Sull’asse di equilibrio con Villella, fra accuse e autocritica

15.01.2023
7 min
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Quando finisce la carriera e non sei pronto per fermarti, fatichi a farci pace. Così Davide Villella, che alla fine del 2022 si è trovato senza squadra, è li che ragiona sui motivi che hanno spinto la Cofidis a non rinnovargli il contratto e su cosa non abbia funzionato nella sua carriera da predestinato. Quando riusciamo a ripescarlo, il discorso percorre l’asse di equilibrio fra dita da puntare e il tentativo di fare autocritica.

«Ormai è andata – dice – la situazione è questa. Non spettava a me cercare squadra, dovrebbero farlo altre persone. Però, vabbè..».

Villella è nato a Magenta il 27 giungo 1991, è alto 1,82 e pesa 66 chili. E’ passato pro’ nel 2014
Villella è nato a Magenta il 27 giungo 1991, è alto 1,82 e pesa 66 chili. E’ passato pro’ nel 2014

In rampa di lancio

Il suo ultimo anno da under 23, il 2013 dei mondiali di Firenze, era stato a dir poco trionfale, con sei vittorie fra cui due tappe e la classifica finale del Val d’Aosta e poi il Piccolo Giro di Lombardia. Lo aveva preso la Cannondale, in un percorso parallelo a quello di Formolo: entrambi rappresentati da Mauro Battaglini.

In quegli anni le cose sembravano funzionare. Rapporto in salita, belle accelerazioni, qualche vittoria. Poi lentamente avvenne un cambio di pelle. Pur continuando a fare i suoi piazzamenti, il bergamasco ha provato a trasformarsi in gregario di lusso. Due anni alla Astana, poi alla Movistar si è ritrovato a lavorare per Valverde e Mas, con tanto di investitura da parte di Cataldo, che lo aveva individuato come suo successore in cabina di regia nella squadra spagnola.

Finché nel 2022 Villella è approdato alla Cofidis, indicato assieme a Cimolai da Roberto Damiani, che lo preferì allo stesso Cataldo in ragione del fatto che fosse più giovane. Ma le cose non sono andate come pensava. A vederlo da fuori, sembrava che Davide avesse perso mordente, in un periodo in cui non puoi mollare un metro. La coincidenza di alcuni problemi tecnici ha composto definitivamente il quadro.

Che cosa è successo?

Ho avuto problemi meccanici in momenti poco indicati. La sella che scendeva anche di un centimetro, ad esempio. Al Tour of Oman, è successo nel momento in cui si faceva il ventaglio che ha deciso la corsa. Potevo entrare nei 10 finali e invece niente. Oppure nella tappa del Giro d’Italia a Potenza (quinto dopo 130 chilometri di fuga, ndr). Prima si è rotto il cambio. Così ho preso la bici di scorta e mi è scesa la sella. Sono rientrato sulla fuga, ho rialzato la sella, ma non abbastanza. E sono arrivato al traguardo, con 5 millimetri di altezza in meno.

Si è capito perché?

Una cosa strana. A casa avevo lo stesso modello, ci ho messo del fissante e non è mai più successo. Alle corse capitava, a me e ad altri. Non credo sia la bici, sarà stato probabilmente qualcosa legato al lavoro dei meccanici. A volte salvi la stagione anche con un giorno alla grande e Potenza è stata un’occasione buttata via non per colpa mia (sull’importanza dell’occasione sfumata per i problemi meccanici, anche il diesse Damiani si dice d’accordo, ndr). 

Nella tappa di Potenza del Giro, una serie di problemi tecnici hanno impedito a Villella di giocarsi la vittoria
Nella tappa di Potenza del Giro, una serie di problemi tecnici hanno impedito a Villella di giocarsi la vittoria
Perché sei andato alla Cofidis e non sei rimasto alla Movistar?

Non lo so perché non sia andata avanti con Movistar. Quando mi è stata data un po’ più di libertà nel finale di stagione, ho fatto qualche piazzamento, ma ho anche aiutato Valverde a vincere una tappa al Giro di Sicilia. Alla Cofidis avevano visto quei piazzamenti e con la questione della classifica WorldTour, cercavano atleti che potessero farne ancora. Per quello mi hanno fatto un solo anno di contratto, ma mi era stato detto che avrei firmato per un altro. Si doveva solo discutere della cifra, almeno questo è quello che mi diceva il procuratore che aveva parlato con Vasseur (Alex Carera conferma che fino al Giro, la Cofidis fosse contenta di Villella. Come lui, anche Damiani, ndr).

Non può essere dipeso da te?

Forse sì. Mi sono un po’ abbattuto, nell’ultimo anno soprattutto. I problemi tecnici sono stati mazzate morali che si sono riflesse sui risultati. In più, non mi sono mai trovato con la squadra. Non ho imparato la lingua come avevo fatto con lo spagnolo e con l’inglese e quella è stata una mia pecca. Non sapere la lingua ti limita molto, ma nemmeno puoi pretendere di parlarla benissimo in così pochi mesi. Non so dire se ci siano state altre scelte che si potevano evitare, però con il senno di poi siamo tutti bravi.

Nei due anni alla Movistar (2020 e 2021), Villella si è trasformato in luogotenente di lusso
Nei due anni alla Movistar (2020 e 2021), Villella si è trasformato in luogotenente di lusso
Sei sempre stato un lupo solitario…

Sono uno cui piace allenarsi da solo. Quindi anche se c’è gente che conosco, a parte Formolo con cui ci si trovava quando ero a Monaco, rimango sempre abbastanza per i fatti miei negli allenamenti. A volte mi seguiva qualche amico amatore. Ho sempre fatto così, non so se sia giusto o sbagliato, però è quello che sono. 

Ti sei mai sentito davvero forte?

