Buratti di volata tra i pro’: oggi debutta al Brabante

12.04.2023
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Si è messo tutto in moto all’inizio della Tirreno-Adriatico, quando il team manager Miholjevic ha chiamato il suo procuratore Scimone per chiedergli se Nicolò Buratti fosse pronto per esordire subito alla Bahrain Victorious. Il friulano si era appena fatto una ragione della grande delusione per il passaggio rinviato al 2024, nonostante il grande finale di 2022, quando la porta si è riaperta.

La sua stagione era già iniziata. Terzo alla Firenze-Empoli. Secondo alla Gand-Wevelgem. Tredicesimo al Piva. E quando il resto del Cycling Team Friuli si avvicinava al Giro del Belvedere e al Palio del Recioto, Buratti ha chiuso la valigia ed è volato in Belgio (in apertura foto Team Bahrain Victorious).

La Freccia del Brabante parte da Leuven e arriva a Overijse, dopo 206,1 chilometri
La Freccia del Brabante parte da Leuven e arriva a Overijse, dopo 206,1 chilometri
Che effetto fa passare dal Belvedere alla Freccia del Brabante?

Più o meno sono la stessa cosa (ride, ndr). Un po’ di emozione la sento. Però comunque sono molto contento, felice ed entusiasta di intraprendere questa nuova avventura.

La notizia è uscita lunedì, ma il meccanismo era in ballo da un pezzo…

Mi hanno contattato più o meno un mese fa, dicendomi che c’era questa possibilità. Ovviamente ho accettato e non potevo essere più felice. Poi si è trattato di fare tutte le pratiche e le formalità. E adesso sono qui (abbiamo parlato con Buratti ieri pomeriggio: oggi alle 12,30 prenderà il via da Leuven nella prima corsa da pro’, ndr).

Ti eri rassegnato all’idea di fare un altro anno negli under 23?

E’ stato un fulmine a ciel sereno. Ormai avevo programmato la stagione, mi ero posto i miei obiettivi. All’inizio sono rimasto di sasso, proprio perché devo resettare tutto, reimpostare le tabelle e rivedere i miei obiettivi.

Il 26 marzo, Buratti ha conquistato il secondo posto alla Gand-Wevelgem (foto Instagram CTF)
Il 26 marzo, Buratti ha conquistato il secondo posto alla Gand-Wevelgem (foto Instagram CTF)
Il secondo posto alla Gand dice che la condizione è quantomeno decente, no?

Vero, sono in un buono stato e spero che non ci sia troppo divario tra una categoria e l’altra. Sicuramente il salto c’è, però spero di non subirlo così tanto.

Hai già ricevuto un programma delle prossime corse?

Al momento solo la Freccia del Brabante, poi si vedrà. Sicuramente mi daranno presto una bozza di calendario.

E’ stato più semplice abituarsi a questo passaggio o farsi una ragione l’anno passato del fatto che non saresti passato subito?

Me ne ero fatto una ragione, quindi è stato più complicato capire che stavo passando in maniera così veloce. Siamo rimasti tutti a bocca aperta, io per primo.

Buratti è stato il miglior azzurro lo scorso anno ai mondiali di Wollongong
Buratti è stato il miglior azzurro lo scorso anno ai mondiali di Wollongong
Amadori ha detto che il piano di fare di te il leader del mondiale U23 non cambia.

Sono d’accordo. Si dovrà vedere il calendario col team e quello della nazionale. Avevo in programma qualche gara con Marino, adesso vedremo se riuscirò a rispettare le date. Però comunque al mondiale vorrei esserci.

Che effetto fa ritrovarsi di colpo in ritiro nella squadra WorldTour?

Per fortuna avevo fatto ritiri con loro quest’anno a dicembre e gennaio. Quindi lo staff l’avevo già visto e anche se non li conosco bene di persona, so quali sono le persone di riferimento. Lo stesso con gli altri corridori. C’è Fran Miholjevic con cui ho corso per due anni. C’è Jonathan Milan, che è friulano anche lui. C’è Govekar, che ha 22 anni. Siamo una squadra giovane, però punteremo a fare sicuramente bene.

Fra i risultati migliori del 2022, la vittoria di Capodarco è da incorniciare
Fra i risultati migliori del 2022, la vittoria di Capodarco è da incorniciare
Hai tenuto la stessa bici?

Ho cambiato modello. Oggi nel giro di scarico (ieri, ndr) ho provato la Merida Reacto, mentre prima avevo la Scultura. Però le geometrie sono le stesse, quindi mi sono trovato subito bene.

Ti aspetti qualche incarico particolare nella prima gara da pro’?

Farò quello che mi diranno di fare e insieme dovrò capire come sarà la gara. Devo ambientarmi, dovrò capire il team e il team dovrà capire me, come mi approccio e come mi gestisco. Insomma, quel che serve si farà.

Dopo il Kemmelberg della Gand, cosa pensi di questi muri?

Le gare in Belgio sono particolari. Recentemente sono andato bene, quindi ho preso un po’ le misure di come si corre qui. Sicuramente da professionista la modalità di gara cambia. E i muri sono duri, niente da dire, bisognerà avere le gambe per superarli.

Buratti ha iniziato l’anno con il Cycling Team Friuli, è passato alla Bahrain Victorious da oggi, 12 aprile 2023 (foto TBV)
Buratti ha iniziato l’anno con il Cycling Team Friuli, è passato alla Bahrain Victorious da oggi, 12 aprile 2023 (foto TBV)
Come ti hanno salutato i compagni del CTF?

Sono stati contenti, è proprio un passaggio di testimone. Adesso tocca a loro riuscire a passare e cogliere i risultati che meritano. Mi auguro veramente di incontrarli entro un paio d’anni. Hanno le capacità per farlo e se c’è l’ho fatta io, che non sono un extraterrestre, possono tranquillamente farlo anche loro.

Dovrai cambiare preparatore? 

No, sarò seguito ugualmente da Andrea Fusaz e anche questa è una grande cosa.

Si può dire in bocca al lupo?

Si deve dire, grazie. Un po’ di fortuna ci sta sempre bene.

Gent U23: Buratti emerge dai muri e dalla pioggia

27.03.2023
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Una domenica di grande ciclismo in Belgio, un antipasto di quello che saranno i prossimi giorni, anzi, settimane. Sulle strade della Gent-Wevelgem, che hanno visto trionfare la Jumbo-Visma con la doppietta firmata da Laporte e Van Aert, è andata in scena anche la corsa dedicata agli under 23. Una gara fredda, piovosa e perennemente accesa, Nicolò Buratti, del CTF, ha colto un bellissimo secondo posto. Lui che, proprio qualche giorno fa, è stato su quei muri e su quel pavé insieme ai suoi compagni per imparare a domarli. 

