Un muro cattivo sulla strada dell’iride: Bennati racconta

16.06.2022
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Ogni mondiale ha il suo punto chiave. A Salisburgo fu l’ultima curva e così pure a Madrid. Innsbruck si decise su quel muro ripidissimo che lanciò Valverde, mentre l’anno scorso a Leuven si giocò tutto sul penultimo strappo. A Wollongong, il prossimo settembre, il mostro con cui venire a patti è uno strappo di un chilometro dalle pendenze cattive. Altro che mondiale per velocisti, insomma. Non il Muro d’Huy, ma il punto in cui la corsa potrebbe esplodere da lontano o quello dell’attacco all’ultimo giro.

I mondiali di Wollongong si svolgeranno dal 18 al 25 settembre (foto Dee Kramer/Destination Wollongong)
I mondiali di Wollongong si svolgeranno dal 18 al 25 settembre (foto Dee Kramer/Destination Wollongong)

Sopralluogo lampo

Con questa sensazione ben custodita nel taschino, Daniele Bennati è tornato a casa dal sopralluogo australiano nei primi giorni di questa settimana. Benedicendo la decisione di essere andato, assieme al collega delle donne Sangalli (i due sono insieme in apertura, nella foto FCI).

«L’ho fatto e rifatto – racconta il toscano – e mi sembrava impossibile che venissero fuori 4.000 metri di dislivello. Proprio non mi entrava nella testa. Invece mi sono messo a sommare il dislivello dei vari giri e il risultato finale è proprio quello. Non si può dire che sia un mondiale duro, non per scalatori insomma. Ma servirà gente tosta».

Bennati è stato per un paio di tappe alla Adriatica Ionica Race, l’avevamo detto, poi è tornato a casa e due giorni dopo è salito con Sangalli sul volo per l’Australia. Sono arrivati giovedì sera e hanno avuto due giorni e mezzo per mandare a mente il percorso, poi sono tornati. Sangalli guidava, Bennati in bici. Il primo giorno li ha accompagnati una ragazza dell’organizzazione. Sarebbe dovuto andare anche Mark Renshaw, l’ex pro’ che vive da quelle parti e fa parte del comitato organizzatore, ma alla fine non ha potuto. Il secondo giorno invece hanno fatto da soli.

E’ stato utile?

Ho sempre detto che oggi come oggi puoi valutare un percorso con i vari software, ma aver visto quello strappo è stato importante più di quanto mi aspettassi. Non che adesso cambierà la tipologia dei corridori da portare, ma non mi aspettavo che fosse così duro. Un chilometro, non al livello del Muro d’Huy, ma interessante.

Un chilometro che tira in modo costante?

No, diviso in tre parti. La prima rampa è di 350 metri, con pendenze intorno al 16-18 per cento. Poi 300 metri in cui un po’ molla, ma sale sempre all’8-9 per cento. E per finire altri 350 metri duri come i primi.

Quanto incide il tratto intermedio?

Io salivo a 25 all’ora e non ho più la gamba dei bei tempi, in corsa potranno andare a 27-28. Qualcuno metterà di sicuro il 53, ma escluderei che si possa saltare quel muro con il rapportone. Insomma, si presta al ragionamento.

Si parte sul mare…

Il primo tratto, quello in linea, è vallonato e sulla costa. Sarà veloce. Poi si arriva a Wollongong e si fanno i primi 7-8 chilometri del circuito e si va a prendere l’anello del Mount Keira, i cui primi chilometri sono impegnativi, diciamo 10-12 per cento, poi diventa pedalabile. L’ho fatto due volte, è una bella salita, ma si fa dopo 35 chilometri, saranno ancora freschi. Purtroppo non abbiamo potuto fare la discesa, perché c’è stata una frana e la strada sarà chiusa per le prossime quattro settimane.

Fatto il giro grande, si entra nel circuito?

Esatto, si passa dall’arrivo e iniziano i 12 giri sul percorso. L’ho fatto e rifatto per avere un’idea.

Che tipo di mondiale potrebbe venire fuori?

Ci sono vari scenari. Potrebbe essere che arrivano ai piedi del muro nell’ultimo giro ancora in 100 e se la giocano lì, come può essere che un Van der Poel decida di aprire la corsa a 60 chilometri dall’arrivo. Ma lo strappo non è tutto.

Questo il tratto in linea dal via a Wollongong, durante l’evento di lancio del mondiale (foto Wollongong 2022)
Questo il tratto in linea dal via a Wollongong, durante l’evento di lancio del mondiale (foto Wollongong 2022)
Cos’altro c’è?

Prima di quello più duro, c’è un dente di 500 metri all’8-9 per cento. Se si vuole andare a prendere in testa lo strappo duro, si farà forte anche questo e la corsa verrà tirata. Si andrà veloci, le strade sono belle e quando la salita tira, quasi non te ne accorgi. E’ vero che ci sono tante curve, come ha scritto qualcuno, ma sono talmente belle, che non si frena quasi mai. Non sono curve da rilanci, insomma.

Ti aspetti bagarre già dal primo muro?

Può darsi che inizino a limare da lì. Perché subito dopo c’è la discesa, quindi curva a destra, poi sinistra e inizia lo strappo duro. Sono 500 metri di discesa e io senza pedalare andavo a 65 all’ora.

Da questa descrizione, sembra un mondiale perfetto per spremere la squadra…

La squadra conta tantio, ma è anche vero che a ruota si sta benissimo. Per cui chi sta davanti, rischia di finire i compagni.

A quale mondiale t’è venuto di pensare girandoci sopra?

Ci pensavo anche io, forse Richmond (il mondiale del 2015, vinto da Peter Sagan, ndr), con quei due strappi e uno a ridosso dell’arrivo.

Quello di Wollongong a che distanza si trova dal traguardo?