Si parla di anni fa, era il 2016. Avevo fatto quinto al Lombardia, poi avevo vinto la Japan Cup. L’anno dopo ho vinto la maglia degli scalatori alla Vuelta. Alla fine però sono più stato un gregario più che un vincente. E per questo, in aggiunta alle mie responsabilità, sono stato anche sfortunato a capitare nella Cofidis che andava a caccia di punti.

Quando hai capito che si metteva male?

Dopo il Giro. Avevo chiesto di riposare un po’, invece la squadra ha insistito perché corressi il Giro di Svizzera. Ci sono andato, ho fatto due tappe e sono tornato a casa, perché sia fisicamente sia mentalmente ero proprio arrivato. Da lì mi sembra che non l’abbiano presa bene (Damiani però esclude che ci sia un nesso fra il ritiro e la mancata conferma, ndr).

Ne hai parlato con Damiani?

Con Roberto ho un buon rapporto, è un buon direttore e mi ha aiutato tanto. Anche con il francese, quando mi ha visto spaesato. Ma alla fine il risultato è stato questo e, per quello che so, non mi ha più cercato nessuno. Mi sarebbe piaciuto andare in una squadra come la Eolo, solo che anche lì non c’era più posto. Avevano finito il budget, perché quando gliel’hanno chiesto, era fine ottobre.

La Cofidis gli ha chiesto indietro la bici per i primi di dicembre, per cui non ha più pedalato
La Cofidis gli ha chiesto indietro la bici per i primi di dicembre, per cui non ha più pedalato
Cosa farai adesso?

Qualche mese un po’ tranquillo, per dedicarmi alle cose che non ho fatto in questi anni. Al dopo ci penserò più avanti. Non sto andando in bici, perché mi è stata ritirata. Avevo chiesto se me la potevano lasciare sino a fine anno, ma ho dovuto riportarla ai primi di dicembre. L’unico che mi abbia mandato un messaggio è stato Cimolai, che ho sentito l’altro giorno. Qualche chiamata con Damiani, ma poi zero. Alla fine non avevo fatto grandi annunci sul fatto che stessi smettendo.

Ci pensi spesso?

Molto spesso. Durante il giorno e anche la notte prima di dormire. Sapevo che prima o poi sarebbe finita, però non pensavo in questo modo. Così passo le giornate facendo qualche corsetta a piedi e cercando di tenermi occupato. Ho fatto una vacanza a New York con la ragazza e spero di farne un’altra fra uno o due mesi. Nel frattempo ho ordinato la bici, che però arriva a febbraio. Ma se anche qualcuno mi proponesse di ripartire, forse non troverei gli stimoli giusti. Mi piacerebbe entrare in un’azienda vicino casa, magari da Santini, per fare un esempio. Alla fine quella può essere una chiave per tenere un piede dentro.

Cofidis e la “lotta salvezza”: Damiani tira le somme

04.08.2022
5 min
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Il Tour de Pologne è una corsa che ha tanti volti al suo interno, una gara poliedrica, potremmo definirla. Ogni corridore ed ogni squadra passa da qui con obiettivi ed ambizioni diversi. Uno dei team che affronta la corsa con particolare attenzione a quello che è successo e a quello che succederà è la Cofidis. Nella quale militano Consonni, Cimolai e Villella.

La squadra francese si trova nelle ultime zone della classifica delle squadre WolrdTour, è una di quelle che si sta giocando la “lotta salvezza” se volessimo esprimere il tutto in termini calcistici. 

«E lo è ancora – dice subito Roberto Damiani, diesse del team (nella foto di apertura a sinistra, ndr) – La situazione è chiara. Ci sono più squadre che stanno lottando in questa classifica che si è stilata nel corso delle ultime tre stagioni». 

Un buon inizio

La Cofidis aveva iniziato la stagione molto bene, con qualche vittoria e qualche certezza in più, soprattutto grazie alle volate di Thomas e Coquard. Poi però nel corso della stagione si è un po’ persa, ed ora cerca di ritrovare il bandolo della matassa.

«Come detto – prosegue Damiani – abbiamo iniziato bene, con qualche vittoria e dei bei piazzamenti. Poi siamo stati meno presenti a livello punti sui grandi Giri, fino ad ora. Questo la dice lunga su quanto sia importante il tipo di distribuzione dei punti che viene fatta nelle varie corse. C’è una seconda parte di stagione estremamente importante, abbiamo recuperato tantissimo. Ad inizio anno eravamo diciannovesimi, ora siamo sedicesimi a 5 punti dalla EF Easy Post. E’ veramente una lotta punto a punto, come in un campionato di calcio».

Consonni con Cimolai (di spalle) al Tour de Pologne, corsa di rientro per entrambi dopo un periodo di recupero
Consonni con Cimolai (di spalle) al Tour de Pologne, corsa di rientro per entrambi

Velocisti = punti

Sono i velocisti coloro che hanno maggiori possibilità di raccogliere punti. Da questo punto di vista i francesi (Thomas e Coquard) hanno dato qualcosa in più dei nostri Consonni e Cimolai. 

«Se parliamo di “Cimo” non ha raccolto in termini di quantità – riprende con voce profonda Roberto – però gli è stato chiesto di fare un certo lavoro come ultimo uomo. Di conseguenza o porti punti o fai un certo tipo di lavoro. Per quanto riguarda Consonni, in effetti, è mancata la vittoria, perché il miglior piazzamento è un secondo posto. Da questo punto di vista ne risente un po’ moralmente. Lui è arrivato da noi come “pesce pilota” di Viviani ed ora si è preso delle responsabilità e questo gli fa onore. Quando uno fa questo lavoro per passione e voglia di fare bene, sente anche una pressione interna, che da un lato dobbiamo smorzare e dall’altro incentivare nel senso positivo del termine».

Simon Geschke ha corso un buon Tour. Lottando per la maglia a pois è stato spesso in fuga: molta visibilità, ma pochi punti UCI
Simon Geschke ha corso un buon Tour. Lottando per la maglia a pois è stato spesso in fuga: molta visibilità, ma pochi punti UCI

I Grandi Giri

Nelle grandi corse a tappe la Cofidis ha avuto un po’ di luci e ombre. A volte anche la sfortuna si è messa di mezzo, e quando lotti punto a punto anche il caso gioca la sua parte.

