Van der Poel fa la storia della Roubaix: tre di fila come Moser

13.04.2025
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ROUBAIX (Francia) – Sua madre lo ha abbracciato con grande discrezione e a quel punto Mathieu Van der Poel è andato verso il podio con lo sguardo rivolto alla tribuna che lo acclamava e nel petto l’orgoglio per la terza Roubaix consecutiva. In questo ciclismo che divora i record, oggi è stato eguagliato quello di Moser e la sensazione è che prima del fine carriera, l’olandese possa anche batterlo.

Forse neppure lui si aspettava uno svolgimento simile. Non credeva che sarebbe rimasto solo tanto a lungo, non lo aveva pianificato. La caduta di Pogacar lo ha chiamato allo scoperto troppo presto rispetto ai suoi piani e a quel punto non ha potuto fare altro che insistere. Ammette che per mezzo secondo ha anche pensato di aspettarlo, ma Van der Poel non è Pidcock, che aspettando Pogacar alla Strade Bianche ha fatto un bel gesto forzato: sapeva che avrebbe perso. Van der Poel è venuto per vincere la Roubaix e quando si lotta alla pari, non si fanno sconti a nessuno. Neppure a quell’idiota vestito da tifoso che a un certo punto ha scagliato contro di lui una borraccia gialla. 

Nella conferenza stampa, Van der Poel ha raccontato la sua emozione per la terza Roubaix
Nella conferenza stampa, Van der Poel ha raccontato la sua emozione per la terza Roubaix
Cosa pensi della curva sbagliata da Tadej?

Era un po’ troppo veloce, la velocità era molto alta in quel momento. Non sapevo se sarebbe stato in grado di fare la curva, ma non avrei immaginato che sarebbe caduto. All’inizio mi stavo guardando indietro, prendendo distanza per curvare a mia volta. E forse questo ha impedito che cadessi sopra di lui. Da quel momento sono rimasto da solo e non credevo di dover fare una simile impresa. L’idea era di regolarla nelle ultime sezioni di pavé, ma è andata così. La difficoltà maggiore è stata che non sapevo nulla di quello che stava succedendo.

Che cosa vuoi dire?

Non avevo più la radio, mentre dopo la Foresta di Arenberg il mio power meter ha smesso di funzionare. E’ stato un esercizio al buio, non conoscevo il vantaggio e cosa stesse succedendo dentro di me. E’ stato difficile gestirlo. Anche quando ho bucato, non ho potuto dirlo alla radio. Quella poteva diventare una situazione difficile, perché non sapevo quanto vantaggio mi sarebbe rimasto. Però alla fine è andato tutto bene.

Hai mai pensato per un solo secondo di aspettare Pogacar?

Sì, all’inizio l’ho pensato, ma non sapevo che fosse caduto. Pensavo che sarebbe ripartito subito, invece mi sono voltato e mi sono reso conto che il distacco era molto grande. A un certo punto devi prendere una decisione e sappiamo bene che gli errori sono parte della Roubaix. Non sai mai cosa può succedere dopo, anche io ho bucato alla fine e lui avrebbe aspettato me? Le cadute e le forature sono parte di questa gara.

Avere con te Philipsen sarebbe stato un grande vantaggio, per questo hai provato ad aspettarlo?

L’ho aspettato per la prima volta, perché non c’era un grande divario. Ho provato ad aspettarlo anche la seconda volta, ma questa volta il ritardo era già troppo, quindi sapevo sarebbe stato un duello fra me e Tadej e non avrebbe avuto senso aspettarlo ancora.

Pogacar ti ha costretto a rivedere la tattica o ha cambiato la corsa?

La Roubaix è sempre difficile, ovviamente, e hai bisogno anche di un po’ di fortuna, ma questa non è una grande sorpresa. Tadej, quando c’è, è lì davanti. E’ uno dei migliori o, meglio, è il miglior corridore del momento. Quello che fa è piuttosto eccezionale e sicuramente tornerà per provare a vincere questa gara.

L’incidente della borraccia ha danneggiato la soddisfazione e il divertimento di oggi?

Non si è portato via il divertimento, ma non è normale. Era una borraccia piena, forse mezzo chilo, e io arrivavo a 50 all’ora. Era come una pietra che mi ha colpito la faccia e questo non è accettabile. Aspettano e bevono birra, ma questa non può essere una giustificazione. Servono azioni legali perché poteva finire anche molto male.

Fra le bici viste alla Roubaix, la Canyon di Van der Poel era forse la più normale: lui ad esempio non vuole la monocorona
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Tre Roubaix, si può dire quale sia la tua preferita?

Quella dell’anno scorso, con la maglia di campione del mondo e le migliori sensazioni sulla bicicletta. Oggi non ero così forte. Gli ultimi due settori di pavé sono stati molto difficili, prendevo a calci i pedali. Normalmente, se vai abbastanza veloce, hai il sentimento di volare, ma oggi non ho avuto questa sensazione. Vincere tre volte è già super speciale e non è qualcosa che ti aspetti quando inizi a correre. Ma vincerla per tre anni di seguito, considerando che serve anche parecchia fortuna, è piuttosto eccezionale.

Tre scontri con Pogacar su tre Monumenti corsi finora: che giudizio dai di questa primavera?

Sono molto felice, specialmente per come mi sono sentito. L’influenza che ho avuto la settimana scorsa non è stata ideale, ma ora mi sento meglio. Ho avuto la sensazione che le mie gambe stessero migliorando, per cui sono molto felice di poter finire questa stagione con una vittoria.

Sfinito nel prato, raccoglie l’abbraccio di Roxanne e dopo poco quello di sua madre
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Pogacar ha detto che se fosse un bambino, tu saresti il tuo idolo: che effetto ti fa?

Se vedete cosa sta facendo, credo che finora io sia stato l’unico a batterlo. L’ho detto dopo la Sanremo, come anche il fatto che Tadej è l’unico corridore che può fare la differenza sulla Cipressa. Ha 26 anni, ha ancora molto da fare. Quando finirà la sua carriera, saremo di fronte a un altro Merckx, per cui lo ringrazio.

Hai un’idea delle tue prossime gare?

Ce l’ho chiarissima: da questo momento sono in vacanza. Oggi è finita la mia prima parte di stagione. E a dire il vero, non posso proprio lamentarmi.