Consonni i passi giusti per diventare capitano

25.01.2022
6 min
Salva

Capitano, ma se suona arcaico diremo leader. Dopo la partenza di Elia Viviani, Simone Consonni è uno dei leader della Cofidis. Nei giorni scorsi, il suo preparatore Luca Quinti ci ha spiegato in che modo lo sta allenando, ma quel che più ci piace annotare è la reazione del bergamasco davanti alla nuova responsabilità.

«Sto molto bene – dice Consonni – è un bel peso da portare. Si lavora per quello. Nella mia pur breve carriera, ho sempre avuto delle occasioni. Nasco come uno che si gioca le sue carte. Per cui sentire che sono leader mi gasa. A livello mentale, non credo che si possa provare un’ansia superiore a quella dei mesi dopo Tokyo. Mi hanno fatto maturare, perché li ho sentiti davvero».

Finale di stagione con il dolce in bocca per il corridore della Cofidis con l’iride nel quartetto
Finale di stagione con il dolce in bocca per il corridore della Cofidis con l’iride nel quartetto

Sempre lo stesso

Professionista da cinque anni, Simone è uno dei fantastici campioni olimpici di Tokyo nel quartetto. E quando hai la forza di restare concentrato su sfide ad alta tensione nelle quali ti giochi tutto in 4 minuti, probabilmente hai anche la lucidità e la consapevolezza per farti carico di un finale in volata.

«In squadra sono sempre lo stesso – sorride – non mi sento cambiato. Non essendoci più un leader come Elia, in ritiro ci siamo dati le nostre bastonate in volata, fra chi partiva lungo e chi succhiava le ruote. Siamo in tanti veloci, tutti reclamano il loro spazio. Ma io voglio il peso della squadra».

Consonni è diventato un uomo chiave della squadra francese (foto Team Cofidis)
Consonni è diventato un uomo chiave della squadra francese (foto Team Cofidis)
Di solito quando ci sono tre velocisti, si rischia di combinare dei bei disastri…

La necessità di ruoli chiari l’ho imparata da junior. Il mio diesse era Paolo Lanfranchi, l’ex professionista. E se in volata facevamo secondo e terzo, ci mandava a casa in bici. Che due della stessa squadra si piazzino alle spalle del vincitore non si può vedere. Nel mio DNA c’è vincere, ma bisognerà fare fronte a questa situazione che resta strana.

E’ cambiato qualcosa nella preparazione per far fronte al nuovo ruolo?

Ho fatto tante più volate. Più palestra e tante più volate. Perché è un altro lavoro. L’anno scorso il mio ruolo prevedeva che lavorassi per 20-30 secondi, mentre gli ultimi 10 erano affare di Elia. Adesso tocca a me, per cui ho tolto alcuni giorni di lavoro al medio in salita e grazie alla palestra mi sento più potente, ma non credo di aver perso resistenza sugli strappi.

Palestra particolare o come in pista?

Uguale a quella della pista. Nel quartetto sono il secondo, per cui devo avere l’esplosività per non risentire del primo giro di Lamon. Sto facendo le stesse cose.

Secondo Morkov, il velocista che viene dalla pista si riconosce facilmente…

Con la pista mi porto dietro qualcosa di più, soprattutto il colpo d’occhio negli ultimi 100 metri. Però anche quello devo ritrovarlo. Finora sono andato con il pilota automatico fino ai 150 metri e poi avevo finito, invece adesso cambia anche l’approccio agli ultimi 2-3 chilometri.

Davide Cimolai aiuterà Consonni nelle prime corse, poi farà le sue volate (foto Team Cofidis)
Davide Cimolai lo aiuterà nelle prime corse, poi farà le sue volate (foto Team Cofidis)
In che modo?

Quando hai il velocista a ruota, devi stare sul lato giusto della strada per tenerlo al coperto. Sai che dai meno 5 prenderai aria e dovrai fare le classiche passate in gruppo per portarlo davanti casomai fosse rimasto indietro.

Ci sarà un pilota per Simone?

Nessuno assegnato in pianta stabile. Al Saudi Tour ci sarà Cimolai, che viene da una storia simile alla mia. Doveva essere una corsa poco combattuta, invece ci saranno Gaviria, Groenewegen e pure Cavendish. Cimolai ci sarà anche ad Almeria, poi prenderà la sua strada verso le classiche e le sue volate. Non avrò un treno di riferimento e dovrò creare il giusto feeling con l’ultimo uomo.

Qualche idea?

C’è Walsheid che lo faceva per Nizzolo e anche Coquard potrebbe fare la sua parte. In ritiro l’ho trovato concentrato e forte. La strada darà le sue gerarchie. In allenamento ridevamo e scherzavamo, ma le volate che abbiamo fatto sono come le prove del quartetto a Montichiari, che sorridevi ma non mollavi un metro. Cimolai mi stava dietro e per saltarmi si è spaccato il fegato. Mentre io per non farmi passare ho sputato l’anima. Una situazione che in ritiro ci ha spronato. Questa abbondanza potrebbe farmi bene, se non hai stimoli non migliori. Come con il quartetto olimpico.

La squadra correrà ancora su De Rosa, ma quest’anno con ruote Corima (foto Team Cofidis)
La squadra correrà ancora su De Rosa, ma quest’anno con ruote Corima (foto Team Cofidis)
Nel frattempo avete cambiato le ruote…

Siamo passati da Fulcrum a Corima e mi trovo ugualmente benissimo. Rispetto alla doppia scelta di Fulcrum, con cerchi da 44 e 58, Corima ci dà più profili in base ai diversi percorsi.

I velocisti usano ormai tutti il 54: fai così anche tu oppure da buon pistard sei più agile?

Uso il 54 anche io, ma in certi giorni per le volate servirebbe il 55. L’anno scorso in Belgio, in una delle ultime corse vinte da Viviani in circuito, visto che prima della volata c’era la discesa di un cavalcavia, Elia ha chiesto al meccanico di cambiargli la guarnitura e di mettere il 56. Ha cambiato bici e alla fine ha vinto.

Cosa ti porti degli ultimi due anni con Elia?

Tante cose, anche se sono stati più i momenti brutti di quelli belli. Però quando nell’ultima parte di stagione abbiamo ingranato, è stato bellissimo. Vedergli vincere la prima maglia iridata in pista è stato emozionante. Porto con me due anni bellissimi in cui mi sono proprio divertito e impegnato. Elia è uno preciso, è impressionante come analizzi ogni cosa e questo credo di averglielo rubato. O almeno ci sto provando.

