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Ballerini porta da Zanini il tesoro della Quick Step

04.10.2023
6 min
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Tra fusioni ormai inevitabili e quel senso di mancanza di regole, per cui le squadre spariscono come se niente fosse senza che l’UCI dica qualcosa, c’è chi dalla Soudal-Quick Step s’è già affrancato. Davide Ballerini torna all’Astana, la “casa” da cui aveva spiccato il volo per inseguire i suoi sogni in Belgio. Quando parlammo con i quattro italiani della squadra di Lefevere durante la presentazione di gennaio, Cattaneo e Masnada dissero chiaramente che sarebbero rimasti anche per il futuro, Bagioli e Ballerini dissero che avrebbero valutato eventuali alternative. E alla fine entrambi hanno spiccato il volo: il primo alla Lidl-Trek, il secondo nel team kazako.

«Avere più spazio è una cosa fondamentale – spiega il canturino – in più quest’anno Patrick (Lefevere, ndr) mi ha tirato per le lunghe. Sono arrivato a un punto nel quale non potevo più aspettare, quindi ho preso una decisione. Da una parte mi è dispiaciuto lasciare la Quick Step, dall’altra sono contento perché so dove vado, in una squadra in cui mi sono trovato veramente molto bene. Quattro anni fa ero più giovane e volevo fare nuove esperienze. Diciamo che adesso le ho fatte, anche se non sono mai abbastanza. E torno in un gruppo che mi metterà nelle condizioni ottimali di lavorare bene».

Ballerini ha corso alla Astana soltanto nel 2019: proveniva dalla Androni e vinse i Giochi Europei
Ballerini ha corso alla Astana soltanto nel 2019: proveniva dalla Androni e vinse i Giochi Europei
Che differenza c’è fra Davide di oggi e quello di quattro anni fa?

Diciamo che ero quattro anni più giovane. Il mio sogno era quello di approdare alla Quick Step e appena ho ricevuto la loro proposta, ho subito accettato. Sono riuscito a realizzare il sogno. Ho visto come lavorano. Ho fatto tanta esperienza nelle gare del Belgio che mi interessavano di più. Ho imparato molto e adesso posso metterlo in atto.

Hai firmato per quest’aria di fusione o saresti andato via ugualmente?

Mi dispiace per come stanno andando le cose, non si sta capendo molto. Io spero che la fusione non avvenga, ma se così sarà, purtroppo sparirà un gruppo che per anni è stato di riferimento. Il ciclismo è anche questo, gira intorno agli sponsor. E fra quelli che entrano e quelli che escono, le situazioni non sono facili da gestire.

Hai detto di aver imparato il loro modo di lavorare, quindi il tuo approccio con certe gare sarà improntato a quella filosofia? In qualche modo, anche Zanini ha corso in quel gruppo…

Certo. “Zazà” è stato uno dei primi che voleva che tornassi. Con lui ho sempre avuto un ottimo rapporto, anche quando sono andato via. E’ una grandissima persona e tutti gli anni continuava a chiedermi quando sarei tornato. E alla fine gli ho detto di sì.

L’ultima vittoria di Ballerini è la Coppa Bernocchi del 2022
L’ultima vittoria di Ballerini è la Coppa Bernocchi del 2022
Cosa porti via da questi anni fiamminghi?

Ho imparato tanto. La cosa importante del Belgio, c’è poco da fare, è che devi conoscere la gara a menadito. Devi starci. Vedere come si svolge in base agli anni passati, anche se ultimamente sta cambiando molto anche il modo di correre. Però diciamo che i punti cruciali, bene o male, sono sempre quelli. Quindi la cosa fondamentale è conoscere il percorso, fare le ricognizioni, vedere se sono stati aggiunti nuovi tratti o nuovi muri. E poi c’è la preparazione.

Che va fatta su misura?

I lavori specifici. Cose che ho imparato, facendo in allenamento dei lavori che prima non avevo mai fatto e mi hanno dato la forza esplosiva che non avevo. Negli ultimi anni ho lavorato con il preparatore Quick Step. Sono andato da loro e mi hanno preparato loro. Non so ancora bene adesso da chi sarò seguito.

A Popsaland eri aperto all’ipotesi di partire, come mai?

Quando resti tanto in una squadra, vuol dire che ti trovi bene, questo è poco ma sicuro. Però arrivi anche a un punto in cui hai bisogno di nuovi stimoli. Purtroppo si è visto che da un paio d’anni, la Quick Step non girava come prima e questo non perché i corridori non fossero performanti.

Quest’anno prestazioni opache al Nord: qui alla GP E3 Saxo Bank
Quest’anno prestazioni opache al Nord: qui alla GP E3 Saxo Bank
Perché secondo te?

E’ tutto un insieme di cose, magari non si è fatta la preparazione dovuta o le cose non sono andate bene al 100 per cento. E’ una ruota che gira. Adesso c’è il colosso Jumbo-Visma, ma prima o poi finirà anche quella, come prima c’era Sky, che sembrava inattaccabile. Non so come andrà a finire con questa fusione, ma significherà mettere da un giorno all’altro un sacco di gente sulla strada. 

Hai parlato di problemi di preparazione?

Il problema è che oggi devi essere al 110 per cento in quasi tutte le gare della stagione. Devi prepararle nel miglior modo possibile e per i determinati gruppi di lavoro deve avere una programmazione. Fai il tuo ritiro in altura per due settimane. Scendi. Fai una gara di preparazione. E poi c’è l’obiettivo. La cosa che in questi anni non è mai stata fatta è stata quella di fare altura per le classiche. Loro magari per questo sono un po’ vecchio stampo, mentre tante volte è preferibile arrivare freschi alle gare cui si punta. E poi devi staccare che sei ancora in forma, per iniziare la fase di recupero. E anche questo è difficile da fare.

Non corri dalla caduta del Wallonie, come funzionerà il tuo inverno? 

A dire la verità, il 2023 preferisco archiviarlo così: è stato forse uno degli anni peggiori, ma si impara anche da questi. Ho fatto prima 20 giorni senza bici dopo questo infortunio di fine luglio. Pensavo fosse poca roba, invece non è risultato così. Dopo lo stop ho ricominciato e ho sempre avuto un fastidio al ginocchio. Ho cominciato a fare risonanze magnetiche varie, si è visto che c’era un’infiammazione sotto la rotula che si è accentuata continuando ad allenarmi e ha intaccato anche il tendine rotuleo. Ho sentito vari specialisti e fra i tanti ne ho scelto uno che mi ha aiutato. Ho fatto delle infiltrazioni di acido ialuronico che adesso stanno facendo effetto. Nel frattempo ho continuato ad allenarmi, le mie tre ore al giorno le ho sempre fatte.

Il 2023 si stava raddrizzando al Wallonie: 2° nella prima tappa, 5° nella seconda (qui con Ganna), poi l’infortunio
Il 2023 si stava raddrizzando al Wallonie: 2° nella prima tappa, 5° nella seconda (qui con Ganna), poi l’infortunio
Passerà continuando a pedalare?

Sta andando a posto. Più vado avanti, più vedo che riesco a spingere forte e il fastidio arriva sempre più tardi. Da tre o quattro giorni a questa parte, posso dire di essere recuperato quasi al 100 per cento. L’altro giorno ho detto a Bramati che se vuole posso correre per dare una mano ai compagni e mi ha messo fra le riserve. Però capisco anche che i corridori vogliano correre, anche perché vista la situazione, tanti saranno in cerca di una squadra. Quindi penso che la mia stagione sia finita qui.

Vacanze in vista?

Non mi piace mai programmare cose a lungo termine, magari vado con gli amici due o tre giorni da qualche parte. Per adesso, visto che le giornate sono belle, continuo ad andare in bici, anche senza particolari obiettivi. Meglio tenere una settimana in più adesso e ricominciare una settimana dopo, così se anche a novembre facesse una settimana brutta, non mi cambierebbe la vita.