Un pizzico di rammarico

La Gent-Wevelgem under 23 si è chiusa da poche ore, così raggiungiamo il giovane corridore del CTF. Una doccia dopo la premiazione ed un breve trasferimento in hotel, la voce è ferma ed il racconto inizia. 

«E’ andata bene – esordisce – il risultato è ottimo, anche se devo ammettere che c’è un pizzico di rammarico per la vittoria sfumata. Però si tratta di una gara di assoluto livello e di grande prestigio, questo secondo posto alla fine è comunque molto bello e soddisfacente».

Con un’azione di contropiede nell’ultimo chilometro è stato Gil Gelders a vincere la Gent U23 (foto Cliché Flore Cauwelier)
Con un’azione di contropiede nell’ultimo chilometro è stato Gil Gelders a vincere la Gent U23 (foto Cliché Flore Cauwelier)
Che corsa è stata?

Dura, una vera classica del Nord. Abbiamo preso acqua tutto il giorno, c’era un gran vento ed il freddo non è mancato. Una gara al limite, infatti l’abbiamo finita in 56 su più di 140 partenti. Insomma, una gara dura da ogni punto di vista: del clima e del chilometraggio, 190 chilometri non sono pochi. 

Come si è sviluppata?

Dopo un centinaio di chilometri dal via, sono iniziati i primi ventagli e un gruppetto di una ventina di atleti si è avvantaggiato. Noi siamo rimasti esclusi e ci è toccato rincorrere, siamo riusciti a tappare il buco poco prima che iniziasse la parte tosta del percorso: quella dei muri.

Una volta scaldata la gara che è successo?

Sono iniziati i muri ed il gruppo ha iniziato a perdere pezzi, noi del CTF eravamo rimasti in tre, riuscendo a coprire bene su tutti gli attacchi. Sul Kemmelberg ci siamo sganciati in otto corridori, poi siamo rimasti in sette. Mancavano ancora tanti chilometri all’arrivo, almeno una quarantina, ma dietro eravamo ben coperti. Infatti eravamo in sette ma tutti di squadre diverse, così dietro non c’era motivo di chiudere il buco. 

Buratti ha regolato il gruppetto inseguitore, conquistando il secondo posto alla Gent U23 (foto Instagram CTF)
Buratti ha regolato il gruppetto inseguitore, conquistando il secondo posto alla Gent U23 (foto Instagram CTF)
Quando si è decisa la corsa?

Negli ultimi cinque chilometri, a turno tra noi sette al comando qualcuno cercava di uscire. Io ero abbastanza fiducioso di poter vincere un eventuale sprint, ma ho provato un allungo ad un chilometro dall’arrivo. Nel momento in cui mi hanno ripreso è scattato il corridore della Soudal-Quick Step (Gil Gelders, ndr) ci ha preso in contropiede e non siamo riusciti a chiudere.

Un azzardo anticipare ad un chilometro dall’arrivo?

Ho provato, me la sentivo, da questo punto di vista non penso sia stata una mossa sbagliata. Eravamo tutti un po’ sulle gambe, non è neanche detto che in volata sarei riuscito a performare al meglio.

Come è andata la gestione della corsa in condizioni così estreme?

Mi sono trovato bene per tutto il giorno, anche se non avevo troppa esperienza in condizioni simili. Avevamo provato a correre qui in Belgio settimana scorsa, ma in condizioni climatiche completamente differenti. Non ho sofferto il freddo, anche con la pioggia l’ho gestita bene, coprendomi il giusto. Anche la parte dell’integrazione, l’ho curata al meglio, sono riuscito a mangiare tutto il giorno, con quantità leggermente superiori al  normale. Era difficile trovare lo spazio per mangiare, tra pavé, pioggia, freddo, vento, muri.

Aver fatto una settimana di “adattamento” su queste strade è stato utile?

Sì, venire qui con qualche giorno di anticipo ci ha permesso di studiare tutto nei minimi dettagli. Eravamo consapevoli a cosa saremmo andati incontro. 

Buratti ed il CTF hanno preso le misure con i muri alla Youngster Coast Challenge (kimberleecfotos)
Buratti ed il CTF hanno preso le misure con i muri alla Youngster Coast Challenge (kimberleecfotos)
Olivo ci ha detto che la Youngster Coast Challenge, la gara di venerdì scorso, vi ha dato dei parametri sui quali muovervi.

Il Kemmelberg lo avevamo fatto sia in quella corsa che in allenamento. Direi che pedalare più volte su quei muri ci ha dato maggiore confidenza, anche in condizioni davvero proibitive come quelle di oggi (ieri, ndr). 

Che sensazione hai provato nel correre una corsa così importante?

E’ stato bellissimo. I muri sono veramente duri, quasi infiniti, servivano davvero tante gambe per fare la differenza. Il ricordo mi rimarrà per un bel po’, anche perché nonostante il tempo lungo il percorso c’era comunque tanta gente. Oggi su queste strade hanno corso tutti dagli junior ai pro’. 

La scelta di rimanere un anno in più tra gli under 23 è stata in parte ripagata con questa esperienza?

E’ un gradino importante della mia crescita, sicuramente per ora sono contento della scelta. Consapevole del fatto che mi farò trovare più pronto quando l’anno prossimo passerò professionista. 

Skerl: con Boscolo e Fusaz scopriamo il nuovo talento del CTF

16.03.2023
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Daniel Skerl in pochi giorni sale a quota tre successi stagionali, il 2023 del ragazzone di Opicina è iniziato con il botto. Il velocista multietnico conferma di essere uno dei profili più interessanti del CTF Friuli. La parabola di Skerl con la squadra friulana parte da molto lontano, con Renzo Boscolo scopriamo tutte le qualità e la storia del velocista diciannovenne

Skerl, a sinistra, ha mosso i primi passi in bici su una mountain bike
Skerl, a sinistra, ha mosso i primi passi in bici su una mountain bike

Neroarancio fin da piccolo

Lo stesso Skerl ci aveva raccontato come fosse entrato nell’orbita del CTF fin da piccolo. Uno dei pochi corridori ad aver fatto tutta la trafila con la squadra di casa. 

«Vero – conferma Boscolo – ha iniziato con noi da esordiente, però correva in mountain bike. Poi solamente da allievo di primo anno abbiamo deciso di fargli provare il ciclismo su strada. Per essere il suo primo anno ha iniziato bene, arrivando a vincere due o tre gare, ma è l’anno successivo che si è davvero consacrato, per quanto sia possibile farlo al secondo anno allievi. Ha vinto ben sette corse, con alcuni arrivi in salita abbastanza impegnativi.