Vedere Viviani vincere il primo mondiale su pista è una delle gioie del 2021 per Consonni
Vedere Viviani vincere il primo mondiale su pista è una delle gioie del 2021
Come sarà fare volate contro di lui?

Quando hanno annullato l’Argentina, gliel’ho detto: «Cerca di non venire a rompere!». Sarà strano. Neppure lui avrà il treno, per cui spero di non trovarmelo in mezzo al gruppo. Non sarà facile, ma succederà. E vorrà dire che ci daremo qualche testata e qualche gomitata… in amicizia!

Perché sarà strano?

Perché quando ero junior, avevo la cartolina col suo autografo. L’ho sempre visto come il prototipo del corridore che fa doppia attività. Sarà strano sfidarlo, ma non sarà la prima volta. E’ già successo. Al UAE Tour del mio debutto e poi a Dubai e anche nella mia prima Vuelta. Lui era già Elia Viviani, io ero un ragazzino. Ma adesso sono cresciuto.

La forza del velocista: palestra, volate e SFR alternative

27.12.2021
4 min
Salva

Forza, forza e ancora forza. Come abbiamo detto per l’esplosività dello scalatore con Aru, questa è il fulcro dello sport moderno e non solo del ciclismo. Ma se sei chiamato a vincere in volata lo è ancora un po’ di più. Stavolta quindi andiamo a vedere come cura la forza il velocista, o quantomeno il passista veloce. Per l’occasione ci siamo rivolti a Davide Cimolai, fresco acquisto della Cofidis.

Davide, partiamo dalla palestra: immaginiamo abbia un bel peso specifico nella preparazione di un velocista?

Direi proprio di sì. Io poi non la faccio solo d’inverno, ma la mantengo anche durante il corso della stagione. In questo caso più che aumentare i carichi vado a modificare un po’ il lavoro.

La forza di Cimolai passa anche attraverso il metodo Redcord, che ha anche valenze posturali
La forza di Cimolai passa anche attraverso il metodo Redcord, che ha anche valenze posturali
Cosa fai in palestra?

In passato tendevo a fare molti più macchinari, oggi invece lavoro molto di più con il corpo libero, TRX (e RedCord, ndr), salti, bilancieri, squat… L’unico macchinario che ancora utilizzo è la pressa.

Di inverno come la fai?

Da novembre in poi la faccio circa due volte a settimana. Poi gradualmente con l’avvicinarsi delle gare la riduco ad una sola volta a settimana. Nei periodi più intensi di gare anche una volta ogni dieci giorni.

E varia anche la tipologia del lavoro durante la stagione?

No, la tipologia no, quello che cambia semmai sono i carichi, che nel pieno della stagione sono un po’ più leggeri. In pratica carico meno per squat e pressa, mentre il resto, la parte di core zone, resta sempre quello. Generalmente comunque inizio con più forza esplosiva e man mano che si avvicinano le corse velocizzo il tutto. Per esempio le alzate di squat diventano dei balzi. In più io faccio anche le braccia, perché in volata contano anche quelle. 

Giro d’Italia 2021, a Termoli Davide Cimolai è secondo dietro Caleb Ewan
Giro d’Italia 2021, a Termoli Davide Cimolai è secondo dietro Caleb Ewan
Qual è il tuo modo di eseguire questi esercizi in palestra?

Generalmente io lavoro con parecchio carico, circa l’80% del massimale. Faccio poche ripetizioni, ma abbastanza veloci, soprattutto nella fase di spinta e più lente nella fase di ritorno. Mentre la forza dello scalatore è un po’ diversa: prevede meno peso e più ripetizioni.

E in bici quanti tipi di forza alleni?

Sostanzialmente due. Faccio le volate e le SFR. Ma anche questo aspetto negli anni si è modificato. Oggi tendo a fare più forza esplosiva. Quindi più partenze da fermo anziché le classiche salite forza resistenza al medio, che a quanto pare sembrano essere meno redditizie per un velocista. Queste le eseguo in modo particolare.

E come?

Anziché mettermi al medio alle classiche 50 rpm, viaggio ad intensità un po’ più alte e con una cadenza prossima alle 60 pedalate al minuto. Sempre però su salite tra il 6% e il 7% di pendenza, già all’8% sono un po’ durette per questo esercizio.

Esegui anche le volate in allenamento?

Sì, negli ultimi anni è aumentato molto il numero di volate in allenamento. Le inserisco sempre a fine uscita. Di solito ne faccio un paio. Vado molto a sensazione e durano sui 10″. Poi ci sono anche degli esercizi specifici. C’è la giornata dedicata alle volate e può capitare di fare due o tre serie da quattro-cinque sprint. La quantità dipende dal periodo. Di solito faccio dei lavori al medio con volata finale, l’idea è quella di simulare gli ultimi chilometri intensi della gara, come se si stesse in un treno.

In allenamento non mancano delle volate più o meno lunghe a seconda del periodo della stagione (foto Instagram)
In allenamento non mancano delle volate più o meno lunghe a seconda del periodo della stagione (foto Instagram)
Che wattaggi raggiungi in allenamento?

Sto sui 1.400-1.500 watt, ma quello che più conta è raggiungere il picco più alto dopo tante ore.

E come si fa per curare questo particolare aspetto?

Eh – sorride Cimolai – ci si aiuta molto con i lavori in palestra sicuramente, ma dipende molto da madre natura! Di solito è una caratteristica che si ha o non si ha.

Quando inizi ad eseguire le volate? C’è differenza durante il corso della stagione?

Se sto bene qualche volata la inserisco sempre, come detto. Le prime dell’anno sono molto brevi, durano 5-7 secondi. Si fanno proprio per riprendere il colpo. E’ giusto una “botta” iniziale, per arrivare poi col tempo fino a 12”. Le stime dicono che le volate durano mediamente 8”-10” secondi.

Redcord, la corda rossa che ottimizza l’uso della forza

21.12.2021
5 min
Salva

Scorrendo vari social, chi più e chi meno si sarà certamente accorto di corridori appesi a insolite corde (in apertura Davide Formolo) nello studio di Michele Del Gallo, fisioterapista del UAE Team Emirates, mimando il gesto della pedalata. In qualche modo, anche se con approccio forse autodidatta, gli stessi esercizi messi in atto da Brambilla e mostrati nell’articolo di qualche giorno fa.

Per capire meglio di cosa si tratti ci siamo perciò rivolti direttamente a Michele, trovando un varco nella sua agenda così indaffarata da risultare ormai impenetrabile. Perciò, dopo una serie di battute sul lavoro che ci incalza, siamo entrati nel vivo della questione.

Video fornito da Davide Cimolai
Di cosa si tratta?

