Demare a Tours, la fuga e lo sprint come Cipollini alla Gand

11.10.2021
4 min
Salva

Un velocista che non vince in volata è una notizia. Arnaud Demare ha conquistato la Parigi-Tours ma non nella maniera in cui tutti immaginiamo, cioè col suo treno della Groupama-Fdj pronto a scortarlo fino ai 250 metri. No, stavolta ha vinto scattando, rincorrendo, sprintando… E per questo la Parigi-Tours è stata una gara strepitosa.

Dal 2019 sono stati introdotti dei tratti sterrati tra i vigneti della Loira
Dal 2019 sono stati introdotti dei tratti sterrati tra i vigneti della Loira

Un finale super

La gara fila via veloce, quasi 47 la media oraria finale. I tratti di sterrato introdotti qualche tempo fa e le ultime facili cotes, hanno regalato un epilogo incredibile. Il gruppo era praticamente sparito, davanti la fuga viaggiava sul filo dei secondi e dietro Demare e Stuyven facevano di tutto per scappare via dal “gruppo”. Venti secondi, quindici, cinque… da Bonnamour e Dewulf. Ma anche 15 chilometri, dieci, uno all’arrivo e un gap ancora non chiuso. Stuyven collabora sin troppo, visto con chi sta rintuzzando, ma persa per persa…ci sta anche. Davanti si guardano altrettanto un pelo più del dovuto… sapendo chi sta rientrando.

Alla fine, a poco più di 300 metri dall’arrivo lo sprinter francese e Stuyven piombano sui due. Qualche secondo per guardarsi. Gli altri lasciano sfilare Arnaud in testa. Demare va a cercare le transenne e inizia a guardare dietro. La volata è senza storia e gioca come il gatto col topo con i tre. Che tutto sommato lo fanno spingere più di quel che si pensava. Ma uno come Demare non lo batti in volata. Almeno che tu non sia Ewan o Cavendish… in ottima condizione.

Demare imposta la volata in testa e molto lunga, chi gli esce di ruota non riesce a rimontarlo
Demare imposta la volata in testa e molto lunga, chi gli esce di ruota non riesce a rimontarlo

Come Cipollini alla Gand

Una Parigi-Tours che ha ricordato la Gand-Wewelgem del 2002 vinta da Mario Cipollini. Re Leone stava per perdere la sua classica preferita. Viste le brutte, scappò e si gettò da solo all’inseguimento di Hincapie e compagni. Li raggiunse a pochi chilometri dalla fine. Lo sprint, chiaramente, non ebbe storia. Tanto che il toscano fece gli ultimi dieci metri senza pedalare e con le braccia al cielo. E Cipollini fu anche più fortunato di Demare visto che non fece la volata di testa. 

Un’azione così, dopo l’impresa di Pogacar al Lombardia, ci dice di un ciclismo davvero bello, interessante e mai scontato da guardare. Almeno nelle classiche. Nessuno si risparmia. Si attacca da lontano e alla fine emergono sempre i corridori di qualità. 

Non solo la moglie, Demare è attaccatissimo alla famiglia: eccolo con il papà Josué
Non solo la moglie, Demare è attaccatissimo alla famiglia: eccolo con il papà Josué

Da Tignes a Tour

E Demare di qualità ne ha eccome, anche se quest’anno ha faticato più del dovuto. “Solo” sette vittorie per lui, tutte nella prima parte dell’anno e nessuna di peso. Un solo podio al Tour prima di finire fuori tempo massimo verso Tignes. E come spesso accade in questi momenti un corridore si attacca a quel che di più caro ha: la famiglia.

«Con Morgane, la mia eccezionale moglie – ha detto Arnaud con un po’ di commozione ma due occhi davvero sereni a fine gara – abbiamo fatto di tutto per continuare a crederci. Sono davvero felice di aver vinto in questo modo e per di più all’ultima gara della stagione».

«Questa Parigi-Tour, piena di trappole non avvantaggiava i velocisti, visto il nuovo percorso. Ma questi sterrati e le stradine tra i vigneti mi sono piaciute molto. Con Jasper Stuyven, siamo usciti bene, ma ad un certo punto il distacco restava sempre sui 10” e lì non è stato facile. In più temevo Jasper perché in volata è molto bravo (ma c’è chi dice che sia stato il compagno di fuga ideale proprio perché veloce, altrimenti un corridore molto più lento non avrebbe collaborato, ndr).

«Come ho impostato lo sprint? Ho deciso di partire lungo, sapevo che erano tutti stanchi e io tengo bene nelle volate lunghe».

Il podio con Demare (primo) Bonnamour (secondo) e Stuyven (terzo)
Il podio con Demare (primo) Bonnamour (secondo) e Stuyven (terzo)

Guesdon e il destino

Piombando come un falco nel lungo viale alberato di Tours in sella alla sua Lapierre Aircode Drs e con il body super stretto, il tre volte campione di Francia ha ritrovato le sue certezze. Adesso Demare potrà passare un inverno molto più sereno, come sostiene anche il suo diesse Frederic Guesdon, che tra l’altro fu l’ultimo francese a vincere questa gara nel 2006.

«Arnaud – ha detto Guesdon – ha avuto un anno molto complicato, non ha raccolto i risultati che sperava. Non mi piace dire che questa vittoria gli salva la stagione, ma gli farà bene in vista della prossima. Non è facile vincere sempre e tanto come fa lui, ma questo successo dimostra che quando combatti sei capace di “cercare” la vittoria».

