Prudhomme: il Tour in Italia e il dualismo tra Pogacar e Vingegaard

24.11.2024
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RIVA DEL GARDA – Dai giorni di Firenze, Bologna e Torino sono passati pochi mesi, abbastanza da far sembrare la partenza del Tour de France dall’Italia un vago ricordo. Eppure il giorno in cui è stato annunciato che la Grande Boucle sarebbe partita proprio dal nostro Paese, si ebbe la sensazione di qualcosa di unico. La conferma è arrivata con la presentazione dei team da Firenze, avvenuta il 28 giugno. Un evento enorme, per grandezza, spettacolo offerto, pubblico presente e valorizzazione del territorio. La macchina gialla, guidata da Christian Prudhomme si era messa in moto e aveva lasciato tutti affascinati. Quasi ammaliati da ciò che il ciclismo permette di fare. 

Di mesi ne sono passati cinque, il Tour de France è stato vinto da Tadej Pogacar, lo sloveno mangia tutto. Sembra quasi che sia stato digerito in fretta, masticato con voracità senza essere stato apprezzato fino in fondo. Si sa che a volte l’attesa del piacere è essa stessa il piacere. 

La presentazione del Tour a Firenze aveva unito perfettamente la corsa alla storia della città
La presentazione del Tour a Firenze aveva unito perfettamente la corsa alla storia della città

Conoscere 

Tuttavia ritrovarsi davanti alla figura di Christian Prudhomme ci ha fatto ricordare della bellezza che ha regalato con la sua corsa. Il direttore generale del Tour de France ha portato, solo negli ultimi due anni, la Grand Depart prima in Spagna e poi in Italia. Che bilancio trae dall’esperienza del Tour in Italia?

«L’accoglienza è stata fantastica – ci dice ai margini della conferenza stampa di presentazione del Tour of the Alps – anzi, l’accoglienza degli italiani è stata fantastica. Il Tour de France non era mai partito dall’Italia, aveva toccato tutti i Paesi limitrofi, ma mai il vostro. Tutti conosciamo i campioni come Coppi, Bartali e tanti altri. Abbiamo voluto mettere in evidenza la storia del ciclismo in Italia, che è davvero ricca e profonda. Sentivamo che gli italiani volevano questo, ma anche noi». 

Christian Prudhomme prima del Tour è stato anche ai campionati italiani, anch’essi partiti da Firenze
Christian Prudhomme prima del Tour è stato anche ai campionati italiani, anch’essi partiti da Firenze
Com’è stato immergersi nella nostra cultura?

Il motivo per cui mi sono recato sulla tomba di Fausto Coppi il 2 gennaio è che, come direttore del Tour de France, non avrei mai potuto creare un evento simile senza conoscerne la storia. Pensare di essere alla partenza da Firenze senza aver visitato i luoghi del ciclismo italiano non sarebbe stato giusto. 

In quali luoghi si è fermato?

Al museo Bartali, sulle strade di Nencini e Ottavio Bottecchia. Sono davvero molto, molto felice di averlo fatto, perché senza tutto questo la Grande Depart sarebbe stata un’esperienza molto diversa. 

L’Etape du Tour a Parma è un format che ha subito raccolto tanti consensi, infatti verrà riproposto (foto Facebook)
L’Etape du Tour a Parma è un format che ha subito raccolto tanti consensi, infatti verrà riproposto (foto Facebook)
E il pubblico italiano come ha reagito?

Partire da una città come Firenze è estremamente prestigioso, le immagini parlano da sole. Sono venute tantissime persone, le quali hanno mostrato rispetto per i campioni e per la bellezza dei monumenti. Ero stato a Firenze diverse volte in vacanza. È semplicemente una città magnifica. Ma ogni strada, città e paesino che il Tour ha attraversato mi ha lasciato qualcosa. E poi c’è stata una grande battaglia sportiva. Ogni volta che la nostra corsa inizia dall’estero siamo costretti a spiegare i motivi. L’Italia ce li ha mostrati da sola. 

I corridori non si sono risparmiati. 

Quando hai questi paesaggi, questi campioni e questo pubblico tutto viene più semplice. Se a tutto ciò si aggiunge anche la battaglia agonistica sulle strade allora non manca nulla. Sul San Luca, a Bologna, abbiamo visto subito Pogacar attaccare e Vingegaard rincorrerlo. La fortuna per noi francesi è stata quella di avere due connazionali che hanno vinto nei primi due giorni. 

Sulle rampe del San Luca il primo assaggio dello spettacolo del Tour de France
Sulle rampe del San Luca il primo assaggio dello spettacolo del Tour de France
La vittoria a Rimini di Bardet è stata il fiore all’occhiello per voi…

Successo di tappa e maglia gialla, incredibile. La seconda tappa è stata vinta da un giovane: Kévin Vauquelin. Tutte queste cose ci hanno regalato dei ricordi molto belli dell’Italia. 

Qual è stato il bilancio degli altri eventi, ad esempio l’Etape du Tour a Parma?

Lo sviluppo del Tour avviene anche attraverso pedalate come queste. Sono eventi che fanno respirare alla gente cosa vuol dire far parte della Grande Boucle. L’affluenza è stata ottima, tanto da riproporre l’evento, in totale l’Etape du Tour tocca venti Paesi differenti. E’ un format che funziona, e siamo ovviamente felici che ce ne sia una anche in Italia. 

Prudhomme spera in un duello alla pari tra Pogacar e Vingegaard nel 2025
Prudhomme spera in un duello alla pari tra Pogacar e Vingegaard nel 2025
Lei ha parlato di battaglia sportiva, il dominio di Pogacar nel 2024 la spaventa? C’è il rischio che l’entusiasmo del pubblico venga meno?

 Mi fate questa domanda in un momento in cui si piange l’addio di un campione come Rafael Nadal e le partite che negli anni ci sono state tra lui e Federer. Quando Pogacar vinse la cronometro di Laval nel Tour del 2021 tutti erano convinti che ne avrebbe vinti 6, 7, 8 di fila. Nei due anni successivi, invece è arrivato Vingegaard e il dominio sembrava potersi invertire. Quello che mi auguro è che entrambi i protagonisti siano al via del Tour de France senza dover recuperare da una caduta molto grave. Negli ultimi due anni lo squilibrio è stato causato da cadute e infortuni, che hanno colpito entrambi. Quindi spero davvero che entrambi siano in piena forma, e poi vedremo.

Tour 2025, su il velo: Prudhomme spiega e fa gli scongiuri

30.10.2024
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«Se si sovrappongono la mappa del 2024 e quella del 2025 – ha detto ieri Christian Prudhomme a margine della presentazione del Tour – si può notare che stiamo facendo in modo di attraversare tutte le regioni, colmando le lacune. E’ una regola, almeno ogni cinque anni, passare in ogni angolo della Francia. L’unica parte che fa eccezione è la Corsica, ma sono ancora più tranquillo perché sono stato io a portare il Tour lì per la prima volta nel 2013».

Ieri Parigi ha tenuto a battesimo il Tour de France del 2025, con il consueto clima da grande evento e il grande interesse per un percorso che torna alle origine della Boucle (in apertura foto A.S.O./Etienne Coudret). Una prima settimana piuttosto veloce e i Pirenei prima delle Alpi, con il finale che torna a Parigi, ora che la Capitale si è lasciata indietro la baraonda olimpica.

Prudhomme, a destra, ha rivendicato il disegno del Tour e la sua partenza dal Nord (foto A.S.O./Etienne Coudret)
Prudhomme, a destra, ha rivendicato il disegno del Tour e la sua partenza dal Nord (foto A.S.O./Etienne Coudret)

Partenza alla francese

Dopo le partenze da Copenhagen, Bilbao e Firenze, il prossimo Tour de France sarà interamente francese, senza neppure un chilometro oltre qualche recondito confine.

