. I giorni si susseguono e non sono mai uguali. A Sierra de la Pandera ha perso terreno, mentre a Sierra Nevada è andato via con Lopez e alla fine l’ha pure staccato, senza però dargli un grande contributo. Di certo in quella scalata sghemba si sono pagati vecchi conti, come quelli che portarono all’inspiegato ritiro di Lopez dalla Vuelta 2021, quando ancora vestiva la maglia della Movistar e gli fu ordinato di fermarsi proprio in favore di Mas. In proporzione però la sua operazione è stata più redditizia dello scatto di Roglic, avendo guadagnato Mas 36 secondi su Evenepoel e 21 su Roglic. 

«Sono contento delle mie sensazioni – ha detto – sabato ho gestito male i miei sforzi e ho perso tempo. A Sierra Nevada sapevo che ci sarebbero state delle differenze. Io sono qui per il podio o anche meglio, Lopez per vincere una tappa. Ho riguadagnato tempo nella classifica generale e questo mi permette di restare in gioco. Ho sempre detto che avrei visto di giorno in giorno. C’è ancora una settimana e ci sono tappe dove è possibile fare le differenze. Ho fiducia in me stesso e questa tappa lo conferma. Ecco perché posso sempre sognare di essere in rosso a Madrid».

Guerriero o ragioniere? Mas al bivio, aspettando la crono

30.08.2022
4 min
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Chissà cosa avrà pensato il suo capo Eusebio Unzue, quando durante il giorno di riposo di ieri, Enric Mas ha parlato da corridore e non da ragioniere. La sua classifica alla Vuelta si è leggermente appesantita dopo il traguardo di domenica, quando ha dovuto piegarsi a Evenepoel e anche ad Ayuso, ma il mallorquino resta comunque secondo nella generale a 1’12” dal leader. Certo la cronometro di oggi potrebbe ingigantire il fardello, ma la Vuelta deve ancora affrontare le vere montagne e il suo storico nei Giri è decisamente migliore rispetto a quello dell’inesperto corridore belga, che finora ha partecipato soltanto al Giro 2021 senza concluderlo.

Dopo la prima settimana e il riposo, Mas è secondo in classifica a 1’12”
Dopo la prima settimana e il riposo, Mas è secondo in classifica a 1’12”

«Cosa penso – ha detto Mas – guardando il mio secondo posto? Che vorrei fare tutto o niente. Bisogna essere consapevoli dei punti UCI e che la squadra ne ha bisogno per evitare la retrocessione. Personalmente sarei anche disponibile a rischiare il podio per provare a vincere, ma nemmeno possiamo rischiare di suicidarci, compromettendo la nostra classifica. Più avanti vedremo se si può fare, ma mi piacerebbe provare a vincere la Vuelta».

Quante domande

Mas sta rinascendo da se stesso, dalle sue insicurezze e da abitudini tecniche che finora non avevano giocato a suo favore. Il cambio di preparatore sta dando frutti sempre migliori. Lo si è visto leggermente più scattante sulle strade del Nord, convincente in alcuni momenti al Tour che tuttavia non ha concluso per il Covid e ben motivato e competitivo alla Vuelta. Nonostante a Utrecht sia partito con qualche dubbio, il suo stato d’animo era molto diverso da quello mostrato in Francia.

Mas francobollato a Evenepoel sul Collado Fancuaya: per ora Remco è inattaccabile
Mas francobollato a Evenepoel sul Collado Fancuaya: per ora Remco è inattaccabile

«Penso a un giorno per volta – ha detto – e anche se da fuori non si vede, in corsa ho ancora dei dubbi da risolvere. Domenica sulle rampe più dure mi aspettavo di essere un po’ più forte di Evenepoel, ma non è stato così. Il problema è che a causa del Covid, fra Tour e Vuelta più che allenarmi ho cercato di recuperare. Per questo continuo a farmi domande a cui finora sto rispondendo positivamente. Spero di continuare sino alla fine della gara».

Attenti a Roglic

Così il corridore del Movistar Team si guarda intorno, cercando di capire in che modo potrebbe svilupparsi la Vuelta. Poco convinto che la corsa abbia già trovato un assetto stabile.

Con il diesse Garcia Acosta: dopo il 2° posto 2021, la squadra è tutta per Mas
Con il diesse Garcia Acosta: dopo il 2° posto 2021, la squadra è tutta per Mas

«Roglic ad esempio – dice – non lo dimenticherei. Ha la cronometro domani (oggi, ndr) che gli sta bene e ci proverà di sicuro. A Sierra Nevada e sulle salite dell’ultima settimana non starà a guardare e io spero di essere al suo livello. Poi ci sono Ayuso e Rodriguez. Entrambi stanno facendo delle ottime prestazioni, considerando che si tratta del primo grande Giro. Sono rivali, ma grazie a loro e a pochi altri il ciclismo spagnolo sta risorgendo».

In attesa della crono

Non resta che sperare che la crono gli sia amica, consapevoli che non sia mai stata il suo forte e che il percorso di Alicante, totalmente piatto e velocissimo, sia il meno adatto da maneggiare.

Nella cronosquadre di Utrecht, la Movistar tirata da Mas ha realizzato il 10° tempo
Nella cronosquadre di Utrecht, la Movistar tirata da Mas ha realizzato il 10° tempo

«Vedremo come andrà – ha ammesso – e in base a quello prenderemo le nostre decisioni. Se un giorno vedremo Remco vacillare, cercheremo di fare qualcosa. Ma se non vacilla, dovremo ancora pensare ad assicurarci il podio, perché così com’è ora è quasi impossibile batterlo. L’ambizione è vincere la Vuelta, sono già salito sul podio due volte. Dobbiamo essere anche consapevoli che la squadra sta lottando per la salvezza nel WorldTour e questo è molto importante. Ho rinnovato il contratto fino al 2025, c’è in ballo anche il mio futuro. Spero di fare una crono decente e di non perdere troppo tempo. Mi è capitato di farne alcune molto buone, spero di riuscirci ancora».