Caro Rosa, cosa fai sulla mountain? «Mi diverto e vado forte»

11.08.2023
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Per un ex pro’ non è mai facile ridisegnare la propria vita una volta scesi dalla bici da strada, su cui si è passata gran parte del proprio tempo tra sacrifici e successi. Diego Rosa lo avevamo lasciato nel 2022 conscio che la sua carriera da stradista sarebbe finita per dare inizio a quella da biker. Lo abbiamo ritrovato sette mesi dopo campione italiano nella specialità marathon.

Un risultato importante che ripaga una scelta voluta, ma forse un po’ anticipata. Il tricolore sul petto e il nono posto conquistato una settimana fa ai mondiali di Glasgow (foto FCI in apertura), però hanno il sapore di rivincita e sono una molla per continuare a pedalare fuoristrada proprio come agli inizi della sua carriera. 

Il podio della categoria Elite maschile di Valsugana Wild Ride (foto Alice Russolo)
Il podio della categoria Elite maschile di Valsugana Wild Ride (foto Alice Russolo)
Diego, sei campione italiano marathon. Riavvolgiamo il nastro e raccontaci come sta andando questa “prima” stagione offroad…

A inizio anno ho fatto Gran Fondo e assaggiato alcune gare a tappe, per prendere un po’ confidenza con con gli avversari che poi avrei trovato alle marathon. Tante gare che mi servivano per fare esperienza. Sono partito meglio di quello che mi sarei aspettato. Sono arrivato nella seconda metà senza essermi ancora rotto nessun osso, quindi il bilancio è più che positivo (ride, ndr), già solo quello mi bastava, non mi sarei aspettato niente. 

Tutto liscio quindi?

Nella prima parte della stagione ho vinto una Gran Fondo, ho visto che più o meno ero sempre davanti, però mancavano un po’ i confronti nelle gare internazionali. Ecco invece che nella seconda parte di stagione, sono arrivati. Sportivamente diciamo che la seconda parte invece è stata anche un po’ dolce/amara, è iniziata con la Coppa del mondo ed ero andato in altura a prepararmi per quel blocco di gare compreso l’europeo e la Hero. Però a Finale mi sono rotto due costole e all’europeo ho bucato, ma in ogni caso non ero nelle migliori condizioni. Poi ho fatto una bella gara all’italiano e un bel mondiale. Morale alto, visto che mi rivedo davanti e son contento di dove sono adesso.

A livello di ritmo è stato facile oppure difficile entrare nell’ottica di queste gare marathon, venendo da stagioni su strada?

In realtà la parte dove pensavo di patire di più era la partenza e la prima parte di gara. Però già nelle Gran Fondo e nelle prime gare dell’anno avevo visto che grandi problemi in partenza non ne avevo. Sui percorsi più brevi, più da crosscountristi fatico di più. Invece in quei percorsi dove serve più il fondo posso dire la mia. Ho visto che nel finale di gara riesco sempre ad avere qualcosa di più anche se il mio punto debole rimangono le salite brevi. 

Rosa in azione durante il campionato italiano Marathon (foto Alice Russolo)
Rosa in azione durante il campionato italiano Marathon (foto Alice Russolo)
La bici da strada l’hai appesa al chiodo o ti alleni ancora sulle ruote strette?

La uso tantissimo, faccio blocchi da due o tre giorni di lavoro e su ogni blocco di lavoro esco una volta sola in MTB. Alterno periodi in cui uso di più la mountain a momenti in cui la uso un po’ di meno, dipende anche un po’ dalla logistica. Adesso per esempio sono al mare e sono venuto giù con la MTB. Quindi diciamo 70% strada e 30% mountain bike.

Una percentuale a dir poco sbilanciata…

So di non essere tanto abituato quando esco con la mountain e quindi vado a sovraccaricare e ad avere dei dolorini dappertutto. Sono un po’ costretto ogni tanto ad alternarla di più perchè la parte alta è stata ferma per anni.

Dal punto di vista tecnico invece ci avevi detto che dovevi un po’ ritornare a conoscere quello che è questa nuova generazione di mountain bike, settaggi e dettagli. Come ti stai trovando?

Ma sicuramente molto bene, da novembre ad oggi ho già cambiato tre bici. Sono passato dalla Specialized Epic da 100, a quella da 120 e adesso uso la World Cup, quindi ho avuto anche la possibilità di capire le diversità fra una bici e l’altra. Le 120 ti permettono molto di più, sono molto più stabili. Adesso con la World Cup probabilmente mi diverto di più, è un po’ uno stile di guida che torna al vecchio “frontino”, una via di mezzo. Sinceramente avessi dovuto fare questo passaggio alla mountain bike con le bici che utilizzavo 10 anni fa, sarebbe stato tutto molto, molto più complicato. Abbiamo corso un mondiale su un percorso davvero tecnico, con tanto fango. Le mie capacità di guida non sono di quel livello, però ho finito il mondiale, non sono caduto e non ho bucato, sicuramente la bici mi ha aiutato tantissimo.

Per Rosa i primi ritiri sono stati fondamentali per apprendere consigli dai compagni (foto Taddei Team)
Per Rosa i primi ritiri sono stati fondamentali per apprendere consigli dai compagni (foto Taddei Team)
E invece dal punto di vista della squadra come ti stai trovando?

Benissimo. Siamo una squadra di ex corridori su strada. La Taddei Factory Team ora, con me e Riccardo Chiarini, prima c’erano Failli e Casagrande, ha sempre avuto una certa mentalità. Andiamo a correre tutti per uno. Io a inizio stagione mi son messo a disposizione di Failli e Chiaro in diverse corse e adesso loro sapevano che quando sarebbe arrivato il mio turno mi avrebbero aiutato come all’italiano. Ci piace correre da squadra e mi trovo davvero bene. Loro hanno fatto lo stesso passaggio, mi aiutano con consigli che hanno già provato sulla loro pelle. E poi il modo di correre è quello un po’ da stradisti.

Arrivando al risultato dell’italiano. Cosa vuol dire per te? È un po’ una conferma di questa scelta…

Sì, è stata una rivincita che mi ripaga degli sforzi fatti e delle decisioni. Dire alla famiglia che smetti di correre e poi ti ritrovi ad andare via, in altura e alle gare tutti i fine settimana non è facile. La maglia tricolore l’ho inseguita per anni, sono molto contento di indossarla. E’ una di quelle maglie che tutte le domeniche ricordi a tutti e a te stesso che hai vinto quella gara. Ha un sapore speciale.

Qui la squadra al completo Taddei Factory Team
Qui la squadra al completo Taddei Factory Team
Per chiudere il il mondiale, questo nono posto che cosa ti ha dimostrato? 

Questo mondiale ha avuto due facce. Nella prima parte ho perso quattro minuti. Era un percorso molto tecnico e soprattutto c’erano discese difficili che finivano prima dei tratti di pianura, quindi io perdevo in discesa e poi rimanevo al vento. La seconda parte era più da pedalare con discese più scorrevoli e nelle ultime due ore ho perso solo 20 secondi dal vincitore. Quindi son più contento di quello. Nella seconda parte ho pedalato più forte di chi ha vinto ma in discesa ho perso. So che c’è ancora margine. Guardo sempre il bicchiere mezzo pieno.

E adesso come si sviluppa la tua stagione? 

Adesso sono al mare qualche giorno con la famiglia, perché se lo meritano assolutamente e anch’io ne ho bisogno. E poi tornerò a correre alla Kronplatz, poi la Mythos e due prove di coppa del mondo. 

Hai messo una data al finale di stagione?

Non lo sappiamo ancora, abbiamo preparato, le trasferte in Francia per la Coppa del Mondo e in America e poi dopo da lì vedremo. Poi avendo la maglia da campione Italiano, più si corre meglio è, bisogna sfoggiarla (ride,ndr).