«Sono favorevole alle grandi partenze all’estero – ha spiegato Prudhomme – perché permettono al Tour de France di spiegare ulteriormente le sue ali. Ma a condizione che si vada sistematicamente anche nelle città medie e nelle piccole comunità locali. Sarà così anche l’anno prossimo, ad esempio con Ennezat o Vif, o con Mûr-de-Bretagne a Guerlédan con i suoi 2.500 abitanti. Dopo tre grandi partenze all’estero, partiremo dal Nord e abbiamo progettato il Tour in base all’altimetria dei luoghi che abbiamo trovato, alla bellezza dei paesaggi e anche alla storia del ciclismo».

Omaggio ai grandi

Il Tour torna in Normandia per la prima volta dal 2016, passando per la città natale di Anquetil. Passerà per Calorguen dove vive Bernard Hinault che il prossimo anno compirà 70 anni. La partenza a Saint Meen le Grand permetterà di omaggiare Louison Bobet nel centenario della nascita. Mentre La Plagne sarà l’occasione per ricordare Laurent Fignon, che ne ha conquistato per due volte il traguardo alpino.

«Negli ultimi quindici anni – ha spiegato ancora Prudhomme – abbiamo fatto in modo che la prima settimana non fosse più concepita con tappe pianeggianti come un tempo. Ma non illudetevi: quella del 2025 sarà una falsa prima settimana pianeggiante. Tra il finale di Boulogne, la rampa di Saint Hilaire prima dell’arrivo a Rouen o il Mur de Bretagne da superare due volte, come nel 2021, gli attaccanti in stile Liegi saranno serviti, come pure gli uomini di classifica. Complessivamente, il Tour 2025 prevede sei tappe per velocisti, di cui potenzialmente quattro nei primi dieci giorni. Eppure non è detto che ognuna di queste tappe sia una volata di gruppo».

Mark Cavendish ha ricevuto il tributo di Parigi per la carriera e il record di vittorie di tappa (foto A.S.O./Etienne Coudret)
Mark Cavendish ha ricevuto il tributo di Parigi per la carriera e il record di vittorie di tappa (foto A.S.O./Etienne Coudret)

Partenza per velocisti

Un Tour come una volta, insomma, perché quando si parte da lassù, è chiaro che per arrivare alle montagne ci saranno da percorrere diverse centinaia di chilometri

«E’ chiaro – ha detto ancora Prudhomme – che se si parte da Nizza, Bilbao o Firenze, come negli ultimi tre anni, si è già ai piedi delle salite. Forse il prossimo sarà un Tour più tradizionale, ma non c’è stata una scelta in questa direzione. Semplicemente è dipeso dalla scelta del luogo di partenza. Sarà invece tradizionale l’arrivo finale a Parigi. Siamo stati molto felici di arrivare a Nizza, l’unica città a offrirci questa opportunità a pochi giorni dall’apertura dei Giochi Olimpici. Ma siamo anche molto felici di tornare a Parigi sugli Champs Elysées e sono sicuro che sarà lo stesso tra 25 o 50 anni».

Il Tour de France 2025 misura 3.320 km con 51.550 metri di dislivello
Il Tour de France 2025 misura 3.320 km con 51.550 metri di dislivello

21 tappe, 2 crono, 2 riposi

Un’edizione totalmente in suolo francese, con una serie di tappe molto interessanti e trappole lungo il percorso, a partire dalla crono di Rouen del quinto giorno e poi l’arrivo su Mur de Bretagne due giorni dopo. I Pirenei prima delle Alpi, con l’arrivo di Hautacam e la cronoscalata dell’indomani a Peyragudes che precede un’altra giornata di montagna: cruciale gestire bene le forze. La via che porta verso le Alpi incontra il Mont Ventoux, che immette negli ultimi giorni ad altissima tensione

1ª tappa (5/7)Lille – Lille185 km
2ª tappa (6/7) Lauwin Planque – Boulogne sur Mer212 km
3ª tappa (7/7)Valenciennes – Dunkerque172 km
4ª tappa (8/7) Amiens – Rouen173 km
5ª tappa (9/7) Caen – Caen (crono)33 km
6ª tappa (10/7)Bayeux – Vire Normandie201 km
7ª tappa (11/7) Saint-Malo – Mur de Bretagne194 km
8ª tappa (12/7) Saint Méen Le Grand – Laval174 km
9ª tappa (13/7) Chinon – Châteauroux170 km
10ª tappa (14/7) Ennezat – Le Mont Dore163 km
Riposo (15/7) Toulouse
11ª tappa (16/7) Toulouse – Toulouse154 km
12ª tappa (17/7) Auch – Hautacam181 km
13ª tappa (18/7)Loudenvielle – Peyragudes (crono)11 km
14ª tappa (19/7) Pau – Luchons-Superbagnéres183 km
15ª tappa (20/7) Muret – Carcassonne169 km
Riposo (21/7)Montpellier
16ª tappa (22/7) Montpellier – Mont Ventoux172 km
17ª tappa (23/7) Bollène – Valence161 km
18ª tappa (24/7) Vif – Courchevel, Col de la Loze171 km
19ª tappa (25/7) Albertville – La Plagne130 km
20ª tappa (26/7) Nantua – Pontarlier185 km
21ª tappa (27/7)Mantes-la-Ville – Paris120 km
Totale 3.320 km

Salite diversamente mitiche

Pianura in avvio, ma per fortuna le montagne non mancheranno, con qualche gradito ritorno. Come quello del Mont Ventoux, che per la prima volta da oltre dieci anni avrà l’arrivo sulla cima. L’ultima volta fu nel 2013, quando Froome scatenò la prima della lunga serie di… frullate che gli avrebbero permesso di dominare per quattro volte il Tour.

«Ci eravamo passati nel 2021 – ricorda Prudhomme – ma l’arrivo era in fondo, a Malaucène. C’è stato anche l’arrivo accorciato nel 2016 allo Chalet Reynard a causa del vento, quando Froome si mise a correre a piedi. In realtà saranno passati 12 anni da quella prima vittoria di Chris. Ci sono effettivamente alcune tappe obbligatorie, perché sono monumenti del Tour, luoghi mitici. Il Tourmalet, il Galibier, il Ventoux o l’Alpe d’Huez, ma abbiamo capito e lo hanno capito i politici locali che oltre a certi traguardi mitici si possono azzardare anche altre salite meno conosciute. Per questo sono nati il Col de la Loze e la Planche des Belles Filles, che appartengono a una storia molto recente. Tutto quello che dobbiamo fare è sperare che la cronometro in salita di Peyragudes non dia la svolta definitiva al Tour e che l’arrivo sul Ventoux lasci ancora un po’ di suspense per ultime due tappe alpine di Courchevel e La Plagne».

Sarà stato un modo di dire, ma in fondo che la corsa venga schiacciata subito dal solito dominatore è qualcosa che fa tentennare anche gli organizzatori. Come andare al cinema per un thriller, sapendo già come andrà a finire. Forse in cuor suo e da ottimo giornalista qual era, Prudhomme tifa per il ritorno di Vingegaard e la crescita di Evenepoel.

Shimano con Amaury Sport Organization fino al 2028

19.08.2024
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Shimano ha ufficializzato l’estensione della propria partnership di lunga data con Amaury Sport Organization (ASO) fino al 2028. Questa collaborazione, che ha già avuto un impatto significativo sul mondo del ciclismo, continuerà a supportare alcuni degli eventi più prestigiosi, inclusi Grandi Giri, Classiche di Primavera oltre a numerosi eventi amatoriali di rilievo. L‘estensione della partnership tra Shimano e ASO riflette un impegno comune per il ciclismo, unendo l’esperienza tecnica di Shimano con l’abilità organizzativa della realtà francese.