Si chiama Redcord, corda rossa. Un sistema norvegese che si può usare in due modalità. Una per intervenire sulle catene miofasciali (strutture costituite da anelli muscolari e tessuto connettivale che realizzano in modo concreto lo schema posturale dell’individuo, ndr) e una per agire sulla muscolatura profonda.

A cosa serve?

La gamba spinge sul pedale ed è il braccio della potenza. Il fulcro di questa leva è il trocantere, quindi il bacino. Se il quadricipite spinge 1.000 watt, usiamo numeri a caso, bisogna che il fulcro lo supporti, perché se si muove avviene una dispersione e magari di watt al pedale ne arrivano 800. In passato si agiva per aumentare la forza, mentre adesso gli atleti sono più affusolati, proprio perché fanno lavori di stabilizzazione.

Che cosa significa?

Inutile avere la carrozzeria forte e il telaio debole, meglio rinforzare il telaio e poi ragionare sulla carrozzeria. Se lavori solo sulla forza, aumenti la massa, aumenti il peso, aumenti il fabbisogno calorico e perdi ogni beneficio. Allora ha senso fare questi lavori qui.

Lavorare sul core si sta diffondendo parecchio…

E’ una vera esplosione, perché si riesce ad isolare la muscolatura profonda e a farla lavorare nel modo giusto. Per cui si fanno dei test per capire quale catena miofasciale potrebbe trarne maggior beneficio. Sottolineiamo che non è un metodo per aumentare la forza, ma al contrario dona vantaggi a livello neuromotorio.

Come si capisce se una catena ha più bisogno di un’altra?

Vengono messe a paragone e si verifica come il corpo sia in grado di svolgere certi esercizi. In alcune foto avrete visto che alcuni atleti hanno degli elastici per scaricare il bacino. Chi è capace di svolgere il lavoro senza elastici, non ha bisogno di questo lavoro. Se una catena è più forte dell’altra, si creano torsioni e disagi.

Casi frequenti?

Ci sono corridori che convivono con il dolore, che dopo tanto lavoro iniziano a stringere i denti. La bici è simmetrica al millimetro, il corpo umano no. Alcuni sono perfetti, ma si tratta di esemplari rari. L’equilibrio corporeo può essere alterato da vari fattori, dalle cadute a disordini emotivi. Se li guardi da dietro mentre pedalano, ti accorgi che difficilmente le gambe fanno movimenti identici. E dopo 20 tappe di un Giro, certe problematiche affiorano.

Guardando i corridori da dietro, ci si accorge di eventuali asimmetrie fra le gambe
Guardando i corridori da dietro, ci si accorge di eventuali asimmetrie fra le gambe
Ci sono spesso movimenti irregolari…

Come ad esempio, la piccola rotazione del ginocchio quando la gamba viene su. Quella potrebbe dipendere dalla mancanza di controllo. Il vantaggio sta in questi dettagli e nel fatto che si riesce ad eliminare qualche dolore di schiena e ad ottimizzare l’uso della forza.

Dov’è il vantaggio del Redcord?

Soprattutto nell’instabilità, la situazione in cui il cervello riceve l’input di gestire la determinata parte del corpo. E poi riesci a dosare l’esercizio. Tanti preparatori danno esercizi senza considerare che i corridori sono agonisti, per cui l’esercizio lo fanno comunque, magari però dando fondo a tutte le risorse. Così invece si riescono a svolgere nel rispetto degli obiettivi che si hanno.

Ci sono casi di lavoro che non si dosa?

Il Plank ad esempio. Lavorano tutti i distretti muscolari, ma spesso costa troppo impegno e non è producente, perché per farlo l’atleta utilizza tutto quello che ha. Inoltre RedCord funziona perché essendo un esercizio statico, riesci a stimolare la muscolatura profonda, quella che regola l’equilibrio. Se fosse più dinamico, ricorrerei a quella superficiale, preposta al movimento, che però non incide sul core.

Anche Cimolai ricorre a questo tipo di esercizi per ottimizzare il core
Anche Cimolai ricorre a questo tipo di esercizi per ottimizzare il core
Da quanto tempo si lavora in questo senso?

David Bombeke, il massaggiatore di Evans, era la figura di riferimento per il Belgio e faceva questi lavori quando Cadel ancora correva. Io vi faccio ricorso da 4 anni. E’ un nuovo approccio, la frontiera di questi tempi. Riuscire a limare qualcosa per tirare fuori tutto il potenziale, dopo anni in cui ci si è concentrati solo sulla potenza e sulla rigidità della bici… 

Villella e Cimolai alla Cofidis: Damiani e il perché della scelta

08.11.2021
5 min
Salva

«E’ una fase di riposo particolare – racconta Roberto Damiani – stamattina abbiamo fatto un meeting con tutti i direttori. Queste settimane si sta tranquilli, poi verso il ritiro dai primi di dicembre si ricomincia ad alzare i giri».

Abbiamo cercato il direttore sportivo italiano della Cofidis per commentare due arrivi di casa nostra nella squadra francese. Due scelte diverse che rispondono a diverse esigenze, che fanno però entrambe un gran piacere. Quella di Davide Cimolai e l’ultima, se vogliamo anche un po’ insperata, di Davide Villella.

Italiani con la valigia: ai tricolori 2017, Bettiol, Guarnieri e, appunto, Villella e Cimolai
Italiani con la valigia: ai tricolori 2017, Bettiol, Guarnieri e, appunto, Villella e Cimolai
Cimolai ci ha raccontato che fosti addirittura tu a portarlo dalla Liquigas alla Lampre nel 2012…

Dice bene. Ci incontrammo a Pechino, quando ancora si faceva il Tour of Beijing. Una di quelle situazioni in cui i box delle squadre sono tutti vicini e ci mettemmo a parlare. Mi disse che avrebbe voluto cambiare ambiente. Dopo quella volta ci trovammo un’altra volta in hotel in modo un po’ massonico. Ricordo che sperò che nessuno lo avesse visto. Ma posso dire di averci visto giusto già da allora.

In che senso?

Nel senso che Cimo è innanzitutto una brava persona, che fa le volate per sé e le tira agli altri. Avevo in testa il suo nome da un po’, ma non ho detto niente. Poi, quando prima del Giro Vasseur (Cedric Vasseur, team manager della Cofidis, ndr) mi ha chiesto informazioni su di lui, gli ho detto tutto quello che pensavo e che sapevo.

Nel 2012 lo vuole Damiani alla Lampre e lascia la Liquigas in cui ha debuttato
Nel 2012 lo vuole Damiani alla Lampre e lascia la Liquigas in cui ha debuttato
Farà le sue volate e le tirerà agli altri?