«Nei grandi Giri abbiamo avuto due facce della stessa medaglia. Al Giro siamo anche andati bene, Consonni si è mosso bene per quel che doveva fare. Da un’altra parte Guillaume Martin ha avuto un Giro tra luci e ombre, sicuramente non è stata un’edizione facile.

«Al Tour direi che il Covid ci ha fortemente penalizzato, prima la positività di Coquard e poi quella di Martin ci hanno azzoppato. C’è stata una bellissima situazione di Geschke che ha preso la maglia a pois e ha cercato di difenderla in tutti i modi. Però in termine di punti non abbiamo raccolto molto. Ecco che però mi sento di fare un appunto, le maglie intermedie sono importanti, anche per lo spettacolo, allora si dovrebbero dare punti anche per queste cose. C’è da fare un ragionamento fondamentale sulle classifiche, per esempio: vincere una tappa al Giro ti fa prendere meno punti di una corsa 1.1 (argomento di discussione che abbiamo già trattato, ndr)».

Axel Zingle, classe 1998, è uno dei giovani che Cofidis sta facendo crescere (foto Cofidis)
Axel Zingle, classe 1998, è uno dei giovani che Cofidis sta facendo crescere (foto Cofidis)

Una gestione difficile

Conciliare le esigenze del team e quelle dei corridori è difficile ma è anche l’arduo compito del diesse. Certo che, quando si ha a che fare con i punti, la matematica purtroppo la fa da padrona. 

«I corridori fanno i corridori e noi facciamo i direttori sportivi ed è giusto che sia così – dice Damiani – però capiscono quel che sta succedendo. Tante volte vedi delle squadre che fanno risultati molto buoni con corridori che non sono nei dieci e quindi questi punti vengono persi. Io continuerò a dire che è molto meglio correre per vincere, in questo modo si fanno anche i punti.

«D’altra parte mi rendo conto che a volte è meglio fare un secondo o un terzo posto con corridori che hanno punti e non vincere con un ragazzo che non ne ha: è pazzesco dirlo ma è così. Non che i corridori non riescano ad emergere, noi abbiamo un neo professionista come Zingle che ha fatto bene, ha vinto qualche corsa ed è entrato trai i primi dieci».

Cofidis Italia festeggia al Giro i 25 anni del suo team

14.05.2022
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L’edizione 105 del Giro d’Italia, in pieno svolgimento in questi giorni, coincide con un momento davvero speciale nella storia sportiva del Team Cofidis. Sono infatti 25 gli anni di attività svolti ai massimi livelli da parte della formazione transalpina, una delle squadre storiche del ciclismo mondiale. 

Per festeggiare questa importante ricorrenza Cofidis Italia è presente in questi giorni al Giro con il ruolo di Official Sponsor della Corsa Rosa, ma soprattutto con tante iniziative per farsi conoscere dal grande pubblico. Rientra infatti nella filosofia aziendale l’essere vicini, in qualità di partner ufficiale, ai principali eventi ciclistici che si disputano nei Paesi dove il Gruppo è presente. Ne avevamo fatto già accenno in un nostro articolo dello scorso anno in merito al Tour de Pologne con la sponsorizzazione della gara da parte della filiale polacca.

Ricordiamo che il Gruppo Cofidis nasce nel 1982 come società finanziaria a distanza. Oggi è presente in 9 Nazioni con 30 milioni di clienti in Europa. Da oltre vent’anni è presente anche in Italia, offrendo soluzioni di credito studiate per permettere a chiunque di realizzare i propri progetti. Si tratta di soluzioni semplici, innovative e sempre disponibili anche online.

Cofidis ha festeggiato al Giro d’Italia i suoi 25 anni nel professionismo, questo lo stand montato oggi in Piazza del Plebiscito a Napoli
Cofidis festeggia al Giro d’Italia i suoi 25 anni nel professionismo, questo lo stand montato oggi in Piazza del Plebiscito a Napoli

L’importanza della fiducia

Cofidis ha lanciato di recente il payoff “La fiducia in un istante” e proprio il tema della fiducia è alla base del rapporto che instaura quotidianamente con i propri clienti. In Cofidis sono oltretutto convinti che la fiducia sia il collante che tiene unite fra loro le varie componenti di un team ciclistico: atleti, direttori sportivi, meccanici e preparatori. Si spiega anche così il forte legame con il team e più in generale con il ciclismo.

A raccontare qualcosa di più sulla presenza al Giro di Cofidis è Giulia Garlando, Responsabile P.R. e Sponsorship di Cofidis.

«Siamo orgogliosi ed emozionati – dice – di aver siglato la sponsorizzazione di un evento sportivo così importante come il Giro d’Italia. Un’occasione speciale che ci permette per la prima volta di portare il brand Cofidis in giro per l’Italia e raccontarlo dal vivo ai nostri clienti, rafforzando il legame con loro direttamente sul territorio. Un’opportunità per supportare da vicino il nostro Team e far sentire la nostra fiducia nei loro confronti».

Il team francese è presente nel ciclismo maschile quanto in quello femminile
Il team francese è presente nel ciclismo maschile quanto in quello femminile

Ecco il Giro

In questi giorni di pieno svolgimento del Giro è possibile incontrare lo staff Cofidis al villaggio di partenza e arrivo della corsa rosa dove è presente uno stand personalizzato. Qui per i più piccoli, ma non solo per loro, sono stati pensati dei giochi di animazione e la possibilità di incontrare la mascotte Raggio. Per tutti ci sono dei gadget eco-sostenibili in linea con #LikeMyPlanet, il progetto attraverso il quale il Gruppo Cofidis invita le proprie filiali e i propri collaboratori a mettere in atto iniziative finalizzate alla salvaguardia dell’ambiente.