«Siamo lieti di continuare la nostra partnership con Shimano – ha dichiarato Christian Prudhomme, il direttore del Tour de France – un attore chiave sia nel ciclismo professionistico che amatoriale. La loro competenza tecnica e il loro impegno per l’innovazione sono risorse essenziali per il successo delle gare che organizziamo. La loro professionalità garantisce condizioni ottimali ed eque per tutti i ciclisti. Questo rinnovamento riflette la fiducia reciproca che abbiamo gli uni negli altri».

Shimano continuerà a essere un partner cruciale per ASO in numerosi eventi di primo piano, tra cui il Tour de France, il Tour de France Femmes avec Zwift, La Vuelta e La Vuelta Femenina by Carrefour.es. Oltre ai Grandi Giri, la collaborazione si estenderà anche a Classiche storiche come la Parigi-Roubaix, la Liegi-Bastogne-Liegi, la Flèche Wallonne e la Paris-Tours. A esse si aggiungono eventi amatoriali molto seguiti come L’Étape du Tour e la Roc d’Azur.

Nelle tappe di montagna, oltre alle auto blu, il Tour schiera le moto Shimano
Nelle tappe di montagna, oltre alle auto blu, il Tour schiera le moto Shimano

Una storia di successo e collaborazione

La collaborazione tra Shimano e ASO ha radici profonde e si è consolidata nel tempo. E’ iniziata con La Vuelta e si è ampliata nel 2021 fino a includere il Tour de France e varie altre competizioni ciclistiche di alto profilo. Questo rapporto di lunga data testimonia la fiducia reciproca tra le due organizzazioni. Inoltre dimostra anche il profondo impegno di Shimano nel garantire la sicurezza e l’equità delle competizioni. Shimano, infatti, gioca un ruolo fondamentale nel mantenere la qualità e l’integrità di ogni gara, offrendo supporto tecnico ai ciclisti indipendentemente dalle loro scelte di equipaggiamento.

Un elemento centrale di questa partnership è il programma Shimano Neutral Service, che fornisce supporto tecnico ai ciclisti durante tutte le gare organizzate da ASO. Ogni anno, il servizio neutrale di Shimano copre oltre 560 giorni di gara, assicurando che i ciclisti possano competere nelle migliori condizioni possibili. Con oltre vent’anni di esperienza, il team Shimano è altamente qualificato per assistere i ciclisti in caso di problemi meccanici, contribuendo a mantenere la competizione leale e sicura.

Uno sguardo al futuro

L’estensione della partnership tra Shimano e ASO rappresenta una conferma rilevante sia per il ciclismo professionistico che per quello amatoriale. Con il prolungamento dell’accordo fino al 2028, le due organizzazioni sono pronte a continuare a fare la storia del ciclismo.

«Noi di Shimano – ha ribattuto Yuzo Shimano, vicepresidente esecutivo del dipartimento di pianificazione ciclistica di Shimano – crediamo che il ciclismo riguardi il viaggio, non la destinazione. Ecco perché siamo felici di estendere la nostra partnership con Amaury Sport Organisation. Insieme, garantiremo che ogni ciclista riceva lo stesso livello di supporto e competenza che possiedono i nostri meccanici. Così tutti potranno raggiungere i propri obiettivi».

Guardando ai prossimi quattro anni e oltre, la partnership tra Shimano e ASO si preannuncia un elemento fondamentale per il futuro del ciclismo. Con il proseguimento di questa collaborazione, il mondo del ciclismo potrà contare su gare di altissimo livello, supportate da una tecnologia all’avanguardia e da una dedizione senza pari alla qualità e alla sicurezza.

Shimano

EDITORIALE / La grandezza del Tour, Pantani e le piccole cose

01.07.2024
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PIACENZA – La terza tappa del Tour è partita da poco. Anche se non è tempo di fare bilanci della presenza della corsa in Italia, qualcosa si può cominciare a dire. C’è voluto il Tour per ricordarci di Gino Bartali, Gastone Nencini e Marco Pantani. E oggi che la Grande Boucle ricorderà Coppi, dovremo dirgli nuovamente grazie. A volte in questi casi torna in mente quel solito fare battute (tutto italiano e pessimista) secondo cui le cose andrebbero diversamente in questo Paese se a governarlo fossero degli stranieri. E al netto dei problemi logistici, in qualche caso propiziati proprio dall’incapacità italiana di stare nelle regole, si è visto che la capacità dei francesi di valorizzare quello che propongono è davvero magistrale.

Il pubblico di San Luca è stato oceanico: il Tour ha fatto suo per un giorno un simbolo del nostro ciclismo
Il pubblico di San Luca è stato oceanico: il Tour ha fatto suo per un giorno un simbolo del nostro ciclismo

La bravura di Prudhomme

Il Tour sta alle altre corse come una squadra WorldTour sta a una grande professional. Si può fare e in effetti si fa un buon lavoro in entrambi i casi, ma è innegabile che avere soldi da spendere e spenderli per far crescere il prodotto scavi un solco piuttosto profondo rispetto a chi eventualmente pensasse più ad accumularli che a reinvestirli.

Il Tour sa raccontarsi. Propone i suoi eroi e le loro storie. Li rappresenta e li porta sulle strade in cui passerà la corsa, per prepararle il terreno. La presenza di Prudhomme in giro per l’Italia da mesi dà la misura di quanto ci tengano a conoscere e a farti sentire importante. Ti accolgono, dal Villaggio alla sala stampa. Sorridono. Sono affabili e insieme inflessibili. E ti dimostrano di fare le cose con un senso. Volete un esempio? Eccolo.

Ieri mattina al Villaggio di Cesenatico, il fotografo Stefano Sirotti ha ricevuto un premio per la presenza della sua agenzia al Tour. Al momento di consegnarglielo, Prudhomme gli ha spiattellato in faccia un indovinello.

«Ti ricordi – gli ha chiesto – in che giorno ti consegnammo il premio per i vent’anni?».

«Era il Tour del 2015», ha risposto Sirotti.

«Ma era anche il giorno dopo la prima vittoria di Bardet a Saint Jeanne de Maurienne – gli ha risposto Prudhomme – e oggi è il giorno dopo un’altra vittoria di Romain».

Se anziché limitarsi alla stretta di mano, il direttore generale del Tour de France ha avuto l’attenzione di raccogliere o farsi raccogliere simili informazioni, vuol dire che ha a cuore le persone cui si rivolge. E questo fa la differenza.

Durante la consegna del premio, Prudhomme ha spiazzato Sirotti con il suo aneddoto
Durante la consegna del premio, Prudhomme ha spiazzato Sirotti con il suo aneddoto

I soldi e la memoria

Eppure, da vecchi pantaniani ormai anestetizzati dalle troppe cerimonie, non riusciamo a trovare il bello di aver ricordato Marco ieri a Cesenatico. Intendiamoci, il “Panta” lo merita ogni santo giorno che Dio ci darà da vivere. Ma perché farlo solo oggi e solo perché tre regioni italiane hanno messo i loro milioni sul piatto? Va bene, l’hanno raccontata e vestita alla grande, ma perché non lo hanno fatto prima?

Ieri nelle cronache televisive si è sentito un discreto arrampicarsi sugli specchi quando Tonina Pantani ha detto (diretta come al solito) che Marco non è stato trattato bene.

Si è voluto far notare che oggi la dirigenza del Tour sia un’altra, che non c’è più il vecchio Leblanc che a un certo punto dopo il 2000 decise di non invitare più Marco alla corsa francese che aveva vinto. Niente di strano: gli preferì la solidità (anche finanziaria) di Armstrong e dei suoi sponsor, nel cui nome fu persino coperta una positività al doping del texano.