Sono 7,5 chilometri, non è poco. Per contro, il primo chilometro e mezzo di discesa si fa a 90 all’ora. Ci sono diverse curve e in un attimo ti trovi ai meno 3, dove probabilmente troveranno vento contrario.

Ha già un’idea degli uomini da portare?

Dipende dalla squadra che deciderò di fare, ma in assoluto è presto per dare nomi.

Le nazionali italiane alloggeranno al Gibraltar Hotel di Bowral a circa 80 chilometri da Wollongong
Le nazionali italiane alloggeranno al Gibraltar Hotel di Bowral a circa 80 chilometri da Wollongong
Giusto per avere un’idea, il Colbrelli dello scorso anno sarebbe stato adatto?

Non mettiamogli pressione, ma se è per avere un’idea, direi che sarei partito da lui e avrei costruito la squadra. Confido che dal Tour vengano fuori nomi che stiamo tutti aspettando.

La nazionale alloggerà a Bowral, quasi 80 chilometri da Wollongong, quando potrete vedere il percorso?

Penso che ci andremo il giorno della distanza, anche perché pare ci sarà un solo giorno per girare. Basterà assaggiarlo una volta per capire. Ma quel muro è stato davvero utile vederlo, per qualcuno potrebbe essere indigesto.

Bennati, il punto sui mondiali, con carte e… video alla mano

07.04.2022
5 min
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Bennati masticava e rimasticava da giorni il percorso dei mondiali di Wollongong, maledicendo la cattiva sorte che in questo scorcio di primavera ci ha privato, speriamo provvisoriamente, di Colbrelli che in Australia ci starebbe come il cacio sui maccheroni. Ha studiato le cartine. Ha visto e rivisto un video girato per la Federazione australiana da Mark Renshaw, ultimo uomo di Cavendish che vive da quelle parti. E per giugno è allo studio il progetto di volare in Australia per toccare con mano.

Intanto però cerchiamo di capire con lui di cosa si tratti. Anche perché nel frattempo, dopo raffiche di illazioni andate avanti per tutto l’inverno circa l’effettiva durezza del percorso su strada, se fosse per velocisti oppure no, i dati ufficiali parlano di 266,9 chilometri e dislivello di 3.945 metri: non una Liegi, ma in ogni caso una signora classica. Si corre il 25 settembre, partenza da Helensburg, arrivo a Wollongong in Marina Drive.

«Dal video si capisce molto – spiega l’aretino, in procinto di partire per il Giro di Sicilia – poi ho visto le carte e sono in contatto con qualcuno laggiù. Quando a giugno andremo a Wollongong principalmente per trovare gli alberghi e definire la logistica, non mi dispiacerebbe portare la bici o chiedere di averne una. Giusto per togliermi gli ultimi dubbi. Con tutti gli strumenti oggi a nostra disposizione, un’idea delle strade me la sono già fatta».

Il dislivello c’è ed è importante…

Dislivello e chilometri. Se fa la differenza il Poggio dopo quasi 300 chilometri e nemmeno 2.000 metri di dislivello, magari anche lo strappo del circuito potrà far male. Comunque si comincia con un tratto in linea di 26 chilometri. Poi c’è il circuito del Mount Keira che ne misura 34, con la salita che arriva fino a quota 473 metri. E alla fine ci sono 12 giri da 17,5 chilometri nel vero circuito. Lo strappo di Mount Pleasant ha la pendenza media del 7,7 per cento e massima del 14. Il succo è che non è durissimo, ma non è nemmeno un percorso per velocisti. Certo, se pensiamo a Van Aert e Van der Poel, per loro va bene, ma sfido a definirli velocisti. In casa Australia, vedo più Matthews che Caleb Ewan, per intenderci.

Sembra però più esigente di quanto si pensasse.

Su questi mondiali ci sono state varie interpretazioni con il passare dei mesi. Sicuramente, andrebbe benissimo per Colbrelli, ma Sonny che sentivo prima e continuo a sentire anche adesso, ha solo bisogno di recuperare. Dalla salita all’arrivo ci sono 8 chilometri che tendono a scendere. Se i più forti fanno un’azione importante all’ultimo giro, sarà difficile chiudere. Escluderei invece l’azione solitaria, a meno che chi parte non sia in grado di esprimere i numeri di Ganna dalla cima dello strappo fino al traguardo.

In casa nostra quali nomi vedi?

Ho molta fiducia nei nostri ragazzi. Purtroppo la stagione non è iniziata benissimo a causa di problemi di salute, fra cadute, Covid e altro. Ma ho sempre pensato che non tutti i mali vengano per nuocere e ho fiducia che più avanti nella stagione, quando tutti saranno al meglio, le cose cambieranno. Magari proprio per i mondiali…

Il circuito del Mount Keira di 34,2 km sarà affrontato una sola volta prima di entrare in quello finale
Il circuito del Mount Keira di 34,2 km sarà affrontato una sola volta prima di entrare in quello finale
Guardando la planimetria, si vedono davvero tante curve.

E’ vero, è la prima cosa che ho pensato. Poi guardi il video e ti rendi conto che le strade sono così larghe, che quasi si può girare senza mettere mano ai freni. A meno che con le transenne non decidano di stringere di tanto la strada. Il settore più stretto è proprio la salita, ma è davvero un tratto breve. Poi la discesa è velocissima.

La squadra serve, ma bisogna stare attenti…

Esatto, è uno di quei percorsi in cui avere la squadra forte fa la differenza, ma insieme è facilissimo finirla se la metti a tirare. A ruota si sta benissimo, bisognerà valutare attentamente che tattica seguire. Non credo invece che nel tratto in linea possa esserci un pericolo di vento. Ovviamente andrà capito che stagione ci sarà, ma i corridori ormai sono abituati a correre in ogni condizione e in ogni caso si tratta di una porzione di corsa molto lontana dall’arrivo e neanche troppo lunga.