«Da junior è andato al Pordenone, noi del CTF non copriamo la categoria, in quegli anni ha fatto fatica. Una spiegazione che mi sono dato è che ha subito il passaggio di categoria e il fatto di correre in una squadra nuova. Lui appartiene all’ultima generazione che ha corso con il blocco dei rapporti, cosa che potrebbe aver limitato tutta la sua forza. Skerl è un ragazzo molto sensibile ed estremamente intelligente, così anche dopo una parentesi non felice tra gli juniores abbiamo deciso di fargli proseguire il cammino con noi. Anche perché i test continuavano a far vedere grandi cose».

In ordine da sinistra: Daniel Skerl, Manlio Moro e Alberto Bruttomesso prima della Coppa San Geo
In ordine da sinistra: Daniel Skerl, Manlio Moro e Alberto Bruttomesso prima della Coppa San Geo

Primo anno under 23

La scorsa stagione è stata per Skerl la prima da under 23, un salto che ha sentito meno, forse per la serenità che gli dà correre con la maglia del CTF, una seconda pelle per lui. 

«Com’è giusto che sia – riprende Boscolo – il primo anno da under 23, Skerl lo ha corso con l’obiettivo di fare esperienza. Lui sulla carta è un velocista puro, aver corso in appoggio ai compagni più grandi tirando loro le volate gli ha insegnato molto. Devi vedere le dinamiche di corsa in prima persona, così poi quando sarai tu ad essere il capitano saprai esattamente cosa chiedere. Dico che è un velocista puro sulla carta, perché in corsa ha dimostrato di essere polivalente.

«Nel 2022 al Giro di Slovacchia, ha ottenuto due top 10, si tratta di una corsa 2.1. Non di certo una banalità per un ragazzo appena maggiorenne, bisogna dare un peso specifico ai risultati. Le tre vittorie ottenute quest’anno fanno morale, ma per dimostrarsi forte Skerl deve vincere in corse di ben altro livello. Per questo i due piazzamenti al Giro di Slovacchia o quelli al Szeklerland Tour fanno più eco».

Davanti all’hotel di Noto durante il ritiro della nazionale in compagnia sempre di Moro, a sinistra, e Olivo a destra
Davanti all’hotel di Noto durante il ritiro della nazionale in compagnia sempre di Moro, a sinistra, e Olivo a destra

Multidisciplina

Daniel Skerl, come raccontato da Renzo Boscolo, ha iniziato con la mtb, poi è passato alla strada. E’ cosa recente, però, la sua partecipazione al ritiro della nazionale di pista a Noto, quest’inverno.

«Lui – spiega il diesse – ha iniziato a fare pista giovanissimo, ma non gli piaceva. Una volta arrivato da noi lo abbiamo convinto a riprovare ed è stato segnalato a Villa, insieme ad un altro nostro atleta: Olivo. Entrambi hanno partecipato al ritiro di Noto e possono essere due ragazzi di grande futuro in quella specialità. Lo stesso Skerl ha provato a fare anche qualche gara di ciclocross, ha una grande capacità di guida del mezzo e questo fa un’enorme differenza».

«Skerl – aggiunge Fusaz, suo preparatore al CTF – è un velocista puro. Forse gli manca quel picco di potenza massima, ma su sprint da un minuto o due ha una potenza impressionante. Fa una certa fatica ad esprimere al meglio la propria esplosività a breve termine, ma quando deve ripartire da fermo è una forza della natura. Nello sprint va più “duro” degli altri riuscendo ad esprimere una grande velocità con frequenze minori: lui fa a 110 rpm quello che gli altri fanno a 120».

Pista e mtb

A Noto Skerl ha lavorato con i ragazzi della pista, l’ovale per lui è una discreta novità, anche se già con il CTF ha fatto esperienza in qualche gara, come la Sei giorni di Pordenone.

«L’abbiamo segnalato a Bragato – dice Fusaz – e guardando ai suoi valori posso affermare che potrebbe dire la sua nel quartetto, magari come primo uomo. La sua specialità sono le discipline di media durata, ma che richiedono una grande potenza. Ha provato a misurarsi con il chilometro, ma non è esattamente la sua prova, visto che gli manca lo spunto massimo di potenza. Lavoro con lui da quando ha 15 anni, lo allenavo in palestra insieme ai suoi coetanei. Skerl era in grado, con una gamba, di fare esercizi che gli altri non riuscivano a fare con due.

«Con atleti del genere la genetica gioca sicuramente un ruolo importante. Anche l’aver corso in mtb gli ha dato una mano, grazie a questo Daniel è abituato a fare esercizi di durata minore ad un’alta intensità. Nel suo percorso da atleta dovremo essere bravi a trovare il giusto equilibrio tra endurance e sprint, un obiettivo delicato, ma che se ben curato può aiutare a creare un grande corridore».

Bruttomesso, partenza a razzo pensando alla Bahrain

09.03.2023
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Una vittoria e 3 secondi posti in 4 gare. Sarebbe stato difficile anche solo pensare un miglior inizio di stagione per Alberto Bruttomesso, al suo secondo anno fra gli under 23. Il suo primo e ultimo nel Ctf, avendo già in tasca il contratto con la “squadra madre”, ossia la Bahrain Victorious. Una partenza bruciante, anche se forse quel secondo posto alla San Geo, la classica di apertura, poteva aver lasciato un po’ d’amaro in bocca, secondo quella vecchia regola che nel ciclismo non c’è podio che tenga, conta solo chi vince.

Dopo il poker di gare, Bruttomesso è “tornato in cantiere” a preparare i prossimi appuntamenti, ma intanto riguarda indietro a quanto ha fatto, al suo inizio bruciante: «Non mi sarei davvero aspettato una partenza così fulminante. Sono davvero contento, è frutto di un inverno passato bene, senza intoppi, pensando solo alla preparazione e passato per il ritiro in Spagna insieme ai ragazzi della squadra maggiore, un’esperienza illuminante. Ma credo che dietro questo inizio ci sia anche un’altra ragione più profonda».

Foto di rito in Spagna, nel ritiro congiunto della Bahrain Victorious con il Ctf, suo team Devo (foto instagram)
Foto di rito in Spagna, nel ritiro congiunto della Bahrain Victorious con il Ctf, suo team Devo (foto instagram)
Quale?

La mia preparazione è un po’ cambiata, quest’inverno ho potuto fare più ore in bici e più lavori specifici avendo più tempo a disposizione. Lo scorso anno c’era ancora la scuola e quindi avevo meno ore a disposizione, uscivo il pomeriggio finché non faceva buio. Ora posso pensare solo alla mia attività sportiva e la differenza si vede.

La scuola ti impegnava molto anche mentalmente?

