Quando si parla della Cofidis si affronta un tema delicato perché siamo di fronte alla decana delle formazioni WT. E’ già un clamoroso successo la sua lunghissima storia, un controsenso considerando come le cose cambino velocemente. Stesso nome, stesso nucleo, un’evoluzione lenta ma costante. Cedric Vasseur che è il suo nume tutelare non manca però di dare una scossa quando serve e spesso, in sede di consuntivo, il suo viso era corrucciato e le parole certe volte anche pesanti, per dare una scossa al suo gruppo.
A fine 2023 la situazione è profondamente diversa. Nell’anno che va concludendosi la squadra francese ha colto 14 vittorie e 42 podi. La situazione nel ranking Uci (vero metro di giudizio, anche dal punto di vista economico) è migliorata anche se, come sottolinea lo stesso Vasseur, c’è ancora molto da fare, ma quel che fa pendere l’ago della bilancia sul valore estremamente positivo è la portata di alcune di quelle vittorie.
Con Lafay è cambiato tutto
Nella sua disamina dell’anno, affidata alle colonne di Ouest-France, Vasseur ha messo l’accento su un successo in particolare, quello di Victor Lafay al Tour de France: «Ci ha fatto tornare in cima alla Grande Boucle dopo 15 anni. Quel successo ha cambiato faccia al team, lo ha come liberato da un peso visto che ogni anno in sede di consuntivo erano lì a ricordarci da quanto tempo mancava una vittoria al Tour. Non è un caso se pochi giorni dopo il trionfo di San Sebastian sia arrivato anche quello di Ion Izagirre. Ma ci sono state anche le vittorie di Coquard al Tour Down Under, che ha subito indirizzato la nostra stagione e di Herrera alla Vuelta, la vera ciliegina sulla torta».
Vasseur sottolinea come il peso dell’impresa di Lafay davanti a Van Aert e Pogacar abbia influito in generale sul team: «E’ come se d’un tratto fosse svanito quel complesso d’inferiorità che avevamo nei confronti di altri team. Sapevamo che Lafay era la nostra miglior carta da giocare e sapevamo anche che dovevamo farlo subito perché Victor non aveva tre settimane di corsa nelle gambe. Io dico che c’è un prima e un dopo San Sebastian: noi siamo ripartiti, ora dobbiamo lavorare su quell’eredità».
Influenzare ogni corsa
Su questo il tecnico transalpino è molto chiaro pensando a che cosa chiedere ai suoi ragazzi: «Voglio che siano più protagonisti, che siano molto più davanti alla corsa, che siano in grado di influenzarla. Lafay, dopo sei anni nel nostro team non c’è più, ha scelto nuove strade rinunciando a un corposo aumento di stipendio ma posso anche capirlo, aveva bisogno di nuovi stimoli. Ora sta a noi crearne un altro e possiamo farlo».
La Cofidis per il nuovo anno sarà profondamente cambiata, con 12 nuovi elementi. «Considerando i corridori persi avevamo un deficit da colmare e penso che lo abbiamo fatto mantenendoci nel budget a disposizione. Abbiamo preso ad esempio Oldani che è un corridore d’esperienza che ha già vinto al Giro e il fatto che il Tour partirà dall’Italia è uno stimolo per lui. Abbiamo rinforzato il reparto velocisti con giovani in crescita come Aniolowski che ha già vinto al Giro di Grecia ma ora salirà di livello e Fretin, un giovane sul quale credo molto.
Il rilancio di Gougeard
«Serviva poi gente per i grandi giri, per coadiuvare Alex Zingle che per noi è una perla rara che diventa di continuo più forte. Aimé De Gendt con la sua esperienza e la sua duttilità sarà l’uomo giusto per affiancarlo nel suo cammino di crescita. Come anche Elissonde, che ha lavorato con Froome e Hermans che personalmente mi ricorda molto Van Avermaet».
C’è però un nome, fra i nuovi arrivi, che per Vasseur rappresenta una vera scommessa, importante: «Ho convinto Gougeard a rifare il salto fra i pro’. Aveva già avuto una grande chance all’Ag2R, aveva anche vinto alla Vuelta, poi è tornato indietro ma anche fra i dilettanti si vedeva che non aveva perso il suo smalto. Abbiamo parlato, ho colto il suo personaggio, gli ho fatto capire come sia possibile avere una seconda opportunità e quanto questa sua seconda carriera potrà essere prolifica ma anche esemplare per il team. Può essere un trascinatore, lo voglio così.
Tutto su Martin e Coquard
«Io voglio “corridori con la borraccia”, gente che sappia orchestrare e incanalare il gruppo, per questo dico che dovremo cambiare un po’ il nostro modo di agire. Consapevoli delle forze in campo, sapendo che c’è gente che quando cambia ritmo non ce n’è per nessuno. Ma le opportunità ci sono e l’abbiamo visto nel 2023, cogliendole. Faremo lo stesso».
Le punte del gruppo restano comunque Guillaume Martin e Brian Coquard: «Sul primo confidiamo molto: avrà un cammino classico verso il Tour per poi duplicare con la Vuelta, ma al suo fianco troverà Elissonde che è un uomo d’esperienza e di grande aiuto in salita e al quale ho comunque garantito che avrà le sue opportunità per correre in libertà. Coquard invece deve diventare un uomo da tappe nei grandi giri: sarà al Tour nel 2024 e al Giro nel 2025, intanto partirà dal Saudi Tour e dalla Tirreno-Adriatico per raccogliere».
Una squadra di media classifica
Vasseur guarda chiaramente al ranking, che ora non è più uno spauracchio: «Noi siamo una squadra da 10°-15° posto, per essere a quel livello dobbiamo raccogliere punti, ma io al team chiedo di più: essere protagonisti nel grande ciclismo, nelle gare WorldTour e nei Grandi Giri, perché è lì che si fa la storia».