Caro Jakobsen: è tutto vero! Adesso il cerchio è chiuso

17.08.2021
3 min
Salva

Fabio Jakobsen è davvero forte, ragazzi! Un ragazzo in rampa di lancio, che subisce quel terribile incidente, riparte da zero e torna a vincere. Solo chi è grande dentro ci riesce. Vero, l’olandese era già tornato a vincere. Ma un conto è farlo al Tour de Wallonie e un conto è farlo alla Vuelta

La frazione odierna era molto ondulata. La Intermarché Wanty di Taramae ha controllato bene
La frazione odierna era molto ondulata. La Intermarché Wanty di Taramae ha controllato bene

Dalla Polonia alla Spagna

Oggi sull’arrivo di Molina de Aragón la volata non era affatto scontata. I velocisti se la sono dovuta sudare non poco. Ma se la Deceuninck-Quick Step mira a tenere la corsa chiusa… allora levatevi tutti! E infatti la vittoria è loro.

Jakobsen stesso torna subito sull’argomento. Dal Polonia 2020 in poi: «È un sogno che diventa realtà – ha detto il corridore della Deceuninck-QuickStep – Dopo l’incidente è stata una lunga strada per tornare. Sono felice di essere qui. Ci è voluto molto tempo e molta energia da parte di molte persone. E questa vittoria è anche la loro vittoria. Sto parlando dei medici, dei chirurghi, dell’équipe medica in Polonia e della mia seconda famiglia, la Deceuninck, dell’équipe e di tutto il resto. È anche la vittoria della mia famiglia, perché io ci sono per loro».

Jakobsen festeggia la sua vittoria a Molina de Aragòn, per lui è la terza vittoria di tappa alla Vuelta (ne aveva vinte due nel 2019)
Per Jakobsen è la terza vittoria di tappa alla Vuelta (ne aveva vinte due nel 2019)

Paura alle spalle…

In ogni caso, la paura non deve appartenere più a questo ragazzo. Nei primi sprint dopo il ritorno alle corse aveva ammesso che la prima cosa era ritrovare la lucidità e la scioltezza in volata, ma da come ha descritto il finale di oggi si può dire che Jakobsen sia più che lucido.

«È stato uno sprint molto lungo e durante il quale sono successe tante cose – ha detto Jakobsen – il problema è che tutte le squadre dei leader volevano stare davanti e quindi per noi c’era poco spazio. Poi ai -3 chilometri, come è scattata la neutralizzazione e loro hanno mollato un po’, abbiamo provato a prendere il comando. Prima Stybar mi ha messo intorno alla ventesima posizione, poi Bert van Lerberghe mi ha portato davanti. C’era una piccola curva a destra. Ho trovato la ruota di Demare era lui l’uomo da battere oggi (vero, ha fatto secondo, ndr). Ho spinto al massimo e alla fine l’ho passato. Ma non ero sicuro di farcela».

jakobsen
Con la vittoria di oggi, l’olandese balza in testa alla classifica a punti
Con la vittoria di oggi, l’olandese balza in testa alla classifica a punti

E spalle coperte di verde

La paura sarà anche alle spalle e il cerchio sembra essere definitivamente chiuso, ma adesso proprio quelle spalle sono ricoperte di verde. Il verde di chi indossa la maglia della classifica a punti. Jakobsen in salita tiene benino rispetto ad altri sprinter e visto che non deve correre pensando troppo al mondiale (i leader olandesi sembrano essere altri) può puntare forte anche sulla maglia fino alla fine. In più quest’anno in Spagna gli sprint non mancano.

L’avversario più pericoloso è Michael Matthews oggi sesto. L’australiano vorrà rifarsi del secondo posto, sempre in questa classifica, del Tour de France. E poi è un volpone. Ma Jakobsen ha dalla sua la squadra. Una squadra fortissima, che sa correre compatta ovunque. E che sa come portare il suo velocista al traguardo. Cavendish lo sa bene. E anche Matthews.

La tregenda di Guarnieri e Demare verso Tignes

07.07.2021
5 min
Salva

Il Tour de France oggi torna ad affrontare le grandi salite, nello specifico il Mont Ventoux, eppure sono ancora freschi i responsi della frazione di Tignes. O’Connor che vola, Pogacar che domina e i velocisti che fanno la lotta disperata per restare nel tempo massimo. Tra questi c’è chi ne ha pagato le conseguenze, anche in modo molto grave. Arnaud Demare e il suo apripista, e amico, Jacopo Guarnieri infatti non ce l’hanno fatta e sono dovuti tornare a casa.

Dlamini ha fatto tutta la tappa in ultima posizione con il carro scopa e il fine corsa alle spalle
Dlamini ha fatto tutta la tappa in ultima posizione con il carro scopa e il fine corsa alle spalle

Finita sul Roselend

Molti sprinter temevano quella frazione: forse perché un po’ corta e molto dura, forse perché sapevano del ritmo che avrebbero imposto i leader. Fatto sta che Cavendish sull’arrivo ha gioito come se avesse vinto per essere riuscito a centrare il limite orario. Dlamini, il sudafricano della Qhubeka-Assos, caduto nei primi chilometri, è arrivato a Tignes un’ora e 24′ dopo O’ Connor. E poi il freddo, la pioggia… Il limite era appena inferiore ai 38′ di ritardo. Demare è arrivato a 41′ e Guarnieri che aveva tirato in precedenza a 52′.

«Abbiamo cercato di finirla in ogni modo – racconta proprio Guarnieri – ma con le cadute dei giorni precedenti e il freddo… avevamo qualcosa in meno nelle gambe. Sono cose succedono, stavolta è toccato a noi. Siamo rimasti con il gruppo di Cavendish fino a 5 chilometri dalla penultima salita, il Cormet de Roselend. A quel punto, causa freddo, ci siamo staccati e di fatto è finita lì».

L’incitamento a Demare, per lui sempre tanti tifosi a bordo strada
L’incitamento a Demare, per lui sempre tanti tifosi a bordo strada

Pericolo fiutato

«Sono un po’ infastidito nei confronti dell’organizzazione. Al mattino, tramite il Cpa avevamo chiesto di allungare il tempo massimo. Il limite in teoria lo decide l’Uci, in pratica lo fa il Tour. Ma ci avevano detto di stare tranquilli perché visto il meteo ci avrebbero ripescato. Invece non è stato così. Al Giro certe cose non succedono, avrebbero dato almeno 15′ in più e alla lunga ne avrebbe guadagnato lo spettacolo nei giorni successivi perché ci sarebbero stati più sprinter in gara. Per me è stato un bell’autogoal da parte del Tour. 