Sì, era pesante soprattutto dovendo preparare l’esame di maturità e questo si rifletteva un po’ su tutta l’attività ciclistica, anche se non posso certo lamentarmi di quel che ho ottenuto nel 2022. L’esame però è andato bene, ho avuto anche un voto alto e non era assolutamente facile. Ora sicuramente posso affrontare tutto con più concentrazione e tranquillità.

Mattiussi (a sinistra) ha cambiato la preparazione di Bruttomesso, con più ore di lavori specifici
Mattiussi (a sinistra) ha cambiato la preparazione di Bruttomesso, con più ore di lavori specifici
Chi è il tuo preparatore?

Alessio Mattiussi, che proprio sapendo che avevo più tempo e testa, ha costruito per me una tabella ad hoc che seguo fedelmente e che mi sta facendo crescere.

Tu hai già in tasca il contratto con la Bahrain per il 2024. Il team principale si sta già interessando a quel che fai, ti sta seguendo nella tua crescita?

Sicuramente, intanto con 5 ragazzi del team abbiamo fatto quel ritiro prestagionale in Spagna che è stato molto importante per impostare la stagione e capire dove posso arrivare. Fusaz da quest’anno lavora sia con noi del CTF che con loro, so che il contatto è continuo e questo è importante perché ci fa già sentire della famiglia.

Questo in qualche modo influisce sulle tue prestazioni, ti senti osservato?

Non direi che cambi le cose. Io quando metto il numero di gara voglio sempre dare il 110 per cento. Di certo è uno stimolo in più, ma non sento particolare pressione, quando corro penso solo a fare il meglio per vincere, diciamo che mi scatta l’adrenalina e vado…

Una vittoria e tre piazze d’onore, si sarebbe portati a pensare che siano state prove molto simili fra loro e che questo abbia favorito la tua costanza ad alti livelli. E’ così?

No, erano prove piuttosto diverse. Iniziamo dalla San Geo, la conoscete tutti, gara con 2.000 metri di dislivello e un finale selettivo, se non vai davvero forte non emergi. Ho cercato lì di fare gara dura e più del risultato, mi ha fatto piacere scollinare davanti, eravamo in tre. Alla fine la volata è stata di una ventina di atleti. Il giorno dopo a Misano (immagine di apertura, photors.it) si gareggiava in circuito, poteva essere un percorso più semplice ma il tempo terribile ha reso la gara molto dura e lì è arrivata la vittoria.

Nel secondo weekend?

A Polese la prima parte era piatta ma poi c’erano tre salite e tutti si sono messi a spingere per eliminare gli uomini più veloci, anche lì alla fine ce la siamo giocata in non più di 25. Domenica invece era un percorso più corto e si è andati sparati, media finale di 47 chilometri orari. Io comunque ho dimostrato di esserci sempre. Ora concordato con il team c’è qualche giorno di sosta, poi inizieranno le trasferte all’estero, già dal 17 con due prove in linea prima del grande appuntamento della Gand-Wevelgem.

Bruttomesso punta ora alle prove estere, in attesa di una chiamata in nazionale (foto instagram)
Bruttomesso punta ora alle prove estere, in attesa di una chiamata in nazionale (foto instagram)
Come ti trovi nel team?

Molto bene, con i dirigenti ci sentiamo quotidianamente per parlare degli allenamenti ma anche per stringere i rapporti umani che sono fondamentali. Quando sono arrivato, conoscevo già qualche ragazzo, ma ora siamo davvero un gruppo unito di amici, ho con tutti un buon rapporto e questo si vede anche in corsa, realizzare le strategie previste è molto facile così.

Dopo una partenza così, le tue aspettative sono cambiate?

Diciamo che non guardo tanto alle gare e ai risultati, proprio in previsione di quel che sarà dal prossimo anno. Voglio migliorare come corridore, soprattutto in salita ma senza perdere il mio spunto veloce. Per questo la mia prestazione alla San Geo mi ha rincuorato, la strada è quella giusta. Prima reggevo poco il fuorigiri, ora tengo molto di più. Il prossimo anno salgo nel ciclismo che conta e voglio farmi trovare preparato da ogni punto di vista.

Andreaus: il 2022 per prendere le misure, ora si cresce

08.03.2023
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Marco Andreaus si affaccia alla sua seconda stagione da under 23 con tante aspettative. Il 2022 è scivolato via con un alcuni buoni risultati, tra cui il primo podio nella categoria. Il diciannovenne trentino ha preso le misure tra gli under 23, come un sarto, ed ora è pronto ad affrontare il 2023. 

Andreaus nel 2022 alla Due Giorni Alessandro Bolis ha conquistato il primo podio in maglia CTF (photors.it)
Andreaus nel 2022 alla Due Giorni Alessandro Bolis ha conquistato il primo podio in maglia CTF (photors.it)

Esperienza e apprendimento

In questa seconda stagione gli verrà chiesto di alzare l’asticella, consapevole che corri in una delle squadre più in mostra: Il Cycling Team Friuli.

«Il primo anno l’ho preso più per esperienza – dice Andreaus – quando avevo la scuola ho fatto molte gare regionali. Corse adatte a corridori di primo anno, lì appunto abbiamo ingranato la marcia. Ad aprile sono iniziate le internazionali e mi sono ambientato in qualcosa di diverso, più impegnativo. Devo dire che la prima parte del 2022 è andata bene, abbiamo seguito il percorso di crescita prefissato. Una volta fatto l’esame di maturità ho staccato un attimo dagli allenamenti. Nel finale di stagione ho iniziato ad andare abbastanza forte, sono andato a correre il Giro di Slovacchia con i professionisti. E’ andato molto bene se pensate che in una tappa sono riuscito anche ad arrivare undicesimo».

Obiettivo professionisti

Correre da under 23 in un team come il CTF è fonte di grande ispirazione, si tratta di una squadra che permette ai propri ragazzi di crescere. I passi sono quelli giusti, soprattutto se si considera il supporto che arriva dalla Bahrain Victorious. 

«Aver visto – continua – come si comportano i professionisti e come si sta all’interno del gruppo è stato molto interessante. Capire come viene gestita una corsa e vedere come ci si muove sulla strada è stato stimolante. Ho notato, com’è giusto, che c’è ancora tanto da lavorare, perché nel finale, quando aprono il gas è tutto un altro andare. Però penso di essere sulla via giusta di crescita, già quest’inverno in cui mi sono riuscito ad allenare senza la scuola ho sentito tanto la differenza. Ho aumentato le ore e i carichi, facendo esercizi con maggiore intensità.

