DESENZANO DEL GARDA – Martina Alzini e Benjamin Thomas stanno insieme da dopo il Covid e vivono da queste parti, in un paesino fra il Garda e Montichiari, che per entrambi sono teatro di allenamenti. Entrambi iridati su pista (cinque volte lui fra omnium, madison e corsa a punti; una lei nell’inseguimento a squadre) dal 2022 corrono anche nella stessa squadra, l’Equipe Cofidis, sulla stessa bici Look. Scherzando, chiedemmo a lei come facessero a non confondere maglie e calzini nei rispettivi cassetti.
Oggi siamo tornati con la curiosità di scoprire in che modo abbiano declinato le scelte tecniche sulla stessa bici: la Look 795 Blade RS in uso alla squadra, che Thomas ha contribuito a sviluppare. In queste settimane che conducono alle Olimpiadi di Parigi, le scadenze sono serrate, per cui non è semplice trovarli entrambi a casa. Un tavolo e un caffè ai margini del mercato sono l’occasione per una sorta di dialogo a due su questo tema. Una reciproca intervista in cui due atleti professionisti hanno parlato per quasi mezz’ora del loro strumento di lavoro.
Rigida e leggera
ALZINI: «Allora Ben, da quanto tempo hai iniziato a usare questa bici? Soprattutto sappiamo che sei stato uno degli atleti che ha lavorato allo sviluppo del telaio e dei materiali...».
THOMAS: «Sì, è già dall’estate 2022 che proviamo questo telaio. I primi test sono stati soddisfacenti. Mi sono sentito subito bene e ormai la uso in gara da due stagioni. All’inizio ha debuttato come prototipo adesso abbiamo la versione finale ed è una bella bici da gara».
ALZINI: «Quali sono le differenze rispetto alle bici che usavi prima, in cosa è diversa?».
THOMAS: «La prima cosa è che è una bici molto reattiva e leggera. Quando ti alzi sui pedali, la senti andare avanti, soprattutto in salita. E poi dà una sensazione di comfort nelle discese, senti di avere una bici veloce, ma anche precisa in frenata e manovrabilità. Volendo usare tre qualità per descriverla, parlerei di leggerezza, rigidità e reattività. A te invece cosa sembra?».
ALZINI: «Penso la medesima cosa, però per quanto riguarda la discesa. Rispetto alle bici che ho utilizzato nelle precedenti stagioni (Alzini ha corso alla Valcar con Cannondale e al primo anno in Cofidis con De Rosa, ndr), questa mi ha colpito subito perché nelle discese ha veramente una grande reattività, che a me interessa anche più della leggerezza. La bici deve andare dove dico io, deve schivare una buca, un ostacolo all’ultimo, deve reagire al millisecondo. Poi c’è da dire un’altra cosa. Secondo me nella guidabilità di una bici fanno tanto anche le ruote e per me Corima con Look è veramente una bella combo. Certo ora conta tutto: la scelta del pneumatico, la ruota, il telaio, però secondo me queste ruote sono davvero in sintonia col telaio».
Quali ruote?
THOMAS: «Telaio e ruote sono stati sviluppati insieme, dato che Corima e Look fanno parte dello stesso gruppo. Quindi è vero che un certo tipo di bici va con certe ruote e queste si abbinano bene. Sia quelle da 47 mm che uso in allenamento, sia quelle più alte da 58 che sono davvero una bomba in discesa e anche in pianura. Quelle da 47 passano dovunque, sono ruote complete».
ALZINI: «Io penso che le 47 sono quelle che scelgo nel 99 per cento delle gare, perché non sono super alte come le 58. Specie quando sei in Belgio e hai tanto vento laterale e senti l’impatto. Danno anche una bella inerzia, che magari con le 32 non avviene, anche se pesano qualcosa in meno».