Rosa e il ritorno in mtb: retroscena e lavoro per la nuova avventura

29.11.2022
5 min
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A soli 33 anni Diego Rosa lascia la strada… ma non il ciclismo. L’atleta piemontese, infatti passerà, o meglio tornerà, alla mountain bike. La sua vecchia casa. Il suo primo amore. E si sa: il primo amore non si scorda mai.

Rosa difendeva, e difende ufficialmente fino a fine anno, i colori della Eolo-Kometa. Con questo team ha corso due stagioni. Si è ben difeso e quest’anno al Giro d’Italia ha lottato a lungo per vestire la maglia blu di miglior scalatore.

Domenica scorsa, Rosa (classe 1989) era a Monaco per l’evento Beking
Domenica scorsa, Rosa (classe 1989) era a Monaco per l’evento Beking
Diego, come va? Come ti sembra questo “nuovo vecchio” inverno?

Eh, sono un po’ spaesato. Cambiare aria ci sta! Ma per il resto tutto è molto simile. Esco in allenamento, la preparazione è più o meno quella… cambia il mezzo.

E come ti stai trovando?

Diciamo che come ho lasciato ho ripreso. Abbandonai la mtb che arrivavano le prime full, ho ripreso la mtb con una full. Quella volta quando provai quel tipo di bici dopo un chilometro di discesa “pizzicai” la posteriore. E stavolta dopo il primo chilometro di discesa di nuovo ho bucato. Nonostante liquidi, mousse… non è cambiato niente! Scherzi a parte, con le 29” faccio un po’ di fatica a girare nei tornanti stretti. Rispetto alle bici di una volta sono più grosse, ma per il resto la guida si è molto semplificata.

Definisci semplificata…

Queste bici ti perdonano molto. Se prima sbagliavi, arrivavi troppo veloce o cambiavi idea nell’approcciare un sasso, per dire, erano problemi. Con queste bici invece ci passi sopra. Ti permettono di correggere, magari la traiettoria non è ideale, ma non cadi.

Diego sta insistendo molto con la palestra e in particolare con la parte alta del corpo
Diego sta insistendo molto con la palestra e in particolare con la parte alta del corpo
Come ci stai lavorando?

Ho iniziato in queste settimane e dal punto di vista tecnico, del setup non è così semplice. Una volta la forcella era aperta o chiusa, adesso ne uso una elettronica: devi regolare l’affondo, il ritorno, la pressione… e anche per questo non sto facendo molte uscite su strada in allenamento: quattro uscite su sei sono in mtb, voglio riabituarmi a questo mezzo. Magari più in là farò la metà su strada e la metà offroad. 

E’ comprensibile…

E poi ogni giorno mi viene in mente una cosa nuova. Esco sempre regolando qualcosa. Nei primi giorni per la pressione mi regolavo col vecchio metodo del dito. E a forza di sgonfiare ero arrivato a 0.9 bar… un po’ poco! E infatti mi sono detto: “Ecco perché bucavo!”. Quindi per ora sono molto concentrato sul setup.

Hai accennato che la preparazione è molto simile, ma qualcosa di diverso ci sarà pure?

Ho fatto uno stacco identico alle altre stagioni su strada. Quindi tre settimane di vacanza, una settimana di ripresa molto calma e poi la preparazione vera e propria. Di certo faccio più palestra, soprattutto per la parte alta del corpo. Avevo perso tanto in questi anni su strada. Quello è peso da portare in giro, qui invece sono muscoli che servono. In allenamento quando faccio le discese lunghe a volte mi devo fermare. Mi fanno male le braccia, le mani… per non parlare delle scapole. Anche per questo preferisco uscire di più in mtb.

In estate, quando in Italia non c’erano gare, Rosa ha preso parte ad un paio di marathon in Mtb
In estate, quando in Italia non c’erano gare, Rosa ha preso parte ad un paio di marathon in Mtb
Parliamo invece un po’ del recente passato. Come hai vissuto il momento dell’addio alla strada?

In modo molto leggero. Credevo mi sarebbe pesato di più, invece è stato tranquillo. Avendolo già in prospettiva, non mi è pesato. Se invece non avessi avuto già un contratto pronto magari sarei stato depresso.

Quindi questa estate quando hai preso parte alla Dolomiti Superbike già sapevi che saresti tornato su strada?

No, no… avevo chiesto alla squadra già a febbraio di partecipare a quel paio di corse estive. Coincidevano con un periodo di lontananza dalle gare su strada. Vero, ho sempre detto che il giorno che avrei chiuso con la strada avrei fatto un anno in mtb, ma in quel momento non immaginavo ancora che sarebbe successo quest’anno.

C’è qualcosa che non ha funzionato?

Diciamo che ci sono stati un po’ di problemi di comunicazione con la squadra. Io avrei fatto ancora un anno, ma forse questa è stata la mia fortuna.

Al Giro d’Italia, Rosa ha indossato la maglia blu per sei giorni. Chiude la sua carriera su strada dopo 10 stagioni
Al Giro d’Italia, Rosa ha indossato la maglia blu per sei giorni. Chiude la sua carriera su strada dopo 10 stagioni
Perché?

Io ero in grado di continuare e credevo di avere ancora una stagione davanti. E a dire il vero avevo avuto anche delle offerte buone da team WorldTour. Io non volevo cambiare squadra. Sembrava tutto okay, poi quando mi hanno detto che non mi avrebbero rinnovato il contratto era tardi. Non volevo tornare indietro a chiedere con la coda tra le gambe a chi mi aveva fatto un’offerta… Un po’ mi “giravano”. Ma va bene così: a 33 anni va bene così e va bene come sto adesso.

Dal canto tuo pensi di aver fatto qualche errore, di aver dato sempre il 100 per cento?

Col senno del poi sempre qualcosa si può fare meglio, ma se tornassi indietro farei esattamente ciò che ho fatto e quindi gli stessi eventuali errori. Sì, ci sono stati dei periodi di riposo in mezzo alla stagione, ma quando dovevo fare il corridore l’ho fatto al 100 per cento. Sì, rifarei tutto.

Torniamo alla mtb: sai già che calendario farai?

Al 99 per cento dovremmo partire dall’Andalucia Bike Race (un’importante corsa a tappe in mtb, ndr) e poi fare le maggiori corse del calendario italiano. A me piacerebbe molto anche fare la Coppa del mondo che, dovrebbe tornare anche nelle marathon. O comunque prendere parte alle prove della Marathon Series, vale a dire le più importanti gare internazionali. Vediamo l’UCI cosa ci farà sapere.

Rosa per tre settimane è tornato un biker…

23.07.2022
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Un ritorno al suo primo amore. Messa da parte la bici da strada dopo i campionati italiani, a luglio Diego Rosa (in apertura, foto Picasa) è tornato dopo anni a dedicarsi a quella che era la sua attività giovanile, la mountain bike e lo ha fatto in due distinte occasioni, in due classiche del calendario Marathon. Prima ha chiuso 12° nella Dolomiti Superbike di Villabassa (BZ), a 11’09” dal vincitore, l’ex iridato colombiano Leonardo Paez. Due settimane dopo si è presentato al via del campionato italiano a Casella (GE), con un ottimo sesto posto a 8’44” dal riconfermato tricolore Fabian Rabensteiner.

Curiosamente, raccontando le due esperienze il corridore della Eolo Kometa ritiene migliore la prima: «Era una gara più semplice e anche molto più lunga, anzi forse proprio per questo più adatta a uno stradista. Oltretutto avevano tutti le bici biammortizzate, io gareggiavo con una front e perdevo in discesa. Nella seconda sono andato sicuramente meglio, con un’ottima parte finale nella quale ho potuto guadagnare posizioni».

