Dalla BMX alla pista, Tugnolo prova il modello olandese

28.11.2022
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Riavvolgiamo il nastro fino ai giorni dei campionati europei di Anadia, quando nella velocità a squadre un giovanissimo Matteo Tugnolo, 19 anni, da poco passato alla pista dal più chiassoso mondo della BMX, lanciò il terzetto azzurro a uno storico terzo posto.

C’eravamo anche noi in quelle prime volte nel 2021 in cui il cittì Tommaso Lupi iniziò a portare i suoi atleti a Montichiari, con un atteggiamento curioso e onesto verso i ragazzi. Se qualcuno avesse voluto provare le discipline veloci del ciclismo su pista, lui non si sarebbe opposto. E così diede la sua benedizione proprio a Tugnolo, vincitore di medaglie a europei e mondiali, come pure di prove di Coppa del mondo. Non uno qualsiasi.

Lo stupore di Tugnolo

Come scrivemmo d’estate, il primo a stupirsi per la tanta attenzione sul suo nome fu proprio Tugnolo, che pure a ottenere piazzamenti importanti era mezzo abituato.

«Sono rimasto sorpreso dai risultati ottenuti – disse – sapevo che il ruolo del lancio è perfetto per me, perché riesco a scaricare subito la mia potenza. Con i tecnici avevo subito capito che quello poteva essere il mio primo vero impegno, mentre nelle altre specialità c’è ancora molto da lavorare dal punto di vista tecnico. Quando ho iniziato facevo tempi molto alti, dopo tre mesi il miglioramento nei 200 metri lanciati come anche nel chilometro è stato enorme, oltre le mie aspettative. Io voglio andare alle Olimpiadi e sicuramente questa è la strada più praticabile. So che ci vorrà tempo, ma io voglio seguire questo sogno e sono disposto a qualsiasi sacrificio per realizzarlo».

Dopo il bronzo ad Anadia nella velocità a squadre, gli azzurri hanno partecipato anche ai mondiali elite
Dopo il bronzo ad Anadia nella velocità a squadre, gli azzurri hanno partecipato anche ai mondiali elite

Amore a prima vista

A distanza di pochi mesi, anche Tugnolo ha partecipato al ritiro della pista che si è concluso sabato a Noto. E facendo parte del gruppo dei velocisti, era anche fra quelli che in Sicilia hanno lavorato maggiormente.

«Resto super convinto della decisione che ho preso – ci ha detto – e non me ne sono ancora pentito. Anzi, penso che non me ne pentirò. Non so come andrà a finire, ma speriamo in bene e basta. Quello per la pista è stato amore a prima vista, la prima volta c’è stato un bel feeling. Poi dalla seconda e la terza mi è piaciuto un sacco e ho sempre richiesto al mio cittì di ritornare. Alla fine ci sono ritornato un anno dopo per tutti i vari impegni che avevo con la BMX e ho scelto di restare».

La preparazione in palestra della BMX forse è più impegnativa rispetto a quella della pista
La preparazione in palestra della BMX forse è più impegnativa rispetto a quella della pista

Fra mente e corpo

Se è vero che il grande fenomeno olandese Harrie Lavreysen nacque proprio sulla BMX e poi se ne separò per un infortunio, l’opera di reclutamento fra i rider azzurri può essere un’operazione molto interessante. I ragazzi sono esplosivi e crescono con la cultura della palestra, così che i lavori alla base della velocità non sono per loro indigesti, come per altri che magari arrivano dalla strada.

«Punti di contatto ci sono – spiega Tugnolo – nella velocità, la forza, l’agilità e tutta la componente fisica. E poi è anche tanto mentale. Quanto alla preparazione, i lavori di palestra che si facevano con la BMX sono praticamente identici. Forse quelli erano un po’ più lunghi rispetto a quelli della pista, ma va bene così».

Bici e libertà

E va bene anche il ruolo che gli è stato attribuito, per il quale ha simulato una partenza dietro l’altra, chiedendo di essere ripreso in più video per analizzare il gesto, che non è certo banale.

«Il ruolo dello starter mi piace tantissimo – conferma – perché prendermi questa responsabilità mi gasa. Poi soltanto 250 metri di gara, mi preparo solo per quello e per ora va bene così. Però non crediate che sia una cosa semplice. Dietro c’è tantissimo. Tutti pensano che dietro 250 metri di gara ci sia poco, invece si lavora tantissimo, anche perché si lima sui millesimi. Il gesto tecnico è tutto da costruire, ci sto ancora lavorando per migliorare. Ho tanto margine». 

Cosa resta del vecchio amore? In apparenza la porta della BMX è chiusa, ma più per un fatto di gusto personale, che di interesse specifico.

«Ho fatto ancora due o tre girate -spiega – però appena ci ritornavo sopra, dopo un’ora, un’ora e mezza volevo già scendere, mentre questo non succede quando sono su una bici da pista. E neanche su quella da strada. Riesco a stare tutte le ore che voglio. Stare in bicicletta mi rilassa tantissimo e spingere sui pedali mi dà una sensazione di libertà».