«E noi, sia chiaro, non è che siamo usciti perché siamo andati piano. Io ho fatto tra i miei valori migliori di sempre. Su cinque ore di gara ho passato il 97% del tempo al massimo. Quando sei nel gruppetto tieni una certa velocità, ma in due… cosa vuoi fare? E’ un Tour il cui livello è altissimo e sarebbe stata difficile anche se fossimo stati al 100%, così il rischio era totale e il 100% non è stato sufficiente».

Le ferite di Guarnieri, caduto nelle prime tappe (foto Instagram)
Le ferite di Guarnieri, caduto nelle prime tappe (foto Instagram)

Con la tagliola nella testa

Guarnieri è tornato in Italia il lunedì dopo la tappa di Tignes. Il morale non era dei più alti, ma lui stesso ammette di non aver rimpianti. Sa che con Demare hanno dato tutto. In più Jacopo ha corso con dei fortissimi dolori al costato dovuti ad una caduta che gli aveva procurato dei problemi anche nei giorni precedenti: faceva fatica ad alzarsi sui pedali.

«Siamo rimasti soli per 45 chilometri – riprende Guarnieri – e tutto sommato nella vallata prima della scalata finale eravamo a 2′ dal gruppetto di Cav. Abbiamo speso moltissimo là sotto. Ci informavano sui distacchi e sul limite di tanto in tanto – correre con una tagliola simile nella testa non è facile – e ai piedi della salita verso Tignes avevamo 29′ di ritardo. Per stare dentro avremmo dovuto perdere in 22 chilometri di salita solo 8′ dalla testa della corsa (alla fine Demare ne ha persi “solo” 13, ndr). Non era una scalata impossibile, ma come facciamo noi che siamo di 80 chili contro gente che non arriva a 65 a perdere così poco?

«Se abbiamo parlato? Non molto, con Arnaud ci siamo scambiati giusto qualche parola d’incitamento ogni tanto. Poi nel finale quando io ho mollato, sfinito, gli ho dato una voce un po’ più grande. Ma credetemi il freddo ci ha davvero bloccato. Forse perché non eravamo al massimo, non so… Ma di certo non era il meteo né la temperatura che mi sarei immaginato di trovare al Tour.

«Ripeto, non ho, anzi non abbiamo, rimpianti. Ammetto che sull’arrivo una lacrimuccia mi è scappata quando abbiamo visto che non ce l’avevamo fatta dopo che avevamo dato tutto. Con Demare siamo in camera insieme, ci siamo abbracciati, sappiamo di aver fatto il massimo e siamo stati anche un po’ sfortunati che O’Connor abbia fatto una prestazione simile. Ci sono tante cose che hanno inciso».

Demare arriva a Tignes 41’38” dopo O’Connor. Subito cerca il cronometro con lo sguardo
Demare arriva a Tignes 41’38” dopo O’Connor. Subito cerca il cronometro con lo sguardo

La riflessione di Guarnieri

Spesso si guarda solo alla lotta davanti, in realtà una grande fetta della corsa è anche dietro. Spesso si dice che per vedere un pro’ andare davvero forte in discesa bisogna guardare il gruppetto come scende nelle tappe di montagna. Ci sono regole non scritte che vanno avanti da decenni: quando mollare, quando spingere, quando stare insieme… E a proposito di regole, Guarnieri, che non è mai banale nei suoi giudizi, solleva una questione interessante sul tempo massimo. 

«Ma ha davvero senso il tempo massimo? E non lo dico per opportunismo – riprende il corridore della Groupama-Fdj – Per me serve solo perché non puoi chiudere una strada per 24 ore, ma siamo professionisti, non ce la prenderemmo “a ridere” se il limite non ci fosse. Dicono: c’è sempre stato il tempo massimo. Ma spesso anche gli addetti ai lavori e il pubblico non lo percepiscono bene. Vi faccio un esempio.

«Tour 2018, situazione simile a quella di Tignes. Io e Demare restiamo nel tempo massimo, mentre Greipel, Cavendish, Gaviria, Groenewegen, Kittel e altri vanno a casa. Dopo la tappa di Pau si arriva in volata, vince Demare e cosa dice l’opinione pubblica? Arnaud ha vinto perché tanto era solo. Non c’erano più velocisti in gara. Ma come? Allora non ha valore l’aver tenuto duro quel giorno? Stessa cosa qualche tempo fa quando in una cronosquadre tre corridori della Garmin caddero all’inizio e finirono fuori tempo massimo. Se solo fori in uno di quei momenti sei fritto. Ma tanto come sempre la nostra voce in capitolo è ridicola».

Demare Tignes 2021

Demare a casa richiama i suoi: «Ora vincete per me»

06.07.2021
4 min
Salva

In attesa della prossima tappa per velocisti, presumibilmente quella di martedì a Valence subito dopo il giorno di riposo, Arnaud Demare si lecca le ferite a casa. Il suo Tour è finito in anticipo (in apertura l’arrivo fuori tempo massimo a Tignes), anzi per certi versi non è mai davvero iniziato, è diventato un calvario nel quale gli toccava assistere alle vittorie dei rivali (anzi di “un” rivale, Mark Cavendish) e ingoiare bocconi amari, lui che alla vigilia era considerato il velocista principe in forza di quanto fatto al Giro 2020.

Inutile nasconderlo, anche se nella Grande Boucle il corridore di casa finora non aveva avuto grande fortuna (2 tappe in carriera), il poker di successi al Giro 2020 ma soprattutto la straordinaria superiorità messa in mostra avevano fatto puntare i fari dell’attenzione su di lui. Forse anche un po’ troppo. «Al Giro ho fatto belle cose – diceva prima della partenza da Brest – ma il Tour è un’altra faccenda, una tappa qui ha un valore unico e il bello è che le occasioni per i velocisti non mancano di certo».