Rosa tricolori 2022
Diego Rosa impegnato a Casella, dove ha chiuso 6° risultando il più veloce nel finale (foto organizzatori)
Rosa tricolori 2022
Diego Rosa impegnato a Casella, dove ha chiuso 6° risultando il più veloce nel finale (foto organizzatori)
Come è nata questa scelta inconsueta?

A dir la verità era qualche anno che volevo farlo, ma non avevo mai trovato le condizioni giuste, nel senso che serviva un break nella stagione su strada in coincidenza con gare di spessore nella mtb. Il calendario su strada è pieno e trovare spazi non è semplice. Inoltre bisogna considerare che non è che da un giorno all’altro scendi di bici e sali su una mountain bike, serve allenamento. Quest’anno c’era un bel buco dopo i tricolori, ho chiesto al team il permesso e mi è stato dato, avendo praticamente tutto luglio libero da impegni agonistici.

Come ti sei preparato?

Nel complesso ho fatto 10 giorni pieni di allenamento sulla mtb. Mi sono presentato al via a Villabassa con 4 allenamenti nelle gambe ma sicuramente non erano fondo e resistenza che mi mancavano. Dal punto di vista tecnico a Casella mi sono trovato meglio perché avevo ritrovato il “manico”, non è facile riabituarsi alle ruote che ti ballano sotto il sedere…

Rosa Mtb
Rosa nato ad Alba il 27 marzo 1989 ha corso in Mtb fino al 2013, finendo 8° ai mondiali U23 (foto Ivg)
Rosa Mtb
Rosa nato ad Alba il 27 marzo 1989 ha corso in Mtb fino al 2013, finendo 8° ai mondiali U23 (foto Ivg)
Rispetto a quando correvi hai trovato differenze nel settore?

Enormi… Io lasciai la mtb all’indomani della prova di Coppa del Mondo a Madrid 9 anni fa, allora un cross durava 2h45’. Avevo a disposizione una front 26” con manubrio stretto. Oggi la normalità è la bici biammortizzata con reggisella telescopico, cambio elettronico e tantissimi altri accorgimenti che allora erano fantascienza. Si corre in modo completamente diverso.

In questi anni il tuo rapporto con la mtb com’è stato?

Ricordo che ho disputato solo un’Assietta Legend sempre perché ero libero da impegni, ma altrimenti non ho avuto più occasione di salire su una mountain bike, neanche per allenamento. Mi sono anche ritrovato in un mondo dove i preparatori continuano a vedere la mtb come qualcosa di pericoloso e non utile alla stagione su strada.

Rosa tricolori 2022
Il piemontese a luglio ha staccato la spina con la strada. Tornerà ad agosto pensando alle classiche italiane
Rosa tricolori 2022
Il piemontese a luglio ha staccato la spina con la strada. Tornerà ad agosto pensando alle classiche italiane
A livello giovanile però si va ormai controcorrente, sono tanti coloro che fanno la doppia attività e addirittura molti giovani sono in nazionale in entrambe le discipline. Che dire allora di gente come Van Der Poel o Pidcock che pratica entrambe?

Sono talenti puri, ma molti del nostro ambiente li vedono come extraterrestri. La mountain bike è ancora qualcosa di pericoloso ai loro occhi, c’è il timore che una caduta possa inficiare tutto, quando invece è appurato che la pratica della mtb aiuta nella gestione dell’acido lattico e dei cambi di ritmo, ti dà qualcosa in più. Quando cambiai, andavo sicuramente più forte in salita di adesso. Io sono convinto di una cosa: i preparatori non hanno abbastanza dati per operare il confronto, io avevo a disposizione solo il cardiofrequenzimetro, non avevo idea dello sforzo che facevo. Fare un fuorigiri in momenti chiave della stagione come solo una gara di mtb ti permette di fare, sarebbe un aiuto alla condizione fisica.

C’è da presumere di rivederti in sella a una mountain bike, magari anche per concorrere alla conquista di una maglia azzurra?

Io sono stato biker e ho il massimo rispetto per l’attività di chi corre in mtb tutto l’anno e quindi dico no. Non sarebbe giusto nei loro confronti, non sarebbe neanche bello, darebbe come rubare la maglia. Ciò non toglie che mi piacerebbe poter preparare bene un appuntamento, una gara adatta a uno stradista come me, penso che sarebbe utile e spero che anche il prossimo anno capiti un buco abbastanza ampio da consentirmi di ripetere l’esperienza.

Rosa Giro 2022
Al Giro d’Italia Rosa ha chiuso 77° facendo da chioccia ai più giovani e provando più volte la fuga
Rosa Giro 2022
Al Giro d’Italia Rosa ha chiuso 77° facendo da chioccia ai più giovani e provando più volte la fuga
Come hai vissuto domenica il terzo posto di tuo fratello Massimo? E’ stato il suo più bel risultato in mtb, è particolare che lo abbia ottenuto con te presente…

Ne sono stato davvero felice. E’ partito determinato e se l’è giocata bene, arrivava da un anno di stop. Gli avevo detto che non sarebbe stato facile ripartire, avevo provato a spaventarlo un po’, ma ci ha messo tanta determinazione, io sono convinto che sia un punto di partenza.

Diego Rosa e Filippo Zana, una fuga dai mille volti

16.05.2022
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Filippo Zana e Diego Rosa erano tra coloro che hanno animato la fuga verso il Blockhaus. Eppure la genesi del loro attacco è stata ben diversa. Il corridore della Bardiani Csf Faizanè, col quale avevamo parlato prima del via, sembrava quasi non avesse l’intenzione di andarci, mentre quello della Eolo-Kometa aveva le idee molto chiare.

Ma si sa, è la strada che comanda. E’ la strada che crea le occasioni, modifica i progetti, respinge o attrae.

Ognuno dei due ragazzi inseguiva qualcosa.

Un magrissimo Filippo Zana (classe 1999) intervistato al via da Isernia
Un magrissimo Filippo Zana (classe 1999) intervistato al via da Isernia

Inizio così, così

Filippo Zana probabilmente stava inseguendo di più la sua condizione. E’ partito per il Giro d’Italia con l’idea di vincere una tappa e magari provare a vedere di far classifica. Ma il suo inizio è stato un pelo sottotono.

«Per ora non è stato un Giro super – dice Zana – non avevo moltissime gambe. Ho provato ad andare in fuga nella tappa di Potenza ma non è stato facile, visto anche chi c’era. Dumoulin, Formolo… gente che potrebbe far classifica. A quel punto ho cercato di risparmiare.

«Il Giro è ancora lungo e ci riproveremo. Con Gabburo siamo entrati in una fuga che poi è arrivata. Abbiamo colto un ottimo secondo posto e quindi si può fare. Cercheremo di sfruttare soprattutto le tappe in cui si sa che la fuga può arrivare.

«Da parte mia nella prima settimana di Giro fatico sempre un po’, poi mi riprendo. E anche quest’anno è iniziato così e speriamo quindi che possa migliorare ed essere protagonista».

Filippo Zana in azione è stato riassorbito lungo la scalata verso Passo Lanciano
Filippo Zana in azione è stato riassorbito lungo la scalata verso Passo Lanciano

Zana in crescita

Zana ha cambiato approccio quest’anno. Ha lavorato in modo diverso: meno corse e più altura. Una programmazione “da WorldTour”. E in tutto ciò ci è apparso super magro, chissà se non troppo…

«In effetti – dice Filippo – sono un po’ più magro dello scorso anno, spero non troppo e che dia i suoi frutti».