Quest’anno abbiamo quattro carte veloci da giocarci. Consonni, Coquard, Walscheid e Cimolai: starà a noi farli ruotare perché ciascuno possa esprimersi al meglio. I due leader sono Consonni e Coquard, più Consonni che Coquard. Simone si è guadagnato questa precedenza sulla strada, andando forte, lavorando per Viviani e per la grande correttezza. Ci sono stati giorni in cui gli dicevano di fare la sua corsa e lui non ha mai accettato: «Finché c’è Elia – ha risposto più di una volta – io lavoro per lui».

Tornando a Cimolai, ci saranno anche le classiche?

Tutti i velocisti hanno in testa la Sanremo, non so se perché sia l’unica Monumento alla loro portata o se perché credano di poterla vincere. Quel giorno si farà la corsa per chi starà meglio, ma Cimolai sa andare bene anche al Nord, con la grande caratteristica di essere sempre pronto negli obiettivi prefissati. Mi pare che ci sia una bella contentezza reciproca. In più lui conosce già la mentalità delle squadre francesi e credo che per inserirsi bene sia importante.

Dal Polonia sino a fine stagione, Villella ha tirato forte per la Movistar. Ma vale più di così…
Dal Polonia sino a fine stagione, Villella ha tirato forte per la Movistar. Ma vale più di così…
E poi c’è Villella…

Con tutta sincerità, ecco come è andata. Quando ci siamo trovati dopo il Lombardia per i soliti ritiri burocratici, ci siamo detti che saremmo voluti arrivare a 30 corridori, quindi avevamo due posti. Così ho preso internet, l’odiato internet. In questi casi si fa così o si chiamano i procuratori. Mi sono messo a scorrere l’elenco ed è venuto fuori il suo nome.

E cosa hai pensato?

Mi sono detto che è giovane, ma siccome lo conosco poco, ho chiesto informazioni a Rossella Di Leo che lo ha seguito alla Colpack da under 23. Poi sono andato a documentarmi. Ho studiato i suoi piazzamenti e mi ha fatto un’ottima impressione. Abbiamo parlato, ma vorrei incontrarlo nei prossimi giorni prima che torni a Monaco.

Che cosa ti ha detto Rossella?

Che se avesse la stessa grinta, sarebbe più forte di Masnada. Che pecca di insicurezza. E intanto io pensavo che a causa dell’assenza di squadre italiane è un altro corridore che per lavorare è dovuto andare all’estero. Non so quante opportunità gli abbiano dato. Mi diceva che al Giro di Sicilia avrebbe potuto fare la sua corsa. Poi nella tappa decisiva, si è voltato, ha visto che aveva Valverde a ruota e si è messo a correre per lui.

Roberto Damiani è dal 2019 direttore sportivo della Cofidis
Roberto Damiani
Roberto Damiani è dal 2019 direttore sportivo della Cofidis
Si esce da questa poca fiducia in se stessi?

Dipende dalle condizioni in cui lo metti a correre. A volte una vittoria quasi per caso dà la svolta. Se devo essere onesto, la scelta era fra lui e Cataldo. Abbiamo preso Davide perché è più giovane, ma sono contento che Cataldo abbia trovato squadra. Adesso si dovrà vedere che cosa potrà fare.

Cosa ti aspetti?

Siamo molto legati a Guillaume Martin, ma al Lombardia non andava e siamo arrivati troppo indietro. Non ci piace avere entrambe le ammiraglie sul gruppetto, per cui con l’arrivo di Izagirre e di Villella, sono convinto che avremo altre frecce al nostro arco. Io ci credo, adesso bisogna fare in modo che ci creda lui.

Cimolai torna in Francia, nella Cofidis a trazione italiana

03.11.2021
5 min
Salva

Viviani esce, Cimolai entra. La Cofidis non rinuncia alla componente italiana e aggiunge il velocista friulano a Simone Consonni, che spunta alla sua sinistra nella foto di apertura e che il team ha pensato bene di tenersi ben stretto. E così “Cimo” torna in Francia dopo aver già varcato le Alpi nel 2017 assieme all’amico Guarnieri, compagno nei dilettanti e per due stagioni alla Liquigas, quando insieme andarono nell’attuale Groupama-Fdj.

Lille, il primo assaggio

Il primo contatto c’è già stato nella sede della squadra a Lille: c’erano tutti tranne Consonni che poco lontano, a Roubaix, stava vincendo il mondiale del quartetto. Appuntamento per la burocrazia e la conoscenza, da cui tuttavia Davide ha iniziato a trarre le prime sensazioni. E così, strappandolo per qualche minuto alla quiete del primo inverno da padre di famiglia, gli chiediamo di raccontarci il ritorno in Francia e che cosa significherà per lui questa nuova esperienza.

Il secondo posto di Canale al Giro brucia: ha vinto Van der Hoorn con 4″: perché Bevin non ha tirato?
Il secondo posto di Canale al Giro brucia: ha vinto Van der Hoorn con 4″: perché Bevin non ha tirato?

«Sono già stato in una squadra francese – conferma – ci sono pro e contro rispetto alle altre. I pro sono che c’è molta meno pressione sugli atleti per quanto riguarda i risultati. I contro sono che soprattutto il personale ha un approccio piuttosto rigido col lavoro. Se i massaggiatori finiscono il loro turno alle 20, alle 20 il massaggio finisce. Non voglio dire che sia meglio o peggio rispetto a quelli che tirano dritto. Dico solo che è diverso e bisogna abituarsi».

Una risata. Un commento di favore alla nomina in nazionale di Bennati, con cui ha corso due anni in Liquigas, poi il discorso prosegue.

Che cosa ti è parso al primo impatto?

Sono cose buone. Nel cambiare squadra, qualche dubbio c’è sempre, perché sai cosa lasci e non cosa trovi. Devi conoscere il personale e tutti i compagni. Però cercavo e ho trovato un ambiente in cui provare a fare risultato. Ci sono già due ritiri organizzati per dicembre, ho Damiani come direttore sportivo di riferimento. C’è tutto per fare bene. Immagino che se Viviani non si sia trovato bene è perché se arrivi da Sky e Deceuninck, fai fatica a trovare un ambiente migliore.

Al Tour Down Under del 2018, Cimolai alla Fdj, Viviani alla Quick Step
Al Tour Down Under del 2018, Cimolai alla Fdj, Viviani alla Quick Step
Quando è nato il contatto?