Il tema dell’ambiente e quindi della sostenibilità è molto importante per Cofidis Italia. L’azienda è parte attiva di “Ride Green”, il progetto di sostenibilità promosso dal Giro d’Italia volto alla salvaguardia delle aree toccate dalla corsa. Nato nel 2016, “Ride Green” ha come obiettivo quello di ridurre, attraverso la raccolta differenziata, gli effetti del passaggio della Corsa Rosa sul territorio, tramite una corretta gestione dei flussi dei rifiuti prodotti, ricorrendo a un sistema di tracciabilità. Nelle cosiddette “Green Zone” del Giro è possibile vedere la presenza di Cofidis grazie a una mongolfiera brandizzata.

Simone Consonni è andato a caccia di risultati nelle prime volate di questo Giro d’Italia
Simone Consonni, Cofidis

Non solo Giro

Il Team Cofidis si è presentato al Giro con una formazione di tutto rispetto che ha in Guillaume Martin il proprio uomo di punta. A supporto del francese troviamo i nostri italiani Davide Cimolai, Simone Consonni e Davide Vilella.

Il marchio Cofidis da quest’anno è presente anche nel mondo del ciclismo femminile con un nuovo team nel quale milita la nostra Martina Alzini. Prosegue invece l’attività nel paraciclismo, un settore nel quale il Gruppo Cofidis crede molto fornendo da diverso tempo il suo sostegno concreto.

Cofidis

Villella al punto di svolta: stavolta serve il coltello tra i denti

10.11.2021
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Si può dire abbastanza serenamente che per Davide Villella la prossima stagione con la Cofidis sarà un punto di svolta. Magari presto per parlare di ultima spiaggia, ma in qualche modo questo dovrà essere il suo spirito. Il bergamasco lo sa. E al netto di anni lasciati passare e di qualche tifoso che sui social lo copre di insulti per il semplice gusto di ferire, sembra mentalizzato per raccogliere la sfida e l’occasione. Il finale con la Movistar è stato un mix fra occasioni quasi concretizzate e gran lavoro di squadra, che magari passa inosservato ma rientra fra i compiti di chi il ciclismo l’ha scelto per lavoro.

«Nell’ultima tappa del Giro di Sicilia – dice – è venuto Rojas a dirmi che Valverde aveva i crampi e quindi avrebbero corso tutti per me. Sul momento mi è preso un colpo, però ho pensato che fosse una bella occasione. Invece al traguardo volante con gli abbuoni Alejandro era bello pimpante e quando siamo arrivati all’attacco dell’ultima salita, era due posizioni dietro di me e mi sono rimesso a lavorare per lui. Nibali è arrivato da solo, noi tutti nel gruppo alle sue spalle».

Dopo il 2021 a sprazzi (qui in fuga al Romandia), Villella si è accasato alla Cofidis
Dopo il 2021 a sprazzi (qui in fuga al Romandia), Villella si è accasato alla Cofidis

Da lui ci si aspettava il grosso risultato. Bella carriera fra gli U23, il terzo posto al Giro dell’Emilia ancora da stagista nel 2013 e il quinto al Lombardia del 2016 lasciavano sperare che, fatta la convergenza fra preparazione e motivazioni, il risultato non sarebbe tardato ad arrivare.

Invece?

Invece un po’ la sfortuna, un po’ ci ho messo sicuramente del mio e le cose sono andate così. Però sono sempre qua, correrò ancora in una WorldTour e avrò i miei spazi. So che è un’occasione importante e anche, come dice Damiani, che vincere è difficile, ma è difficile anche arrivare secondi. Quello che chiederò sarà solo di correre con continuità.

Alla Movistar non era così?

Non proprio. Vorrei continuità di condizione e gare. C’è chi sta bene a fare una corsa al mese, io ho bisogno di correre. Poi è chiaro che non posso fare i conti con le attese della gente, ma è certo che ho sempre fatto il corridore al 100 per cento. Quando feci quinto al Lombardia e poi vinsi la Japan Cup sembrava che tutto avesse preso la direzione giusta. Invece all’inizio dell’anno dopo mi ritrovai a tirare ancora.

Quest’anno qualche lampo a fine stagione si è visto…

Dopo il Giro, soprattutto nelle corse in cui c’era Sciandri in ammiraglia, a me e Cataldo è stato lasciato un po’ di spazio. Si sapeva che non ci avrebbero tenuto ed è servito per farsi vedere un po’.

Difficile che funzioni, se per anni non ci hai mai provato…

A furia di aiutare gli altri, parti per le corse con un’altra mentalità. Sai di dover tenere duro fino a un certo punto e poi basta. Ho perso lo smalto, ma credo che si possa ritrovare. Alla fine, la grinta c’è. Quando non avrò più voglia di fare fatica sulla bici, per come mi conosco e come mi conoscete, la metterò via di corsa.

Rossella Di Leo, che ti ha cresciuto alla Colpack, dice che se avessi la grinta di Masnada, saresti molto più forte di lui…

Me lo dice ogni volta che ci troviamo, so cosa dice. Intanto diciamo che vedere Fausto che va forte mi rende felice, pensando che neanche volevano farlo passare. Forse in quello che dice c’è del vero, anche se secondo lei non mi impegno abbastanza e io su questo non sono d’accordo.

Se non è l’impegno, è il carattere…

Può darsi anche che mi serva qualcuno che mi prenda… a calci. Domani incontrerò per la prima volta Damiani, mi dicono che lui sia uno tosto che ti fa correre per vincere. Vediamo, magari ho bisogno proprio di questo.

La prossima sarà una stagione speciale, farai anche un inverno diverso per essere pronto?

Credo che l’inverno sarà sempre lo stesso. Sono stato per un mese senza bici e fra poco si ricomincia. La mia preparazione la segue Leonardo Piepoli, comincerò con la palestra, le camminate in montagna e la bici. Non avevo mai fatto uno stacco così grande, mi serviva per resettare e ricominciare col passo giusto.