«A gennaio ho avuto anche la possibilità di andare in ritiro in Spagna e con il caldo sono riuscito ad allenarmi meglio rispetto allo scorso anno. Nel mese di dicembre, invece, complice anche il freddo, ho fatto molto scialpinismo. E’ stato un bel modo per mantenersi in movimento, la squadra era d’accordo e il riscontro è stato positivo. Nel 2023 mi sono posto l’obiettivo di fare il famoso salto di qualità, mi sono posto anche il focus di partecipare alle gare internazionali ad aprile e provare a correre in testa. Fare del mio meglio insomma».

Già nel 2022 Andreaus (il secondo da sinistra) ha avuto modo di fare degli stage insieme ai corridori della Bahrain Victorious
Già nel 2022 Andreaus (il secondo da sinistra) ha avuto modo di fare degli stage insieme ai corridori della Bahrain Victorious

Belgio e prospettive

Renzo Boscolo, in una recente intervista, ci aveva anticipato che i suoi ragazzi avranno la possibilità di andare a correre al Nord. Un cambio, anzi un’opportunità in più, che permetterà loro di uscire dalla comfort zone. 

«Andare in Belgio è un’avventura che non voglio perdere – dice Andreaus – punterò ad essere nella squadra che andrà su o comunque a partecipare al maggior numero di corse. Siamo andati tante volte a correre all’estero, però sempre verso est, anche perché attaccata a noi c’è la Slovenia e in un’ora, massimo due ore di macchina, si arriva in Croazia. Penso che il Belgio sia l’ambiente adatto a me, i percorsi si avvicinano molto alle mie caratteristiche, non vedo davvero l’ora di provarci».

«Il progetto CTF – conclude – si vede, è concreto. Avere davanti corridori che sono passati in questa squadra ed ora sono nel mondo dei professionisti dà morale. Fa capire a noi giovani che la squadra c’è e si lavora bene, questo ci stimola a lavorare meglio e impegnarci. Anche avere la possibilità di allenarsi con corridori della Bahrain nei vari stage è incredibile. Ho avuto la fortuna di andare a Calpe con loro sia l’anno scorso che quest’anno ed ogni volta è stato un sogno».

In famiglia c’è un altro ciclista: si tratta di Elia, fratello piccolo di Marco (a sinistra, photors.it)
In famiglia c’è un altro ciclista: si tratta di Elia, fratello piccolo di Marco (a sinistra, photors.it)

Un piccolo “rivale”

Marco Andreaus in casa ha un rivale, se così vogliamo simpaticamente definirlo, si tratta del fratello minore: Elia.

«E’ un 2006 – racconta il fratello grande – ed è appena passato nella categoria juniores, ha esordito settimana scorsa. Andiamo molto d’accordo, anche se non siamo mai usciti insieme in bici per allenarci, da quest’anno però qualche lungo magari lo faremo l’uno accanto all’altro. Elia mi chiede tante cose e mi ascolta, anche se – dice con una risata – prova a battere tutti i miei record, diciamo che c’è una rivalità sana in casa. Ha seguito il mio stesso percorso: da allievo ha corso al Veloce Club Borgo, mentre da junior è passato al Team Assali Stefen Omap».

Il CTF riparte con il botto, ma la strada è ancora lunga

02.03.2023
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Il Cycling Team Friuli (CTF) in questo inizio di stagione ha già raccolto dei buoni risultati: una vittoria e tre podi. Sia con i giovani, come Bruttomesso e Matteo Milan, sia con i più esperti: Buratti. La formazione friulana guidata da Renzo Boscolo è partita forte e punta in alto, per crescere e migliorare gara dopo gara. 

Renzo Boscolo insieme ai suoi ragazzi al Tour of Szeklerland 2022 (foto CTF)
Renzo Boscolo insieme ai suoi ragazzi al Tour of Szeklerland 2022 (foto CTF)

Sempre operativo

Il diesse si trova sulla strada del ritorno dall’Umag Trophy, i suoi ragazzi oggi non correvano, ma lui era lì per guardare la concorrenza. 

«Ho finito di lavorare – racconta Boscolo dalla macchina – e sono andato a Umago per vedere la corsa. Mi piace, confronto un po’ le squadre e faccio una panoramica della situazione. Da casa mia, a Trieste, ci vuole davvero poco ad arrivare oltre confine».

«E’ stata una bella corsa quella di oggi – racconta – ha vinto Adam Toupalik. Persico, quarto sul traguardo, ha fatto proprio una bella volata. Non sono riusciti a chiudere sulla fuga dei tre ma quando vai all’estero è sempre difficile. In Italia conosci le squadre e sai come comportarti, nel momento in cui cambi scenario ci sono dei riferimenti differenti e non è facile regolarsi. Poi oggi faceva freddo, c’era vento ed a tutto ciò si è aggiunta la pioggia, non una bella situazione».

La stagione si è aperta sabato scorso con il secondo posto di Bruttomesso alla San Geo dietro Persico (foto Rodella)
La stagione si è aperta sabato scorso con il secondo posto di Bruttomesso alla San Geo dietro Persico (foto Rodella)

Una rosea primavera

Nonostante il calendario dica che siamo a marzo, il meteo rimane poco clemente, fa freddo e la primavera sembra lontana. I risultati per il CTF, tuttavia, sbocciano, anche se questo è solo l’inizio. 

«Siamo partiti bene – riprende Boscolo – non possiamo negarlo. Abbiamo portato a casa quattro podi in altrettante corse. Vuol dire che in inverno abbiamo lavorato nel modo giusto, sia con i ragazzi giovani che con quelli esperti. D’altronde l’unica vittoria ed uno dei due secondi posti sono arrivati da Bruttomesso (in apertura al GP Misano 100, foto CTF). L’altra seconda posizione l’ha conquistata Matteo Milan, mentre il quarto ed ultimo podio è frutto di un ragazzo più esperto: Buratti. Da Nicolò ci aspettiamo qualcosa di importante quest’anno, visto anche il fatto che è rimasto con noi per crescere ancora e confermarsi». 

Nuovi stimoli

Nel corso della telefonata il diesse dal cognome veneto, ma friulano a tutti gli effetti, ha attraversato ben tre Paesi. E’ partito dalla Croazia e, per tornare in Italia, è passato dalla Slovenia. 

«Al contrario degli altri anni – spiega – oggi all’Umag Trophy non abbiamo corso. Ed anche le prossime corse croate, non ci vedranno protagonisti. Ne parlavo proprio oggi (ieri, ndr) con l’organizzatore della corsa. Il CTF è stata la prima squadra italiana ad andare a quelle gare, c’era ancora De Marchi con noi. Quest’anno abbiamo puntato di più sul nord Europa. Ci appoggeremo alle strutture della Bahrain Victorious e del Cannibal Team. Abbiamo ottenuto gli inviti per la Gent-Wevelgem U23 e per altre corse, faremo girare un po’ i ragazzi. Si tratta dell’ennesimo step di crescita che fa parte del nostro progetto. E’ giusto fare esperienze nuove, ogni Paese ha le sue specialità e non si smette mai di imparare».