Dopo il Giro. Cercavano un corridore veloce, capace di giocarsi le corse e di fare punti. E’ quello che voglio anche io. Non sono il solo velocista, ovvio che Consonni avrà più spazio e che a volte dovrò sacrificarmi per Coquard. Ma l’obiettivo di cui abbiamo parlato sarà quello di non incrociarci o sovrapporci troppo. Comunque dei programmi parleremo seriamente a dicembre. Mi hanno chiesto quale sia la mia idea e ho notato con piacere che coincide con la loro.

Di quale idea parliamo?

Quest’anno ho smesso di correre il 21 agosto, quando ho lasciato la Vuelta. Ho la fortuna di non prendere peso, altrimenti sarebbero guai. Perciò vorrei cominciare presto a correre per mettere chilometri e ritmo nelle gambe, con la Tirreno e la Sanremo come primi obiettivi veri. Poi il Giro e a quel punto un bello stacco e il finale di stagione con la possibilità eventualmente di andare ai mondiali in Australia. Poi ci saranno le varie ed eventuali, di cui parleremo in ritiro.

Ha corso con biciclette De Rosa nel 2019 alla Israel Cycling Academy prima dell’avvento di Factor
Ha corso con biciclette De Rosa nel 2019 alla Israel Cycling Academy prima dell’avvento di Factor
Hai parlato di Damiani e Consonni…

Con Roberto ci ritroviamo. Mi portò lui alla Lampre dalla Liquigas e si creò un bel rapporto, anche se ai tempi era più un manager che un direttore sportivo. Con Consonni abbiamo parlato tanto durante il Giro e tutte le volte che ci siamo incrociati. Sul fronte italiano c’è anche De Rosa, con le cui bici ho corso il primo anno alla Israel Academy. Con Cristiano ho un ottimo rapporto, a Lille c’era anche lui. All’appello manca un solo italiano e mi dispiace molto…

Di chi parli?

Di Alessandro Amadio, nipote di Roberto, che ho scoperto alla Liquigas. Lui è il numero uno assoluto nel suo lavoro di massaggiatore, ma ha avuto una bimba e ha fatto una scelta di vita, accettando un lavoro in ospedale. Bene per lui, male per me (sorride, ndr).

Stupenda foto di famiglia, pubblicata da Cimolai su Instagram, di Davide, con Alessia e la piccola Mia
Stupenda foto di famiglia, pubblicata da Cimolai su Instagram, di Davide, con Alessia e la piccola Mia
Tu dovresti capire che cosa si provi quando arriva una bimba…

Infatti l’ho detto con un sorriso grande così. Anche io per il momento me la sto godendo e la vedo crescere. Però sento crescere anche la voglia di ripartire, di riprendere la mia routine. Sono contento. Partii per il Giro senza avere un contratto e ora l’ho trovato per i prossimi due anni. Vasseur, il team manager, mi ha fatto una gran bella impressione. Si respira aria di famiglia e mi hanno già detto che gli piacerebbe continuare con me anche dopo questo primo contratto, da vedere in che ruolo…

Da tecnico?

No, proprio no. Nel ciclismo non mi vedrete mai in un ruolo diverso da quello di corridore. Da vedere in che ruolo nel senso se da velocista leader o uomo squadra. Ma ci penseremo fra due anni. Adesso si ricomincia e si prova a vincere.

T-Nes, ragionamento sul cerotto che abbassa i battiti

30.10.2021
6 min
Salva

La ricerca della prestazione nel ciclismo, nel corso degli anni si è spinta molte volte vicino al limite e in troppi casi lo ha superato. L’innovazione ha portato da circa due anno sul mercato un prodotto che non implica assunzioni o azioni chimiche e gli atleti di molti sport, compreso il ciclismo, lo stanno già utilizzando. Parliamo di T-NES il prodotto lanciato dalla azienda italiana New Era Sport Technologies. Un cerotto che emette impulsi elettromagnetici verso i globuli rossi per migliorare l’ossigenazione in tutto il corpo.

No, non è dopante, non rilascia farmaci né sostanze chimiche, come attesta l’analisi tossicologica dell’Università di Milano, Dipartimento di Scienze Farmaceutiche. Di fronte a un prodotto così innovativo le domande sono tante e abbiamo deciso di porle a Ivan D’Agostino, fondatore di T-NES

Di cosa vi occupate?

Nello specifico produciamo biotecnologie che aumentano il trasporto di ossigeno sistemico e locale. Il nostro core e orientamento è verso l’incremento del trasporto. Il tutto con un’impronta assolutamente innovativa, cioè senza l’utilizzo della chimica. Quindi non con terapie farmacologiche o con sostitutivi, come posso essere gli integratori alimentari. Il nostro approccio è di tipo fisico. Studiamo materiali che poi andiamo a programmare in un certo modo, affinché possano erogare dei segnali elettromagnetici molto precisi. Per aumentare il trasporto dell’ossigeno nel sangue. Quello che noi vendiamo non è un prodotto, bensì un concetto. 

Il cerotto non inocula prodotti, ma emette frequenze a bassa intensità
Il cerotto non inocula prodotti, ma emette frequenze a bassa intensità
Da che cosa siete partiti per realizzare questo progetto?

Siamo partiti da una scommessa. Ci siamo messi intorno a un tavolo. Noi in primis eravamo fissati in allenamenti e performance, ma non trovavamo giovamento oltre a una certa soglia dagli integratori presenti sul mercato. Allora abbiamo provato a cercare aiuto in quello che conosciamo meglio, cioè la fisica. Esistono molti studi scientifici che attestano che segnali magnetici di un certo tipo sono in grado di aumentare la perfusione, nei pazienti post infartuati, nei pazienti post ictus. Siamo partiti da questo principio e ci siamo chiesti quali benefici avrebbe potuto ricavarne una persona sana. Partendo prima dalle cavie, poi sull’uomo, quello che si è verificato era lampante. Sull’uomo si ha una riduzione drastica della frequenza cardiaca sotto sforzo, parliamo in media di 5-6-7 battiti a parità di intensità. E una riduzione consistente del lattato, che scende intorno al 10% sempre a parità di intensità. 

E’ percepibile da chi lo utilizza?

Noi diciamo: «Prova e misura con il cardiofrequenzimetro». Siccome questo si può constatare, il marketing diventa un punto di rafforzamento dell’effetto. Non come può essere per un integratore che si basa molto sulla sensazione e con dati difficili da estrapolare esposti a moltissime variabili. Qui si parla di dati personali che vengono modificati fin dal primo utilizzo. E’ talmente semplice da essere palese. Chiaramente il pubblico deve essere ricettivo, ergo non è un prodotto che va nella direzione di chi cerca la sensazione nell’allenamento, ma sono i dati che parlano. 