Ballerini torna all’Astana. Martinelli: «Potrà essere il faro»

24.09.2023
4 min
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Davide Ballerini torna “a casa”. Il lombardo dal prossimo anno vestirà di nuovo i colori dell’Astana-Qazaqstan. Il “Ballero” era stato nella squadra di Vinokourov nel 2019, poi prese altre strade.

Di questo ritorno, e in parte della squadra che sta nascendo, ne parliamo con Giuseppe Martinelli, storico direttore sportivo del team kazako. E’ lui che ci spiega cosa va a fare il Ballero in Astana. E che corridore si aspetta di ritrovare.

Davide Ballerini (classe 1994) si appresta a tornare in Astana-Qazaqstan
Davide Ballerini (classe 1994) si appresta a tornare in Astana-Qazaqstan

Lo zampino di Vino 

La trattativa si è consumata questa estate e, a dire il vero, lo zampino di Martinelli è relativo.

«C’entro abbastanza poco in questo ritorno – ha detto sinceramente Giuseppe – è stata una trattativa tra Vinokourov e lui, ma chiaramente mi fa piacere. Io in questa fase sto gestendo altre cose, sono più impegnato con questioni logistiche, senza contare che sono diventato nonno per la seconda volta per la nascita di Alice. E anche per questo ho lavorato anche per mia figlia (Francesca, che cura appunto la logistica dei turchesi, ndr)! Riprendendo Ballerini, Vinokourov ha ha fatto una scelta intelligente, mirata al presente e al futuro».

Il Ballero (al centro) durante il Giro d’Italia accanto al suo futuro compagno Velasco
Il Ballero (al centro) durante il Giro d’Italia accanto al suo futuro compagno Velasco

Ballerini capitano

Davide Ballerini torna così in “Italia”. Conosce l’ambiente Astana. È partito che aveva 25 anni, vi torna a 30 con più esperienza, più sicurezza e un palmares maggiore. Tutto questo può essere un fattore chiave.

«In Astana – spiega il diesse bresciano – Ballerini avrà tutto lo spazio che vuole, specie in questo momento storico del team in cui non c’è il corridore leader per le corse a tappe. Quindi siamo abituati a cercare di poter fare il massimo con tutti gli atleti, nessuno è chiuso da noi».

E qui il discorso si allarga anche agli altri corridori. Tutto sommato il team kazako per l’immediato futuro non è messo male. Velasco è migliorato molto. Battistella, Garofoli e Scaroni possono fare bene. Senza dimenticare Gazzoli. E poi c’è Lutsenko e ora, appunto, anche Ballero.

«Guardiamo Velasco – prosegue Martino – lui ha avuto spazio e lo ha avuto per tutto l’anno. Questo è stato un bene per lui. Niente vincoli, tanto che è cresciuto fino a vincere il campionato italiano.
Idem, Scaroni. Lui ha avuto il Covid due volte. E tanti dei nostri hanno avuto una sfortuna simile».

Ballerini è più maturo dicevamo e Martinelli lo sa bene. Non a caso insiste sul discorso del sapersi muovere tra gli equilibri di una squadra e magari prenderla in mano. Perché anche se alla Soudal-Quick Step Davide leader non ci è stato spesso, sa però cosa vuole un leader e cosa gli serve. Sa come si preparano, anche nei dettagli tecnici, certe corse del Nord.

«Davide – va avanti Martino – ha toccato con mano la realtà di team forte, il più forte in quasi tutte le corse che faceva, da quelle a a tappe con Evenepoel, alle classiche soprattutto, anche se negli ultimi due anni non sono riusciti ad essere protagonisti al 100 per cento, come erano abituati a fare. E questo è molto importante».

«Per questo dico che Ballerini può essere il faro dell’Astana che verrà. Potrà essere aiutato da Fedorov, Gruzdev… gente che se ha un corridore buono da supportare magari riesce a fare qualcosa in più anche per sé stessa».

L’esperienza come gregario al Nord per gente come Alaphilippe potranno aiutare il comasco (foto Instagram)
L’esperienza come gregario al Nord per gente come Alaphilippe potranno aiutare il comasco (foto Instagram)

Nuova Astana

Vinokourov non troppi giorni fa ci aveva parlato della nuova veste della sua squadra: un’Astana garibaldina, a caccia di classiche e tappe.

Martinelli vede bene Ballerini anche per le tappe dei grandi Giri. E al suo fianco potrebbe avere un altro pezzo da novanta, Gianni Moscon, anche se sul suo futuro non si sa ancora molto.

«Non so cosa farà Moscon – va avanti Martinelli – non ho lista definitiva degli atleti del prossimo anno e come ha detto anche Vino ci saranno grandi cambiamenti. In questi due anni abbiamo pagato tantissimo le sfortune di salute, ma anche la campagna acquisti 2021. Corridori che per noi dovevano essere importanti come Moscon, De La Cruz, Dombrowski… non hanno dato molto poco».

Ballerini invece è pronto. «Partiamo dal presupposto che quando è andato via io e la squadra eravamo dispiaciuti. Ma all’epoca lui voleva fortemente la Quick Step. Fece una scelta di squadra e non economica. Voleva quel team forte per certe corse… Sentiva che gli serviva quella squadra, non quel tipo di squadra. Ora il suo ritorno avrà un certo impatto. E per me non avrà paura di essere un leader».

Con l’Astana è cresciuto, ora dal suo ritorno ci aspetta quello per cui ha lavorato in Belgio alla corte di Lefevere.

«Io – conclude Martinelli – dico che potrà puntare ad una semiclassica, ad una classica, alle tappe di un Giro… Davide sa che qui ha il suo spazio, che c’è gente che gli vuole bene e che non voleva andasse via all’epoca. E infatti alla prima occasione… rieccolo. È stato intelligente Vinokourov a riprenderlo e lui a tornare».

Fuga bidone, Armirail in rosa. Bettiol, un’altra beffa

20.05.2023
6 min
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CASSANO MAGNAGO – «Non era facile restare lucidi dopo 200 chilometri di tutto. Oggi è stata la giornata più fredda della mia vita. Mi auguro che nessuno che scrive tanto di noi provi quello che abbiamo provato noi in cima al Sempione…».

Sono da poco passare le 17, la pioggerellina sottile e per fortuna non fredda non concede tregua. La gente non si fa intimorire ed è assiepata lungo le transenne, cercando di seguire il finale dagli schermi dell’organizzazione. Quando i primi si fermano dopo la riga e raccontano la tappa, il gruppo ha ancora 19 minuti di fatica davanti a sé. La Ineos Grenadiers ha deciso di lasciar andare la maglia rosa, che finisce sulle spalle di Bruno Armirail, francese della Groupama-FDJ, in una giornata che per condizioni meteo è stata peggiore di quella di ieri, boicottata dal gruppo.

Nel paese che in ogni angolo parla di Ivan Basso, sono bastati gli ultimi 10 minuti di una corsa durata 4 ore e venti minuti per ammazzare i sogni dei tre italiani in fuga, che per vincere avrebbero ceduto più di qualche sogno.

Oldani e Ballerini nel terzetto di testa. Bettiol, rientrato proprio in tempo per lanciare la volata. Ne avrebbero avuto tutti davvero bisogno, invece la doppietta di Denz ha messo tutti d’accordo.

Ballerini era il più veloce del terzetto ripreso sul rettilineo di arrivo: la delusione è forte
Ballerini era il più veloce del terzetto ripreso sul rettilineo di arrivo: la delusione è forte

L’umore del Ballero

Ballerini resta per cinque minuti buoni piegato sulla bici, Dio solo sa in preda a quali pensieri. Poi si alza un secondo, sorride ai tifosi del fan club che lo chiamano dalla barriera e si rimette giù. Quando il cuore riprende il battito e la capacità di parlare avvicina la voglia di sparire, il canturino si solleva.