I corridori del CTF prima della partenza della San Geo, esordio in Italia poi si punta verso il nord Europa
I corridori del CTF prima della partenza della San Geo, esordio in Italia poi si punta verso il nord Europa

Crescita continua

“Imparare” non è un verbo usato a caso da Boscolo, il CTF crede nei propri ragazzi, consapevoli che nessuno ha il posto assicurato tra i professionisti, bisogna guadagnarselo.

«Noi anticipiamo i tempi – dice il diesse – facendogli fare le esperienze che si troveranno poi a fare una volta professionisti. Non tutti hanno la qualità di passare nel WorldTour subito, ma anche loro devono e possono imparare. Le continental devono permettere ai ragazzi di sbagliare, questa è la logica del progetto. Nelle prime corse di stagione gli errori sono stati fatti, risultati buoni non sono sinonimo di perfezione, si può sempre migliorare. Vi faccio un esempio: sono molto più contento della prestazione di Bruttomesso alla San Geo che della sua vittoria a Misano. Nella prima corsa non ha vinto, ma si è messo in mostra, ha fatto vedere di stare bene, ed anche se ha sbagliato i tempi della volata sono soddisfatto. Alberto ha dimostrato di non essere solo un velocista, cosa che tra gli under 23 non ha senso, perché quando passi professionista i velocisti puri non esistono più».

Il CTF si è messo subito in mostra, correndo le prime gare da protagonista
Il CTF si è messo subito in mostra, correndo le prime gare da protagonista

L’università del ciclismo

Il diesse chiude la telefonata con un ragionamento che merita un capitolo a parte. «Il team development – conclude – deve essere visto come la Primavera delle squadre di calcio. Siamo partiti a lavorare sulla crescita dei nostri atleti già dal primo dei due ritiri invernali. Non solo bici ma anche lezioni e apprendimento.

«Come squadra abbiamo l’obbligo di far crescere tutti i ragazzi, poi sarà il mondo del professionismo a decidere chi passa, in base alle esigenze del momento ed altri fattori. Si passa anche dalle corse di livello inferiore, che hanno lo stesso senso delle “partitelle” infrasettimanali nel calcio. In quel caso si ha la possibilità di provare determinate situazioni che altrimenti non avresti modo di vedere e approfondire. Io penso che siamo l’equivalente di un piano di studi universitario: un mix di corsi differenti che alla fine ti danno la formazione necessaria».

L’occhio di Bressan su Milan, Aleotti e Fabbro

18.01.2023
5 min
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Fra i motivi per cui è utile essere il vivaio di una squadra WorldTour c’è anche la possibilità di seguire i tuoi atleti anche dopo che sono diventati professionisti. Altrimenti, tanti saluti. Certo non mancherà l’occasione per vedersi e parlare, ma la gestione sarà in mani altrui e poco si potrà dire nel merito. Ne abbiamo avuto la riprova parlando con Roberto Bressan, team manager del Cycling Team Friuli, che negli ultimi anni ha lanciato al professionismo corridori come Fabbro, Aleotti e Milan. Dopo aver letto l’intervista a Gasparotto di qualche giorno fa sui programmi della Bora-Hansgrohe, avevamo trovato strano che Aleotti non corresse nelle Ardenne e puntasse diretto sul Giro.

In realtà la decisione era già trapelata nell’intervista di ottobre con lo stesso Aleotti (in apertura, Giovanni al Tour Down Under). La sua analisi, rileggendo le prove del 2022, aveva evidenziato che fosse arrivato al Giro troppo stanco. Per questo il programma prevede una partenza anticipata (in questi giorni l’emiliano si trova al Tour Down Under) e un periodo di riposo prima del Giro, dove aiuterà Vlasov nella lotta per la maglia rosa. Se spazio gli sarà dato, Aleotti lo avrà nella seconda parte della stagione.

Per Aleotti partenza anticipata rispetto al 2022. L’obiettivo, dopo uno stacco, è arrivare bene al Giro
Per Aleotti partenza anticipata rispetto al 2022. L’obiettivo, dopo uno stacco, è arrivare bene al Giro

Addio alle Ardenne

Il programma è chiaro. Quel che semmai potrebbe suonare strano è la rinuncia alle corse delle Ardenne che, per convinzione del team e del corridore, potrebbero diventare un giorno il suo terreno di caccia. Aleotti ha ancora 23 anni, le esperienze fatte adesso valgono oro.

«Secondo me – dice Bressan – Giovanni è ancora un po’… crudo, anche se l’anno scorso ha avuto parecchia sfortuna e non si è potuto preparare come voleva. Poi lui le cose le dice a pezzetti, quindi non so esattamente come si sia preparato. Corre alla Bora-Hansgrohe e non posso permettermi di entrare nel merito.

«Col Bahrain invece posso parlare di Milan, ad esempio, a 360 gradi. Le cose nel suo percorso stanno andando come ho sempre detto. Io parlo, Miholjevic ascolta. Poi è lui che prende le decisioni, ma sfruttiamo la conoscenza del corridore per fare il meglio».

Le classiche del pavé sembrano fatte per Milan, che è giovanissimo e ha mezzi inesplorati
Le classiche del pavé sembrano fatte per Milan, che è giovanissimo e ha mezzi inesplorati

Milan e il Nord

Il bello di essere il vivaio di una WorldTour, si diceva, è proprio la possibilità di seguire lo sviluppo dei propri atleti. E anche se sui tempi del passaggio di Milan al Bahrain ci fu da discutere, oggi Bressan sprizza orgoglio in ogni parola.

«Jonathan – dice – ha potenzialità sconosciute per tutti, ma sappiamo già quali sono le gare che può vincere. Tutte le classiche del Nord, quelle della prima parte, sembrano fatte per lui e credo che già quest’anno ci andrà vicino. Un ragazzo come lui, che ogni volta che sale in pista di avvicina ancora un po’ a Ganna, ha davvero dei mezzi non comuni».

Negli ultimi due anni, Aleotti ha vinto il Sibiu Tour. Ora è atteso a uno step successivo (foto Bora Hansgrohe)
Negli ultimi due anni, Aleotti ha vinto il Sibiu Tour. Ora è atteso a uno step successivo (foto Bora Hansgrohe)

Gli spazi giusti

Insomma, tanto si può dire su Milan e tanto lo si può ancora seguire, per quanto nel rispetto dei ruoli la carriera di Aleotti resta un film da guardare alla giusta distanza.