Il circuito cittadino misura 17,1 chilometri e si affronta per 12 volte
Il circuito cittadino misura 17,1 chilometri e si affronta per 12 volte
Al Bennati corridore sarebbe piaciuto più il percorso di Wollongong oppure quello degli europei che si correranno a Monaco?

L’europeo sarà totalmente piatto. Prima parte ondulata e poi sostanzialmente pianura. Percorso per Cavendish, ammesso che la Gran Bretagna partecipi. In Australia serviranno uomini da classiche, altra corsa. Ci sarà da ragionare bene.

Van der Poel ai box. Mondiali a rischio e gruppo in fermento

29.12.2021
5 min
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Non poteva essere solo per il mal di gambe. Infatti dopo la battuta d’arresto di Van der Poel nel Superprestige di lunedì, ecco giungere puntuale la comunicazione della Alpecin-Fenix. L’olandese ha ancora mal di schiena e domani non sarà all’Azencross di Loenhout. Il dannato dolore derivante dalla caduta di Tokyo continua a seguirlo come una maledizione.

«E’ frustrante – dice l’olandese – ma è quello che è. Il problema esiste da un po’ di tempo e sono parzialmente sollevato dal fatto che ci sia una causa identificabile che può essere risolta con riposo e trattamento extra. Tutti sanno che i mondiali negli Stati Uniti sono il primo grande traguardo del 2022, ma non sono certo l’unico né l’ultimo. Sono il primo a voler recuperare, ma senza la pressione del tempo, in modo da poter giocare tutte le mie possibilità. Riprenderò quindi le gare solo quando sarò completamente pronto. Se arrivo ai mondiali, è meglio. In caso contrario, non vedo l’ora che cominci la stagione primaverile su strada».

Vermiglio è stato il terzo cross di Van Aert, rientrato già vincente ai primi di dicembre
Vermiglio è stato il terzo cross di Van Aert, rientrato già vincente ai primi di dicembre

Rodaggio rapido

La schiena preoccupa e per la prima volta da quando lo si conosce ad alto livello, dovendo scegliere Mathieu ha anteposto la strada al cross. Se a questo si unisce la perplessità di Van Aert sulla trasferta iridata per il rischio di quarantene, lo scenario attorno al mondiale di Fayetteville riapre la porta agli specialisti del cross che si stavano già rassegnando alle briciole

Se infatti fino allo scorso anno Van Aert, Van der Poel e Pidcock avevano avuto bisogno di qualche gara di adattamento, quest’anno la fase di rodaggio è parsa ben più rapida e la cosa non ha mancato di suscitare riflessioni fra i colleghi, che pure gareggiavano già da due mesi. Da quando la stagione su strada era ancora in corso: il 10 ottobre si è corsa la prima Coppa del mondo negli Stati Unici, mentre Tadej Pogacar vinceva il Lombardia, una settimana dopo la vittoria di Colbrelli a Roubaix. Se a ciò si aggiunge che, proprio per aver iniziato così presto, le Feste di fine anno coincidono con un calo degli specialisti, ecco spiegata la frustrazione dell’ambiente.

Adrie Van der Poel (qui ai mondiali 1988) ha parlato della poca attività estiva dei crossisti
Adrie Van der Poel (qui ai mondiali 1988) ha parlato della poca attività estiva dei crossisti

Provocazione Van der Poel

Al danno si è aggiunta di recente la beffa, almeno dal loro punto di vista. Sposando un parere che aveva già trovato cittadinanza su bici.PRO dopo la gara di Vermiglio, Adrie Van der Poel, padre di Mathieu, ha parlato dell’attività degli specialisti del cross.

«Dovrebbero avere un programma su strada più consistente in estate – ha detto – per migliorare contro Wout e Mathieu nel ciclocross. Non è misurandosi contro i dilettanti su strada ad agosto che potranno gareggiare in inverno contro questi due».

I crossisti puri si dedicano quasi esclusivamente alla loro disciplina per sei mesi all’anno, tra settembre e febbraio. Raramente compaiono nelle gare su strada in estate. Corrono tutti con squadre continentali, il cui budget è quasi interamente dedicato al ciclocross e il cui calendario è evidentemente limitato.

Iserbyt è realista: sbagliato cercare lo scontro diretto
Iserbyt è realista: sbagliato cercare lo scontro diretto

La risposta di Iserbyt

Letto il parere di VdP senior, Iserbyt ha voluto rispondere, sentendosi forse preso di mira.

«Basterebbe che Adrie Van der Poel – ha detto – guardasse l’altro suo figlio (David, ndr) che si sta godendo un buon programma su strada con la Alpecin-Fenix, senza avere lo stesso livello di Wout e Mathieu. Devi sapere dove sei nella gerarchia. Non ho aspettato che Wout o Mathieu raccogliessero vittorie, altrimenti oggi il mio bilancio sarebbe a zero. Conosco il loro livello, è ben al di sopra di quello di Nys o Stybar ai loro tempi. All’inizio della mia carriera il mio sogno era batterli, ma ora ho capito che non aveva senso. Meglio vincere cinque gare senza di loro che due contro di loro. L’ho fatto due volte la scorsa stagione e anche Aerts ha battuto Mathieu, ma tutti si sono dimenticati di lui. Sappiamo tutti che quando tornano al ciclocross, inizia un’altra stagione. Se mi metto a seguirli, rischio di esplodere. Tanto vale riuscire a conquistare un posto d’onore per continuare a prendere punti in Coppa del mondo».