«Per quanto riguarda le corse, in realtà dopo la Coppi e Bartali ero veramente stanco e sono andato in altura anche per recuperare un po’. Ma ci sono altre due settimane e tempo per sfogarci ci sarà. A partire dalla prossima settimana nella quale ci sono almeno due o tre tappe in cui la fuga può arrivare e quindi cercheremo di esserci. E poi l’ultima settimana si arriva anche più vicino a casa mia e spero di far bene».

Ieri il colpo però lo ha dato e il fatto che ci abbia provato è un ottimo segnale. Poi, diciamo la verità: quando un corridore sente che la gamba cresce si gasa. E infatti questa mattina a mente fredda e dopo la sgambata al sole pescarese Zana ha aggiunto: «Ieri stavo un po’ meglio e ci ho provato. Ho avuto un bel segnale. Sicuramente ci riproveremo ancora».

Diego Rosa (classe 1989) in azzurro al termine della Isernia-Blockhaus
Diego Rosa (classe 1989) in azzurro al termine della Isernia-Blockhaus

Rosa… e blu

C’è poi Diego Rosa. Lui la fuga la voleva sin dal mattino. Il piemontese è partito con in testa un programma ben definito: dare battaglia sul Macerone e andare all’assalto della maglia blu di miglior scalatore.

Diego è colui che più di tutti ci ha provato. Ha insistito e alla fine ha portato via un drappello. Era il più attivo e il più forte. E’ andato più avanti di tutti ed è stato ripreso solo alla base della scalata definitiva.

E’ già la seconda volta che Rosa tenta la fuga. La prima fu nel piattone verso Scalea.

«Indossare la maglia blu almeno un giorno era un obiettivo – ha detto ieri Diego – e l’ho centrato. Voglio svelare un segreto: quando mi sono accordato con la Eolo Kometa ho chiesto di inserire un premio speciale per la conquista della maglia azzurra al Giro. Sono andato in fuga pensando a questo obiettivo e anche la volta scorsa verso Scalea. Ho chiesto l’ordine all’ammiraglia e sono scattato».

«Quel giorno – riprende Rosa – ero partito proprio per fare i punti del Gpm, poi sembrava brutto fermarmi. E comunque c’erano in ballo tante ore di diretta tv, un Gpm, due traguardi volanti. Certo, sapendo che non sarei assolutamente arrivato speravo di stare fuori un po’ meno. Ma il gruppo giocava con me. Ad un certo punto mi sono messo a 25 all’ora pensando: adesso recuperano. Invece si sono fermati a fare pipì e ho guadagnato ancora!

«Mentre pedalavo da solo mi rivenivano in mente le pedalate fatte con mio fratello Massimo l’anno scorso in un viaggio verso la Puglia. Ogni giorno facevamo 300 chilometri e poiché lui stava recuperando da un infortunio al femore tiravo sempre io. L’unica differenza è che per mangiare e bere c’era l’ammiraglia e non mi fermavo ai bar!».

«E ci avevo provato anche nella crono di Budapest. Mi ero fermato a cambiare la bici per racimolare qualche punticino ma ho fatto quarto».

In fuga, Rosa è stato tra coloro che più hanno spinto
In fuga, Rosa è stato tra coloro che più hanno spinto

Esperienza e lavatrice

Ma tenere questa maglia non sarà facile e Rosa lo sa bene. Però l’ex biker non demorde.

«Adesso – riprende Diego – viviamo giorno per giorno e vediamo quel che si può fare. Mantenerla sarà complicato. Spesso questa maglia è un ripiego per i leader che sono usciti di classifica come Simon Yates. Lo dico per esperienza diretta.

«Quando ero alla Sky, proprio nella tappa del Blockhaus, perdemmo mezza squadra e Landa modificò gli obiettivi. Mikel disse: non vinco più il Giro, okay mi vado a prendere la maglia blu. Però, siamo in guerra, ognuno ha le sue armi.

«Studierò bene i punti che ci sono in palio sui vari Gpm, starò attento a quante persone saranno in fuga e magari sprinterò per gli ultimi punti a disposizione, ma di base non cambierò molto il mio modo di correre. Cercherò di difenderla più a lungo possibile e magari di portarla a casa».

Infine, Rosa non perde mai il suo buon umore e chiude con una battuta: «La maglia blu più o meno è come quella della Eolo Kometa, quindi cambia poco e posso metterle in lavatrice tutte insieme!».

A casa in bici dopo la Sanremo: che avventura per Diego Rosa

23.03.2022
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Tutti i corridori sabato scorso sono andati da Milano a Sanremo, ma ce n’è uno, Diego Rosa, che ha fatto la Milano-Montecarlo, corsa non riconosciuta dall’UCI! Ma pur sempre una cavalcata di oltre 340 chilometri. In pratica una tappa dei tempi di Binda o Girardengo…

E’ andata così. Al termine della Classicissima, che il corridore della Eolo-Kometa ha regolarmente portato a termine in appoggio a Vincenzo Albanese, il piemontese ha preso lo zaino e se n’è tornato a casa in quel di Montecarlo, una quarantina di chilometri verso Ovest.

Una bella scarpinata dopo una corsa così lunga (la più lunga del calendario, ndr). Serve coraggio, forza e un pizzico di follia. Che ad un biker nel Dna come Diego proprio non manca. 

Diego Rosa in azione durante l’ultima Classicissima. Lo scalatore piemontese adesso è in altura
Diego Rosa in azione durante l’ultima Classicissima. Lo scalatore piemontese adesso è in altura
Diego, come stai? Ma ci spieghi come è andata: davvero tua moglie ti ha lasciato a piedi?

E chi ci ammazza! Adesso sono in altura a Sierra Nevada. Come è andata? E’ successo che mia moglie aveva un matrimonio ed era la testimone di nozze, non poteva certo mancare. Dovevo andare anche io, ma poi mi hanno chiamato per la Sanremo e quindi tra disguidi nell’organizzazione del ritorno sono rientrato in bici. L’ho detto per scherzo all’inizio, poi invece…

Poi invece ti sei fatto la distanza….

Eh sì, che poi queste cose mi piacciono. Alla fine con tutti i corridori che ci sono a Montecarlo un passaggio me lo avrebbe dato chiunque. 

Chiaramente hai impostato la tua giornata per la Sanremo, ma come ti sei gestito con l’alimentazione?

Quando ho detto del mio rientro a casa in bici ho detto anche ai diesse: tranquilli, non è che mi risparmio nella Sanremo. Semmai faccio l’autostop! E infatti prima del via non ho dichiarato che avrei fatto questa cosa. Metti che cadevo, sarei dovuto andare poi a casa con tutti i cerotti!

E con l’alimentazione?

Ecco, quella è stata un bella fregatura! Io ho mangiato per la Sanremo, nei tempi e nelle quantità, senza pensare al rientro a casa. Una volta arrivato, ho preso due borracce d’acqua, una barretta e sono ripartito. Tutto andava bene, poi a 10 chilometri da casa non vedevo più la strada… e non era notte! 

Crisi di fame!

Mamma mia! Sono entrato in una boulangerie e ho preso un panino. Dopo quel momento sarei andato di slancio fino a Nizza. La panettiera era anche appassionata di ciclismo. Aveva visto la corsa in tv.

Diego Rosa, classe 1989, è approdato questo inverno alla Eolo-Kometa (foto Maurizio Borserini)
Diego Rosa, classe 1989, è approdato questo inverno alla Eolo-Kometa (foto Maurizio Borserini)
E cosa ti ha detto quando ti ha visto nel suo locale?

E’ rimasta un po’ così. E’ stata simpatica. Ho preso un panino con prosciutto e formaggio. In realtà era l’ultimo che aveva ed era anche del giorno prima, mi ha detto. Però mi ha fatto lo sconto perché ero un corridore.

Quanto ci hai messo da Sanremo a casa?