Si diceva che d’inverno tendessi a prendere peso, troppo peso…

Sono fasi superate. Ho sempre pensato che quando si stacca, si stacca davvero. Finché parliamo di 4-5 chili, credo che vada anche bene, perché basta rimettersi a pedalare e a fare la vita e li butti giù. Da qualche parte dobbiamo recuperare…

Chiederai di fare un programma in particolare?

Mi piacerebbe provarmi di più nelle corse di un giorno. E poi di fare Giro e Vuelta come si faceva in Cannondale, ma sono aperto a tutto quello che mi proporranno. L’anno prossimo saranno 31, so che quest’occasione me la voglio giocare bene.

Villella e Cimolai alla Cofidis: Damiani e il perché della scelta

08.11.2021
5 min
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«E’ una fase di riposo particolare – racconta Roberto Damiani – stamattina abbiamo fatto un meeting con tutti i direttori. Queste settimane si sta tranquilli, poi verso il ritiro dai primi di dicembre si ricomincia ad alzare i giri».

Abbiamo cercato il direttore sportivo italiano della Cofidis per commentare due arrivi di casa nostra nella squadra francese. Due scelte diverse che rispondono a diverse esigenze, che fanno però entrambe un gran piacere. Quella di Davide Cimolai e l’ultima, se vogliamo anche un po’ insperata, di Davide Villella.

Italiani con la valigia: ai tricolori 2017, Bettiol, Guarnieri e, appunto, Villella e Cimolai
Italiani con la valigia: ai tricolori 2017, Bettiol, Guarnieri e, appunto, Villella e Cimolai
Cimolai ci ha raccontato che fosti addirittura tu a portarlo dalla Liquigas alla Lampre nel 2012…

Dice bene. Ci incontrammo a Pechino, quando ancora si faceva il Tour of Beijing. Una di quelle situazioni in cui i box delle squadre sono tutti vicini e ci mettemmo a parlare. Mi disse che avrebbe voluto cambiare ambiente. Dopo quella volta ci trovammo un’altra volta in hotel in modo un po’ massonico. Ricordo che sperò che nessuno lo avesse visto. Ma posso dire di averci visto giusto già da allora.

In che senso?

Nel senso che Cimo è innanzitutto una brava persona, che fa le volate per sé e le tira agli altri. Avevo in testa il suo nome da un po’, ma non ho detto niente. Poi, quando prima del Giro Vasseur (Cedric Vasseur, team manager della Cofidis, ndr) mi ha chiesto informazioni su di lui, gli ho detto tutto quello che pensavo e che sapevo.

Nel 2012 lo vuole Damiani alla Lampre e lascia la Liquigas in cui ha debuttato
Nel 2012 lo vuole Damiani alla Lampre e lascia la Liquigas in cui ha debuttato
Farà le sue volate e le tirerà agli altri?

Quest’anno abbiamo quattro carte veloci da giocarci. Consonni, Coquard, Walscheid e Cimolai: starà a noi farli ruotare perché ciascuno possa esprimersi al meglio. I due leader sono Consonni e Coquard, più Consonni che Coquard. Simone si è guadagnato questa precedenza sulla strada, andando forte, lavorando per Viviani e per la grande correttezza. Ci sono stati giorni in cui gli dicevano di fare la sua corsa e lui non ha mai accettato: «Finché c’è Elia – ha risposto più di una volta – io lavoro per lui».

Tornando a Cimolai, ci saranno anche le classiche?

Tutti i velocisti hanno in testa la Sanremo, non so se perché sia l’unica Monumento alla loro portata o se perché credano di poterla vincere. Quel giorno si farà la corsa per chi starà meglio, ma Cimolai sa andare bene anche al Nord, con la grande caratteristica di essere sempre pronto negli obiettivi prefissati. Mi pare che ci sia una bella contentezza reciproca. In più lui conosce già la mentalità delle squadre francesi e credo che per inserirsi bene sia importante.

Dal Polonia sino a fine stagione, Villella ha tirato forte per la Movistar. Ma vale più di così…
Dal Polonia sino a fine stagione, Villella ha tirato forte per la Movistar. Ma vale più di così…
E poi c’è Villella…

Con tutta sincerità, ecco come è andata. Quando ci siamo trovati dopo il Lombardia per i soliti ritiri burocratici, ci siamo detti che saremmo voluti arrivare a 30 corridori, quindi avevamo due posti. Così ho preso internet, l’odiato internet. In questi casi si fa così o si chiamano i procuratori. Mi sono messo a scorrere l’elenco ed è venuto fuori il suo nome.

E cosa hai pensato?

Mi sono detto che è giovane, ma siccome lo conosco poco, ho chiesto informazioni a Rossella Di Leo che lo ha seguito alla Colpack da under 23. Poi sono andato a documentarmi. Ho studiato i suoi piazzamenti e mi ha fatto un’ottima impressione. Abbiamo parlato, ma vorrei incontrarlo nei prossimi giorni prima che torni a Monaco.

Che cosa ti ha detto Rossella?

Che se avesse la stessa grinta, sarebbe più forte di Masnada. Che pecca di insicurezza. E intanto io pensavo che a causa dell’assenza di squadre italiane è un altro corridore che per lavorare è dovuto andare all’estero. Non so quante opportunità gli abbiano dato. Mi diceva che al Giro di Sicilia avrebbe potuto fare la sua corsa. Poi nella tappa decisiva, si è voltato, ha visto che aveva Valverde a ruota e si è messo a correre per lui.

Roberto Damiani è dal 2019 direttore sportivo della Cofidis
Roberto Damiani
Roberto Damiani è dal 2019 direttore sportivo della Cofidis
Si esce da questa poca fiducia in se stessi?

Dipende dalle condizioni in cui lo metti a correre. A volte una vittoria quasi per caso dà la svolta. Se devo essere onesto, la scelta era fra lui e Cataldo. Abbiamo preso Davide perché è più giovane, ma sono contento che Cataldo abbia trovato squadra. Adesso si dovrà vedere che cosa potrà fare.