Demare Tour Pau 2018
L’ultimo successo di Demare al Tour, tappa di Pau del 2018. Resterà tale, almeno fino al prossimo anno
Demare Tour Pau 2018
L’ultimo successo di Demare al Tour, tappa di Pau del 2018. Resterà tale, almeno fino al prossimo anno

Un inizio senza un briciolo di fortuna

Già, solo che una vittoria nasce sempre da una concatenazione di fattori e così la sconfitta. Cavendish si è ritrovato al Tour quasi per caso, si è esaltato a Fougères e sull’onda dell’entusiasmo si è ripetuto a Chateauroux. Gli è andato tutto bene, ad Arnaud tutto male…

Il corridore della Groupama FDJ (a proposito, il contratto è già in cassaforte fino al 2023) è caduto nella terza tappa, quella del secondo capitombolo tra i velocisti e non è stato un inconveniente da poco, anzi lo ha portato anche a pronunciare parole dure dopo l’arrivo: «Qui è una carneficina e non dipende se l’asfalto è bagnato o è asciutto… Peccato perché ero in una buona posizione, ma la cosa che mi fa arrabbiare è che una caduta lascia sempre tracce».

Il problema è che costruire una volata vincente non dipende solo da lui, ma anche dai compagni, dal classico “treno”, quello che al Giro 2020 aveva fatto faville e che al Tour si è disgregato: il lituano Konovalovas è stato uno di quelli che ha riportato i danni maggiori nella maledetta prima tappa della maxicaduta causata dalla “pseudotifosa” inneggiante ai suoi nonni. Nella sesta, quando c’era da preparare lo sprint della rivincita su Cavendish, ai -2,5 chilometri è toccato a Guarnieri finire a terra.

Guarnieri Tour 2021
Jacopo Guarnieri soccorso dalla sua ammiraglia dopo la caduta nella sesta tappa (foto Getty Images)
Guarnieri Tour 2021
Jacopo Guarnieri soccorso dalla sua ammiraglia dopo la caduta nella sesta tappa (foto Getty Images)

Una volata vecchio stampo…

Senza il suo ultimo uomo, Demare si è trovato con il solo Scotson a pilotarlo: «E’ stato encomiabile, ha provato ad accodarmi al treno della Alpecin ma non ce l’abbiamo fatta. Ma la volata ho voluto farla lo stesso». Sapeva di non poter vincere, eppure ci ha provato, saltando da un rivale all’altro alla vecchia maniera, per finire quarto. Demare aveva preso quel piazzamento come un buon auspicio, in virtù del quale dimenticare i dolori ancora presenti e una gamba che, per conseguenza, non era al massimo.

La sfortuna però quando colpisce, non si ferma più. Un Demare in condizioni normali, nelle tappe alpine si sarebbe salvato senza neanche grandi patemi, invece a Le Grand Bornand, dopo l’offensiva dei fuggitivi e il “tornado Pogacar” in azione, si era salvato per il rotto della cuffia, il giorno dopo con la pioggia battente invece è andato alla deriva: «Il Tour non risparmia nessuno. Io ho dato fondo a tutte le mie energie, ho faticato come mai, ma non è bastato. Almeno ho la coscienza pulita sapendo che non potevo fare nulla di più. E’ andata male dall’inizio, non poteva esserci altro epilogo» ha dichiarato sconsolato all’arrivo ai colleghi di Cyclismactu.

Demare Cavendish Tour 2021
La volata di Chateauroux: vince Cavendish, ma per Demare non è stato uno sprint ad armi pari
Demare Cavendish Tour 2021
La volata di Chateauroux: vince Cavendish, ma per Demare non è stato uno sprint ad armi pari

Basta lacrime, si va in battaglia…

In albergo, vedendo il resto della squadra sconsolato con alcuni componenti in lacrime, a Demare sono risuonate nella mente alcune sue parole pronunciate dopo lo sprint di Chateauroux: «La vittoria prima che nelle gambe nasce dalla testa. Per ora è andato tutto storto, ma se la ruota gira…» e allora ha tirato fuori il carattere che gli ha permesso di diventare un velocista di primissima fascia: «Forza, il Tour non è finito, ora dovete lavorare per David (Gaudu, ndr), ci sono due settimane e c’è tanto da fare…». Averne, di leader così…

EDITORIALE / Quel giallo che tutto acceca. Anche le squadre…

05.07.2021
4 min
Salva

E’ come se per scelta o per l’incapacità di fermarsi a riflettere, si corra tutti troppo velocemente verso la curva, ben sapendo che la strada è bagnata. E allo stesso modo in cui i corridori non riescono a frenare il loro impeto, dando vita alle cadute di cui siamo stati testimoni nella prima parte del Tour, anche nella loro gestione e nella gestione delle squadre si vedono scelte su cui vale la pena interrogarsi.

Alaphilippe ha provato a tenere duro, ma la classifica non fa per lui
Alaphilippe ha provato a tenere duro, ma la classifica non fa per lui

Il Tour sopra tutto

Alaphilippe e Roglic sono a nostro avviso due facce della stessa medaglia e portano sulla faccia opposta i ragionamenti di squadre che non tengono conto di troppi fattori. Il Tour de France, il benedetto e dannato Tour de France è tornato al centro delle ossessioni.

Non abbiamo dimenticato le parole pronunciate a marzo del 2020 da Patrick Lefevere: «Se salta il Tour de France – disse – il sistema ciclismo collassa». Per questo al momento di ridisegnare il calendario 2020, l’Uci diede la precedenza ai francesi. Mentre quest’anno, con una stagione tutto sommato normale, la precedenza ai francesi l’hanno data due squadre che stanno ora pagando la scelta a caro prezzo.

