Tra fusioni ormai inevitabili e quel senso di mancanza di regole, per cui le squadre spariscono come se niente fosse senza che l’UCI dica qualcosa, c’è chi dalla Soudal-Quick Step s’è già affrancato. Davide Ballerini torna all’Astana, la “casa” da cui aveva spiccato il volo per inseguire i suoi sogni in Belgio. Quando parlammo con i quattro italiani della squadra di Lefevere durante la presentazione di gennaio, Cattaneo e Masnada dissero chiaramente che sarebbero rimasti anche per il futuro, Bagioli e Ballerini dissero che avrebbero valutato eventuali alternative. E alla fine entrambi hanno spiccato il volo: il primo alla Lidl-Trek, il secondo nel team kazako.
«Avere più spazio è una cosa fondamentale – spiega il canturino – in più quest’anno Patrick (Lefevere, ndr) mi ha tirato per le lunghe. Sono arrivato a un punto nel quale non potevo più aspettare, quindi ho preso una decisione. Da una parte mi è dispiaciuto lasciare la Quick Step, dall’altra sono contento perché so dove vado, in una squadra in cui mi sono trovato veramente molto bene. Quattro anni fa ero più giovane e volevo fare nuove esperienze. Diciamo che adesso le ho fatte, anche se non sono mai abbastanza. E torno in un gruppo che mi metterà nelle condizioni ottimali di lavorare bene».
Che differenza c’è fra Davide di oggi e quello di quattro anni fa?
Diciamo che ero quattro anni più giovane. Il mio sogno era quello di approdare alla Quick Step e appena ho ricevuto la loro proposta, ho subito accettato. Sono riuscito a realizzare il sogno. Ho visto come lavorano. Ho fatto tanta esperienza nelle gare del Belgio che mi interessavano di più. Ho imparato molto e adesso posso metterlo in atto.
Hai firmato per quest’aria di fusione o saresti andato via ugualmente?
Mi dispiace per come stanno andando le cose, non si sta capendo molto. Io spero che la fusione non avvenga, ma se così sarà, purtroppo sparirà un gruppo che per anni è stato di riferimento. Il ciclismo è anche questo, gira intorno agli sponsor. E fra quelli che entrano e quelli che escono, le situazioni non sono facili da gestire.
Hai detto di aver imparato il loro modo di lavorare, quindi il tuo approccio con certe gare sarà improntato a quella filosofia? In qualche modo, anche Zanini ha corso in quel gruppo…
Certo. “Zazà” è stato uno dei primi che voleva che tornassi. Con lui ho sempre avuto un ottimo rapporto, anche quando sono andato via. E’ una grandissima persona e tutti gli anni continuava a chiedermi quando sarei tornato. E alla fine gli ho detto di sì.
Cosa porti via da questi anni fiamminghi?
Ho imparato tanto. La cosa importante del Belgio, c’è poco da fare, è che devi conoscere la gara a menadito. Devi starci. Vedere come si svolge in base agli anni passati, anche se ultimamente sta cambiando molto anche il modo di correre. Però diciamo che i punti cruciali, bene o male, sono sempre quelli. Quindi la cosa fondamentale è conoscere il percorso, fare le ricognizioni, vedere se sono stati aggiunti nuovi tratti o nuovi muri. E poi c’è la preparazione.
Che va fatta su misura?
I lavori specifici. Cose che ho imparato, facendo in allenamento dei lavori che prima non avevo mai fatto e mi hanno dato la forza esplosiva che non avevo. Negli ultimi anni ho lavorato con il preparatore Quick Step. Sono andato da loro e mi hanno preparato loro. Non so ancora bene adesso da chi sarò seguito.
A Popsaland eri aperto all’ipotesi di partire, come mai?
Quando resti tanto in una squadra, vuol dire che ti trovi bene, questo è poco ma sicuro. Però arrivi anche a un punto in cui hai bisogno di nuovi stimoli. Purtroppo si è visto che da un paio d’anni, la Quick Step non girava come prima e questo non perché i corridori non fossero performanti.
Perché secondo te?
E’ tutto un insieme di cose, magari non si è fatta la preparazione dovuta o le cose non sono andate bene al 100 per cento. E’ una ruota che gira. Adesso c’è il colosso Jumbo-Visma, ma prima o poi finirà anche quella, come prima c’era Sky, che sembrava inattaccabile. Non so come andrà a finire con questa fusione, ma significherà mettere da un giorno all’altro un sacco di gente sulla strada.
Hai parlato di problemi di preparazione?
Il problema è che oggi devi essere al 110 per cento in quasi tutte le gare della stagione. Devi prepararle nel miglior modo possibile e per i determinati gruppi di lavoro deve avere una programmazione. Fai il tuo ritiro in altura per due settimane. Scendi. Fai una gara di preparazione. E poi c’è l’obiettivo. La cosa che in questi anni non è mai stata fatta è stata quella di fare altura per le classiche. Loro magari per questo sono un po’ vecchio stampo, mentre tante volte è preferibile arrivare freschi alle gare cui si punta. E poi devi staccare che sei ancora in forma, per iniziare la fase di recupero. E anche questo è difficile da fare.
Non corri dalla caduta del Wallonie, come funzionerà il tuo inverno?
A dire la verità, il 2023 preferisco archiviarlo così: è stato forse uno degli anni peggiori, ma si impara anche da questi. Ho fatto prima 20 giorni senza bici dopo questo infortunio di fine luglio. Pensavo fosse poca roba, invece non è risultato così. Dopo lo stop ho ricominciato e ho sempre avuto un fastidio al ginocchio. Ho cominciato a fare risonanze magnetiche varie, si è visto che c’era un’infiammazione sotto la rotula che si è accentuata continuando ad allenarmi e ha intaccato anche il tendine rotuleo. Ho sentito vari specialisti e fra i tanti ne ho scelto uno che mi ha aiutato. Ho fatto delle infiltrazioni di acido ialuronico che adesso stanno facendo effetto. Nel frattempo ho continuato ad allenarmi, le mie tre ore al giorno le ho sempre fatte.
Passerà continuando a pedalare?
Sta andando a posto. Più vado avanti, più vedo che riesco a spingere forte e il fastidio arriva sempre più tardi. Da tre o quattro giorni a questa parte, posso dire di essere recuperato quasi al 100 per cento. L’altro giorno ho detto a Bramati che se vuole posso correre per dare una mano ai compagni e mi ha messo fra le riserve. Però capisco anche che i corridori vogliano correre, anche perché vista la situazione, tanti saranno in cerca di una squadra. Quindi penso che la mia stagione sia finita qui.
Vacanze in vista?
Non mi piace mai programmare cose a lungo termine, magari vado con gli amici due o tre giorni da qualche parte. Per adesso, visto che le giornate sono belle, continuo ad andare in bici, anche senza particolari obiettivi. Meglio tenere una settimana in più adesso e ricominciare una settimana dopo, così se anche a novembre facesse una settimana brutta, non mi cambierebbe la vita.