Non c’è il rischio di alterare la risposta del fisico?

E’ diverso da un prodotto chimico, dove si ha un sovraccarico di fegato e reni. Con questa tecnologia, il segnale è adattivo. La cellula non viene sovraccaricata dal segnale, perché esso verrà dissipato qualora essa non ne abbia bisogno. Ciò permette di non forzare il fisico e di non portarlo oltre il limite, stando alla larga da un possibile effetto collaterale. Addirittura si tratta di preservarlo. Perché se il beneficio agisce quando ne ho bisogno, il corpo ringrazia e non mi manda segnali di cedimento

Delian Stateff è un triatleta azzurro, ha partecipato ai Giochi di Tokyo
Delian Stateff è un triatleta azzurro, ha partecipato ai Giochi di Tokyo
Può provocare danni alla salute?

No, non ce ne sono. Le controindicazioni sono quelle ministeriali. Evitare l’utilizzo da parte di soggetti oncologici e di soggetti sensibili all’argento. Non esiste pericolo per i pazienti diabetici, per quelli cardiologici, anzi per un cardiologico migliorare la perfusione significa supportare la fisiologia

Ricevete critiche o scetticismi?

E’ un processo che da inventore è frustrante, ma da imprenditore dico che ci sta. Quando lanci sul mercato questo tipo di innovazione il pubblico si divide. Tra chi tifa e chi accusa. Non esiste una zona grigia. Perché il concetto è divisivo. Con questi prodotti si esce dal classico concetto di assumere qualcosa, con il cerotto viene emesso un segnale elettromagnetico non visibile. Capisco sia fuori dagli schemi, ma i dati dei clienti sono dalla nostra parte. Il tasso di fidelizzazione è del 28,5 per cento, un numero impensabile anche per i colossi del mercato generale. 

Da quanto siete sul mercato?

Dal 2019, ma il primo impatto lo abbiamo avuto nel 2020, dopodiché nel 2021 abbiamo quintuplicato il fatturato. La crescita è esponenziale. Tanto che stiamo pensando ad una campagna di investimenti e investitori per poter affrontare il mercato prontamente. 

Gli atleti professionisti cosa dicono, avete ambassador? 

Abbiamo ciclisti che lo usano e preferiscono non parlarne per indicazione del loro team (questo è spia di un dubbio da decifrare, ndr) e altri come Davide Cimolai, Riccardo Minali e la biker Francesca Saccu che non hanno problemi. La Federazione italiana triathlon collabora con noi. Abbiamo Franco Collè, ultratrailer professionista che ha vinto un mese fa la l’edizione 2021 del Tor des Gèants. E altri ancora. 

Anche Francesca Saccu, biker della Ktm, utilizza questi cerotti
Anche Francesca Saccu, biker della Ktm, utilizza questi cerotti
In passato si sono viste tecnologie basate interamente sul placebo, T-NES lo sfrutta?

L’effetto placebo come in tutte le cose esiste. E ne prendiamo atto. Però da un punto di vista scientifico quello che noi abbiamo rilevato è qualcosa di misurabile. L’ultimo studio che verrà presto pubblicato è stato fatto dal tecnico Fabrizio Tacchino, supportato da un team di medici specializzati. Un lavoro che è durato quasi un anno. E’ uno studio fatto in collaborazione con 24 atleti dilettanti.

In cosa consisteva?

Un mese di allenamento. Test iniziali sia indoor che outdoor, con il metabolimentro, test a carico costante, test incrementale, potenza, cadenza e il CP12. Dodici atleti da una parte e dodici dall’altra. Alla fine dei test il gruppo di controllo aveva il 5% in meno di frequenza cardiaca. Il gruppo sperimentale che utilizzava i dispositivi il 10% in meno. Con differenze sul CP12 di 8 watt in media tra un gruppo e l’altro. Il risultato è sempre lo stesso, si fanno meno atti respiratori a frequenza cardiaca massima

Si può considerare un’alterazione della prestazione sportiva?

Con questo dispositivo non si andranno ad alterare le gare. Il fenomeno resta tale. Pogacar rimane un fuoriclasse. Ma in uno sport dove il dettaglio può essere l’ago della bilancia allora siamo pronti a fornire i mezzi per fare la differenza. In un periodo di progresso come quello che sta vivendo il ciclismo e non solo, bisogna accettare le novità. Il limite che non bisogna valicare rimane la salute dell’atleta

Fra i testimonial di T-Nes anche Franco Collè, fresco vincitore del Tor de Geants
Fra i testimonial di T-Nes anche Franco Collè, fresco vincitore del Tor de Geants

Nota del direttore

Decidendo di pubblicare questo articolo, sappiamo bene che il pubblico si dividerà fra quelli che guarderanno il tema con sospetto e coloro che invece non se ne faranno cruccio. Si parla di un cerotto che, emettendo onde elettromagnetiche a bassa intensità, favorisce il trasporto di ossigeno nel sangue favorendo il recupero. Si parla di applicazione su soggetti sani di studi rivolti ai malati. Un po’ di resistenza ammettiamo di averla avuta, ma l’approfondimento del materiale ricevuto, la lettura di altri articoli ben documentati e la certezza che non si possa parlare di manipolazione ha in qualche modo reso il compito meno scomodo.

Ne abbiamo parlato anche con Davide Cimolai (nella foto di apertura) e abbiamo scoperto che anche lui in partenza ha condiviso gli stessi dubbi, salvo dissiparli di fronte all’evidenza. Proprio il friulano ci ha fatto notare che le prestazioni in termini di potenza non variano, ma negli ultimi due Giri d’Italia, contrariamente al solito, non ha mai avuto un giorno di crisi.

Si potrebbe continuare ad obiettare che non essendo in natura, essi vanno comunque ad agire su processi fisiologici dell’atleta. Ma non ci sono norme infrante e tutto sommato nei giorni scorsi abbiamo visto come aziende di abbigliamento stiano utilizzando con le stesse finalità il metodo F7 e le tecnologie Fir per agevolare il recupero. La scienza non si ferma. Vedremo se sarà necessaria una regolamentazione anche in questo senso.

Enzo Vicennati

Cimolai, la svolta del Giro e il finale azzurro

09.07.2021
3 min
Salva

Il Giro d’Italia ha dato la svolta e aperto le porte. I dubbi che dopo il 2020 erano stati dello stesso Cimolai, sono stati spazzati via dagli ottimi piazzamenti ottenuti nella corsa rosa e così adesso il velocista friulano, che nel frattempo è diventato papà della piccola Mia, si accinge a inaugurare un altro capitolo della sua carriera. Seduti a un tavolo, al riparo di un ombrellone mentre Livigno cerca refrigerio in poche gocce di pioggia, il discorso prende il largo.