Nys Thibau Sven
Sven Nys con suo figlio Thibau, campione europeo U23 a Trento 2021
Nys Thibau Sven
Sven Nys con suo figlio Thibau, campione europeo U23 a Trento 2021

Nys rassegnato

E’ infatti innegabile che, al netto di ogni possibile osservazione, a fare la differenza sia il talento naturale di Van Aert e Van der Poel, con Pidcock in rapida ascesa. Per anni campioni come Sven Nys, Niels Albert o Erwin Vervecken sono rimasti padroni dell’inverno, oggi la tendenza si è completamente invertita. Forse solo il tre volte campione del mondo Zdenek Stybar era riuscito prima di loro ad avere un buon livello anche su strada, perdendo però le sue potenzialità nel cross. E la conferma viene proprio da Sven Nys, campione di tre mondiali, 13 Superprestige e tre Coppe del mondo e ora tecnico di Aerts e Van der Haar.

«Hanno raggiunto una tale perfezione – ha ammesso – da costringere gli altri a porsi obiettivi realistici. Se corrono come Wout durante i suoi primi due ciclocross, rischiamo di vivere un periodo natalizio senza vittorie».

Bart Wellens, vincitore di due mondiali, parla di motori evidentemente più potenti
Bart Wellens, vincitore di due mondiali, parla di motori evidentemente più potenti

Più cavalli e gomme nuove

Alla frustrazione sportiva, par di capire che si sommi anche quella finanziaria. Se infatti i tre stradisti ottengono rimborsi a quattro zeri, i ciclocrossisti puri sono costretti a mettere in fila quasi tutte le prove del calendario per ottenere un reddito accettabile. Per questo la comunicazione dello stop di Van der Poel ha spento i suoi tifosi, ma ha ridato il sorriso ai protagonisti della scena invernale.

«E’ come in Formula Uno – ha detto Bart Wellens, ex star del cross a Het Nieuwsblad – se arriva qualcuno con cinque cavalli in più e le gomme nuove. Non serve essere grandi esperti di automobilismo per capire che avrà un enorme vantaggio».

Ma a volte anche le monoposto più veloci si inceppano. Al ritmo di impegni e prestazioni cui si sottopongono quei due, c’è da augurarsi che siano sempre in salute. Altrimenti anche il recupero dal più banale infortunio diventa un calvario.

Capsule Collection Santini per i 100 anni dei Mondiali

24.09.2021
3 min
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I Campionati del Mondo di ciclismo entrano oggi nel vivo con le prove su strada, quelle sicuramente più affascinanti e di maggiore interesse per tutti gli appassionati. I vincitori di tutte le gare, cronometro comprese, avranno l’onore di indossare per un anno intero la maglia più bella del mondo, quella tutta bianca con l’iride in orizzontale che anche quest’anno sarà realizzata da Santini. Una collaborazione davvero felice quella tra l’azienda italiana e l’UCI che dura dal 1988.

Un secolo di Mondiali

L’edizione 2021 è davvero speciale sotto diversi aspetti. La rassegna iridata si disputa infatti nelle Fiandre, una regione che vive in stretta simbiosi con il ciclismo. Quest’anno poi i Campionati del Mondo compiono 100 anni e Santini ha deciso di celebrare la ricorrenza con una collezione ad hoc che include una maglia uomo e una donna con i nomi di quanti, uomini e donne, hanno saputo conquistare il titolo mondiale su strada e una ulteriore maglia Limited Edition con dettagli oro.

La maglia uomo vuole rendere omaggio alle leggende del ciclismo. Per questo ha incisi tutti i nomi dei ciclisti che hanno conquistato il titolo mondiale nella prova su strada tra il 1921 e il 2020. Sarà come indossare l’albo d’oro iridato.

Allo stesso modo la versione femminile riporta i nomi delle campionesse che hanno scritto il proprio nome nell’albo dei mondiali. Entrambe le maglie sono realizzate con una combinazione di tessuti in micro-rete estremamente traspiranti e leggeri e con maniche dal taglio al vivo. La maglia da donna presenta naturalmente un taglio adatto al corpo femminile. Il prezzo consigliato al pubblico è di 100 euro.

Un’edizione limitata

Santini ha pensato anche a chi desidera avere un ricordo davvero unico realizzando una versione speciale della maglia di Campione del Mondo. E’ proposta in edizione limitata e numerata di soli 1.000 pezzi per festeggiare il centesimo compleanno dei Mondiali su strada. Ogni maglia è numerata e impreziosita da dettagli oro come la zip, l’etichetta sul fianco, che riporta anche il numero della maglia, e quella ricamata al centro delle tasche posteriori che racconta questo secolo di storia.

Santini conferma la propria attenzione all’ambiente. La maglia è infatti interamente realizzata in Polartec® Power Dry Recycled, tessuto derivato da filati provenienti da PET riciclato. Disponibile per l’acquisto sul sito www.santinicycling.com e in selezionati negozi in tutto il mondo, è confezionata in una scatola da collezione. Il prezzo consigliato al pubblico è di 150 euro.

Santinicycling

La (tesa) vigilia iridata del cronoman ce la racconta Pinotti

18.09.2021
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Questa è una giornata particolare per i cronoman che domani dovranno prendere parte alla prova iridata contro il tempo. E’ particolare perché è una vigilia di grande evento. Perché nella crono sei da solo con te stesso e non hai modo di scambiare neanche una battuta con un compagno, come potrebbe essere in una corsa in linea. Ed è particolare ancora di più in quanto la gara contro il tempo degli elite apre il mondiale.

Come si vivono queste fasi? Cosa passa nella testa di un cronoman?

Ganna e Sobrero in ricognizione ieri sulle strade del mondiale belga
Ganna e Sobrero in ricognizione ieri sulle strade del mondiale belga

Le risposte dagli allenamenti

Proviamo a capirlo con Marco Pinotti, ingegnere sì, ma anche ex cronoman dalla sensibilità sopraffina. Ed è proprio Pinotti a segnalarci che questa attesa è un po’ diversa dai soliti mondiali.