Normalmente è un’altra ora e mezza, ma io sono andato tranquillo. Me la sono proprio goduta. Ho fatto pipì, ho preso l’acqua ad una fontana, ho lavato gli occhiali perché ci avevo sudato dentro, ho risposto a dei messaggi. Ero tranquillo, dai. Senza nessuno a casa che mi aspettava me la sono presa comoda. 

Che storia, Diego!

L’unica cosa un po’ imbarazzante è che quando sono arrivato io, arrivavano anche le ammiraglie con i diesse che riaccompagnavano i corridori a casa. Io invece ero lì in bici e mi sono chiesto: chissà cosa pensano. Se dovessi rifarlo prenderei delle stradine più nascoste. E comunque ho fatto questa avventura perché per un mese non corro. Se avessi dovuto fare una Coppi e Bartali o un Catalunya, non mi sarebbe passato neanche per la testa. Anche perché se poi vai piano i diesse te lo avrebbero fatto notare.

Cosa ti hanno detto i tuoi colleghi quando ti hanno visto partire?

Luca Spada quando mi ha visto non ci credeva. Qualche battuta, qualche presa in giro, ma è stato simpatico. Se il prossimo anno faccio la Sanremo, lo rifaccio ma con delle scommesse in gruppo. Si potrebbe fare con Peter (Sagan, ndr). Gli direi: se non vinci torni a casa in bici con me. Di sicuro lui ci verrebbe. Ma rilancerebbe anche con un qualcosa del tipo: se però vinco tu vai tipo a casa tua in Piemonte. E’ rischioso!

Una volta a casa cosa hai fatto?

La valigia per l’altura. Doccia e valigia. L’ho fatta mentre aspettavo mia moglie. Senza i bimbi è tutto più facile e non si dimentica nulla. In questo modo la domenica sono stato con loro, li ho portati al parco. Insomma, mi sono portato avanti. Quindi se uno si chiede: cosa fa un pro’ dopo la Sanremo? La risposta è la valigia per l’altura. 

I dati, presi da Strava, della lunga cavalcata da Milano a Montecarlo
I dati, presi da Strava, della lunga cavalcata da Milano a Montecarlo
Cosa hai mangiato poi a cena?

Quello che ho trovato: scatolette, prosciutto… sinceramente non avevo voglia di cucinare, di lavare poi i piatti… Però una birretta mentre facevo la valigia me la sono fatta.

Alla fine quanti chilometri hai fatto?

Ho percorso 344 chilometri, trasferimento incluso. 

Tra l’altro quello della Sanremo neanche è breve, di trasferimento…

Caspita, perché gli avrei dovuto regalare 20′ “a gratis”! Eh, io timbro il cartellino quando esco dal bus!

Diego, chiudiamo con una domanda più seria. Prima hai detto che non corri per un mese. Quindi sei già in ottica Giro d’Italia?

Sì, farò il Giro Sicilia, le Asturie e quindi il Giro d’Italia.

Anche le Asturie?

Eh sì. Tanto sono solo tre tappe. E poi lì piove sempre, ci si abitua per il Giro visto come è andata negli ultimi anni. Non faccio il Tour of the Alps in Trentino, soffro sempre un po’ di allergia pedalando in mezzo ai meli in fiore. Se posso, quindi, preferisco evitarlo.

Con Diego Rosa “raggi X” sulla settimana del debutto stagionale

28.01.2022
6 min
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Dopo un’intero inverno passato a prepararsi, settimana dopo settimana, arriva il momento di correre. D’iniziare la stagione. Ed è sempre un passaggio molto intenso, anche delicato se vogliamo… Analizziamo quindi con Diego Rosa gli ultimi sette giorni che portano alla prima gara.

Il corridore della Eolo-Kometa ha iniziato il suo decimo anno da professionista lo scorso mercoledì, il 26 gennaio, al Trofeo Calvia. Vediamo come ha approcciato il suo debutto 2022.

Diego Rosa, classe 1989, è approdato questo inverno alla Eolo-Kometa. Eccolo nel ritiro di Oliva in Spagna (foto Maurizio Borserini)
Diego Rosa, classe 1989, è approdato questo inverno alla Eolo-Kometa. Eccolo nel ritiro di Oliva in Spagna (foto Maurizio Borserini)
Prima di addentrarci nello specifico della tua settimana, Diego, facciamo un sunto della tua preparazione sin qui…

Ho ripreso ad allenarmi il 9 novembre. Le prime due settimane le ho dedicate alle attività alternative: corsa, nuoto, palestra… giusto per ricordare al mio corpo che ero un pro’! Poi ho preso la bici.

E cosa hai fatto?

Ho iniziato con la base: palestra e bici. Ho lavorato parecchio sulla forza. Dopo le sedute in palestra, nel pomeriggio uscivo in bici e facevo qualche altro esercizio di forza. Nel tempo è aumentata la parte aerobica e man mano anche quella anaerobica.

Sino ad arrivare alla settimana che ti ha portato al debutto stagionale al Trofeo Calvia…

Con queste gare majorchine, abbiamo completato il secondo ritiro. Due settimane in Spagna ad Oliva e appunto queste gare, in pratica un bel blocco di tre settimane, tra lavoro e recupero. Ed è importante perché anche con la testa si entra in modalità gara.

Veniamo quindi a questa particolare settimana che va da mercoledì (19 gennaio) a mercoledì (26). Partiamo dal 19, Diego…

E allora aspettate che apro Training Peaks! Il 19 abbiamo fatto scarico, in quanto il giorno prima avevamo fatto 5 ore. Una sgambata di 51 chilometri nei dintorni di Oliva.

Giovedì 20?

Abbiamo fatto 5 ore abbastanza intense: doppia, fila, lavori intermittenti (40”-20”; 30”-30” e 20”-40”) e verso il finale una salita di 20′ a tutta. In pratica un test. Infine, per rientrare in hotel abbiamo fatto dietro motore.

Passiamo a venerdì 21 gennaio…

Distanza: 6 ore con 3.500 metri di dislivello. Abbiamo tenuto un ritmo abbastanza regolare: un po’ di doppia fila, soprattutto all’inizio, e qualche lavoro di forza (SFR)… Rispetto al giorno precedente sono stati lavori più lunghi, ma meno intensi. La velocità media è stata di 31,3 chilometri orari.

Sabato 22 gennaio…

Di nuovo scarico. In Eolo-Kometa facciamo un po’ meno di 2 ore. Anche in questo 50 chilometri circa.

Spesso hanno fatto la doppia fila in allenamento (foto Maurizio Borserini)
Spesso hanno fatto la doppia fila in allenamento (foto Maurizio Borserini)
Domenica 23 gennaio…

E’ stato il giorno più intenso: 4 ore e 10′ a tutta! Qualche nostro compagno iniziava a correre (e a vincere, come Lonardi, ndr) e quindi abbiamo simulato anche noi una gara. Abbiamo fatto dei tratti di sfida. Non è mancata della doppia fila e il dietro motore nel finale.

Cosa significa simulare una gara?

E’ un allenamento particolare, che non si fa quasi mai. Lo abbiamo fatto dall’attacco delle salite e fino in cima. Solitamente chi non è uno scalatore va in fuga e poi noi dobbiamo rintuzzare da dietro, scattare. Una volta in cima poi ci si aspetta. Si mangia, ci si copre per la discesa e si riparte tutti insieme.

Hai anche parlato più volte di doppia fila, come la fate?

Ci si divide in gruppi di 7-8 atleti, altrimenti a girare in 20 diventa un po’ complicato. Come in gara, ci poniamo in due file e giriamo spalla a spalla. Ce ne sono due tipi, almeno per noi: uno per scaldarsi ed è un’andatura un po’ più allegra, ma nulla di che, e uno per fare “ritmo”, che è un medio.