«Non è stato facile – dice – poco ma sicuro. Gli ultimi giorni sono stati difficili per me e per la squadra, ma stiamo dimostrando di avere le gambe, che ci siamo e continueremo a provarci fino alla fine. Sono stato chiamato al Giro all’ultimo momento, dovevo aiutare Evenepoel. Non ero pronto per fare altro, ma per fortuna il passare dei chilometri mi sta dando buone gambe. Non è facile passare alla mentalità di vincere le tappe. Oggi abbiamo tentato di fare il possibile fino alla fine, purtroppo però è andata così. Mi dispiace, ma ho dato il massimo».

Oldani ha tentato l’allungo per anticipare. In precedenza era stato bravo nel cogliere la fuga
Oldani ha tentato l’allungo per anticipare. In precedenza era stato bravo nel cogliere la fuga

Il piano di Oldani

Oldani l’ha smaltita prima, oppure semplicemente si è nascosto meglio dagli obiettivi e ha avuto il tempo per farsene una ragione. Nella fuga più numerosa di giornata c’è entrato con grande prontezza ed è stato anche lesto a restare davanti nel momento della selezione, ma non è bastato.

«Ci siamo dati sempre cambi regolari – spiega a due passi da Bettiol e Ballerini – poi però sono venuti su molto forte e ci hanno ripreso proprio sul rettilineo d’arrivo. E’ un peccato, perché penso che entrambi meritavamo la vittoria: Ballerini ed io, ma la meritava anche Rex. Siamo andati forte. Abbiamo dato il massimo. L’unica cosa che sicuramente non ha giocato a mio favore nella fuga è stato il fatto di non avere compagni: gestire la situazione con molte squadre più numerose non è stato semplice. 

«Lo scatto nel finale? Era per anticipare – sorride Oldani – avevo parlato col Ballero e gli avevo detto: “Tu non seguirmi quando parto lungo, poi se mi prendete, fai la volata”. Non volevamo farci mettere nel sacco entrambi essendo amici, però è successo. Sono arrivati molto forte da dietro e addio…».

Per Denz arriva così la seconda vittoria di tappa dopo quella di Rivoli
Per Denz arriva così la seconda vittoria di tappa dopo quella di Rivoli

La svista di Bettiol

Di Bettiol e del suo dente avvelenato abbiamo già detto in apertura, ma a guardarlo con la faccia segnata dai chilometri e dall’acqua sporca, si capisce che il toscano è contento per le sensazioni finalmente ritrovate.

«Quando si hanno queste gambe – dice secco Bettiol – bisogna vincere. Oggi si era messa bene. All’inizio in realtà non ero brillantissimo, poi è andata sempre meglio, finché negli ultimi 10 chilometri abbiamo trovato la collaborazione giusta. Ho sbagliato la volata e mi dispiace. L’ho presa troppo lunga, ai 300 metri. Purtroppo ho guardato il mio computerino, diceva 200. Invece poi ho visto il cartello e quando me ne sono accorto, ho provato a rallentare, però da dietro è arrivato Denz che se l’è meritata.

«Avevo solo un paio di occasioni in questo Giro d’Italia. Una l’altro giorno a Rivoli e oggi forse è stata l’ultima, perché ci sarà una tappa abbastanza piatta la prossima settimana. Oggi era perfetta, anche l’arrivo era giusto. Sono dispiaciuto, però al tempo stesso anche felice perché sento che le gambe stanno migliorando».

Armirail in rosa

L’altra notizia di giornata è il passaggio della maglia rosa da Thomas ad Armirail, gregario alto 1,90 (74 chili di peso) nato nel 1994 a Bagneres de Bigorre, ai piedi dei Pirenei francesi. E’ professionista dal 2018, ha all’attivo una sola vittoria da pro’ (campionato nazionale a cronometro del 2022), la sua ragazza ha origini italiane e quando gli fanno notare che l’ultimo francese in rosa era stato Jalabert nel 1999, strabuzza gli occhi.

«Per essere chiaro – dice – ho cominciato ad andare in bici molto tardi. Prima il ciclismo non mi interessava per niente, non avevo idoli. So chi è Jalabert, certo, ma il corridore che ho davvero amato è stato Alberto Contador, magari questo ai francesi non farà piacere».

Poi, dopo una risata, Armirail sintetizza in poche parole questo giorno surreale, in cui alla partenza sarebbe stato davvero impossibile immaginare di vestire la maglia rosa.

«Stamattina non lo immaginavo – ammetta – 18 minuti e mezzo erano tanti da recuperare. Quando sono entrato nella fuga, pensavo alla vittoria di tappa e invece mi ritrovo con questa situazione eccezionale. Non so se cambierà la mia carriera. Il mio è ruolo è quello di gregario, per cui avere la maglia rosa è un privilegio. Bisogna essere realisti. Pinot è uno scalatore migliore di me, per cui il mio obiettivo principale sarà lavorare per lui, essere dove si trova e lavorare per la squadra. La prossima settimana ci saranno salite su cui non potrei tenere la maglia rosa, per cui lascatemi godere questo momento».

Il Giro chiude la seconda tappa alpina con qualche strascico di polemica. Oggi i corridori hanno fatto la loro parte e sarebbe stato difficile chiedere di modificare anche questa tappa. Di fatto però sul traguardo per oltre mezz’ora non s’è sentito che ragazzi tossire. Al netto delle opinioni dei molti e della possibilità di discutere quanto è successo ieri, un Giro così bagnato e flagellato dal maltempo si fa fatica a ricordarlo.

Ballerini e il passaggio alla “modalità Belgio”

23.03.2023
5 min
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Sanremo alle spalle e ora il Belgio. La campagna del Nord si è aperta ieri a De Panne. Anche se lassù qualche corsa si è già disputata, la sequenza che porta alle grandi classiche è partita ieri. Ed è in questo contesto che Davide Ballerini, dopo averci parlato del lavoro fatto alla Tirreno, ci spiega anche questa transizione.

Una transizione fisica, ambientale, mentale. Ieri il Ballero era in corsa. E ci stato nel vivo fino alla fine quando lui e tre compagni della Soudal-Quick Step hanno fatto parte del ristretto drappello di testa. Tuttavia non sono riusciti a far valere questa superiorità numerica e Jasper Philipsen li ha infilati. Quel che conta però sono state le gambe.

De Panne: scappati in quattro negli ultimissimi chilometri, Philipsen ha infilato Kooij, Lampaert e Frison
De Panne: scappati in quattro negli ultimissimi chilometri, Philipsen ha infilato Kooij (che non compare, sulla sinistra), Lampaert e Frison
Davide, Sanremo alle spalle dunque…

Sì, Sanremo alle spalle ed è andata bene fino alla fine. E di questo sono contento perché significa che la gamba c’è. Mi dispiace solo che si poteva fare un po’ di più nel finale… come ha detto Alaphilippe, prendendo il Poggio un po’ più avanti. Magari sarebbe andata diversamente.

Ora si passa alla “modalità Belgio”: c’è tanta differenza tra queste gare e la Sanremo?

Si cambia modalità è vero e c’è una grande differenze fra queste corse. Appena taglio il traguardo di una gara penso subito a quella successiva. Specie per queste gare visto che è tutto l’inverno che ci penso.

Entriamo nei dettagli. Dopo la Sanremo cosa hai fatto? Cosa hai mangiato?

Sono tornato a casa in macchina. La sera a cena ho cercato di non strafare. Come ho detto sono molto concentrato e quindi ho mangiato in modo corretto: un piatto di pasta, qualche verdura e zero alcool. Sono in periodo di astinenza! In generale tutta la settimana ho mangiato molto correttamente.

La domenica in bici cosa hai fatto?

Un’oretta molto tranquilla. E più o meno la stessa cosa il lunedì. Il secondo giorno post Sanremo ho fatto un paio di ore, a far girare la gamba. Due ore facili, facili…  Per smaltire un po’ di Sanremo. E nel pomeriggio ho preso l’aereo per venire quassù in Belgio.