Scelte azzardate

La Jumbo Visma ha tolto Roglic dalle strade, chiedendogli (o assecondando la sua scelta) di lavorare solo e soltanto per il Tour. La Deceuninck-Quick Step ha fatto la stessa cosa con Alaphilippe, distogliendolo dalle Olimpiadi e chiedendogli (o assecondando la sua scelta) di correre soltanto il Tour. Ma il ciclismo non è una scienza esatta e sono bastate una caduta, un paio di situazioni tattiche anomale e due giorni di freddo per mandare a casa Roglic e spedire Julian fuori classifica, vanificando il lavoro delle rispettive squadre.

Magari Alaphilippe rivaluterà la possibilità di andare a Tokyo e Primoz troverà le gambe per vincere la Vuelta come l’anno scorso, ma quale prezzo hanno pagato in termini di concentrazione e delusione? Si dirà che la Deceuninck-Quick Step stia ben giocando la carta Cavendish, ma non dimentichiamo che durante il Giro lo stesso Lefevere non credeva che Mark potesse ben figurare. Si dirà che Alaphilippe potrà vincere altre tappe. Va bene tutto, ma si tratta comunque di salvataggi in corner.

Giro d’Italia 2021, Sega di Ala, Martinez e Bernal tengono in piedi il Giro lottando tutti i giorni
Giro d’Italia 2021, Sega di Ala, Martinez e Bernal tengono in piedi il Giro lottando tutti i giorni

Nel segno del divertimento

Dal mazzo di questo ragionare per schemi che credevamo superati spiccano alla grande le azioni di Pogacar, Van der Poel e Van Aert. Ragazzi che corrono tutto l’anno e usano una parola tanto cara a Valverde e pochi altri: divertirsi. Il ciclismo più bello nasce quando i suoi attori protagonisti, i campioni, si divertono. Anche questa volta, sconfessando per certi versi la sua storia, il Team Ineos ha fatto scuola, vincendo il Giro con un Bernal che del Tour percepiva soltanto il peso e lo stress e al Giro ha ammesso di aver riscoperto la possibilità di divertirsi in corsa. Il resto in certi casi potrà anche funzionare meglio, ma siamo certi che al pubblico e agli sponsor piaccia allo stesso modo?

Demare fuori tempo massimo nel calvario di Tignes

05.07.2021
5 min
Salva

Demare non ce l’ha fatta. E’ arrivato al traguardo sotto un cielo scuro che sapeva di pioggia, ma anche di tramonto. Il tempo massimo è matematica, starci dentro in certi giorni è un’impresa pari a quella del vincitore. Ieri il limite stabilito sulle 4 ore 26’43” di Ben O’Connor era di 5 ore 04’03”, pari al 14 per cento. In termini più concreti, chiunque fosse arrivato a Tignes oltre i 37’20” dal vincitore sarebbe andato a casa. Cavendish ce l’ha fatta. Ha tagliato il traguardo con Morkov e De Clercq con un distacco di 35’49”. Demare, Guarnieri e altri cinque sono rimasti fuori.

«Questa era una delle tappe di cui ero terrorizzato – ha detto Cavendish, in lacrime come dopo la prima vittoria – e infatti ho sofferto tantissimo. Ci siamo staccati sulla prima salita, ma avevo questi ragazzi fantastici intorno a me, che mi hanno dato il ritmo e molto supporto. Sono abbastanza emozionato per essere arrivato e felice di essere ancora in gara».

Demare ha passato il Col de Saisies nel gruppo Cavendish, poi ha perso contatto
Demare ha passato il Col de Saisies nel gruppo Cavendish, poi ha perso contatto

La maledizione del 9

Demare non ce l’ha fatta. Gli era già successo nel 2017, ugualmente nella 9ª tappa, nel famoso giorno di Chambery che vide la caduta di Richie Porte nella discesa dal Col du Chat e anche allora all’indomani ci sarebbe stato il riposo. Arnaud tagliò il traguardo malato ed esausto. Non era riuscito a mangiare per tutta la tappa e avere accanto Guarnieri a altri due compagni non gli era servito a nulla. Con lui andarono a casa altri sette corridori, fra cui Trentin e Sagan.

Ieri a Tignes è successo più o meno lo stesso. Demare ha tagliato il traguardo a 41 minuti dal vincitore. E se il giorno prima a Le Grand Bornand è arrivato ultimo per una crisi di fame, questa volta la causa di tutto è stato il freddo e probabilmente il non aver recuperato al meglio il giorno prima.

Impietrito a Tignes

«Quando ha passato la prima salita nel gruppo in cui si trovava Cavendish – ha raccontato Guesdon, direttore sportivo della Groupama-Fdj – ho pensato: “Va bene, ce la farà!”. Sfortunatamente però non ha retto il passo sul Cormet de Roselend ed è rimasto indietro».

Arnaud è rimasto fermo a lungo sulla bici dopo la riga, quasi sperando di svegliarsi da un brutto sogno. E mentre era lì, è arrivato anche Jacopo Guarnieri. Lo scenario era desolato, dal podio era appena sceso Cavendish, atteso a lungo perché potesse vestire la maglia verde, mentre il velocista della Groupama cercava una ragione per andare via dal traguardo, quasi sperando che la giuria gli andasse incontro comunicando un cambiamento del tempo massimo.

Niente sconti

«Prima della tappa – ha raccontato Marc Madiot, team manager della Groupama-Fdj, ai colleghi de L’Equipe – i commissari ci avevano detto che avrebbero adattato il tempo massimo in base alle condizioni della gara. Sapevamo dal mattino che sarebbe stato difficile con questo tempo. Ho parlato con il sindacato corridori che ha risposto: vedremo. In realtà non è stato fatto niente».

Ci hanno provato, ma era ormai tardi e soprattutto il gruppo dei corridori fuori tempo era davvero esiguo perché si potesse giustificare una decisione simile.