Svolta al Giro

Due secondi posti (a Canale e Termoli), un terzo (a Foligno) e un quarto (a Verona), uniti al secondo posto nella classifica a punti hanno richiamato su di lui l’attenzione di qualche squadra, ragione per cui il suo manager Manuel Quinziato, di cui Davide è stato uno dei primi atleti, si è messo al lavoro per vagliare tutte le offerte.

Per Viviani

Ma la sua stagione, si diceva, non è stata soltanto il Giro d’Italia. La partecipazione alla Adriatica Ionica Race come supporto per Viviani ha dato un’altra svolta e fatto aumentare il credito e la considerazione di Davide Cassani nei suoi confronti. Ragione per cui, gli europei e i mondiali che si annunciano fra agosto e settembre potrebbero davvero essere i suoi prossimi obiettivi.

«Gli ho chiesto se voleva venire alla Adriatica Ionica – ricorda Cassani – perché avevamo bisogno di lui per aiutare Elia. E ha detto: va bene, vengo! Cimo è un grande uomo squadra. Basta vedere quello che ha fatto quando Trentin ha vinto l’europeo ed essendo ancora senza squadra avrebbe potuto pensare di più a se stesso. Basta guardare come si è comportato tutte le volte che è venuto in nazionale. Anche l’anno scorso è stato determinante e anche grazie a lui abbiamo vinto l’europeo con Nizzolo. E’ un uomo squadra, si fa trovare pronto. E i percorsi di europei e mondiali sono in effetti molto adatti a lui».

Nel 2018 tira la volata a Trentin che diventa campione europeo
Nel 2018 tira la volata a Trentin che diventa campione europeo

Verso la Vuelta

Davide non fa mistero di puntarci. E se da un lato non si sbottona sulle squadre che si sono interessate a lui, dall’altro torna sugli obiettivi che si era proposto a inizio anno.

«Dopo un 2020 opaco – ammette – mi era venuto qualche dubbio se non fosse il caso di convertirmi definitivamente al ruolo di gregario. Poi il Giro e quei piazzamenti, visto il livello degli avversari, sono stati una bella iniezione di fiducia e la svolta che cercavo. Ero partito per vincere una tappa al Giro e una alla Vuelta. Al Giro è sfuggita di un soffio, riproverò alla Vuelta. E poi europeo e mondiali».

Oggi a casa

Stamattina “Cimo” ha lasciato Livigno e ha fatto ritorno a casa, con Alessia e la piccola Mia, nata subito dopo il Giro d’Italia. La vita è cambiata in meglio. E il sorriso che ha quando parla di sua figlia è qualcosa che raramente gli avevamo visto prima. La stagione sta per riaccendersi. Alla Vuelta faremo tutti il tifo per lui.

Colbrelli ha scoperto che i sogni a volte si avverano

20.06.2021
5 min
Salva

Il signore della pioggia e del freddo si è preso il tricolore del grande caldo e nel farlo ha mostrato una tale padronanza e una tale disinvoltura da chiedersi come sarebbe la sua carriera se corresse sempre con la stessa determinazione. Sonny Colbrelli da Casto, in provincia di Brescia, ha fatto quello che in carriera ha fatto raramente. Ha attaccato. E’ uscito dall’alibi del gruppo. Ha gestito la fuga a due con Masnada. Ed è andato a prendersi la vittoria e uno dei suoi sogni più grandi.

Alla partenza il Team Bahrain Victorious in un furgone, come dilettanti di una volta
Alla partenza il Team Bahrain Victorious in un furgone, come dilettanti di una volta

«Mi sono detto – racconta – proviamo a fare qualcosa che non ho mai fatto. Qualcosa da cui prima stavo alla larga per paura o per la mia dote di velocista, per cui viene più facile aspettare la fine. Invece oggi avevo solo due compagni, Caruso e Capecchi, e li ho finiti per chiudere sulla fuga. Ero solo e dovevo inventarmi qualcosa».

Dubbio altura

La sua storia recente l’avevamo anche raccontata, restava semmai il dubbio, pur dopo le grandi giornate al Delfinato, di come avrebbe risposto la gamba dopo la settimana trascorsa a Livigno con la famiglia.

Colbrelli è rientrato sul gruppetto in fga, lasciando il gruppo. Qui con Affini
Colbrelli è rientrato sul gruppetto in fga, lasciando il gruppo. Qui con Affini

«E quello infatti era il solo punto di domanda – dice – perché non pensavo di stare così bene. Sono sceso dall’altura venerdì ed è il solito terno al lotto, fra il caldo e la reazione all’altura. C’era il rischio di soffrire e infatti per le prime tre ore e mezza ho dovuto stringere i denti. Poi quando si è mosso Ciccone, mi sono sbloccato. Quando sto bene, su strappi di 4-5 minuti come questi vado bene. E avere accanto un menatore come Masnada era la garanzia di andare lontano. Semmai avevo paura che mi lasciasse indietro sull’ultima salita, per questo mi sono messo a fare io il passo più regolare. Ho perso qualche chilo, le salite da classiche sono il mio pane».

Gli occhi di Cassani

Poteva essere il tricolore dei segnali azzurri, con qualche cosa da dimostrare a Cassani e semmai gli ultimi dubbi da fugare. Ma se si parte dall’assunto che quelli del Giro non potevano essere qui e sperare poi di avere la condizione in Giappone, si capisce come aspettarsi dei segnali dal campionato italiano sarebbe stato un illogico tecnico.

Per Colbrelli la maglia è la realizzazione dei sogni e la ricompensa dopo anni di piazzamenti
Per Colbrelli la maglia è la ricompensa dopo anni di piazzamenti

«Sonny stava bene – dice Cassani sotto al podio – e quando sta così, percorsi simili sono perfetti per lui, riesce anche a essere lucido e inventarsi tattiche come questa. Già un mese fa abbiamo parlato e sa di essere una delle nostre punte per i mondiali e gli europei. Se fa la Vuelta, quei due obiettivi sono abbastanza ravvicinati per suggerire gli stessi nomi. Invece in chiave olimpica, ho visto quello che mi aspettavo. Caruso, ad esempio. Dopo il Giro ha staccato una settimana, non poteva essere in prima fila. Non si può chiedergli di tirare dritto fino ai tricolori e poi fino a Tokyo, perché mancano ancora 35 giorni».