THOMAS: «Le 32 le usano di più gli scalatori, quindi io non le ho mai usate (sorride, ndr). Poi c’è anche da dire che con queste ruote da 47 o le 32 la bici si avvicina a un peso quasi sotto i 7 chili, quindi una bici molto competitiva su tutti i terreni. E’ all’altezza dei migliori telai nel mondo, è una bici da gara».
La posizione in sella
ALZINI: «Ti è venuto facile trovare la posizione in sella?».
THOMAS: «E’ stato importante regolare bene il posto di pilotaggio…».
ALZINI: «Che cosa?».
THOMAS: «Il posto di pilotaggio, come dite in italiano le post de pilotage? Dico manubrio, che è meglio (ride, ndr). E’ stato importante trovare la giusta misura dell’attacco, perché poi una volta trovata quella, la posizione rimane fissa. Io l’ho cambiata due volte durante la prima stagione, fino a trovarmi bene. E tu l’hai trovata subito bene?».
ALZINI: «Questa cosa che il manubrio e l’attacco non sono integrati, nel senso che non sono un unico pezzo, mi ha aiutato parecchio. Puoi tenere la stessa larghezza, ma cambiare la pipa. Questo mi è piaciuto molto, specie in inverno le prime volte che provavo la bici. Non sei mai sicura al 100 per cento e mi ha aiutato molto fare varie prove mantenendo la larghezza della curva. E’ questo che mi piace rispetto ai manubri totalmente integrati».
THOMAS: «E comunque, anche se in due pezzi, lascia una bella impressione di rigidità. Io lo trovo molto reattivo anche in volata, quando ti alzi e lanci una volata, non senti il manubrio che balla. E’ subito rigido e puoi trasmettere tutta la forza».
Nuovi pedali in arrivo
THOMAS: «I nuovi pedali Look sono stati presentati pochi giorni fa e penso che li useremo già alla fine dell’anno su qualche bici, per provarli in gara. E poi penso dall’anno prossimo li useremo tutti e ci daranno un bel guadagno di peso di circa 80-100 grammi rispetto ai sensori di potenza integrati nella pedivella. Quindi ancora un piccolo guadagno per avvicinarsi a quel limite di 6,8. La cosa trovo interessante di questi pedali, però, più che la leggerezza è la rigidità. Io adoro che il pedale sia il più rigido possibile, devo sentire sempre il minor gioco possibile».
ALZINI: «Anche io nei pedali cerco la rigidità. Ancora prima della leggerezza, la cosa che guardo è che quando decido di spingere a fondo sui pedali, magari nel fare uno sprint o un rilancio, devo avere una risposta immediata. Ci deve essere il minor gioco possibile e mi piace veramente la possibilità di chiuderli del tutto. Magari all’inizio quando lo sganci lo senti un pochettino più duro, specie all’inizio, però ci si abitua a tutto e io preferisco così, in modo da avere una reazione istantanea. Invece ci sono mie compagne, specie le scalatrici, che preferiscono una risposta un po’ più soft. Loro magari hanno il pedale impostato a metà della rigidità, io invece stringo tutto, come gli sciatori in discesa. Ma visto che prima si parlava di ruote e coa ti pare del comfort di questa bici?».
Comfort e test
«Io uso al 99 per cento le ruote 58 rispetto a te, anche su percorsi duri, magari con 3.000 metri di dislivello. Non guardo molto le differenze di peso in salita, a me piace di più andare forte in pianura, recuperare il tempo nelle discese. Con le 58 magari perdi un po’ sulla salita, ma recupero il triplo nella discesa o dopo nei tratti di pianura. Mi piace avere la bici più rigida possibile e con le ruote da 58 mi trovo bene. E poi sono quelle che rispondono meglio in volata e con gli pneumatici da 28 trovo anche un discreto comfort. Non sento tutte le buche e non ho di schiena. Posso fare anche 5-6 ore su strade brutte e tornare a casa senza senza avere male dappertutto. Questo è importante perché la bici è rigida, ma è stata sviluppata per essere più confortevole. Ricordo che quando nel 2022 facevamo i test con Look, mettevamo dei sensori sotto la sella, la forcella e il manubrio per valutare le vibrazioni causate dalla strada».