Il lombardo aveva già preso parte a due gare in Belgio: Het Nieuwsblad (in foto) e Kuurne. Dopo il 13° posto alla Sanremo ieri è arrivato 11° lavorando per i compagni
Il lombardo aveva già preso parte a due gare in Belgio: Het Nieuwsblad (in foto) e Kuurne. Dopo il 13° posto alla Sanremo ieri è arrivato 11°
Cosa significa fare due ore facili, facili…

Che si pedala intorno alla Z2. Vai anche un po’ a sensazione… se ti senti di dover spingere un filo di più o far girare di più la gamba lo fai. Ma di base ormai siamo in pieno periodo di gare e non ti devi allenare tanto, l’obiettivo è quello del recupero e una gara di 300 chilometri non la togli dalle gambe in un giorno.

Martedì cosa hai fatto invece?

Ho fatto un’ora e mezza ma con qualche lavoretto di attivazione. Si tratta di qualche progressione, non troppo lunga, fino alla soglia, qualche volata. E poi ho fatto il massaggio. A dire il vero un massaggio ero riuscito a farmelo fare anche il lunedì a casa giusto prima di prendere l’aereo.

Ieri si è corso a De Panne…

E ho corso subito in ottica De Panne e non pensando ad altre gare. Si cerca di fare bene subito.

Oggi invece cosa fai?

Un’ora di scarico. Un’ora di scioltezza e poi il massaggio. Io poi salto Herelbeke di domani e corro alla Gand-Wevelgem

Domani, venerdì, quindi cosa farai?

Non correndo farò 3 ore e credo di andare a fare un giro sul percorso della Gand.

In questa settimana di transizione, Davide ha fatto una corsa e due richiami. Il resto tutto recupero
In questa settimana di transizione, Davide ha fatto una corsa e due richiami. Il resto tutto recupero
Come mai non corri ad Harelbeke? Scelta tua o del team?

Scelta reciproca. Oggi bisogna selezionare bene le gare. E’ sempre più difficile e quindi è importantissimo recuperare bene e arrivare alle gare al top. E poi l’anno scorso dopo Harelbeke ho iniziato ad avere dei problemi. Io invece voglio fare molto bene anche nelle settimane successive e non voglio portarmi dietro le fatiche accumulate.

E siamo a sabato: cosa prevede l’allenamento?

Come il mercoledì scorso, faccio quell’oretta e mezza con qualche lavoretto.

E domenica la Gand-Wevelgem… Passare dalla Sanremo al Belgio prevede anche un cambio di clima. Si avverte la differenza?

Nei primi giorni no (ieri a De Panne 12° con pioggia, ndr). Pensavo facesse più freddo, tutto sommato si stava bene anche quassù. Ma poi conta poco, perché il meteo, caldo, freddo o pioggia è uguale per tutti! In questo tipo di settimane devi correre e recuperare e coprirti per evitare malanni.

Con l’alimentazione come va? Avete il vostro chef?

L’alimentazione soprattutto da queste parti è legata al meteo, se fa freddo si cerca di mangiare un po’ di più, ma varia soprattutto in gara, fuori è molto standard. Comunque non abbiamo lo chef, ma siamo in un hotel che ci conosce bene e ci fa mangiare in modo corretto. Diciamo più “pulito” rispetto alla cucina belga classica. E per pulito intendo senza troppe salse, fritti… Abbiamo pasta, riso, olio, carne bianca…. le solite cose.

Venerdì per Ballerini prove di Gand, una “quasi monumento” (dove non mancano sterrati e pavè) nel cuore del Belgio
Venerdì per Ballerini prove di Gand, una “quasi monumento” (dove non mancano sterrati e pavè) nel cuore del Belgio
Prima hai accennato ai massaggi, la necessità di farli anche prima del volo. Quando sei in “ritiro” con la squadra li fai tutti i giorni?

In linea di massima sì. Aiutano parecchio e pertanto cerco di farli sempre.

Sul piano tecnico in questa settimana si fa anche qualche prova riguardo ai materiali?

Venerdì per esempio dovrei andare a vedere dei passaggi della Gand e lì c’è sia dello sterrato che del pavé. Porterò un paio di copertoni diversi e cercherò di capire con quale mi troverò meglio. Ci danno delle indicazioni tecniche, ma è anche vero che molto dipende dalle sensazioni del corridore.

Che dire Davide, ti sentiamo davvero concentrato… Incrociamo le dita!

Sì, sono concentrato perché sono consapevole di aver lavorato bene e di stare bene. Anche per questo sono calmo. La gamba c’è.

La Tirreno di Ballerini: solo fatica o anche lavoro buono?

13.03.2023
3 min
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Alla Tirreno si fatica di brutto. E se magari le prime due tappe in linea sulle strade toscane hanno concesso il tempo per tirare il fiato, la tripletta dalla quarta alla sesta e poi la stessa tappa conclusiva di San Benedetto del Tronto con i suoi 1.700 metri di dislivello hanno segnato le gambe dei corridori. Le tappe e il freddo in cui si è corso nel giorno di Sassotetto. E così la corsa, che solitamente veniva utilizzata da alcuni corridori per fare la gamba in vista della Sanremo, ha forse cambiato profilo e funzione.

Nel WorldTour dal Covid in poi non ci sono più gare di preparazione e tantomeno da prendere sotto gamba. Resta da vedere poi in che modo metabolizzare certe fatiche, come spiegava sabato Davide Ballerini sul traguardo di Osimo. Piegato sul manubrio, cercando l’ispirazione per togliersi dal rettilineo di arrivo e tornare al pullman.

«Tutte queste fatiche – diceva – sono a buon fine? Vedremo. Sono stati tre giorni difficili, anche se è stata dura dall’inizio. Percorsi sempre impegnativi, tappe da cinque ore e passa. Ho cercando di tenere più duro possibile ogni giorno. Poi quando le gambe non me lo permettevano, ho cercato di fare gruppetto. I dati in corsa si guardano relativamente, si cerca sempre di dare il massimo per la squadra. Se poi sarà stato utile, ve lo dirò il mese prossimo…».

Nel giorno di Sassotetto, quinta tappa, Ballerini è stato in fuga
Nel giorno di Sassotetto, quinta tappa, Ballerini è stato in fuga

Prima la Sanremo

Ballerini ha la preferenza scritta nel nome, ma prima della Roubaix che gli mangia i sogni, è atteso sabato prossimo alla sfida di Sanremo, in cui si vede di supporto per Alaphilippe più che primo attore.

«Non sto male – spiegava – anche se oggi (sabato, ndr) ho pagato la fuga di venerdì verso Sassotetto. Però da metà gara sono stato molto meglio e speriamo sia il segno della condizione che sta crescendo. Se così sarà, è quello che volevo perché quest’anno punterò tutto sulle classiche. La settimana di avvicinamento sarà nel segno del recupero. Voglio riposare e recuperare le forze il più possibile fino a Sanremo. Non parliamo della Milano-Torino né di sopralluoghi sul finale della Sanremo. Sono stato a farci un giro il mese scorso. Ho visto bene le discese e so quanto sia importante recuperare bene. Non è una gara facile. Dopo 300 chilometri serve energia. Ovviamente vedremo come sta Alaphilippe. Il mio spazio semmai me lo devo un po’ procurare. Lo avrò solo se riesco a scollinare, ma non sarà facile».

Dopo la tappa di Foligno, Ballerini assieme ad Alaphilippe
Dopo la tappa di Foligno, Ballerini assieme ad Alaphilippe

Corsa d’attacco

Nello stesso giorno di Osimo, la trenata di Van Aert sul Muro di Costa del Borgo ha fatto vedere che anche la condizione del grande belga è in crescita, per cui si va delineando una Sanremo nel segno degli attaccanti, più che bloccata a logiche da velocisti. L’eco delle vittorie di Pogacar dalla Parigi-Nizza rafforza questa sensazione.  Ma Ballerini oppone le mani, come a rifiutare l’invito e chiarisce il suo punto di vista.

