Trentin passa ed è così arrabbiato che smoccola qualcosa e tira dritto. Per gli italiani non è stata una Pasqua di resurrezione, anzi. Si può tranquillamente dire che, al netto di qualche sfumatura, abbiamo subito un’altra crocifissione.
C’erano belle attese per gli italiani, non per tutti, ma francamente proprio l’uomo del Uae Team Emirates poteva essere l’uomo in più, quello ammesso alla mensa dei grandi. Se non altro perché alla Gand e prima ad Harelbeke, nei tratti di salita era sembrato uno dei più in palla. Ma le cose non sono andate e la sua voce è arrivata soltanto dopo, in una nota più malinconica del suo rabbioso sfilare verso il pullman.
«Questa è una corsa stregata per me – fa sapere – non sono mai riuscito a concretizzare più di tanto. In questa campagna del Nord non sono stato molto fortunato, ho sempre forato nei momenti critici, eccezion fatta per la Gand-Wevelgem. Oggi ho sperato che la fortuna girasse un po’, ma niente da fare. La parte positiva è la mia condizione fisica, ma allo stesso tempo è anche frustrante».
Un’altra foratura
L’ennesima foratura lo ha appiedato proprio nel momento in cui si faceva la selezione. E la cosa è indubbiamente fastidiosa, visto che proprio una foratura lo aveva costretto a inseguire ad Harelbeke. A margine dell’incidente, che ci può stare, alla partenza abbiamo riscontrato le diverse scelte tecniche nel team, diviso fra l’uso dei tubolari e quello dei tubeless.
Certo la rivincita a Roubaix sarebbe stata sacrosanta. E anche se non si capisce perché mai la Francia non abbia consentito lo svolgimento della classica del pavé, dato che il modello fiammingo e quello italiano dimostrano che il ciclismo si possa svolgere in sicurezza, c’è poco di cui rammaricarsi. Se non si può, come ha detto Asgreen, vuol dire che non si può.
Colbrelli e i crampi
E poi c’è Colbrelli, dopo che Ballerini è rimasto coinvolto nella caduta del Kanarieberg, quindi ha lavorato come un fabbro e alla fine si è fermato. Per il corridore della Bahrain Victorious, invece, il Fiandre non è andato decisamente bene. E i 4 minuti sul traguardo potevano essere anche molti di più, tale era il morale con cui li ha affrontati.
«Ho forato nel momento peggiore – racconta – mentre si andava veramente forte. E a quel punto ho voluto fare una stupidata. Visto che il gruppo si era rotto, ho voluto fare la sparata e rientrare proprio sul Qwaremont. Ma mi è costato un sacco di energie e alla fine mi sono venuti i crampi. Peccato, perché speravo in qualcosa di meglio. Ma guardiamo avanti».
La spedizione dei nove italiani è finita come temevamo e guardando verso le Ardenne viene da chiedersi se lo scenario sia migliore. Almeno possiamo sperarlo. Per ora si fa rotta su Scheldeprijs e poi da mercoledì si inizierà a guardare verso la seconda parte del programma del Nord.