ALZINI: «Che cosa veniva fuori?».
THOMAS: «Vedevamo che la bici aveva diverse rigidità di telaio e abbiamo scelto quella più rigida, ma anche con meno vibrazioni, che è molto importante. Passiamo quasi 25-30.000 chilometri all’anno sulla bici, è importante che non ci provochi problemi. Questo è un parametro su cui gli ingegneri di Look hanno molto ragionato e alla fine ci ritroviamo con una bici confortevole anche per amatori che non vogliono usarla in competizione, ma anche solo per farsi qualche girata. E comunque, come dicevi anche tu, se parliamo di comfort bisogna considerare anche le gomme.
Copertoncini e camera d’aria
ALZINI: «Io qui adesso ho dei 28 con camera d’aria, ma in gara usiamo i tubolari e non i tubeless, anche se qualcuno li ha testati. Nel 99 per cento delle corse, noi donne usiamo uno pneumatico da 25, qualcuna il 28 nelle classiche. Lo standard è il 25 con il bordo beige, perché appunto è stato testato che dia la resa migliore in abbinamento a queste ruote. Invece in condizioni di pioggia, anche se scorrono meno, usiamo uno pneumatico tutto nero. Magari nei tratti dritti e in pianura ti può sembrare che renda meno proprio in termini di watt, ma senti la differenza specie in curva. Ti puoi permettere di frenare un secondino dopo, che in una gara a volte fa la differenza. Specie quando devi rimontare o devi prendere una determinata curva per forza in testa, sempre nei limiti della sicurezza. Con il copertone nero, ha lo stesso grip di quando la strada è asciutta».
THOMAS: «Restando sempre sul discorso dei copertoni con la camera d’aria, usiamo il 28 con le camere d’aria latex. Pesano meno e rendono di più. Nei test che abbiamo fatto, sono meglio del tubeless che al momento sono l’ultima tendenza del mercato (oltre a queste considerazioni tecniche, risulta che la Cofidis non utilizza pneumatici tubeless perché le ruote Corima non sono ancora state sviluppate in modo adeguato, ndr)».
Trasmissione Shimano
ALZINI: «L’anno scorso, passando da De Rosa a Look, siamo passati anche da Campagnolo a Shimano. Tu che rapporti usi?».
THOMAS: «Io faccio una scelta abbastanza classica, con il 54-40 davanti e dietro 11-30 oppure 11-34 per le tappe di montagna. Poi possiamo anche mettere rapporti da 55-56 per gli sprinter o quando c’è una tappa con vento a favore. E’ interessante anche la possibilità di variare la lunghezza della pedivella senza doverla cambiare. Grazie al meccanismo di Look, possiamo passare da 170, 172,5 oppure 175. Io le uso da 172,5 e 170 a crono, basta ruotare l’eccentrico su cui è inserita la boccola filettata e varia anche la lunghezza della pedivella».
Adesso è tempo di iniziare l’allenamento. Per Ben, che vive sul lago da prima del Covid, la giornata prevede riposo: il prossimo obiettivo è il Giro d’Italia. Ma la giornata di sole e la necessità di fare qualche foto autorizzano un piccolo strappo alla regola. Martina in questi giorni fa avanti e indietro fra la strada e la pista. Manca poco alla Nations Cup su pista di Milton, poi l’avvicinamento a Parigi 2024 entrerà nel vivo. Lei dice un gran bene della nuova Pinarello per gli inseguitori, lui scherza dicendo che le bici francesi sono migliori. E così, ridendo, si allontanano lungo la sponda bresciana del lago. La loro stagione sta entrando nel vivo, lo spirito è quello giusto.