Riprendiamo la settimana. Lunedì 24…

Scarico, un’ora e mezza totalmente tranquilla.

Martedì 25, vigilia della gara?

Abbiamo fatto ancora scarico: un’ora e 25′ nel pomeriggio. Eravamo già a Majorca però, non più ad Oliva.

Al Calvia, Diego ha chiuso 50°, ma con ottimi dati, come i 334 watt medi sui 60′, davvero non male visto il suo peso (circa 65 chili)
Al Calvia, Diego ha chiuso 50°, ma con ottimi dati, come i 334 watt medi sui 60′, davvero non male visto il suo peso (circa 65 chili)
E infine la gara: il Trofeo Calvia, il 26 gennaio…

Eh una bella faticata! Siamo andati subito a tutta. E’ stata una gara nervosa (anche nel percorso, ndr). La corsa è esplosa più o meno a metà: davanti si è fatto un gruppetto e dietro era tutto “rotto”. Per me buone sensazioni dai, serviva per tornare “in corsa”.

Sin qui, Diego, abbiamo parlato soprattutto di allenamenti in bici, per quanto riguarda il resto: palestra, core zone… come ti sei gestito?

Solitamente in ritiro facciamo i massaggi quasi tutti i giorni (nella foto di apertura Diego è con il suo massaggiatore, Carmine Magliaro). Io poi la sera faccio degli esercizi di core zone tutti i giorni. Molto spesso poi utilizzo la “pistola a percussione” per sciogliere un po’ i muscoli.

Veniamo all’alimentazione…

Avendo sempre fatto molte ore di bici, per di più con “orari” spagnoli, i pasti sono gestiti quasi come in una gara a tappe. Il problema semmai è quando fai scarico. Facendo molto meno, passi tanto più tempo in camera, ci si annoia un po’ e la noia fa venire fame.

Si dimagrisce in ritiro?

Personalmente non ho mai avuto problemi di peso, ma in questa settimana che precede la gara paradossalmente si mette peso. Questo perché s’inizia ad aumentare la quantità di carboidrati, ma si fa di meno, quindi c’è più ritenzione. Noi abbiamo la bilancia e ci pesiamo tutte le mattine e c’è anche chi ha preso 1,5 chili, ma chiaramente sono tutti liquidi. Sei come una macchina che gira col serbatoio pieno.

Niente dolci in ritiro. In Eolo-Kometa ci si affidava allo yogurt
Niente dolci in ritiro. In Eolo-Kometa ci si affidava allo yogurt
Illustraci la tua alimentazione a ridosso della gara. Partiamo dall’ultimo allenamento intenso di domenica 23…

A colazione quel giorno ho mangiato come fossi in gara praticamente: due bicchieri d’acqua, cosa che faccio anche a casa, tre bianchi d’uovo e un uovo sodo intero (a casa posso farmi un’omelette), mezzo avocado con del pane e quindi il porridge che io faccio con miele, banana, avena ed acqua. Infine due caffè: uno al termine della colazione e uno prima di salire in sella. Il 24 invece che c’era scarico, ho mangiato le proteine della carne, in questo caso è stata della fesa di tacchino. Ho preso meno pane e ho aggiunto uno yogurt con un frutto. E i due caffè…

A pranzo e a cena? Sempre in questi due giorni…

Il 23 siamo arrivati tardi in hotel quindi abbiamo trovato giusto un po’ di riso e tonno. Il 24 invece avendo fatto poco abbiamo mangiato un’insalata con del pollo e un paio di fette di pane. A cena invece l’unica differenza è stata la parte di carboidrati. Il giorno prima della gara abbiamo mangiato una mezza porzione di pasta, il 23 invece no. Completano la cena la parte proteica e le verdure.

E il dolcetto non si prende in ritiro?

Posto che io non sono un amante dei dolci, qui proprio non c’erano. Al massimo un frutto o uno yogurt.

Ultima curiosità: hai parlato di orari spagnoli, spiegaci meglio…

Qui ci si sveglia alle 8,30 ed è una pacchia per me visto che a casa con i bambini da portare a scuola mi sveglio alle 6,45! Usciamo in bici alle 11, mentre a casa esco alle 9. Il pranzo, come detto, dipende dalle ore di bici (e spesso si salta). In ritiro ceniamo alle 20, mentre a casa mangio presto, alle 19 adeguandomi agli orari dei miei bambini.

Zanatta, gli onori di casa: «I nuovi della Eolo-Kometa»

15.01.2022
5 min
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Il secondo ritiro, primo del nuovo anno, è sotto le ruote. La Eolo-Kometa è al lavoro sulle strade spagnole di Oliva, quartier generale per la preparazione invernale del team. In attesa delle corse, la squadra sta iniziando a prendere forma. I vecchi hanno riconosciuto l’ambiente, i nuovi stanno iniziando a farlo. Mentre aspettava che i ragazzi fossero pronti per uscire in allenamento, stamattina il diesse Zanatta ci ha raccontato qualcosa sui nuovi. Per come li ha visti e quello che sinora è stato possibile capire di loro.

«Sta andando tutto bene – dice – a parte qualche problemino, come ad esempio il ginocchio di Martin che gli fa un po’ male dopo un incidente prima di Natale. Ha bisogno di più tempo per recuperare».

Diego Rosa arriva alla Eolo-Kometa dopo Sky e Arkea: dovrà trovare stimoli diversi
Diego Rosa arriva alla Eolo-Kometa dopo Sky e Arkea

L’esperto Rosa

Si comincia da Diego Rosa, classe 1990. Gli anni dei fasti Astana sono alle spalle, quelli di Sky e Arkea non hanno lasciato grossi segni. Cosa potrà fare?

«Ha avuto un bell’impatto – spiega Zanatta – è un corridore d’esperienza e si trova in una situazione particolare. Non siamo lo squadrone, ma ha capito che l’organizzazione c’è. Per lui stare qui è una sfida e deve lavorare sulla voglia di riemergere. Gli stimoli sono diversi, avrà modo di vivere la squadra diversamente. Gli ho detto che non faremo mille ricerche per stabilire quale sia l’integratore più adatto e probabilmente sentirà ripeter cose che ben conosce, ma che ad altri saranno utili.

«La sfida è cercare le sue soddisfazioni e ispirare i compagni. Se uno così dice qualcosa ad Albanese e Fortunato, sono certo che lo ascolteranno. Se lo avesse detto a Thomas o Quintana, magari lo avrebbero guardato male. Lo vedo molto concentrato, non vuole perdere ore di lavoro perché forse è il primo a voler dimostrare qualcosa. E’ già magro, forse persino troppo».

Maestri Slovenia 2021
Lo sprint vincente di Maestri al GP Slovenian Istria 2021: per lui 54 giorni di gara con 2 vittorie
Maestri Slovenia 2021
Lo sprint vincente di Maestri al GP Slovenian Istria 2021

Il socievole Maestri

Se Rosa non lo conosceva, Maestri l’ha fatto passare professionista alla Bardiani e per questo con lui un certo tipo di lavoro motivazionale funzionerà bene.

«Mirko lo conosco parecchio – conferma Zanatta – perciò posso stimolarlo anche a livello personale. Vuole dimostrare che per noi si tratta di una scelta giusta. Da un lato si è inserito facilmente perché è davvero un ragazzo socievole, dall’altro ha ancora qualche difficoltà con lo spagnolo e l’inglese, allo stesso modo di Lonardi e Bevilacqua. La squadra è italiana, ma lo staff si esprime anche in altre lingue e per Mirko è tutto nuovo, dato che non è mai stato in una squadra che non fosse la Bardiani. Comunque finora Maestri ha avuto un buon inizio ed è a un bel livello».