«Il fatto che apra la kermesse iridata è insolito – spiega il tecnico della BikeExchangeDi solito i pro’ avevano più tempo per entrare nell’atmosfera iridata con la loro crono che era al mercoledì. Guardavi le gare degli altri, rivedevi il percorso con gli occhi dei compagni di nazionale…

«Di solito non si hanno dei veri confronti. Si arriva al mondiale senza troppi parametri, stavolta invece quasi tutti sono freschi della prova continentale. E sanno qualcosa sia degli avversari che di loro stessi. Normalmente, 7-10 giorni prima, a seconda delle possibilità, facevo una sorta di prova generale. Mi mettevo con il passo che volevo portare in gara e facevo una sessione completa. Magari non tutta insieme, per non affaticarmi troppo».

Pinotti e Nibali alla scoperta della crono dei mondiali del 2006
Pinotti e Nibali alla scoperta della crono dei mondiali del 2006

La prova del percorso

Un elemento chiave alla vigilia di una crono tanto importante è la prova del percorso. Cosa che non si fa tanto alla vigilia vera e propria (oggi), quando si pensa che ormai tutto sia okay, ma nei giorni precedenti. E una buona prova percorso aiuta anche a stare tranquilli il giorno prima del via. Pinotti ci racconta di prove complicate, fatte sul bagnato, ricognizioni fatte mesi prima e di percorsi invece scoperti quasi sul “momento”.

«La cosa più importante è focalizzare il percorso, avere in mente la prova che dovrai fare. Io ripassavo tutto mentalmente, era un qualcosa che facevo spesso. E’ importante fare la prova col percorso chiuso, specie se ci sono tratti cittadini, altrimenti non ti rendi conto bene di come possa essere. E serve anche un pizzico di fortuna. Per esempio, ricordo la ricognizione di Salisburgo 2006: pioveva. Facemmo la prova col bagnato, ma poi in gara fu asciutto e si fecero tutt’altre velocità. In questi casi vai anche un po’ di esperienza per trovare i settaggi di gomme e rapporti».

Marco ricorda anche percorsi visti mesi e mesi prima e di mondiali non fatti. Come gli accadde proprio a Verona. 

«Lì ci andai a marzo, ma poi non presi parte a quel mondiale. Anche nel 2006 feci mesi e mesi prima una ricognizione sul percorso. Eravamo io, il tecnico Callari e un giovanissimo Nibali. Era piena estate e più o meno già si sapevano i nomi che avrebbero portato».

Per Pinotti era molto importante conoscere bene il percorso e focalizzarlo mentalmente
Per Pinotti era molto importante conoscere bene il percorso e focalizzarlo mentalmente

Sonnellino scaccia-tensione

Ma la vigilia è gioco di tensioni. L’attesa cresce e, soprattutto se si è in odore di medaglie, non è facile tenere a bada le energie nervose.

«Io per esempio – continua Pinotti – dopo l’ultima sgambata sul percorso chiuso con la bici da crono cercavo sempre di fare un pisolino al pomeriggio. E poi cercavo di non pensarci più, altrimenti arrivavo “scarico” al via, sfinito sul piano nervoso. 

«I battiti sulla rampa di lancio? Eh – sorride Pinotti – quelli erano tra i 100 e i 105, un po’ per la tensione e un po’ perché si era finito il riscaldamento pochi minuti prima, di solito 10′-15′ al massimo. Ma ci sono state volte in cui si era anche a 130 pulsazioni perché si era scesi dai rulli proprio a ridosso della partenza. E’ una tecnica anche quella. Si arriva in soglia prima e si spende qualcosa in meno».

Ganna saluta e intanto il meccanico alle spalle sistema la sua bici durante la ricognizione. Sono gli ultimi ritocchi
Ganna saluta e intanto il meccanico alle spalle sistema la sua bici durante la ricognizione. Sono gli ultimi ritocchi

La sgambata con la bici da strada

Infine uno sguardo alla tecnica. Si lavora ancora su posizioni, bici, scelte tecniche?

«In teoria no. Soprattutto per la posizione: si presume che un cronoman sia a posto prima di un mondiale. Non tocchi nulla in tal senso. Semmai c’è giusto qualche discussione finale con i tecnici sulla scelta dei rapporti. Che poi ai miei tempi si trattava di scegliere il 55 o il 54, non c’erano i 56, i 58… Si poteva vedere la pressione delle gomme. Ma di fatto era tutto pronto».

Talmente pronto, che Pinotti, la mattina del via amava fare una sgambata… con la bici da strada. 

«Vero. Se nei giorni prima usavo solo la bici da crono, la mattina del via facevo 45′-un’ora con la bici da strada: un po’ per sciogliermi e un po’ perché non volevo rischiare nulla. Non volevo nessun guaio meccanico sulle due bici che avrei usato al pomeriggio (quella che ci avrebbe corso e quella di scorta sull’ammiraglia, ndr). E anche i meccanici erano tranquilli».

Nelle Fiandre i mondiali si corrono anche su Strava

01.09.2021
3 min
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Manca davvero poco ai Campionati del Mondo di Ciclismo di Leuven, poco più di tre settimane. Dal 18 al 26 settembre le Fiandre torneranno ad ospitare per la settima volta la rassegna iridata e per gli appassionati di ciclismo sarà come se i Mondiali tornassero simbolicamente a casa, vista la passione che lega le Fiandre al ciclismo. Sarà poi un’occasione speciale in quanto si tratterà della centesima edizione dei Campionati del Mondo, che noi stessi vi abbiamo presentato qualche mese fa. E in tutto ciò non poteva mancare lo zampino di Strava.

Pronto a pedalare il “tuo” mondiale su Strava?
Pronto a pedalare il “tuo” mondiale su Strava?

Sfida iridata su Strava

Sono davvero tante le iniziative messe in campo per celebrare al meglio la rassegna mondiale e soprattutto per permettere agli appassionati di ciclismo di vivere pienamente l’atmosfera che si vivrà nelle Fiandre in occasione dei mondiali, appunto.