Cosa ti aspetti?

Siamo molto legati a Guillaume Martin, ma al Lombardia non andava e siamo arrivati troppo indietro. Non ci piace avere entrambe le ammiraglie sul gruppetto, per cui con l’arrivo di Izagirre e di Villella, sono convinto che avremo altre frecce al nostro arco. Io ci credo, adesso bisogna fare in modo che ci creda lui.

Nibali Dorelan

Nibali e Dorelan ReActive, un’accoppiata vincente

21.05.2021
3 min
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Il corridore italiano più famoso nel ciclismo contemporaneo è da oltre un anno il testimonial ideale di Dorelan ReActive: Vincenzo Nibali ha stretto un accordo biennale con l’azienda romagnola. Una scelta legata alla volontà di dimostrare che anche il sonno notturno è un elemento importante nella performance di un atleta e quindi è necessario dotarsi degli strumenti di maggior qualità disponibili sul mercato.

Il campione della Trek-Segafredo, arrivato al Giro d’Italia attraverso vie più tortuose di quanto preventivato considerando il recente infortunio al polso, nella sua ripresa ha sfruttato anche le possibilità derivategli dall’utilizzo di prodotti Dorelan ReActive come materassi e cuscini uguali a quelli di casa e posti in ogni camera d’albergo della squadra lungo il percorso della corsa rosa.

Quanto è importante nella prestazione di un corridore in un grande Giro avere un buon riposo notturno e quindi strumenti di qualità come materassi e cuscini?

Conta tantissimo. Per un corridore che guarda alla classifica generale è direi essenziale. Nell’economia di una corsa di tre settimane, bisogna risparmiare ogni energia. Ma soprattutto bisogna recuperarne il più possibile nell’arco di tempo che intercorre fra quando tagli il traguardo e ti rimetti in linea di partenza. Materassi e cuscini sono “accessori” che fanno la differenza. Non ho mai avuto grandi problemi a dormire e riposare in carriera, ma da quando ho potuto apprezzare la qualità di certi prodotti, il mio riposo ne ha giovato.

Nibali Giro 2021
Le incombenze quotidiane sono a scapito del riposo, per questo poi bisogna recuperare
Nibali Giro 2021
Le incombenze quotidiane sono a scapito del riposo, per questo poi bisogna recuperare
Nella tua esperienza hai trovato grandi differenze nelle sistemazioni in albergo fra l’Italia e gli altri Paesi europei, sempre in relazione ai grandi Giri?

Ad inizio carriera sì, specialmente quando alloggiavo in hotel piccoli, a conduzione familiare. Ogni Paese ha i suoi “gusti”, per così dire. Negli ultimi anni le sistemazioni sono cambiate, siamo alloggiati molto spesso in hotel internazionali, con standard comuni tra Paesi. Quando posso, però, io cerco di mantenere sempre i miei standard di riposo con i miei accessori preferiti.

Quando è iniziata la tua collaborazione con Dorelan ReActive e che cosa hai apprezzato in particolare?

La qualità, senza dubbio. Dorelan mi ha fatto comprendere la differenza tra un buon riposo e un riposo eccellente. E non a parole, ma con i fatti. Da quel momento ho dotato casa mia solo di prodotti Dorelan ReActive per il riposo.

Tutta la parte extra corsa per un capitano che punta alla classifica, ossia gli impegni di fine tappa con i media, i trasferimenti verso l’hotel, le tempistiche legate a massaggi e cena che chiaramente riducono il tempo dedicato al riposo, quanto influiscono secondo te sulla prestazione?

Senza dubbio sono aspetti a cui non puoi fare a meno ma che bisogna imparare a gestire, altrimenti rischi di pagarli caro nell’arco delle tre settimane. Ogni momento che si intervalla, deve essere dedicato al recupero. Alimentarsi, idratarsi, evitare di stare in piedi e poi, nel trasferimento all’hotel, bisogna riuscire a dormire. Gli impegni ci sono, ma vanno ridotti al minimo indispensabile per dare spazio al riposo.

Villella Dorelan

Villella: «Nel giorno di riposo, non tutti pedalano…»

18.05.2021
2 min
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Che cosa avviene al Giro d’Italia nel giorno di riposo? Che cosa fanno i corridori? Il riposo è un concetto che può anche sembrare astratto, perché nel corso di una prova di tre settimane, molti sono i ciclisti che preferiscono rimanere in attività, provando a staccare la spina solo mentalmente. A chiarirci un po’ le idee è Davide Villella (Movistar) che sta affrontando il suo settimo Giro d’Italia e, dopo il ritiro del suo primo anno nel 2014, li ha sempre portati a termine.

«Normalmente durante il giorno di riposo due sono gli input che vengono dati ai corridori – esordisce il corridore di Magenta – il primo è dormire di più rispetto ai giorni di tappa, il secondo è comunque uscire per una sgambata in bici, dai 60 ai 90 minuti, per mantenere i muscoli agili. Se però la tappa dopo il riposo è piatta, molti non escono e cercano di riposare il più possibile. Me compreso…».

L’uscita quindi non è obbligatoria come si pensa…

Ci si regola in base alla propria esperienza, alle proprie abitudini. Dopo un po’ un corridore impara a conoscersi e a gestirsi. Io ad esempio – sottolinea Villella – nel giorno di riposo cerco di dormire finché posso e di recuperare perché so che poi ogni energia sarà preziosa, è la base per le tappe successive.

Jumbo Visma Dorelan
L’uscita nel giorno di riposo (qui la Jumbo Visma al Tour 2020) non è effettuata da tutti
Jumbo Visma Dorelan
L’uscita nel giorno di riposo (qui la Jumbo Visma al Tour 2020) non è effettuata da tutti
Dopo il pranzo, nelle ore nelle quali abitualmente si è in sella ed anzi le tappe sono nella fase decisiva, che cosa si fa?