E allora perché, se la mano che guida è un’altra, nel momento in cui Armstrong è stato visto nella giusta luce, nessuno ha sentito la necessità di rivolgere un pensiero a Marco Pantani da Cesenatico, rileggendo la storia prima che qualcuno pagasse per farlo? Le occasioni non sarebbero mancate.

La memoria di Pantani resiste alle offese e alle dimenticanze dello sport
La memoria di Pantani resiste alle offese e alle dimenticanze dello sport

Sono gli affari, lo sappiamo. E il Tour sa condurli meglio degli altri, al punto che è ormai cosa fatta anche la partenza della Vuelta 2025 – corsa di proprietà del Tour – dal Piemonte. Perciò ci prendiamo il bello dell’Italia che i francesi stanno mostrando con tanta maestria. Restiamo ammirati dalla dedizione, la gentilezza e la preparazione di Prudhomme e i suoi uomini. Ma non ce la sentiamo di abbracciarli oltre un certo limite. Non lo stanno facendo solo per noi. Se i soldi nel piatto li avesse messi la Spagna, avrebbero parlato (e anche giustamente) con identica competenza e passione di Fuente, Ocaña, Bahamontes e del povero Java Jimenez.

Cassani: il Tour, Prudhomme, il Papa e un pensiero su Moscon

21.06.2024
4 min
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Dopo aver parlato con Gianni Moscon qualche giorno fa, una voce nella testa ci aveva consigliato di fare uno squillo a Davide Cassani. Il ricordo di quando anni fa il trentino ci aveva parlato dell’ex cittì come uno dei pochi con cui fosse riuscito a tirare fuori il meglio ci era rimasto attaccato addosso. Il quinto posto ai mondiali di Innsbruck e il quarto l’anno dopo ad Harrogate furono gli squilli di un Moscon ad altissimo livello. Nel 2021 le due vittorie al Tour of the Alps e quella di Lugano sono ancora le ultime di una carriera che sembrava destinata a ben altri palcoscenici. Invece qualcosa si è inceppato e abbiamo pensato di chiedere a Cassani quale fosse il suo approccio con l’atleta che andrà al Tour accanto a Remco Evenepoel.

Il fatto è che se chiami Cassani in questi giorni che conducono al Tour de France, rischi di restare a bocca aperta. Se ne parlava ieri ai tricolori crono con Francesco Pancani, che con Davide ha commentato il Giro, mentre per il Tour il romagnolo affiancherà Rizzato: come fa a mettere così tante cose nelle sue 24 ore? Per cui, prima di parlare di Moscon, sentite che cosa è venuto fuori…

Cassani, Prudhomme e il sindaco Nardella: è stato Davide il motore della partenza del Tour dall’Italia
Cassani, Prudhomme e il sindaco Nardella: è stato Davide il motore della partenza del Tour dall’Italia
Dove sei?

Ero a Bologna e ora sto scendendo a Roma. Domattina, questa è una bella cosa, siamo in udienza privata dal Papa con Prudhomme e Nardella, sindaco di Firenze, e altre 7-8 persone.

Prudhomme in Italia non se ne è persa una, è davvero bravo…

E’ impressionante, il numero uno. Per fare un esempio. L’altra settimana gli ho detto che quelli del museo di Bottecchia avrebbero veramente piacere di averlo. E lui ha detto subito di sì. Quindi lunedì mattina andremo anche a trovare Bottecchia nel Museo di Colle Umberto. Il 2 gennaio è andato da Coppi. E’ venuto all’apertura del calendario italiano alla Firenze Empoli. Domenica sarà al campionato italiano. E’ venuto al Ghisallo. E’ veramente una persona che sa fare il suo lavoro.

Torniamo a Moscon: che cosa ti pare della sua carriera?

Pensavo sinceramente che potesse fare qualcosina in più. Forse è stato anche un po’ sfortunato, per cui a questo punto il Tour per lui diventa un appuntamento importante. Il problema è che comunque in squadra c’è un certo Evenepoel, quindi dovrà lavorare per la squadra. Però sì, mi piacerebbe rivedere un Gianni Moscon motivato, con la voglia di fare. Non ho dubbi che il motore ci sia ancora, a volte però basta un granello di sabbia per andare a rompere questo meccanismo che è prezioso. Spero che abbia tutti gli elementi a posto per poter dare il meglio di se stesso.

Moscon ha partecipato a 5 mondiali con Cassani. Qui 4° ad Harrogate, con Trentin 2° dietro Pedersen
Moscon ha partecipato a 5 mondiali con Cassani. Qui 4° ad Harrogate, con Trentin 2° dietro Pedersen
Qual era la tua chiave d’accesso a questo meccanismo?

Io gli ho sempre dimostrato fiducia. Ero assolutamente convinto che avesse tutto quello che gli serviva per essere bravo. Stavo attento nel dargli l’importanza giusta e soprattutto l’attenzione. che meritava e lui questo l’ha sempre apprezzato.

Perché dice che adesso la sua dimensione è quella di tirare e che per vincere avrebbe bisogno di migliorarsi di un 10 per cento?

La carriera di qualsiasi atleta lo porta sempre a un leggero miglioramento. Se uno fa il corridore al 100 per cento, migliora per forza. Basta vedere i dati di qualche ultra trentenne, che comunque è riuscito a migliorarsi. Deve credere in se stesso, capire che è ancora forte e ricordarsi che ha ottenuto dei risultati. E capire che se fa quello che deve, può migliorarsi ancora. E’ un ciclismo esigente, molto esigente. Per emergere devi davvero non lasciare nulla al caso e quindi, come dico sempre, basta calare o migliorare del 2 per cento per passare dall’essere in crisi alla possibilità di vincere. Devi veramente guardare a tutto, dalle gocce d’olio che metti in un’insalata, ai 10 chilometri di allenamento in più o in meno.

A sentirlo, si ha la sensazione di uno che ha perso il treno e fa una fatica bestiale per rimettersi sul binario… 

L’importante è non abbattersi, perché se prendi come una sconfitta il fatto che questi vanno più forti, sei finito. Lui forse non era consapevole della forza che aveva e quindi alla fine è anche una questione mentale. Mi ricorda l’ultimo Gianni Bugno…

L’ultima vittoria di Moscon risale al Gp di Lugano del 2021: era il 27 giugno
L’ultima vittoria di Moscon risale al Gp di Lugano del 2021: era il 27 giugno
In cosa?

Anche Gianni a un certo punto preferiva tirare che mettersi davanti. Non riusciva a dire a se stesso quello che aveva fatto, dai due mondiali al Giro d’Italia. Invece devi farti forza su quanto di buono sei riuscito a fare e spazzare sia le remore. Gianni deve dire a se stesso: ho ancora qualche anno a disposizione e faccio tutto quello che è necessario per dare il meglio di me stesso.

Sei pronto per commentare il Tour?

Sì, sono pronto.

Il Tour in Italia: alla comunicazione ci pensa Sun Times

09.11.2023
6 min
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Portare il Tour de France in Italia non è come far passare una cicloturistica. Quando i soggetti coinvolti nell’operazione hanno ricevuto i capitolati dalla Francia, hanno capito che c’è tanto da fare e ad un livello altissimo. Ciascun ambito ha le sue linee guida, dai palchi alle transenne, passando per la segnaletica e l’impiego delle Forze dell’Ordine. E’ così anche nella comunicazione, affidata a Sun Times di Francesco Pelosi e Nicholas Figoli, che hanno gestito per sei anni la Nippo-Vini Fantini, prima di dedicarsi esclusivamente alla loro agenzia, senza però abbandonare l’interesse per il ciclismo. Hanno disegnato loro le pagine di bici.PRO e hanno da poco iniziato a lavorare alla comunicazione del Tour in Italia.