Fra le tante iniziative merita sicuramente una nota speciale “Flanders 2021 Challenge”, proposta da Cycling in Flanders, brand di Visitflanders (l’Ente del Turismo delle Fiandre) dedicato agli appassionati delle due ruote. In collaborazione con i Campionati del Mondo di Ciclismo su strada, nei giorni scorsi Cycling in Flanders ha deciso di lanciare una nuova sfida su Strava, l’applicazione diffusissima tra gli appassionati. A partire dallo scorso 25 agosto e fino al 7 settembre, pedalando per 7 ore in 2 settimane si potrà ottenere il badge ufficiale dei Campionati del Mondo di Ciclismo su strada UCI 2021. Per avere tutte le informazioni utili per poter partecipare basterà collegarsi alla pagina dedicata sul sito di Strava.

A Leuven stili moderni e classici si alternano con grande sintonia: scoprirli in bici è ancora più bello
A Leuven stili moderni e classici si alternano con grande sintonia: scoprirli in bici è ancora più bello

Una nuova sfida

“Flanders 2021 Challenge” ed è la seconda delle sfide ciclistiche nate dalla collaborazione di Visitflanders con l’app Strava. Nasce a distanza di un anno dalla “Flandrien Challenge – The Unbelievable Ride”, che proponeva un percorso di 59 segmenti, da completare in 72 ore. A chi riusciva a completare il percorso nel tempo stabilito era riservato in premio il privilegio di vedere il proprio nome accanto a quello delle leggende del ciclismo nel Centrum Ronde van Vlaanderen, il museo dedicato al Giro delle Fiandre di Oudenaarde.

Il mondiale che arriva è veloce, ma non mancano gli strappi in pieno stile fiammingo
Il mondiale che arriva è veloce, ma non mancano gli strappi in pieno stile fiammingo

Sempre più a misura di ciclista

A conferma del forte legame che lega le Fiandre al ciclismo di recente sono stati di inaugurati nove itinerari pensati esclusivamente per la bicicletta e che rientrano nel progetto delle “Icon Cycle Routes”, nato dalla collaborazione fra Visitflanders e cinque enti turistici provinciali. I nove itinerari vanno a formare una rete di piste ciclabili lunga 2.506 chilometri.

Visit Flanders

Radaelli Papendal 2021

Radaelli, oro storico nella Bmx, ma dietro c’è molto altro

25.08.2021
4 min
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Di giornate storiche, lo sport italiano ne sta vivendo molte in questo anno così particolare e quella di domenica nel suo lo è stata, perché per la prima volta da quando la Bmx è diventata sport olimpico, anche l’Italia si fregia di un titolo mondiale, uno di quelli che contano davvero perché promette tantissimo e anche a breve termine: Marco Radaelli si è laureato campione del mondo junior a Papendal, in Olanda, proprio nella patria dell’attuale dominatore della specialità, quel Niek Kimmann che dopo l’oro olimpico si è preso anche quello iridato assoluto.

Un tris di autentici talenti

Radaelli, 18enne di Garlate (LC) ha già conquistato 4 titoli europei nelle varie categorie.. Quello junior non era mai stato vinto da un italiano e rappresenta un segnale di speranza già in funzione di Parigi 2024, soprattutto perché non è casuale. Manuel De Vecchi, iridato Cruiser e primo azzurro a guadagnarsi la partecipazione olimpica aveva già segnalato la presenza in Italia di una generazione impressionante di campioni e Radaelli è solo la punta di un iceberg che comprende tra gli altri anche Matteo Tugnolo, quarto e vicecampione europeo e Leonardo Cantiero, numero 1 del ranking Uci.

Radaelli Mondiali 2021
Il podio della gara junior di Papendal, con Radaelli in maglia iridata fra Louison Rousseau (FRA, 2°) e Drew Polk (USA, 3°)
Radaelli Mondiali 2021
Il podio della gara junior di Papendal, con Radaelli in maglia iridata fra Louison Rousseau (FRA, 2°) e Drew Polk (USA, 3°)

Da dove nasce una proliferazione tale considerando che a livello assoluto già la qualificazione olimpica di Giacomo Fantoni è da considerare un grande risultato? Il cittì Tommaso Lupi mette ordine: «Sono diversi anni che nelle categorie giovanili otteniamo risultati. Il segreto è un cospicuo investimento che la Fci ha fatto per far fare esperienze estere a questi ragazzi, è solo così che si cresce. Il successo di Radaelli è la ciliegina sulla torta».

A differenza di altri sport, nella Bmx si emerge già da giovanissimi, per questo i risultati degli junior sono così promettenti in ottica Parigi 2024?

Bisogna fare attenzione a non farsi prendere dai facili entusiasmi. Intanto l’anno prossimo Radaelli passerà di categoria, approdando gli Under 23 che proprio nel 2022 verrà istituita come categoria a sé stante. Vedremo in questi due anni come lui e gli altri ragazzi si adatteranno, quale sarà il cammino di qualificazione olimpica, faremo le nostre valutazioni se puntare su di loro o su elementi leggermente più grandi come ad esempio De Vecchi, Bertagnoli, Sciortino ma anche altri. Parigi 2024 è praticamente dopodomani, certamente vogliamo non accontentarci più della semplice presenza, ma andare con ambizioni.