Si riposa in camera, c’è anche chi fa un sonnellino pomeridiano, oppure ci si dedica a qualche film o programma televisivo. Un concetto che deve essere molto importante è che il riposo non deve essere solamente quello fisico, ma anche psicologico, è forse anche più importante. E’ chiaro che il pensiero a quello che ti aspetta c’è sempre, ma queste giornate servono anche per cercare di staccare la spina.

I massaggi si fanno anche nel giorno di riposo?

Rigorosamente, una volta al giorno. Non possono certo mancare, servono per mantenere la muscolatura reattiva per il giorno dopo.

In tanti anni a Villella è mai riuscito di avere 10 minuti per uscire dall’albergo?

Assolutamente no, so che è qualcosa che dicono tutti i ciclisti, ma è davvero così. Noi giriamo l’Italia, ma non riusciamo mai a vederla…

Villella gregario di lusso per Valverde e Soler

12.02.2021
4 min
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Tanti fanno “confusione” sui social con i loro allenamenti, specie chi vive in posti esotici e da molti bramati come le sponde della Costa Azzurra, Davide Villella invece non è così. Lavora quasi in silenzio tra Monaco, appunto, e la sua Lombardia.

Davide ha 29 anni e sta per iniziare la sua nona stagione tra i professionisti. Sin qui è stato autore di un buon inverno. «Un inverno senza intoppi», come dice lui stesso. «Giusto oggi sono venuto a Bergamo per un sistemare le tacchette. Io sono pignolo per questa cosa. O meglio, sono molto sensibile. Basta un millimetro di differenza che lo sento sulle ginocchia».

Davide Villella (a destra) è alla seconda stagione con la Movistar
Davide Villella (a destra) è alla seconda stagione con la Movistar
Un inverno che vedrà Villella iniziare la sua stagione agonistica da…

Dallo UAE Tour.

Cavolo, ma andate tutti laggiù, Davide! Sarà meglio del Tour…

Eh, se continuano a saltare le corse è così.

L’ultima volta, con te avevamo fatto una sorta di “fantaciclismo”: Unzue ti dava carta bianca e tu disegnavi il tuo calendario ideale. In quell’occasione avevi parlato di Ardenne e Giro. E’ anche la realtà?

Più o meno ricalca quella carta bianca! Dopo lo UAE Tour, farò Laigueglia, Larciano, Tirreno, Sanremo, Tour of the Alps e Liegi. E poi il Giro d’Italia.

E avrai anche qualche spazio per te o correrai in appoggio a qualche capitano?

Non vorrei dire cavolate, ma in UAE ci dovrebbe essere Valverde e lì dovrò dare una mano a lui. Anche in altre corse sarò di supporto. Magari al Giro avrò qualche occasione in più. Anche se verremo per stare vicini a Marc Soler, il nostro capitano.

Prima si è accennato alla preparazione: hai cambiato qualcosa?

Ho lavorato molto sulla resistenza facendo qualche distanza in più e in generale qualche ora in più. E ho anche aumentato un po’ i lavori sull’intensità: i 40”-20” e le salite fatte a tutta. Non correndo più dal Giro era anche ora d’iniziare ad alzare i ritmi visto il periodo. Le gare non sono poi così lontane.

E hai fatto dietro moto anche, sei uscito con qualcuno…

Io preferisco uscire da solo, soprattutto quando faccio i lavori. Perché se poi sono in compagnia mi distraggo e neanche mi va più di fare quegli “sforzoni”. Meglio che organizzi la mia giornata! Ogni tanto esco con Formolo. E’ lui che a Monaco mi ha insegnato un po’ di strade e di salite nuove.

Soler sarà il capitano al Giro, ma sarà la sua prima volta da leader, questo ti consentirà di avere un po’ di spazio comunque?

Fare bene al Giro con Soler è il nostro obiettivo e già svolgere un buon lavoro per lui, stargli vicino è molto importante. Poi penso che in tre settimane di corsa le occasioni non mancheranno.

Parli da corridore esperto ormai! Vero che c’è Cataldo con voi ma puoi fare il regista in corsa?

Sì e no. E’ più Dario il regista. E’ lui l’uomo di esperienza e la squadra si affida molto a lui. E’ lui che sa quando si deve star davanti, quando ci si può rilassare. Se io posso farlo? Boh! L’anno scorso non c’era il capitano al Giro e tutti abbiamo corso un po’ allo sbaraglio. Ora con Soler vediamo come andrà. Lui è un cavallo pazzo! Scherzi a parte, i numeri ce li ha.

Davide Villella tra i ventagli del Qatar da neopro’ nel 2014
Davide Villella tra i ventagli del Qatar da neopro’ nel 2014
Però se le cose stanno così, puoi davvero essere l’erede di Cataldo…

Dai non farmi queste domande! Lui è un uomo fondamentale per la squadra.

Immaginiamo vi abbiano diviso in gruppi: tutti i team stanno lavorando così…

Esatto nel ritiro ad Almeria ci hanno separato per obiettivi. Io, Cataldo, Soler siamo nello stesso gruppo. Non so se faremo un po’ di altura prima del Tour of the Alps, ma conoscendo Patxi Vila ci può stare e in quel caso immagino andremo a Sierra Nevada.

Intanto caro Davide c’è da pensare all’UAE Tour e non sarà facile, se poi ci sarà vento. Ballan l’altro giorno ci ha raccontato di una folle tappa in Qatar. Si ritrovò a 80 all’ora in pianura…

So bene come funziona laggiù! Nel 2014 in una delle mie primissime gare tra i pro’ mi capitò una di quelle giornate ventose. C’era un’atmosfera come dire, frizzante, già nel trasferimento con quei bestioni da 80 chili della Quick Step che menavano come pochi. Alla fine ero più stanco che dopo una tappa dolomitica!