«Siamo gli interlocutori di ASO – spiega Pelosi, 40 anni compiuti da poco – per conto della Città Metropolitana di Firenze, Regione Emilia Romagna, APT Emilia Romagna, Regione Piemonte e Città di Torino. La cosa incredibile dell’organizzazione di ASO è che ha reso il Tour de France un vero e proprio prodotto perfettamente replicabile. Ci sono capitolati e regole da seguire. C’è un insieme di momenti e di passaggi che vanno rispettati. Per cui, se hai visto come ha funzionato la Grande Depart negli anni scorsi, sai già più o meno cosa succederà a Firenze.

Francesco Pelosi, terzo da destra nel giorno della presentazione di Parigi
Francesco Pelosi, terzo da destra nel giorno della presentazione di PArigi

«Il primo evento è stato la presentazione di Parigi – prosegue Pelosi – che è anche il più grande. Poi ci sarà un evento importante a 100 giorni dal via e a seguire un altro, la Festa del Tour, che si svolgerà nelle varie sedi interessate dal passaggio della corsa e coinvolgerà varie associazioni in modo da portare l’evento nei tessuti territoriali. L‘obiettivo è che il Tour penetri nei territori e venga da essi sfruttati per promuoversi».

Il contributo di Cassani

Prima di andare avanti, si impone un passaggio con Davide Cassani, che del Tour in Italia è stato l’ideatore e l’artefice e tutto sommato non sarebbe stato male rimarcarlo sul palco di Parigi, da cui si sono ringraziati i sindaci e non il romagnolo che del ciclismo è così innamorato da organizzarlo anche restando dietro le quinte.

«Stiamo lavorando – conferma Davide – per far capire il ritorno dei grandi eventi sul territorio. Come APT Emilia Romagna siamo molto contenti, perché anche grazie a eventi come la Moto GP, l’Ironman e l’Italian Bike Festival, a settembre abbiamo avuto un incremento del 15 per cento rispetto agli anni precedenti. Il cicloturismo fa parte da anni del nostro calendario, ma il ciclismo ha avuto anche iniziative particolari, come la partenza da Bologna del Giro d’Italia 2019. E proprio dopo quell’esperienza, ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: perché adesso non proviamo a prendere il Tour? Era un sogno, era una volta nella vita. Il Tour non è mai partito dall’Italia e, dal momento che è uno degli eventi sportivi più importanti al mondo, averlo portato anche in Emilia Romagna ci permette di andare avanti con i nostri progetti.

Cassani, Prudhomme e il sindaco di Firenze durante una delle presentazioni della Grand Depart
Cassani, Prudhomme e il sindaco di Firenze durante una delle presentazioni della Grand Depart

«Il Tour è promozione turistica – prosegue Cassani – e nello stesso tempo ci permette di parlare anche di sport, di sanità, sostenibilità e mobilità. E’ una chiave che funziona e proprio per questo con Bonaccini e il sindaco di Firenze Nardella abbiamo provato a fare una cosa che non era riuscita mai a nessuno. Fatta la presentazione, adesso stiamo lavorando agli eventi che precederanno la partenza e anche, ad esempio, a una segnaletica per le salite che verranno affrontate. L’inserimento del Barbotto non è casuale, nel senso che è la salita simbolo di una delle gran fondo più importanti d’Italia e per questo ci passò anche il Giro d’Italia. Con il Tour diventerà una salita iconica. Come è stato con il mondiale di Imola.

L’esempio di Imola

«Tanta gente – sottolinea Cassani – ha scoperto l’entroterra imolese con la bici e grazie al campionato del mondo. Questo genera un turismo diverso. Alla Romagna delle discoteche di è aggiunta una Romagna con spiagge che sono palestre a cielo aperto, mentre col ciclismo si dà la possibilità di scoprire i territori. Aiutando, come in questo caso, a ridare vita a zone duramente colpite dall’alluvione. Venti giorni fa sono andato a fare il Prugno che è stato riaperto. Hanno sistemato il Carnaio dove passeremo con il Tour de France, così come altre salite. Ci sono strade ancora interrotte, ma grazie al turismo e a questi eventi abbiamo la possibilità di riportare un po’ di fiducia a chi l’aveva persa».

Christian Prudhomme fa gli onori di casa con Bonaccini e il sindaco di Firenze (foto ASO/Etienne Coudret)
Christian Prudhomme fa gli onori di casa con Bonaccini e il sindaco di Firenze (foto ASO/Etienne Coudret)
Due eventi nell’avvicinamento, dunque, e poi si arriverà ai giorni della corsa…

Ci sarà la conferenza stampa cinque giorni prima – riprende Pelosi – mentre l’indomani avremo la grande festa di presentazione delle squadre. Poi c’è tutta una parte di promozione digitale con i canali ufficiali. C’è già il sito internet, come pure i canali social e tutte le cose che Aso vuole vengano fatte con un certo standard a livello internazionale.

In che modo il Tour sarà utile per promuovere le tre regioni?

Sono molto bravi e ci tengono il Paese ospitante sfrutti il Tour per spingere bene le proprie caratteristiche. Tramite la corsa facciamo promozione del territorio, delle nostre eccellenze e dei nostri percorsi. Al netto degli obblighi, c’è anche un discreto margine di manovra. Ad esempio, ci hanno dato le caratteristiche del video per la Grande Presentazione e dettato il protocollo, che era molto rigido. Si poteva proiettare il video e avrebbe parlato una sola persona, in questo caso Bonaccini (in apertura nella foto ASO/Maxime Delobel). Il video doveva avere certe caratteristiche, ma ci hanno detto che non gli interessava che si vedessero i percorsi delle tappe. Semmai si sono invece raccomandati che si vedessero gli aspetti turistici delle zone attraversate. Così abbiamo presentato due concept, lo abbiamo presentato al Comitato organizzatore e siamo andati a Parigi con quello che hanno scelto. Il messaggio si basava sul concetto dell’Italia come Paese in cui nascono grandissime cose, dall’innovazione all’invenzione, fino ai campioni.

In che modo si sta lavorando per coordinare tutti questi aspetti?

Come si diceva, c’è un Comitato organizzatore in cui sono coinvolti i territori e gli Enti. Noi ci interfacciamo con loro, quindi le scelte sono sempre condivise. E poi siamo in contatto quotidianamente con ASO, perché l’ultima parola su tutto ce l’hanno comunque loro. Devono dare l’approvazione su tutto quello che è il contenuto di comunicazione. Da parte loro, stanno scegliendo come spingere il proprio prodotto in Italia e noi li stiamo aiutando nello scouting delle realtà più importanti a livello imprenditoriale, su cui potenzialmente investire. Poi la scelta chiaramente la fanno loro, però noi gli diamo i nostri feedback su tutto.

C’è il prima, ci sarà il durante, ci sarà anche un dopo?

L’obiettivo, una volta assolti gli obblighi, è espandere la comunicazione del Tour a favore del cicloturismo nelle regioni toccate, non solo l’Emilia, ma ovviamente anche Firenze e il Piemonte, per fare in modo che si attivi un vero e proprio volano moltiplicatore dell’attenzione. Il Tour in realtà non è seguito soltanto da cicloturisti, quindi l’obiettivo è usarlo come veicolo di turismo in generale, con un occhio specifico per il cicloturismo. Faremo una campagna di comunicazione internazionale che partirà da gennaio su diversi media, seguendo la pianificazione estera delle regioni. E lavoreremo anche per avere una coda lunga sino a fine 2024. 

La presentazione del Tour al Palazzo dei Congressi di Parigi (foto ASO/Etienne Coudret)
La presentazione del Tour al Palazzo dei Congressi di Parigi (foto ASO/Etienne Coudret)
Avete dovuto assumere risorse oppure eravate già strutturati per questo tipo di lavoro?