«Nella mia testa c’è la Roubaix – ha ribadito prima di sparire fra i corridori alla volta dei pullman – sempre la Roubaix, senza nulla togliere alla Sanremo. Bisogna anche essere realistici, si vedrà sabato se riuscirò a scollinare davanti. Di sicuro in quel caso non mi tiro indietro, però vediamo come sta la squadra, come sta “Loulou”. Sappiamo che lui può fare la differenza come gli è già successo. Quindi vediamo: abbiamo più di una carta da giocarci». 

Tafi a Ballerini: la Roubaix si vince così…

13.01.2023
6 min
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«E’ arrivata l’ora di puntare veramente in alto. Sembra difficile da dire, ma il mio sogno è uno e resterà sempre quello: la Roubaix. Cercherò di provarci fino in fondo, anche se bisogna che i satelliti si allineino nel punto giusto e al momento giusto. Però finché non ci credi, di sicuro non si avvererà mai nulla».

Con questo destino scritto nel nome, Davide Ballerini ha iniziato la settima stagione fra i professionisti. E come accade ogni volta che ci soffermiamo sullo strano incrocio, il ricordo di Franco torna a galla. Questa volta abbiamo bussato alla porta di Tafi, amico e anche rivale.

Ottobre 2022, Davide Ballerini ha appena vinto la Coppa Bernocchi e festeggia con Alaphilippe
Ottobre 2022, Davide Ballerini ha appena vinto la Coppa Bernocchi e festeggia con Alaphilippe

Il San Baronto nel mezzo

I due vivevano sulle pendici opposte del San Baronto: Casalguidi per Franco, Lamporecchio per Andrea. Quel monte è un confine naturale, con i campanilismi ciclistici contrapposti capaci di scatenare vere e proprie contese. Gli ultimi alfieri sono stati forse Visconti e Nibali, ma questa è un’altra storia.

Ballerini e Tafi furono compagni di squadra alla Mapei, in tante campagne del Nord e anche nelle due Roubaix vinte dal Ballero. Nel 1995, Tafi chiuse in 14ª posizione. Nel 1998 fu secondo, mentre terzo si piazzò Peeters, anche lui della Mapei e oggi direttore sportivo di Ballerini (foto di apertura).

Quando poi Ballerini lasciò la Mapei, fu la volta di Tafi che nel 1999 vinse la Roubaix. Mentre nel 2002, l’anno dopo il ritiro di Franco, vinse il Fiandre.

I due hanno trascorso la carriera insieme. Qui al Grand Prix Breitling del 1998, cronocoppie in Germania
I due hanno trascorso la carriera insieme. Qui al Grand Prix Breitling del 1998, cronocoppie in Germania
Tafi dà consigli a Ballerini su come vincere la Roubaix… Non ti sembra un po’ strano?

Abbastanza (ridacchia, ndr). Però fa tornare un po’ indietro negli anni, quando era Franco che dava consigli a me. E’ un modo strano per ricordare un grandissimo amico, con cui davvero ho condiviso periodi indimenticabili, in cui ci osservavamo l’un l’altro per capire come stessimo lavorando.

Perché la Roubaix, come forse solo la Sanremo, si attacca così tanto al cuore di certi corridori?

La Roubaix è la corsa di un giorno più bella e più impegnativa al mondo. Con tutto quello che si può dire sui sassi e il fatto che è fuori dal tempo, è la più bella. Anche Bettiol quest’anno vuole puntarci. Ha corso su quelle strade al Tour ed è tornato innamorato. Non è per tutti, servono attitudine, motivazione e voglia. Però poi è la corsa che ti può dare il timbro di campione. Se vinci la Roubaix o il Fiandre entri a far parte di un circolo piuttosto esclusivo.

Aprile 1999, da solo con la maglia tricolore: arriva la vittoria con una vera impresa
Aprile 1999, da solo con la maglia tricolore: arriva la vittoria con una vera impresa
Ballerini ha 28 anni, quanta esperienza serve per poterla vincere?

Fino allo scorso anno, avrei risposto in un modo. Poi però è arrivato Sonny Colbrelli che l’ha vinta al primo tentativo. Il ciclismo è cambiato moltissimo, sembra che gli anni passati dai miei tempi siano pochi, ma sono venti ed è cambiato il mondo. Noi parlavamo di esperienze da fare, oggi arrivano e sono subito pronti. Poi magari non dureranno allo stesso modo, ma io ho vinto il primo Monumento a 30 anni, il Lombardia. Evenepoel ha vinto la Liegi a 22, poi anche la Vuelta e il mondiale. Magari a 30 anni avrà già detto tutto, chi lo sa?! Per questo credo che anche Ballerini ormai sia pronto per puntare in alto.

Come te e Franco, avrà una bella concorrenza interna, che non è banale…

Non è affatto banale. La Mapei di allora che poi diventò Quick Step ha avuto dall’inizio la forte impronta per le classiche e grandi campioni per vincerle. Però a volte la concorrenza è meglio averla in casa che fuori, perché sai quale tattica faranno quei tuoi compagni così forti, che poi in corsa potrebbero diventare avversari.

La Roubaix del 1995, la prima di Ballerini. La seconda arriverà nel 1998 (foto di apertura)
La Roubaix del 1995, la prima di Ballerini. La seconda arriverà nel 1998 (foto di apertura)
Come si fa a essere corretti e anticipare gli altri?

La prima cosa che dovrà fare Ballerini sarà farsi trovare pronto. E poi serve programmazione, la Roubaix non si improvvisa in 15 giorni. Devi prepararla e analizzarla con tutta la squadra.

Ci ha raccontato che l’anno scorso ha bucato due volte nella Foresta: la fortuna è così predominante?

La fortuna incide con una percentuale molto alta, ma alcune volte dipende dalle situazioni. Dal meteo, perché se c’è acqua non vedi bene le buche. Si fora perché magari prendi la traiettoria sbagliata e impatti male con le pietre, ma a volte sei costretto a farlo. Quando sei in gruppo, come nell’Arenberg, non hai troppa libertà di cambiare direzione. Certo due forature nella Foresta magari dicono anche altro.

Ballerini, doppia foratura nella Foresta di Arenberg e addio Roubaix. Il gruppo si allontana…
Doppia foratura nella Foresta di Arenberg e addio Roubaix. Il gruppo si allontana…
Ad esempio?

La prima può succedere per quello che ci siamo detti. La seconda potrebbe dipendere da errori dati dal nervosismo e dall’ansia di recuperare. Se buchi due volte lì dentro, sei spacciato.

Un italiano in un team belga ha gli stessi spazi?

E’ chiaro che a parità di valore, la squadra potrebbe preferire il corridore belga. Però Lefevere è un grande professionista e sa quello che deve fare: chi ha la condizione migliore ha un occhio di riguardo e la protezione di quel gruppo così forte.

Si parlava di amore per la Roubaix e proprio tu nel 2018 hai provato a correrla di nuovo 13 anni dopo il ritiro. Perché?

Nel profondo c’era il richiamo della Roubaix. Insieme era anche il modo di fare capire quanto sia cambiato il ciclismo, a partire dalle bici. Proprio le forature rispetto a una volta sono un’altra cosa. Adesso per un po’ puoi continuare, prima ti fermavi sul ciglio e aspettavi l’ammiraglia. Se era fra le prime, forse ti salvavi, altrimenti addio. Sarebbe stato bello far vedere che la fine della carriera non è la fine del ciclismo, ma si può continuare a praticarlo stando bene fino ai 50 anni e anche oltre. E lo avrei dimostrato nella corsa che ho più amato.