Record mancato

Dopo la formalizzazione della sua esclusione, Démare è tornato in hotel, dove il cuoco della squadra lo ha accolto in lacrime. Raccontano che il corridore si sia guardato intorno rendendosi conto che il resto della squadra fosse più triste di lui in merito al risultato di giornata.

«Ho dato il massimo – ha detto – sono arrivato al 97 per cento del mio record sulle cinque ore. Per essere nel tempo massimo, avrei dovuto raggiungere il 100 per cento. Come si dice: Affonda o nuota…».

Dlamini è stato l’ultimo al traguardo, un’ora 24′ dopo O’Connor: ben oltre il tempo massimo
Dlamini è stato l’ultimo al traguardo, un’ora 24′ dopo O’Connor: ben oltre il tempo massimo

Camion scopa

Chi ha continuato a nuotare, pur rendendosi conto di affondare, è stato Nicholas Dlamini della Qhubeka-Nexthash. Il corridore sudafricano ha raggiunto Tignes un’ora e 24 minuti dopo l’arrivo di O’Connor. Alle sue spalle il fine corsa e una serie di poliziotti in moto intirizziti, a chiedersi perché mai non lo avessero scaricato a forza sul furgone. Gli operai stavano già smontando il palco, ma il Tour si onora anche potando sino in fondo la propria fatica. Per questo Dlamini ha rifiutato di salire sul camion scopa. Ha voluto raggiungere il traguardo con le sue forze. Arrendendosi infine con l’onore delle armi.

Guarnieri al Tour con un disegno nella valigia

25.06.2021
5 min
Salva

Questa volta Jacopo Guarnieri è partito da casa col magone. Sua figlia Adelaide ha ormai quattro anni e così il giorno della partenza l’ha passato tutto con lei. L’ha portata a fare un giro in bici, sono stati insieme fino alle 15, poi ha chiuso la valigia ed è partito per la Francia. «Stavolta – ammette – gli occhi lucidi li avevo io. Tre settimane sono tante. Mi ha fatto un disegno da mettere in valigia e io le ho detto che mi mancherà molto. E lei allora mi ha risposto di fare ciao al disegno, perché rappresenta lei. Per fortuna ci sono le videochiamate, credo che prima fosse molto più dura. Ma anche il pensiero di mia figlia diventa uno stimolo per la corsa».

Al Giro del 2020, vero mattatore nel tirare le volate a Demare: 4 vittorie
Al Giro del 2020, vero mattatore nel tirare le volate a Demare: 4 vittorie

Il gigante Jacopo, ultimo uomo di Demare e regista del treno della Groupama-Fdj, arriva al Tour dal caldo torrido dei tricolori di Imola e in Bretagna ha trovato invece il freddo del Nord. Quando hai voglia di farti due chiacchiere non banali, il milanese è uno degli interlocutori più giusti. E al via del Tour, che più che una corsa è una vera e propria odissea di uomini contro le montagne e le pianure, trovare delle chiavi di lettura non banali è quel che ci vuole.

Cosa ti pare di questo Tour?

Sulla carta, dal punto di vista dello sprinter, mi sembra meno impegnativo del solito. Voglio dire, è duro, però non ci sono delle tappe disperanti. Piuttosto vedo giornate pericolose, per il vento e i percorsi. E quelle, dal punto di vista del velocista, sono un bel casino.

La squadra è divisa in parti uguali fra Gaudu e Demare?

Non in modo matematico, perché si collaborerà, però sì. L’idea di Gaudu è di prendere spazio, in fondo sta andando bene. Pinot al Tour non sarebbe venuto comunque perché doveva fare il Giro, vediamo adesso cosa viene fuori. Credo che un posto nei 10 sia alla sua portata, anche se è giovane. Pur sapendo che di questi tempi dire a uno che è giovane non è più indicarne un limite (ride, il riferimento è ai supergiovani che imperversano dal 2020, ndr).

Caleb Ewan sarà di certo tra i velocisti più pericolosi per Demare
Caleb Ewan sarà di certo tra i velocisti più pericolosi per Demare
E tu che ormai sei diversamente giovane che ruolo hai?

Ho un buon peso. In squadra comincio ad essere il secondo più vecchio come esperienza e per quello che è il mio ruolo, va bene così. Mi prendo volentieri la responsabilità.

Squadra francese, ma non più squadre di francesi…

Ci stiamo aprendo, come anche la Ag2R e la Cofidis. E’ un’evoluzione naturale, se vuoi tenere il passo. Se punti su una sola nazionalità, non ci riesci. Siamo al Tour in una squadra francese, ma siamo quattro stranieri.

Che cosa significa però essere al Tour in una squadra francese?

Non ci sono grandi differenze, se non per i tanti media attorno. C’è più attenzione, ce ne rendiamo conto. I francesi sentono la corsa come io sentirei il Giro. E’ la fregola del corridore di casa. E un po’ ce l’ho anche io, perché ho la responsabilità di aiutare Demare. Siamo velocisti, corriamo per vincere. Siamo tutto l’anno fra il 90 e il 95 per cento, per cui adesso la sensazione è quella dell’adrenalina che sale.

Anche questo è palpabile alla vigilia?

Sappiamo che ci saranno le volate, le studiamo. Il cuore aumenta i battiti. Abbiamo riguardato i video del 2020 per ripassare volate rivali. Si richiama tutto quello che si vuole fare, sapendo che fino a lunedì noi non ci saremo.

Dopo aver vinto il tricolore, Colbrelli ha un disegno ben chiaro: vincere domani e prendere la maglia gialla
Dopo il tricolore, Colbrelli ha un disegno ben chiaro: vincere domani e prendere la maglia gialla
Non c’è Bennett, dominatore dello scorso anno, cosa cambia?

Ci sono 4-5 protagonisti delle volate. L’anno scorso nessuno si aspettava in Sunweb, ma ci saranno ancora. La Trek con Pedersen, Teuns e Stuyven farà le sue belle tappe. Poi la Lotto con Caleb Ewan. E poi ci siamo noi.

E Cavendish?