In realtà no, perché al nostro interno abbiamo un “hub sport” con persone dedicate, che vengono dal mondo dell’agenzia, ma hanno un’attitudine sportiva e sono legate al mondo dello sport. Ovviamente, preso questo incarico, il team sport si è allargato, però sono persone che già c’erano e hanno tutte le competenze necessarie. C’è tanto da fare, ma quando ci siamo ritrovati alla presentazione di Parigi, abbiamo davvero avuto la sensazione di essere entrati in qualcosa di molto grande.

Christian Prudhomme, 2023, presentazione Grand Depart Firenze

Prudhomme, L’Equipe e il Tour: l’orgoglio e uno scivolone

31.10.2023
4 min
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Christian Prudhomme e il suo Tour de France. Si respira grande orgoglio nelle parole del direttore della Grande Boucle, forse perché essendo un giornalista, sa che ogni giorno suggerirà un titolo e questo fa la differenza.

Orgoglio. Divertimento. Condivisione. Appartenenza. Il racconto di Prudhomme, per come l’ha raccolto L’Equipe, lascia trasparire qualcosa che va oltre la soddisfazione per un lavoro ben riuscito. Resta un solo scivolone, forse perché raccontato al pubblico francese, che riguarda Marco Pantani e anche il Gastone Nencini dimenticato. La sua sensibilità contro la nostra.

«Il punto di partenza sarà l’Italia – dice Prudhomme – sarà la prima volta che il Tour partirà da lì ed è abbastanza sorprendente, addirittura anomalo. Abbiamo fatto questa scelta per due motivi. Il primo è che la polizia francese avrà molto da fare con le Olimpiadi e le Paralimpiadi. In più il 1924 è il centenario della prima vittoria al Tour di un italiano (Ottavio Bottecchia, ndr). All’inizio pensavamo che fosse la sola ricorrenza necessaria, ma i nostri amici italiani ci hanno detto: “Qui ci sono Gino Bartali, Marco Pantani e Fausto Coppi”».

Tour 2014, lo Yorkshire viene preferito a Firenze e allora ci pensa Nibali a mettere le cose a posto
Tour 2014, lo Yorkshire viene preferito a Firenze e allora ci pensa Nibali a mettere le cose a posto

A ruota dello Yorkshire

Firenze era già stata candidata al Tour del 2014, come pure lo Yorkshire. Bradley Wiggins aveva vinto la Parigi-Nizza e il Delfinato, prima di essere il primo britannico a vincere il Tour.

«Pensammo che fosse giusto – ricorda Prudhomme – cavalcare la vittoria di un inglese al Tour e scegliemmo lo Yorkshire. Ma una cosa mi colpì davvero, quando alla fine di marzo 2020, nel pieno della pandemia, ricevetti una foto e un messaggio dal sindaco di Firenze. “Firenze bella e triste – c’era scritto – non ho dimenticato il sogno del Tour”. Nardella ha fatto squadra con il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che salvò i mondiali del 2020 quando la Svizzera disse no. Inoltre, passeremo lungo lo strappo dove attaccò Alaphilippe».

Julian Alaphilippe mondiali Imola Shimano
Imola 2020, l’attacco di Alaphilippe decide il mondiale
Julian Alaphilippe mondiali Imola Shimano
Imola 2020, l’attacco di Alaphilippe decide il mondiale

Il ricordo di Pantani

E qui, nella bella intervista rilasciata all’Equipe, Prudhomme concede qualcosa di troppo allo sciovinismo francese, quasi snobbando la scelta di ricordare Pantani nella tappa da Cesenatico a Bologna. Ci sarà modo e tempo di chiedergliene una spiegazione.

«Fra Cesenatico e Rimini – dice Prudhomme nell’intervista – c’è indiscutibilmente Pantani, tra luci e ombre. Non volevamo passare particolarmente dal luogo dove è nato e dove è morto, ma è andata così. Parleremo naturalmente anche di Poulidor e della sua vittoria del 1975 a Pla d’Adet (dove il Tour tornerà, ndr) su cui verrà costruita una sua statua a grandezza naturale. Arriviamo per la prima volta anche a Colombey les Deux Eglises 80 anni dopo lo sbarco in Normandia (giugno 1944). In realtà non esiste alcun dogma se non quello di evitare due tappe di seguito che si concludano con uno sprint di gruppo. Ecco perché, nella prima settimana ci sono una crono e la tappa delle strade bianche. E anche quella è anche un omaggio all’Italia e alle Strade Bianche. Avremo quattordici settori intorno a Troyes con 32 chilometri fra vigneti, campi di mais e girasole, con strappi molto brevi ma ripidi».

Felice Gimondi, Marco Pantani, Tour 1998
Tour 1998, Pantani sul podio di Parigi con Gimondi, 33 anni dopo la sua vittoria. La Francia è il delirio
Felice Gimondi, Marco Pantani, Tour 1998
Tour 1998, Pantani sul podio di Parigi con Gimondi, 33 anni dopo la sua vittoria. La Francia è il delirio

Finale a Nizza

L’ultimo aspetto forzatamente originale del prossimo Tour de France è il finale di Nizza, dato che Parigi sarà nel pieno dei preparativi olimpici e non avrà tempo né luogo per altro.

«Non possiamo sostituire Parigi e il suo prestigio – spiega Prudhomme – chiunque sa che il Tour finisce a Parigi. Ma in questo modo, con la crono dell’ultimo giorno, avremo qualcosa di forte da proporre al pubblico. Non accadeva dal 1989 che il Tour si concludesse con una crono: l’ultima volta fu tra Fignon e Lemond. Inoltre, parliamo di una crono con 700 metri di dislivello. Tutti i direttori del Tour hanno cercato di avvicinare le montagne all’arrivo finale: quest’anno sarà così, senza trasferimenti!».

A quel punto sarà il 21 luglio e di lì a una settimana si apriranno i Giochi di Parigi. Sarà un’estate memorabile. E facendo gli scongiuri che la Jumbo-Visma non ammazzi il Tour come ha fatto con la Vuelta, la sensazione è che Prudhomme ne stia già respirando la magia.

Due Tour in un giorno: a Parigi lo show è tutto giallo

25.10.2023
7 min
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Ci sarà poi il tempo per approfondire, entrare nel vivo, spiegare e fare progetti. Per ora, la presentazione dei due Tour a Parigi ha colpito negli occhi e nell’anima i presenti e chi l’ha vissuta in collegamento da casa. Il Tour Femmes e il Tour degli uomini raccontati in un solo colpo, con grande prova di pianificazione, al punto di aver portato Marta Cavalli a provare l’ultima tappa della gare delle donne, perché un video potesse raccontarla proprio oggi.

ASO e il ciclismo

Abbiamo ascoltato parole che lasciano il segno, come quelle di Jean Etienne Amaury, presidente di ASO.

«Il Tour 2023 – racconta dal palco – ci ha consegnato la grande risposta del pubblico, con 42 milioni di persone in Francia e 150 nel resto del mondo. Grossi riscontri sono venuti grazie ai social e a Unchained, la serie Netflix. Il Tour vuole promuovere il ciclismo come mezzo di locomozione ecologico, che rispecchia la nostra filosofia di rispetto per l’ambiente. Abbiamo stretto un’intesa molto importante con Ministero dello Sport e il Ministero dell’Educazione, per fornire al più alto numero di bambini fra 6 e 11 anni il necessario per andare in bicicletta. E nell’ottica dello sviluppo del ciclismo, abbiamo rinnovato l’accordo con la Federazione francese».

