Aru ringrazia e torna a casa. Dopo il ritiro con la nazionale di ciclocross e la gara di Variano di Basiliano, forse è venuto il momento di rimettere ogni cosa nella giusta prospettiva. La gara di oggi è stata dura e sfortunata, il passivo di 5’53” dal vincitore è impietoso. Fra due giorni inizierà il ritiro spagnolo del Team Qhubeka-Assos. Nonostante quel che si è detto, Fabio ha avuto la possibilità di andare in ritiro e correre quest’ultima prova. Dal tono di voce appare tutto chiaro.
«Il terreno era ghiacciato – dice mentre in sottofondo l’autostrada parla del ritorno a casa – sono partito benino, mi pare settimo. Ma la prima curva era scivolosa e sono caduto. Da quel momento è andato tutto storto, compresi i pedali che non agganciavano bene. Caliamo un velo…».
E’ arrivato il momento delle analisi, di tirare una riga e fare il punto della situazione.
Il ritiro di Ardea è andato molto bene. Ho trovato un gruppo eccezionale, alcuni li conoscevo, altri li ho scoperti. Ci siamo allenati tanto, abbiamo fatto un bel blocco di lavoro. Sono stati giorni molto costruttivi.
Contento dell’accoglienza?
E’ stata speciale. Ho trovato persone contente di vedermi e anche io sono stato molto contento di essere in mezzo a loro. Sarei stato libero di restarmene a casa, invece ho noleggiato un furgone e mi sono messo in gioco. Ho voluto dare un taglio alla negatività degli ultimi mesi, in mezzo alle persone che mi conoscevano da prima che diventassi Aru.
Ora si volta pagina?
Intanto vado a casa. Poi via, si vola a scoprire la nuova squadra. Il primo ritiro è importante per conoscersi.
Pensi di essere riuscito a prepararti bene anche per la strada?
In questi giorni ho parlato molto con i ragazzi della nazionale, ero curioso. Anche loro utilizzano la bici da strada, ma in questo periodo non devono fare chissà quali distanze. Io invece fra una gara e l’altra ho comunque fatto uscite da 3 a 5 ore. Di fatto ho corso nel cross con una preparazione per la strada. Per cui sto bene e non vedo l’ora di cominciare.
Sembra di capire che se la parentesi del cross finisse adesso, non sarebbe un dramma…
Assolutamente no. Dovevo fare un paio di gare e ne sono venute fuori sei. Ho lavorato e mi sono divertito parecchio. Se dovessi tirare ora una riga, direi che l’ho vissuta giorno per giorno e così continuerò a fare. Ma non dimentico che la ma priorità resta la strada.
Il cross ti è stato utile?
E’ venuto tutto a favore. Non correvo da tante settimane e aver gareggiato mentre le prime corse su strada sono state annullate avrà certamente una ricaduta positiva. Dal ritiro, la testa sarà sulla stagione della strada, il cui inizio è ormai imminente. Aspetto che sia la squadra ad annunciare il calendario, ma credo che inizialmente farò una serie di gare brevi.
Quindi basta ciclocross?
Sono tornato nella realtà e gareggiare mi ha fatto molto bene. Sono gare vere, molto esigenti. Si corre a ritmo alto, vanno davvero forte. Il mondiale sarebbe molto più esigente, in mezzo a dei mostri che mangiano pane e ciclocross. Staremo a vedere, per ora voglio stare un po’ a casa e poi pensare al nuovo anno. A breve avrò il mio programma e inizieremo ad allenarci, sul mare vicino Girona. Non c’è niente da dimostrare in allenamento, i veri segnali dovrò darli in corsa. E davvero non vedo l’ora.