Se la vittoria a Dendermonde aveva esaltato i tifosi di Van Aert, quella di Heusden-Zolder nella tappa del Superprestige li ha estasiati. In Coppa del mondo Van der Poel aveva incassato 49” di ritardo, ma almeno per oltre metà gara era rimasto al suo livello. Nella sfida dell’autodromo (dove lo scorso anno l’olandese aveva rifilato al rivale una sonora sconfitta), il confronto è durato appena due giri, poi Van Aert ha aperto il gas e la gara è diventata per lui una cronometro, per l’acerrimo rivale un calvario.
Le telecamere (la gara era senza pubblico per le disposizioni anti-Covid, quindi l’apporto televisivo era essenziale) si sono soffermate più sull’olandese, che nel finale del terzo giro ha impostato male una salita perdendo di colpo il treno dei principali inseguitori, da Pidcock a Iserbyt, da Van Kessel a Hermans. Da lì in poi Van der Poel è andato alla deriva, perdendo manciate di secondi a ogni tornata, finché alla fine del 6° dei 9 giri previsti ha deciso di averne abbastanza. Un rapido dietrofront, veloce cambio di abiti al camper e via verso casa, non parlando con nessuno, neanche della sua squadra.
Il mistero della (eventuale) caduta
L’Alpecin Fenix ha naturalmente cercato di gettare acqua sul fuoco: «Semplicemente una giornata storta» hanno scritto sui social e parlando con chi gli è più vicino si è avuta la sensazione di dichiarazioni più di circostanza che altro: «Mathieu era partito con tutta la voglia di far bene – ha spiegato il suo manager Christoph Roodhooft – forse è caduto in quella salita, ma era già lontano da Van Aert, ha ripreso ma poi non l’ho visto più».
Dal padre Adrie si è saputo qualcosa in più: «Non credo sia caduto, almeno guardando la maglia non sembrava che quelle macchie fossero frutto di uno scivolone. Il ginocchio sta meglio, la schiena si fa ancora sentire, io credo che vista la situazione non abbia voluto correre rischi. Mancano 5 settimane al mondiale, c’è tutto il tempo per raddrizzare il timone e arrivare in porto, intanto giovedì a Loenhout sarà un’altra gara e un’altra storia».
VDP e le difficoltà nella corsa
Una giornata storta ci sta, ma guardando la gara qualcosa emerge. Van der Poel continua a soffrire soprattutto nei tratti a piedi, sulle salite con gradoni (che saranno un elemento importantissimo a Fayetteville) non perde solo da Van Aert ma anche dagli altri, segno di una pesantezza figlia di una condizione ancora approssimativa. Questo lo porta anche a sbagliare, come avvenuto sulla salita che gli è costata il treno degli inseguitori. Dopo Dendermonde VDP aveva detto di aver bisogno di gareggiare, forse dopo tre giorni di reset fisico ma soprattutto mentale ne sapremo di più.
Finora non abbiamo parlato del dominatore di giornata, Wout Van Aert alla sua quinta vittoria in 5 gare disputate sui prati. A fine gara il belga era davvero soddisfatto.
«Dopo il successo in Val di Sole ho continuato a lavorare bene – ha dichiarato a Het Laatste Nieuws – e questi sono gli effetti. Miglior livello di sempre? Difficile fare paragoni, anche perché prima ero più focalizzato sul ciclocross, poi ho saltato una stagione intera (il 2019, ndr) e lo scorso anno non avevo ancora ben recuperato. Credo di andar meglio ora, credo che la scelta di tirare avanti sulla linea della strada sia stata quella giusta, mettendo però di mezzo un fondamentale momento di stacco».
Van Aert ai mondiali, sì o no?
Sul suo rivale, Van Aert ha preferito non esprimersi: «Non posso dire che cosa gli è successo, non l’ho visto. Credo comunque che abbia bisogno di qualche altra gara per raggiungere il top».
Intanto però anche a Heusden Zolder si è continuato a parlare della sua ventilata possibilità di disertare i mondiali. «Non ho ancora deciso niente, dopo i campionati nazionali faremo il punto della situazione», ha tagliato corto il campione della Jumbo Visma. Chiaramente con una condizione simile sarebbe il favorito, con la possibilità di tornare a impattare il suo grande rivale VDP come numero di titoli Elite vinti (attualmente 4-3 per l’arancione), ma i suoi timori legati alle difficoltà di spostamento sono molto alti. A Fayetteville si dovrebbe gareggiare in presenza di pubblico, ma c’è il rischio concreto che si debba anticipare notevolmente la trasferta per esigenze sanitarie, affrontare una breve quarantena appena toccato il suolo statunitense e questo a Van Aert decisamente non va. Visto il Van Aert attuale, sarebbe davvero una beffa.