Villella tra Lopez, Mas, la Liegi e il Giro

25.11.2020
4 min
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Per Davide Villella oggi è stato il terzo allenamento in vista della stagione 2021. Il corridore della Movistar ha ripreso a pedalare lunedì, dopo un mese di stop. Quattro settimane tonde, tonde in cui ne ha approfittato per staccare, fare qualche corsetta a piedi, far rigenerare il fisico da una stagione comunque dispendiosa.

Niente vacanze quindi?

Volevo andare al mare ma nulla. Alla fine sono tre anni che non ci vado. Un inverno perché ero impegnato a casa, uno perché sono andato a New York e quest’anno perché c’è il covid.

Partiamo dal tuo 2020…

Ero partito bene a Majorca e alla Valenciana. A Majorca avevo fatto terzo e Soler aveva vinto. E lì in qualche modo la stagione si è interrotta subito. Per uno come me che ha bisogno di correre e fare le corse a tappe per trovare la condizione, non è stato possibile. Prima del Giro ho disputato solo la Tirreno e le corse di un giorno, non molto adatte a me. Al Giro poi mi aspettavo un po’ di più, ma almeno ci siamo fatti vedere. Non avendo un leader ero spesso in fuga.

Davide Villella
Villella durante una delle sue uscite di running
Davide Villella
Villella durante una delle sue uscite di running
Tu e anche il tuo “gemello” Davide Formolo da dilettanti eravate due fenomeni, cosa vi è mancato tra i pro’?

Sinceramente non lo so. Sì, eravamo dilettanti di prima fascia: io ho vinto il Val d’Aosta, Formolo il Nettarine e comunque eravamo sempre lì a lottare. Poi, una volta che passi ti ritrovi improvvisamente con un livello più alto e tutto si fa più difficile. La gente aspetta sempre il nuovo Merckx, ma noi corridori siamo ragazzi. Una cosa è certa, non è che non ci mettiamo impegno.

Però Pogacar, Evenepoel, Bernal, Hindley… loro sono giovani e vanno forte. Che idea ti sei fatto?

Il mondo è andato avanti ed è sempre più estremo. Di sicuro hanno talento, ma magari hanno degli staff (preparatore, nutrizionista…) molto più preparati rispetto a 5-6 anni fa quando siamo passati noi. Un lasso di tempo che sembra ieri, ma in realtà non è poco, visto che le cose cambiano di anno in anno.

La Movistar ha cambiato molto in questo 2020 e ci stava che non raccogliesse come al solito, poi il covid ha fatto il resto, però è pronta a tornare…

Già lo scorso anno ci dissero chiaramente che con tutti i cambiamenti la stagione sarebbe stata diversa. Sono cambiate molte persone. Sono andati via Landa e Quintana e il lockdown non ha aiutato. Alla fine però abbiamo fatto quinti al Tour e alla Vuelta con Mas. Io credo che già il prossimo anno sarà diverso, anche perché ci sarà anche Lopez e i giovani hanno un anno di esperienza in più.

E il tuo ruolo quale sarà?

Non sono uno che vince sempre e quindi correrò in appoggio ai capitani.

E’ questa oggi la tua dimensione? Non ti piacerebbe tornare il vincente che eri da dilettante?

La speranza di tornare a vincere c’è, però aiutare i capitano non è uno smacco per me. Ottenere la loro fiducia è una bella cosa. Di campioni in grado di vincere un grande Giro ce ne sono pochi. E comunque in tre settimane un’opportunità per i gregari c’è. E’ che a volte servirebbe un po’ di fortuna oltre alle gambe.

Hai fatto dieci grandi Giri, ma non ancora il Tour: è nei tuoi programmi?

Mi piacerebbe farlo, ma non sappiamo ancora nulla. Il ritiro post Vuelta è saltato, quello di dicembre anche. Dovremmo farne uno a gennaio.

Davide Villlella
A Majorca ha corso con Valverde
Villella ha debuttato con la Movistar nelle gare majorchine
Okay facciamo un “gioco”. Stagione “covid free” e Unzue ti dà carta bianca: disegna il tuo calendario!

Partirei con la Valenciana. Poi Tirreno o Catalunya e farei il Trentino, che piace molto, ma saltando le ultime due tappe per andare direttamente alla Liegi. Questo è l’avvicinamento ideale. Poi da italiano dico il Giro, ma non nascondo che mi piacerebbe fare il Tour. E per finire la Vuelta. Di solito io facevo Giro e Vuelta, se dovessi andare in Francia farei Tour e Vuelta.

Quindi punteresti alla Liegi?

Eh sì, un picco di forma anche per il Giro. Il periodo è quello.

E andresti al Giro per…

Vincere una tappa.

Tra i capitani in Movistar con chi ti sei trovato particolarmente bene?

Alla fine io con Mas e Valverde ho corso poco, giusto alla Valenciana. Poi ci hanno diviso in gruppi cercando di mischiarci il meno possibile. Nel ritiro ad Andorra, a luglio, entrambi hanno mostrato grande serietà e professionalità. Valverde è molto alla mano: un bambino cresciuto!

In tutti questi anno di professionismo qual è stata la lezione più grande?

Io ho il vizio di allenarmi troppo. Nei primi anni da pro’ non esisteva più il riposo. Anche nel giorno di scarico alla fine facevo due ore e neanche tanto piano. Era sbagliato, anche mentalmente diventava pesante. Invece a forza di ascoltare i preparatori ed osservare i leader nei ritiri ho capito che il giorno di riposo serve.

E’ in arrivo Lopez, lo conosci? Sarai magari il suo ultimo o penultimo uomo per la salita?

Sì, e bene. Dai tempi dell’Astana ne abbiamo fatte molte di corse e di Giri insieme. Però ultimo uomo per la salita no! Spero di essergli a fianco. E lo stesso vale per Mas. Uno di loro due, prima o poi un grande Giro lo vince. Ma devono migliorare a crono.

Se dovessi scommettere 10 euro su chi lo vince prima su chi li punteresti?

Ma che domande (ride, ndr)! Tu su chi li punteresti?

Io su Lopez…

Beh, allora io dico Mas.