La ruota magica

Intanto si corre e si fanno dei test. E così guardandola già al mattino, ci eravamo accorti che la Merida di Colbrelli forse nascondeva qualcosa di nuovo e avevamo deciso di tenerlo per noi fino a nuovi approfondimenti. Ma la vittoria amplifica tutto, così anche il più piccolo bisbiglìo comincia a far rumore. E allora guardate queste due foto. Le ruote di Colbrelli erano al debutto e hanno vinto

Si tratta del nuovo set Metron 60 Sl Disc (1.390 grammi la coppia), che da Imola passeranno direttamente al Tour. Hanno 21 raggi all’anteriore e 24 al posteriore. Il cerchio in carbonio ultralight e canale da 21 millimetri per tubolari da 28 e aerodinamica con la massima efficienza, al pari delle attuali Metron 81. E’ come se Sonny avesse corso con una bici che, quanto alle ruote, ha l’efficienza aerodinamica di un modello da cronometro. In realtà, guardando meglio le foto, Colbrelli ha vinto il campionato italiano usando la ruota posteriore Metron 60 SL Disc e l’anteriore Metron 55 SL Disc, per avere qualche vantaggio in più in termini di guidabilità, date le discese del percorso di Imola. Nipples e cuscinetti sono di derivazione aerospaziale, i mozzi delle nuove ruote sono realizzati con tecnologia PRS di Vision. Unica cosa, non cercatele ancora nei negozi: sono così esclusive che devono ancora arrivarci

La musica è cambiata

Colbrelli ha portato sul podio suo figlio Tommaso, mentre ai piedi del palco sua moglie Adelina e Vittoria se lo mangiavano con gli occhi e la gente intorno ha cantato l’inno di Mameli e lo ha acclamato, facendogli scoprire un affetto che forse neppure lui pensava di essersi guadagnato.

Dopo il traguardo lo aspettavano sua moglie Adelina e i due figli: i sogni a volte si avverano
Dopo il traguardo lo aspettavano sua moglie Adelina e i due figli: i sogni a volte si avverano

«E’ una maglia molto importante – dice – ma a un certo punto non si stava mettendo bene. Capita che a volte non vincano i più forti e quella fuga là davanti sembrava tanto lontana. E’ una maglia che ripaga una carriera di tanti piazzamenti e per vincerla probabilmente serviva un altro Sonny. La primavera non è andata un gran bene, sono sempre stato mezzo e mezzo per una nuova preparazione che non ha funzionato. Però dal Romandia è cambiata la musica, ho trovato questa calma che mi permette di andare alle corse sereno e libero. Adesso spero di battezzare la maglia già sabato al Tour. C’è in palio la maglia gialla e ho già fatto vedere che posso lottare con i più grandi. Una tappa al Tour, la maglia verde semmai come conseguenza. I sogni non costano nulla. In fondo anche questa maglia era un sogno per me…».

Adriatica Ionica Race: iniziata la rincorsa di Viviani a Tokyo

15.06.2021
4 min
Salva

La Adriatica Ionica Race e il Friuli erano quello che serviva per rivedere un Elia Viviani raggiante per la vittoria, l’81ª in carriera. Nel 2018, durante la prima AIR, il veronese aveva conquistato quattro successi su cinque tappe, di cui le ultime due consecutive in Friuli, che di fatto, sentimentalmente, è la sua terra d’adozione. E infatti – a distanza di tre anni da quella edizione e a quasi tre mesi dal suo ultimo successo (28 marzo, Cholet Pays de la Loire) – Viviani con la maglia della nazionale domina la volata della Trieste-Aviano, prima frazione di 185,3 chilometri della breve gara a tappe veneta, davanti a Davide Persico (Colpack-Ballan) e Luca Pacioni (Eolo-Kometa).

Che poi se vogliamo nel 2016 il viatico per Rio de Janeiro, risultati alla mano, non era stato tanto migliore di quello attuale per il Giappone. E oggi la maglia di leader della generale riprende due colori cari a Viviani: azzurra come la nazionale, una manica rossa che richiama la Cofidis.

Elia è questo il giusto mix per ritrovarti sorridente per una vittoria?

Sì, è sempre bello vincere, poi dopo una grande corsa a tappe vado sempre bene. Sono uscito molto bene dal Giro d’Italia, è cominciata la preparazione per Tokyo e questa era una prima tappa di avvicinamento.

A cosa servirà questa corsa?

Siamo venuti qua per fare un blocco di tre giorni di lavoro importante con i ragazzi della pista, Lamon e Scartezzini. Però, se la condizione è buona, bisogna ovviamente anche raccogliere. Oggi abbiamo fatto un ottimo lavoro, la squadra si è spesa tutta per chiudere sulla fuga, poi Dainese e Cimolai hanno fatto un capolavoro negli ultimi tre chilometri.

Racconta…

Sapevamo che l’ultima rotonda dovevamo prenderla in testa, così è stato e quando siamo usciti mancavano praticamente 200 metri ed era il mio momento.

Da Trieste, costeggiando il mare, verso Aviano (foto Scanferla)
Da Trieste, costeggiando il mare, verso Aviano (foto Scanferla)
Hai vinto quasi per distacco questo sprint.

Sì, quando Cimolai è uscito dall’ultima curva, io sono andato sulla sinistra sulle transenne facendo la mia volata e guardando solo la riga del traguardo. E questo mi fa piacere perché è un segno di buona condizione.

Quanto è cresciuto il morale dopo oggi?

Le vittorie portano sempre morale, come ho sempre detto, vincere porta a vincere e speriamo che questa ne porti delle altre nei prossimi giorni, prossimo mese e soprattutto in agosto.

A Verona al Giro non era andata benissimo (nono posto) ma Elena è di questa zona e qui giocavi quasi in casa.

La tappa di Verona resta il mio rammarico più grande. E’ vero, è mancata la vittoria ma sono contento di come è andato il mio Giro, le mie sensazioni sono buone e per questo sono fiducioso per Tokyo. Qui mi sentivo a casa, le strade le conoscevo bene, poi per il finale abbiamo sfruttato un video girato da Cimolai che era venuto a vedere l’arrivo. Quindi sapevamo benissimo dove dovevamo andare.

All’arrivo per lui anche i complimenti del suo cane Attila
All’arrivo per lui anche i complimenti del suo cane Attila
Ha funzionato meglio il treno azzurro o quello della Cofidis?

Oggi ha funzionato quello della nazionale e quando funziona quello della Cofidis vanno bene entrambi, ma l’importante è vincere. Il velocista è importante che abbia un lead out e quando funziona significa che va bene. E, ripeto, che vittoria porti vittoria, perché è quello di cui ho bisogno.