Giusto, anche Mark. Ha ancora gambe, ma certo l’hanno portato perché non avevano alternative. E’ veloce, ha già vinto. Non so però come passerà le montagne, anche se nessuno di noi è brillante in salita. I campioni come lui si esaltano nei grandi appuntamenti. Cavendish ci sarà.

Colbrelli fa paura?

Di sicuro si butterà dentro, ma non è più il velocista cattivo dei primi tempi, ha cambiato caratteristiche. Per lui ci saranno tappe più dure e complicate, come la prima domani. Sono suo amico, domani farò il tifo per lui. Può vincere e prendersi la maglia gialla.

Cavendish aspettava dal 2018 di tornare al Tour de France: avrà motivazioni pazzesche
Cavendish aspettava dal 2018 di tornare al Tour de France: avrà motivazioni pazzesche
Immagini di controllare la corsa da subito?

Impossibile, avete presente lo stress delle prime tappe? Ci saranno tutti i treni a sgomitare, sarà difficile organizzarsi. La normalità inizierà nella seconda settimana. E a quel punto lotteremo per le tappe e vedremo come muoverci per la maglia verde, che in effetti quest’anno strizza l’occhio ai velocisti.

E tu come stai?

Sto bene. Ho cercato di abituare il mio corpo al caldo. Però mi rendo conto che sono di quelli che si lamentano in allenamento, poi quando attacco il numero do sempre un 10 per cento in più

Stai diventando vecchio, la spiegazione è una sola…

Può darsi, ma finché le cose vanno così, ci posso stare. Ho buoni valori, adoro le corse a tappe. Adoro le sensazioni della seconda e della terza settimana. Mi piacciono le volate del Tour. Domani finalmente si comincia, ma quel disegno sono certo che lo guarderò spesso…

Groupama FDJ: in attesa dell’esplosione di Gaudu

20.04.2021
3 min
Salva

Sarà finalmente l’anno di David Gaudu? Lo spera non solo la Groupama-Fdj che è pronta a puntare sul giovane talento di casa per il Tour, ma un po’ tutta la Francia, dopo che nelle categorie giovanili aveva “miracol mostrato” cogliendo la clamorosa doppietta Corsa della Pace-Tour de l’Avenir poi replicata due anni dopo da un certo Tadej Pogacar. Gaudu ha già fatto vedere di che pasta è fatto in alcune tappe del Tour, ma non ha ancora dimostrato di poter reggere la pressione di una corsa di tre settimane.

David Gaudu primo sulla Covatilla alla Vuelta 2020
David Gaudu primo sulla Covatilla alla Vuelta 2020

Dubbio Pinot

Se Gaudu sarà la punta per il Tour, c’è un altro specialista dei grandi Giri chiamato a dare risposte, Thibaut Pinot reduce da un 2020 da cancellare prima possibile, soprattutto dalla sua memoria. Il corridore di Melisey aveva detto di voler puntare al Giro d’Italia, ma ha dovuto nuovamente arrendersi al dolore per la caduta dell’ultimo Tour, per poi magari cercare la selezione per i Giochi Olimpici. Importante sarà il percorso di avvicinamento, nel quale dovrà trovare segnali improntati alla positività.

Stagione sfortunata per Pinot, ancora alle prese con i postumi della caduta all’ultimo Tour
Pinot ancora alle prese con i postumi della caduta all’ultimo Tour

Treno Demare

Finora la squadra transalpina ha dimostrato di avere un grande feeling con le vittorie allo sprint grazie ad Arnaud Demare, grande protagonista della stagione scorsa, successi dove il suo talento è stato supportato dal fantastico treno che grazie a Guarnieri lo ha pilotato in molte occasioni. Difficile pensare a una squadra alla ricerca di soluzioni alternative, la forza del team è sempre stata data dal puntare sui suoi punti di forza, vedremo se sarà così anche nella costruzione di una classifica importante nelle corse che fanno la storia.

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
William BonnetSaint Doulchard Fra25.06.19822005
Alexys BrunelBoulogne sur MerFra10.10.19982020
Clément DavyHyeresFra17.07.19982020
Mickael DelageLibourneFra06.08.19852005
Arnaud DemareBeauvaisFra26.08.19912012
Antoine DuchesneSaguenayCan12.09.19912014
David GauduLandivisiauFra10.10.19962017
Kévin GenietsEsch sur AlzetteLux09.01.19972019
Jacopo GuarnieriVizzolo PredabissiIta14.08.19872009
Simon GuglielmiChamberyFra01.07.19972020
Ignatas KonovalovasPanevezisLtu08.12.19852008
Stefan KungWilenSui16.11.19932015
Mathieu LadagnousPauFra12.12.19842006
Olivier Le GacBrestFra27.08.19932014
Fabian LienhardSteinmaurSui03.09.19932017
Tobias LudvigssonStoccolmaSwe22.02.19912012
Valentin MadouasBrestFra12.07.19962018
Rudy MolardGleizéFra17.09.19892012
Thibaut PinotMéliseyFra29.05.19902010
Sébastien ReichenbachMartignySui28.05.19892013
Anthony RouxVerdunFra18.04.19872008
Miles ScotsonGawlerAus18.01.19942017
Romain SeigleVienneFra11.10.19942017
Ramon SinkeldamWormerNed09.02.19892012
Jake StewartCoventryGbr02.10.19992020
Benjamin ThomasLavaurFra12.09.19952018
Attila ValterCsomorHun12.06.19982020
Lars Van Den BergDe MeernNed07.07.19982021

DIRIGENTI

Marc MadiotFraGeneral Manager
Yvon MadiotFraDirettore Sportivo
Thierry BricaudFraDirettore Sportivo
Martial GayantFraDirettore Sportivo
Frédéric GuesdonFraDirettore Sportivo
Sebastien JolyFraDirettore Sportivo
Philippe MauduitFraDirettore Sportivo
Franck PineauFraDirettore Sportivo
Jussi VeikkanenFinDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Il rapporto fra Lapierre e la Groupama-Fdj ce lo ha raccontato Romano Favoino, distributore per l’Italia del marchio francese. Gli uomini del team lavorano da anni a braccetto con gli ingegneri dell’azienda di Digione, in modo da allestire per la squadra dei modelli davvero a misura delle varie esigenze.