«Quando era con noi – dice Bressan – Giovanni era fortissimo. Mi stupisco che ancora non sia uscito, anche se ha vinto per due volte il Sibiu Tour e ha fatto delle belle prestazioni. Certo al Giro non può andare per fare classifica, forse non è maturo per vincere una grande corsa. Ma una cosa va detta. Giovanni, come Fabbro e De Marchi hanno avuto rogne con il Covid e adesso devono far vedere qualcosa. Fabbro è in scadenza di contratto, da quello che so Aleotti è tenuto in grandissima considerazione.

«Lui è molto serio, fa sempre le cose per bene. Deve avere fortuna e gli spazi giusti. Già in Australia si potrà vedere com’è la sua condizione. Fabbro invece lo spazio ha bisogno di cercarselo. E’ forte e già pronto, ma finora ha potuto fare classifica solo quando il suo capitano è caduto».

Fabbro punterà alle corse a tappe di una settimana: primo obiettivo il Catalunya (foto Instagram)
Fabbro punterà alle corse a tappe di una settimana: primo obiettivo il Catalunya (foto Instagram)

La legge degli squadroni

Sugli spazi, la chiusura spetta al loro procuratore: Raimondo Scimone, che giustamente non entra nella gestione, ma sa benissimo come vanno le cose nelle grandi squadre.

«Se ambisci ad andare in una grande squadra – dice Scimone – sai che devi lavorare per essere pronto nel momento in cui si apre la tua porta. Per Fabbro quella porta ci fu forse sull’Etna al Giro del 2020, quello di ottobre. Portava il gruppo a spasso, ma la porta non si aprì. E’ chiaro che quando vai in certe corse con Hindley, Vlasov e Higuita, la storia è questa. Il suo obiettivo sarà fare bene le corse di una settimana, come Catalunya e Tour of the Alps: facesse bene quelle, sarebbe già un bel passo».

Il bicchiere mezzo pieno di Buratti: 2023 tra U23 e WT

08.01.2023
5 min
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A novembre l’annuncio della Bahrain Victorious. Un misto di gioia con qualche accenno di amarezza. Buratti, uno dei migliori under 23 della scorsa stagione, forse il migliore, vestirà per un altro anno la casacca del Cycling Team Friuli prima di approdare alla World Tour, con un biennale postdatato 2024-2025. Una crescita che agli occhi di tutti è risultata anomala, con sfumature lette da molti in chiave positiva. Per una volta il più forte non ha fatto la corsa contro il tempo per approdare tra i pro’.

E’ stato preso più volte come esempio per aver saputo rinunciare alla smania del passaggio di categoria. Nicolò (foto Facebook in apertura) ha mantenuto il sangue freddo, non rinunciando ad una crescita costante ed è andato contro ogni inerzia del ciclismo moderno che riguarda i giovani spinti a passare ad ogni costo appena i numeri lo permettono

Per Nicolo Buratti la vittoria di Capodarco è stata la più bella del 2022
Per Nicolo Buratti la vittoria di Capodarco è stata la più bella del 2022

Ci siamo chiesti cosa Buratti pensasse a pochi giorni nel nuovo anno: timori, dubbi e obiettivi. Abbiamo chiamato il friulano consapevoli del fatto che dietro ad una decisione di questo tipo che ha scatenato dibattiti e consensi c’è sempre un ragazzo di 21 anni che condivide il sogno di molti, di pedalare ad alto livello inseguendo le proprie aspirazioni. Nicolò parlaci del tuo 2023…

Come hai passato le feste? Nel gelido inverno friulano o sei andato in cerca di calore altrove?

Molto bene. A dicembre sono già stato in Spagna per un ritiro con la Bahrain. Le prime due settimane le ho passate là e dopo son tornato a casa per le Feste continuando con la mia preparazione. Partirò dopodomani (oggi, ndr) per il secondo ritiro in Spagna, a prendere un po’ di caldo.

Sei andato con la WorldTour, quindi ti stai già integrando.

Sì a dicembre eravamo con altri ragazzi del CTF, ma non con tutti. Mentre questa settimana ci sarà il ritiro ufficiale della squadra e saremo al completo. 

Buratti ha firmato per un biennale 2024-25 alla Bahrain Victorious
Buratti ha firmato per un biennale 2024-25 alla Bahrain Victorious
Abbiamo parlato di recente con Jonathan Milan, ci ha detto che vi allenate spesso insieme?

Sì, abbiamo fatto anche quattro giorni assieme dopo Natale. Come dice lui abbiamo un gruppo di ragazzi friulani tra dilettanti e professionisti e quando c’è l’occasione si scrive e ci si raduna per macinare chilometri insieme. 

Veniamo al 2023, come stai vivendo la preparazione di questo anno da under con un biennale in tasca?

Dobbiamo prendere quello che viene, bisogna concentrarsi sulla nuova stagione focalizzandosi su nuovi obiettivi e nuovi stimoli. Sarà un anno di transizione, ma che sarà dedicato ad un ulteriore miglioramento delle mie prestazioni e conoscenza personale come corridore a 360°, per capire dove posso migliorare ancora e arrivare più pronto al professionismo. 

La stagione di Buratti si dividerà tra gare con la continental e la sorella maggiore WT
La stagione di Buratti si dividerà tra gare con la continental e la sorella maggiore WT
La tua stagione 2022 è stata da incorniciare. Hai timori, paura di non riuscire a riconfermarti?

Posso dire che riconfermarsi facendo i risultati della scorsa stagione sarà veramente difficile. Anche banalmente come numero di vittorie, sono il primo a dire che non è scontato. Sta a me cercare di eguagliare e riuscire a portare nuove vittorie, anche più importanti rispetto a quelle che ho già portato a casa. Non me ne vogliano le gare che ho vinto, che sono state importanti, ma aspiro anche a risultati ancora più blasonati. Non devo fissarmi sul numero, ma puntare sulla qualità.

I tuoi diesse come ti hanno spiegato questa situazione?

Abbiamo analizzato quello che avevamo in mano e abbiamo deciso per questa situazione. Nessuno mi ha imposto niente o mi hanno detto che “purtroppo” avrei dovuto fare un altro anno da under. E’ stata una decisione di comune accordo.

Guardandoti attorno, vedere coetanei e più giovani passare in squadre WT o professional, che impressione ti fa?

Io guardo al mio percorso. Penso al mio interesse, alla mia squadra e a ciò che mi aspetta. Se gli altri hanno avuto la possibilità di passare, vuol dire che i meriti li hanno avuti e hanno colto l’occasione al volo. Io comunque so che la mia è lì ad aspettarmi e devo solo attendere quest’anno ancora. Guardando il bicchiere mezzo pieno, so che sarà un anno che potrò sfruttare per migliorarmi ancora e capire dove posso arrivare. 