Si va avanti ancora a lungo, ne faremo un altro articolo: promesso. Si parla intanto del Borghetto Andrea Tafi che si è ripreso dopo le chiusure per la pandemia. Delle tre ore in bici fatte ieri all’ora di pranzo, quando c’è più caldo. Di Bettiol, cui darà altrettanti consigli e anche qualcosa di più, essendo il compagno di sua figlia Greta. E di sicurezza stradale. I campioni di prima avevano il gusto di approfondire e raramente i loro addetti stampa usavano la clessidra.

Vogliamo risentire presto l’urlo di Ballerini

09.01.2023
6 min
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Alla fine dell’anno scade il contratto e a settembre Ballerini compirà 29 anni. Il tempo passa, le vittorie sono arrivate, ma i sogni restano più in alto. Il suo è legato indirettamente e involontariamente al cognome che porta, quasi un’eredità ineluttabile.

«E’ arrivata l’ora di puntare in alto – dice Davide con una punta di nostalgia – sono quasi vecchio. Durante la presentazione guardavo le date di nascita degli altri ragazzi e ti rendi conto che gli anni volano. Allora bisogna puntare veramente in alto. Sembra difficile da dire, ma il mio sogno è uno e resterà sempre quello. Cercherò di provarci fino in fondo, anche se bisogna che i satelliti si allineino nel punto giusto e al momento giusto. Però finché non ci credi, di sicuro non si avvererà mai nulla».

Davide Ballerini è nato il 21 settembre 1994 a Cantù. E’ alto 1,83 per 77 chili
Davide Ballerini è nato il 21 settembre 1994 a Cantù. E’ alto 1,83 per 77 chili

La legge di Lefevere

La Soudal-Quick Step in lui ha fiducia, ma lo sapete com’è fatto Lefevere. Arriva sempre il momento in cui tira la riga e si mette a far di conto. E la sensazione, parlandone con Ballerini è che il primo a sentirsi poco soddisfatto sia proprio lui. Tanto più che andare a giocarsi le classiche del Nord in una squadra come la Soudal-Quick Step significa sottoporsi più o meno indirettamente a certi trials.

«Andare su con questa squadra – conferma – è importante. Partiamo in 8 e, di questi, almeno 6-7 si possono giocare la vittoria. Non è facile. Vista dall’esterno, capisco tanta gente che dice: “Eh, ma lì non puoi giocarti le tue carte quando vuoi”. Non è vero, bisogna saper sfruttare l’attimo. Bisogna essere in forma e ovviamente quando sei in forma la squadra lo vede e fa la gara per te».

Omloop Het Nieuwsblad 2021: Alaphilippe e Stybar lavorano per Ballerini. Arriva così la vittoria in volata
Omloop Het Nieuwsblad 2021: Alaphilippe e Stybar lavorano per Ballerini. Arriva così la vittoria in volata
E’ legge uguale per tutti?

La Omloop Het Nieuwsblad del 2021 l’ho vinta perché la squadra ha fatto la gara per me. Sapevano che ero in condizione, io sapevo di star bene ed ero convinto di vincerla. A 20 chilometri dalla fine ci siamo messi d’accordo tutti quanti. Io stavo bene e si è deciso di fare la gara per Ballero: per questo siamo arrivati in volata ed è andata bene. Non sempre quando sei consapevole di poter vincere una gara la vinci. Però le possibilità te le danno anche qua. Questo è poco ma sicuro. E poi c’è un’altra cosa molto importante…

Qual è?

Noi cerchiamo di arrivare al top della condizione in blocco. Quindi siamo tutti e otto competitivi. Da Tim Declercq che tira dal primo chilometro e anche gli altri che fanno i lavori che non si vedono durante la gara. Quindi sta all’onestà del corridore mettersi a disposizione se sa di non essere al 100 per cento. Come ho fatto io all’Amstel l’anno scorso. Sapevo che era la mia prima gara dopo i problemi con l’influenza e mi sono messo a disposizione. Ho fatto il mio lavoro e questo è molto importante.

Doppia foratura nella Foresta di Arenberg e addio Roubaix. Il gruppo si allontana…
Doppia foratura nella Foresta di Arenberg e addio Roubaix. Il gruppo si allontana…
Siete davvero un gruppo di amici?

Tutti quelli che corrono insieme a me li considero miei amici. Correndo insieme ai belgi, leghi molto di più. Abbiamo un feeling diverso e più tempo stiamo insieme, più il Wolfpack prende forma. Anche tutti questi ritiri servono a cementare la squadra. Dopo l’inizio di stagione, andrò ancora con la squadra per preparare le classiche. Ci saranno quei 5-6 che sanno di fare quasi tutte le classiche, quindi potevo andare in ritiro anche dove volevo io, ma ho preferito restare con loro. E’ molto importante fare gruppo.

Hai parlato del rientro all’Amstel dopo l’influenza: che cosa ti è successo nel 2022?

Sono stato spesso male. Ho iniziato al Saudi Tour e ho preso il Covid. Vabbè, può capitare. Sono andato in ritiro e ho fatto 20 giorni di clausura sul Teide. Sono tornato, ho fatto la Tirreno e subito dopo mi sono ammalato per la prima volta. Ho deciso di saltare la Sanremo e ho fatto Harelbeke. Sembrava che stessi bene, invece dopo due giorni sono ricaduto e ancora adesso non so perché. Magari non avevo recuperato bene, ho accelerato i tempi per le classiche e da lì sono rimasto fuori fino all’Amstel. Ci sono andato per mettere un po’ di ritmo nelle gambe. Ho lavorato per gli altri, la gamba c’era. La Roubaix infatti è iniziata bene, benissimo direi.

Dopo aver partecipato ai mondiali strada di Wollongong, eccolo a Cittadella in quelli gravel
Dopo aver partecipato ai mondiali strada di Wollongong, eccolo a Cittadella in quelli gravel
Racconta…

Sono riuscito a entrare nella fuga buona, ero nel momento giusto al posto giusto. Invece ho bucato nel punto peggiore, a metà della Foresta. Ho bucato due ruote, ho dovuto cambiarle, poi è stato tutto un rotolamento verso il basso. Diciamo così…

Dopo un’annata così storta, l’inverno è più carico di attese?

Di sicuro sono consapevole che i mezzi per far bene li ho. Devo solo credere un po’ più in me stesso. D’inverno si mette una grandissima base per quanto riguarda la stagione. Bisogna lavorare bene e non strafare. Io vado spesso in condizione velocemente. Quindi, dato che i miei obiettivi sono le classiche e non l’inizio stagione, dovrò cercare di andar forte più avanti. Anche perché se ci si arriva con una condizione che non è al 100 per cento, non è facile migliorare e tantomeno recuperare. Ogni tre giorni c’è una gara, bisogna gestire bene il calendario… 

Che vuol dire essere 100 per cento alle classiche?

Vuol dire se non sei almeno al 100 per cento, se ci arrivi che sei al 90, prendi il via nella prima gara, diciamo Harelbeke, e già non recuperi bene. Essere al 100 per cento vuol dire anche recuperare perfettamente quello che spendi durante ogni gara. E non è facile farlo durante queste classiche, perché il dispendio di energie è veramente impressionante. Soprattutto ultimamente, le gare di un giorno stanno diventando una cosa folle. Andiamo sempre più forte. La fuga va via, ma magari dopo un’ora e mezza. Il livello del gruppo si è alzato.

La Bernocchi è stata la penultima corsa del 2022 e anche la 2ª vittoria di stagione
La Bernocchi è stata la penultima corsa del 2022 e anche la 2ª vittoria di stagione
Da cosa si capisce?