Il Tour de France Femmes by Zwift inizia il 12 agosto da Rotterdam e si chiude sull’Alpe d’Huez

Donne da Rotterdam

Il Tour de France Femme by Zwift inizierà il 12 agosto da Rotterdam. Il momento dell’annuncio è introdotto dalle immagini della scorsa edizione, fino all’arrivo sul palco di Christianm Prudhomme e Marion Rousse. E subito dalle parole della bionda ex atleta si capisce che ci sarà la sorpresa.

«La prima edizione – dice – ci ha dimostrato che si tratta di un evento eccezionale, per cui disegnare la seconda è stato più facile, perché conoscevamo la direzione da prendere. Dal primo all’ultimo giorno abbiamo avuto e di certo avremo una grande audience. Il Tourmalet è stato un momento epico e suggestivo, ma il prossimo anno non saremo da meno».

Le tappe saranno 8, i chilometri in totale 946,3 con distanze importati per la categoria. Il duro inizia subito, con l’arrivo di Liegi che propone le strade della Doyenne, e nel finale con il doppio arrivo in salita. Le Grand Bornand e gran finale all’Alpe d’Huez. E mano a mano che la grafica disegnava tornanti sul profilo della montagna, il pubblico del Palais des Congres, avendo capito, ha salutato il traguardo decisivo del Tour.

La presentazione del Tour si è svolta come da tradizione nel Palais des Congres di Parigi
La presentazione del Tour si è svolta come da tradizione nel Palais des Congres di Parigi

Tour uomini, i ricordi

Il Tour degli uomini lo annuncia invece da solo Prudhomme, non prima di aver rivissuto l’edizione 2023, che si apre con le parole di resa di Pogacar: «Sono morto».

Poi, in un lungo flashback, lo schermo propone i primi scontri fra Vingegaard e lo sloveno. Lo sguardo sperso di Cavendish costretto al ritiro. La commozione di Pello Bilbao che vince per Gino Mader. Gli scatti a raffica di Pogacar, che adesso sembrano quasi beffardi. La crono, prima mazzata di Vingegaard, che dichiara: «Probabilmente, la corsa della mia vita». Poi il naufragio di Pogacar a Courchevel. Le lacrime di Mohoric e l’esultanza di Ciccone sulla salita decisiva, prima del bagno di folla per Thibaut Pinot.

Il via da Firenze

La Grande Partenza sarà data, come ben sappiamo, dall’Italia. L’arrivo per la prima volta sarà invece lontano da Parigi, a Nizza, viso che la Capitale sarà presa dall’organizzazione delle Olimpiadi.

Sul palco sale Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, introdotto con splendide parole da Prudhomme.

«Era strano che un Paese come l’Italia – dice Prudhomme – con i grandi campioni che hanno legato la loro fortuna al Tour, non avesse mai accolto una partenza del Tour. E’ raro che il Tour de France inizi con più di 3.600 metri di dislivello, in effetti non è mai successo prima! Ed è anche la prima volta che la corsa tocca la città natale di Gino Bartali. Il susseguirsi delle colline tra Toscana ed Emilia-Romagna sarà probabilmente lo scenario per un confronto immediato e impegnativo, in particolare la salita verso San Marino, dove la corsa aggiungerà un 13° nome al suo catalogo di visite all’estero».

E Bonaccini, prima parte in francese e poi passa all’italiano. «Come diceva Gianni Mura – racconta – il Tour è un’avventura umana. Lo sport che diventa linguaggio universale, parlato e compreso in tutto il mondo. La Grande Depart è un sogno che si avvera, un evento storico per il nostro Paese. Siamo pronti ad accogliere il Tour de France, con un eccezionale lavoro di squadra iniziato da tre anni. Tutti insieme abbiamo fatto l’impresa».

Chiusura a Nizza

Poi è il turno di Nizza, sede di arrivo, con le parole del sindaco che si commuove ricordando le sue origini italiane. E quando anche Nizza augura a tutti un grande Tour, viene finalmente alzato il velo sull’edizione 2024 del Tour de France che scatterà il 29 giugno da Firenze.

Il percorso è subito severo. Basti pensare che la prima tappa ha 3.600 metri di dislivello e che la seconda proporrà per due volte la scalata del Colle di San Luca a Bologna. E’ italiana anche la tappa più lunga del Tour, quella da Piacenza a Torino con 229 chilometri. E parte dall’Italia la tappa con la salita Souvenir Desgrange: la quarta, da Pinerolo a Valloire, che scalerà il Galibier dal Lautaret, prima della discesa finale.

Si parte il 29 giugno

Il Tour 2024 è composto da 21 tappe, più due giorni di riposo. Sono due anche le cronometro: l’ultima il sabato prina del gran finale, molto dura. Si parte da Firenze e si finisce a Nizza, con le Alpi prima dei Pirenei.

1ª tappa29 giugnoFirenze-Rimini206
2ª tappa30 giugnoCesenatico-Bologna200
3ª tappa1 luglioPiacenza-Torino229
4ª tappa2 luglioPinerolo-Valloire138
5ª tappa3 luglioSt Jeanne de Maurienne-Saint Vulbas177
6ª tappa4 luglioMacon-Dijon163
7ª tappa5 lugliocronometro individuale, Nuits Saint Georges-Gevrey Chambertin25
8ª tappa6 luglioSemur en Auxois-Colombey les Deux Eglises176
9ª tappa7 luglioTroyes-Troeys199
Riposo8 luglioOrleans
10ª tappa9 luglioOrleans-Saint Amand Montrond187
11ª tappa10 luglioEvaux les Bains-Le Lioran211
12ª tappa11 luglioAurillac-Villeneuve sur Lot204
13ª tappa12 luglioAgen-Pau171
14ª tappa13 luglioPau-Saint Lary Soulan (Pla d’Adet)152
15ª tappa14 luglioLoudenvielle-Plateau de Beille198
Riposo15 luglioGruissan
16ª tappa16 luglioGruissan-Nimes187
17ª tappa17 luglioSaint Paul Trois Chateaux-Superdevoluy178
18ª tappa18 luglioGap-Barcelonnette179
19ª tappa19 luglioEmbrun-Isola 2000145
20ª tappa20 luglioNice-Col de la Couillole133
21ª tappa21 lugliocronometro individuale, Monaco-Nice34
Totale Chilometri3.492

Pirenei e poi le Alpi

Il Tour è un riccio che si infila fra colline e città. Scala i Pirenei prima delle Alpi, con gli arrivi di Plateau de Beille e Pla d’Adet alla 14ª e 15ª tappa, ma già nella 9ª propone un continuo saliscendi su strade bianche che rischierà di fare molto male.

Le tappe dalla 17ª alla 20ª proporranno una quantità importante di salite, con gli arrivi a Superdevoluy, Barcellonette, Isola 2000 e il Col de la Couillole in Costa Azzurra. Sarà anche il Tour delle alte quote, dato che 25 chilometri di montagna saranno percorsi oltre i 2.000 metri.

E se la salita non bastasse, le prove a cronometro saranno due. Per specialisti quella alla 7ª tappa di Gevrey Saint Martin di 25,3 chilometri. Per corridori resistenti cui sia rimasto qualcosa da dare la 21ª da Monaco a Nizza, lunga 34 chilometri, con le salite del Col d’Eze e la Turbie nel percorso. Paradossalmente potrebbe essere ancora tutto in palio fino all’ultimo chilometro.

La sensazione è quella di un Tour duro ma non durissimo, anche per strizzare l’occhio alle Olimpiadi che già busseranno alla porta. Le squadre ora hanno quel che serve per redigere i programmi dei loro atleti. Le donne aspettano il percorso del Giro d’Italia Donne. Nelle prossime settimane approfondiremo i discorsi. Quando si spegne la luce nel Palazzo dei Congressi di Parigi, ancora una volta la sensazione è quella di aver assistito a qualcosa di grande e di ben fatto.