Per Lonardi nel 2020 una tappa al Tour of Antalya
Per Lonardi nel 2020 una tappa al Tour of Antalya

Recuperare Lonardi

La storia con Lonardi sarebbe potuta essere come quella di Maestri: Stefano cercò di portarlo neoprofessionista dalla Zalf alla Bardiani, ma la Nippo-Vini Fantini arrivò prima.

«Il suo procuratore era Battaglini – ricorda – e fintanto che convinsi Reverberi e lo contattammo, lui aveva già firmato con gli altri. Poi arrivò lo stesso, ma io a quel punto ero già andato via. Ha comunque alle spalle un Giro d’Italia e anche se non ha mai fatto grandi volate, ha sempre lottato. Me lo ritrovo con un buon margine e sta lavorando con Marangoni per tirare fuori le potenzialità che aveva da dilettante. Nel primo anno alla Nippo, lo portarono al Giro. Fece due piazzamenti nei dieci, ma non lo finì e sono di quelle esperienze che ti tirano giù il morale. Adesso bisogna ricreargli l’autostima. Ha 26 anni ed esperienza. Non so se arriverà al livello di Viviani, ma per il nostro standard e le corse che faremo, potrà lottare. Ha sempre tenuto anche sui percorsi vallonati, non ha le caratteristiche di Albanese, ma in corse come quelle di Mallorca o nelle altre gare a tappe, si farà vedere».

Simone Bevilacqua, Tour de Langkawi 2019
Simone Bevilacqua ha vinto una tappa al Tour de Langkawi 2019
Simone Bevilacqua, Tour de Langkawi 2019
Bevilacqua, vince al Tour de Langkawi 2019

Bevilacqua e il treno

Simone Bevilacqua arriva invece dalla Vini Zabù, ha alle spalle quattro anni di professionismo, una vittoria al Tour de Langkawi e la partecipazione al Giro del 2020.

«Lo seguivo quando era junior – ricorda Zanatta – e ha già un motore rodato. Al primo ritiro ha stupito i preparatori per i test e le qualità di recupero. Gli piace la crono e può essere inserito bene nel treno di un velocista. Lui come gli altri di cui abbiamo parlato hanno gli stimoli per fare bene sui terreni più congeniali. Abbiamo guardato nel loro potenziale, cercando di tirare fuori le loro qualità».

Fancellu si è lasciato alle spalle i problemi del 2021 e riparte con grandi motivazioni
Fancellu si è lasciato alle spalle i problemi del 2021

Il Fancellu ritrovato

Tra i nuovi ci piace inserire anche Fancellu, che c’era già, ma si è lasciato indietro i problemi e potrebbe aver voltato pagina e ripreso per bene.

«Alessandro si sta allenando nel modo giusto – spiega Zanatta, con il quale avevamo già parlato del giovanissimo scalatore lombardosembra che il 2021 sia alle spalle. A casa ha lavorato bene e sembra ben più disteso di prima. Spero che la stagione passata e l’incidente che ha avuto gli abbiano dato la consapevolezza di poter lottare. Lui è uno di quelli che ha pagato aspettative troppo alte, che lo hanno affossato. Sta lavorando e ha un programma più soft in cui speriamo possa ritrovare stimoli e voglia. Con ragazzi così giovani serve pazienza. In certi casi si deve lavorare e scoprire i margini di alcuni che hanno 25-26 anni, figurarsi cosa si può capire quando ne hanno 19-20».

Rosa vuol tornare a divertirsi. E a fare il “diavolo a quattro”

24.12.2021
5 min
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Diego Rosa è pronto a ripartire… Anzi è già ripartito. E lo ha fatto da Oliva, in Spagna, con la Eolo-Kometa, la sua nuova squadra. Con il piemontese cerchiamo di capire che ambiente si respira nel team di Ivan Basso ed Alberto Contador, ma soprattutto come si è trovato lui.

Rosa viene dall’esperienza all’Arkea-Samsic, due anni non proprio da incorniciare tra il Covid, prima, e la frattura al femore, poi. A 32 anni, questo sembra proprio il momento e l’ambiente ideale per rilanciarsi. 

In ritiro Rosa ha trovato un gruppo di ragazzi che si divertono a stare insieme
In ritiro Rosa ha trovato un gruppo di ragazzi che si divertono a stare insieme
Diego, come va?

Sono in Italia per le vacanze di Natale e qui in Piemonte fa un bel freddo: un paio di gradi, nebbia e strade bagnate. Però considerando che è la settimana di scarico dopo il ritiro vado da Dio!

Ritiro, entriamo subito nel discorso: com’è andato il training camp in Spagna?

Bene, abbiamo fatto molte ore di sella. E per questo a ridosso delle Feste è ideale riposare un po’ per mettere a frutto il volume fatto in Spagna.

Cosa ti è sembrata la Eolo?

Ho trovato un gruppo che ha voglia di fare. Un gruppo con tanti giovani e per questo ho trovato entusiasmo e motivazione. Ho visto che si divertono e mi sono divertito io stesso. C’è un clima diverso almeno per quel che mi riguarda. E lo vedi dalle piccole cose. Per esempio l’anno scorso, terminata la cena, ognuno andava in camera sua, qui rimanevamo a chiacchierare, organizzavamo i tornei di FIFA alla Play Station. Si passava del tempo in gruppo.

Tra l’altro anche un buon gruppo, c’è qualche corridore interessante. Pensiamo, per esempio, ad Albanese che ha un grande potenziale…

In effetti Vincenzo aveva un gran bel colpo di pedale, uno dei migliori. Ha ripreso fiducia dopo l’anno scorso e al tempo stesso aveva quella “rabbia” per non aver vinto. Cosa diversa sarebbe stata se avesse portato a casa quelle 5-6 corse che poteva conquistare.

Hai parlato di giovani, che ruolo hai in questa squadra?

Sono il vecchietto che deve tenere tutto sotto controllo! Non abbiamo parlato di ruoli ben definiti, assegnati in questa o quella gara. L’importante sarà farsi trovare competitivi per le corse. Ho chiesto, e spero, di avere un po’ più di libertà. Chiederò ai diesse di poter attaccare da lontano, insomma andare in fuga, o magari di scattare a 20 chilometri dall’arrivo. Non essendoci un leader come Quintana magari si può fare.

Rosa (in maglia Sky) e Contador alla sua sinistra alla Vuelta 2017
Rosa (in maglia Sky) e Contador alla sua sinistra alla Vuelta 2017
Farsi trovare competitivo alle gare, giusto ma anche rischioso nel ciclismo di oggi in cui non basta essere pronti ma si deve essere in forma. Insomma servirebbe un programma, no?

Sì, sì… Ma il programma ce l’ho. È tutto ben definito. Ho persino il programma dei ritiri. Solo che qui c’è un modo diverso di porre degli obiettivi. In Arkea per esempio mi chiedevano di fare una top ten alla Strade Bianche o di salire sul podio al Laigueglia. Qui dobbiamo cercare di andare forte. E andare forte potrebbe non significare solo vincere una corsa, ma per esempio conquistare la maglia dei GPM alla Tirreno.

E quali sono gli obiettivi di Diego Rosa? Sarai contento se…

Sarò soddisfatto se tornerò a correre divertendomi. Se tornerò a stare davanti e a far soffrire gli altri. A giocarmela. Perché se ti diverti i risultati poi arrivano… a forza di fare il “diavolo a quattro” là davanti. Non nego che negli ultimi anni andare a correre era diventato un po’ un peso per me. Sempre a rincorrere, sempre a correre coperti per il capitano. C’era solo, tra virgolette, da proteggere il leader. Anche alla Sky, mi guardarono stralunati perché al via della Strade Bianche dissi che volevo andare in fuga. «Ma cosa ci vai a fare in fuga?». Cosa ci vado a fare: resto in gruppo ad aspettare che mi stacchino? Cerco di anticipare, di attaccare, di divertirmi. E alla fine feci quindicesimo.