Mi è capitato di vedere il Lombardia in televisione e sul Ghisallo sono rimasti 40 corridori. Sentivo certi telecronisti dire che non stavano andando forte, quando invece non c’erano differenze perché andavano tutti forte. Il livello medio si è alzato moltissimo e per questo bisogna fare tutto al 110 per cento. Se alle classiche arrivi con la condizione ottimale, riesci a mantenere e recuperare. Se invece non sei al top, dipende da quello che ti manca. Se manca un po’ di ritmo, fai una classica e lo trovi.

Dopo le classiche farai il Giro?

Tirerò una riga dopo la Roubaix e decideremo con la squadra. Sono nella rosa dei 10 e il Giro è sempre fantastico. Mi metterò a disposizione della squadra, soprattutto con uno come Remco, che ha dimostrato di saper fare delle belle cose. E’ cresciuto molto mentalmente e crescerà ancora. Sì, ce la metterò tutta per partecipare al Giro.

Quanto è dura per i giovani italiani? Discorsi con Bramati

14.10.2022
5 min
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Nell’ultimo editoriale avevamo fatto una riflessione secondo la quale molti giovani stando spesso al servizio dei capitani non hanno attitudine con i finali di corsa. Non hanno quello spunto tattico che gli consente di vincere o semplicemente di non sbagliare. Per fare un esempio, Pogacar al Fiandre commette un pasticcio in volata, al Lombardia si ritrova in una situazione simile, ma grazie anche a quell’esperienza non si fa cogliere in castagna.

Ma in generale, i giovani che militano nel WorldTour sono spesso adombrati dai campioni e poiché non ci sono squadre totalmente italiane tutto ciò riguarda di più i “nostri” ragazzi. 

Davide Bramati (classe 1968) ha corso fino al 2006 ed è subito salito in ammiraglia
Davide Bramati (classe 1968) ha corso fino al 2006 ed è subito salito in ammiraglia

Parla Bramati

Ne abbiamo parlato con Davide Bramati, direttore sportivo di stampo moderno, che è alla guida di uno dei team più titolati, la Quick Step-Alpha Vinyl. Nella sua squadra per esempio ci sono due dei talenti italiani più forti, vale a dire Davide Ballerini e ancora di più , vista la sua età, Andrea Bagioli. 

«Io – spiega Bramati – credo che le opportunità alla fine ci siano per tutti. Poi bisogna analizzare stagione per stagione. Parlando di Ballerini e Bagioli quest’anno non sono mai stati al 100%, hanno avuto parecchia sfortuna tra cadute, Covid e quest’ultima influenza che li ha debilitati non poco. Per esempio Ballerini aveva vinto ad inizio stagione, poi aveva ritrovato il successo in estate e quando iniziava a stare bene è caduto a Burgos non arrivando al meglio al mondiale. Ha iniziato a stare bene quando la stagione era finita.

«Facendo un discorso generale, nelle squadre più grosse ci sono grandi campioni e chiaramente c’è più possibilità che i giovani debbano mettersi a disposizione. Un giovane che passa deve sapere che può fare il gregario, ma deve mantenere quello spirito, quella voglia di vincere che aveva da dilettante. Poi ripeto, alla fine le possibilità vengono date a tutti».

Bramati insiste molto sul fatto che negli ultimi anni il Covid abbia condizionato moltissimo la situazione. Racconta che loro, che sono una squadra votata alle classiche, specie quelle del Nord, spesso hanno avuto difficoltà a mettere insieme sei corridori anche per il pavé. Una situazione simile non avvantaggia nessuno, men che meno i giovani.

Giro 2021: Ganna tira per Bernal… Molti reclamarono: la maglia rosa avrebbe meritato più rispetto
Giro 2021: Ganna tira per Bernal… Molti reclamarono: la maglia rosa avrebbe meritato più rispetto

Come Ganna

In apertura abbia parlato del fatto che i ragazzi italiani possano pagare più dazio rispetto ad altri. Facciamo un discorso generale, non relativo solo alla Quick Step-Alpha Vinyl. Oltre a Bagioli e Ballerini, pensiamo a Oldani, Conca (in apertura mentre tira per la Lotto Soudal), Aleotti, Tiberi, Covi… Ecco, Alessandro nonostante abbia già ottenuto buoni risultati, quando ci sono Pogacar o Almeida, deve mettersi a disposizione.

Rota e Pasqualon si sono salvati un po’ meglio perché corrono in un team in cui il loro peso specifico è maggiore.

Ma in generale tutti questi corridori (e altri) quanta fatica hanno fatto per trovare il loro turno? Di certo in un team del tutto italiano avrebbero qualche difficoltà in meno. Quantomeno sarebbero più tutelati. Ricordiamoci quando Ganna in maglia rosa e campione mondiale a crono dovette mettersi a disposizione di Bernal.

E’ anche vero che il ciclismo è cambiato e spesso anche i super campioni lavorano per i compagni, però da lì a fermare una maglia rosa italiana al Giro… ce ne vuole.

E quanti giovani che magari non hanno il “mega motore” di Ganna, o non sono cronoman che possono mostrare il loro valore individualmente, rischiano di restare nascosti? Passa una stagione, ne passano due ed ecco che un potenziale campione rischia di non fiorire del tutto.

Andrea Bagioli, al lavoro per Alaphilippe. Andrea è tra i giovani più promettenti del nostro ciclismo
Andrea Bagioli, al lavoro per iAlaphilippe. Andrea è tra i giovani più promettenti del nostro ciclismo

Se fatica Bettini…

Lo stesso Paolo Bettini, per esempio, forte di due mondiali e correndo alla Quick Step, non potè mai del tutto puntare al Giro delle Fiandre in quanto chiuso dell’enfant du pays, Tom Boonen. C’era sì, ma non con tutta la fiducia del team. Bramati all’epoca era un corridore di quella corazzata.

«Però – racconta Bramati – se è vero che c’era gente come Boonen, è anche vero che Bettini viste anche le sue caratteristiche puntava forte sulle Ardenne. E arrivare al top dalle classiche del pavé alle Ardenne è lunga. E comunque l’anno che vinse la Sanremo ci ha provato.

«E poi c’è un’altra cosa da dire. Se vuoi provare a vincere un Fiandre, prima devi fare altre corse sul pavé. E fare quelle corse significa per forza di cose rinunciare ad altre gare. Magari se punti alle Ardenne vai al Paesi Baschi: strappi, salite, ritmo, maltempo…».

A inizio stagione Covi ha avuto spazio. Al Giro fino quando c’è stato Almeida ha aiutato. Poi ha sfruttato al massimo le sue possibilità
A inizio stagione Covi ha avuto spazio. Al Giro fino quando c’è stato Almeida ha aiutato. Poi ha sfruttato al massimo le sue possibilità

Ragazzi pronti

Prima Bramati ha detto una cosa importante: mantenere lo spirito vincente che si ha da U23.

«Bisogna mantenerlo – ripete – perché come ho detto la tua occasione arriva. Noi qualche anno fa vincemmo con ben 19 corridori. Lo spirito non lo devi perdere perché può capitare che ti ritrovi davanti in un finale di corsa, perché puoi ritrovarti in una situazione favorevole».

Vero, ci si può ritrovare davanti, ma se hai poca esperienza perché hai sempre aiutato cosa ti inventi? È normale che non si abbia la freddezza necessaria, che ci sia il batticuore.

«Un campione è campione perché sa quando e come muoversi – dice Bramati – è anche una questione di carattere. Poi certo l’esperienza serve in certi casi, ma se su dieci finali di corsa ne perdi la metà, l’altra la devi azzeccare. E se non lo fai c’è qualcosa che non funziona. E ugualmente non è detto che non sia un campione. Se si ritrovano in un finale Van Aert, Alaphilippe e Van der Poel, chi vince? E chi perde non è un campione?

«E’ difficile dire se sia più facile o difficile affermarsi oggi per un ragazzo. Il ciclismo è diverso, il calendario è diverso, il gruppo è diverso. Prima oltre agli europei c’erano un colombiano e un australiano. Adesso ce ne sono dieci di colombiani. E oltre a loro tanti altri. Adesso il giovane che passa, passa perché è pronto. Può e vuole vincere subito… E anche in questo caso non è detto che se non vince subito non possa essere un campione».

