Una certezza del prossimo Tour de France è che Tadej Pogacar non sarà la maglia bianca di Parigi. Dopo averne vinte quattro di fila, il corridore della UAE Emirates infatti diventerà grande e questo lascerà spazio, spazio pregiato, ad altri corridori.
Con Enrico Gasparotto, direttore sportivo della Bora-Hansgrohe, abbiamo cercato di capire chi potranno essere gli eredi dello sloveno, visto che con Cian Uijtdebroeks è chiamato in causa per quel che riguarda le maglie bianche. Il giovanissimo belga infatti ha detto che vorrà fare classifica al Giro e anche in Italia tra l’altro c’è un habitué della maglia bianca, Joao Almeida.
Enrico, a prescindere dai programmi, i nomi possibili per le prossime maglie bianche, sono parecchi: Ayuso, Evenepoel, Pidcock, Carlos Rodriguez, Arensman, Uijterbroecks, Buitrago, Zana, Martinez…
Se parliamo di Tour ne dico due e basta: Remco Evenepoel e Carlos Rodriguez. Loro sono senza dubbio i più papabili, anche perché non so se Ayuso andrà al Tour e anche se ci andasse cosa farebbe?
La UAE sarebbe concentrata su Tadej?
Esatto, ma penso anche alla Jumbo-Visma.
Cioè?
Per loro ripetere il 2023 sarà difficile e… lo sanno. Hanno una pianificazione decisa e precisa. Quest’anno punteranno sul Tour chiaramente, ma punteranno tanto anche sulle classiche. Vogliono un monumento, un Fiandre, una Roubaix, che ancora gli manca. In più non avranno Van Aert, né Van Hooydonck, due pedine fondamentali. Tornando al discorso dei giovani quindi, sarà un’occasione ancora più ghiotta per Pogacar. Ayuso sarebbe più bloccato. Mentre Remco o Carlos Rodriguez avrebbero più libertà. Credo che Carlos Rodriguez, quinto assoluto nel 2023 (secondo nella maglia bianca, ndr), sarà capitano della Ineos-Grenadiers.
Rodriguez più di Pidcock?
Per me sì, Pidcock ha anche le classiche in testa. Bisognerà vedere bene che programma farà e cosa vorrà veramente dal Tour. Ma non per questo dico che in ottica futura non possa migliorare. Tuttavia resto dell’idea che Rodriguez e Remco sono i primi due pretendenti alla successione della maglia bianca di Pogacar. E credo che Rodriguez abbia qualche possibilità in più.
Perché?
Perché Evenepoel non ha paura di attaccare e questo magari ad un certo punto del Tour potrebbe pagarlo, sia da un punto di vista tattico che fisico. Mentre Rodriguez è più un regolarista, corre in modo più tradizionale se vogliamo ed è in una squadra leader per le corse a tappe.
Come detto non sappiamo i programmi di tutti i ragazzi, ma poniamo che Ayuso vada in Francia. Non lo vedi un pretendente alla maglia bianca?
Numeri sulla carta sì, non si può certo dire di no, ne ha già vinte due alla Vuelta. Ma poi bisogna contestualizzare le situazioni e quando hai Tadej in squadra sono pochi gli obiettivi personali. Quest’anno è stata una particolarità: quando hanno capito che non avrebbero vinto il Tour hanno cercato di portare, riuscendoci, Adam Yates sul podio. Un risultato importante per la squadra, per i punti.
Chiaro…
In generale un po’ tutti i nomi che abbiamo fatto all’inizio sono validi ma poi, come ripeto, vanno contestualizzati nell’ambito della corsa e della squadra. Anche Buitrago può fare molto bene per esempio, ma non lo vedo all’altezza di un Remco o di un Carlos Rodriguez.
Sinceramente credevamo che dopo la presentazione del Giro, Remco cambiasse idea. Due crono, nessuna salita estrema. E’ ancora possibile in questo ciclismo della programmazione cambiare i piani a questo punto?
Onestamente il giorno dopo la presentazione del Giro d’Italia anche io ho pensato: «Remco cambia idea e verrà al Giro». E’ una corsa particolare: due crono lunghe e da specialisti. Quella di Desenzano nella prima parte è molto tecnica. Poi ci sono molte salite lunghe, quasi tutte oltre i 10 chilometri, ma nessuna scalata estrema tipo Zoncolan, Tre Cime o Mortirolo, salite da 8 all’ora. E quindi questa sua decisione un po’ mi ha stupito. Però Remco ha provato la Vuelta, ha provato il Giro e ci sta che voglia provare anche il Tour. Riguardo al cambio dei piani che dire: sono questi i mesi in cui team progettano le loro strategie e magari da qui a fine febbraio, quando i programmi saranno definiti, ci sarà qualche sorpresa.
Torniamo alla maglia bianca e all’ormai duello Rodriguez-Evenepoel: il percorso del Tour chi avvantaggia?
Bella domanda. Alla fine la tappa gravel non favorisce nessuno dei due. Li vedo in difficoltà entrambi e lì nessuno dei due, nello scontro diretto, uscirà da vincente o perdente. Poi sta alle capacità di recupero di entrambi. E questo non sarà facile, perché dovranno essere in forma sin dall’inizio. La partenza in Italia non sarà semplice e stare tre settimane piene al “top-top” non è così scontato. La maglia bianca andrà a chi non avrà giornate no.
Oltre a Remco e Carlos prevedi qualche sorpresa?
No, il Tour è talmente duro, difficile e complesso nella sua interpretazione che non c’è spazio per le sorprese.
Prima di congedarci, Enrico, un paio di domande anche sull’erede di Joao Almeida, spesso maglia bianca del Giro d’Italia: chi sarà? Voi tra l’altro avete un serio pretendente, Cian Uijtdebroeks.
Eh, ma non svelo i nostri programmi!
Ma lo ha dichiarato lui che sarà in Italia…
Non so rispondere con precisione, dipenderà da chi farà il Giro. Di certo Cian è valido per le corse a tappe. Quest’anno in quelle WordTour che ha fatto è sempre stato nella top ten. Ha il talento dalla sua parte e anche molte cose da migliorare. Forse in Italia ci potranno essere più sorprese e non solo per la maglia bianca. Avendo i grandi nomi al Tour, ci sarà una top ten molto incerta. Ad ora vedo molto bene Geraint Thomas. Riguardo ai giovani non è facile rispondere perché anche se i numeri del dislivello non sono paragonabili a quelli del 2022 e del 2023 e le tappe sono più corte, le insidie non mancano e il Giro resta difficile. Per esempio dopo le due crono c’è sempre l’arrivo in salita e il rischio è che qualcuno si possa svuotare nella crono. L’esperienza potrebbe fare la differenza.
Vista così e l’importanza delle crono, giochiamo la carta italiana e diciamo Antonio Tiberi.
Resto dell’idea che individuare un pretendente alla maglia bianca al Giro è davvero difficile.