Al Giro d’Italia ci pensi?

Ce l’ho in programma ed è uno dei miei obiettivi. Non c’è ancora una squadra predefinita e se non dovessi essere all’altezza sarò ben contento di mandare altri. Ho già fatto errori così…

Diego Rosa è ancora uno scalatore?

Non credo di essere mai stato uno scalatore. Ho la potenza dello scalatore puro, ma anche quei 5-6 chili di troppo. Ho provato a tagliarmi le unghie e i capelli prima delle gare, ma con il 4,5% di massa grassa non saprei proprio dove limarli! Scherzi a parte, sono fatto così. E anche per questo non ho mai insistito nel cercare di essere un leader e promettere cose che non erano alla mia portata. Resto però convinto di essere un corridore che su salite fino a 10 chilometri può dire la sua. Più la corsa è dura e tanto meglio è, ma se c’è alta montagna no.

Un selfie con Diego. Fancellu (a destra) con la maglia della Remo Calzolari
Un selfie con Diego. Fancellu (a destra) con la maglia della Remo Calzolari
Contador e Basso c’erano in ritiro?

Sì, Alberto è venuto e ha anche pedalato con noi. E devo dire che va ancora forte! Anche Ivan era presente, così come gli sponsor, il signor Spada, e Fran, fratello di Alberto. Lui c’è a tempo pieno per la squadra.

Che poi tu sei l’unico della Eolo ad aver corso con Contador…

No, no quale unico! C’è Gavazzi, Francesco è più vecchio di me! Eh sì, con Alberto ce ne siamo date di santa ragione. Al Giro, quando in Astana avevamo Landa ed Aru capitani, e alla Vuelta, quando ero alla Sky per Froome: abbiamo battagliato davvero. Ci attaccava sempre ed era diventato il mio incubo la notte in quei Giri. Adesso averlo come “capo” fa un po’ impressione.

E i ragazzi ascoltano queste storie?

Sì le ascoltano, ma oggi con il web sanno tutto, conoscono gli ordini di arrivo meglio di me! Mi ha impressionato Fancellu. Un giorno in ritiro Alessandro mi ha fatto vedere una foto scattata dopo una Tre Valli Varesine. Venne da me con i suoi compagni per farsi una foto. Era allievo, adesso è un mio compagno di squadra. Eh sì, sono diventato un vecchietto!

Zanatta (e la Eolo-Kometa) al lavoro per ritrovare un Rosa così

30.09.2021
5 min
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C’è un corridore da far rifiorire, che deve e vuole tornare a pungere in corsa. Diego Rosa ne ha tutte le capacità (o spine se preferite) per farlo. Ne è convinto di questo anche Stefano Zanatta, diesse della Eolo-Kometa. La professional di Ivan Basso e Alberto Contador a partire dal 2022 sarà la formazione del piemontese (in apertura mentre vince la Milano-Torino del 2015), al quale è stato offerto un contratto di un anno e contemporaneamente la possibilità di rilanciarsi. 

Con questa cartolina social, la Eolo-Kometa ha annunciato il suo arrivo per il 2022
Con questa cartolina social, la Eolo-Kometa ha annunciato il suo arrivo per il 2022

Francia di traverso

Il trentaduenne della Arkea-Samsic (la squadra in cui approderà l’altro italiano Alessandro Verre) viene due stagioni in Francia non particolarmente fortunate. Ci si era trasferito a fine 2019 insieme al trio colombiano Winner Anacona, Dayer e Nairo Quintana, proprio per fare da supporto a quest’ultimo nelle grandi gare a tappe. Gli unici piazzamenti nella top five risalgono a febbraio 2020, prima che il mondo si fermasse e si stravolgesse. 

In epoca di Covid, sembra che sia passata un’eternità da quei giorni, meglio quindi per Rosa decidere di cambiare aria e accettare la proposta della Eolo-Kometa. Con Zanatta (in ammiraglia in questi giorni al Giro di Sicilia) ci siamo fatti raccontare cosa prevedono per lo scalatore di Corneliano d’Alba.

Zanatta ha avuto un ruolo molto importante nel rilancio di Vincenzo Albanese
Zanatta ha avuto un ruolo molto importante nel rilancio di Vincenzo Albanese
Stefano come è nato il contatto con Diego?

Avevo saputo a metà agosto da un conoscente dell’ambiente che non era contento in Arkea-Samsic, del calendario che gli avevano designato e anche che il feeling con loro si era raffreddato. Ne ho parlato subito con Basso e gli ho proposto di sentirlo perché poteva fare al caso nostro. Tempo di qualche doveroso incontro anche con Fran (Contador, general manager e fratello di Alberto, ndr) e abbiamo trovato l’accordo.

E lui come vi è sembrato quando lo avete chiamato?

Entusiasta, molto. Ha avuto subito un grande approccio e siamo rimasti colpiti positivamente da questo. Pensate che per qualche settimana mi chiamava ogni tre giorni per sapere programmi, materiali e novità sull’anno prossimo. Gli ho dovuto dire (spiega sorridendo, ndr) di stare calmo, che consumava troppe energie.

Nel vostro roster avete corridori esperti come Gavazzi e Belletti (che ha già annunciato il ritiro a fine stagione). Per Rosa pensate ad un ruolo simile “da chioccia” per i vostri giovani come avete fatto con loro?

Loro due sono stati molto d’aiuto con i nostri giovani. Per Diego sarà più o meno così. Nel senso che lui ha già una bella esperienza alle spalle avendo corso e vinto con team WorldTour come Astana e Ineos e potrà tornare utile alla nostra causa. Però pensiamo anche che possa ancora fare molto per se stesso. Che possa giocarsi le sue possibilità in tante corse, come ad esempio in un Lombardia (nel quale ha già ottenuto un secondo e quinto posto, ndr). Senz’altro in gara sarà un tramite tra l’ammiraglia e gli altri ragazzi.

Rosa ha firmato solo per il 2022. Si gioca il tutto per tutto o c’è già un’opzione per la stagione successiva?

Onestamente non lo so, non sono questioni che seguo direttamente. Di sicuro lui dovrà sfruttare questa occasione che gli forniamo. Che gli forniamo ben volentieri sia chiaro, perché crediamo molto nel suo rilancio.

L’esperienza alla Arkea-Samsic non è stata delle migliori, dopo un primo anno promettente
L’esperienza alla Arkea-Samsic non è stata delle migliori, dopo un primo anno promettente
Fortunato e Albanese su tutti, ma non solo. La vostra linea è stata quella di puntare su corridori che rischiavano di non avere più carte da giocare nel ciclismo di un certo livello.

Lavoriamo per dare una nuova chance a professionisti che a 24 anni non possono considerarsi vecchi o finiti. Con alcuni corridori abbiamo fatto una buona scelta. Ma abbiamo anche dodici neopro’, come ad esempio Piganzoli o Fetter (rispettivamente decimo al Giro U23 e quarto agli europei U23 nella prova in linea, ndr) che quest’anno sono cresciuti tanto.

Chiudendo Stefano, secondo te cosa è stato a far accettare a Diego Rosa la vostra proposta?

Bisogna dire che quando ti telefonano persone come Basso, Contador o Sean Yates (il responsabile dell’area sportiva, ndr) non puoi restare indifferente. Ma non è stato soltanto quello, c’è un buon clima da noi. Abbiamo una bella struttura, un bel progetto in cui crediamo. Siamo una professional, ma ben attrezzata nel nostro piccolo. Non promettiamo nulla che non possiamo fare o dare. Non abbiamo capitani designati. Non mettiamo pressioni. E anche il nostro presidente Luca Spada, che è uno sportivo, è interessato ma non ossessionato dai risultati.