Nel mondo di Ballerini, occhi buoni e grande potenza

05.10.2022
6 min
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Gli occhi buoni che al momento del bisogno diventano cattivi, Davide Ballerini ha colto qualche giorno fa, alla Coppa Bernocchi, il suo successo stagionale più importante. Il “Ballero” è stato autore di una volata di potenza. Una delle sue, capace di regolare gruppi ristretti, che poi tanto ristretto non era, e di tirare fuori tutto quello che aveva dentro.

Domani il corridore della  Quick Step-Alpha Vinyl sarà al via del Gran Piemonte e poi se ne andrà nell’altro lembo del Nord Italia per il mondiale gravel. Ha chiesto lui di farlo. Davide è un amante dell’offroad e visto che si trattava dell’ultima gara di stagione perché non provare?

Davide Ballerini (classe 1994) vince la Coppa Bernocchi 2022
Davide Ballerini (classe 1994) vince la Coppa Bernocchi 2022
Davide, partiamo dalla Bernocchi: cosa ci dici?

Dico che ci voleva. Tanto più che non me l’aspettavo per niente.

Quando hai capito che potevi vincere?

Dopo il traguardo! Per tutta la corsa non mi sono sentito molto bene. Mi sono sbloccato davvero solo negli ultimi 15 chilometri. 

Eri tu il capitano?

Un po’ tutti potevamo giocarci le nostre carte, ma quando Julian (Alaphilippe, ndr) era andato via con quel gruppetto ho pensato che quell’azione andasse all’arrivo. Poi qualche squadra si è messa a tirare. Se fossimo arrivati allo sprint la volata l’avrei fatta io. Quindi tutto ha girato nel verso giusto per quel che mi riguarda.

Che stagione è stata, Davide?

Una stagione del cavolo! Ho iniziato con buone premesse, ma subito dopo il Saudi Tour ho preso il Covid. Sono andato alla Tirreno e mi sono ammalato e di fatto è stato un decadere continuo fino a fine classiche. Mi sono ripreso un po’ al Giro, ma è stato sempre un rincorrere la condizione. Così dopo l’italiano mi sono fermato, sono andato in altura e sono ripartito da zero. Ho ripreso anche bene. Ho vinto al Wallonie. Ma di nuovo a Burgos altro problema. Sono caduto. Ho preso tante botte e ripartire non è stato facile. Lì ho perso una settimana cruciale per la preparazione per il mondiale. A Wollongong ci sono arrivato in condizione, ma non come volevo io. Però alla fine i sacrifici vengono sempre ripagati.

Ballerini e l’abbraccio con Alaphilippe dopo il successo. Davide è un uomo squadra
Ballerini e l’abbraccio con Alaphilippe dopo il successo. Davide è un uomo squadra
Ecco partiamo da questa frase. Cos’è per te il ciclismo?

Alla base di sicuro ci sono i sacrifici. E sono più fuori dalla bici che in sella. In bici più o meno tutti facciamo le stesse cose. Non dico che non hai una vita sociale, ma non puoi uscire tutte le sere, fare tardi. Se il giorno dopo devi fare 4-5 ore poi lo senti. E le cose vanno fatte bene, anche perché gli anni passano velocemente e non hai poi tutto questo tempo a disposizione. E poi dico anche che il ciclismo è crederci sempre. Guardate giusto alla Bernocchi. Non avevo buone sensazioni. Se nei primi chilometri di gara mi aveste chiesto che possibilità avrei avuto di arrivare a fare volata, avrei risposto il 2%. Ma poi più andavamo avanti e più sentivo che la gamba arrivava.

Come te lo spieghi?

Non è facile da spiegare. Immagino che un po’ c’entrasse anche il lungo viaggio dall’Australia, il jet-lag… tutto un insieme di fattori. Non credo si trattasse di una questione di preparazione, perché specie in questo punto della stagione gli allenamenti sono quelli che sono. Un po’ è anche una caratteristica mia quella di essere ingolfato nei primi chilometri. E va bene così. Pensate se fosse stato il contrario, che andavo a calare nel finale!

Cosa ti piace di questo ciclismo?

Rispetto a qualche anno fa è qualcosa di più particolare, di più alto livello. Alla Bernocchi abbiamo fatto gli ultimi quattro giri veramente forte eppure siamo arrivati in 60 in volata. Il bello è che migliorano i materiali, i caschi, il vestiario e si va sempre più forte. Si va più forte e fare la differenza è più difficile e per questo dico che la differenza la fai a casa: recupero, alimentazione…

Dopo essere passato dal Canturino, Davide ha fatto il 2° anno juniores nell’US Biassono. Eccolo al Mendrisiotto 2012. Era già forte con la pioggia
Dopo essere passato dal Canturino, Davide ha fatto il 2° anno juniores nell’US Biassono. Eccolo al Mendrisiotto 2012. Era già forte con la pioggia
Ti aspettavi qualcosa di diverso quando hai deciso di fare il ciclista?

Non pensavo fosse così difficile quando ero nelle categorie giovanili. Quando sei uno juniores o un under 23 non riesci a goderti appieno quel momento, quel mondo. Oggi poi ancora di più. La categoria under 23 sta quasi scomparendo. Vedete che vanno a cercare gli juniores? C’è ancora più pressione. Ti diverti meno e ti accorgi solo più tardi che forse in quegli anni potevi lasciare qualcosa di più al caso. Quando passi invece non puoi sgarrare di mezza virgola.

Domanda classica: che ricordi della tua prima bici da corsa?

Prima di iniziare a correre, da allievo di secondo anno, feci una prova con la Capiaghese. Mi diedero una bici, una Kuota, credo andai a provarla intorno al lago (Ballerini è comasco, ndr).

Quando hai capito che il ciclismo era il tuo sport?

In realtà non l’ho mai capito. Non c’è stato un momento. Avevo il sogno di diventare pro’ e cercavo di fare le cose bene per andare avanti. Vedere che avevo delle potenzialità mi ha dato una spinta ulteriore. Ma non è stato facile. L’altro giorno per esempio in conferenza stampa ho ringraziato Gianni Savio.

Vista la sua passione per la mtb e la predisposizione per le gare del Nord, Ballerini sarà uno degli azzurri di Pontoni per il mondiale gravel
Vista la sua passione per la mtb e la predisposizione per le gare del Nord, Ballerini sarà uno degli azzurri di Pontoni per il mondiale gravel
Perché?

Perché io sono passato da quarto anno under 23. Savio è stata forse l’unica persona che ha creduto in me, che ha visto che valevo qualcosa. Mi ha fatto passare, mi ha fatto crescere, mi ha fatto vincere. Se non ci fosse stato lui molto probabilmente non sarei stato lì in quel momento. E in Italia, senza squadre, questa situazione si verifica più spesso ed è più difficile, tanto più per i ragazzi che come me non vincono dieci corse l’anno.

Chi ti sta intorno, pro’, biker e amici, ci dice che Davide Ballerini è un buono: è così? Ed è un pregio o un difetto?

Non credo sia un difetto, potrebbe essere un pregio. Io cerco di essere sempre disponibile con tutti. Mi piace stare in compagnia, fare gruppo. Cerco sempre dei compagni di allenamento, da solo non è facile.

C’è una caratteristica che ti piacerebbe avere?

Andare forte in salita! Quando vedo la strada che sale faccio fatica. Però il mio fisico è questo. Una volta mi piacerebbe stare davanti con gli scalatori, quelli forti per davvero, per vedere cosa si prova. Ma immagino facciano fatica anche loro. E magari anche a loro se chiedi cosa vorrebbero avere ti risponderebbero di essere forti in volata. Non si può avere tutto. Bisogna sfruttare ciò che si ha e ciò che si è.