CONTATTI

GROUPAMA-FDJ (Fra)

Groupama – FDJ, 33, Rue des Vanesses, Bât. Eole 93420 Villepinte (FRA)

david.lebourdiec@equipegroupamafdj.fr – www.equipecycliste-groupama-fdj.fr

Facebook: @equipecyclistegroupamafdj

Twitter: @groupamafdj

Instagram: equipegroupamafdj

Jacopo Guarnieri, Giro d'Italia 2020

Guarnieri, qual è il segreto del treno di Demare?

16.12.2020
4 min
Salva

Lo ha detto Philippe Mauduit nell’intervista di qualche giorno fa, spiegando lo strapotere del treno Groupama-Fdj al Giro. Lo abbiamo chiesto per conferma a Jacopo Guarnieri che di quel treno è la colonna portante.

«Il nostro comincia a essere un treno di grande esperienza – ha detto il direttore sportivo francese – ragazzi di 30 anni che sanno correre e che nei finali sono capaci di prendere da soli le decisioni».

Oltre i trenta

Jacopo guida e intanto riflette, ripercorrendo con la mente la nascita del gruppo che si è preso quattro tappe e la maglia a punti del Giro. E ammette che sicuramente l’esperienza dei singoli influisce. E siccome l’esperienza spesso si costruisce con gli anni, eccolo notare sorridendo che lui e Konovalovas con 33 anni sono i più grandi, che Sinkeldam ne ha 31, mentre Scotson ne ha 24 ma va fortissimo lo stesso. Puoi inserire dei giovani, fa capire, ma meglio puntare su qualcuno che ha esperienza di un certo tipo di lavoro.

«Non per niente – dice – i miei rivali in questo ruolo sono Morkov e Richeze che ne hanno rispettivamente 35 e 37. Contano l’esperienza e la calma, nei finali aiuta saper essere freddi. E visto che fra i velocisti c’è grande livellamento, le corse si vincono con il timing e la posizione. Il treno è diventato fondamentale. Pochi vincono senza. Guardate Viviani, che non ha mai avuto i suoi uomini tutti insieme. Lui andava forte, ma da solo non è servito…».

Il milanese è passato professionista nel 2009 con la Liquigas. E’ con Madiot dal 2017
Pro’ dal 2009, alla Groupama-Fdj dal 2017
E’ un caso che quest’anno abbiate fatto un salto di qualità?

L’impronta c’era già, perché Demare è sempre stato vittorioso. L’anno scorso al Giro ha vinto una tappa, però qualcosa non aveva funzionato. C’erano meccanismi da oliare. L’aggiunta di Scotson secondo me è stata decisiva e ne sono orgoglioso perché l’ho voluto io. Lo avevo visto in Australia, volava. E’ un tipo particolare, la mattina devi ricordargli di prendere le scarpe, ma fa la differenza. All’inizio Demare non era convinto, poi si è fidato.

Quali meccanismi si dovevano oliare?

Al ritiro di inizio 2020, Arnaud mi disse di voler cambiare, che fossi io il capo del treno. «Perché i direttori sportivi hanno corso – disse – ma troppo tempo fa». Mi chiese di essere io a parlare nelle riunioni e a dire come avremmo dovuto correre. Non è stato facile all’inizio, soprattutto perché si trattava di rompere abitudini radicate. Però alla seconda volata andata male allo Uae Tour, gli ho rinfacciato che non mi lasciava fare quel che mi aveva chiesto. Lui mi ha dato ragione e abbiamo cambiato. Abbiamo iniziato ad essere aggressivi, attivi nelle fasi di corsa che normalmente subivamo.

Cosa avete cambiato? 

Abbiamo iniziato a mettere un uomo davanti. Per il velocista è uno stimolo, vedendo uno che lavora per lui dai primi chilometri. A partire dalla Vuelta Burgos abbiamo fatto dei treni quasi perfetti, anche se sono venuti fuori due secondi posti. Ci stavamo arrivando.

Mauduit ha parlato della tappa di Matera..

Eravamo partiti per non fare niente. Era troppo dura, era la tappa perfetta per Sagan. Però sapevamo che poteva esserci vento in faccia, che ci avrebbe aiutato. Quel giorno Arnaud decise saggiamente di restare in coda, mentre noi eravamo più avanti. Non ci siamo mai visti per tutto il giorno. Lui era dietro, fidandosi di noi. E quando alla fine abbiamo visto che si poteva arrivare in volata, siamo apparsi davanti.

Con Sagan ha corso alla Liquigas, ma al Giro gli ha dato qualche dispiacere
Con Sagan ha corso per due anni alla Liquigas
Secondo Bramati siete la sola alternativa solida al treno Deceuninck-Quick Step.

Per fare un treno che funzioni, deve esserci intesa. E avendo meno punte per noi forse è più facile trovarla. La Deceunick al Tour ha cominciato a fare belle volate alla fine, quando hanno cominciato a ritrovarsi. Noi invece siamo sempre insieme. Su un punto non sono tanto d’accordo con quello che ha detto Mauduit.

E sarebbe?

Non è vero che Demare ha preso fiducia vincendo corse minori. Per come è andato il 2020, anche nelle corse più piccole c’era un campo partenti da Tour de France. C’è stato un livello altissimo in ogni corsa. Al Tour de Wallonie, che di solito ha partenti… normali, si sono ritrovati Bennett, Ewan, Nizzolo e Coquard.

Come definiresti il rapporto fra te e Demare?

Sono stato al suo matrimonio. Dopo tanti giorni di ritiro e corse insieme, credo si possa parlare davvero di amicizia.