Tugnolo 2021
Matteo Tugnolo, altro grande talento della Bmx, vicecampione europeo e quarto ai Mondiali junior
Tugnolo 2021
Matteo Tugnolo, altro grande talento della Bmx, vicecampione europeo e quarto ai Mondiali junior
E’ singolare che possiamo godere di un gruppo così promettente pur dovendo convivere con una cronica carenza di impianti, soprattutto al Centro-Sud…

Questo aspetto è fondamentale per la crescita del movimento ed è ai primissimi posti nell’agenda federale. Dobbiamo allargare il bacino d’utenza, gli impianti esistenti sono già saturi. Nel valutare i risultati dei ragazzi dobbiamo dire grazie alle società, all’impegno che ci mettono per garantire loro la necessaria esperienza all’estero: le gare italiane hanno un format diverso, privilegiano giustamente il divertimento e la promozione. Questi ragazzi vincono non grazie a una formula magica, ma al lavoro di gruppo, per questo è un oro che va condiviso in tanti.

All’estero la Bmx è da sempre considerata il punto di accesso per i bambini nel mondo delle due ruote. Quando vedremo in Italia campioni su strada che hanno iniziato a praticare il ciclismo grazie alla Bmx?

Io dico che questa cultura comincia a prendere piede anche da noi, sono tanti i bambini che si stanno avvicinando alla Bmx e poi prenderanno strade diverse, ma ci vuole tempo, proprio perché si tratta di un cambio culturale, finalmente si sta capendo che la Bmx ti dà quella capacità tecnica che sarà la base per qualsiasi altra attività.

Tommaso Lupi, tecnico della Bmx, con Marco Compri del Centro Studi
Tommaso Lupi, tecnico della Bmx, con Marco Compri del Centro Studi
Nell’espansione della Bmx secondo te non sarebbe il caso di puntare su promozione e marketing rivolti alle famiglie, sottolineando che far pedalare i figli negli impianti di Bmx è molto più sicuro che mandarli su strada?

Assolutamente, il tema della sicurezza è la leva su cui dobbiamo muoverci proprio per spingere i comuni a investire su impianti di Bmx. Dobbiamo dare la possibilità alle famiglie di far fare sport ai propri figli senza grandi rischi. Io credo che non serva poi molto per far decollare i tesseramenti.

L’Olanda ha sviluppato una stretta collaborazione fra Bmx e settore della velocità su pista e i risultati si sono visti a Tokyo, in entrambe le specialità. L’Italia seguirà questa strada?

Su questo dobbiamo fare chiarezza: l’Olanda ha investito fortemente sul settore della velocità su pista, ha seguito due strade diverse che erano parallele, solo in apparenza le stesse. Se ci sarà la possibilità di sviluppare un discorso sinergico sicuramente non ci tireremo indietro e se dei ragazzi della Bmx dimostreranno capacità su pista e vorranno seguire quell’indirizzo daremo loro il massimo del sostegno. L’importante è che, in una disciplina come nell’altra, possiamo contribuire al rilancio del ciclismo nazionale.

Un mese in altura, ginocchio a posto. Colbrelli va per l’azzurro

23.08.2021
4 min
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Colbrelli. Gli sforzi del Tour. Il male al ginocchio che lo ha costretto a saltare la Vuelta. La ripresa a Livigno. Avevamo lasciato il campione italiano nell’altura valtellinese alla fine di luglio e con gli europei di Trento che bussano alle porte (prova su strada dei pro’ il 12 settembre), ci siamo chiesti a che punto fosse. Dato che nei piani di Cassani, la responsabilità delle ultime due sfide azzurre su strada (a fine settembre si corrono anche i mondiali in Belgio) saranno da dividere fra lui, Nizzolo, Trentin e Bettiol.

«Da un paio di settimane – dice – mi sento bene. Il dolore al ginocchio è passato e di fatto sono rimasto a Livigno per quattro settimane. Con Davide ci siamo sentiti più volte e onestamente speravo che restasse sino alla fine come era stato programmato. Il seguito si deciderà. Parlavamo di questo calendario dall’inizio dell’anno, ma dopo la vittoria del campionato italiano, abbiamo cominciato a inquadrare anche i primi dettagli. E c’è sempre stata la possibilità di correrli entrambi».

Allenamento con Fortunato e Annemiek Van Vleuten, olimpionica della crono. A destra, Luca Chirico
Allenamento con Fortunato e Annemiek Van Vleuten, olimpionica della crono
Si è capito a cosa fosse dovuto il male al ginocchio?

Una borsite, la cui causa probabilmente risale a parecchio tempo fa, solo che non me ne ero mai accorto, Un colpo preso, di sicuro. All’interno abbiamo trovato una piccola cisti calcificata che, assieme ai grandi sforzi del Tour, ha creato il risentimento. Mi ha portato anche a pedalare non nel modo migliore, per cui ho finito il Tour con il muscolo intossicato. Per fortuna con il riposo, le terapie e il massaggiatore che è venuto a Livigno per tre volte a settimana, sono riuscito a venirne fuori.

Tutto risolto?

Ora sembra tutto a posto, ma non escludo che a fine stagione si possa fare un piccolo intervento per rimuovere quella piccola cisti ed evitare che il problema si riproponga.

Ci siamo lasciati con la speranza di poter lavorare bene e soprattutto tornare al peso del campionato italiano.

Direi che siamo in tabella. Ho il peso e le sensazioni di quando sono partito per il Tour. Ho perso un chilo dall’arrivo a Livigno, perché sono riuscito ad allenarmi intensamente.

Da solo?

No, ci siamo ritrovati con un bel gruppetto. Bettiol, Ballerini (insieme a lui nella foto di apertura) e anche Cattaneo. Sabato ho fatto l’ultimo allenamento e ieri sono tornato a casa. Sei ore e mezza ben fatte. Siamo riusciti a gestirci il tempo facendo combaciare i lavori e così il tempo è passato bene e siamo stati di stimolo uno per l’altro.

Tanti chilometri e pochi aperitivi?

Anche quello, certo. Tolto di mezzo il timore per il ginocchio, ho potuto rimettere al centro il lavoro.