Buratti nel mondiale australiano è stato attanagliato dalla sfortuna, tra forature e problemi meccanici
Buratti nel mondiale australiano è stato attanagliato dalla sfortuna, tra forature e problemi meccanici
Avete previsto una stagione ibrida, con corse trai pro’ e gare con la WT?

E’ ancora in fase di organizzazione. Il piano prevede sicuramente corse con i professionisti. Sarà un anno più rivolto a gare con i pro’, per entrare nell’ottica e nell’ambiente in maniera graduale. 

Anche se non hai ancora il calendario sotto mano, si può immaginare che per agosto hai previsto un appuntamento importante. Con il mondiale hai un conto in sospeso…

E’ un obiettivo sicuramente. Si sa com’è andata. Non sento di avere nulla da recriminare, se non con la sfortuna. So che ci sono i presupposti per fare bene. 

Un pro’ coi dilettanti. Jonathan Milan “torna” con il CTF

05.01.2023
4 min
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Certe cose non cambiano, neanche se sei un campione olimpico. E’ stato bello vedere qualche giorno fa Jonathan Milan allenarsi con la sua vecchia squadra, il Cycling Team Friuli. Un’immagine di tradizione appunto, di amicizia e di semplicità.

Il gigante della Bahrain Victorious è uscito i giovani ragazzi che in qualche modo hanno preso il suo posto nella squadra di patron Roberto Bressan. Intendiamoci, non che Jonathan sia vecchio! Anzi.. però in gruppo quel giorno era il più esperto. Magari poteva raccontare qualche storia, una di quelle che ammaliano: le Olimpiadi, la vita con i campioni, le lunghe trasferte per il mondo…

Jonathan Milan (classe 2000) ha corso nelle fila del Cycling Team Friuli fino al 2020
Jonathan Milan (classe 2000) ha corso nelle fila del Cycling Team Friuli fino al 2020
Jonathan, fa un po’ strano, no? Tu che sei ancora super giovane l’altro giorno in quell’uscita coi tuoi ex compagni del CTF eri “il vecchio”…

Ora che mi ci fate pensare è così! In effetti è un po’ strano, però è anche bello vedere questi ragazzi crescere. Così come è bello uscire con mio fratello Matteo.

Ti hanno fatto qualche domanda particolare, ti hanno strappato qualche curiosità?

Quando si esce insieme si parla sempre del più e del meno. Magari ci si confida sugli obiettivi della stagione. Sì, qualche domanda me l’hanno fatta, ma più sul programma, sulla preparazione, sulla posizione da migliorare… ma sono più discorsi che domande. Semmai mi chiedono di altri corridori, a cominciare da Sonny (Colbrelli, ndr), Mohoric, Caruso… 

E delle Olimpiadi ti hanno chiesto qualcosa?

No, perché con tanti di loro ci avevo già parlato, mentre i nuovi arrivati non mi hanno fatto domande su Tokyo.

La squadra di patron Bressan è molto attaccata al suo territorio, tra l’altro ideale per pedalare (foto Instagram)
La squadra di patron Bressan è molto attaccata al suo territorio, tra l’altro ideale per pedalare (foto Instagram)
Eri sempre tu in testa a tirare o giravate tutti “ad armi” pari?

Tutti ad armi pari! Anche perché girano forte questi ragazzi. Anzi, sin troppo per questo periodo. Infatti gli dicevo sempre: “Tranquilli ragazzi!”

Il CTF è una doppia casa per te: vieni da quel team e in più adesso è la giovanile della Bahrain. Ti hanno chiesto qualcosa su come funzionano le cose in prima squadra?

Qualcosa sul ritiro. So che i ragazzi adesso faranno un piccolo training camp a gennaio, ma non sono sicuro se verranno in Spagna nel nostro stesso hotel, anche se penso di sì. A me piacerebbe sinceramente, perché penso sia una cosa formativa per loro. Ripenso a quando ero io al loro posto. Vedono i ragazzi più grandi, vivono un ambiente differente, si confrontano con una realtà di alto livello che li vuole fare crescere. Cose che poi, è giusto ricordare, ha sempre fatto anche il CTF. Questo connubio con la mia squadra li porterà ad un livello più alto. E infatti devo dire che sono davvero contento che le mie due squadre si siano legate in qualche modo.

Secondo te quanto ha contato Jonathan Milan per questa unione?

Oddio, non saprei. Ma non penso più di tanto. Tanti ragazzi sono passati prima di me… E poi ci sono le persone del team, la voglia e l’amore che ci mettono per portare avanti la squadra. La passione… Perché è un grande impegno. Credo sia merito della loro competenza.

Invece a livello pratico come nasce un’uscita simile?

Abbiamo una nostra chat, ma comunque quando esco con loro non sono mai l’unico pro’. Spesso si aggiunge qualcun altro, tra cui il “Dema”, Alessandro De Marchi, che tra l’altro è uno di quelli che studia il giro da fare, gestisce l’allenamento… a lui chiedono i consigli! Comunque, ci sentiamo, in linea di massima sappiamo che loro partono dalla “casina” di Udine alle 9-9,30. Noi partiamo da Buja, più o meno alla stessa ora e ci veniamo incontro. C’è uno stradone che collega Buja ad Udine e li ci incrociamo. Io poi se non rispondo a questa chat, chiamo mio fratello e mi aggiorno tramite lui. 

In certi allenamenti capita di fermarsi… A sinistra Matteo Milan, a destra suo fratello Jonathan
In certi allenamenti capita di fermarsi… A sinistra Matteo Milan, a destra suo fratello Jonathan
La sosta Coca Cola si fa?

Nei giorni di scarico con loro l’ho sempre fatta. Altre volte meno. Poi spesso capita che esca da solo in quanto ho dei lavori totalmente diversi da fare. Magari ho la palestra al mattino o degli specifici. Quel giorno però abbiamo fatto, se ben ricordo, 147 chilometri e 2.800 metri di dislivello a un po’ più di 29 di media oraria. Almeno io sono tornato a casa con questi numeri.

Prima hai detto: «C’era anche mio fratello, è stato bello». Come funziona con lui? In quel caso ti ritrovi a fare la chioccia? Lo riprendi?

No, no… i ragazzi devono divertirsi. Sono io il primo che chiacchiera. Poi non mancano gli scattini qua e là. L’importante è che quando arriva il momento di fare il lavoro ci si impegni. Ci vuole serietà. E mio fratello, come gli altri ragazzi, è serio. Certo, se devo dire qualcosa a Matteo, dargli qualche dritta gliela do. E lui il più del più delle volte le accetta.