Grand Depart in Italia: bellezza, campioni e progetti

14.02.2023
6 min
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Firenze-Rimini, Cesenatico-Bologna, Piacenza-Torino. Gino Bartali, Marco Pantani e Fausto Coppi. Lungo queste strade si passa davanti casa di tanti altri campioni. Vedi Gastone Nencini (anche lui vincitore di un Tour), di Vittorio Adorni, di Giovanni Valetti e persino di quella eroina che fu Alfonsina Strada.

Il Tour de France in Italia non sarà un evento fine a se stesso. E’ un classico esempio della forza promotrice del ciclismo. Di questo sport che passa sotto casa, che ti porta a scoprire posti unici e al tempo stesso li mostra al mondo intero e, soprattutto in questo caso, che lascia qualcosa sul territorio.

Da sinistra: Ricca, Nardella, Prudhomme e Bonaccini firmano l’accordo per il Grand Depart 2024
Da sinistra: Ricca, Nardella, Prudhomme e Bonaccini firmano l’accordo per il Grand Depart 2024

Percorso non casuale

C’è una frase di Christian Prudhomme che ci ha colpito. «Nell’era delle tappe più corte, non abbiamo inserito una frazione di 225 chilometri a caso. Lo abbiamo fatto perché ne valeva la pena. E lo stesso per le altre tappe, entrambe sui 200 chilometri». Il direttore del Tour si riferiva alla Piacenza-Torino e anche alla prima frazione del Grand Depart 2024.

Voleva dire che il ciclismo è bellezza. E’ il filo che unisce le perle, che dà loro un’identità, una storia. Prudhomme, nel suo viaggio in Italia per sancire ufficialmente l’accordo del Tour con le nostre terre, è rimasto ammaliato dalla bellezza che offre il nostro Paese.

Più volte in conferenza stampa ha allargato le braccia con senso di stupore per lo sfarzo di Palazzo Farnese. «In Italia ne avete tantissima di bellezza, di cultura. E mi chiedo come il Tour non sia partito prima da qui».

Ha parlato di Firenze. Delle colline che introducono a Torino o della storia della via Emilia. Prudhomme voleva unire i puntini con le sue tappe. E per farlo non ha badato troppo ai chilometraggi. Ma ha invece insistito su storia, geografia, bellezza, campioni.

Che occasione

«La nostra città – ha detto il sindaco di Firenze, Dario Nardella – ha investito 6 milioni di euro, ma  stimiamo che ci sia un ritorno dieci volte superiore. Per l’evento del prossimo anno ci saranno 400 nuovi posti di lavoro e una parte di questi sarà permanente.

«Quando si è presentata questa opportunità, con il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, abbiamo subito stabilito una grande collaborazione per realizzare il progetto. Avremmo i riflettori del mondo su di noi. Sul nostro ciclismo».

E su questo “nostro ciclismo” vogliamo ragionare. Perché se l’indotto e il ritorno sono pazzeschi, cosa può restare sul territorio? Cosa si può offrire? L’occasione è ghiotta – 1,2 miliardi di persone per tre giorni ammireranno le nostre terre – ma come si può sfruttarla nel concreto?

Il museo di Bartali a Ponte a Ema sarà coinvolto nella partenza della prima frazione
Il museo di Bartali a Ponte a Ema sarà coinvolto nella partenza della prima frazione

La forza del bike tourism

Nardella, Bonaccini e anche l’assessore allo sport del Piemonte, Fabrizio Ricca, stanno lavorando ad eventi di avvicinamento al Grand Depart. Ad uno sviluppo dell’offerta turistica legata alla bike economy, allo sviluppo di una rete ciclabile migliore in città e anche fuori. Dagli hotel della riviera romagnola, alle stradine del Chianti a quelle delle Langhe. Scoprire la “Regione orizzontale”, così Bonaccini ha ribattezzato la “sua” Emilia-Romagna, con le facili pedalate lungo le stradine di campagna della Via Emilia, che guarda caso parte da Rimini e finisce a Piacenza.

E di fruizione concreta ha parlato Prudhomme stesso. Nonostante sia il direttore della corsa più importante del mondo, il francese ha insistito molto sul ciclismo amatoriale sportivo e su quello per tutti nel quotidiano. Anche se lui fa leva su una cultura un po’ diversa.

Il suo concetto è: “Chi è a bordo strada a guardare il Tour, è la stessa persona che in qualche modo è incentivata ad usare la bici per viaggiare, fare sport ma anche per andare a lavoro o a comprare il pane”. Il che è anche giusto, ma non di facile applicazione da noi. Forse questo ragionamento va bene per alcune zone dell’Emilia Romagna.

«Il bike tourism, ma in generale il turismo legato allo sport – ha detto Bonaccini – è il secondo motivo di turismo che c’è. Gli eventi sono importanti (viene in mente la Nove Colli in primis, ndr), ma anche l’offerta permanente è importante. E non è un caso che da noi il responsabile del turismo sia uno sportivo come Davide Cassani».

Sulle strade dei campioni. Fra Castellania e Tortona ogni curva è buona per ricordare Fausto Coppi
Sulle strade dei campioni. Fra Castellania e Tortona ogni curva è buona per ricordare Fausto Coppi

Bellezza da toccare

Prima abbiamo parlato di storia, geografia, bellezza. Spesso, ma tanto spesso, in Italia le prime due parole si trasformano nella terza. Ed è stato soprattutto Prudhomme, “lo straniero”, ad esaltare la bellezza. La bellezza dell’Italia. E della storia del ciclismo.

«In questi giorni in Italia – ha detto il patron del Tour – sono rimasto colpito dal Museo di Gino Bartali. Chi era il corridore, chi era l’uomo. Gino il pio. Gino il Giusto. I campioni sono coloro che fanno sognare… Anche oltre i decenni, che portano i bambini in sella. Passiamo a Tortona, regno di Fausto Coppi. Andiamo a casa di Marco Pantani.

«Tutto ciò non è un patrimonio da tenere vivo per commemorare qualcuno o qualcosa. E’ un patrimonio di cui noi abbiamo la fortuna di beneficiare». Il paradigma francese in tal senso è spettacolare…

Quando il Giro passò sul Barbotto nel 2010 ci fu un vero assalto del pubblico per ammirare i campioni. Qui la rampa finale al 18%
Quando il Giro passò sul Barbotto nel 2010 ci fu un vero assalto del pubblico per ammirare i campioni. Qui la rampa finale al 18%

Al lavoro…

Le parole di Prudhomme hanno un riscontro reale. Già solo nella prima tappa, tra l’altro più che dura con i suoi circa 4.000 metri di dislivello, si scala la “Cotes de Barbotto”. Ogni granfondista italiano conosce questo passaggio mitico e miticizzato della Nove Colli. Prudhomme sapeva benissimo, per esempio, del San Luca a Bologna, classico finale del Giro dell’Emilia. E’ quel patrimonio ciclistico-culturale su cui si farà leva.

La chiave è proprio questa: far diventare le strade italiane del Tour eventi e simboli. «Quello è il Barbotto, vado in Romagna per scoprirlo, scalarlo». Che sia in e-Bike o per confrontare i propri tempi su Strava con quelli dei campioni… Ognuno sceglie il suo ciclismo, ma resta il fatto che si passa di lì. Si ammira il luogo. Si mangia una piadina, si dorme in un agriturismo o in un hotel della costa adriatica.

Tornando al tema del far diventare un simbolo certi passaggi e le strade del Tour, stando a quanto detto da Nardella, Bonaccini e Ricca, non ci stupiremmo se queste tre tappe diventassero dei percorsi permanenti, con una segnaletica a loro dedicata.