Se Atene piange, Sparta non ride, dicevano gli antichi. In Italia la partenza imminente della nazionale di Bennati è circondata dallo scetticismo legato a una stagione obiettivamente difficile, ma al di là di superpotenze come il Belgio, non tutti possono prendere l’aereo per l’Australia in tranquillità. Non lo farà la Francia, non lo farà Thomas Voeckler, che pure ha ritrovato in extremis il suo pupillo Alaphilippe alla ricerca di un tris consecutivo difficile soprattutto per le conseguenze della caduta alla Vuelta. Ma il suo malumore è legato ad altro, al gran rifiuto di Cosnefroy.
Tutto è nato immediatamente dopo la vittoria di quest’ultimo al GP de Quebec, la prima delle due classiche canadesi inserite nel WorldTour. Il 26enne francese aveva fatto saltare i piani dei favoriti anticipando la volata del gruppo ai -2 chilometri dal traguardo, vincendo con 4” sull’ex trionfatore in terra canadese Matthews, Girmay e Van Aert (guarda caso tre dei favoriti per Wollongong). Una grande dimostrazione di forma non solo fisica ma anche mentale, attuando un piano perfetto.
Una vittoria che cambia tutto
«Era premeditato – raccontava al traguardo il 26enne di Cherbourg en Cotentin – Io dovevo e volevo attaccare mentre Van Avermaet poteva giocare di rimessa. Per me questa vittoria rappresenta tanto, se prima era stata una stagione che mi aveva relativamente soddisfatto, ora è eccezionale».
Una stagione, quella di Cosnefroy, con 7 podi, con la doppia piazza d’onore dell’Amstel Gold Race e della Freccia del Brabante («ma su quella in Olanda ci ho rimuginato tanto, sono andato davvero vicino alla vittoria e avrebbe cambiato tutto»), ma anche un Tour de France da assoluto comprimario. Dopo, Cosnefroy aveva già dimostrato di essere in crescita e quello in Canada era uno squillo che non poteva passare inosservato.
Il pressing del cittì
Nel viaggio di tre ore in bis da Quebec City a Montreal, Benoit ha trascorso tutto il tempo a guardare il suo smartphone, a leggere la pioggia di messaggi arrivati. «E neanche li ho letti tutti…». Tra questi c’era anche quello di Voeckler, che si complimentava ricordando la sua vittoria nel 2010, l’unica di un francese su quelle strade ugualmente francofone. Con il cittì, Cosnefroy aveva già parlato prima di partire per oltreAtlantico, esprimendo le sue perplessità circa la sua presenza, ma da allora molto era cambiato.
Intanto prima Cosnefroy era un piazzato, ora un vincente al cospetto degli stessi eventuali rivali di Wollongong. Inoltre l’assetto della Francia rischiava di cambiare: senza Alaphilippe o con l’iridato a mezzo servizio, serviva una punta di ruolo in grado di finalizzare il lavoro. E il corridore dell’AG2R Citroen poteva esserlo.
Una decisione difficile
Voeckler è tornato alla carica, ha provato a convincerlo, a ripetergli questi concetti, ma Cosnefroy non ne ha voluto sapere. Anzi, riparlando dell’argomento con i giornalisti il transalpino è parso un po’ stizzito: «Non ho più cose da dire rispetto a prima. E’ stata una mia scelta quella di non partecipare e avevo le mie ragioni. Nello sport di alto livello bisogna prendere delle decisioni difficili: questa lo è stata». E chiuso l’argomento…
La scelta di Benoit ha una spiegazione molto semplice: il francese ritiene troppo impegnativa la trasferta in Australia, soprattutto per i problemi legati al jet-lag. Difficile recuperare in tempo per la gara, ancora di più dopo, quando comunque ci saranno da onorare tanti appuntamenti per il suo team, l’AG2R che con la sua vittoria ha contribuito a “far respirare” nel ranking Uci portandolo al 13° posto, ma ancora non in salvo per evitare una dolorosissima retrocessione dal WorldTour.
«Un esempio per gli altri…»
Ci saranno state pressioni da parte del team? Difficile dirlo, è pur vero però che Cosnefroy è legato a doppio filo con la squadra e soprattutto con la società. Lì è nato, lì ha seguito tutta la trafila e lo stesso Vincent Lavenu, fondatore del team lo ritiene un esempio come altri big come Bardet o Latour.
«Cosnefroy è l’esempio del concept del centro di formazione – raccontava il dirigente francese a velo-club.net – che viaggia su due binari: studi e ciclismo. Ora ci sono altri giovani talenti, ma tanti ragazzi sono attratti, quasi accecati dal contratto immediato, da parte di chi cerca il novello Evenepoel. Noi andiamo avanti per la nostra strada, come facciamo da trent’anni passati attraverso 500 vittorie».
Se a Cosnefroy, con già in tasca il contratto per il 2023, chiedevano un sacrificio poteva mai dire di no?