Un panino con Bettiol. A Livigno anche il toscano per preparare il finale di stagione
Un panino con Bettiol. A Livigno anche il toscano per preparare il finale di stagione
Il percorso dei mondiali ha i muri in pavé e un circuito molto nervoso, quello di Trento invece?

Non è duro come si dice, non durissimo almeno. Il Bondone si fa a metà gara e neanche tutto. Mi sono fatto spiegare il circuito, conosco la salita dell’università e aspetto di fare un giro sul circuito, perché da quello che ho capito è sulle stesse strade dove nel 2010 ho vinto il Trofeo De Gasperi. E il finale con il fondo acciottolato comunque mi piace molto.

Rientro alle corse?

Benelux Tour dal 30 agosto. Sarà importante per rifinire la condizione dopo un mese che non corro.

Trentin, Livigno e tutta Spagna per europei e mondiali

13.07.2021
4 min
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Non ha fatto il Giro e neppure il Tour, dov’è Matteo Trentin? La voce arriva bella squillante come al solito, sullo sfondo si riconosce il vociare del centro di Livigno, dove Matteo resterà sino al 20 luglio. Un appartamento in centro, Claudia, i bambini e un bel sole che però in teoria da oggi e per un paio di giorni lascerà il posto a qualche pioggia. Il programma è arrivare fortissimo al finale di stagione, vincere finalmente una corsa e poi presentarsi a tutta agli europei e al mondiale.

«Farò tutto il programma spagnolo – dice – rientro al Castilla y Leon, poi San Sebastian, Getxo, Burgos e la Vuelta. Il problema è non aver fatto grandi Giri, quindi devo macinare corse. La gara migliore per preparare il mondiale sarebbe il Tour of Britain. Inizialmente sembrava che aprissero, adesso sembra che cambi e che ogni municipalità possa dare regole diverse… Voglio un calendario sicuro, si può capire. E mi sta bene sapere cosa farò e dove sarò pronto per combinare qualcosa di buono».

Terzo alla Gand, dietro Van Aert e Nizzolo
Terzo alla Gand, dietro Van Aert e Nizzolo

Tricolore saltato

La ripresa dopo le classiche è passata per la Vuelta Andalucia, lo Slovenia e l’Appennino. Ma c’era la sfortuna in agguato e a causa della caduta in Spagna, il campionato italiano è andato a farsi benedire.

«E’ stato un infortunio più che altro fastidioso – spiega – sono caduto, ma dato che si era in corsa e si andava a tutta, sono ripartito, sapete com’è… Poi però si è infettata la ferita e avevo un piede fuori posto, con versamento nella caviglia. L’italiano però l’ho saltato per la ferita. Stavo facendo antibiotici e non sarebbe stato il massimo con i 40 gradi all’ombra di Imola. Per cui in accordo con la squadra, si è deciso di non andare. Mi è dispiaciuto».

Assieme a Colbrelli, punta azzurra agli europei e al mondiale
Assieme a Colbrelli, punta azzurra agli europei e al mondiale

Europei in casa

Mentre qualcuno lo chiama e lui per un secondo sparisce, il discorso si sposta sugli obiettivi di fine stagione. Perché se è vero che europei e mondiali sono adatti per Colbrelli, Cimolai e Nizzolo, figurarsi che cosa ne pensi Trentin.

«Gli europei saranno duri – dice – con tanta salita, ma le due volte che ho fatto la Vuelta, poi in salita andavo bene, per cui sono tranquillo. Il mondiale sono andato a vederlo, la salita dell’europeo invece l’ho fatta per anni due volte al giorno per cinque giorni alla settimana quando andavo a scuola. Non in bici, ma in bus, però ce l’ho tutta presente. Parte da Porta Aquila e sale verso Povo, all’Università, poi alla rotondina giri a sinistra verso Villazzano e la discesa è tutta da pedalare. La strada della Bolghera, svolta verso le caserme e poi si va verso il Duomo per l’arrivo. Invece il mondiale sarà un casino…».

Stress iridato

Avendo vissuto a Trento per qualche anno, la sua descrizione solleva ricordi e riferimenti comuni: il percorso degli europei è stato presentato ieri e presto ci torneremo. Ma ad aprile siamo stati anche noi sui percorsi del mondiale di Leuven e quella sua previsione ci incuriosisce.

«Sarà come Glasgow più o meno – dice ricordando gli europei vinti nel 2018 – ci sarà una fase di riposo sulla tangenziale che faremo due volte a giro, poi sarà per tutto il giorno un super stress nel tenere la posizione. Saremo sempre in curva. E se si pensa che a settembre in Belgio potrebbe anche capitare la giornata di maltempo, il quadro è completo. Sarà una classica, un percorso parecchio tecnico e nervoso».

Autografi in Andalucia: il suo programma sarà tutto spagnolo
Autografi in Andalucia: il suo programma sarà tutto spagnolo

Nessun regalo

Le classiche, il suo pane quotidiano, anche nel primo anno al Uae Team Emirates. Trentin non ha vinto, ma è stato fra i protagonisti di tutte le corse cui ha preso parte, pagando spesso il pegno alla sfortuna e a qualche foratura di troppo.

«Sono andato bene – rivendica con orgoglio – ho fatto anche i miei piazzamenti. Terzo alla Gand, terzo al Brabante. Ottavo all’Het Nieuwsblad, quarto a Kuurne. Poi ho staccato, sapendo che il finale di stagione sarà bello impegnativo. Alla Vuelta Andalucia non ero neanche male, ma sono caduto e in questo ciclismo non può mancarti neanche un quarto, perché la paghi. Lo stiamo vedendo al Tour. Tutti quelli che sono caduti, anche la caduta più leggera, l’hanno pagata. Per cui adesso finisco questi 20 giorni in altura, vado per una settimana a casa e poi si riparte. Com’è giù il tempo? Mi sa che una pioggerellina farebbe comodo anche a voi…».